Private febbraio 2023

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PAOLA PIETRAFESA

La relazione è al centro per Allianz Bank

Financial Advisors

La capacità di ascolto fa la differenza

02 FEBBRAIO 2023

Nel 2025, i giovani con patrimoni da 1 milione di dollari in Europa saranno 7 milioni. In considerazione di questo, i player del wealth management dovranno cambiare significativamente la propria offerta per cogliere le opportunità di un mercato ancora poco servito. La crescita massiccia dei giovani investitori benestanti, di età compresa tra i 20 e i 45 anni (di cui il 69% professionisti, il 22% imprenditori e il 9% della seconda o terza generazione di famiglie benestanti), rappresenta un’opportunità unica per le banche e i player di wealth management per cogliere il potenziale di un mercato poco servito. Ad evidenziarlo è una nuova ricerca sul wealth management di Bain & Company, che mette in luce come entro il 2025, a livello globale, questa fascia di popolazione giovane, con patrimoni superiori a 1 milione di dollari, sarà composta da 19,5 milioni di individui, di cui 7 solo in Europa (prima fra tutte le aree geografiche, seguita dal Nord America con 6,6 milioni di nuovi investitori). Queste giovani generazioni tendono a essere native digitali, e apprezzano il contatto non solo con i loro gestori, ma anche con una più ampia community di coetanei, virtuali e non. Gli operatori del wealth management dovrebbero investire in tecnologie che consentano di stabilire

connessioni più significative, nonché in tecnologie che facilitino reti più ampie e investimenti sociali per i clienti interessati.

Inoltre, i clienti di nuova generazione cercano un accesso privilegiato a nuove opportunità e a classi di asset finanziari non tradizionali. In risposta a queste esigenze, gli operatori dovranno evolvere la propria proposizione ed offrire accesso e approfondimenti su un’ampia gamma di asset class, tra cui private equity, arte ed anche digital assets (per esempio criptovalute). Alcuni di questi nuovi clienti affluent, desiderano rimanere costantemente informati e prendere le proprie decisioni di investimento. I player dell’industria dovrebbero soddisfare queste preferenze, fornendo avvisi e notifiche su fattori esterni o eventi relativi al contesto in cui si muovono i propri clienti. Piuttosto che ricercare raccomandazioni guidate dai prodotti, molti clienti di loro apprezzano una consulenza olistica, completa e personalizzata con un approccio legato ai bisogni del proprio ciclo di vita, e si aspettano un’esperienza senza soluzione di continuità attraverso più punti di contatto, funzionalità e approfondimenti digitali facili da usare, con una comunicazione digitale che riduca la documentazione cartacea.

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ANDREA GIACOBINO
EDITORIAL
Arrivano i giovani

anno 9 - numero 02

mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n°187 dell’11 giugno 2015

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Foto by Laila Pozzo

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LIFESTYLE

08 Le strategie di Allianz Bank FA 14 Le stelle del Pil 16 Il Mes sotto la lente 20 Per UniCredit è il momento di tornare a investire 26 I cambi di poltrone 30 Intesa Sanpaolo, riorganizzazione estera 52 Amenduni, famiglia d’acciaio 80 Verga 1947 non passa mai di moda 17 Zancanaro in Sella 18 Gilinsky star dei mercati 22 Kairos e la chiave del successo 29 Nuova veste per First Advisory 36 10AK: uscire dalla comfort zone 40 Alternatives über alles 46 Quadrivio al fianco delle Pmi 60 Hedge funds per giocare in difesa 86 Passion asset da record PRIVATE 5 28 Previsioni macro a rischio 32 L’orizzonte del calciatore 34 Frontiera Regtech 50 Polizze, limiti alla privacy 62 The new face of wealth 90 Embedded finance and PB 92 Patto per la successione 100 La mente del campione MARKETS
OPINIONS
INVESTMENTS 38 I cocktail di Bond 65 Grattacielo Bentley 68 Hotel immersi nella natura 70 Sedute creative 72 Eccellenze vegane 74 Protezione dal freddo 84 Le virtù della vitamina D 94 Allenamento per il cervello 98 Una nuova star per Armani Beauty 102 Icone ed eroine 104 Attenzione agli alternativi CONTENTS 96 98 78 38

OPINIONISTS & CONTRIBUTORS

ANGELO DEIANA

Presidente di Confassociazioni e Anpib (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), è considerato uno dei maggiori esperti italiani di economia della conoscenza.

pag. 34

LUCA COSLOVICH

Barman di fama internazionale, lavora da sempre nel segmento del lusso. Ha curato l’apertura di locali in Italia e all’estero (tra cui Mosca e Praga). Attualmente opera al Casinò di Monte Carlo. pag. 38

LUCA ZITIELLO

Fondatore e managing partner di Zitiello Associati, avvocato cassazionista, esperto di diritto finanziario, bancario e assicurativo, opera con i principali intermediari fornendo consulenza e assistendoli nel contenzioso. È autore di libri e di numerose pubblicazioni. pag. 50

ROBERTO FALZONI

Nome storico della finanza svizzera specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, è il fondatore e proprietario di Denarius Conseils & Gestion SA, multifamily office basato a Ginevra. pag. 60

ALESSIA ZORLONI

Direttore del Master in Art Market Management all’Università Iulm, ha fondato Art Wealth Advisory, specializzata nell’offerta di servizi di art advisory e nella formazione executive.

pag. 80

BEATRICE MOLTENI

Avvocato e associate dello studio legale Loconte&Partners.

È specializzata nella pianificazione patrimoniale e successoria e nella consulenza legale e fiscale ai private clients.

pag. 92

MARIA GRAZIA RINALDI

Laureata in Psicologia del benessere e iscritta all’albo degli psicologi. Master in Pnl, ha frequentato corsi e seminari su comunicazione efficace, persuasione e public speaking. Da 10 anni si occupa di selezione dei consulenti finanziari e dei private banker. pag. 100

MARIO SEMINERIO

Laureato alla Bocconi, ha iniziato la sua attività professionale presso il Centro Ricerche sull’Organizzazione Aziendale dell’ateneo milanese, per poi lavorare presso diverse realtà creditizie italiane e internazionali. Cura il blog Phastidio.net. pag. 104

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Relazione al centro

Non solo tecnologia. Allianz Bank FA investe anche per migliorare le relazioni personali Pietrafesa (ceo): “Con il team e con i risparmiatori, la capacità di ascolto fa la differenza”

“Oggi lo scenario nel quale si muovono i mercati finanziari è migliorato rispetto al 2022, ma resta il fatto che siamo entrati in un’era dominata dall’incertezza, che cambia le priorità. La capacità di ascolto, l’interazione, più in generale gli aspetti relativi alla relazione umana sono destinati ad assumere un peso crescente e a fare la differenza”. È la convinzione di Paola Pietrafesa, amministratore delegato di Allianz Bank Financial Advisors Spa e vicedirettore generale di Allianz Spa con la responsabilità di Distribution & Market.

Cominciamo da uno sguardo ai mercati. Archiviato un annus horribilis, le incognite non mancano anche in questo primo scorcio di 2023. In uno scenario come questo, la tentazione di togliere i soldi dal tavolo e aspettare tempi migliori è forte, ma a fronte dell’elevata inflazione vorrebbe dire accettare una svalutazione certa del proprio patrimonio. Come comportarsi allora?

Il 2022 è probabilmente stato il peggior anno di sempre per gli investimenti, dato che hanno

sofferto contemporaneamente azioni e obbligazioni e questo ha comportato un andamento negativo per tutta la componente di gestito. Oggi i valori dell’azionario sono tornati su livelli più sostenibili, mentre il picco dei rialzi dei tassi si avvicina, riducendo così gli spazi per ulteriori perdite sul fronte obbligazionario. Certo, resta il fatto che negli ultimi anni i fattori un tempo rari sono diventati molto più frequenti, per cui diventa fondamentale sapersi muovere nell’incertezza.

Come vi muovete di fronte allo spaesamento dei clienti?

Da quando sono cresciute le turbolenze, ci siamo detti che i clienti sarebbero stati per noi la priorità. Non si tratta di una dichiarazione di facciata, come hanno dimostrato i fatti che sono seguiti. Le banche come la nostra, che non hanno un rischio di credito, traggono benefici da un contesto di tassi ufficiali in crescita.

Così abbiamo deciso di condividere con la quasi totalità dei nostri clienti buona parte dei benefici derivanti da questo contesto, azzerando i

Abbiamo deciso di condividere con la quasi totalità dei nostri clienti buona parte dei benefici che abbiamo ottenuto grazie al rialzo dei tassi d’interesse
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DI LUIGI DELL’OLIO
INTERVIEW PAOLA PIETRAFESA

canoni di conto corrente della clientela per tutto il 2023. Inoltre, abbiamo introdotto un tasso di remunerazione del 3% per tre mesi sulla nuova liquidità apportata dai clienti esistenti e del 2% per i clienti nuovi. A differenza di altri operatori, la nostra priorità non

è tanto l’acquisizione di nuova clientela, quanto la fidelizzazione di quella esistente. Siamo convinti che dimostrare vicinanza in una fase delicata come quella che stiamo affrontando sia il modo migliore per cementare la fiducia e contribuire a creare relazioni di lunga durata.

Siamo una realtà presente in Italia da 53 anni e vogliamo continuare a essere protagonisti a lungo.

Quali sono i vostri numeri nel mercato italiano?

Allianz Bank Financial Advisors conta 2.353 professionisti -

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Alcune immagini della Torre Allianz a Milano.

consulenti finanziari che includono le divisioni private e wealth - con un patrimonio medio pro-capite di circa 27 milioni di euro secondo l’ultima rilevazione di Assoreti, risalente alla fine del terzo trimestre 2022. Alla stessa data, contavamo asset under management per 58,3 miliardi di euro. Pur in un contesto negativo come quello dello scorso anno, abbiamo registrato una raccolta netta positiva per 5,12 miliardi di euro nei primi undici mesi, segno del bisogno di consulenza professionale espresso dalla nostra clientela e della fiducia riposta nel nostro team. A fine novembre contavamo 425.200 clienti.

Potete comunicare i target per l’anno in corso?

L’obiettivo è consolidare i progressi del 2022. Negli ultimi anni abbiamo rafforzato sensibilmente il servizio di wealth management e questo ci consente di avere accesso ai liquidity event, che sono una grande occasione di crescita nelle fasi di rallentamento del ciclo

economico come quella che stiamo vivendo. Puntiamo, inoltre, a fare cultura della pianificazione e quindi continueremo a insistere sul valore del risparmio gestito, soprattutto per proteggere il patrimonio accumulato in una fase di elevata inflazione. Dal confronto di fine 2022 con i consulenti è emerso chiaramente che nell’anno in corso concentreremo tutti gli sforzi nella vicinanza ai clienti. Vogliamo che percepiscano come lavorare con una banca affidabile non comporti solo dei costi, ma anche dei ritorni.

Dottoressa Pietrafesa, nelle interviste come questa si parla in genere di investimenti in tecnologia, di “obiettivi ambiziosi”, di “resilienza”, mentre fin qui si è soffermata soprattutto su altri temi, dalla fiducia agli aspetti relazionali. Andate controvento rispetto agli altri operatori?

Niente affatto (sorride, ndr).

La transizione digitale costituisce anche per noi un importante

capitolo di investimento e, come gli altri, puntiamo a crescere ancora, ma ritengo che tutti questi obiettivi siano una conseguenza della relazione che si riesce a instaurare sia all’interno dell’azienda, sia a cascata tra i nostri professionisti e la clientela.

A questo punto è il caso di anticipare una domanda che di solito si riserva alla fine. Qual è il suo stile di leadership? Credo che un buon leader sia innanzitutto una persona capace di comprendere i bisogni delle persone con le quali si relaziona e questo vale a maggior ragione in un settore delicato come la gestione dei risparmi. Dedico non meno del 50% del mio tempo all’ascolto della rete, attraverso incontri, telefonate, scambio di e-mail. Per certi versi, è lo stesso approccio che seguo in famiglia.

Avevo omesso di farle domande sul fatto di essere una delle pochissime donne al vertice di un grande gruppo finanziario del nostro Paese, aspetto che le sarà stato chiesto di trattare decine di volte. A questo punto le chiedo almeno se ci sono dei vantaggi particolari nell’essere

top manager.

Ovviamente donne e uomini hanno differenti sensibilità e poi ogni persona è diversa dalle altre. Non credo esista un modo migliore o peggiore di essere leader se non farlo con impegno, mettersi

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una
Nel corso di questi ultimi anni abbiamo rafforzato sensibilmente il servizio di wealth management e questo ci consente di avere accesso ai liquidity event, che sono una grande occasione di crescita durante le fasi di rallentamento del ciclo economico come quella che stiamo vivendo

2.353 Consulenti finanziari

5.123 milioni Raccolta flussi netti (Fonte Assoreti 30/11/2022)

27 milioni Patrimonio Medio Pro-capite (Fonte Assoreti 30/09/2022)

58,3 miliardi Asset under management (Fonte Assoreti 30/09/2022)

126 Nuovi reclutamenti nel 2022

425.200 Clienti (Fonte Assoreti 30/11/2022)

continuamente in discussione, confrontarsi con altri e, perché no, prendersi anche dei momenti di pausa per riprendere fiato.

Dunque niente maratone o gran fondo come molti suoi colleghi? No, al di fuori del lavoro la mia priorità è la famiglia, insieme alla cucina e alla lettura. Come dicevo, ritengo fondamentale il riposo nei fine settimana per far rifiatare la mente e ricaricare le energie.

Tornando al business, quali sono i vostri target sul fronte dei professionisti?

La nostra priorità è fidelizzare i consulenti attuali, nei quali crediamo fortemente. Questo non esclude il reclutamento, con un’attenzione particolare a professionisti con portafogli da non meno di 100 milioni di euro, che fino a qualche anno fa non consideravano di potersi trasferire

in una realtà come la nostra e invece oggi si mostrano interessati. Abbiamo avviato una rivisitazione del modello di servizio che punta a rafforzare la specializzazione per cluster di clientela e questo dovrebbe darci ulteriore appeal sul fronte del reclutamento. Registriamo grande interesse soprattutto tra chi lavora in alcune importanti private bank estere.

Ha parlato di un nuovo modello di servizio. In cosa consiste?

Daremo vita a un modello unico di banca che prenderà il meglio dalle piattaforme mainstream presenti sul mercato, ma poi sarà personalizzato in base alle caratteristiche e alle esigenze della nostra rete.

Dal lato prodotti continueremo a rafforzare l’offerta sui temi della sostenibilità, investendo anche sulla cultura della clientela.

E proseguiremo sul terreno della transizione digitale, sviluppando

l’omnicanalità, che non sarà in alcun modo una strategia per disintermediare i professionisti, piuttosto una leva di crescita a loro disposizione. Vediamo un potenziale enorme nella capacità di sfruttare al meglio i dati per migliorare continuamente la qualità del servizio offerto.

Da poco più di un anno lei è responsabile anche della rete assicurativa e la scelta di far convergere l’anima assicurativa con la gestione degli investimenti è diventata una best practice a livello internazionale per il gruppo Allianz. Cosa comporta questa scelta?

Sempre più i consulenti finanziari collaborano con gli agenti assicurativi del nostro gruppo nel progetto Casa Allianz: abbiamo oggi oltre 700 accordi con Agenti Allianz e Consulenti Finanziari di Allianz Bank che offrono un valore unico nell’approccio alla clientela. Vanno insieme dai clienti e questo consente di proporre soluzioni integrate per la protezione dei beni, a cominciare dall’impresa, e la valorizzazione del portafoglio.

Chiudiamo con uno sguardo al piano strategico 2025. Quali sono gli assi portanti? La progressiva convergenza tra l’offerta assicurativa e la gestione degli investimenti è destinata a proseguire e questo dovrebbe garantire una crescita importante delle masse.

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53 Anni di storia

ALTI STANDARD SEMPRE IN

si fermano mai, quindi nemmeno

ETF iShares. Aspettati di più.

ETF = Exchange Traded Fund

Capitale a rischio. Il valore degli investimenti e il reddito che ne deriva possono crescere così come diminuire, e non sono garantiti. Gli investitori potrebbero non rientrare in possesso dell’importo inizialmente investito.

Messaggio Promozionale: Prima dell’adesione leggere il Prospetto e il KIID disponibili su www.ishares.com/it, che contengono una sintesi dei diritti degli investitori. Informazioni importanti. Predisposto da BlackRock (Netherlands) B.V.. BlackRock (Netherlands) B.V. è autorizzata e regolamentata dall’Autorità olandese per i mercati finanziari. Sede legale Amstelplein 1, 1096 HA, Amsterdam, Tel: 020 – 549 5200, Tel: 31-20-549-5200. Numero di registro commerciale 17068311. A tutela dell’utente le telefonate potranno essere registrate. La politica di gestione dei reclami di BlackRock è disponibile in italiano e consultabile al sito www.blackrock.com/it/investitori-privati/ literature/investor-education/politica-gestione-reclami-sito-retail-italia-maggio2022.pdf. © 2022 BlackRock, Inc. Tutti I diritti riservati. 2402286

LE CINQUE STELLE

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UNITI, CINA, GIAPPONE, GERMANIA E INDIA SONO I PAESI AL VERTICE DEL PIL NEL 2022 IL SUBCONTINENTE HA SCALZATO IN CLASSIFICA LA GRAN BRETAGNA CINA 18.300 MILIARDI 3.500 CANADA 2.200 MILIARDI RUSSIA 2.100 MILIARDI RESTO DEL MONDO 16.200 MILIARDI TOP 5 PARI AL 51% TOP 10 PARI AL 66% TOP 25 PARI AL 84% GIAP 4.30 MILIAR USA 25.000 MILIARDI GERMANIA 4.000 MILIARDI INDIA MILIARDI ITALIA A 2.00 2. 0 MILIARDI FRANCIA 2.800 MILIARDI 1.900 MILIARDI SUD COREA 1.700 MILIARDI SVIZZERA 0.800 MILIARDI SPAGNA 1.400 MILIARDI INDONESIA 1.300 MILIARDI MESSICO 1.400 MILIARDI 2.000 MILIARDI ARGENTIN 0.600 MILIARDI OLANDA 1.000 MILIARDI 0.700 MILIARDI TAIWAN 0.800 0.600 AUSTRALIA 1.700 MILIARDI ARABIA SAUDITA 1.000 MILIARDI TURCHIA 0.900 MILIARDI DATI IN DOLLARI
STATI

101MILA MILIARDI

IL PIL GLOBALE IN DOLLARI

51% L’INCIDENZA SUL PIL GLOBALE DEI PRIMI 5 PAESI

66% IL VALORE DELLE PRIME 10 ECONOMIE SULLA RICCHEZZA MONDIALE

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FONTI: FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, VISUALCAPITALIST.COM

Di cosa si tratta

Il Meccanismo europeo di stabilità fornisce assistenza ai Paesi dell’Eurozona che si trovano di fronte o rischiano di dover affrontare difficoltà finanziarie.

Le caratteristiche

Si tratta di un’istituzione che ha sede in Lussemburgo e non è sottoposta alla legislazione dell’Unione Europea ma a quella internazionale.

La dotazione

Ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi di euro e la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi.

Visione italiana

Il nostro governo chiede di trasformare lo strumento in un volano per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno contro le crisi internazionali.

MES

Cosa fa

Può concedere prestiti, acquistare titoli di debito e finanziare la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie operanti nel Paese in difficoltà.

Riforma bloccata

Interviene sui compiti del Mes e sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria. È stata approvata da tutti i Paesi, tranne che dall’Italia.

La governance

Il Mes è guidato da un Consiglio composto dai ministri delle finanze dell’Eurozona che decide all’unanimità sulle questioni principali, per il resto con maggioranze qualificate.

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Zancanaro in Sella

Il decano del private banking italiano diventa vice presidente di Banca Patrimoni

Dopo l’addio a Banca Cesare Ponti, alle prese con l’integrazione nel gruppo Bper

Nuova avventura professionale per Maurizio Zancanaro, decano del private banking italiano e uno dei primi presidenti dell’Aipb, l’associazione fondata nel 2004 con l’obiettivo di creare una casa comune per quella che non era ancora percepita come un’industria, la gestione dei grandi patrimoni. Il consiglio d’amministrazione di Banca Patrimoni Sella & C., la società del gruppo Sella specializzata nella gestione e amministrazione dei patrimoni della clientela privata e istituzionale, lo ha nominato vicepresidente.

Nuovo step

Zancanaro ha da poco lasciato Banca Cesare Ponti, di cui era amministratore delegato dal 2018. Un arco di quattro anni durante i quali ha prima risanato e poi rilanciato la storica banca private genovese, il cui futuro dipenderà da Bper, che ha rilevato la controllante gruppo Banca Carige. Zancanaro ha iniziato la sua lunga carriera in Credito Italiano e Deutsche Bank, prima di assumere la guida di Banca Aletti, che al momento dell’acquisizione (nei primi anni 2000) da parte dell’allora

Banco Popolare era una boutique e negli anni si è stabilmente affermata sul podio del mercato nazionale del wealth management.

Il riconoscimento

Nel corso della sua carriera, il top manager ha ricevuto una serie di riconoscimenti per i risultati manageriali raggiunti e per l’impegno profuso nella costruzione di una cultura e di un linguaggio comune per il private banking. Allo scorso novembre risale il PRIVATE Banking Award come “Industry Testimonial” (“Un nome che è sinonimo di private banking. Una carriera tra competenza e innovazione nel rispetto degli aspetti finanziari e umani dei grandi patrimoni”, secondo la lettura della motivazione) letta in occasione della serata organizzata da questo giornale.

Le dichiarazioni

Tornando alla nomina, il gruppo Banca Sella ha diffuso una nota in cui sottolinea che “l’ingresso di Zancanaro contribuirà a dare ulteriore impulso alla crescita di Banca Patrimoni Sella & C. con l’obiettivo di rafforzarne il posizionamento sul mercato e lo sviluppo territoriale”.

Il top manager ha ricordato di essere “da sempre vicino, per storia personale e professionale, alla tradizione e ai valori del gruppo Sella. “Ci legano cultura e territorio”, ha aggiunto, “e sono lieto che oggi questa condivisione diventi la base per una solida realtà”. “Maurizio Zancanaro è da sempre convinto sostenitore della centralità del rapporto umano tra banker e cliente. Sensibile alla cultura del talento e attento all’innovazione, persegue il giusto equilibrio tra la semplificazione e l’efficienza derivanti dalle nuove tecnologie e l’imprescindibile valore della fiducia, che può nascere solo dal dialogo, dal rispetto e dall’empatia nella relazione di lungo periodo con il cliente”, ha aggiunto Federico Sella, ad e dg di Banca Patrimoni Sella & C.

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Maurizio Zancanaro

Banchiere e sviluppatore immobiliare colombiano, è il secondo uomo più ricco del Paese con un patrimonio di poco superiore ai 3 miliardi e mezzo di dollari. Da oltre un anno è impegnato in una battaglia a colpi di Opa (sette quelle fin qui lanciate) e di ricorsi in tribunale per conquistare Gea (Grupo Empresarial Antioqueño), la più grande realtà imprenditoriale della Colombia. Agisce in abbinata con lo sceicco arabo Tahnoon bin Zayed.

LE 125 AZIENDE CHE FANNO

CAPO AL GRUPPO GEA

COSTITUISCONO

OLTRE LA METÀ DEL VALORE

DEL COLCAP, L’INDICE PRINCIPALE

DELLA BORSA COLOMBIANA. IL GRUPPO DETIENE

PARTECIPAZIONI TOTALITARIE

O MAGGIORITARIE IN BANCHE, ASSICURAZIONI, FONDI PENSIONE E SOCIETÀ DI GESTIONE PATRIMONIALE.

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DI LUIGI DELL’OLIO
LEGEND

Famiglia

Nato nel 1957, è figlio di Isaac Gilinski Sragowicz e nipote di immigrati ebrei lituani.

Formazione

Ha conseguito la laurea in ingegneria industriale presso la Georgia Tech e un Mba presso la Harvard Business School.

Attività bancarie

Negli anni ‘90, Gilinski ha acquisito le attività colombiane della Bcci (Bank of Credit and Commerce International), per una somma simbolica dato che la società versava in precarie condizioni finanziarie.

Il risanamento

Dopo un piano radicale di riorganizzazione e rifocalizzazione del business, passata anche per il cambio di nome in Banco Andino, l’ha rivenduta per 70 milioni di dollari.

Partecipazioni

Tra le altre cose è il principale azionista del Banco Sabadell (quinto istituto di credito spagnolo) e possiede Yupi, azienda di snack leader in America Latina.

Immobiliare

In collaborazione con London & Regional Properties, Gilinski ha sviluppato lo sviluppo commerciale e residenziale di Panama Pacifico, a Veracruz, su una superficie di oltre 11 chilometri quadrati.

Filantropia

Negli anni ‘90, la famiglia Gilinski ha contribuito con 8 milioni di dollari alla Fundacion Santa Fe di Bogotá, che sostiene l’omonimo ospedale, il più avanzato della Colombia.

Vita personale

È sposato con Raquel Gilinski. Hanno quattro figli e vivono a Londra, oltre a possedere immobili a titolo personale a New York, Panama, Miami e varie città della Colombia.

LEGEND JAIME GILINSKI PRIVATE 19

L’ora degli investimenti

Dopo la corsa al risparmio dell’ultimo biennio, torna l’attenzione sui mercati finanziari Miraglia (Wealth & PB UniCredit): “Cala il numero di clienti che congela le scelte”

Con il 2022 si è chiuso un anno di forte discontinuità sui mercati, con riflessi conseguenti sull’industria del private banking e della consulenza per i patrimoni privati, in gran parte collegata al cambiamento che il netto cambio di regime sui tassi di interesse nelle principali economie ha comportato e comporterà. Abbiamo chiesto a Renato Miraglia, responsabile Wealth Management e Private Banking Italy di UniCredit, quali sono i principali temi in agenda per il 2023.

Che effetti sta avendo l’aumento dei tassi di interesse sulle decisioni dei clienti private?

L’aumento dei tassi legati all’incertezza sulla traiettoria dell’inflazione sulle principali economie è stato certo l’elemento che ha colto di sorpresa gli investitori l’anno scorso, specie in Europa, non tanto perché, dopo un lungo periodo di tassi contenuti o addirittura negativi, questi sarebbero saliti ma per la rapidità con cui si sono mossi. Questo ha avuto ricadute sul valore di azioni e obbligazioni nell’immediato ma, come tutti i movimenti repentini, ci ha lasciato per il 2023 diverse opportunità di

investimento, riportando grande interesse sulle obbligazioni e su una serie di segmenti dei mercati azionari che trattano a multipli bassi anche rispetto alla più o meno marcata contrazione degli utili legata al rallentamento del contesto economico. I tassi sono un parametro di riferimento sull’aspettativa di rendimento di qualsiasi operazione finanziaria. Una volta quantificato di quanto cambia, tutte le operazioni, sia di investimento che di lending, si adattano al nuovo livello e si valutano le conseguenti opportunità.

Quindi un contesto in cui la prudenza è ancora al centro delle decisioni dei clienti? In questo avvio di 2023 vediamo che il numero di clienti che rimandano decisioni nel fare operazioni è in netto calo. Quelli magari rimasti più liquidi nel corso del 2022 si stanno ora orientando a usare questa liquidità per investire in modo più strutturale sia su public che su private markets, sia anche nel real estate. Un po’ più ragionato è l’utilizzo della leva del lending in certe operazioni, per i maggiori costi di finanziamento, ma spesso i ritorni

delle operazioni sono saliti tanto da rendere comunque interessante questa soluzione. Quindi siamo in un contesto in cui c’è ancora prudenza, ma l’attendismo legato all’incertezza sembra meno rilevante.

Qual è il tema su cui state ragionando di più in questa fase? Di sicuro le novità introdotte nell’ultima finanziaria ci hanno portato ad analizzare più a fondo alcuni ambiti. Altro tema su cui abbiamo rilevato un certo interesse riguarda le norme sui cripto-asset che hanno iniziato a chiarire il loro trattamento fiscale.

Più in generale, in UniCredit pensiamo che, come private e wealth management, abbiamo un ruolo importante nell’aiutare i clienti a comprendere bene il contesto anche dal punto di vista legale e fiscale. Operiamo quindi in tal senso, al fianco dei clienti e con il supporto dei tanti studi professionali con cui collaboriamo, valutando bene, caso per caso, le reali e più vantaggiose opportunità per la nostra clientela.

Il modello di UniCredit per servire i clienti del segmento wealth è

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cambiato l’anno scorso con la chiusura di Cordusio Sim?

Dopo diversi anni nell’industria, devo dire che i cambiamenti che si percepiscono da decisioni organizzative sono meno netti quando guardiamo ai contenuti e al servizio in concreto offerto ai clienti. In UniCredit abbiamo un coverage dedicato e distinto ai vari segmenti private, wealth e Uhnwi che segue i clienti su tutte le tematiche. Lo fa personalizzando l’individuazione delle soluzioni in funzione della complessità delle esigenze e integrando le competenze del nostro wealth advisory con team di specialisti sul lending strutturato, financial e investment planning, business, art e real estate advisory. In generale, per la clientela private consideriamo un valore il radicamento territoriale e la nostra presenza in più di 130 città in Italia, valorizzando anche la prossimità

dei rapporti che, come banca, abbiamo con il territorio. Per questo il private banking è integrato nelle nostre 7 region, mantenendo una forte identità legata ai contenuti e al servizio. Per il wealth management consideriamo un valore l’approccio sinergico con il large corporate, estendendo alla clientela tutte le potenzialità che possono arrivare da un rapporto più stretto con i team dell’investment bank, come quelli di advisory e di capital markets (ad esempio i team equity o alternative).

E sulla clientela ultra high?

Nel wealth management abbiamo consolidato la squadra ultra-high, costituita per servire le famiglie imprenditoriali con grandi patrimoni, affiancando su ogni famiglia un key senior banker ad uno strategic advisor di estrazione dal mondo dell’investment bank. Lavorando insieme, pensiamo di

essere in grado anche di anticipare le esigenze dei clienti. Costruire soluzioni proattivamente e in modo dinamico, in aggiunta a relazioni consolidate, riteniamo sia un rilevante fattore di successo con questo tipo di interlocutori.

Come vi muovete sul fronte della formazione?

Il 2022 è stato dedicato a un’attività di recruiting che ci ha permesso di inserire poco più di 60 nuovi professionisti all’interno della rete di banker e specialisti di UniCredit. Come i clienti devono affrontare il passaggio generazionale, anche il nostro settore deve pensare a come accompagnare la futura evoluzione generazionale di banker. Va in questa direzione l’iniziativa executive master in wealth management e private banking portata avanti con l’Università Bocconi, percorso su cui vogliamo continuare a investire per formare i nostri senior banker di domani.

In conclusione, quali prospettive vi aspettano per il 2023?

La specializzazione e la professionalità dei nostri banker saranno gli elementi chiave per riprendere un percorso di crescita sostenuta, per ripresentare nel nuovo contesto le opportunità offerte dai mercati e il valore dell’asset allocation; e, soprattutto, per ampliare il dialogo strategico con i diversi segmenti di clientela sui tanti aspetti al centro di un percorso di protezione e indirizzo del patrimonio della famiglia.

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Renato Miraglia

La chiave del successo

Kairos Partners Sgr combina la fabbrica prodotto e il wealth management Cosmelli (responsabile pb): “Capacità di ascolto fondamentale per farsi strada”

Kairos Partners ha nominato Paolo Maria Cosmelli nuovo responsabile dell’area private banking (raccogliendo il testimone da Caterina Giuggioli, che rimane a capo delle strategie commerciali), con l’obiettivo di rafforzare la squadra dei consulenti dedicati alla clientela privata all’interno della divisione commerciale. Con lui abbiamo fatto il punto sull’evoluzione del mercato e sulle strategie che seguirà nel nuovo ruolo.

Iniziamo da uno sguardo generale: come vede l’evoluzione del private banking in Italia, anche alla luce del contesto macro?

Il settore sta attraversando una fase di forte cambiamento, inevitabile alla luce del nuovo contesto socio economico-finanziario e in virtù dell’evoluzione delle esigenze degli investitori. A livello di sistema si è creata una distinzione netta: abbiamo da un lato le grandi banche commerciali, con un modello di servizio standardizzato e dall’altro le boutique di investimento.

Con quali ricadute?

Le grandi banche commerciali per definizione sono organizzazioni

molto strutturate dove burocrazia ed esigenze di conto economico hanno chiaramente il loro peso, rendendo spesso critica la garanzia di un servizio realmente personalizzato: la logica dei grandi numeri compromette spesso il grado di attenzione che può essere riservato alle richieste del singolo e soprattutto mal si concilia con le esigenze della clientela High Net Worth Individual.

Le boutique, invece?

Sono costruite intorno al concetto di servizio tailor made, fanno leva sui principi di vicinanza, accuratezza e ascolto. La gamma d’offerta è generalmente più ristretta, ma il private banker dedicato, con cui si viene a instaurare un rapporto di fiducia e stima reciproca, affianca il proprio cliente in tutte le sue scelte, anche non strettamente finanziarie, per le quali è comunque in grado di offrire una consulenza, potendo sempre fare affidamento su un consolidato network di partner professionali specializzati in svariati temi come, a titolo di esempio, quelli fiscali, relativi all’ambito aziendale, al passaggio generazionale etc.

Venendo a Kairos, come si inquadra la sua nomina nella strategia di crescita societaria?

Sono entrato a far parte della squadra di Kairos Partners Sgr la scorsa primavera, sposando il progetto di rafforzamento del servizio di private banking, in linea con il piano industriale 2021-2023, che mira al potenziamento del modello di distribuzione e in particolare del team di vendita dedicato al segmento Hnwi. Ora ho in carico la responsabilità di tutte le sediMilano, Roma e Torino - e sto per perfezionare alcuni interessanti ingressi, che contribuiranno attivamente alla crescita del business. Il nostro azionista di maggioranza Julius Baer è il terzo gruppo di gestione patrimoniale in Svizzera per asset, che a fine giugno 2022 ammontavano a circa 428 miliardi di franchi svizzeri: il commitment è oggi forte e anche grazie alla sua consolidata expertise nel segmento, intendiamo potenziare il nostro livello di servizio, continuando a mantenere fede ai valori che ci accomunano, come la riservatezza, la responsabilità, l’autenticità delle relazioni e la consistenza dei risultati.

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DI VITO ANDREOLA

Il settore sta attraversando una fase di forte cambiamento, inevitabile alla luce del nuovo contesto socio economico-finanziario e in virtù dell’evoluzione delle esigenze degli investitori

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Paolo Maria Cosmelli

In un panorama dell’offerta affollato come quello italiano, quali sono i vostri tratti distintivi?

Adottiamo un modello di business che combina fabbrica prodotto e wealth management. Ciò significa che, seppur fondando l’offerta su di un sistema ad architettura aperta, i private banker possono avvalersi di un confronto tempestivo ed efficace con i portfolio manager, gli analisti e lo strategist del gruppo, dando così un ulteriore valore aggiunto al servizio di consulenza. Infatti i gestori accompagnano spesso i private banker negli incontri con i clienti per affrontare tematiche più tecniche e insieme effettuare le scelte strategiche e tattiche più corrette, in linea col proprio profilo rischio/ rendimento; il fatto che siamo una realtà italiana che parla italiano, rispetto ad altri competitor, agevola sicuramente il dialogo e il confronto.

Come si combinano l’appartenenza a un gruppo internazionali con le specificità dell’offerta locale?

Siamo forti di un expertise consolidata e riconosciuta nel mercato italiano, nel segmento obbligazionario e nelle strategie di gestione alternative, coerentemente col Dna di Kairos, che è stata tra i primi operatori del mercato ad aver lanciato i fondi multimanager alternativi ed in particolare il primo fondo alternativo single manager in Italia, nel lontano 2002.

L’appartenenza al gruppo Julius Baer consente inoltre di proporre soluzioni e servizi di spessore internazionale:

5

MILIARDI DI EURO GLI ASSET IN GESTIONE DI KAIROS

22 I PRIVATE BANKER IN ITALIA

3 LE SEDI ITALIANE: MILANO, ROMA E TORINO

con l’advisory del nostro azionista di maggioranza abbiamo recentemente arricchito l’offerta delle nostre linee di gestione patrimoniale. Inoltre, in quanto boutique, ci distinguiamo anche per l’attenzione alle esigenze del singolo, l’ascolto, la reale personalizzazione del servizio, oltre al completo allineamento di interessi col cliente, considerando che parte del top management è anche azionista del gruppo.

Le piccole realtà sono più facilitate nel costruire, coltivare ed alimentare giornalmente quel rapporto di fiducia che è alla base di scelte consapevoli e di valore.

Quali sono i numeri del private banking di Kairos e quali i target di crescita?

La struttura annovera a oggi 22 private banker: è in corso un piano di reclutamento di nuovi consulenti di alto standing a cui mi sono dedicato subito dopo il mio ingresso nel gruppo e che auspichiamo vedrà i primi frutti con l’inizio del prossimo anno. Il 2022 è stato un anno estremamente complesso dal punto di vista sociale, economico, politico e finanziario: ciò significa che stiamo necessariamente rivedendo

temporalmente i target di crescita in termini di asset.

Chiudiamo con qualche domanda su di lei: qual è il suo stile manageriale?

Una volta consolidata la preparazione tecnica e commerciale, credo che innanzitutto per guidare una squadra sia necessaria la capacità di ascolto e di lavorare in team, sviluppando ciò che chiamiamo quoziente emotivo. Inoltre, la lunga esperienza maturata nella gestione dei key client mi permette inoltre, in contesti particolarmente complessi come quello attuale, di poter essere di ulteriore supporto ai colleghi nei colloqui coi clienti.

Ha degli hobby? Incidono sulla sua professione?

Certamente quando si sceglie una nuova sfida il tempo a disposizione per gli hobby e il proprio quotidiano si assottiglia, ma cerco sempre di mantenere un buon equilibrio tra privato e professionale: una partita a tennis o una giornata di sci, unitamente al tempo di qualità che posso dedicare alla mia famiglia, mi permettono di fare il pieno di energia, contribuendo così a mantenere sempre viva la passione che nutro per il mio lavoro.

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CAREERS

Key Family Partners

sceglie Sarasin

Ingresso di perso per Key Family Partners. Il multi-family office ginevrino ha scelto Eric Sarasin, esponente della storica famiglia di finanzieri elvetici (nonché ex-proprietari di Sarasin Bank, oggi Safra Sarasin), come consulente del comitato investimenti alternativi.

L’azienda, fondata nel 2020 come club di investimento per famiglie super ricche, ha anche nominato lo specialista dei mercati privati Fabian Godbersen nello stesso comitato.

DB rinnova la International Private Bank

responsabilità del private banking, con l’obiettivo di estrarre maggior valore da un mercato in forte crescita attraverso la creazione di una struttura dedicata.

Deutsche Bank ha disposto un nuovo assetto organizzativo per la sua International Private Bank Italy, la divisione guidata da Roberto Coletta (nella foto) che unisce le attività di banca commerciale, focalizzandosi su tre aree strategiche, Bank for Entrepreneurs, Consumer House e Premium Bank.

L’ultimo tassello del percorso di trasformazione riguarda quest’ultima che, sotto la guida di Francesco Vigorita, mette insieme le attività degli sportelli sul territorio, il coverage della clientela affluent e i servizi dedicati alle small cap.

La nuova organizzazione, basata sulle aree “Retail & Affluent Bank”, affidata ad Eleonora Perotti, e “Commercial Clients”, guidata da Andrea Scaccabarozzi, è pensata per creare sinergie e accelerare il percorso di crescita, mettendo a fattor comune le competenze distintive di Deutsche Bank.

Valeria Altomare (nella foto in alto a destra) assumerà inoltre la

Union Bancaire Privée ha scelto Christophe Gantenbein per la nuova posizione di responsabile globale delle soluzioni di investimento per i mercati private. Gantenbein arriva da Partners Group, dove ha trascorso 13 anni e ha guidato le soluzioni per i clienti in Europa.

Mauro Lozza (nella foto) è il nuovo vice direttore commerciale di Finint Private Bank

Un profilo con un’esperienza ultraventennale per consentire alla società di rafforzare le sinergie tra i diversi servizi per l’impresa e per l’imprenditore messi a disposizione da Banca Finint e Finint Private Bank, oltre che dalle altre società del gruppo, in un’ottica sempre più integrata.

Ubp punta su Gantenbein Lozza per Finint
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Previsioni a rischio

Sempre più spesso le stime in campo economico si rivelano fallaci Più che la validità dei risultati, conta come vengono comunicati

Usualmente le previsioni in economia servono solo ad essere smentite e a regalare una figuraccia allo sfortunato divulgatore. Nell’ultimo periodo abbiamo avuto molte conferme di come bisognerebbe essere prudenti e di come invece non lo si è quasi mai, forse per la smania di accaparrarsi un titolo eclatante.

Gas in cerca di direzione

L’esempio più evidente è quello relativo al gas, al suo prezzo, alla sua disponibilità e agli eventuali razionamenti. Contrariamente a quasi tutte le previsioni, il prezzo è sceso drasticamente (al momento di licenziare per la stampa questo articolo, è abbondantemente al di sotto dei livelli pre-guerra), l’inverno è trascorso senza razionamenti e gli stoccaggi (le riserve, in pratica) in Europa sono al livello massimo degli ultimi 5 anni, in Italia sono oltre il

50% in più rispetto lo stesso periodo dello scorso anno. Appena qualche mese fa, si prevedeva esattamente il contrario: prezzi altissimi, razionamenti, inverno al freddo, stoccaggi vuoti, mancanza di offerta mondiale di gas.

Carovita da decifrare Analogamente sta succedendo sull’inflazione. Secondo alcuni esponenti del Fondo Monetario Internazionale è stato già raggiunto il picco e inizierà a scendere, secondo Banca d’Italia invece continuerà a salire: due previsioni difficilmente compatibili. Sulla inattendibilità delle previsioni in Italia abbiamo dei grandi ed insuperabili classici. I più clamorosi sono quelli contenuti nei Def e Nadef che si sono succeduti negli anni, zeppi di previsioni rivelatesi clamorosamente infondate alla prova dei fatti. Un istituto di ricerca

indipendente si è preso la briga di tradurre graficamente la differenza tra le previsioni Def/Nadef e la realtà: il colpo d’occhio è davvero impressionate: praticamente due rette divergenti. Questo cosa vuol dire che le previsioni in economia non si devono fare o non servono? Direi di no, è importante prevedere gli scenari futuri che possono verificarsi all’avverarsi di determinate condizioni: serve per orientare le decisioni. Ma non bisogna mai dimenticare che il fenomeno economico dipende in ultima analisi dal comportamento umano e se si pretende di misuralo solo in termini numerici non si può fare altro che sbagliare. Insomma, nessuno ha la sfera di cristallo e quando si comunicano le previsioni bisogna evitare i titoli a effetto e precisare, anche a costo di essere noiosi, le ipotesi assunte a base delle medesime.

DI MARCELLO GUALTIERI
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Protezione personalizzata

First Advisory diventa Firstance e punta ad accelerare nel wealth management

La società attiva nel private insurance fa leva su 60 accordi di distribuzione

Rebranding per First Advisory, broker assicurativo presente in Italia dal 2010, che ora si presenta al mercato come Firstance, confermando il modello caratterizzato da accordi di collaborazione con una sessantina divisioni di private banking, operatori di wealth management e family office, ai quali permette l’accesso ad una piattaforma tecnologica proprietaria in architettura aperta con un’ampia gamma di soluzioni di private insurance, offerte da 27 compagnie assicurative italiane ed europee. Il nuovo nome è la crasi tra i termini inglesi “first” (a indicare l’obiettivo di emergere nel mercato) e “insurance” (dato che opera nel settore assicurativo con una proiezione internazionale).

I numeri

Lo scorso anno la società ha raggiunto 27 miliardi di euro di masse intermediate, confermandosi nella fascia alta del mercato.

Un risultato costruito grazie ai continui investimenti in soluzioni tecnologiche innovative, automazione dei processi di investimento ed utilizzo di dati e analytics.

“Il cambio di denominazione è un

momento decisivo di cambio di passo all’interno di un nuovo piano di crescita iniziato con l’ingresso nel capitale della società da parte di Nextalia Sgr e che in pochi mesi ci ha portati all’acquisizione di Farad Insurance Broker Italia, all’apertura dell’agenzia in Lussemburgo e a significativi investimenti in tecnologia per migliorare ulteriormente la nostra piattaforma proprietaria”, racconta Massimiliano Merlo, co-founder e ceo di Firstance.

Il modello di business

La società rivendica di aver ridefinito la distribuzione assicurativa, promuovendone l’innovazione tramite un nuovo approccio al business: il modello di codistribuzione, basato sulla creazione di collaborazioni orizzontali con banche e partner distributivi ai quali, tramite un unico accordo con il broker, è garantito l’accesso ad un’ampia gamma di compagnie assicurative, sia italiane sia estere. Tramite questo modello, il distributore può fare leva su diverse efficienze e contenimento costi, tra cui il mantenimento di un unico standard IT e di un’unica controparte commerciale.

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DI L.D.O. Massimiliano Merlo

Riorganizzazione estera

Fideuram Bank Luxembourg e Cbpq danno vita a Intesa Sanpaolo Wealth Management

A capo c’è Hoffmann, con la collaborazione di un team di 200 professionisti

Il gruppo Intesa Sanpaolo completa la riorganizzazione delle sue attività lussemburghesi di wealth management. In seguito all’approvazione da parte della Bce, Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking ha formalizzato l’atto di fusione per incorporazione di Fideuram Bank Luxembourg e

Cbpq, avviando così l’operatività di Intesa Sanpaolo Wealth Management, nuova denominazione dall’inizio di quest’anno.

Gli step dell’operazione

La nascita della nuova società costituisce l’atto conclusivo del percorso avviato nel corso del

2021, con la stipula dell’accordo per l’acquisizione del 100% di Cbpq attraverso la controllata lussemburghese Fideuram Bank Luxembourg. L’operazione consente alla divisione private di Intesa Sanpaolo di ampliare il proprio supporto alla clientela High Net Worth Individual italiana ed estera,

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DI LUIGI DELL’OLIO

offrendo la possibilità di un ulteriore booking center interno all’Unione europea. Intesa Sanpaolo Wealth Management è il nuovo hub della divisione che, in aggiunta a Reyl Intesa Sanpaolo in Svizzera, consentirà di sviluppare l’attività di private banking internazionale in aree con prospettive di crescita promettenti, come Lussemburgo e Belgio. La società fa sapere che nuova banca lussemburghese, che gestisce asset per 10 miliardi di euro, “beneficerà di un management team, italiano ed estero, con solide competenze nell’offerta di servizi di wealth management rivolta a investitori internazionali”. Alla guida c’è il ceo Marc Hoffmann, che può contare su un team di 200 dipendenti, al lavoro su circa 3.700 clienti Hnwi.

Le sinergie

A partire dal secondo semestre 2022 sono state attivate importanti sinergie tra l’hub lussemburghese e le reti italiane della divisione private banking “al fine di garantire una totale copertura dei bisogni più complessi sia della clientela istituzionale che privata, anche in relazione alle opportunità legate al family business internazionale”, conclude la nota.

Questa operazione segue quelle realizzate in Svizzera, dove il gruppo di Ca’ de Sass ha rilevato il 69% di Reyl e un external asset management (1875 Finance). In totale, tra i due paesi, gli asset in gestione sono a un passo dai 50 miliardi di euro.

Cambiamenti nella rete

Dall’inizio di quest’anno, le reti dei consulenti finanziari di FideuramIntesa Sanpaolo Private Banking sono state oggetto di alcuni interventi di riorganizzazione. Una scelta che si inquadra nella strategia di passaggio generazionale e crescente valorizzazione del talento femminile e delle nuove leve manageriali. Nel dettaglio, il ruolo di area manager Fideuram sulla piazza di Milano, per molti anni ricoperto con grande professionalità da Maurizio Boscariol – 65 anni – che rimane in struttura con altro ruolo di rilievo, è stato affidato a Loris Ventura, già area manager Emilia-Romagna. Marco Avondoglio (ex area manager di Bergamo) è stato chiamato a ricoprire il ruolo di area manager Fideuram dell’EmiliaRomagna e al suo posto viene nominato il nuovo area manager Roberto Palmieri.

Sono inoltre quattro i nuovi divisional manager e 26 i nuovi regional manager sul territorio nazionale, con una particolare attenzione alla crescita dei giovani manager e alla valorizzazione del talento femminile. Sono 9 le nuove manager nominate nell’anno, tra le quali si segnala in particolare la designazione a divisional manager nella rete Sanpaolo Invest del Piemonte di Carla Giorgia Fioccone, che vanta un’esperienza più che ventennale nel gruppo.

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La nuova realtà, che parte con asset in gestione per circa 10 miliardi di euro, può contare su un totale di 3.700 clienti Hnwi
Marc Hoffmann

L’orizzonte del calciatore

La carriera di un professionista del pallone dura all’incirca 15 anni Investire in maniera mirata è importante per assicurarsi un futuro sereno

Durante la finestra estiva del calciomercato sono stati spesi circa 5 miliardi di euro, con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente, e di pari passo sono cresciuti gli stipendi. Nella sola serie A il monte ingaggi è aumentato del 29% a 2,1 miliardi.

Se da un lato questi numeri ci fanno pensare a un calcio sempre più ricco, il rovescio della medaglia ci mostra una realtà tutt’altro che florida. I dati parlano chiaro: il 40% dei calciatori in Europa è a rischio di indigenza 5 anni dopo il ritiro. Spensieratezza e giovane età, basse conoscenze finanziarie, in una vita fatta di trasferimenti da città in città in aggiunta a un livello di consumo sostenuto, portano il professionista a perdere l’orizzonte senza poter compiere scelte idonee alla propria pianificazione finanziaria. Inoltre, considerando il calcio italiano nella sua totalità, è opportuno tenere presente che solo il 5% dei professionisti ha stipendi sopra al milione, mentre la restante parte ha un reddito medio annuo lordo che si attesta sui 50mila euro. Infine bisogna considerare la brevità della carriera, dato che le entrate

sono concentrate in un periodo che dura mediamente 15 anni, passato il quale l’atleta si ritrova successivamente senza alcun tipo di reddito.

La gestione dei risparmi Quindi diventa indispensabile prestare la massima attenzione alla gestione dei risparmi nella breve fase di accumulo perché, in molti casi nel post carriera, lo sportivo deve essere in grado di costruirsi una nuova vita senza fare affidamento al reddito percepito da professionista. Pianificazione finanziaria, fiscale, reddituale e previdenziale sono i pilastri su cui si basa il servizio che offro con Davide Boero e Andrea Manciani, consulenti finanziari in Azimut Capital Management e attivi nel mondo del calcio professionistico per educare e gestire le finanze dei propri clienti. Le soluzioni di investimento possibili sono numerose e vengono costruite ad hoc sulle esigenze e le disponibilità finanziarie di ogni cliente; tuttavia è possibile delineare quelle che sono le principali tematiche su cui è auspicabile intervenire.

Tra queste, tre spiccano su tutte: la gestione dei risparmi e delle somme già in possesso, la pianificazione dell’accantonamento periodico di una parte dello stipendio ed infine la costruzione di un proprio fondo pensione per permettere al professionista di vivere serenamente nel post carriera.

Due pilastri per il portafoglio Per quanto riguarda l’investimento del capitale, normalmente il calciatore presenta due precise caratteristiche su cui costruire il portafoglio: l’orizzonte temporale di 10 anni e la necessità di ottenere la massima rivalutazione possibile del patrimonio una volta giunti a fine carriera. Per questo motivo è necessario avvalersi di strumenti adatti a tal fine, una parte consistente del portafoglio viene allocata in prodotti alternativi di economia reale come per esempio fondi di private equity, private debt, venture capital e club deal che hanno una durata compresa tra 7-10 anni con rendimenti mediamente più elevati rispetto ai mercati quotati. Per la restante parte, il consiglio è un bilanciamento tra

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parte obbligazionaria e azionaria con una diversificazione per aree geografiche, settori e stili di gestione.

Piano di accumulo

Relativamente alla parte di accumulo il suggerimento è di individuare quella parte del reddito che non è necessaria per le spese correnti ed eventuali imprevisti e di investirla progressivamente sui mercati quotati. In questo modo, dato l’ingresso graduale ma costante dei singoli investimenti, si può acquistare a prezzi differenti beneficiando della volatilità.

In aggiunta, è utile destinarne una parte anche al fondo pensione per potere usufruire dei vantaggi fiscali di cui esso beneficia oltre a garantirsi una pensione integrativa in futuro. Dal lato fiscale una soluzione interessante è offerta dalla possibilità di sottoscrivere una polizza all’interno della quale è possibile inserire sia i fondi che le gestioni patrimoniali prescelte. Infatti la polizza permette la compensazione tra minusvalenze e plusvalenze dei prodotti al suo interno, il differimento della ritenuta sul capital gain al momento del riscatto

e la possibilità di inserimento di una serie di coperture sul premio versato. Le soluzioni offerte da Azimut, unite alla consulenza di Davide Boero, Andrea Manciani e del sottoscritto, costruito sulle esigenze del calciatore professionista, permettono allo sportivo di ottimizzare la fase lavorativa della carriera al fine di non essere presi in contropiede al termine della stessa.

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Da sinistra a destra: Pietro Cesareo, Davide Boero e Andrea Manciani. *Gli autori sono consulenti finanziari di Azimut Capital Management

Frontiera regtech

Da preoccupazione a supporto, così la tecnologia cambia volto alla compliance

Per il settore bancario l’analisi dei dati risulterà sempre più decisiva

Il rapporto tra il mondo fintech e il sistema bancario e finanziario è fatto anche di una serie di sottoinsiemi che lo specializzano e lo rendono ancora più innovativo ed efficiente. In questo contesto, il cosiddetto regtech indica l’impiego di strumenti tecnologici per facilitare l’implementazione delle nuove regolamentazioni e della compliance nell’ambito dei servizi finanziari per supportare le procedure di adeguamento, conformità, rispetto di norme e regolamenti, automatizzazione della reportistica alle Autorità di Vigilanza.

Spinta al business

Il regtech mira ad aiutare le banche non solo a essere sempre in regola con le diverse normative, ma anche a comprendere meglio come le regolamentazioni possano essere utilizzate per migliorare le prestazioni della stessa organizzazione. In altri termini, il regtech sfrutta le nuove tecnologie per gestire i big data degli istituti bancari e assicurativi, rendendo l’attività di regulatory management più semplice. L’obiettivo strategico è di creare

processi standardizzati in modo da accelerare tempi e ridurre costi. Per riuscirci gli specialisti del RegTech sfruttano approcci altamente innovativi quali:

• la biometrica per la verifica automatica dell’identità;

• il cognitive computing per automatizzare i processi di controllo antiriciclaggio;

• le Api (Application Programming Interface) per automatizzare le condivisione dei dati e consentire l’interoperabilità tra software diversi;

• il cloud computing per archiviare, gestire e condividere con più soggetti quantità molto grandi di informazioni;

• la crittografia per la sicurezza e l’integrità dei dati.

Caratteristiche chiave

Le caratteristiche chiave del regtech si individuano nell’agilità con cui dataset non strutturati possono essere combinati, integrati e analizzati, nella velocità di analisi e nella possibilità di estrarre valore da dati altrimenti privi di significato e utilità.

Ad esempio, in ambito europeo, l’Esma (Autorità Europea

degli strumenti finanziari e dei mercati) si è fatta promotrice del mondo regtech incoraggiando la digitalizzazione dei processi di trasmissione e gestione dei dati.

L’Eba (European Banking Authority), dal canto suo, ha auspicato un approccio coordinato al regtech attraverso un’interazione tra supervisori e industria al fine di raggiungere un adeguato livello di standardizzazione e interoperabilità.

Nuovo approccio per la vigilanza È chiaro a tutti che, per effetto del regtech, l’attività di vigilanza sarà sempre più improntata alla logica data driven, mentre altri addirittura prefigurano un futuro controllo delle autorità sul sistema finanziario in tempo reale.

L’accesso diretto ai dati di vigilanza, finora filtrati e forniti dagli operatori finanziari, potrebbe consentire ai supervisori una valutazione più accurata delle criticità e delle vulnerabilità dei regolati. Contribuendo, magari, a evitare comportamenti opachi che, in passato, hanno generato crisi bancarie e finanziarie.

Il regtech potrebbe inoltre fornire

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L’accesso diretto ai risultati di vigilanza, finora filtrati e forniti dagli operatori finanziari, potrebbe consentire ai supervisori una valutazione più accurata delle criticità e delle vulnerabilità dei regolati Contribuendo, magari, a evitare comportamenti opachi che, in passato, hanno generato crisi bancarie e finanziarie

utili strumenti e tecnologie, volti a simulare l’impatto di possibili regole e azioni di enforcement sul sistema finanziario, consentendo così la piena applicazione della logica

della better regulation. Dai big data ai bettter data, dalla top-down regulation alla better regulation. Ecco perché il regtech pone i presupposti per una radicale

trasformazione dell’attuale struttura regolamentare e di vigilanza laddove anche il private banking si dovrà adeguare ai nuovi standard tecnologici.

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Uscire dalla comfort zone

Dopo la partenza sprint, i mercati finanziari si interrogano sui trend dei prossimi mesi Grillo (head of investor solutions di 10AK): “È l’ora di sperimentare percorsi diversi”

Come riorganizzare i portafogli in uno scenario pieno di incognite a livello macro, ma a fronte di un’economia globale che continua a crescere?

Ne abbiamo parlato con Andrea Grillo, head of investor solution di 10AK, società di crossborder advisory con sede a Londra.

Da una parte l’inflazione che erode il valore reale dei patrimoni, dall’altra il rialzo dei tassi da parte delle banche centrali: come cambia lo scenario per gli investitori?

Lo scenario è mutato radicalmente dal 2021. Ci troviamo di fronte a investitori i cui portafogli hanno registrato perdite di circa il 2025% sia in ambito azionario, che obbligazionario. Le tensioni derivanti dall’incertezza sui tassi alla luce di dati sull’inflazione in continua evoluzione hanno causato uno spiccato aumento delle volatilità di mercato e a un cambiamento nelle valorizzazioni dei portafogli degli investitori. Nel difficile contesto di mercato in cui ci troviamo, l’ancora di salvezza per gli investitori è uscire dalla confort zone dell’azionario e dell’obbligazionario, aprendo le porte a soluzioni innovative, diversificanti

ma soprattutto decorrelate dai mercati tradizionali. Storicamente si è visto che le asset class tradizionali (come azionario e obbligazionario) sono quelle che più risentono dell’effetto inflazionistico, mentre alcune strategie hedge fund come trend following, equity long/short o alcune commodities, si sono dimostrate resilienti e performanti in periodi di inflazione. Nell’ambito degli alternativi liquidi abbiamo sviluppato portafogli con obiettivi diversi ma complementari.

Di cosa si tratta?

Il primo, denominato Alternativa Yeld, combina performance e resilienza nell’attuale contesto di mercato mediante strategie (Ucits) in catastrophe bond, commodities carry, credit relative value e così via. Il secondo, Portafoglio alternative Performance, punta a generare ritorni in un contesto di alta volatilità ed inflazione, in cui spiccano strategie Cta, global macro Fx e simili. Nell’ambito degli alternativi illiquidi abbiamo messo a punto altri due portafogli: Coinvestimenti in alternativi illiquidi con sottostanti e driver di

ritorni indipendenti dallo scenario inflazionistico come litigation finance e insurance linked securities, health care tech e fintech. Infine investimenti a medio lungo termine in private equity, nei settori della tobotica , dell’intelligenza artificiale e dell’automation, che beneficiano degli investimenti in adattamento negli scenari di inflazione o recessione.

Quali sono oggi le principali preoccupazioni della clientela?

L’incertezza principale è su come le banche centrali gestiranno l’inflazione. Se aumentano troppo lentamente i tassi, l’inflazione potrebbe salire ancora, invece se aumentano troppo velocemente c’è la possibilità che aggravino ancora di più il rallentamento economico. E quindi in generale, il focus degli investitori è sulla diversificazione del portafoglio ma prestando particolare attenzione al risk management.

L’obiettivo principale rimane sempre quello di avere esposizione a tutte le opportunità offerte dai mercati, diminuendo la volatilità dei portafogli e aumentandole la resilienza in momenti di turbolenza dei mercati. Nel tempo abbiamo riscontrato

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che la grande maggioranza dei clienti istituzionali italiani con cui 1OAK mantiene rapporti di advisory sono costretti ad affrontare problematiche comuni ed alquanto simili tra di loro, come ad esempio l’eccesso di liquidità, la mancata diversificazione degli investimenti per esposizione geografica/settoriale e una consistente esposizione al rischio duration. Queste problematiche comportano conseguenze importanti che si traducono principalmente in un’eccessiva concentrazione dei rischi di portafoglio e mancate opportunità di investimento con i costi di opportunità che ne conseguono.

Chiudiamo su di voi. Quali sono, a suo avviso, i vostri punti di forza e gli elementi distintivi della vostra offerta?

Il business model unico di 1OAK integrato fra l’asset management, l’investment banking e l’advisory ci permette di sviluppare soluzioni di

investimento per la clientela Mifid 2, in grado di far fronte ad una elevata volatilità dei portafogli, a mercati finanziari fragili, e a rendimenti largamente negativi nei portafogli tradizionali. La nostra consulenza e le soluzioni di investimento mirano proprio a risolvere queste problematiche e mitigarne i relativi rischi, effettuando un impiego efficiente della liquidità, aumentando il grado di diversificazione ed aprendo la porta a soluzioni dinamiche ed efficienti che sfruttano tutte le asset class nel contesto dell’attuale scenario economico, per ottenere una massimizzazione delle opportunità di investimento a livello globale. L’esperienza pluridecennale dei membri del nostro senior team sui mercati internazionali, abbinata alle nostre collaborazioni strategiche ci consente di creare gestioni su misura per i nostri clienti, ideate per generare rendimenti stabili a volatilità contenuta.

Siamo inoltre consapevoli che la nostra clientela necessita di un approccio basato sul continuo monitoraggio del rischio complessivo del proprio portafoglio, e in questo senso abbiamo sviluppato soluzioni altamente sofisticate, con rendimenti potenzialmente interessanti, ma al contempo resilienti in periodi di elevata volatilità di mercato, con marcata attenzione al livello di rischio stabilito e alla tolleranza al rischio dal cliente.

Pilastro del successo di 1OAK sono infatti le numerose collaborazioni di cui sia avvale la casa madre di Londra, sia con le principali banche di investimento come Deutsche Bank, CitiBank, Nomura e BNP Paribas, che e con i maggiori gruppi di Asset Management globali come ad esempio BlackRock, per essere in grado supportare al meglio ed in piena architettura aperta l’implementazione delle proprie soluzioni di investimento.

Come si integrano l’headquarter londinese con la necessità di fornire una consulenza personalizzata e l’importanza del fattore umano per la clientela di elevato profilo?

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ASSET PRIVATE 37
Andrea Grillo

BERE COME BOND

I drink ricercati costituiscono una costante nelle pellicole dell’agente segreto

Dal Martini ai distillati, un buon alcolico non manca mai nelle pellicole di 007

Frequentatore di hotel di lusso e di bar fantastici, James Bond nella sua carriera non ha bevuto solo Martini. Diamo un’occhiata a cosa possiamo ordinare al bar, per avvicinarci, almeno idealmente, all’agente segreto.

Tra whisky e champagne

Vodka Martini, dal film “Licenza di uccidere” del 1962. Qui per la prima volta il pubblico mondiale può sentire la celebre frase. Vodka e vermouth dry gli ingredienti.

Mint Julep è la scelta per il film

Goldfinger del 1964: menta e whisky addolciscono il sapore amaro dato dalla morte della bond girl di turno. Rum Collins, nel 1965, Operazione tuono. Semplice e dissetante.

“Bollinger? Se è del ’69 significa che mi aspettavate” cosi Roger Moore in Moonraker, operazione spazio del 1979. L’amore per l’agente segreto nei confronti di questo champagne è noto da sempre, compare infatti nel 1956 nel libro Diamonds are forever. Malgrado questo champagne appaia

moltissime volte nella serie, pare che la Bollinger non abbia mai dovuto pagare per apparire. Altri champagne che il nostro eroe ama sono: Taittinger Brut o Blanc de Blancs 1943 e 1945, nonché il Veuve Cliquot. Un altro grande classico è il Dom Pérignon del 1953, 1955 (Missione Goldfinger) e 1962. Il Bloody Mary compare nel film del 1983 Mai dire mai. Invece Hale Berry e l’affascinante Pierce Brosnan sorseggiano Mojito nel 2002 nella pellicola La morte può attendere. In Casino Royal del 2006 James sorseggia del vino francese, in particolare del Chateau Angélus. Qui compare anche il Vesper Martini, invenzione dello scrittore che nasce come variazione del Martini: “tre parti di Gordon, una di Vodka, mezza di Kina Lillet”,

agitato con ghiaccio e servito con una scorza di limone.

Anche la birra

Skyfall del 2012 vede l’entrata in scena della birra Heineken. In questo caso si tratta di una sponsorizzazione, ma la scelta, che potrebbe essere accettabile in collegamento a un Daniel Craig meno dandy e più “proletario” di altri Bond, ha fatto storcere il naso a molti fan. A partire da Skyfall compare il Macallan. In Spectre lo troviamo sul tavolino del suo appartamento. Un altro distillato, anch’esso non partner ufficiale, che compare in questo film è il cognac Courvoisier. Dopo che Bond colpisce i due sicari, si passa allo Champagne, Bollinger RD 2002. In Spectre beve ancora Heineken e poi Dirty Martini. A questo punto non ci resta che attendere chi sarà l’interprete della prossima pellicola con l’agente segreto più noto al mondo e scoprire i suoi gusti.

LUCA COSLOVICH
DI
SHAKER 38 PRIVATE
Luca Coslovich, bartender, consulente e formatore, Casinò di Montecarlo.

Alternatives über alles

Demand for private capital continues to grow globally

Forecasts indicate that aum will surpass $23.3tn by end-2027

PRIVATE 40 PRIVATE

Against a backdrop of global macroeconomic challenges, demand for private capital continues to grow, with the industry’s relative resilience adding to its appeal. Our forecasts indicate that global alternatives

AUM will surpass $23.3tn by end2027, up from $13.7tn as of the end of 2021.

The last 12 months have been turbulent for risk assets across the board. The difference between events this year and the stimulusfueled market frenzy that we saw in 2021 couldn’t be starker. Some theories suggest that governments overdid their pandemic support packages, leading to an extreme rally in 2021 followed by a heavy fall in 2022. The global private equity market is in an adjustment period as a result, and activity will likely remain signifi cantly weaker in 2022 and 2023 across deal flow, performance, and fundraising. Despite these challenges, we still forecast strong growth for the global private equity market, with assets under management (AUM) growing at a 10.2% CAGR from 2021 to reach $7.6tn in 2027.

The role of geopolitical events

Geopolitical events have also contributed to the signifi cant volatility in the global financial markets. The war in Ukraine has severely disrupted energy supply in Europe and left liquefi ed natural gas (LNG) tankers trying to plug the deficit.

This has added to the already

powerful infl ationary pressures rippling through the global economy. The Federal Reserve, after being perceived as having been too slow to respond to initial pressures, is now scrambling to get ahead of the curve with aggressive rate hikes. Some view the Fed as being concerned about losing credibility should inflationary expectations become entrenched and may even be prepared to risk a hard landing in the real economy as a result. But at the same time, the Fed may feel compelled to ease monetary conditions once more should signifi cant stress build up in the fi nancial system.

The impact on equity markets has been profound. The MSCI ACWI Index declined by 21.1% up to October 2022, while the Bloomberg aggregate bond index also fell by 15.7%. By comparison, Preqin’s asset-level benchmarks indicate that global buyout returns declined by only 0.82% during the fi rst half of the year. The widening interest rate diff erential between the US and the rest of the world has strengthened the dollar, thus exporting additional infl ation to the rest of the world.

The evolution of PE

A disconnect has opened between public and private equity valuations, which will take some time to reconcile. In the meantime, the ongoing price discovery process may weigh on deal fl ow in our view. The IPO market has also seen a sharp deterioration, leading to trade

REPORT OUTLOOK PRIVATE 41

sales playing an even greater role –but nevertheless taking their cue on pricing from what is taking place in the public markets. There were 1,360 private equity exits globally in the fi rst nine months of 2022, with a total exit value of $324.3bn. This represents only 45.5% and 40.0% of the 2021 totals, respectively. Private equity has delivered strong returns to investors over the long-term, outperforming public indices such as the S&P 500 TR Index and MSCI World TR Index by a considerable margin. But performance is expected to dip,

trailing the downturns in public markets. The first signs of this are in PE buyouts, where there has been a -1.8% correction, driven mainly by declines in the performance of deals in information technology and healthcare. However, with IT buyouts down 5.8% compared to -28.8% for comparable ETFs, the correction has yet to be fully realized in private markets.

Venture capital

Venture capital fund managers found it harder to raise capital in 2022. A total of $162bn has been

raised so far this year, against a targeted total of $400bn. Even allowing for an increase in closings in the fourth quarter, the 2.47x multiple for capital targeted versus raised is the highest for a decade. Investors are favoring established managers, with 73% of the total capital raised by managers with four or more generations of funds. The proportion of capital raised by the 10 largest funds increased from 16% in 2021 to 26% in 2022 YTD.

Real estate

There are strong headwinds to the global real estate outlook. Rising interest rates and valuation concerns are likely to hit both fundraising and deal activity. Against this backdrop, investors are selective in their commitments to the asset class. Value added strategies are taking an increasing share of a smaller pool of capital, accounting for 35% of aggregate fundraising, far above the long-term average of 27%.

The $102bn raised in the first three quarters of 2022 is equal to 46% of the full year total last year and, with a pessimistic outlook, an end of year jump looks unlikely.

Hedge fund

Hedge funds played a defensive role in the market once again and guarded investors in 2022, though Preqin’s all-hedge-funds benchmark declined 9.3% to September (-12.2% annualized). Although losing money should never be celebrated, hedge funds

PRIVATE 42 PRIVATE
PRIVATE EQUITY BUYOUT DEAL VALUATION BENCHMARK, 2015Q3 2022 20 15 10 5 0 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 Q3 2022 SOURCE: PREQIN MEDIAN ENTRY EV/EBITDA (X)  ALL MEDIA ENTRY NET DEBT/EBITDA (X) ALL MEDIAN ENTRY EV/EBITDA (X)  IT MEDIA ENTRY NET DEBT/EBITDA (X) IT
Investors are selective in their commitments to the asset class
Value added strategies are taking an increasing share of a smaller pool of capital

VALUE ADDED SHARE OF REAL ESTATE FUNDRAISING

did offer some protection. Across the asset class, outflows and negative performance led to a 4.1% decline in AUM to $4.1tn in the first nine months of 2022. Strategies that delivered positive performance, including CTAs and macro, experienced inflows in every quarter, while North America-based managers benefited from historic outperformance over other regions and experienced a net inflow of +$534bn.

Private debt

Investors are continuing to allocate to private debt. The $172bn raised in the first three quarters of 2022 is 80% of last year’s record amount, while Preqin is tracking 837 private debt funds in the market seeking to raise a further $297bn. Private debt is firmly established in many investors’ portfolios, offering a

degree of inflation and interest rate protection and a compelling balance of risk and return. We expect private debt to be one of the fastest growing alternative asset classes over the next five years, with AUM predicted to grow to $2.3tn by December 2027, a CAGR of 10.8%.

Infrastructure

2022 will be a record year for unlisted infrastructure fundraising, with the $139bn raised globally in the first three quarters already $10bn more than full year 2021. The standout story is the boom in the US, with North Americafocused funds pulling in 68% of the total capital raised this year, far above the 42% average between 2011 and 2021. President Biden’s Infrastructure Investment and Jobs Act (2021) and the Inflation Reduction Act (2022) aims to

deliver a once in a generation investment program with upwards of $1.6tn committed over 10 years.

Natural resources

Natural resources were at the top of the performance table across alternatives, riding on the back of the strong commodities rally. The asset class posted a one-year rolling IRR of 34.6% through March 2022, ahead of Real Estate at 33.0%, and private equity at 29.3%. Despite the exceptional performance, pure natural resources funds raised just $3.8bn in the year to September, well down on the $13bn raised in 2021, as investors focused on funds in infrastructure, private equity, and venture capital with exposure to renewables and cleantech.

PRIVATE 44 PRIVATE
40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% YEAR OF FINAL CLOSE VALUE ADDED 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 Q3 2022

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Nel Regno Unito, questa promozione finanziaria è emessa da PGIM Limited con sede legale: Grand Buildings, 1-3 Strand, Trafalgar Square, Londra, WC2N 5HR. PGIM Limited è autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority (“FCA”) del Regno Unito (Codice di rifermento azienda 193418). Nello Spazio Economico Europeo (“SEE”), questa promozione finanziaria è emessa da PGIM Netherlands B.V. con sede legale in Gustav Mahlerlaan 1212, 1081 LA, Amsterdam, Paesi Bassi. PGIM Netherlands B.V. è autorizzata dall’ Autoriteit Financiële Markten (“AFM”) nei Paesi Bassi (numero di registrazione 15003620) e opera sulla base di un passaporto europeo.

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© 2022 PFI e le sue entità correlate, PGIM, il logo PGIM e il design Rock sono marchi di servizio di PFI e delle entità ad essa collegate, registrati in molte giurisdizioni del mondo. 1061374-00002-00

Supporto alle Pmi

In oltre 20 anni di attività, Quadrivio ha realizzato un centinaio di investimenti Ricciotti (ceo): “Così le partecipate diventano piccole multinazionali”

Un bilancio di oltre 20 anni di attività, un’analisi dei tratti caratteristici dell'azienda e anche un discorso sulle prospettive del private equity. PRIVATE ha incontrato Walter Ricciotti, co-fondatore e ceo di Quadrivio Group, nonché tra i principali esperti del settore nel nostro paese.

Partendo dal principio, quando e con quali obiettivi siete partiti?

Quadrivio Group nasce oltre 20 anni fa su iniziativa mia e di Alessandro Binello, entrambi ancora oggi alla guida del gruppo, con l’obiettivo di creare una realtà leader nel panorama degli investimenti di private equity. Proseguiamo in questa direzione, con una visione e una presenza sempre più internazionale.

Abbiamo un track record di oltre 100 investimenti effettuati e attualmente gestiamo tre fondi specializzati con focus sui principali macro trend: Made in Italy Fund, che investe nelle eccellenze del made in Italy (fashion, design, beauty, food&wine); Industry 4.0 Fund, che investe nell’innovazione tecnologica e nella transizione digitale delle Pmi;

e Silver Economy Fund, che investe in aziende che offrono beni e servizi destinati alla Silver Age. A breve lanceremo un nuovo fondo, Made in Italy Fund 2, che continuerà sul percorso di successo del fondo 1.

Qual è il suo ruolo nel private equity e cosa la contraddistingue rispetto ai suoi competitor?

Come ceo del gruppo, lavoro assieme ai miei soci e a tutto il nostro team per ricercare le migliori opportunità di investimento che rientrino nelle strategie che abbiamo identificato come prioritarie. Come gruppo prediligiamo realtà leader nel loro settore di riferimento, con grandi potenzialità di sviluppo e soprattutto con una prospettiva di crescita internazionale. Infatti lavoriamo alacremente per consolidare, managerializzare e internazionalizzare le piccole medie imprese, con l’obiettivo di trasformarle in piccole multinazionali. Per far ciò, negli anni abbiamo consolidato la nostra presenza internazionale. A oggi abbiamo 5 uffici: Milano, Londra, Lussemburgo, New York e Hong

Kong, presto apriremo un ufficio anche a Parigi. Questo è uno dei nostri aspetti distintivi rispetto ad altri player della nostra dimensione. Inoltre, rispetto alla maggior parte degli altri operatori, ci contraddistingue senza dubbio l’alto livello di specializzazione: investiamo infatti attraverso fondi tematici, che si avvalgono di figure professionali dedicate e con un’esperienza pluriennale nei settori di riferimento. Questo ci consente di avere una forte conoscenza dei settori in cui andiamo a investire, oltre che un ampio network a livello di aziende, imprenditori e manager. Infine, trasversalmente ai nostri settori di focus, abbiamo sviluppato importanti competenze nell’innovazione tecnologica, a nostro avviso driver irrinunciabile per la competitività di tutte le aziende in portafoglio, abbiamo spinto le aziende partecipate ad adottare serie politiche ESG e a ricercare una crescita non solo organica, ma anche attraverso acquisizioni e add-on (in particolare a livello internazionale, anche qui con il supporto dei nostri uffici esteri).

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Entrando nel dettaglio qual è il target e i settori di riferimento in cui opera, anche in termini di ticket?

Il nostro target è rappresentato da piccole medie imprese attive nelle aree di riferimento dei nostri tre attuali fondi. Ci rivolgiamo in particolare ad aziende con un fatturato tra i 20 e i 100 milioni di

euro, che rappresentano una quota considerevole del mercato italiano. Per quanto riguarda il fondo Made in Italy, investiamo su PMI che operano nelle aree tipiche del lifestyle di eccellenza dell’Italia (fashion, design, beauty, food&wine). A oggi Made in Italy Fund ha investito in 10 società: 120% Lino, azienda leader nella produzione di capi

in lino; Mohd, realtà italiana che vende e distribuisce a livello internazionale arredamenti di interni di alta gamma; Prosit, polo di cantine italiane di fascia premium; Rougj, brand che da oltre 30 anni formula, produce e distribuisce prodotti cosmetici nel canale farmacia; Rosantica, specializzata nella produzione di borse gioiello e accessori preziosi; Gcds, marchio della moda dallo stile disruptive; Dondup, brand di moda noto per i suoi capi di casual luxury; Xtrawine, digital company specializzata nella vendita e nella distribuzione di vino online; e infine Autry e Ghoud, due aziende italiane che producono e vendono in tutto il mondo fashion sneakers. Industry 4.0 Fund invece investe nell’innovazione tecnologica e nella transizione digitale delle PMI italiane del settore manifatturiero e dei servizi. Un fondo tematico che si rivolge a realtà leader nel proprio mercato di riferimento, vocate all’internazionalizzazione e con una forte propensione alla digitalizzazione della filiera produttiva.

Recentemente, quali sono le operazioni più importanti che avete e quelle di maggior rilevanza?

Tutte le operazioni realizzate sono per noi importanti e rientrano in un piano di sviluppo integrato e fortemente orientato alla diversificazione. Mi sento comunque di menzionare Autry, partecipata di Made in Italy Fund

PRIVATE EQUITY PRIVATE 47
Walter Ricciotti

attiva nel segmento delle sneakers, che chiuderà l’anno fiscale in corso vicina ai 100 milioni di euro di fatturato, rispetto ai circa 30 dell’anno precedente. Risultato molto importante, frutto di impegno e di un approccio sempre più focalizzato sull’omnicanalità e sullo sviluppo internazionale, con una forte attenzione alla selettività dei canali distributivi.

Lato Industry 4.0 Fund non possiamo non menzionare Rototech, realtà specializzata nella produzione di serbatoi a urea, da installare su veicoli alimentati a gasolio con l'obiettivo di abbatterne le emissioni nocive. Recentemente l’azienda ha investito a sua volta in Carbon Cylinder, realtà che sta sviluppando un impianto per la produzione di bombole ad alta pressione per lo stoccaggio dell’idrogeno. Un investimento importante, realizzato in vista della transizione ecologica in atto, che prevede il passaggio dall’utilizzo di veicoli industriali diesel a quelli a idrogeno.

Cosa significa operare nel private equity e come sta cambiando questo settore?

Investire in private equity significa innanzitutto investire in economia reale e investire assieme ai migliori imprenditori del nostro paese.

Il mercato italiano negli ultimi anni ha registrato una crescita significativa dei fondi di Private Equity, che stanno giocando un ruolo determinante per quel che riguarda lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

Un settore in crescita, ma sempre più competitivo e soggetto comunque ad una continua evoluzione, fatta di progressivi miglioramenti. Tra questi non possiamo non citare, come già anticipato, la maggiore attenzione alla specializzazione, la centralità delle tematiche ESG e il crescente focus sugli aspetti tecnologici. Se fino a qualche anno fa la stragrande maggioranza degli operatori aveva un approccio agli investimenti di tipo generalista, ora sono sempre più i fondi che seguono una strategia di investimento settoriale. Noi come Quadrivio Group ci siamo focalizzati su temi di investimento ben precisi: il made in Italy, l’industry 4.0 e la silver economy, che sono peraltro i nomi dei tre attuali fondi in gestione.

Guardando ai prossimi mesi, quali sono i settori da tenere sott'occhio e i cambiamenti che intravede?

Il mercato del private equity italiano ha dato in questi anni complessi prova di grande resilienza,

dimostrando come le aziende ben strutturate possano reagire al meglio anche nelle situazioni più critiche. Continueremo pertanto a investire in organizzazione, managerializzazione, digitalizzazione, aspetti ESG e internazionalizzazione, solo così sarà possibile continuare a far crescere organicamente le aziende in portafoglio. Lo scenario geopolitico attuale rende ovviamente più difficile una previsione di breve e di medio periodo per il nuovo anno appena cominciato; ciononostante ritengo che il 2023 possa essere un anno positivo per gli investimenti. Mi aspetto pertanto che i macrotrend di riferimento rimarranno gli stessi e che vi sarà maggiore selezione tra le aziende che saranno in grado di continuare il percorso di crescita e quelle che invece avranno maggiori difficoltà. Riteniamo che andrà ulteriormente a intensificarsi il fenomeno del reshoring: moltissime aziende stanno modificando le loro catene di approvvigionamento per rifornirsi da paesi più vicini, talvolta anche direttamente nel proprio stato di appartenenza. In termini di settori, se devo indicarne uno in cui ritengo che vi sia molto spazio di investimento per gli operatori specializzati di private equity è quello dell’health care. Come Quadrivio Group crediamo infatti che nel settore privato della sanità vi siano molte opportunità di consolidamento e di creazione di operatori importanti a livello internazionale.

PRIVATE 48 PRIVATE LE ATTUALI PARTECIPAZIONI LE AZIENDE PRESENTI NEL PORTAFOGLIO MADE IN ITALY FUND LE AZIENDE DEL PORTAFOGLIO INDUSTRY 4.0 FUND
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Polizze, limiti alla privacy

Per il Tribunale di Reggio Emilia il diritto alla difesa prevale su quello alla riservatezza Sancita la terzietà delle compagnie di assicurazioni, ma restano dubbi applicativi

Le polizze sulla vita costituiscono uno strumento importantissimo e sempre più utilizzato nell’ambito della pianificazione successoria in quanto, oltre ad offrire dei notori vantaggi fiscali, aiutano a realizzare il trasferimento del proprio patrimonio in conformità ai propri desiderata.

Il fatto che il diritto alla prestazione sia un diritto proprio che il beneficiario acquisisce nei confronti dell’impresa di assicurazioni e che, dunque, tale diritto non giunga al beneficiario transitando per l’asse ereditario del de cuius-contraente fa sì che la polizza vita possa essere proficuamente utilizzata per allargare le strette maglie delle regole sulle successioni presenti nel nostro codice civile.

Limiti normativi

Ovviamente la disciplina codicistica contiene dei mitigant al fine di evitare che la sottoscrizione di una polizza privi di cogenza le regole generali previste in materia di successione tra cui, in particolare, quelle sul rispetto della quota di legittima. Infatti, seppur la prestazione assicurativa non

rientra nell’asse ereditario, è altresì indiscutibile che in merito ai premi pagati trovano applicazione le norme in materia di collazione ereditaria e di riduzione delle donazioni il che, di fatto, determina che i premi versati all’impresa assicurativa, a differenza della prestazione da questa erogata, vengono nella sostanza attratti a livello di computo nella massa ereditaria, laddove risulti lesa la legittima. Ma se così è, appare evidente quanto sia importante per gli eredi legittimi, che si ritengano lesi nei loro diritti successori, conoscere i nomi dei beneficiari delle polizze sulla vita concluse in vita dal de cuius: senza la possibilità per gli eredi di conoscere chi siano i soggetti nei confronti dei quali esercitare le eventuali azioni a tutela dei propri diritti successori tali istituti resterebbero, infatti, lettera morta.

L’orientamento del Garante

È in questo contesto che si colloca una recentissima sentenza del Tribunale di Reggio Emilia che verte proprio sul diritto degli eredi, asseritamente lesi nei loro diritti ereditari, di conoscere il nome dei

beneficiari dei contratti assicurativi conclusi in vita dal de cuius. La tematica è molto delicata in quanto si registrano numerosi pareri del Garante sulla Privacy che affermano che le imprese di assicurazione, anche ove richieste in tal senso dagli eredi del contraente, non debbano fornire i dati dei beneficiari in quanto soggetti terzi. Diversamente la giurisprudenza di merito si è spesso espressa in senso contrario, stabilendo che gli eredi avevano diritto a conoscere l’identità dei beneficiari in quanto solo così si consentiva agli stessi di azionare in via giudiziale i propri diritti.

Impasse per gli operatori

Da qui una notevole impasse per imprese di assicurazione e distributori assicurativi che, da un lato, non potevano fornire i dati dei beneficiari agli eredi e, dall’altro, una volta convenuti in giudizio, risultavano spesso soccombenti seppur la loro condotta fosse improntata al rispetto della normativa di riferimento, così come interpretata dalle autorità di vigilanza. Il principio ispiratore della sentenza del Tribunale di Reggio

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Emilia, condiviso anche da un recente orientamento di legittimità, può essere riassunto in una sola parola: bilanciamento. Il giudice emiliano afferma infatti la necessità di contemperare l’interesse alla protezione dei dati dei beneficiari con il diritto degli eredi, in caso di lesione dei loro diritti successori, a far valere in sede giudiziale le proprie ragioni. Tra questi due opposti interessi prevale il secondo poiché, laddove così non fosse, gli eredi sarebbero nella sostanza impossibilitati a far valere i propri diritti.

Sentenza innovativa

In sintesi il diritto alla difesa in giudizio è stato ritenuto prevalente sul diritto alla riservatezza del beneficiario i cui dati sono necessari al fine di ottenere la tutela giudiziale dei diritti.

La parte maggiormente innovativa della sentenza in esame è quella in cui si precisa che questo bilanciamento tra interessi contrapposti non può essere effettuato da soggetti privati ma, invece, necessita dell’intervento dell’Autorità giudiziaria.

Questioni

ancora aperte

Il Tribunale di Reggio Emilia ha, infatti, precisato che l’impresa di assicurazione non avrebbe potuto autonomamente comunicare i dati dei terzi all’erede, essendo invece necessario un provvedimento giudiziario che disponesse in tal senso previa effettuazione di un controllo volto ad assicurare che l’istanza di accesso ai dati non sia pretestuosa, ovvero proposta da soggetti che non vantano neppure in astratto un diritto soggettivo da tutelare.

Il precedente in esame, pur importante, non è del tutto soddisfacente in quanto non evita il coinvolgimento di imprese di assicurazioni e distributori assicurativi in giudizi rispetto ai quali non nutrono alcun interesse e nei quali possono essere condannati a pagare le spese processuali. Ha però il pregio di far risaltare la terzietà delle imprese di assicurazione rispetto a contenziosi che coinvolgono gli eredi ed i beneficiari in ragione dell’operato originario del contraente al momento della stipula della polizza vita.

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La disciplina codicistica contiene dei mitigant al fine di evitare che la sottoscrizione di un contratto privi di cogenza le regole generali previste in materia di successione tra cui, in particolare, quelle sul rispetto della quota di legittima
*Partner dello studio legale Zitiello Associati

Imprenditoria d’acciaio

L’epopea degli Amenduni, che hanno costruito un colosso della siderurgia Le radici sono in Puglia, con un business sviluppato a livello mondiale

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DI STEFANO FOSSATI
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Lontana sia dai riflettori, sia dalle cronache mondane, poco o per nulla nota al grande pubblico, in realtà la famiglia Amenduni, proprietaria delle Acciaierie Valbruna di Vicenza, rappresenta uno dei più importanti nuclei industriali di quel Veneto divenuto, nel secondo dopoguerra, una delle locomotive economiche d’Italia. Anche se almeno una parte della storia ha origine molti chilometri più a sud, in Puglia, dove il 4 aprile 1918 nacque il patriarca Nicola.

Le origini

Cresciuto in provincia di Bari, Nicola aveva solo sette anni quando, su a Vicenza, l’imprenditore Ernesto Gresele fondò la Ferriera Valbruna, piccola azienda specializzata nella produzione di attrezzi per l’agricoltura. E ancora non poteva certo sapere che, poco più di un quarto di secolo dopo, proprio quell’azienda e la città veneta lo avrebbero proiettato nell’Olimpo dei grandi capitani d’azienda. Anche se aveva ancora i pantaloni corti, quando venne a contatto con il mondo dell’industria: a 11 anni, infatti, il padre Michele iniziò ad accompagnarlo all’interno della fabbrica di famiglia, che dal 1905 realizzava macchine in ghisa per la raccolta delle olive e per la produzione di olio e vino. Una piccola impresa a conduzione decisamente familiare, tanto che già nel 1933 il 15enne Nicola, pur continuando a frequentare la scuola, iniziò a lavorare in pianta stabile

nell’azienda per sostituire il padre, costretto a letto dalla malaria.

Self made man

“Non mi era ancora spuntata la barba ed ero estremamente incuriosito dal liquido incandescente che osservavo colare negli stampi e prendere poi il colore e la solidità della ghisa”, raccontava Amenduni ricordando quegli anni. La curiosità stimola la passione e la passione, spesso, alimenta la creatività: così, dopo avere assunto la guida del laboratorio nel 1937 a seguito dell’aggravarsi delle condizioni di salute del padre Michele (sarebbe morto tre anni dopo), negli anni successivi il giovane Nicola iniziò a progettare macchinari innovativi per l’industria olearia.

Le cronache ricordano in particolare la “superpressa”, costruita con blocchi di acciaio inossidabile prodotto dalla Cogne. Fino a quando la guerra non fermò tutto.

Emigrazione a Nord-Est

Ma Amenduni non era certo tipo da scoraggiarsi. Anzi. Se nell’immediato dopoguerra le aziende agricole del Sud non avevano soldi per comprare nuove attrezzature, lui andava a cercare opportunità

altrove: comprava dalla Svezia pasta per detersivi che rivendeva alle imprese italiane, si lanciò nel business della compravendita di petrolio dall’Iran proprio mentre Enrico Mattei veniva nominato liquidatore dell’Agip. Quello stesso Mattei che, anni prima, quando era

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alla direzione della Conceria Fiore di Matelica, andava a Bari a chiedere ad Amenduni di regalargli pezzi di ghisa che altrimenti non avrebbe potuto pagare. Passata l’emergenza, Nicola tornò a occuparsi dell’azienda, trasformandola in una vera realtà industriale: per fare ripartire la produzione olearia a livelli importanti c’era bisogno delle sue macchine, un passo avanti a quelle della concorrenza. Gli ordinativi aumentavano e Amenduni partì alla ricerca di nuovi fornitori di acciaio. Nel 1952 arrivò a Vicenza per trattare con Ernesto Gresele il quale, negli anni, aveva anch’egli espanso significativamente la sua impresa: nel 1939 all’attività della ferriera si erano affiancati l’acciaieria e il laminatoio e nel 1947, appena terminata la ricostruzione degli stabilimenti distrutti dai raid aerei tre anni prima, la denominazione era cambiata in Acciaierie Valbruna Ernesto Gresele.

Il matrimonio

Già dal primo incontro il vecchio industriale veneto e l’intraprendente imprenditore pugliese si piacquero, parlavano con accenti diversi ma la lingua era la stessa, quella del lavoro, della fabbrica. Nel 1956 Gresele, con tutta la famiglia, si recò a Bari per far visita ad Amenduni, che in quell’occasione conobbe la figlia del patron dell’acciaieria, Maria (ma lui preferiva chiamarla Mariù). Si sposarono poco tempo dopo e fu così che, nel giro di pochi anni, Vicenza sarebbe diventata

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Michele Amenduni

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Leonteq è una società svizzera attiva nei settori finanziario e tecnologico, specializzata nell’emissione di certificati di investimento. Fondata nel 2007 e quotata sulla Borsa di Zurigo dal 2012, è diventata uno dei protagonisti del mercato dei certificati di investimento grazie all’esperienza sviluppata negli anni ed alla piattaforma proprietaria di cui si avvale. Dall’inizio della sua attività in Italia, Leonteq ha emesso oltre 2400 prodotti di investimento sui mercati EuroTLX, SeDeX e Hi-Cert. A conferma della sua solidità, la società ha ottenuto il rating investment grade (BBB- con outlook positivo) dall’agenzia Fitch Ratings.

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• I certificati phoenix autocallable consentono di ricevere delle cedole condizionate se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore alla barriera della cedola ad ogni data di osservazione, assumendo che non si sia verificato alcun rimborso anticipato. Grazie all‘effetto memoria, ad ogni data di pagamento della cedola saranno accreditate anche le eventuali cedole non pagate in precedenza.

• Ad ogni data di osservazione, se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è superiore al rispettivo trigger autocall, il prodotto sarà rimborsato anticipatamente e l’investitore riceverà il 100% del valore nominale più le eventuali cedole non pagate in precedenza.

• L‘autocall trigger level decrescente, elemento caratteristico dei nostri certificati autocallable, aumenta la probabilità di richiamo anticipato.

• Alla scadenza, qualora il prodotto non sia stato rimborsato anticipatamente, gli scenari possibili sono i seguenti: (1) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore non è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il 100% del valore nominale; (2) se il livello di chiusura del sottostante con la performance peggiore è pari o al di sotto della barriera, l’investitore riceverà il valore nominale ridotto dell’1% per ogni punto percentuale di performance negativa del sottostante con la performance peggiore.

Emittente Leonteq Securities AG MAX CEDOLE P.A.*SOTTOSTANTIBARRIERASCADENZAISIN 6.00% Euro Stoxx 50 ®, Nikkei 225 ®, S&P 500 ® 60% Europea27.08.2024CH1210539271 6.00% Nasdaq 100, Russell 2000 ®, S&P 500 ® 60% Europea09.09.2024 CH1210543760 5.00% Euro Stoxx 50 ®, iShares MSCI Emerging Markets - ETF, S&P 500 ® 60% Europea16.09.2024CH1134492649 5.00% Euro Stoxx 50 ®, iShares China Large Cap UCITS - ETF, S&P 500 ® 60% Europea21.10.2024CH1139079359 7.00% Euro Stoxx 50 ®, FTSE MIB, S&P 500 ® 60% Europea26.01.2026CH1243095382

emittente Fitch

PUBBLICITÀ

La presente comunicazione ha finalità pubblicitarie e non costituisce sollecitazione, consulenza, raccomandazione né ricerca in materia di investimenti. Prima di assumere qualsiasi decisione di investimento, leggere attentamente il Prospetto di Base, ogni eventuale supplemento e la relativa Nota di Sintesi nonché le Condizioni Definitive (Final Terms) e il Documento contenente le informazioni chiave (KID) di ciascun prodotto, con particolare attenzione alle sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’investimento, alle sedi di esecuzione ed ai costi e oneri connessi. Per prodotti emessi da Leonteq Securities AG, il Prospetto di Base è stato approvato dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) in Lussemburgo e notificato alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) in Italia. Per prodotti emessi da EFG International Finance (Guernsey) Ltd, il Prospetto di Base è stato approvato dalla Central Bank of Ireland in Irlanda e notificato alla CONSOB in Italia. L’approvazione dei Prospetti di Base non va intesa come approvazione da parte delle relative autorità degli strumenti finanziari emessi in base agli stessi e/o ammessi alla negoziazione in mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione (MTF). I Prospetti di Base e gli altri documenti relativi agli strumenti finanziari sono disponibili sul sito https://certificati.leonteq.com/our-services/ prospectuses-notices, oppure gratuitamente presso Leonteq Securities AG, Europaallee 39, 8004 Zurigo, Svizzera. Il valore dei prodotti finanziari è soggetto a oscillazioni del mercato, che possono condurre alla perdita, totale o parziale, dei capitali investiti nei prodotti finanziari. I rendimenti riportati non sono indicativi di quelli futuri e sono espressi al lordo di eventuali costi e/o oneri a carico dell’investitore. I prodotti finanziari descritti non sono prodotti semplici e il loro funzionamento può essere di difficile comprensione. Si raccomanda agli investitori di consultare un consulente finanziario competente prima di investire nei prodotti finanziari. Gli strumenti finanziari collegati agli indici non sono in alcun modo sponsorizzati, garantiti, promossi o venduti dai licenziatari ed licenziatari non rilascia alcuna dichiarazione, garanzia o assicurazione espressa o implicita in merito a: (a) l’opportunità di investire negli strumenti finanziari; (b) la qualità, l’accuratezza e/o la completezza dell’Indice; e/o (c) risultati conseguiti o che verranno conseguiti da qualsiasi persona o soggetto tramite l’utilizzo dell’Indice. I licenziatari si riservano il diritto di modificare le modalità di calcolo o di pubblicazione relative all’Indice. I licenziatari non saranno responsabili per eventuali danni subiti o derivanti dall’utilizzo (o dall’impossibilità di utilizzo) dell’Indice. In alcun modo i licenziatari promuovono, garantiscono o sono in altro modo coinvolti nell’emissione e nell’offerta dei presenti Prodotti. I licenziatari non rilasciano alcuna dichiarazione o garanzia, espressa o implicita, in merito all’opportunità di investire in titoli o prodotti finanziari in generale, o nei presenti Prodotti in particolare, o rispetto alla capacità di alcuno dei rispettivi indici di riflettere le opportunità di investimento nei mercati finanziari o di raggiungere in altro modo il proprio obiettivo. I licenziatari non assumo alcun obbligo o responsabilità in relazione alla gestione, alla commercializzazione o alla vendita dei presenti Prodotti.

I prodotti sono soggetti a limitazioni di vendita per SEE, Hong Kong, Singapore, Stati Uniti, soggetti statunitensi (US persons) e il Regno Unito (l’emissione è soggetta alla legge svizzera).

Questa comunicazione è redatta da Leonteq Securities (Europe) GmbH, Milan branch, che è autorizzata da Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin) in Germania e soggetta a supervisione limitata da parte di CONSOB in Italia Gli investitori non possono acquistare i prodotti finanziari descritti direttamente da Leonteq Securities (Europe) GmbH o da società a essa affiliate ma soltanto tramite banche o altri fornitori di servizi finanziari. © Leonteq Securities AG, 2023. All rights reserved.

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Rating
La percentuale indica l’importo massimo per anno della somma delle cedole condizionali (pagabili periodicamente). Tale percentuale è puramente indicativa in quanto non vi è garanzia che si verifichino le condizioni per l’ottenimento dell’intero importo (e l’importo effettivamente pagato potrebbe essere anche pari a zero). BBB- Positive outlook Denominazione EUR 1’000 Mercato di quotazione EuroTLX , SeDeX

la città d’adozione di Nicola Amenduni. Nel 1957 il suocero, avendone ormai ben colte le capacità imprenditoriali, gli chiese di entrare nelle Acciaierie Valbruna per tentare di risollevare le sorti di un’azienda oberata dai debiti. Una decisione che avrebbe segnato una svolta per l’impresa e per lo stesso Amenduni, anche se all’inizio non fu affatto facile, nel profondo NordEst degli anni ’50: “Ero il marito della figlia del proprietario. Ed ero meridionale. Ma ho conquistato il rispetto di tutti con la dedizione al lavoro, che qui in Veneto è una

religione, e con la capacità tecnica, perché io ero veramente un maestro di fonderia”, scrisse nel 2016 nella sua autobiografia “Olio, acciaio e… fantasia. I miei impetuosi cent’anni (o quasi) fra Bari e Vicenza”, pubblicata per Rumor Edizioni in occasione del suo 98esimo compleanno.

L’ingresso in Mediobanca e Generali Furono i fatti a dimostrare che quel giovane pugliese non aveva meritato i ruoli crescenti all’interno della società solo perché era il genero del “padrone”. Al suocero, Amenduni

La curiosità stimola la passione, che spesso alimenta la creatività: così, dopo avere assunto la guida del laboratorio nel 1937 a seguito dell’aggravarsi delle condizioni di salute del padre Michele, durante gli anni successivi il giovane Nicola iniziò a progettare macchinari innovativi destinati all’industria olearia

aveva posto una condizione: “O si fa a modo mio, o non se ne fa nulla”. E si fece a modo suo. A partire dalla scelta di puntare con convinzione sull’acciaio inossidabile, che sarebbe diventato un prodotto chiave del boom industriale del decennio successivo, abbandonando gradualmente la produzione di acciai basso-legati. Nel 1960, la fonderia fu delocalizzata a Piove di Sacco, nel Padovano, lasciando i capannoni di Vicenza completamente a disposizione dell’acciaieria e del laminatoio. E nel 1964, per tagliare i costi delle intermediazioni, venne

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Nicola Amenduni (1918-2022).

LOW BARRIER CASH COLLECT SU PANIERI DI AZIONI

BarrierePremioeaScadenzaparial40%

Premimensilipotenzialiconeffettomemoriatralo0,75%1(9,00%p.a.)eil2,05%(24,60%p.a.)

CARATTERISTICHE PRINCIPALI:

Premimensilipotenzialitralo0,75%(9,00%p.a.)eil2,05%(24,60%p.a.)delvalorenominaleconEffettoMemoria

BarrieraPremioeaScadenzaparial40%delvaloreinizialedeisottostanti

Scadenzaatreanni(14Novembre2025)

Rimborsocondizionatodelcapitaleascadenza

Sededinegoziazione:SeDeX(MTF),mercatogestitodaBorsaItaliana

I Certificate Low Barrier Cash Collect su panieri di Azioni consentono di ottenere potenziali premi con effetto memoria nelle date di valutazione mensili anche nel caso di andamento negativo delle azioni sottostanti purché la quotazione di tutte le azioni che compongono il paniere sia pari o superiore al livello Barriera Premio (che è pari al 40% del valore iniziale delle azioni sottostanti). Inoltre, a partire dal sesto mese di vita, i Certificate possono scadere anticipatamente qualora nelle date di valutazione mensili tutte le azioni che compongono il paniere quotino a un valore pari o superiore al rispettivo valore iniziale. In questo caso l’investitore riceve, oltre al premio mensile, il Va lore Nominale oltre gli eventuali premi non pagati precedentemente (c.d. Effetto Memoria).

A scadenza, se il Certificate non è scaduto anticipatamente, sono due gli scenari possibili:

se la quotazione di tutte le azioni che compongono il paniere è pari o superiore al livello Barriera a Scadenza, il Certificate rimborsa il Valore Nominale più il premio con Effetto Memoria;

se la quotazione di almeno una delle azioni che compongono il paniere è inferiore al livello Barriera a Scadenza, il Certificate paga un importo commisurato alla performance della peggiore tra le azioni che compongono il paniere (conconseguenteperdita,parzialeototale,delcapitaleinvestito).

ISINAZIONI SOTTOSTANTIBARRIERAPREMIO MENSILE

NLBNPIT1JU31IntesaSanPaolo,Unicredit40%0,80%(9,60%p.a.)

NLBNPIT1JU49Unicredit,Nexi,Leonardo40%1,15%(13,80%p.a.)

NLBNPIT1JU56Eni,Enel,Pirelli40%0,75%(9,00%p.a.)

NLBNPIT1JU98*Ferrari,Porsche,Tesla40%1,20%(14,40%p.a.)

NLBNPIT1JUB8*Netflix,Meta,Uber40%1,20%(14,40%p.a.)

NLBNPIT1JUF9*PlugPower,Sunrun,Veolia40%2,05%(24,60%p.a.)

NLBNPIT1JUH5*Amazon,DeliveryHero,Uber40%1,85%(22,20%p.a.)

espressi in euro (esempio 0,75 €) devono intendersi al lordo delle ritenute fiscali previste per legge

* Il Certificate è dotato di opzione Quanto che lo rende immune dall’oscillazione del cambio tra euro e la valuta del sottostante

Il Certificate è uno strumento finanziario complesso

SCOPRILI TUTTI SU investimenti.bnpparibas.it

Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Prima di adottare una decisione di investimento, al fine di comprenderne appieno i potenziali rischi e benefici connessi alla decisione di investire nei Certificate leggere attentamente il Base Prospectus for the issuance of Certificates approvato dall’Autorité des Marchés Financiers (AMF) in data 01/06/2022, come aggiornato da successivi supplementi, la Nota di Sintesi e le Condizioni Definitive (Final Terms) relative ai Certificate e, in particolare, le sezioni dedicate ai fattori di rischio connessi all’Emittente e al Garante, all’investimento, ai relativi costi e al trattamento fiscale, nonché il relativo documento contenente le informazioni chiave (KID) ove disponibile. Tale documentazione è disponibile sul sito web investimenti.bnpparibas.it. L’approvazione del Base Prospectus non dovrebbe essere intesa come approvazione dei Certificate . L’investimento nei Certificate comporta il rischio di perdita totale o parziale del capitale inizialmente investito, fermo restando il rischio Emittente e il rischio di assoggettamento del Garante allo strumento del bail-in. Ove i Certificate siano venduti prima della scadenza, l’Investitore potrà incorrere anche in perdite in conto capitale. Nel caso in cui Certificate siano acquistati o venduti nel corso della sua durata, il rendimento potrà variare. Il presente documento costituisce materiale pubblicitario e le informazioni in esso contenute hanno natura generica e scopo meramente promozionale e non sono da intendersi in alcun modo come ricerca, sollecitazione, raccomandazione, offerta al pubblico o consulenza in materia di investimenti. Inoltre, il presente documento non fa parte della documentazione di offerta, né può sostituire la stessa ai fini di una corretta decisione di investimento. Le informazioni e grafici a contenuto finanziario quivi riportati sono meramente indicativi e hanno scopo esclusivamente esemplificativo e non esaustivo. Informazioni aggiornate sulla quotazione dei Certificate sono disponibili sul sito web investimenti.bnpparibas.it.

MESSAGGIOPUBBLICITARIO
1 Gli importi espressi in percentuale (esempio 0,75%) ovvero

aperto a Milano il primo magazzino destinato alla vendita diretta alla clientela. Nel giro di pochi anni, Amenduni non solo fu in grado di raddrizzare la situazione finanziaria, ma fece della Valbruna uno dei leader internazionali del settore, in diretta concorrenza con le milanesi Breda e Falck.

L’ascesa finanziaria

Ma né Vicenza né Milano erano i punti di arrivo per il vulcanico imprenditore partito dalla Puglia: nel 1966, quando ancora la parola “internazionalizzazione” non ricorreva così spesso nel lessico dell’industria italiana, fondò a Cali, in Colombia, la Sidelpa, ancora oggi unica realtà in grado di produrre acciai speciali nel paese sudamericano. Le Acciaierie Valbruna continuavano intanto a crescere anche in patria: nel 1972 fu inaugurata la nuova, grande sede nella zona industriale di Vicenza, dove negli anni successivi venne gradualmente trasferita tutta la produzione. Anni dopo, rispettivamente nel 1995 e nel 2004, sarebbero state acquisite le Acciaierie Bolzano e la statunitense Slater Steels, nell’Indiana.

Il peso assunto nel panorama industriale italiano proiettò “don Nicola” – come avevano iniziato a chiamarlo a Vicenza - ai piani alti della finanza che conta: diventò

azionista di Mediobanca, di cui entrò anche nel patto di sindacato, nonché di Generali e – più recentemente – della società di investimenti

immobiliari Aedes Siiq. Anche se fece di tutto per tenere la finanza il più possibile lontano dalla sua azienda. Come quella volta che un certo Michele Sindona, non ancora banchiere, si presentò a Vicenza insieme con il vicepresidente di una multinazionale americana dell’acciaio che aveva manifestato interesse per la Valbruna, salvo poi cambiare idea. Nicola Amenduni sentì puzza di bruciato e, alla fine, li mise alla porta.

Legami con le radici Scomparso il 7 febbraio 2022 alla veneranda età di 103 anni, “don Nicola” mantenne fino all’ultimo un ruolo centrale nelle Acciaierie Valbruna e nelle altre controllate, pur avendo coinvolto in ruoli di sempre maggiore responsabilità i cinque figli avuti da “Mariù”: Michele, Ernesto, Massimo, Maurizio e Antonella. A loro fa capo oggi un piccolo impero industriale e finanziario che, oltre al polo siderurgico (2.500 dipendenti nel mondo per un fatturato di

1.223,3 milioni di euro nel 2021), comprende la maggioranza del veicolo d’investimento Ferak, che detiene circa l’1,3% di Generali, e la holding immobiliare Vi-Ba, che controlla poco meno del 10% di Aedes Siiq. Senza dimenticare naturalmente alla storica azienda fondata dal nonno Michele in Puglia. Perché Nicola, divenuto vicentino d’adozione, non tagliò mai i ponti con la Puglia. È qui che l’impresa di famiglia, diventata Amenduni Nicola Spa, prosegue tutt’oggi la sua attività attraverso lo stabilimento principale di Modugno, in provincia di Bari: il 75% dei 21,6 milioni di ricavi deriva oggi dall’estero, a partire dalla Spagna, dove l’azienda è presente con una sede a Jaén, in Andalusia. La chiave del successo? La ricordò Nicola Amenduni in una delle sue ultime interviste: “È rappresentata dal controllo di gestione. Con il controllo di gestione si capisce tutto. Apri gli occhi. Vedi dove guadagni e dove perdi”. Più semplice di così…

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4
GLI STABILIMENTI DEL GRUPPO VALBRUNA, A VICENZA, BOLZANO, FORT WAYNE (USA) E WELLAND (CANADA) 1.223,3 MILIONI DI EURO IL FATTURATO 2021 DEL GRUPPO VALBRUNA 1,3% LA QUOTA DI ASSICURAZIONI GENERALI DETENUTA DAGLI AMENDUNI TRAMITE LA CONTROLLATA FERAK

Giochiamo in difesa

Le

In uno scenario che rimane difficile per i mercati, investiamo negli hedge fund per proteggere il portafogli, applicando la diversificazione e la selezione delle migliori strategie.

Meglio la prudenza

Il 2022 è stato un anno estremamente difficile per i mercati, con un ribasso significativo sia sulle azioni (S&P 500 -19%, EuroStoxx -12%), che sulle obbligazioni (titoli di Stato Usa -31%, Bund tedeschi -20%). Nel 2023, soprattutto dopo il rimbalzo di gennaio, rimaniamo prudenti, a fronte del graduale rallentamento dell’economia, delle tensioni geopolitiche e della politica monetaria delle banche centrali, che rimane restrittiva nonostante il calo dell’inflazione.

Gli hedge fund sono uno strumento chiave per generare rendimenti e ridurre il rischio in un ambiente caratterizzato da volatilità e incertezza. Tuttavia, guardando all’anno passato, vediamo che la categoria se da un lato ha sovraperformato i portafogli tradizionali, dall’altro ha chiuso in negativo con l’indice EurekaHedge Hedge Fund Index a -4.6%. Un’esposizione generale all’asset class non è dunque sufficiente per proteggere il portafoglio da sorprese sui mercati: è necessario effettuare una selezione accurata sia a livello di gestori individuali, sia di strategie.

La performance

Sul fronte delle strategie, i fondi Cta sono stati i top performer

(+6,61%), grazie ai forti trend che si sono sviluppati nelle materie prime e nelle valute. Chiudono in positivo anche i fondi Equity Market Neutral (+2,02%), che si posizionano simultaneamente al rialzo e al ribasso, annullando così l’esposizione al mercato, e i fondi Distressed Debt (+3,62%) che investono, a forte sconto, nel debito di società in crisi finanziaria. Le strategie Global Macro hanno registrato un rendimento piatto (-0,39%); una vera sorpresa, dato che la volatilità avrebbe dovuto favorire la strategia. Hanno retto l’urto i fondi di arbitraggio (-0.89%), che generano guadagni stabili sfruttando le inefficienze del mercato, ma possono soffrire in caso di shock. I fondi Fixed Income (-3,10%), hanno sofferto molto

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Gli hedge fund aiutano a proteggere i portafogli in una fase di incertezza
strategie più promettenti sono le Cta e quelle basate su arbitraggio
DI ROBERTO FALZONI

meno del mercato obbligazionario (-19%). I fondi Long/Short Equity (-8,22%), Equity Long-Bias (-12,39%) e, in misura minore, Event Driven (-4,88%), hanno sofferto l’esposizione al mercato azionario, senza davvero ottenere un contributo significativo tramite lo stock picking. I fondi MultiStrategy hanno performato meglio dell’aggregato (-1,73%). I fondi sulle criptovalute hanno concluso con risultati disastrosi, perdendo in media il 51,93%, un dato che ha portato a numerosi fallimenti di società del settore, come nel caso dell’exchange Ftx e del fondo Three Arrows Capital.

Dispersione nei risultati

Il dato complessivo nasconde una forte dispersione nei risultati, con alcuni evidenti vincitori e molti vinti: alcuni dei più grandi fondi Multi-Strategia, come Citadel (+38%) e Millennium Management (+12%), hanno generato rendimenti significativi, così come alcuni gestori emergenti (Masayume Reflex +7,6%, HCM FX + 15%). Nei Global Macro, in cui il risultato medio è stato deludente, spiccano in maniera ancora più marcata i guadagni dei top performer, come Brevan Howard (+20%) e Rokos (+51%). Guardando invece ai peggiori, molti dei manager “bandiera” della pandemia hanno registrato perdite a doppia cifra, in quanto eccessivamente focalizzati sul settore tecnologico, fortemente colpito dal rialzo dei tassi di interesse; pensiamo

PERFORMANCE A CONFRONTO

a Tiger Global (-56%) e Coatue Management (-19%).

L’importanza della diversificazione

La disparità nei rendimenti evidenzia quanto sia importante mantenere un’allocazione diversificata, anche all’interno di ogni singola strategia, per compensare sorprese negative sui manager individuali. Anche nel 2023, un’esposizione indiscriminata all’asset class non rappresenta una soluzione: troviamo invece un punto di equilibrio in un paniere di 5-10 prodotti, attivi nelle strategie più promettenti e selezionati da professionisti che hanno le competenze e le risorse per effettuare un’accurata due diligence.

Nuova allocazione

Sul fronte delle strategie, preferiamo i Cta, che potranno catturare i principali movimenti nelle valute e nelle materie prime, i Global Macro, che avranno molte opportunità di trading in un mercato volatile, e i

fondi di Arbitraggio, che comportano un minore rischio e generano rendimenti non correlati ad azioni ed obbligazioni. Guardiamo con interesse anche alle grandi società multistrategia, che beneficiano di economie di scala nella ricerca e sviluppo e sono diversificati su più portfolio manager. Rimaniamo cauti sui Long Short Equity, che rimangono esposti a eventuali correzioni nei listini azionari, e ai Distressed Debt, che possono registrare forti perdite nel caso in cui la recessione prevista dagli economisti si materializzi, con relativi default sul credito. Favoriamo l’approccio discrezionale rispetto a quello sistematico, in quanto riteniamo che, in un ambiente caratterizzato da forte incertezza, le macchine siano svantaggiate rispetto agli umani. Per ottenere un adeguato livello di diversificazione, consideriamo anche i prodotti strutturati su panieri di fondi disponibili come, per esempio, tramite la piattaforma DB Select di Deutsche Bank.

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Index Risultato 2022 EurekaHedge Hedge Fund Index -4,60% EurekaHedge Crypto Hedge Fund Index -51,93% EurekaHedge Equity Market Neutral Index +2,02% EurekaHedge Long Short Equity Index -8,22% EurekaHedge Equity Long Bias Index -12,39% EurekaHedge Macro Index -0,39% EurekaHedge Multi-Strategy Index -1,73% EurekaHedge CTA Index +6,61% EurekaHedge Arbitrage Index -0,89% EurekaHedge Fixed Income Index -3,10% EurekaHedge Event Driven Index -4,88% EurekaHedge Distressed Debt Index +3,62% Fonte: EurekaHedge

The new face of wealth

As women get richer, their influence in the economy and society grows

There are four ways to structurally promote female financial literacy

In coming years, we expect to see a number of societal shifts, especially regarding women’s wealth. Nevertheless, there is still room for improving financial literacy and active wealth planning among women. Discover why you should get started now. Wealth creation among women is growing. Globally, women’s wealth has shown unprecedented growth over the last decade

This group is currently creating wealth at a faster rate than at any one time in history. According to Consultancy group Boston Consulting Group (BCG), women hold nowadays an average of 40% of global wealth, and this could rise at a compound annual growth rate of 7.2% by 2023, outpacing the 5.2% compound annual growth rate projected for men.

Why should this matter for women and their assets?

As women become wealthier, their influence is growing. They are beginning to redefine areas that have traditionally been focused on, and dominated by, men.

In this article, we highlight four

facts regarding empowering women’s wealth management and promoting female financial literacy:

1. Women are savvy investors but there is a lack of financial confidence: studies suggest that despite their tendency to underestimate their financial knowledge, women as a group tend to outperform men A number of studies over time suggest that women tend to outperform men in their investments. The University of Warwick, in England, for instance, tracked investors’ performance for three years. Its findings in the research paper ‘Are women better investors than men?’ published in 2018 indicated that women outperformed men at investing by 1.8%. Men were likely to pick more speculative stocks, while female investors had a longer-term perspective. Researchers indicate that behaviourally women tend to be less confident about their investing than men, and hence more likely to be risk averse (47% vs 39% for men, based on 2015 industry research by SigFig, the Wall Street

Journal and Vanguard) and open to advice (64% vs 56% for men).

2. Women have less earning power compared to men: the gender gap in wages translates into wealth and retirement gaps

Women earn less than men, with women earning 81 cents for every USD dollar earned by men on an uncontrolled basis (this measures median salary for all men and all women), according to our Women and wealth report published on March 2021. Even on a controlled basis (measuring median salary for men and women with the same job and qualifications), women still earn less, at 98 cents for every USD dollar earned by men. Within Asia, Korea and Japan are among the most biased markets, with women earnings 33% and 24% less than men, respectively. Part of this is because women lose earnings with time out of the workforce as they spend more time on child rearing than men. This appears to be the case even in Scandinavia, where social policies are more generous and culture, more egalitarian. Over time, the disparity has resulted in

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yawning wealth and retirement gaps that are hard to close.

3. Women have a longer life expectancy: they live longer, and hence need to plan for a longer retirement

Women live longer than men on average. According to the international organization Population Reference Bureau, women outlive men in almost every society. In more developed countries, the average life expectancy at birth is 79 years for women, 72 years for men. In less developed countries, where high maternal mortality reduces the difference in longevity, women can expect to live an average of 66 years, compared with 63 years for men. Yet,

women may not be prepared for a longer retirement, with only 53% of women reportedly starting to save for retirement vs 65% for men.

4. Women have the tendency to make fewer large financial decisions in a household: this results in women potentially being less prepared for retirement or feeling pressured over their personal finances

It is no wonder, then, that S&P Global found that more than 80% of women in Japan and Korea are worried about their personal finances, with 85% and 87% of Korean and Japanese women saying that they were in ‘fair’ or ‘poor’ financial shape. Women were also less likely to be

responsible for household financial decisions. In Singapore, studies indicate that the only area where women assumed sole financial control was in groceries and day-today purchases (52% of women are solely responsible for this vs 32% of men).

We therefore make the case for more active participation by women in managing their wealth, given longer life expectancies, less earning power relative to men, tendency to make fewer large financial decisions in a household, and ability to invest. We continue to advocate investing early and often, for longer periods, to take advantage of the magic of compounding.

OPINION PRIVATE 63

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BFC MEDIA, PRESENTA L’EDIZIONE ITALIANA DI ROBB REPORT, IL BRAND EDITORIALE PIÙ FAMOSO AL MONDO PER IL LUSSO E IL LIFESTYLE. UN PROGETTO MULTIMEDIALE CHE COMPRENDE IL MAGAZINE, IL SITO ROBBREPORT.IT ED ESCLUSIVE EXPERIENCES. UN’OPPORTUNITÀ PER PROMUOVERE IL MEGLIO DELLA CREATIVITÀ DEL MADE IN ITALY IN TUTTO IL MONDO.

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LIFESTYLE COVER PRIVATE 65

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La struttura austriaca offre un’esperienza unica per chi ama davvero la montagna

Il lusso di un 5 stelle si combina con la consapevolezza di essere immersi nella natura, sublimata dallo scenario di montagna che si può ammirare dalle ampie vetrate delle suite e del piano reception. È il mix vincente del Naturhotel Forsthofgut, ubicato a Leogang, meta di riferimento per l’Austria dei vacanzieri più sofisticati. Forsthofgut.at - Prezzo: da 800 euro

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TRATTERHOF

Il moderno Mountain Sky Hotel Tratterhof si trova a Maranza/Rio di Pusteria a 1.500 metri di altitudine nelle Dolomiti altoatesine.

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Hotel dell’area salisburghese a gestione familiare, caratterizzato da una cura dei dettagli unica.

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Prezzi da 890 euro.

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Immerso nella natura a Kitzbühel, si tratta di un hotel bio, caratterizzato da una spasmodica attenzione ai dettagli.

Stanglwirt.com

Prezzo: 788 euro.

LIFESTYLE RELAX PRIVATE 69

SEDIE CREATIVE

Quando il design punta sulle sedute emergono effetti sorprendenti

Una carrellata delle soluzioni più originali del momento

Le sedie sono spesso un indicatore di cambiamenti sociali più ampi. Ciò che fa sembrare comodi (o desiderabili) gli oggetti evolve con il tempo e il gusto. Le ultime tendenze del design in questo ambito puntano a sorprendere. Dopo più di due anni di pandemia di Covid-19, l’idea di comfort è decisamente cambiata. Ecco una selezione di sedute che puntano a intercettare gusti differenti, con il tratto comune costituito dalla volontà di sorprendere.

INTERIOR
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DESIGN
DUDET PREZZO:CASSINA.COMDA1.500EURO
RICHARDT 180THESTORE.COM
DOLLARI
PREZZO:3.700
DOLLARI EKSTREM DWR.COM PREZZO:2.990 DOLLARI GB100
STERLINE
LIFESTYLE INTERIOR DESIGN PRIVATE 71
ADRISLASHOBJECTS.COM PREZZO:9.240
GREGORYBESON.COM PREZZO:2.779
FRANK EMMASCULLYGALLERY.COM PREZZO:N.D.

ECCELLENZE VEGANE

Selezione ragionata di ristoranti e bar per chi rifiuta la carne

Un breve giro intorno al mondo per scoprire i locali più originali

Chi lo ha detto che la cucina vegana non può raggiungere livelli di eccellenza? Ecco a seguire una selezione dei migliori ristoranti in giro per il mondo che offrono una serie di spunti interessanti. Tra tante destinazioni europee ed extraeuropee, anche una riguardante Milano.

OPA, TELAVIV opatlv.co.il/en

PIETANZE, ARREDI E CULTURA LOCALI. I TRATTI CARATTERISTICI DEI MIGLIORI RISTORANTI VEGANI DI CARATURA INTERNAZIONALE.

POSTI DA SCOPRIRE, PIATTI DA PROVARE ALMENO UNA VOLTA. NELLA VITA

LE RESTAURANT DU HAZE KUREMECITY, FUKUOKA simple-moderne.com

Menù macrobiotico e vegano all’interno di un locale tradizionale giapponese. L’offerta combina prodotti locali e globali.

Finocchi, topinambur e lattuga sono tra gli ingredienti tipici di questo locale che si trova nella capitale israeliana.

MALLOV, LONDON mallowlondon.com

Il ristorante della Malva prepara piatti stagionali con ispirazione internazionale.

ALTERNATIVE 72 PRIVATE

CAFFÈ GRATITUDE, LOS ANGELES cafegratitude.com

Ubicato nel distretto di Salt River, questo ristorante di sushi sposa la cucina dell’Asia orientale con una selezione a base vegetale.

Il panino alla parmigiana di melanzane è il piatto tipico di questo locale, che è contraddistinto da una costante sperimentazione.

GRӦN, HELSINKI restaurantgron.com

MOTHER, FREMANTLE, AUSTRALIA

Premiato dalla guida Michelin, è uno dei migliori ristoranti di Helsinki, con 13 portate per quel che concerne il menu.

Il più antico ristorante vegetariano stellato Michelin d’Europa, può essere considerato una vera e propria istituzione a Milano.

Piatti di formaggio, pasta fresca e arancini alternativi: questi e altri piatti vengono rivisitati in chiave vegana.

Tra gli sfizi offerti dalla cucina, da provare spolverate con formaggio di anacardi, salsiccia di zucca e pesto di cavolo nero.

LIFESTYLE ALTERNATIVE PRIVATE 73
PLUSHI, CAPE TOWN plushi.co.za motherfremantle.com.au JOIA, MILANO joia.it THE GREEN SPOT, BARCELLONA encompaniadelobos.com

PROTEZIONE DAL FREDDO

La Nimsdai Summit Suit resiste anche alle temperature più estreme Dotata di chip integrato, la “divisa” rende più agevoli eventuali soccorsi

Progettata, sviluppata e testata negli ambienti d’alta quota più estremi dall’alpinista e record man Nimsdai Purja, la Nimsdai Summit Suit può resistere anche alle temperature più gelide e offre un’elevata protezione anche in caso di incidente. Tra le peculiarità, la doppia entrata frontale con cerniera e cerniera rotonda da gamba a gamba per un accesso facile e veloce.

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DONNE E DEGLI UOMINI DI SUCCESSO CHE STANNO CAMBIANDO IL MONDO.

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FORBES EVENTS

TV WIRELESS ENTERTAINMENT

In occasione del Ces, Lg ha presentato l’Oled M3 in versione Signature

Presente solo il filo dell’alimentazione, tutto il resto avviene senza fili

All’ultimo Ces di Las Vegas è stato presentato Lg Signature Oled M3, televisore 4K 120Hz wireless. L’apparecchio da 97 pollici ha un solo cavo, quello dell’alimentazione, per altro ben nascosto in una delle gambe. Tutta la parte di circuiti, relativa agli ingressi e alla gestione dei segnali, è invece separata dal corpo del televisore e comunica con esso tramite una tecnologia proprietaria in grado di trasmettere video e audio in modalità wireless. Ancora da definire la data di arrivo sul mercato.

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IL NUOVO NAUTILUS

Patek Philippe ha deciso rinnovare in modo radicale la celebre linea Spicca in particolare il 5811 realizzato in oro bianco, con una cassa da 41 mm

È UN PERIODO DI GRANDE CREATIVITÀ PER IL GRUPPO ELVETICO, CHE HA DA POCO PRESENTATO TRE MODELLI, CHE SI AGGIUNGONO ALLA SUA RICCA COLLEZIONE.

Il Nautilus 5811, realizzato in oro bianco, va a sostituire lo storico 5711 in acciaio. Tre le particolarità, una cassa da 41mm, uno in più della referenza precedente, e un dispositivo di regolazione/allungamento con bloccaggio. Costo di 70.350 euro. Arrivano sul mercato anche il nuovo Nautilus 5712/1R-001 con bracciale in oro rosa, modello sottile ed elegante, e il Nautilus 7118/1300R-001 per i polsi femminili. In entrambi i casi, il prezzo è di 83.470. Patek.com.

ENTERTAINMENT 78 PRIVATE

È sempre l’ora di Verga 1947

L’azienda ha festeggiato nel 2022 i 75 anni di attività aprendo il suo quarto negozio

Una storia in crescendo per il brand milanese, simbolo di tradizione e buon gusto

La storica azienda milanese leader nell’orologeria ha festeggiato i 75 anni di attività nel 2022 e lo ha fatto all’insegna dell’espansione retail, con l’opening del suo quarto negozio in Via Capelli. Il nuovo negozio al civico 4, andrà ad affiancare l’attuale store di via Capelli 6, trasformato da poco in un monomarca Patek Philippe. Il 2021 è stato per Verga 1947 il miglior anno dalla nascita della società, con un fatturato di circa 35 milioni di euro. Il 2022 conferma un andamento addirittura migliore, sia a livello di ricavi che di marginalità – ha raccontato a PRIVATE il presidente Umberto Verga,– segno che l’hard luxury non comprende solo prodotti di grande fascino e tradizione, ma beni da investimento.

Il periodo post pandemia ha visto una stagione di crescita per diversi segmenti di investimento nelle aste internazionali tra cui l’alta orologeria: come si spiega questo interesse da parte dei collezionisti?

Il collezionismo di orologi è in forte crescita a livello internazionale e negli ultimi anni si sono registrati risultati incredibili con un notevole

aumento delle vendite nel settore del luxury. Gli orologi di lusso sono diventati tra gli oggetti più ambiti dai collezionisti e da coloro che decidono di diversificare il proprio portafoglio di investimenti. Nel tempo si è capito che oltre al piacere di indossarli, gli orologi della propria collezione potevano diventare una vera e propria asset class.

In un contesto internazionale incerto, con la guerra e una possibile recessione nell’eurozona, vi aspettate una fase di rallentamento del mercato? Anche se il settore sta registrando un rallentamento a seguito della rapida crescita degli ultimi due anni, assistiamo ad una fase in cui il prodotto di qualità sta emergendo. Soprattutto nel mercato vintage i collezionisti sono diventati più selettivi. Mentre per quanto riguarda il moderno la domanda è sempre sostenuta, soprattutto per i modelli di punta. Fino a quando la richiesta sarà maggiore della produzione, come di questi tempi, gli orologi di pregio continueranno ad essere considerati un bene rifugio.

Voi vi occupate sia di orologi nuovi che vintage. Da quando avete affiancato il mercato del “secondo polso”?

L’attenzione per il vintage c’è sempre stata, ma è solo nel 2018 che è stata creata una società indipendente, Verga Vintage. Una scommessa dettata dalla necessità di tenere separati i bilanci di due business che fanno capo a due mestieri completamente diversi. Infatti il mercato degli orologi di secondo polso ha dinamiche non paragonabili a quelle del nuovo, come per esempio il giro d’affari realizzato per circa l’80% da due soli brand, Rolex e Patek Philippe, con il resto spartito tra una miriade di marchi tra cui Audemars Piguet, Omega, Cartier, Heuer, Universal ed Eberhard.

Perché si decide di acquistare un orologio usato?

Tra i motivi principali per l’acquisto di orologi usati ci sono la natura di beni rifugio, il fatto che a volte i prezzi possono essere inferiori a quelli di modelli nuovi, ma soprattutto il desiderio di trovare e acquistare pezzi unici, che non

ART 80 PRIVATE
ART ANNIVERSARY PRIVATE 81
In alto: La terza e la quarta generazione della Famiglia Verga.

vengono più prodotti. Infine, i tempi di consegna dilatati per i nuovi modelli come Rolex o Patek Philippe spingono spesso i clienti a considerare modelli vintage o da collezione.

Oltre ai marchi di riferimento Rolex e Patek quali sono gli altri brand che hanno visto una crescita in particolare nel secondo polso? L’interesse per gli orologi pregiati è cresciuto notevolmente negli ultimi anni e con ciò anche i gusti si sono evoluti. Il mercato ha premiato maggiormente i segnatempo sportivi che possono essere indossati dalla mattina alla sera. I modelli sportivi di Patek Philippe quali il Nautilus

Anche se il settore sta registrando un rallentamento a seguito della rapida crescita

degli ultimi due anni, assistiamo ad una fase in cui il prodotto di qualità sta emergendo Soprattutto nel mercato vintage i collezionisti sono diventati più selettivi

Il corner di Cartier nel nuovo negozio di Via Capelli 4, Milano.

con le sue principali referenze 5712 e 3700 e l’Aquanaut, hanno visto una crescita di valore di oltre il doppio negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda le marche e modelli da tenere sotto occhio, specialmente nel mondo del secondo polso, dove si ricercano forme particolari e dettagli pregiati, i brand significativi sono vari come Cartier, Vacheron Constantin, Audemars Piguet e tutto il settore dell’orologeria indipendente. Tra questi segnalo F.P Journe che è diventato molto popolare tra i collezionisti negli ultimi tempi. Si tratta di un brand con un’estetica distintiva che i collezionisti trovano attraente. Anche Cartier vintage è in crescita. Negli ultimi due anni

c’è stato un numero più elevato di Cartier vintage sul mercato che ha generato entusiasmo e forti vendite come il Cartier Crash o altri modelli di Cartier London. Infine Tudor ha visto una crescita di interesse negli ultimi anni.

Quali sono le regole da seguire quando si acquista un orologio? Per noi vale la regola chiave di acquistare ciò che piace e di affidarsi ad un professionista per farsi consigliare e ottenere informazioni dettagliate sull’acquisto desiderato. I fattori chiave da considerare per un orologio di secondo polso sono le condizioni dell’orologio, la sua rarità e la sua provenienza.

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Le virtù della vitamina D

La carenza di sole nella stagione invernale ne consiglia l’assunzione

Aiuta a prevenire alcuni malanni, rafforzando le difese immunitarie

Ritorno su un argomento che ho trattato su queste colonne tempo fa, prima che il Covid-19 cambiasse in modo importante alcune delle nostre abitudini.

Ho sempre sottolineato l’importanza dell’unica vitamina della quale, in teoria, saremmo capaci della sintesi endogena, la D. Quest’ultima è salita alla ribalta proprio durante la pandemia, in quanto giustamente si sono utilizzati dosaggi molto elevati con il contagio in corso, grazie alla sua azione benefica per il sistema immunitario, in particolare per alcune linee di globuli bianchi.

L’importanza delle dosi

Attenzione però a non fare passare il messaggio di utilizzare le mega dosi, valide durante il contagio, come

prevenzione: di più non è mai meglio! Questa vitamina andrebbe assunta regolarmente specialmente nel periodo invernale, periodo durante il sole è poco presente. Infatti ho scritto in teoria saremmo capaci di sintetizzarla, ma a patto di esporci al sole ogni giorno con almeno il 25% della superfice corporea scoperta.

In inverno, a meno di non vivere nei pressi dell’Equatore, questa condizione non si presenta, per cui un’integrazione è necessaria e deve essere continuativa. Io la consiglio almeno da ottobre a maggio con un dosaggio di 1500-200UI al giorno.

Riserva negli alimenti

Ultimamente si fa riferimento alla vitamina K, che avrebbe

(il meccanismo va ancora ben elucidato) un’azione sinergica con la vitamina D, tanto che molti suggeriscono di integrarle insieme. Ma in realtà non è necessario perché ancora non è ben chiaro se sia mandatorio. E inoltre, al contrario della vitamina D, la vitamina K può essere facilmente reperita negli alimenti.

Dunque sole appena possiamo! Magari su una pista da sci in questo periodo, ma non facciamo mancare questo nutriente importante, non solo per la salute delle ossa, ma anche per il sistema immunitario, l’umore e la regolazione ormonale.

www.nutrics.it

DI ROBERTO CANNATARO / roberto-cannataro-rd-79a70938
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Un anno da record

Il 2022 ha fatto registrare livelli molto elevati nelle aste nazionali e internazionali Comprare passion asset consente di acquisire disciplina negli investimenti

A guardare i fatturati delle big internazionali nell’anno appena trascorso, non ci sono dubbi: il mercato dei passion asset alle aste è in fase di solida crescita in tutto il mondo. La fascia alta e le collezioni private alienate in blocco hanno trainato una serie di vendite milionarie che alzano i range di prezzo globali. Se le cose proseguiranno anche per il 2023, con una guerra in corso e la prevista recessione dell’eurozona, è tutto da verificare. In ogni modo, la diversificazione dell’investimento all’asta non è mai stata così valida.

Prezzi al top

Le vendite di Christie’s nell’anno appena passato hanno raggiunto gli 8,4 miliardi di dollari, il più alto totale annuo per la casa e nella storia del mercato, diviso tra vendite in asta (7,2 miliardi) e private sale (1,2 miliardi). Il 2022 è stato l’anno degli affidamenti eccezionali. Primo fra tutti quello della collezione di Paul Allen, co-fondatore della Microsoft, che con l’incasso di 1,62 miliardi di dollari lo scorso novembre ha fatto la storia da Christie’s diventando la collezione più cara di sempre. Il

settore del lusso continua a crescere e a portare grandi soddisfazioni alle case d’aste.

Anche Sotheby’s ha fatturato complessivamente ben 8 miliardi di dollari nel 2022. Vale a dire l’anno migliore dalla sua fondazione nel 1744, contro i $ 7,3 miliardi del 2021 – che non tenevano conto, tuttavia, delle attività delle neoacquisite RM Sotheby’s e Sotheby’s Concierge Auctions. Sempre più collezionisti sono interessati agli orologi, ai gioielli, ai vini e liquori, alle borse e allo streetwear, che hanno prezzi meno impegnativi dei grandi capolavori dell’arte bluechip. Sotheby’s ha dichiarato che nel 2022 le vendite “Luxury” sono più che raddoppiate rispetto al 2021, raggiungendo i 2,3 miliardi di dollari.

Phillips ha registrato il più alto fatturato della storia della compagnia, e per il secondo anno consecutivo, andando ad attestarsi a 1.3 miliardi di dollari e +20% nelle vendite private a 250 milioni di dollari (ancora suscettibili di ulteriori incrementi prima della fine dell’anno), con alcuni momenti miliari come il lotto più costoso

mai venduto dalla casa – Untitled di Basquiat dalla collezione Maezawa aggiudicato a 85 milioni di dollari.

Italia in scia

Anche le case d’asta italiane hanno registrato grandi soddisfazioni, proporzionali alle dimensioni del mercato domestico che si è comunque internazionalizzato grazie alle vendite on line. Con 55 aste in totale, di cui 28 in presenza e 27 in modalità web-only, un fatturato complessivo sull’anno di 27.909.926 euro (diritti inclusi), e una crescita del 13% circa si è chiuso con soddisfazione il 2022 di Wannenes. Una partecipazione di pubblico sempre più internazionale è valsa una presenza di oltre 43% di stranieri che hanno fruttato il 54% delle entrate del 2022. Nello specifico ha avuto un considerevole incremento il segmento lusso, trascinato dai dipartimenti di Gioielli & Orologi che insieme hanno realizzato un totale di 7,1 milioni di euro euro (+45% rispetto al 2021) e diverse aggiudicazioni importanti come gli orecchini con zaffiri Kashmir e diamanti, esitati a 1.714.500 euro,

ART 86 PRIVATE
DI GIACOMO NICOLELLA MASCHIETTI

Dall’alto: 1969 Ferrari 365 GT 2+2.

Aggiudicata a 224.250 euro. Commode in legno laccato e Vernis Martin, Francia, XVIII secolo. Aggiudicata a 87.600 euro. Grande piatto concavo in porcellana Celadon, Cina, inizio Dinastia Ming (1368-1644).

Aggiudicato a 275.100 euro.

Bernardo Strozzi, sopra Santa Apollonia e sotto Santa Cecilia. Aggiudicate a 275.200 euro.

ART PASSION PRIVATE 87

ART o il Rolex Daytona “Winner”, Ref. 16520, acquistato a 254.000 euro, che ha ottenuto il realizzo più alto mai raggiunto ad oggi per questa referenza.

Interesse per l’arte russa Più stabili gli esiti dei dipartimenti tradizionali, a eccezione di quelli dedicati all’Arte russa e al Realismo sovietico che hanno totalizzato 2.682.707 euro ed ottenuto il secondo miglior risultato al mondo per un’icona: icona greca del XVII secolo raffigurante “Il Compianto” esitata per 775.100 euro. Notevoli soddisfazioni anche per i dipartimenti più consolidati come quelli di Dipinti Antichi e del XIX Secolo che confermano il trend positivo con un realizzo di 4,9 milioni di euro euro e vedono come top lot assoluto le due tele di Bernardo Strozzi raffiguranti “Santa Cecilia” e “Santa Apollonia” che sono state vendute a 275.200 euro. A questi si affiancano i successi di alcune realtà più recenti come le Auto che sono state protagoniste a Milano AutoClassica, dove collezionisti e amatori hanno partecipato numerosi totalizzando un importo complessivo di 1.399.384 euro di vendite e alcuni esemplari di casa Ferrari, che superano i 200.000 euro.

Gli Orologi da Tasca e la Pendoleria hanno ottenuto quasi 1.000.000 di fatturato e l‘immobiliare ha da subito saputo imporsi come una delle realtà più dinamiche del settore.

“L’anno appena concluso è stato molto soddisfacente. Non solo per i numerosi record price raggiunti dai nostri dipartimenti storici, ma anche per gli ottimi risultati dei dipartimenti più giovani”, afferma Guido Wannenes, ceo di Wannenes casa d’aste. Supportati da questi risultati siamo già operativi per nuove sfide con l’obiettivo di confermare il trend positivo allargando ulteriormente, per il 2023, non solo i settori collezionistici, ma anche la nostra presenza sul territorio.

Crescita per il canale online

Le vendite online sono ormai la normalità in moltissimi casi, spesso anche le aste un tempo ‘classiche’, dal vivo, si tengono a porte chiuse. Resta da capire se si tratta di una tendenza destinata a durare o se, piuttosto, finita la pandemia, si tornerà a un regime prevalentemente in presenza.

“La partecipazione online alle aste

ha eliminato i confini e accresciuto la partecipazione del pubblico internazionale, ma anche italiano, snellendo le barriere e agevolando la rapidità di fruizione”, sottolinea Wannenes. “È un cambiamento epocale dal quale non si tornerà indietro e che riguarderà la maggior parte delle aste. A queste si affiancherà una più ristretta cerchia di aste evento per le quali il pubblico continuerà a prediligere la presenza fisica, è il caso ad esempio della nostra asta di Auto dove abbiamo avuto più di 300 presenze in sala”. Il numero uno della casa d’aste segnala la forte crescita dell’Oriente, trascinato da Hong Kong. Seguono i collezionisti europei e quelli dagli Stati Uniti. Il trend che registra la casa d’aste è quindi in linea con l’andamento di mercato e segue le piazze economiche più rilevanti.

A chi è in mano il mercato oggi? “A chiunque sia in grado di fare proposte di qualità”, conclude Wannenes.

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Guido Wannenes

Clara ha compiuto cento anni. Ecco perché dovresti festeggiare anche tu.

Ci sono forze inarrestabili che ci parlano del mondo che sarà. L’aspettativa di vita aumenterà, la sostenibilità diventerà fondamentale, Internet sarà ovunque. In economia si chiamano megatrend. Per te sono grandi opportunità di investimento.

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AVVERTENZE: Questa è una comunicazione di marketing. Si prega di consultare il Prospetto, il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KIID/KID), il Regolamento di gestione e il Modulo di sottoscrizione prima possono essere ottenuti in qualsiasi tempo, gratuitamente sul sito web della Società di gestione e presso i Soggetti Incaricati del collocamento. È, inoltre, possibile ottenere copie cartacee di questi documenti presso la Società

Il Prospetto è disponibile in italiano. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito

* con “Fondi Megatrend di ANIMA” si intendono i fondi Anima Bilanciato Megatrend People e Anima Megatrend People.

Embedded Finance and PB

Revenue opportunities of the sectore will surge from $21bn in 2021 to $51bn in 2026

In the years to come it will have a transformative effect on the relationship with our savings

Embedded finance is looking like an incredibly lucrative opportunity. According to Bain & Company, revenue opportunities from embedded finance will surge from $21bn in 2021 to $51bn in 2026. In addition, the transaction value of embedded finance will increase by $7bn in 2026 and account for 10% of financial transactions in the US. In addition, embedded finance-

driven business lending is set to grow from $200m in 2021 to $1.3bn by 2026 with a whole new set of players entering the fold. Adam Davis, associate partner in Bain & Company’s fintech practice, said:

A part of of consumer habits

“Embedded finance has quietly become a significant part of the way consumers and businesses

make payments and access funding. In the years to come it will have a transformative effect on the relationship we have with our finances, removing friction from the sector and making financial services more contextual, accessible and helpful.”

A definition

The crucial word when it comes to embedded finance is “contextual”,

OPINION 90 PRIVATE

according to CEO and co-founder of AAZZUR, Philipp Buschmann. Speaking to PBI, he says: “The way to capture the customer would be to offer them contextually the products that you’d want.

“We noticed that there’s a lot of amazing products, people don’t know about them, and they don’t use them. Obviously, you would use them in the apps and websites that you use. We knew that these products that are out there would have amazing benefits to customers, websites and apps, challenger banks, whatever, if they were offered, when you need them.”

To democratize products

AAZZUR claims to be the company to offer this contextuality. It started its journey three years ago and now has a team of 15-20 people with a headquarters in Berlin and a presence in the UK.

“It became our mission to democratize financial products,” Buschmann continues. “And my vision is that banking and wealth management are important, but where that exchange happens will change.”

He states: “People don’t go to the branch. They do online banking, and soon they will not do that much online banking. And in fact, I think it’s already happening.” But how does this fit into wealth management and private banking? Embedded wealth management services can be utilised in “a lot of financial applications”.

Buschmann says: “Embedding wealth products is something for financial communities, for challenger banks, for saving plans and these kinds of things. Embedded lending, especially in the SME, space, is starting to happen on a lot of platforms.”

The mentality of a fintech

Speaking on the mentality you need to have to be a fintech and cause

disruption, the CEO states that you have to be “very stubborn”. Buschmann concludes: “You have to constantly ask ‘why is this done this way?’

“We’ve decided that we are not a better this. We are not a better that. We are connectivity.”

OPINION PRIVATE 91
My vision is that banking and wealth management are important, but where that exchange happens will change
Philipp Buschmann

Patto per la successione

Niente imposte per garantire la neutralizzazione fiscale in capo alle imprese

Restano da chiarire le regole in caso di trasferimento delle quote alle holding

Il patto di famiglia è uno strumento giuridico introdotto dal legislatore con la Legge 14 febbraio 2006, n. 55, per soddisfare l’esigenza, sollevata dall’Unione Europea, di adottare le misure più adeguate, a completamento del quadro giuridico, fiscale e amministrativo di ciascuno Stato membro, volte a facilitare la successione delle imprese familiari

Scelta consapevole

Lo scopo, come da espressa raccomandazione della Commissione europea, è di sensibilizzare l’imprenditore ai problemi della successione e indurlo a preparare tale operazione finché è ancora in vita, di creare un contesto finanziario favorevole al buon esito della successione, di consentire all’imprenditore di preparare efficacemente la sua successione mettendo a sua disposizione gli strumenti adeguati e di assicurare il buon esito della successione familiare evitando che le imposte sulla successione ereditaria e sulla donazione mettano in pericolo la sopravvivenza dell’impresa.

Tanto premesso, l’art. 768-bis c.c. definisce quale patto di famiglia il

contratto con cui, compatibilmente con le disposizioni in materia di impresa familiare e nel rispetto delle differenti tipologie societarie, l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda, e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote, ad uno o più discendenti.

I vantaggi fiscali

Dal punto di vista fiscale, è possibile godere di un’importante esenzione dall’imposta di donazione, così come previsto dall’art. 3, comma 4-ter, D. Lgs. n. 346/1990.

In caso di quote sociali e azioni di soggetti di cui all’art. 73, comma 1, lettera a), D.P.R. n. 917/1986 (S.p.A., S.a.p.a., S.r.l., società cooperative, società europee, residenti nel territorio dello Stato, società di mutua assicurazione) il beneficio spetta limitatamente alle partecipazioni mediante le quali è acquisito o integrato il controllo, che si realizza quando un soggetto dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria di una società. Tale requisito non è necessario in caso di trasmissione di partecipazioni in società di persone.

Inoltre, per beneficiare dell’agevolazione è, altresì, necessario che gli assegnatari proseguano effettivamente l’esercizio dell’attività d’impresa o detengano effettivamente il controllo della società per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data del trasferimento rendendo, contestualmente alla presentazione della dichiarazione di successione o all'atto di donazione o alla stipula del patto di famiglia, apposita dichiarazione in tal senso. La ratio legis sottesa alla norma è la neutralizzazione fiscale del passaggio generazionale di ogni realtà od organismo imprenditoriale per preservarne efficienza, funzionalità ed unitarietà.

Normativa oscura

Tuttavia, l’interpretazione di alcune previsioni, relative alla disciplina civilistica e alla disciplina fiscale del patto di famiglia, resta, ad oggi, ancora dibattuta. Si pensi, ad esempio, alle ipotesi di trasferimento, mediante la stipula di un patto di famiglia, di partecipazioni in società non residenti nel territorio dello Stato italiano.

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Sul punto, lo Studio n. 17/2020/T del Consiglio Nazionale del Notariato ha fornito alcuni chiarimenti per individuare quali siano le condizioni necessarie ai fini del riconoscimento del regime fiscale di cui all’art. 3, comma 4-ter, D. Lgs. n. 346/1990. In particolare, nel 2011 la Direzione Regionale della Lombardia, nella risposta (prot. n. 904-86017/2011) all’istanza di consulenza giuridica n. 904-3/2011 avanzata dall’Associazione Italiana dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Voghera, ha affermato che il trasferimento a titolo gratuito può riguardare anche partecipazioni (di controllo) in società di capitali estere, residenti in uno Stato membro dell’Ue o extra-Ue, ma solo al ricorrere delle medesime condizioni dettate dal legislatore nazionale con

riferimento alle partecipazioni in società residenti in Italia, così da evitare una ingiustificata disparità di trattamento.

La verifica dell’esenzione Inoltre, ulteriori dubbi interpretativi nascono, nel silenzio del legislatore, anche con riferimento alla tipologia di attività svolta dalla società (sia essa residente in Italia o residente all’estero) le cui partecipazioni vengono trasferite mediante la stipula di un patto di famiglia ex art. 768 bis c.c..

Si pensi, ad esempio, al trasferimento di partecipazioni di controllo in società che svolgono la funzione di holding.

In primo luogo, è da escludere che la verifica delle condizioni per l’applicazione dell’esenzione dall’imposta in commento debba

essere effettuata al livello delle società operative ed è, quindi, da rigettare, quale principio di carattere generale, la diversa, e inaspettata, interpretazione fornita dall’Agenzia delle Entrate nella risposta ad interpello n. 552/2021.

In secondo luogo, è da riconoscere che l’attività tipica delle società holding familiari di partecipazione pura si può qualificare quale attività d’impresa quando la stessa non si limita a una mera detenzione passiva delle partecipazioni, ma, al contrario, si sostanzia in una gestione attiva della società, producendo nuova ricchezza e utilità ulteriori rispetto a quelle che deriverebbero dalla detenzione delle partecipazioni.

L’interpretazione prevalente Tanto premesso, si deve ritenere applicabile l’esenzione di cui all’art. 3, comma 4-ter, D. Lgs. n. 346/1990 anche ai trasferimenti che abbiano a oggetto le partecipazioni di società holding familiari, se soddisfatti i requisiti richiesti dalla norma poiché, se così non fosse, il ruolo della holding nell’ambito degli assetti riorganizzativi familiari perderebbe ampiamente di rilevanza e di incentivo alla sua utilizzazione, anche nell’ottica della pianificazione patrimoniale e dei passaggi generazionali.

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*Associate Studio legale Loconte&Partners

Allenamento per il cervello

Diversi studi hanno dimostrato i benefici dell’attività fisica sull’organismo

Dal miglioramento dell’umore a una maggiore forza, le ricadute per giovani e anziani

Chi di voi già si allena, avrà sperimentato oltre a molteplici benefici sulla salute, anche un netto miglioramento dell’umore. A quanto pare, sembra essere dimostrato da diversi studi che non ci sia solo un miglioramento di questo tipo, ma anche un incremento sulle capacità cognitive.

Le ricerche

Nello studio pubblicato su Journal of the American Geriatrics Society, condotto dall’università di Sydney, un gruppo di persone adulte (55-86 anni) affette da patologie cognitive è stato sottoposto ad allenamenti con i pesi utilizzando carichi pari al loro 80% del peso massimo sollevabile per due allenamenti settimanali per sei mesi. L’incremento di forza dovuto all’allenamento non ha coinvolto solo portato ad un aumento della massa muscolare ma anche della massa celebrale.

Un altro studio svolto nel 2018 presso la Columbia University aveva provato a dimostrare la stessa cosa, questa volta il gruppo di studio erano donne anziane, ed è stato dimostrato che l’allenamento coi i pesi almeno bi-settimanale è stato fattore determinante per limitare la perdita di massa celebrale indotta dall’invecchiamento.

Gli studi a favore di questa ipotesi sono molteplici portando a rivedere l’approccio allo sport non solo sotto l’aspetto ludico ricreativo o di miglioramento della salute, ma come importante tassello in una “terapia anti-aging”.

Meccanismo di azione

Le ipotesi sono diverse. Secondo una linea di pensiero, un aumento del flusso sanguigno può in qualche modo migliorare il nutrimento anche al cervello, che quindi in maniera indiretta gioverebbe di questa

perfusione di sangue ossigenato. Un’altra teoria invece prende come determinante il fattore IGF-1 (fattori di crescita) che vengono ad aumentare proprio a seguito di allenamenti contro resistenza e che stimolerebbero anche l’accrescimento della massa cerebrale.

I vantaggi del praticare sport sono quindi molteplici per il nostro cervello. Si va da una migliore perfusione sanguigna e miglioramento dell’umore per le attività a basso impatto come la camminata lo stretching, fino a un incremento delle capacità cognitive e come terapia preventiva per patologie come il morbo di Alzheimer con le attività ad alto impatti come l’internal training e l’allenamento con i pesi.

Con l’ok del medico e sotto l’occhio esperto di un trainer, non resta altro che infilare scarpe e tuta ed andare ad allenarci.

DI
ALESSANDRO SCALICI
OPINION 94 PRIVATE

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La presente comunicazione di marketing è pubblicata da MSIM Fund Management (Ireland) Limited. MSIM Fund Management (Ireland) L imited è regolamentata dalla Banca centrale d’Irlanda. MSIM Fund Management (Ireland) Limited è costituita in Irlanda come società privata con numero di registrazione 616661 e ha sede legale presso The Observatory, 7-11 Sir John Rogerson’s Quay, Dublin 2, D02 VC42, Irlanda.

Italia: MSIM FMIL (Sede Secondaria di Milano), Palazzo Serbelloni Corso Venezia, 16 20121 Milano, Italia.

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Morgan Stanley.

GISELE BÜNDCHEN

VOLTO DELLA CAMPAGNA

LOUIS VUITTON X YAYOI KUSAMA

La supermodella brasiliana Gisele Bündchen è il volto della campagna della nuova collezione Louis Vuitton X Yayoi Kusama. Louis Vuitton torna così a collaborare con l’artista giapponese per la seconda volta, a dieci anni di distanza dalla prima partnership creativa. Insieme a lei, la modella statunitese di origine sud-sudanese Anok Yai e Fei Fei Sun, la prima modella cinese ad apparire da sola sulla copertina dell’edizione italiana di Vogue. Gli scatti sono del celebre fotografo di moda Steven Meisel. Una serie di immagini in bianco e nero realizzate in studio e decorate da pois colorati ritraggono Gisele Bündchen, Anok Yai e Fei Fei Sun.

I pois colorati sono una delle tecniche più rappresentative di Yayoi Kusama, insieme alle sfere metalliche e alla sua eterna sperimentazione con la luce e gli specchi infiniti. Rivelata per la prima volta durante la sfilata Cruise 2023, la collaborazione tra la maison e l’artista giapponese porta i tratti emblematici dell’opera di quest’ultima sull’iconica tela Monogram. Nell’immagine della campagna mostrata in apertura, Gisele Bündchen posa in jeans con una borsa Louis Vuitton Monogram che le copre il petto e un’altra borsa appoggiata sulle gambe.

Louisvuitton.com

DI FRANCESCA VERCESI PRIVATE 96 PRIVATE
FASHION

JEWELRY

TIFFANY LOCK: ROSÉ DELLE BLACKPINK VOLTO

DELLA CAMPAGNA DI LANCIO DELLA COLLEZIONE

Tiffany & Co. celebra il lancio globale della collezione Tiffany Lock con una nuova campagna. Protagonista la brand ambassador Rosé, star del gruppo K-Pop delle Blackpink. Dopo l’esclusivo party per il lancio della collezione, organizzato al Sunset Tower Hotel di West Hollywood, in California, che ha visto la partecipazione di celebrities come Kim Kardashian e Hailey Bieber, Tiffany & Co. ha svelato la campagna dei nuovi gioielli della collezione Lock. È la prima collezione all-gender di Tiffany. Oltre ai bracciali Lock, presentatati negli Stati Uniti lo scorso settembre, oggi la collezione Tiffany Lock comprende una serie di anelli, orecchini e collane in oro rosa e prevede nuove varianti che saranno svelate nel corso dell’anno. Emblema di una nuova espressione di design e artigianalità, la collezione Lock rende omaggio all’importante heritage della maison e aggiunge allo stesso tempo innovazione nel bracciale: un elegante meccanismo girevole che consente ai gioielli di aprirsi e chiudersi. Tiffany.com

PRIVATE 97 PRIVATE VIP

TESTIMONIAL

SYDNEY SWEENEY

NUOVA STAR

DI ARMANI BEAUTY

L’attrice e produttrice americana Sydney

Sweeney sarà la protagonista della campagna per le fragranze My way parfum - Giorgio Armani. Inoltre, la giovane è stata scelta come volto della linea make-up del brand italiano. “Sono stato subito colpito dall’energia e dalla freschezza che si riflettono nel suo sorriso aperto e autentico. Ha determinazione e talento ed è tra le giovani attrici, una delle più versatili e magnetiche. Tutto questo la rende perfetta incarnazione dello spirito di My way, l’idea di una femminilità libera e allo stesso tempo profonda”. Così

Giorgio Armani ha definito Sydney

Sweeney. Il marchio italiano svela così una nuova declinazione dei profumi della sua linea: la nuova composizione sa di cipria e di fiori e ha un flacone ricaricabile. La campagna pubblicitaria è realizzata dal fotografo Dario Catellani e dal regista Jonas Lindstroem. Sydney

Sweeney sarà anche il volto del make-up

Armani beauty, entrando così a far parte del team accanto ad attrici del calibro di Cate Blanchett, Tessa Thompson, Zhong

Chuxi, Adria Arjona, Alice Pagani e Greta Ferro, agli attori Regé-Jean Page, Jackson Yee, Nicholas Hoult e alle modelle Barbara Palvin, Madisin Rian e Valentina Sampaio.

Armanibeauty.it

PRIVATE 98 PRIVATE

COLLABORATION

ECCO IL NUOVO CRONOGRAPH I, EDIZIONE 50 ANNI DI PORSCHE DESIGN

L’idea dell’orologio Cronograph risale al 1972 quando il più anziano dei quattro figli di Ferdinand Porsche, Ferdinand Alexander, responsabile anche dell’inconfondibile design della 911, crea un orologio senza tempo che oggi viene riproposto in versione titanio. Insieme al fratello Hans-Peter, nel 1972 ha fondato a Stoccarda la propria agenzia di design, che oggi ha sede a Zell am See, in Austria. Oggi l’orologio è stato rieditato, in occasione del 50° anniversario di Porsche Design. L’acciaio originale è stato sostituito con il titanio, più robusto, leggero e resistente. Il movimento interno è stato sviluppato internamente, poiché dal 2014 Porsche Design gestisce la propria azienda orologiera a Solothurn, in Svizzera. Nel progettare il Cronograph I era più interessato a creare uno strumento di alta precisione che un accessorio decorativo, ed è per questo che ha preso ispirazione dal cruscotto della 911. Proprio come gli strumenti di un’auto da corsa, l’orologio doveva essere sempre ben leggibile. Ed ecco che la superficie nera opaca combinata con i numeri bianchi, la lancetta dei secondi rossa e il tachimetro per la misurazione della velocità, hanno dato vita a una vera e propria icona. Di conseguenza, il Chronograph I ha riscosso un grande successo anche tra le leggende del motorsport e gli attori, diventando famoso in tutto il mondo e un pezzo ambito dai collezionisti. Porsche-design.com

PRIVATE 99 PRIVATE VIP

La mente del campione

Djokovic è un concentrato di talento e dedizione alla causa I suoi successi sono un benchmark per chi punta a primeggiare

Novak Djokovic è considerato uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi. Un giorno, mentre guardava Pete Sampras vincere Wimbledon, si ripromise di essere al suo posto un giorno. Era quello che più desiderava: sollevare il trofeo di Wimbledon sopra la propria testa, ascoltare la folla esultare e sapere di essere diventato il numero uno al mondo. Ha dedicato la sua vita al raggiungimento di quell’obiettivo.

Gli inizi

Ha iniziato a giocare a 4 anni. “Iniziai ad allenarmi in maniera ossessiva. Non facevo altro che sforzarmi di migliorare le mie prestazioni fisiche e mentali ed è così che sono diventato uno dei tennisti più forti al mondo”, ha ricordato in un’intervista. “Quando mi trovo di fronte a un avversario come Nadal o Federer, lo guardo mentre fa rimbalzare la pallina e si prepara al servizio. Visualizzo la palla che viene

verso di me. So che potrebbe seguire una decina di traiettorie diverse e atterrare nello stesso punto del campo trasformandosi in un servizio imprendibile, ma poiché ho visto migliaia di volte quelle traiettorie, sono pronto a reagire”.

I valori

Per Novak, l’amore, la famiglia, l’amicizia sono valori importanti. Sull’amore afferma: “È qualcosa di cui sono sempre in cerca e che non do mai per scontato perché la vita può capovolgersi da un momento all’altro. Non siamo stati creati per vivere soli su questo pianeta, ma per imparare l’uno dall’altro e rendere il mondo un posto migliore”. Ha imparato a meditare e questo ha contribuito molto alla sua crescita. “Ho praticato così tanta meditazione che ormai il mio cervello ha imparato a funzionare meglio anche quando non sta meditando”, ha raccontato. Al di fuori dei tornei, si allena

sia di mattina, sia di pomeriggio poiché crede che più ci si esercita, più scenari si conoscono e meno sorprese si potranno avere. Si allena costantemente per essere pronto a qualsiasi cosa possa succedere in campo e a questo proposito dice: “L’allenamento trasforma le possibilità in probabilità”.

Djokovic è un campione, e come tale ha vinto numerosi titoli del Grande Slam, tra cui l’Australian Open, Wimbledon e l’US Open. Nel corso della sua carriera ha affrontato alcune difficoltà fisiche e mentali, ma ha sempre trovato il modo di rimanere motivato e concentrato sui suoi obiettivi a lungo termine. Novak è la dimostrazione che perseveranza e chiarezza di obiettivi possono portare lontano. Ma come afferma lui stesso: ”Ogni momento di ogni giorno della mia vita è dedicato a restare il numero uno, quindi la disciplina è fondamentale”.

OPINION 100 PRIVATE
DI MARIA GRAZIA RINALDI

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Comunicazione di marketing

Icone ed eroine

Time sceglie Zelensky come persona dell’anno del 2022

Riconoscimenti per le donne iraniane e l’attrice Yeoh

RANKING

WOMEN

La persona dell’anno scelta dalla rivista Time per il 2022 è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, insieme al più generico “spirito dell’Ucraina”.

È l’ennesimo riconoscimento ottenuto quest’anno dal presidente che, nel giro di pochi anni, è stato catapultato da una carriera di comico televisivo alla presidenza ucraina nel 2019, fino allo status di leader di caratura globale dopo l’invasione russa a Kiev. Tanto che - assicurano gli editor del magazine americano - “quella di quest’anno è stata la scelta più chiara a memoria d’uomo” per la ormai tradizionale copertina dedicata alla “Person of the Year”. “Zelensky ha galvanizzato il mondo in un modo che non vedevamo da decenni”, si legge nell’articolo del Time che spiega le motivazioni della scelta. “La decisione di non lasciare Kiev quando sono iniziati i bombardamenti russi è stata epocale. Per non parlare dei suoi numerosi discorsi a Westminster, presso la Banca Mondiale e ai Grammy: il presidente dell’Ucraina ha messo in atto una vera e propria offensiva mediatica, innescando un’ondata di azione che ha spazzato il globo”. Per il vincitore del 2021, Elon Musk, la nomina di Time non sembra invece essere stata esattamente di buon auspicio: quest’anno il fondatore di Tesla è stato eletto dal New Yorker come “persona più esasperante dell’anno”, mentre il Premio Nobel Paul Krugam lo ha definito “un oligarca petulante”. Tornando al Time, oltre alla “Persona dell’anno” sono state premiate altre quattro categorie. Eccole.

MICHELLEYEOH

TOP LIFE
DI
SARA MORTARINI
102 PRIVATE
EROI
ICONA
: MICHELLE
PER UNA NOMINATION AGLI OSCAR 2023 COME MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
PERSONA DELL’ANNO: VLODYMYR ZELENSKY, PRESIDENTE DELL’UCRAINA
DELL’ANNO: LE DONNE DELL’IRAN, ALLA GUIDA DELLA PROTESTA CONTRO IL REGIME
DELL’ANNO
YEOH, RITENUTA TRA LE FAVORITE
INTRATTENITORE DELL’ANNO: BLACKPRINT, GIRL BAND SUDCOREANA NATA NEL 2016 ATLETA DELL’ANNO: AARON JUDGE, GIOCATORE DI BASEBALL NEI NEW YORK YANKEES

“MONICA” DI FRIENDS VENDE CASA A LOS ANGELES

Courtney Cox, tra i volti della serie Friends, ha venduto casa a Los Angeles per 4,5 milioni di dollari. Lo riporta Mansion Global, sito web specializzato nelle compravendite immobiliari di lusso. L’appartamento al 25esimo piano si trova all’interno del grattacielo Sierra Towers, a West Hollywood, ed è stato ceduto nell’ambito di una trattativa off market. L’attrice, oggi 58enne, l’aveva acquistato nel 2011 per 2,1 milioni di dollari. Dotata di due stanze da letto e due bagni, l’unità immobiliare beneficia anche di palestra, piscina all’aperto e portineria h24, tutti benefit messi a disposizione dal condominio. Stando al sito Dirt, l’acquirente sarebbe la socialité Angelique Soave, che aveva già comprato un altro appartamento venduto nel 2020 da Cox all’interno dello stesso complesso.

PORTRAIT

ALLA SCOPERTA DI HAILEY BIEBER

Di lei sappiamo che ha 26 anni, che fa la modella e che dal 2018 è la moglie della popstar Justin Bieber, da cui ha preso il cognome. Ma Hailey Bieber non è solo questo. Nipote dell’attore Alec Baldwin (fratello di suo padre), Hailey ha prestato il volto a numerosi brand di alta moda come Guess, Ralph Lauren e Tommy Hilfiger. Ed è apparsa in diverse trasmissioni televisive e video musicali, tra cui quello di On My Mind, di Cody Simpson. Ciliegina sulla torta, la modella americana ha anche fondato un suo brand di cosmetica, Rhode Skin, focalizzato su prodotti a basso impatto ambientale e sulla riduzione dei consumi eccessivi. Stando al sito Celebrity Net Worth, Hailey Baldwin Bieber può contare su un patrimonio netto personale di circa 20 milioni di dollari.

PRIVATE 103
REAL ESTATE TOP LIFE
COURTNEYCOX HAILEYRHODE BALDWIN BIEBER

Attenzione agli alternativi

L’offerta per la clientela facoltosa punta sugli investimenti non quotati

Prima di investire, occorre però pesare con attenzione i rischi che si corrono

Il 2022 ci ha portato in “dono” la fine del denaro facile e delle bolle soffiate in oltre un decennio dalle banche centrali. La conseguenza della corsa a perdifiato ad alzare i tassi è il collasso di tutto quello che si galleggiava su questa alta marea. Non solo le criptovalute, con buona pace dei fedeli della setta che si sono persi la genesi del fenomeno, vedendovi invece il suo contrario, e cioè il rifugio ai “deprezzamenti” monetari spinti dalle banche centrali (che tenerezza), ma anche altri investimenti, basati su multipli formidabili, cioè su promesse di redditività in un futuro indeterminato e comunque remoto. Come molte aziende della tecnologia, ad esempio. Quel mare magnum in cui si trovano maturi mastodonti con imponenti flussi di cassa, frutto di un enorme potere di mercato, ma anche improbabili startup e fintech che promettono mirabilie.

Gli effetti della bolla

Ampia parte di queste seconde, durante la mega-bolla, sono state accudite e “incubate” dai cosiddetti fondi alternativi: venture capital,

private equity e private debt. Quella categoria molto eterogenea di investitori che utilizzano varie tecniche di investimento il cui oggetto non è quotato su mercati ufficiali. Lo spettro è vasto: spazia, come detto, dal venture capital (cioè la fase di nascita aziendale o giù di lì), all’investimento azionario a leva, cioè mediante debito, al debito vero e proprio, per sostituirsi agli intermediari creditizi tradizionali.

L’aumento dei rendimenti di mercato è destinato a colpire anche questi investimenti. Lo dice la logica: sarebbe assurdo credere all’esistenza di isole felici, sapendo che il valore di un’azienda è l’attualizzazione della sua redditività attesa. Al crescere del denominatore, cioè del tasso di sconto, il quoziente si rimpicciolisce. Non è difficile. Eppure, c’è una sorta di messaggio che proviene dai gestori di questi fondi, i cosiddetti general partner: non preoccupatevi, con noi i ribassi sono minori e a volte manco ci sono. L’ottimismo è il profumo della vita, del resto. Eppure, l’anno appena trascorso ha visto spuntare nuove tecniche “adattive” da tali gestori, per evitare di scottarsi o rinviare

il più possibile le ustioni. Prima di queste, il ricorso alla liquidità facile serviva a produrre numeri eclatanti, per attrarre investitori.

Tassi gonfiati

Ad esempio, visto che nei fondi alternativi la metrica di elezione (che pochi riescono a cogliere appieno, nella sua elusività e spesso fallacia) è il tasso interno di rendimento, alcuni gestori avevano scelto di indebitarsi per effettuare gli investimenti prima di chiedere ai partecipanti di versare la relativa quota capitale. L’effetto ottico, manco a dirlo, era la lievitazione del tasso interno di rendimento per gli investitori.

Ora, con i rendimenti in rialzo, questo gioco è venuto meno. Ma ne restano molti altri. Nel private equity, l’obiettivo è quello di rivendere l’azienda acquisita, con profitto. Di solito, nei cosiddetti leveraged buyout, l’azienda preda viene inzeppata di debito, cioè “messa a leva”, contando sui flussi di cassa della sua gestione caratteristica, e magari irrobustendoli con tagli feroci di costi ma anche di investimenti,

OPINION 104 PRIVATE TRATTO DA PHASTIDIO.NET

Al crescere del denominatore, cioè del tasso di sconto, il quoziente si rimpicciolisce

che spesso lasciano l’azienda in condizioni di forte gracilità.

Poi, si cerca un compratore per un multiplo più elevato di quello di acquisizione, e vissero tutti felici e contenti.

Questo, fin quando l’oceano di liquidità delle banche centrali reggeva il gioco.

Cambio di paradigma

Ora è tutto più complesso.

Al punto che i general partner sono

stati costretti a inventarsi un nuovo gioco, che potremmo definire il passaggio del pacco. Creare una nuova società veicolo, che raccoglie nuovi soldi dagli investitori, a cui poi l’azienda preda e predata viene scaricata, con un multiplo ancora elevato. In “letteratura”, ci sono molte definizioni alternative per questo gioco, nato effettivamente per i bimbi e poi finito sul groppone dei risparmiatori.

I più numericamente intuitivi

tra voi avranno colto che il tasso interno di rendimento è una sorta di miccia accesa: più tempo attendo a realizzare l’investimento, più quel tasso si deprime. Ecco il perché della necessità di vendere, anche a una entità creata dallo stesso gestore.

Alternativa al credito bancario

I fondi di debito svolgono a loro volta diverse funzioni. Possono servire per sostituire banale credito bancario. In questo caso, il loro

OPINION PRIVATE 105
Lo dice la logica: sarebbe assurdo credere all’esistenza di isole felici, sapendo che il valore di un’azienda è l’attualizzazione della sua redditività attesa

destino è legato alle condizioni di salute dell’azienda debitrice. Che, in un tempo di aumenti di costo del denaro, sono messe alla prova. Per quale motivo, quindi, un fondo di private debt dovrebbe fare meglio di uno regolarmente quotato? Solo perché “occhio di investitore non vede (o vede con forte ritardo quello che è accaduto) cuore non duole”?

In altri casi, come quello del cosiddetto credito opportunistico, i fondi intervengono in aziende in condizioni di stress finanziario, quindi facendosi pagare molto il prestito, ritenendo che la ristrutturazione aziendale eventualmente in corso possa rimettere la barca in linea di galleggiamento. Oppure per altri motivi, che non approfondiremo in questa sede. Non ho alcuna velleità di essere esaustivo, in questa tassonomia.Il messaggio che voglio trasmettere è che non c’è nulla che autorizzi a credere che, in un contesto di stretta monetaria aggressiva, la messe di prodotti alternativi illiquidi sia destinata al lieto fine. Peggio ancora per il venture capital, che finanzia embrioni di idee imprenditoriali, ovviamente. Ma anche private equity e private debt devono allacciarsi le cinture e stringere i denti.

Prospettive di lungo termine

Ora, che posto dovrebbero avere i cosiddetti fondi alternativi illiquidi, nel portafoglio di un

investitore evoluto o presunto tale? Ovviamente, ammesso e non concesso che l’investitore abbia ben compreso di che rischi si tratti, e che “evoluto” non coincida con “agiato e quindi gonzo”, deve essere ben chiaro che parliamo di prodotti illiquidi, destinati a permanere in portafoglio per parecchi anni, spesso anche più di dieci.

A meno che sorgano, come già nel mondo degli investitori istituzionali, i cosiddetti fondi “secondari”, che cioè rilevano investimenti illiquidi da investitori che, per svariati motivi, devono liberarsene. E qui, vale la regola del “guai ai vinti”, nel senso che questi fondi comprano a forte sconto, mettendo in carniere ritorni potenziali molto corposi. L’ecosistema funziona, dopo tutto.

Non guardare ai soli rendimenti Ma, tornando al nostro risparmiatore privato “evoluto” e “affluente”, quello a cui si rivolgono i gestori attraverso interviste patinate su inserti di economia e finanza dei giornali, occorre essere consapevoli di un paio di noiosi principi di vita: i pasti gratis continuano a non esistere; a ritorno potenziale elevato corrisponde rischio potenziale

elevato. Ecco perché, quando leggete interviste ad addetti ai lavori che vi magnificano il private equity e il private debt con motivazioni del tipo “in una fase di incertezza, con rischio di recessione e tassi in rialzo, meglio gli investimenti alternativi, perché sono meno volatili di quelli tradizionali”, ebbene, scappate lontano. Perché la cosiddetta bassa volatilità deriva dal fatto che le valutazioni non sono giornaliere e continue, frutto di scambi ad alta frequenza, ma periodiche, e spesso frutto di stime ottimistiche.

Cause della bassa volatilità

Se la bassa volatilità (magari associata pure ad alto rendimento atteso, in violazione del noto principio di vita di cui sopra) è in realtà frutto di assenza di scambi, c’è qualcosa che proprio non quadra, nel concetto. Solo per augurarvi un anno non dico di prosperità ma almeno di consapevolezza di quello in cui vi trovaste a mettere i vostri soldi. Anche se siete “evoluti” e “affluenti”, e di conseguenza siete il target elettivo di alcune specie predatorie e della loro fame di elevata marginalità. Che non è per voi ma per loro, non scordatelo mai.

OPINION 106 PRIVATE
La bassa volatilità viene citata come una caratteristica premiante del settore, ma in realtà è frutto della carenza di scambi su questa asset class

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Questa è una comunicazione di marketing con finalità promozionali. Si prega di consultare il Prospetto e il documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KID) prima di prendere una decisione finale di investimento, disponibili in lingua italiana sul sito www.kairospartners.com nonché presso la sede legale di Kairos Partners SGR S.p.A. (“Kairos”) e i soggetti collocatori, anche in forma cartacea. Una sintesi dei diritti degli investitori è disponibile in lingua italiana e inglese al link https://www.kairospartners.com/sintesi-dei-diritti-degli-investitori-it-en/. I rendimenti sono rappresentati al netto delle spese a carico del Fondo e al lordo degli oneri fiscali. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. L’investimento riguarda l’acquisizione di azioni del Fondo e non di una determinata attività sottostante che resta di proprietà del Fondo medesimo e implica una componente di rischio, di conseguenza il capitale investito in origine potrebbe non essere recuperato in tutto o in parte. Le oscillazioni dei tassi di cambio possono influenzare il valore dell’investimento e i costi laddove espressi in una valuta diversa da quella di riferimento dell’investitore. Informazioni sulle specificità del Fondo e sugli aspetti generali in tema sostenibilità (ESG) ai sensi del Regolamento (UE) 2019/2088, sono disponibili al link www.kairospartners.com/esg/. In caso di commercializzazione del Fondo in paesi diversi da quello di origine, Kairos ha il diritto di porre fine agli accordi per la commercializzazione in base al processo di ritiro della notifica previsto dalla Direttiva 2009/65/CE.

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