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Così sprechiamo il taglio al reddito
from L'Espresso 1
by BFCMedia
Il taglio del reddito di cittadinanza al 40 per cento delle famiglie percettrici consentirà un risparmio per le casse pubbliche di 785 milioni di euro. La stangata arriverà a settembre, quando perderanno il diritto al contributo le famiglie che al proprio interno non hanno minori, non hanno anziani o disabili. L'obiettivo è quello di favorire l'attivazione al lavoro di queste persone, anche se dall'Istat, alla maggior parte degli economisti italiani, resta più d'una perplessità sulla capacità di attivare queste persone, che hanno mediamente un'età elevata, bassi livelli di istruzione, sono soli e vivono al Sud. A cosa serviranno i soldi risparmiati? Una cifra quasi analoga, 760 milioni di euro, è quella che lo Stato italiano dovrà versare all'Europa - proprio nel 2023 - per la Plastic Tax, ovvero per far fronte alle oltre mille tonnellate di rifiuti di plastica da imballaggio che il nostro Paese non è stato in grado di riciclare, ma ha disperso nell'ambiente o incenerito. I più maliziosi dicono che l'Europa ha introdotto la gabella sulla plastica per far fronte al buco di bilancio generato da Brexit, e racimolare così quasi sei miliardi di euro: i maggiori contribuenti saranno, nell'ordine, Germania, Francia e per l'appunto l'Italia. Ma l'Europa risponde che quel contributo serve a generare maggiore consapevolezza rispetto all'importanza di ridurre il consumo di plastica usa e getta. In teoria l'Italia si era mossa in anticipo, introducendo a sua volta la Plastic Tax italiana con la finanziaria del 2019 grazie al governo Conte I, così da far pagare ai produttori di plastica monouso questa tassa, con l'obiettivo di ridurne il consumo. Ma quella tassa, odiata dalle imprese, non è mai stata introdotta, rinviata di anno in anno, anche perché risultava difficile capire chi avrebbe dovuto pagare quella tassa, se i produttori di plastica, gli importatori o i produttori di monouso. Addirittura il governo Meloni ha in programma di eliminarla definitivamente. La tassa europea, però, resta e dal 2023 andrà versata a Bruxelles. Chi paga il conto? Per quest'anno ci pensano i poveri ai quali è stato tolto il sussidio. Poi si vedrà.
stretta sul fronte delle plastiche monouso lo racconta Giuseppe Ungherese di Greenpeace: «Lo scorso anno l'Italia, nel recepire la direttiva sulle plastiche monouso, ha apportato alcune modifiche al testo europeo, promuovendo per esempio le plastiche compostabili, che sono espressamente vietate dalla norma europea perché non frenano i danni ambientali causati dall'usa e getta. L'abbiamo fatto notare all'allora ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, invitandolo a correggere il testo, suggerendo iniziative, ma non siamo stati ascoltati». Le eccezioni previste dalla traduzione italiana della normativa riguardano soprattutto le plastiche che entrano in contatto con gli alimenti: l’Italia consente di aggirare il divieto utilizzando la plastica biodegradabile e compostabile, ma per la comunità europea – che ha già chiesto all’Italia di correggere l’errore – queste dovrebbero essere vietate al pari di piatti e bicchieri realizzati con plastiche derivati da petrolio e gas fossile.
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Risultato: ora l'Italia rischia una procedura di infrazione proprio a causa delle plastiche monouso. «L’Italia sembra preferire una finta transizione ecologica. La verità è che se vogliamo andare oltre la plastica e la cultura dell'usa e getta, dobbiamo promuovere soluzioni basate sul riutilizzo, obiettivo principale della direttiva europea che il nostro Paese sta volutamente ignorando», afferma Ungherese, che invita l'attuale governo a prendere per mano l'industria italiana sostenendo e promuovendo un percorso di vera transizione ecologica.
Perché se il benessere delle imprese e quindi dei lavoratori sono un aspetto da salvaguardare, non va dimenticato che parte delle duemila tonnellate di rifiuti al giorno vomitate sulle colline keniote di Dandora provengono anche dall'Europa, che quando non sa dove mettere i propri rifiuti in eccesso li esporta, in Paesi più poveri.