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PATRICK MOORE

UNA VITA PER LA DIVULGAZIONE DELL’ASTRONOMIA

Un Secolo Fa Nasceva Il Pi Influente Comunicatore Scientifico Del Novecento

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Un libro di George Chambers ricevuto in dono all’età di sei anni, dal titolo La storia del Sistema solare, e la disponibilità di una vecchia macchina per scrivere del nonno materno segnarono precocemente il destino di Patrick Moore. Il glio unico del capitano Charles e della cantante lirica dilettante Gertrude White, nato il 4 marzo 1923 a Pinner, un sobborgo a nord-ovest di Londra, coltiverà infatti per il resto della vita un grande interesse per la volta celeste e la scrittura. Queste passioni ne faranno un profondo conoscitore della Luna, almeno a livello amatoriale, e il più in uente divulgatore del Novecento: distinguendosi per la capacità di avvicinare varie generazioni di ragazzi all’oculare di un telescopio e di trasformarne alcuni in importanti astronomi di professione.

Un Bambino Dalle Idee Chiare

A causa dei problemi di salute, Patrick fu educato a casa da insegnanti privati, ma già a otto anni iniziò a lavorare sul primo progetto letterario, annunciando solennemente ai genitori: “Vado a scrivere un libro di astronomia in un linguaggio semplice per i giovani e in maniera che pure la mamma possa capirlo!”. Nel 1934 fu presentato a William Sadler Franks, eccentrico appassionato di orchidee e astronomia, che lo invitò a frequentare il suo osservatorio.

ERRATA CORRIGE Su Cosmo n. 36 (febbraio 2023).

L’articolo di Gianfranco Benegiamo

“Edward Barnard, dalla camera oscura alle nebulose oscure” è stato attribuito per errore a un altro autore.

Ci scusiamo con Gianfranco Benegiamo e con i lettori.

L’ottuagenario Franks insegnò tutto quanto conosceva del cielo al giovane, che lo stesso anno entrò a far parte della British Astronomical Association (Baa), un gruppo formato da dilettanti e professionisti per promuovere lo studio del cielo. Poco dopo incontrò il presidente dell’associazione Harold Spencer Jones, che ricopriva anche la carica più autorevole di Astronomo reale, che gli strinse solennemente la mano, anche se era solo un bambino, perché questa era la consuetudine per ogni nuovo a liato.

Il giovane presentò un paio di anni dopo ai soci della Sezione Luna il suo primo rapporto u ciale, intitolato Piccoli crateri nel Mare Crisium. Anche un modesto telescopio poteva rivelare molti dettagli della super cie lunare, e il loro studio diventò in quegli anni particolarmente attraente per gli astro li, anche perché i professionisti lo avevano quasi completamente abbandonato.

Appena sedicenne convinse la madre a comprargli un telescopio rifrattore di apertura poco inferiore a 8 centimetri, con il quale iniziò a osservare la volta celeste. Nello stesso periodo entrò a far parte della British Interplanetary Society, associazione fondata da poco per promuovere l’astronautica e l’esplorazione spaziale, dove condivise gli stessi interessi con un ragazzo di qualche anno più grande, destinato a diventare un astro sico e un famoso scrittore di fantascienza. Era Arthur

C. Clarke, futuro autore di 2001: Odissea nello spazio, con il quale Moore strinse un’amicizia che durò per tutta la vita.

Nel 1939 accusò un problema all’occhio destro e iniziò da allora a utilizzare un monocolo, anche se insolito per un ragazzo, forse perché in tal modo poteva nascondere il leggero strabismo che lo a iggeva quando era a aticato.

A settembre dello stesso anno, con l’inizio della Seconda guerra mondiale, decise di unirsi ai volontari della difesa locale impegnati a osservare il cielo, per dare l’allarme in caso di incursioni aeree.

Nonostante il con itto, ogni volta che poteva partecipava alle riunioni della Baa e continuava a disegnare i dettagli della super cie lunare, distinguendosi come uno dei più attivi osservatori. Trascorreva spesso le notti prestando servizio come autista volontario di autoambulanze, per soccorrere i feriti causati dalle incursioni aeree naziste.

Presentatore Da Guinness

Dopo il congedo insegnò storia e francese, sino a quando, nel 1953, pubblicò il primo libro intitolato Guida alla Luna, che ottenne un grande successo e ciò lo convinse a dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Seguirono Guida ai pianeti e L’astronomo dilettante, diventati rapidamente dei punti di riferimento per molti astro li, tradotti in varie lingue. Moore scrisse anche storie di fantascienza per ragazzi, come i romanzi ambientati su Marte e altri con protagonista un giovanissimo astronauta.

La sera del 24 aprile 1957 iniziò a presentare un nuovo programma della British Broadcasting Corporation (Bbc), intitolato e Sky at Night, che nonostante i pochi mezzi a disposizione incontrò subito il gradimento degli spettatori. Alto e corpulento, con abiti di una taglia superiore alla sua, cravatta di traverso, capelli arru ati e monocolo, in trasmissione parlava velocemente, raggiungendo picchi di centinaia di parole al minuto, riuscendo comunque a mantenere il discorso uido e ben articolato.

O riva agli spettatori il prototipo dello scienziato eccentrico, aveva un contagioso entusiasmo per l’astronomia e rimase a lungo senza rivali nello spiegare argomenti complessi con un linguaggio semplice.

Gli astronomi professionisti, però, talvolta restavano perplessi davanti al suo modo di volgarizzare taluni argomenti. Autoironico e dotato di una teatralità istintiva, se occorreva indossava una tuta spaziale o si travestiva da alieno e spesso accettava apparizioni in programmi di intrattenimento e di quiz.

Presentò e Sky at Night per oltre mezzo secolo; negli ultimi anni, con il peggiorare delle condizioni siche, registrava le puntate dalla sua abitazione, riuscendo così a entrare nel Guinness World Records come il presentatore più longevo di un programma nella storia della televisione.

Commentò per la Bbc molte missioni spaziali e in particolare quella dell’Apollo 11 che nel 1969 portò i primi astronauti a camminare sulla

Luna. Rispondeva personalmente alle numerose lettere ricevute e talvolta sbalordiva qualche corrispondente, soprattutto se adolescente, regalandogli libri e telescopi. Molti astro li lo ricordano per il Catalogo Caldwell (il suo cognome completo era Caldwell-Moore), che include un centinaio di splendidi oggetti del profondo cielo, tra i quali la Nebulosa Rosetta (C49) e l’ammasso globulare Omega Centauri (C80), che non erano compresi nel Catalogo Messier.

Riconoscimenti E Altre Passioni

Nel corso della lunga carriera, Moore ottenne innumerevoli riconoscimenti per il contributo dato alla divulgazione scienti ca: la nomina a membro onorario di associazioni in vari continenti, la laurea honoris causa di prestigiose università, la presidenza della Baa e nel 2001 il titolo di baronetto dalla regina Elisabetta II. In questo stesso anno fu nominato membro onorario della Royal Society, titolo che lo inorgogliva più di ogni altro, con la seguente motivazione:

“Per molti anni Patrick Moore è stato lo scrittore e relatore di astronomia più e cace e in uente del Regno Unito. Il suo programma della Bbc e Sky at Night e la sua immensa produzione di circa cento libri, insieme ad altre trasmissioni, articoli e conferenze hanno ispirato entusiasmo per la scienza in generazioni di giovani e meno giovani. La sua elezione è un riconoscimento opportuno e adeguato al grande contributo dato alla scienza in questo paese”.

Oltre a occuparsi della volta celeste, fu anche un abile suonatore di xilofono, compose brani per questo strumento e tra i vari dischi ne registrò uno con la Royal Scottish National Orchestra. Giocò a scacchi e militò nella squadra del Selsey Cricket Club sino a circa settant’anni, ma la sua più grande passione rimasero sempre i gatti, ai quali dedicò il libro intitolato Miaow! Cats really are nicer than people! Rimanendo fedele alla reputazione di uomo eccentrico e originale, Moore si oppose all’introduzione del Sistema internazionale di misura e sostenne convintamente l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Una forma compulsiva di generosità gli procurò negli ultimi tempi di coltà economiche tanto serie da indurre Brian May, astro sico ed ex chitarrista dei Queen, a intervenire per impedire che lo sfrattassero da casa.

Le condizioni di salute peggiorarono sino a quando, il 9 dicembre 2012, spirò serenamente, circondato dagli amici e dall’amato gatto Tolomeo. Il collaboratore Iain Nicolson scrisse questo necrologio sul e Observatory: “Patrick Moore fu un vero gigante del mondo astronomico.

Con entusiasmo contagioso, energia scon nata e abilità comunicativa impareggiabile, ha ispirato generazioni di astronomi ‒ sia dilettanti che professionisti ‒ e innalzato la sensibilità del pubblico verso le scienze astronomiche a vette che mai prima erano state raggiunte”.

WALTER FERRERI*

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