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NOLINSKI A VENEZIA:
from Weekly Enjoy #009
by BFCMedia
Un Cocktail Bar Nascosto In Una Biblioteca
Il Bar Biblioteca del nuovo luxury hotel veneziano Nolinski immerge gli ospiti nell’arte e nella cultura, con sedute in velluto circondate da scaffali che accolgono oltre 4000 libri e un affresco di Simon Buret. Quando a Venezia arriva la sera le calli affollate si svuotano pian piano, lasciando il posto all’eco dei passi degli avventori in cerca dei cocktail bar più raffinati per ordinare il drink della buona notte. A pochi passi da Piazza San Marco, la recente apertura del luxury hotel Nolinski, all’interno dell’ex Borsa di Commercio, ha riportato alla luce uno dei luoghi più significativi della storia veneziana, segnando sulla mappa della città una nuova tappa per gli amanti del buon bere. Lo stile Art Nouveau e il Liberty, magistralmente interpretati con accenti modernisti dagli interior designer LeCoadic-Scotto, si svelano attraverso i cinque piani del palazzo ed esprimono il loro fascino più autentico nel Bar Biblioteca. Fiore all’occhiello dell’offerta mixology del Nolinski, parte di Evok Group, si raggiunge al terzo piano attraverso la maestosa scala d’onore con il suo corrimano in ferro battuto. Celato da una tenda rossa, lo spazio intimo e raccolto è un vero gioiello di privacy e lusso discreto, dove gli ospiti possono accomodarsi su divani in velluto dagli alti schienali, che li avvolgono di un comfort prezioso.
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I tavolini rotondi in marmo e ottone sono circondati da poltroncine e pouf, da rivolgere a piacere verso il pianoforte a coda posizionato a sinistra dell’entrata, oppure nella direzione della bottigliera illuminata. Il pavimento in moquette bordeaux si abbina con classe al bancone in marmo che disegna una curva dolce, alle cui spalle si sviluppano in altezza tre colonnati di mensole che culminano con altrettanti archi. L’arte è protagonista nei 4000 volumi che riempiono completamente gli scaffali della biblioteca, a disposizione degli ospiti per leggere mentre sorseggiano un bicchiere di whisky.
A questi si alternano due grandi dipinti dell’artista Simon Buret, in pendant con l’opera site specific sul soffitto, decorata sul posto per riprendere la tradizione degli affreschi dei palazzi nobiliari della città. Su una tela monumentale di 40 mq, Buret ha rappresentato l’abisso di un ambiente marino, con dettagli che richiamano Venezia. I ricci di mare diventano stelle, le sirene galleggiano tra cielo e acque, mentre i pesci diventano leggiadri uccellini in volo sulle tracce di una mappa segreta della Serenissima.
In questo ambiente a tratti onirico, la drink list è dedicata ai sestrieri più significativi della città, con otto signature e tre alternative analcoliche. San Marco è realizzato con gin, sciroppo di fico, vermouth e completato con succo di limone e mirtillo.
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COCKTAILS & DREAMS
LO SPRITZ: LE REGOLE D’ORO PER UN CLASSICO
Contemporaneo
Storico, semplice e paradossalmente bistrattato, lo Spritz è ormai uno dei cocktail più richiesti al mondo. Eppure anche nella sua essenzialità, è facile incappare in qualche errore…
Spritzer era in realtà il termine originale: stava a indicare lo spruzzo di seltz con cui i soldati austriaci, acquartierati nel Nord-Est italiano durante la parabola del Regno Lbardo-Veneto, erano soliti allungare i vini locali, da loro ritenuti troppo impegnativi. Quasi due secoli dopo, lo spritz ha saputo rompere qualsiasi confine geografico, arrivando a conquistare i rooftop di New York o le terrazze a strapiombo sulle scogliere del sud Europa.
Di importante essenzialità, approcciabile per contenuto alcolico e dalla naturale inclinazione modaiola, lo spritz va considerato come uno dei cocktail più significativi nella riscoperta della miscelazione contemporanea, pur dovendo combattere contro stereotipi che lo vedrebbero (paradossalmente, agli occhi dei bartender e non dei consumatori) come troppo poco complesso per essere degno di nota.
Ebbene, che siate professionisti o amatori da divano, sappiate che realizzare uno Spritz perfetto richiede, come per qualsiasi altro drink, una certa cura per il dettaglio. A partire dal ghiaccio, che deve riempire il calice fin quasi all’orlo, per permettere la giusta (benché minima) diluizione e mantenere la temperatura bassissima.

Poi le proporzioni e soprattutto l’ordine di mescita degli ingredienti: per primo va versato il Prosecco, la cui bolla tenderebbe a disperdersi se invece aggiunto per ultimo, come troppo spesso accade.
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