Cosmo 37

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37 MARZO 2023 VERSO LE LUNE GHIACCIATE DI GIOVE FEDERICO TOSI DESTINAZIONE COSMO IL CIELO DEL MESE MESSAGGI PER INTELLIGENZE E.T.

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Questo numero di Cosmo, senza trascurare le altre tematiche che contraddistinguono la nostra rivista, è dedicato in particolare al lancio della missione Juice verso le lune di Giove, che avverrà ad aprile con tanta Italia a bordo, grazie alla strumentazione ospitata dalla sonda, e tanta Italia a terra, con i molti ricercatori che ne seguiranno la parte scienti ca. Di questa sonda e dell’esplorazione delle lune gioviane ci parlano Antonio Lo Campo, Patrizia Caraveo e in particolare Federico Tosi, uno degli scienziati del team di Juice, che ci illustra gli obiettivi che fanno di questa missione una delle più ambiziose degli ultimi anni. Così come è ambiziosa anche Destinazione Cosmo, la nuova trasmissione televisiva multipiattaforma che andrà in onda a partire dal 10 marzo su Sky, sul digitale terrestre e su Tivusat, oltre che sul web.

Dodici puntate dedicate ai temi da sempre a noi cari e che ha, appunto, l’ambizione di fare il punto delle nostre conoscenze sul Sistema solare, l’astro sica e i pianeti extrasolari, la cosmologia, con uno sguardo verso il futuro dell’esplorazione spaziale, anche umana e non soltanto per mezzo di missioni robotiche automatizzate. Una trasmissione che si avvale del contributo di molti autori di Cosmo e della preziosissima, anzi indispensabile, collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astro sica e dell’Unione Astro li Italiani, a nché il quadro dipinto sia il più colorato e dettagliato possibile, dal lavoro del professionista nei vari ambiti della ricerca astronomica – e gli astronomi italiani sono fra i più apprezzati a livello internazionale – alla passione e alla dedizione degli astro li, sempre più impegnati a diventare dei citizen scientist e a invogliare le nuove generazioni a dare il loro importante contributo. A nché la destinazione nale sia il progresso della conoscenza di tutti.

Cosmo! 37
Destinazione Giove, anzi Destinazione
DI WALTER RIVA
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EDITORIAL

ANNO 5 - NUMERO 37 mensile registrato presso il Tribunale di Milano al n° 137 del 6 giugno 2019

CASA EDITRICE

BFC SPACE

Via Melchiorre Gioia, 55 - 20124 Milano MI

Tel. (+39) 02 30 32 111 - Fax (+39) 02 30 32 11 80 bfcspace.com

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PRESIDENTE: Denis Masetti

CONSIGLIERE DELEGATO: Mirko Bertucci

CONSIGLIERE: Franco Cappiello

DIRETTORE RESPONSABILE Walter Riva riva@bfcmedia.com

DIRETTORE EDITORIALE Piero Stroppa stroppa@bfcmedia.com

HANNO COLLABORATO

Salvatore Albano, Gianfranco Benegiamo, Patrizia Caraveo, Laura Citernesi, Giuseppe Donatiello, Walter Ferreri, Azzurra Giordani, Davide Lizzani, Antonio Lo Campo, Tiziano Magni, Piero Mazza, Michelangelo Rocchetti, Federico Tosi.

GRAPHIC DESIGN Massimiliano Vecchio vecchio@bfcmedia.com

PUBBLICITÀ Francesco Vannucci vannucci@bfcmedia.com

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SEGRETERIA DI REDAZIONE info@bfcspace.com

IN COPERTINA: la missione Juice dell’Esa è in partenza per il sistema di Giove e delle sue “lune ghiacciate”.

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UNIVERSO

32 TEMA DEL MESE MESSAGGI PER INTELLIGENZE EXTRATERRESTRI

38 ASTROFISICA UNA PULSAR DA RECORD

42 ASTRONOMIA E STORIA IL MISTERO DELLE QUATTRO STELLE

48 PERSONAGGI

PATRICK MOORE: UNA VITA PER LA DIVULGAZIONE DELL’ASTRONOMIA

Inquadra con la fotocamera o con la App Scan del tuo smartphone o tablet i simboli QR che trovi in allegato agli articoli di questo numero per accedere a numerosi contenuti multimediali (video, simulazioni, animazioni, podcast, gallery).

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CONTENTS
CIELO 52 FENOMENO DEL MESE UN ABBRACCIO STRETTO TRA VENERE E GIOVE 56 CIELO DEL MESE 64 OSSERVAZIONI L’ULTIMO CIELO INVERNALE 68 DUE GIOIELLI DIFFICILI: M97 E M108 SPAZIO 4 APPUNTAMENTI DESTINAZIONE COSMO 6 SPACE NEWS 14 COVER STORY VERSO LE LUNE GHIACCIATE DI GIOVE 20 LA LUNA E OLTRE JUICE È PRONTA AL LANCIO 26 ATTORNO AL PIANETA GIGANTE 48 32 64 52
LE VOSTRE STELLE
COSMO KID TUTTI I COLORI DI GIOVE
DOMANDE E RISPOSTE
UAI INFORMA GRUPPO ASTROFILI BENEVENTANI
MOSTRE E MUSEI OLTRE LO SPAZIO, OLTRE IL TEMPO
PLANETARI TUTTI REGISTI CON BLENDER
EVENTI SOTTO IL CIELO
RECENSIONI
EXPERIENCES 72
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DESTINAZIONE

COSMO

DAL 10 MARZO APPUNTAMENTO IN TV CON UN NUOVO PROGRAMMA DI

Cosmo approda alla TV con un nuovo programma dedicato a tutti gli amanti del cielo, realizzato dalla redazione della rivista, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astro sica (Inaf) e l’Unione Astro li Italiani (Uai)

Da un’idea di Franco Cappiello, il programma si sviluppa in una serie di dodici puntate di un’ora ciascuna, che saranno trasmesse ogni venerdì sera alle 22.00 su BFC TV (Sky 511, TivùSat 61, HBB TV 260 e in streaming su bfcvideo.com), a partire dal 10 marzo.

Presentato da Adriana Lala e condotto dal direttore responsabile di Cosmo, Walter Riva, il programma svilupperà in ogni puntata un focus dedicato a un argomento cardine di cui si occupano l’astronomia e le scienze spaziali per lo studio e l’esplorazione del cielo.

Dal Sole al Sistema solare, dagli esopianeti alle galassie, dai buchi neri al Big bang, ogni settore della ricerca sarà a rontato con ospiti in studio, tra cui scienziati ed esperti collaboratori di Cosmo, che presenteranno lo stato attuale degli studi con gli strumenti da terra e dallo spazio.

Le attività spaziali e le missioni scienti che in corso e in progetto saranno presentate dal nostro esperto di astronautica e spazio Antonio Lo Campo.

Uno specialista è bravo se è in grado di spiegare la sua attività anche ai bambini, e per questo un breve spazio

sarà dedicato agli alunni di una scuola elementare che porranno delle domande agli ospiti sulle tematiche a rontate in ogni puntata.

Seguirà una serie di rubriche: nella prima saranno presentati gli Osservatori astronomici del nostro Paese e le loro attività con lmati realizzati nelle loro sedi; la seconda sarà dedicata alle associazioni astro le e alle loro iniziative di studio e di divulgazione dell’astronomia su tutto il territorio nazionale.

Un intervento curato da Plinio Camaiti sarà dedicato alla strumentazione astronomica amatoriale, con la presentazione di prodotti e accessori disponibili sul mercato per l’osservazione e la ripresa delle meraviglie del cielo.

La parola passerà quindi a un astrofotografo amatoriale, uno per ogni puntata, specializzato in un particolare settore della ripresa astronomica, che presenterà la sua strumentazione e i metodi utilizzati per fotografare pianeti, stelle e galassie, con i risultati che possiamo ammirare sulle pagine di ogni numero di Cosmo

Chiuderà ogni puntata un intervento del direttore editoriale di Cosmo, Piero Stroppa dedicato alla rivista, ai suoi canali di comunicazione, ai suoi contenuti, con interessanti notizie e qualche curiosità tra terra e cielo.

Vi aspettiamo a Destinazione Cosmo su BFC TV!

4 APPUNTAMENTI A CURA DELLA REDAZIONE
ASTRONOMIA E SPAZIO
CANALE 511 CANALE 61 CANALE 260
SPACE 6 NEWS SUMMARY LA FUSIONE NUCLEARE SU UN ESOPIANETA 1 SPACE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE 6 ULTIMI TEST A TERRA PER STARSHIP 4 IL PRIMO LANCIO DI ARIANE 6 3 UN ANTIPASTO ASTEROIDALE PER LUCY A METÀ STRADA TRA NOI E ANDROMEDA 2 5 IN IDROVOLANTE SU TITANO

LE

MOLECOLE ORGANICHE DEL METEORITE MARZIANO

Mentre i rover marziani si aggirano tra rocce e sabbie del Pianeta rosso alla ricerca di molecole organiche e con la segreta speranza di trovare anche qualche indizio biologico (vedi Cosmo n. 36), e la sonda Juice si appresta a partire verso le lune di Giove, per raccogliere informazioni analoghe in quei mondi lontani (vedi da pag. 14), ricerche del genere si possono talvolta condurre anche sulla Terra. Molti anni prima che qualche campione di Marte venga portato a Terra dalla missione Mars Sample Return (forse tra dieci anni), abbiamo a disposizione la meteorite Tissint che ha fatto tutto da sola. Si tratta di un pezzo di roccia marziana caduto il 18 luglio 2011 in una zona desertica del Marocco, vicino al villaggio di Tissint. Frantumatasi in più pezzi (il maggiore ha la massa di 1,1 kg, gura in alto), la meteorite contiene una grande quantità di composti organici.

Tissint è una roccia basaltica di origine vulcanica, tecnicamente una shergottite. Espulsa dalla super cie di Marte probabilmente a causa del violento impatto di un asteroide avvenuto circa 700mila anni fa, Tissint è una delle cinque meteoriti marziane che sono state osservate mentre cadevano sulla Terra e raccolte poco dopo ed è la roccia marziana meno contaminata di cui oggi disponiamo. Uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori, guidato dall’Università tecnica di Monaco, ha analizzato con tecniche so sticate la chimica della preziosa meteorite, creando il catalogo più completo mai realizzato della diversità di specie chimiche trovate in una meteorite marziana o in un campione raccolto e analizzato da un rover. Tissint ha rivelato la presenza di abbondanti quantità di acidi carbossilici alifatici, aldeidi, alcheni, idrocarburi policiclici aromatici e composti organometallici. Tutte sostanze che non costituiscono di per sé degli indizi biologici, perché possono avere origini abiotiche, ma il loro studio può aiutare gli scienziati a ricostruire la storia geologica di Marte e capire se abbia mai ospitato la vita.

7 START
NEWS SPACE
7 IN VIAGGIO TRA I PIANETI CON IL MOTORE NUCLEARE DRACO 8
LANCIO DAGLI USA
ROCKET LAB
PRIMO
DI

1LA FUSIONE NUCLEARE SU UN ESOPIANETA

Mentre sulla Terra ci affanniamo a cercare di realizzare la fusione nucleare nei laboratori (vedi le Space News di Cosmo n. 36), c’è un esopianeta in cui incredibilmente questa reazione si verifica in modo del tutto naturale.

Lo spettrografo Gravity del Very Large Telescope (Vlt) è riuscito a caratterizzare l’atmosfera di un esopianeta situato a 125 anni luce di distanza, facendo intuire che al suo interno siano in atto processi di fusione nucleare. Già si sapeva che attorno alla stella HD 206893 orbita una nana bruna da quasi trenta masse gioviane. Ma successive misure di velocità radiale eseguite dal telescopio spaziale Gaia dell’Esa hanno rivelato anche la presenza di un pianeta, un gigante gassoso da 12,7 masse gioviane, che è stato chiamato HD 206893c

La conferma è arrivata da Gravity, grazie all’imaging diretto e alla tecnica interferometrica, sfruttando il segnale combinato dei quattro telescopi del Vlt dell’Eso in Cile (figura). Analizzando i dati raccolti, gli astronomi del team guidato da Sasha Hinkley (Università di Exeter, UK) si sono accorti che quel grande pianeta “fa luce”. La sua massa lo colloca in quella zona di transizione in cui un pianeta riesce a esercitare all’interno una pressione tale da avviare processi di fusione nucleare. Precisamente del deuterio, un isotopo dell’idrogeno che richiede temperature e pressioni molto minori di quelle necessarie alla fusione dell’idrogeno più comune.

A METÀ STRADA TRA NOI E ANDROMEDA

Una popolazione di 208 vecchie stelle variabili di tipo RR Lyrae risiede a metà strada fra la Via Lattea e la vicina galassia di Andromeda, a circa un milione di anni luce da noi. Stelle appartenenti all’alone esterno della Via Lattea, che riducono con la loro presenza il margine che separa la nostra Galassia dal suo destino: quello di fondersi con Andromeda, per creare la supergalassia che è stata già battezzata Milkomeda. Questo gruppo di stelle mette in discussione anche la definizione di confine delle galassie, che dipende dalla estensione degli aloni.

La nostra Galassia e la sua dirimpettaia sono talmente grandi e vicine che non c’è quasi spazio vuoto nel mezzo. Anche se mancano ancora 5 miliardi di anni alla fusione, un destino inesorabile, determinato dal movimento delle due galassie che si avvicinano alla velocità di 120 km al secondo

La scoperta di queste stelle è avvenuta esaminando i dati raccolti dalla Next Generation Virgo Cluster Survey (Ngvs), un programma di studio dell’ammasso di galassie della Vergine. Nella ripresa di queste galassie, il Canada-France-Hawaii Telescope ha catturato anche le stelle variabili RR Lyrae del nostro alone. Stelle di cui è possibile misurare con precisione la distanza, grazie alla relazione precisa tra il loro periodo di pulsazione e luminosità, e che potrebbero mettere alla prova i modelli attuali delle dimensioni e della massa della nostra Galassia.

8 SPACE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE

UN ANTIPASTO ASTEROIDALE PER LUCY

In attesa di raggiungere gli otto asteroidi che costituiscono i suoi obiettivi primari (vedi Cosmo n. 18), la sonda Lucy della Nasa potrà incontrare un nono asteroide già il prossimo novembre grazie a una lieve correzione di rotta. Con solo 700 metri di diametro, 1999 VD57 sarà il più piccolo asteroide della Fascia principale mai avvicinato da un veicolo spaziale e consentirà di condurre un importante test sui sistemi di bordo della sonda.

Lanciata il 16 ottobre 2021 verso gli asteroidi “troiani” di Giove, Lucy studierà questi piccoli corpi che condividono l’orbita del pianeta gigante, per raccogliere informazioni sulla formazione dei pianeti, trattandosi degli scarti dei materiali che si conglomerarono ai primordi del Sistema solare per formare i primi planetesimi Lucy avrebbe dovuto attendere il 2025 per il suo primo incontro con un asteroide, mentre questa piccola deviazione le permetterà di gustare un “antipasto” della sua importante missione già tra pochi mesi.

I calcoli hanno mostrato che sarebbe passata a 65mila km da 1999 VD57, una distanza esagerata per un asteroide così piccolo. Ma la lieve correzione di rotta, che verrà e ettuata nel prossimo mese di maggio, potrà ridurre questa distanza a soli 450 km in occasione del y-by, che avverrà il primo novembre 2023. Inquadra il QR per un video dedicato alla missione Lucy

NEWS 9 SPACE
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IL PRIMO LANCIO DI ARIANE 6

Il battesimo del volo per il nuovo e potente razzo vettore europeo Ariane 6 avverrà (salvo intoppi) a ne 2023. Lo ha confermato Philippe Baptiste, presidente del Cnes, l’Agenzia spaziale francese, in occasione del tradizionale incontro di inizio anno con i media.

Il 23 giugno scorso è stata completata la costruzione del primo esemplare del nuovo razzo, che l’11 luglio è stato posizionato sulla piattaforma di lancio a Kourou nella Guyana francese per i test statici. Tutte le operazioni si stanno svolgendo con un ritardo di almeno tre anni rispetto a quanto previsto dall’originale tabella di marcia. Il primo Ariane 6 sarebbe dovuto partire nel 2020, ma alcuni problemi tecnici riscontrati durante la fase di sviluppo si sono sommati a quelli causati dalla pandemia, accumulando ritardi.

Intanto, l’Ariane 5 si avvia verso una meritata pensione dopo il suo ultimo lancio, il n. 115, della sonda Juice, che avverrà in aprile. L’Agenzia spaziale europea deve anche pensare come riassettare la otta dei suoi lanciatori, dopo il deterioramento dei rapporti con la Russia a causa della guerra in Ucraina, che impedisce il ricorso ai vettori Sojuz. Mentre il settore medio-basso è occupato dal Vega e quello alto sarà occupato da Ariane 6, per il settore medio-alto che era occupato dai Sojuz probabilmente ricorrerà ai Falcon 9 di SpaceX.

IN IDROVOLANTE SU TITANO

La Nasa ha recentemente selezionato 14 progetti sperimentali e innovativi per le future missioni di esplorazione del Sistema solare. Tra questi, uno dei più originali riguarda una sorta di idrovolante progettato appositamente per operare su Titano, la luna di Saturno ricca di laghi di idrocarburi e sinora visitata solo dalla mini-sonda europea Huygens

Pur essendo ancora in fase di progetto (e già nanziato) la missione TitanAir ha l’obiettivo di inviare un veicolo simile a un idrovolante in grado di volare nell’atmosfera di Titano e raccogliere la condensazione di metano e sostanze organiche complesse sospese. Il veicolo dovrebbe essere in grado di planare e atterrare sulla super cie dei laghi, allo scopo di raccogliere campioni di liquidi da analizzare. Un altro progetto, sempre in fase sperimentale, è ideato e progettato dai laboratori di Lunar Resources, con sede a Houston. Prevede di installare un condotto di ossigeno sulla super cie della Luna, a supporto dei futuri insediamenti umani, in programma con le missioni Artemis e con quellidelle compagnie private. L’obiettivo è quello di estrarre ossigeno dalla polvere e acqua dai depositi ghiacciati del Polo sud, per poi utilizzare le pompe lungo una sorta di oleodotto lungo 5 chilometri.

10 SPACE NEWS
A CURA DELLA REDAZIONE
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Insieme a un gruppo di esperti che terranno conferenze e osservazioni guidate del cielo. Programma del viaggio su Bfcspace.com/category/mexico-2024 I posti sono limitati! Invia la manifestazione di interesse a eclisse2024@bfcspace.com ORGANIZZA UN GRANDE VIAGGIO PER ASSISTERE ALLA GREAT NORTH AMERICAN ECLIPSE APRILE 2024

ULTIMI TEST A TERRA PER STARSHIP

Il 23 gennaio scorso SpaceX ha e ettuato il primo Wet Dress Rehearsal del sistema di lancio Starship, cioè il test di carico del carburante.

La navicella è stata impilata sul booster Super Heavy ed entrambi sono stati riempiti di metano e ossigeno liquidi. Il razzo, alto complessivamente circa 120 metri, è stato rifornito con più di 4500 tonnellate di carburante in un’ora e 15 minuti. Dopo la conclusione del test, gli operai di Starbase, in Texas, hanno rimosso la navicella e l’hanno trasferita al sito di costruzione per la messa a punto dello scudo termico

Nel frattempo, al booster sono stati aggiunti i 33 motori Raptor per il successivo static re test, la prova di accensione dei motori da fermo. A subire lo sforzo non è solo il gigantesco booster, ma anche la stessa base di lancio, che deve resistere a una potenza mai sprigionata prima d’ora da un razzo. Queste prove servono per il primo test di lancio orbitale, ma SpaceX ha bisogno anche di una serie di permessi per raggiungere lo spazio con la Starship. Quello riguardante le telecomunicazioni è già stato ottenuto: la Federal Communications Commission ha rilasciato all’azienda di Elon Musk un permesso valido no al 20 settembre per comunicare con Starship tramite la rete Starlink. Quando la Federal Aviation Administration rilascerà anche i permessi di volo, allora si accenderà la luce verde per il lancio.

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A CURA DELLA REDAZIONE
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IN VIAGGIO TRA I PIANETI CON IL MOTORE NUCLEARE DRACO

La Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency) si è unita nel progetto Nasa per lo sviluppo di un razzo a propulsione nucleare per le future missioni interplanetarie. Il progetto Draco (Demonstration Rocket for Agile Cislunar Operations) è nato proprio con l’intento di creare un reattore a ssione nucleare che produca una spinta scaldando idrogeno che viene espulso dall’ugello del razzo. Secondo le stime teoriche, un motore di questo genere sarebbe da 5 a 7 volte più e ciente di un motore chimico, accorciando notevolmente i viaggi spaziali di lunga durata. Per esempio, sarebbe possibile raggiungere Marte in un mese e mezzo, invece dei sei mesi attuali.

Il primo test nello spazio è previsto per il 2027, una scadenza ambiziosa per una ricerca tanto complessa. La Darpa contribuirà mettendo a disposizione la propria expertise in progetti simili, e nello speci co si occuperà della supervisione sulla sicurezza dello sviluppo e sulla gestione dei contratti con tutti gli enti che partecipano al progetto.

“Il dominio spaziale è fondamentale per il commercio moderno, la scoperta scienti ca e la sicurezza nazionale”, ha dichiarato la direttrice della Darpa, Stefanie Tompkins. “Compiere progressi nella tecnologia spaziale attraverso il programma di razzi a propulsione nucleare Draco sarà essenziale per una maggiore e cienza e rapidità nel trasporto di materiale e persone verso la Luna e Marte”.

PRIMO LANCIO DAGLI USA DI ROCKET LAB

L’azienda neozelandese Rocket Lab ha completato fra il 24 e il 25 gennaio il suo primo lancio da una rampa negli Stati Uniti: un razzo Electron è partito dal Rocket Lab Launch Complex 2 in Virginia. La nuova rampa si va ad aggiungere alle altre due collocate in Nuova Zelanda, da cui l’azienda può lanciare i suoi razzi. Questo aiuterà Rocket Lab a realizzare dei lanci su misura per i suoi clienti. Un risultato importante per competere con chi, come SpaceX, riesce a lanciare a prezzi notevolmente inferiori. Gli altri 13 lanci Electron in programma per il 2023 saranno suddivisi fra Nuova Zelanda e USA, per garantire che il carico (payload) venga consegnato in orbita quando il cliente ne ha necessità.

La base in Virginia sarà utilizzata anche per il lanciatore mediopesante Neutron, che debutterà l’anno prossimo. Anche questo razzo potrà essere recuperato, ma in modo più simile all’atterraggio verticale dei Falcon 9, piuttosto che alla di cile presa in volo degli Electron. Il recupero del primo stadio del razzo non sarà tentato nella nuova rampa, e infatti il booster di questo primo lancio statunitense è andato perduto. Il payload è stato però portato con successo in orbita, a una quota di 550 km: si trattava dei primi tre satelliti della costellazione di HawkEye 360. L’azienda, con sede in Virginia, ha già sottoscritto un contratto con Rocket Lab per il lancio di 15 satelliti fra il 2023 e il 2024.

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14 COVER STORY DI
WALTER RIVA E FEDERICO TOSI

A COLLOQUIO CON FEDERICO TOSI, UNO DEGLI SCIENZIATI ITALIANI COINVOLTI NELLA MISSIONE JUICE DELL’ESA

VERSO LE

LUNE GHIACCIATE DI GIOVE

» A sinistra: rappresentazione artistica della crosta ghiacciata della luna Europa e del sottostante oceano.

Il prossimo mese di aprile salirà sulla rampa di lancio Juice, una missione importante che ci aiuterà a comprendere meglio le caratteristiche del sistema di Giove e, in particolare, di alcune delle sue lune principali (vedi l’articolo a pag. 20). In queste pagine descriviamo i suoi obiettivi scienti ci insieme a Federico Tosi, uno degli scienziati italiani maggiormente impegnati in questo progetto.

DOTTOR TOSI, CI PUÒ DIRE CHE COS’È JUICE?

TECNOLOGIA

Juice sta per JUpiter ICy moons Explorer, “esploratore delle lune ghiacciate di Giove”. È una missione concepita per studiare da vicino tre delle quattro lune galileiane: Ganimede, Europa e Callisto, per fare luce su due grandi temi: il primo è l’esistenza di mondi abitabili attorno ai giganti gassosi; il secondo è lo studio del sistema di Giove come esemplare dei giganti gassosi extrasolari.

ITALIANA A BORDO

Si tratta della prima missione a guida europea al sistema di Giove e, soprattutto, è la prima sonda che entrerà in orbita attorno a una luna ghiacciata del Sistema solare esterno, Ganimede. Juice e ettuerà un esteso tour di Giove, con diversi incontri ravvicinati dei satelliti galileiani ghiacciati.

COM’È NATA JUICE E COM’È STATA SELEZIONATA?

Tra il 2006 e il 2007, per rispondere al bando dell’Agenzia spaziale europea (Esa) denominato Cosmic Vision, il ricercatore e professore universitario francese Michel Blanc guidò un consorzio internazionale per una proposta di classe large. Il progetto,

15 COVER STORY
MISSIONE
UN
TANTA
INTERPLANETARIA EUROPEA CON

inizialmente battezzato Laplace, avrebbe dovuto rispondere ai grandi interrogativi lasciati aperti da precedenti esplorazioni spaziali a guida Nasa come Galileo e Cassini (vedi l’articolo a pag. 28), tra cui l’esistenza di mondi “abitabili” attorno ai giganti gassosi del Sistema solare. Per farlo, Laplace si fondava su elementi distinti, destinati rispettivamente allo studio dei satelliti e della magnetosfera di Giove, in modo analogo a quanto già fatto per un’altra missione europea, la BepiColombo rivolta a Mercurio. Laplace fu selezionata per una fase di studio congiunto Esa-Nasa che iniziò a febbraio 2008. Il progetto prevedeva due sonde spaziali, una a guida europea e una a guida americana, destinate rispettivamente allo studio approfondito di Ganimede ed Europa, con il nome complessivo di Europa Jupiter System Mission - Laplace (EjsmLaplace)

Nel 2011, la porzione americana del progetto fu giudicata troppo costosa dalla Nasa e venne abbandonata. La porzione europea a rontò così l’ultimo anno da sola, concentrandosi sugli obiettivi che solo l’elemento a guida Esa avrebbe dovuto conseguire, e modi cò anche il nome, che divenne Juice. La selezione nale ebbe luogo nella primavera del 2012. Sul tavolo del comitato giudicante giunsero tre progetti: Juice, Athena+ ed eLisa. Il 2 maggio 2012, tra queste fu selezionata Juice, che diventò così la prima missione ammiraglia della serie Cosmic Vision.

La Nasa ha poi selezionato una propria missione, chiamata Europa Clipper, meno ambiziosa del precedente contributo al progetto Laplace, per tornare al sistema di Giove e ettuando una lunga serie di incontri ravvicinati a Europa. Il lancio di questa sonda è attualmente ssato a ottobre 2024.

PER QUALI MOTIVI L’OBIETTIVO PRINCIPALE DI JUICE È GANIMEDE?

In verità, tutte le quattro lune scoperte da Galileo nel gennaio del 1610 sono molto interessanti, a cominciare dal fatto che rappresentano un Sistema solare “in miniatura”. Io ed Europa sono geologicamente attive; mentre Ganimede e Callisto sono più de late rispetto al pianeta e risentono meno delle forze mareali; di conseguenza, sono meno attive dal punto di vista geologico, ma non per questo meno interessanti. Dal punto di vista astrobiologico, Europa è quella che merita maggiore attenzione. Ganimede è comunque il satellite naturale più grande del Sistema solare, con dimensioni che superano quelle del pianeta Mercurio. È un corpo planetario con un interno pienamente di erenziato in un nucleo, un mantello e una crosta complessa, che ospita anche uno strato di acqua liquida compreso fra due strati ghiacciati. Inoltre, è l’unico satellite naturale, fra quelli nora esplorati, a possedere un campo magnetico intrinseco, cioè un dipolo magnetico che si origina nel suo nucleo fuso e rotante in modo analogo al campo magnetico terrestre, e che opera quindi un’azione schermante nei confronti delle particelle cariche che permeano la magnetosfera di Giove.

IN QUALI MODI LE LUNE INTERAGISCONO CON GIOVE?

Giove esercita sulle lune galileiane, in particolare sulle più interne (Io, Europa e Ganimede), due tipi di interazione: gravitazionale ed elettromagnetica. Nel primo caso, alla forza di marea esercitata dal pianeta

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FEDERICO TOSI
» La camera ottica Janus, uno degli strumenti italiani installati su Juice, realizzata dall’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.

Giove si sovrappone una “risonanza di Laplace”, generata da una relazione semplice che lega tra loro i periodi orbitali: quello di Europa è doppio rispetto a quello di Io, mentre quello di Ganimede, a sua volta, è doppio rispetto al periodo di Europa. Dal punto di vista dinamico, la risonanza di Laplace impedisce alle maree di rendere perfettamente circolari le orbite. Di conseguenza, la marea gioviana provoca una deformazione periodica dell’intero satellite Io, che ne riscalda e ne fonde l’interno, causando intensi processi vulcanici in super cie. Europa (il secondo in ordine di distanza dal pianeta) non ha processi vulcanici, ma il suo interno è riscaldato al punto da mantenere un importante strato di acqua liquida sotto la super cie visibile. Un vero e proprio oceano che potrebbe contenere il doppio dell’acqua di tutti gli oceani della Terra messi insieme! La crosta di Europa è deformata periodicamente a ogni orbita e si mantiene perciò relativamente sottile ed elastica; nel tempo, questo ha provocato spaccature e crepacci di usi, da cui talvolta può fuoriuscire l’acqua dal sottosuolo.

Federico Tosi è un ricercatore dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) presso la sede di Tor Vergata, Roma, e docente del corso di Fisica dei Pianeti del Sistema solare ed Esopianeti presso l’Università Roma Tre. Si occupa prevalentemente di analisi dati acquisiti da strumenti di telerilevamento installati a bordo di sonde spaziali interplanetarie a guida sia Nasa che Esa, come Cassini-Huygens, Rosetta, Dawn, Juno, BepiColombo e Juice. Ha al suo attivo 190 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali sottoposte a peer-review

La sonda Galileo non aveva fotocamere con la sensibilità necessaria per osservare direttamente questi pennacchi d’acqua; ma il suo magnetometro aveva rilevato un’anomalia durante l’ultimo passaggio ravvicinato nel gennaio 2000, in prossimità della regione polare meridionale. Nell’ultima decade, il telescopio spaziale Hubble ha confermato che Europa talvolta presenta emissioni di vapore acqueo alle latitudini meridionali, rivelate da un’anomala abbondanza di idrogeno oltre il bordo del satellite. Tuttavia, al momento non sembra esistere una periodicità in questi episodi. L’altro accoppiamento, quello elettromagnetico, è provocato dal potente campo magnetico di Giove, che interagisce con le lune, sottraendo

da queste ultime, soprattutto da Io, abbondanti quantità di ioni. Questi ioni vengono accelerati dallo stesso campo magnetico e niscono col precipitare nelle regioni polari di Giove, dove si possono osservare le “impronte” lasciate dal materiale ionizzato dei satelliti galileiani, a lunghezze d’onda ultraviolette e infrarosse.

È POSSIBILE LA PRESENZA

DI FORME DI VITA NEGLI OCEANI DI QUESTE LUNE?

Con il suo grande oceano sotto la super cie, a diretto contatto con un mantello di silicati, Europa è fortemente indiziata di essere un mondo “abitabile”, cioè adatto a ospitare forme di vita elementari. Per Ganimede si parla di “potenziale

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CHI È FEDERICO TOSI » Federico Tosi

(razzo Ariane 5 ECA, da Kourou)

– Venere – Terra – Terra)

abitabilità”, perché il suo oceano subglaciale avrebbe maggiore di coltà a interagire con il mantello di silicati, condizione necessaria per creare lo scambio chimico che è alla base dell’abitabilità. Tuttavia, i dati delle missioni Galileo e quelli più recenti di Juno non escludono questa possibilità. Parlare di forme di vita è però molto prematuro: non basta osservare pennacchi d’acqua che fuoriescono dai crepacci di Europa, né basterebbe rilevarvi la presenza di composti volatili, molecole organiche e amminoacidi. L’esperienza acquisita dalla missione Cassini su Encelado - satellite di Saturno munito di un oceano subglaciale - ha insegnato che servirà una sonda che scenda in modo controllato sulla super cie di Europa per cercare in modo diretto tracce biologiche presenti sotto i primi centimetri di regolite. La missione Europa Lander, se

approvata dalla Nasa, potrebbe operare realisticamente in questa direzione verso il 2040.

QUAL È LA

PARTECIPAZIONE

ITALIANA

ALLA MISSIONE DI JUICE?

Juice è stato realizzato dall’azienda Airbus Defence and Space a Tolosa (Francia) e ha un carico scienti co di dieci strumenti, selezionato a febbraio 2013, in modo pienamente coerente con gli obiettivi de niti nella fase di studio della missione. A questi strumenti si aggiungono un esperimento condotto dalla Terra con radiotelescopi (senza necessità di ulteriore hardware a bordo), un accelerometro e un monitor di radiazioni. A piena guida italiana vi sono la camera ottica Janus, il radar Rime e l’esperimento di radio scienza 3GM, che si avvale anche di un accelerometro pure fornito dall’Italia.

Lo spettrometro a immagine visibile e infrarosso Majis è stato realizzato in tandem da Italia e Francia. Inoltre, l’Italia ha fornito anche i dieci pannelli fotovoltaici ottimizzati per operare a bassa temperatura e in condizioni di scarsa luminosità, per fornire un totale di circa 820 W di energia elettrica alla sonda. Un’antenna ad alto guadagno di 2,5 m di diametro, operante nelle bande radio X e Ka, garantirà i collegamenti di telemetria/telecomando per le operazioni di routine e l’esperimento di radio scienza nalizzato alle misure di gravità. Durante la fase operativa nel sistema di Giove, ogni giorno potranno essere scaricati almeno 1,4 Gbit di dati scienti ci, ma probabilmente si potrà arrivare a oltre 3 Gbit al giorno. Due “sarcofagi” forniranno ad alcuni componenti elettronici una schermatura contro il duro ambiente gioviano, ricco

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Fase Date Durata Lancio
Aprile
(Terra
Aprile
8,3 anni Inserimento
Luglio
Prima orbita ellittica Luglio 2031 – febbraio 2032 208 giorni Riduzione di energia e velocità Febbraio 2032 – giugno 2032 138 giorni 2 flyby di Europa Giugno 2032 – luglio 2032 29 giorni Fase a moderata inclinazione Agosto 2032 – agosto 2033 477 giorni Trasferimento a Ganimede Agosto 2033 – dicembre 2034 401 giorni Inserimento in orbita a Ganimede Dicembre 2034 Orbita polare a Ganimede: Ellittica 10mila × 200 km e circolare alta 5100 km Dicembre 2034 – maggio 2035 152 giorni Circolare media a 490 km Maggio 2035 – ottobre 2035 136 giorni Eventuale orbita circolare bassa a 200 km Ottobre 2035 – novembre 2035 ~30 giorni Fine della missione / impatto su Ganimede Novembre 2035
2023 Trasferimento interplanetario
2023 – luglio 2031
in orbita a Giove
2031
LA MISSIONE DI JUICE

di radiazioni, nonché adeguate condizioni termiche. Il veicolo spaziale include appendici dispiegabili come un braccio da 10,6 m che supporta i sensori del magnetometro e di uno strumento di misura dei plasmi e campi elettromagnetici, un’antenna radar da 16 m e un’antenna orientabile a medio guadagno per le comunicazioni e per le misure di radio scienza.

QUALI SONO LE FASI IN CUI SI ARTICOLERÀ LA MISSIONE?

Dopo il lancio di Juice, il suo trasferimento verso Giove durerà più di otto anni, sfruttando una serie di passaggi ravvicinati alla Terra e a Venere per accelerare in modo naturale senza consumare carburante. L’arrivo a Giove è previsto a luglio 2031 e da quel momento inizierà un tour del sistema, che prevede passaggi

ravvicinati a Ganimede, Callisto ed Europa, e anche una fase orbitale a moderata inclinazione pensata soprattutto per osservare il pianeta a latitudini medio-alte.

In tutto sono previsti 12 yby di Ganimede ( no a una distanza minima di 400 km), due di Europa (a una distanza minima di 400 km) e ben 21 di Callisto ( no a una quota minima di 200 km), prima di entrare in orbita polare a Ganimede nel dicembre del 2034. Nei nove mesi successivi, prima per mezzo di orbite ellittiche, poi seguendo un’orbita circolare alta, percorsa a una quota media di 5100 km, e in ne da un’orbita circolare più bassa, percorsa a un’altezza media di 490 km, Juice e ettuerà una “tomogra a” accurata dell’interno di Ganimede, della sua super cie e della tenue atmosfera che lo circonda, restituendone una visione tridimensionale senza precedenti.

In ne, se le risorse di sistema lo permetteranno, Juice potrebbe scendere ulteriormente a 200 km di quota per almeno un altro mese, prima di essere frenata dalla tenue atmosfera di Ganimede e ridurre progressivamente la sua quota no a schiantarsi al suolo. Inquadra il QR per una animazione del sorvolo di Ganimede da parte di Juice.

DI CHE COSA SI OCCUPA FEDERICO TOSI NELL’AMBITO DELLA MISSIONE JUICE?

Sono coinvolto nella camera ottica Janus, nello spettrometro a immagine visibile e infrarosso Majis e nel radar Rime. Inoltre, coordino uno dei gruppi di lavoro della missione dedicato alla scienza delle super ci e delle tenui atmosfere dei satelliti galileiani.

Nell’ultimo anno abbiamo studiato le condizioni dei yby dei satelliti durante il tour di Giove, in modo da identi care le opportunità più favorevoli per massimizzare la copertura di Ganimede e Callisto. Questi incontri ravvicinati meritano una piani cazione dedicata e un maggiore volume di dati da assegnare agli strumenti di telerilevamento. Inoltre, con i colleghi d’oltreoceano abbiamo iniziato a valutare le opportunità di scienza congiunta tra Juice ed Europa Clipper, che si troveranno a operare contemporaneamente nel sistema di Giove dal 2031 al 2035.

Senza farlo apposta, la con gurazione a due elementi distinti a guida Esa e Nasa che era stata immaginata nel 2008 con Ejsm-Laplace potrà probabilmente avere luogo, anche se con due missioni diverse…

COVER STORY 19
» Gli scienziati responsabili del radar Rime, attorno allo strumento pronto da integrare sulla sonda.

JUICE

È PRONTA AL LANCIO

LA PRIMA MISSIONE EUROPEA PER L’ESPLORAZIONE DI GIOVE E DELLE SUE LUNE GHIACCIATE

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LA LUNA E OLTRE DI ANTONIO LO CAMPO*

Sarà l’ultimo lancio del glorioso razzo vettore europeo Ariane 5. E allo stesso tempo sarà l’inizio di una nuova e ambiziosa esplorazione del sistema di Giove. La sonda Juice è pronta a partire ed è stata collocata proprio in questi giorni nell’ogiva del più potente razzo vettore dell’Agenzia spaziale europea (Esa), che intorno alla metà del prossimo mese di aprile lancerà questa missione tutta europea dalla piattaforma numero 3 della base di Kourou, in Guyana Francese.

Juice parte dopo alcuni rinvii, ma questa è una condizione quasi naturale per missioni esplorative destinate allo spazio lontano dalla Terra, che richiedono il massimo dell’a dabilità dei sistemi automatici e dei computer di bordo. I quali dovranno gestire in modo autonomo, sia pure con

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LUNA E OLTRE
LA
» Juice è la prima missione tutta europea destinata a esplorare il sistema di satelliti di Giove. Nel 1989 L’Esa era stata co-protagonista con la Nasa della missione Galileo.

software elaborati a terra, tutte le operazioni di questa missione, che è destinata allo studio delle “lune ghiacciate” di Giove: Ganimede, Europa e Callisto.

LA SONDA E LA MISSIONE

Juice prende nome da Jupiter Icy Moon Explorer (“Esploratore delle lune ghiacciate di Giove”) ed è una missione Esa selezionata dallo Space Programme Committee. È la prima missione su vasta scala nell’ambito del programma di esplorazione planetaria Cosmic Vision 2015-2025 Il satellite pesa circa 6 tonnellate e utilizzerà pannelli solari per produrre l’energia necessaria ad alimentare una strumentazione scienti ca di circa 100 chilogrammi. Il progetto è stato modi cato e rinominato dopo l’abbandono nel 2010 di una missione congiunta tra Esa e Nasa, la Europa Jupiter System Mission. Selezionata dal comitato del programma scienti co dell’ente spaziale europeo nel maggio 2012, è la prima missione made in Europe diretta ai pianeti esterni del Sistema solare.

Nel 2015 è stato siglato il contratto con Airbus Space and Defence, che è stata la capocommessa industriale per lo sviluppo e la costruzione della sonda. Nel 2018 l’Esa ha annunciato il successo nei test della capacità isolante dei materiali di Juice, che dovrà sopportare alte temperature nel yby di Venere e basse temperature presso Giove. La realizzazione del veicolo spaziale è stata poi completata nel 2020.

A causa della grande distanza da cui dovrà operare, Juice è dotata di un’antenna di 3 metri di diametro e per l’alimentazione elettrica è dotata

LA LUNA E OLTRE
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DI ANTONIO LO CAMPO
» Il vettore Ariane 5 torna sulla piattaforma di Kourou: dopo il lancio di un nuovo satellite Meteosat, è pronto per il suo ultimo lancio che invierà nello spazio la sonda Juice dell’Esa. Inquadra il QR per una animazione artistica del dispiegamento di Juice in orbita terrestre.

di pannelli solari con super ci tra 60 e 75 metri quadrati. Ha un motore principale, otto propulsori più piccoli e dodici per il controllo dell’assetto. Il tutto collegato da 130 metri di tubi e 10 chilometri di cavi.

Dopo il lancio dalla base di Kourou, il secondo stadio di Ariane 5 dovrà spedire Juice su una traiettoria che la porterà, dopo un lungo viaggio, a raggiungere Giove nel 2031 e a collocarsi attorno a Ganimede nel 2034, per iniziare una esplorazione che sarà completata nel 2035.

UN LUNGO PERCORSO

Quello di Juice sarà un viaggio tortuoso, con diverse “ ondate gravitazionali” (almeno 25) per modi care la velocità cosmica della sonda e consentirle di risalire il pozzo gravitazionale solare dalla Terra verso Giove. Nell’ordine,

Juice incontrerà e sfrutterà i campi gravitazionali di Terra, Venere, Terra, poi Marte e ancora Terra. Utilizzerà poi spinte gravitazionali anche dalla luna Ganimede e l’aumento dell’inclinazione con almeno una decina di spinte dalla gravità di Callisto. A causa dei molti rendezvous planetari, la sonda reca a bordo circa tre tonnellate di combustibile per i suoi propulsori di assetto. Gli scienziati ritengono che Ganimede, Callisto ed Europa nascondano oceani d’acqua sotto la loro super cie ghiacciata.

Così, quello di Juice è un nuovo capitolo relativo alla ricerca di vita su corpi celesti del Sistema solare. Una volta raggiunto Giove e le sue lune, la sonda dell’Esa dovrà operare per tre anni, portando a termine una complessa serie di compiti: dall’osservazione dell’atmosfera e della magnetosfera di Giove allo studio delle interazioni delle lune galileiane con il pianeta. Dovrà anche visitare Callisto (l’oggetto più craterizzato del Sistema solare) e identi care siti appropriati per una possibile esplorazione diretta della sua super cie, oltre a studiare la super cie ghiacciata e la struttura interna di Ganimede. La missione si propone di mappare le super ci delle lune e di stabilirne la composizione, cercando di indagare i bacini d’acqua sotterranei e la loro evoluzione. Anche le atmosfere rarefatte delle lune saranno analizzate e lo studio si estenderà ai campi magnetici di Ganimede e Giove, esaminando come interagiscono. In e etti, gli astronomi sono convinti che Ganimede sia l’unica luna del Sistema solare ad avere un proprio campo magnetico, a sua volta all’interno del forte campo magnetico di Giove, dando luogo a complesse e a ascinanti interazioni che non sono state riscontrate in nessun altro luogo del nostro sistema planetario.

IL CONTRIBUTO ITALIANO

La scelta di Juice è il coronamento di un processo iniziato nel 2004, anno in cui l’Esa ha avviato una consultazione della comunità scienti ca per identi care i traguardi dell’esplorazione planetaria europea nel decennio successivo. Ed è ampio il coinvolgimento italiano, e in

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*ANTONIO LO CAMPO È UN GIORNALISTA SCIENTIFICO FREELANCE SPECIALIZZATO PER IL SETTORE AEROSPAZIALE E COLLABORA CON QUOTIDIANI E PERIODICI NAZIONALI. PER “COSMO” CURA LA SEZIONE SPAZIO. » La sonda in fase di assemblaggio presso gli stabilimenti di Airbus Space.

LA LUNA E OLTRE

DI ANTONIO LO CAMPO

GLI APPARATI SCIENTIFICI DI JUICE

La sonda Juice è carica di apparati tecnologici, sviluppati sia per il funzionamento della sonda, sia per gli obiettivi scientifici della missione (figura).

Janus: sistema di telecamere per studiare la morfologia e compiere mappature delle lune con una risoluzione di 2,4 metri per pixel (Università degli Studi di Napoli “Parthenope”).

Majis: spettrometro per lo studio di nubi troposferiche sulle lune, con lunghezza d’onda nel visibile tra 0,4 e 5,7 micron (Institut d’Astrophysique Spatiale, Francia).

UVS: spettrometro nell’ultravioletto per studiare l’esosfera delle lune, l’atmosfera di Giove e le aurore gioviane (Southwest Research Institute, Usa).

SWI: spettrometro sub-millimetrico tramite un’antenna di 30 cm, per lo studio di composizione, dinamica e temperature delle atmosfere delle lune e di Giove (Max Planck Institute for Solar System Research, Germania).

Gala: altimetro laser per studiare morfologia e deformazioni di marea sulle lune, con una risoluzione verticale di 0,1 m a 200 km di distanza (German Aerospace Center, Germania).

Rime: radar per lo studio del sottosuolo ghiacciato delle lune tramite un’antenna di 16 metri (Università degli Studi di Trento).

J-MAG: magnetometro per lo studio dei campi magnetici di Giove e Ganimede e delle loro interazioni (Imperial College London, Regno Unito).

PEP: spettrometro per lo studio di densità e dei flussi di ioni, elettroni, gas neutro esosferico, plasma termico e atomi neutri energetici (Swedish Institute of Space Physics, Svezia).

Rpwi: strumento a onde radio per lo studio di emissioni radio e plasma (Swedish Institute of Space Physics, Svezia).

3GM: pacchetto radio per lo studio dell campo gravitazionale delle lune e l’estensione degli oceani interni alle lune (Università di Roma “La Sapienza”).

Pride: sistema di telecomunicazione per misurare la velocità e la posizione della sonda (European Research Infrastructure Consortium, Paesi Bassi).

particolare dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) in questa missione, dove trovano spazio proposte di alto livello tecnologico derivanti dall’intensa attività scienti ca sinora svolta. L’Asi sarà a ancata dalla comunità scienti ca nazionale, a cominciare dall’Istituto nazionale di astro sica e dal mondo accademico.

Tra gli apparati principali di bordo, tre sono italiani: Janus, Rime e 3Gm (vedi la scheda a anco).

La sonda punterà i suoi strumenti esplorativi anche alla luna Europa, dove studierà la chimica essenziale per la vita, oltre a esaminare le crepe sulla super cie ghiacciata della luna e gli strani geyser che proiettano acqua ghiacciata nello spazio.

La sonda esaminerà l’atmosfera in costante mutamento di Giove, analizzando regioni di cui sappiamo molto poco.

Gli strumenti di Juice misureranno per la prima volta anche la velocità del vento nella fascia centrale dell’atmosfera di Giove, oltre a studiare come l’energia viene trasportata intorno al gigante gassoso. Intanto, si guarda anche al futuro dell’esplorazione automatica del Sistema solare. L’Esa progetta con la Nasa una possibile missione congiunta che ha come destinazione i due pianeti giganti ghiacciati Urano e Nettuno. Mentre a Ganimede è interessata anche l’agenzia russa Roscosmos, che progetta una missione per farvi atterrare un lander. L’obiettivo principale per queste missioni sarà la ricerca di forme di vita, ovviamente a livello molto elementare, su questi corpi celesti, pur largamente al di fuori della “zona abitabile” del nostro sistema planetario.

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“DIGGING INTO HISTORY FOR FUTURE FOOD” oliosommariva.com

LA LUNA E OLTRE DI PATRIZIA CARAVEO*

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ATTORNO AL

PIANETA GIGANTE

IN ATTESA DI JUICE, RIPERCORRIAMO LA STORIA DELLE ESPLORAZIONI DI GIOVE E DELLE SUE LUNE

Per studiare un corpo celeste con una sonda, si può fare un semplice sorvolo, tecnicamente un y-by, oppure una visita più lunga ed elaborata, inserendo la sonda in orbita intorno al pianeta. La visita fugace è più semplice, ma ha una tempistica molto limitata. Le misure e le riprese devono essere decise in anticipo e devono essere eseguite autonomamente, perché non ci sarà tempo per scambiare messaggi con la stazione di terra. Il y-by, inoltre, può essere utilizzato per modi care la traiettoria della sonda a costo zero, utilizzando il campo gravitazionale del pianeta.

Collocare una sonda in orbita, invece, richiede una procedura più complessa, perché la sonda va frenata per poter essere catturata dal campo gravitazionale del pianeta. Una volta in orbita, è poi possibile usare i passaggi ravvicinati al pianeta o alle sue lune per modi care l’orbita e poter studiare ciò che interessa.

IL GRAND TOUR DEL SISTEMA SOLARE

L’esplorazione di Giove è iniziata mezzo secolo fa con il y-by della sonda

» La luna Io ripresa dalla sonda Galileo durante un’eruzione vulcanica. I colori sono dovuti allo zolfo e ai suoi composti prodotti dalla intensa attività vulcanica, alimentata dall’attrito delle forze mareali esercitate da Giove e dalla risonanza orbitale con Europa e Ganimede.

Pioneer 10 della Nasa, che nel dicembre 1973 ottenne le prime immagini del pianeta e dei satelliti medicei. Il y-by permise di capire che Giove non è solido, di studiare l’atmosfera del pianeta e di misurarne il campo magnetico.

La gemella Pioneer 11 (di cui celebreremo sul prossimo numero il 50° anniversario della partenza, Ndr) arrivò un anno dopo e fornì immagini della Grande macchia rossa e delle zone polari. Rivelò anche la presenza di una grande quantità di particelle, molto superiore al previsto, che misero a rischio l’incolumità degli strumenti. Le misure eseguite furono importantissime per gli strumenti che

27 LA LUNA E OLTRE

seguirono a pochi anni di distanza, con le due sonde Voyager della Nasa, progettate per il Grand Tour del Sistema solare

L’idea era nata nel 1965 dalla mente del giovane Gary Flandro, che lavorava part-time al Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Calcolando a mano la posizione dei pianeti, si rese conto che stava per veri carsi un allineamento dei quattro giganti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno), un’eventualità che si presenta una volta ogni 175 anni. Sarebbe stato possibile con una sola sonda esplorare tutti questi pianeti. In realtà, di sonde ne furono allestite due, praticamente identiche, le Voyager, che però hanno seguito due traiettorie diverse.

Mentre Voyager 1, dopo avere sorvolato Giove e Saturno, è stata diretta verso l’esterno del Sistema solare, Voyager 2 ha eseguito veramente il Grand Tour. Dopo essere passata vicino a Giove e Saturno, la sonda ha raggiunto anche Urano e, in ne, Nettuno. E nel 1989, niti i pianeti da studiare, è iniziata la Voyager Interstellar Mission. De nita “interstellare” perché si sperava che le sonde raggiungessero lo spazio esterno al Sistema solare con ancora il livello di energia necessario per trasmettere i dati no a noi.

Oggi, entrambe le sonde sono uscite dalla regione di in uenza del Sole, ma le informazioni che ci mandano sono limitatissime.

Partite il 20 agosto e il 7 settembre 1977, sono dei dinosauri della tecnologia spaziale. La memoria di uno smartphone è 200mila volte più potente di quella delle sonde Voyager, che comunicano con le stazioni di terra a soli 160 bit al secondo. Dotate di un generatore nucleare al plutonio, le sonde continuano a lavorare.

Ma la potenza continua a diminuire e i tecnici fanno acrobazie per gestire l’energia disponibile e allungare la vita delle sonde, che si spera possano mantenere i collegamenti no alla loro festa del mezzo secolo, tra quattro anni.

Per quanto riguarda Giove, il y-by della Voyager 1 è avvenuto il 5 marzo 1979, mentre la Voyager 2 è arrivata il 9 luglio successivo.

LA LUNA E OLTRE
PATRIZIA CARAVEO 28
DI
» La Grande macchia rossa e i vortici atmosferici ripresi dalla Voyager 1 nel 1979. » Giove e la luna Io ripresi il 1° dicembre 2000 dalla sonda Cassini durante il fly-by.

Le sonde hanno contribuito a migliorare la conoscenza della Grande macchia rossa, rivelando che è una tempesta che ruota in direzione antioraria, hanno indagato i satelliti medicei e scoperto nuove lune. Le immagini di Io hanno rivelato la presenza di numerosi vulcani attivi, i primi episodi di vulcanesimo extraterrestre. E non si è trattato di un episodio isolato. Nel caso di Europa, le immagini delle sonde hanno svelato che si tratta di una luna ghiacciata, la cui crosta galleggia su un oceano liquido.

LA PRIMA MISSIONE NEL SISTEMA GIOVIANO

Per la Nasa era arrivata l’ora di mettere una sonda in orbita intorno a Giove. Dedicata allo scienziato che nel 1610 aveva scoperto i satelliti medicei, la sonda Galileo è partita il 18 ottobre 1989 dal piano di carico dello Shuttle Atlantis con un motore relativamente poco potente. La sonda ha dovuto seguire un cammino tortuoso, eseguendo una serie di manovre di onda gravitazionale: è stata spedita verso Venere, per sfruttare la sua spinta gravitazionale per poi tornare verso della Terra per acquisire l’energia necessaria a raggiungere Giove.

Dopo aver entusiasmato gli scienziati con splendide immagini di Venere e della Terra, la missione ha riservato un’amara sorpresa: il comando mandato da Terra per aprire l’antenna larga quasi 4 metri, adibita alla trasmissione dei dati, è stato ignorato dalla Galileo. L’antenna, chiusa come un ombrello, non si è aperta, e i ricercatori hanno dovuto ricorrere per tutte le comunicazioni all’antenna più piccola, molto meno potente.

È stata messa a punto una strategia per ovviare, almeno parzialmente, al problema, potenziando la sensibilità dei sistemi di ricezione a Terra e introducendo metodi di compressione dei dati a bordo della sonda.

Grazie a questi accorgimenti, almeno il 70 per cento degli obiettivi scienti ci è stato raggiunto, compresi gli incontri con gli asteroidi Gaspra e Ida e l’osservazione dell’impatto della cometa Shoemaker-Levy 9 su Giove, visto dalla distanza di “solo” 240 milioni di chilometri.

Mentre era in corso l’avvicinamento

a Giove, il 13 luglio 1994 è stata sganciata una piccola sonda che si è immersa nell’atmosfera del pianeta per studiarla con i suoi sei strumenti, mentre la Galileo compiva le manovre necessarie per trovarsi nella posizione giusta il 7 dicembre, giorno in cui la sonda atmosferica avrebbe iniziato a trasmettere i dati.

Intanto la Galileo riprendeva immagini di Giove, ma quando ha tentato di riavvolgere il nastro su cui erano registrati i dati, per inviarli a terra, il dispositivo si è bloccato.

Sono occorsi giorni per capire che il registratore era ancora funzionante, ma che una parte del nastro era deteriorata e che non si sarebbe più potuto utilizzarla.

Alla ne del 1997, nita la missione primaria della Galileo, c’era ancora carburante disponibile per eseguire

29 LA LUNA E OLTRE
*PATRIZIA CARAVEO È
DIRIGENTE
DI RICERCA ALL’ISTITUTO NAZIONALE DI ASTROFISICA (INAF) E LAVORA ALL’ISTITUTO DI ASTROFISICA SPAZIALE E FISICA COSMICA DI MILANO. » Cicloni sul polo nord di Giove: l’immagine ottenuta da Gerald Eichstädt sommando le riprese effettuate durante quattro passaggi di Juno

GIOVE IN AIUTO DI ULYSSES

DI PATRIZIA CARAVEO

manovre, e gli strumenti erano tutti perfettamente e cienti, così la Nasa è riuscita a nanziare un’estensione a basso costo della missione per altri due anni.

Lo scopo del prolungamento, chiamato Galileo Europa

Mission è stato sintetizzato nello slogan “ghiaccio, acqua e fuoco”, con l’obiettivo di studiare più approfonditamente il satellite ghiacciato Europa, i tremendi temporali che scoppiano nell’atmosfera di Giove e l’attività vulcanica sulla infuocata luna Io. All’inizio del 2000 la Nasa, confortata ancora una volta dalla disponibilità

di carburante e dall’e cienza degli strumenti, è riuscita a varare un’ulteriore estensione, la Galileo Millennium Mission, che ha portato a nuovi incontri ravvicinati con Io e Ganimede e ha permesso le osservazioni congiunte di ne millennio (tra ottobre 2000 e febbraio 2001) con la sonda Cassini in viaggio verso Saturno. È stata un’occasione unica di studiare allo stesso tempo un pianeta con gli strumenti di due diverse sonde. In ne, la Galileo è stata programmata per immergersi e raccogliere dati nella magnetosfera di Giove, la regione dominata dal campo magnetico del pianeta, mentre

la Cassini, transitando all’esterno, registrava i ussi di elettroni e protoni trasportati dal vento solare. E dopo otto anni di attività nel sistema di Giove, la Galileo ha nito la sua missione il 21 settembre 2003, immergendosi nell’atmosfera del pianeta no alla distruzione.

JUNO MONITORA L’ATMOSFERA DEL GIGANTE

Nel febbraio 2007 è stato e ettuato il y-by della missione New Horizon della Nasa, che ha usato la gravità di Giove per guadagnare velocità e accorciare il tempo di viaggio verso Plutone.

Le immagini riprese dalla sonda hanno dimostrato che il look del pianeta era cambiato rispetto alle immagini delle missioni precedenti. Attualmente è in corso la missione Juno, sempre della Nasa. Lanciata nel 2011, si è immessa in un’orbita polare molto ellittica intorno a Giove nel luglio 2016. Progettata per studiare l’atmosfera del pianeta, a ogni passaggio ravvicinato fornisce immagini spettacolari della complessa e vorticosa atmosfera del pianeta. Inquadra il QR per il video di uno di questi sorvoli. Le immagini, disponibili sul web, sono utilizzate da molti appassionati che si cimentano in esperimenti di gra ca, per evidenziare i dettagli, con risultati di straordinaria bellezza (vedi la rubrica Cosmo kid a pag. 80).

L’orbita di Juno è stata poi modi cata per andare a studiare le lune galileiane, fornendo nuovo materiale per i citizen scientist con tendenze artistiche. Unire la scienza con l’arte ha reso Juno molto popolare, facendole superare i con ni della planetologia.

LA LUNA E OLTRE
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Nel 1992, Giove venne utilizzato per modificare l’orbita della missione Ulysses dell’Agenzia spaziale europea, destinata a studiare le regioni polari del Sole. Arrivata sul piano dell’eclittica, Ulysses usò Giove per mettersi in orbita intorno al Sole eseguendo un’inversione di rotta, accompagnata da un forte cambiamento di inclinazione rispetto al piano dell’eclittica. La sonda non aveva fotocamere, quindi non ci mandò immagini, ma solo misurazioni accurate del campo magnetico.

MESSAGGI PER INTELLIGENZE

EXTRATERRESTRI

CON LE RICERCHE SETI CI PONIAMO IN ASCOLTO RADIO DI ET; MA SE PROVASSIMO NOI A TRASMETTERE?

Abbiamo recentemente fatto il punto sulle tecnologie Seti (Search of Extraterrestrial Intelligence) e abbiamo visto il progetto più avanzato al riguardo, il Cosmic Seti (vedi Cosmo n. 31). Ma ci sono anche progetti che puntano a inviare messaggi nel cosmo verso eventuali intelligenze aliene, nonostante lo scetticismo di molti ricercatori sulle possibilità di stabilire un contatto con E.T. (vedi la rubrica di Franco Malerba e l’intervista a Piero Benvenuti su Cosmo n. 36).

Oltretutto, il grande cosmologo Stephen Hawking invitava a essere cauti nell’inviare messaggi nello spazio, dato che gli alieni potrebbero non essere amichevoli. Segnalare la nostra presenza potrebbe offrire un pianeta ospitale e ricco di risorse a una civiltà tecnologicamente più avanzata, che potrebbe non farsi scrupoli nell’annientarci (succede anche tra gli esseri umani). Un tema spesso utilizzato nelle fiction cinematografiche, come Independence Day (1996) e il suo sequel del 2016.

Forse Hawking non aveva tutti i torti e sarebbe saggio non attirare troppo l’attenzione verso di noi. Prevale comunque l’idea che gli alieni siano essere animati da sentimenti altruistici, partendo dall’assunto che una civiltà sopravvissuta per millenni debba essere poco incline ai conflitti interni e ancor meno a quelli interstellari. In particolare, si cerca di spedire messaggi verso stelle di tipo solare potenzialmente ospitali o dove sia stata appurata la presenza di esopianeti.

I PRIMI TENTATIVI METI

Sin dall’inizio dell’era spaziale, ci sono stati tanti tentativi di spedire “Messaggi per intelligenze extraterrestri” (Meti). Il primo fu un messaggio Morse inviato nel 1962 verso Venere dall’Evpatoria

» A destra: l’ammasso globulare M13 nella costellazione di Ercole, ripreso dal telescopio spaziale Hubble Verso M13 è in viaggio il “Messaggio di Arecibo”, che ha compiuto finora lo 0,2 per cento del percorso.

Planetary Radar (Epr) da 70 metri situato in Crimea, al tempo sovietica. Il messaggio – un po’ di parte - era formato solo da tre parole: Pace, Lenin e Urss. Il 16 novembre 1974 partì dal radiotelescopio di Arecibo a Porto Rico il segnale più potente mai trasmesso nello spazio. Progettato dal ricercatore Seti Frank Drake (che è mancato il 2 settembre scorso) e dal divulgatore scientifico Carl Sagan, il “Messaggio di Arecibo” aveva lo scopo di dimostrare il livello di realizzazione tecnologica dell’umanità. Era stato ideato in occasione di un aggiornamento del radiotelescopio, per dimostrare le nuove capacità dello strumento anche come trasmettitore radar. Il messaggio riproduceva un pittogramma ottenuto da 1679 cifre binarie (210 byte), disposte su rettangolo di 73 righe da 23 caratteri ciascuna (entrambi numeri primi, per impedire differenti partizioni).

Le cifre binarie (0 e 1) erano prodotte spostando la frequenza a una velocità di 10 bit al secondo; la trasmissione completa era durata meno di tre minuti

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TEMA DEL MESE DI GIUSEPPE DONATIELLO*
33 TEMA DEL MESE

Il pittogramma forniva informazioni scienti che, geogra che, biologiche e astronomiche in diversi colori.

Il messaggio fu indirizzato verso l’ammasso globulare M13, distante circa 23mila anni luce nella costellazione di Ercole, assumendo che potesse essere raccolto da un’antenna con le stesse potenzialità di quella di partenza. Si credeva che l’ammasso fosse un buon ambiente per trovare civiltà intelligenti per via

dell’antichità di formazione, calcolata in almeno 11 miliardi di anni. In realtà, la “metallicità” delle sue stelle è molto bassa, perciò è improbabile che in M13 si siano formate nuove stelle capaci di sostenere una chimica organica complessa. Drake e Sagan decisero di usare un linguaggio matematico, convinti che la matematica sia un linguaggio universale, facile da interpretare da qualsiasi forma di vita intelligente.

Sembra che il segnale schiverà di poco l’ammasso, perché durante i 23mila anni di durata del viaggio, M13 si sarà spostato lungo la sua orbita galattica. Ma il “Messaggio di Arecibo” è stato comunque un pioniere nell’ambito dei Meti.

IL NUOVO MESSAGGIO BITG

Dopo 48 anni, il “Messaggio di Arecibo” è stato aggiornato e sarà indirizzato verso altre destinazioni.

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TEMA DEL MESE DI GIUSEPPE DONATIELLO
» Il radiotelescopio cinese Fast (Five hundred meter Aperture Spherical Telescope), alloggiato in una concavità naturale nella Cina meridionale.

Un team internazionale, guidato da Jonathan H. Jiang del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, ha realizzato e Beacon in e Galaxy Message (Bitg), che combina contenuti del messaggio originale di Arecibo con altri tentativi Meti realizzati sinora, compresi quelli sici, come le targhe imbarcate sulle sonde Pioneer e i dischi caricati sulle Voyager

Il Bitg bilancia la necessità di contenuti accattivanti, per suscitare l’interesse del destinatario, e una base scienti ca necessaria per comprendere il messaggio che vuole presentare gli esseri umani e il loro mondo. Con la speranza di allettare una risposta dai destinatari alieni. A di erenza del messaggio di Arecibo, inteso principalmente come dimostrazione tecnologica, Bitg mira all’area della Via Lattea che ha la maggior probabilità di ospitare vita intelligente.

Il nuovo messaggio è composto da 13 pagine di circa 204mila cifre binarie, per un totale di 25.500 byte. Secondo il team, il radiotelescopio cinese Fast da 500 metri di diametro

TEMA DEL MESE 35
» In verde, la regione “abitabile” della Galassia. La freccia indica la posizione del Sole. » Alcune delle 42 antenne da 6,1 metri dell’Allen Telescope Array, installate nella California del nord.

TEMA DEL MESE

DI GIUSEPPE DONATIELLO

e l’Allen Telescope Array del Seti Institute in California si trovano nella posizione migliore per inviare il Beacon verso la regione d’interesse due volte l’anno, il 30 marzo e il 4 ottobre.

Un anello a circa 13mila anni luce dal centro galattico è ritenuto la regione più probabile per l’emersione di vita intelligente nella Galassia e quindi il posto migliore in cui cercare “ rme tecnologiche” aliene. Anche se le distanze in gioco sono tali che l’eventuale risposta arriverebbe tra migliaia di anni. E questo la dice lunga sulle possibilità concrete di interagire, anche solo a distanza, con delle intelligenze extraterrestri.

Il messaggio è stato ideato e codi cato da Matthew Chong (Università di Cambridge), Hanjie Li (Politecnico e Università statale della Virginia) e Qitian Jin (Hanze University of Applied Sciences). Il Bitg inizia e nisce con un numero primo impostato per distinguersi da altri ussi radio che possono essere captati dagli alieni. Un meccanismo aiuta a decodi care il messaggio, ripetendo un numero designato di cifre binarie.

Il messaggio contiene anche un contrassegno di posizione e temporale, che indica dove si trova il Sistema solare nella Galassia, usando gli ammassi globulari come punti di riferimento. Viene poi utilizzato l’Hydrogen Spin-Flip per determinare l’età di invio rispetto a quella stimata dell’Universo (vedi la descrizione dettagliata e le immagini al link bit. ly/3Y23kfn).

Se dovessimo ricevere una comunicazione di ritorno da alieni, si spera che sia un analogo diretto del messaggio Bitg, che

comprenda la descrizione del loro sistema matematico, informazioni sulla chimica della loro biosfera e un’immagine del loro aspetto sico. A questo punto, si potrebbe stabilire un linguaggio comune con cui proseguire le comunicazioni.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Le ricerche Seti e le tecnologie Meti sono in continuo sviluppo e utilizzeranno tecnologie sempre più evolute, sia per l’ascolto sia per l’invio di messaggi. Probabilmente, cambierà anche la location degli impianti, che si trasferiranno sul lato nascosto della Luna, per evitare la cacofonia delle trasmissioni terrestri.

In e etti, la nostra civiltà sta già inviando segnali della propria presenza, benché deboli, da ormai un secolo, e le trasmissioni radio e

TV più datate hanno già raggiunto un gran numero di stelle. Messaggi che spesso trasportano contenuti poco onorevoli, come immagini di violenza, disagio e guerra: non ne usciremmo molto bene, se qualcuna di tali trasmissioni fosse decifrata. I messaggi deliberati sono invece di potenza maggiore e studiati per farci apparire presentabili agli eventuali destinatari.

“Il messaggio Bitg dovrebbe essere promosso come mezzo per ispirare la nostra civiltà a vivere meglio in modo sostenibile”, a erma Stuart Taylor, sico nucleare del Seti Institute. “Dobbiamo considerare la sopravvivenza umana come l’obiettivo principale, piuttosto che preoccuparci troppo delle nostre nazioni separate”.

Gli autori sono ottimisti e non negano che l’obiettivo nale di questo messaggio sia avviare un dialogo con intelligenze extraterrestri, malgrado le evidenti di coltà.

L’umanità ha una storia avvincente da condividere e il desiderio di conoscere gli altri. Adesso ha i mezzi per farlo.

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*GIUSEPPE DONATIELLO RESPONSABILE DELLA SEZIONE PROFONDO CIELO/UAI, OPERA ATTIVAMENTE ALLO STUDIO DEI FLUSSI STELLARI IN GRUPPI RICERCA INTERNAZIONALI. HA SCOPERTO CINQUE GALASSIE NANE VICINE, QUATTRO DELLE QUALI PORTANO IL SUO NOME. » La Nasa sta progettando il Lunar Crater Radio Telescope (Lcrt), con il diametro di un chilometro, da realizzare sul lato nascosto della Luna per studi cosmologici (vedi la news su Bfcspace, bit.ly/372mi0N).

UNA

PULSAR DA RECORD NELLE VELE

UN ORDINE MISTERIOSO REGNA NEL CAMPO MAGNETICO DI UNA STELLA DI NEUTRONI CHE EMETTE RADIAZIONE POLARIZZATA

38 ASTROFISICA DI PATRIZIA CARAVEO

Per chi si occupa di astronomia gamma di alta energia, la pulsar nella costellazione australe delle Vele è una sorgente di riferimento. In tutte le mappe del cielo gamma, ottenute dai satelliti che hanno osservato il cielo delle alte energie negli ultimi 50 anni, si vede splendere una sorgente in questa costellazione. Qui si trova un bellissimo resto di supernova, all’interno del quale si annida PSR 0833-45, una stella di neutroni che emette un segnale pulsato con periodo di 89 millisecondi, ruotando intorno al suo asse circa 11 volte al secondo, la Vela pulsar. Fin dai tempi della missione Sas-2 della Nasa, lanciata nel novembre 1972 e attiva per circa 8 mesi, gli astro sici hanno cercato di spiegare l’origine di questa emissione che domina il cielo gamma. Prima hanno pensato che si trattasse di un’interazione di particelle accelerate dal resto di supernova con nubi interstellari; poi, dopo la scoperta della emissione pulsata, hanno compreso che la responsabile doveva essere la stella di neutroni.

PULSAR GAMMA A CONFRONTO

La Vela pulsar era il secondo esempio di pulsar gamma, dopo quello della Nebulosa Granchio, la Crab pulsar, nella costellazione del Toro. Il cielo gamma di Sas-2 conteneva anche un’altra sorgente, nella costellazione dei Gemelli, che non corrispondeva a nessuna pulsar radio: era quella che sarebbe diventata Geminga, ma questa è un’altra storia.

Il satellite europeo Cos-B, lanciato nell’agosto 1975, confermò i due oggetti e, grazie a una fortunata vita operativa, durata sette anni, registrò un numero molto maggiore di fotoni, permettendo di tracciare curve di luce più accurate per le due pulsar, che nella banda gamma erano quasi identiche, con due picchi distanti circa mezzo periodo, mentre ad altre lunghezze d’onda rivelavano profonde diversità. La Crab pulsar aveva curve di luce a due picchi in tutte le lunghezze d’onda, mentre la Vela pulsar era più disordinata: nella banda radio aveva un solo picco e una struttura più complessa in ottico e in X.

Le due stelle di neutroni hanno età diverse: mentre la Crab è “nata” nel 1054, la Vela è almeno dieci volte più antica. L’età si ri ette sulle caratteristiche dei due oggetti, con la Crab molto più energetica di Vela, che però è più vicina: mentre la Crab si trova a 6500 anni luce di distanza, la Vela è a meno di 100 anni luce.

Dato che l’emissione pulsata dipende sia dalla struttura della magnetosfera della stella di neutroni, sia dalla collocazione delle regioni di emissione all’interno della magnetosfera, era evidente che ci doveva essere qualche di erenza tra questi due oggetti. Mentre nella Crab tutte le emissioni dovevano venire dalle stesse regioni, probabilmente collegate ai due poli magnetici, per la Vela le regioni di emissione dovevano essere diverse. Considerando che l’emissione radio viene certamente dalla regione che si trova sopra il polo magnetico, quella gamma doveva avere origine altrove.

La di erenza tra le due pulsar non si limitano alle curve di luce: le immagini ottenute dal satellite Chandra nei raggi X mostrano che la zona che circonda la stella di neutroni, la cosiddetta Pulsar wind nebula (Pwn), ha una struttura decisamente diversa. Mentre nella Crab si nota una specie di struttura toroidale, nel caso della Vela si vede una struttura ad arco.

In entrambi i casi, dalle pulsar hanno origine dei getti molto interessanti, perché

39 ASTROFISICA
» Il resto di supernova nella costellazione delle Vele ripreso dal Vlt Survey Telescope, in Cile.

confrontando immagini ottiche prese a distanza di anni, si è scoperto che le due stelle di neutroni si muovono nella direzione indicata dai getti, come se il getto e il moto proprio fossero collegati all’asse magnetico delle stelle.

La forma degli archi, così collegati alla direzione del moto proprio, suggerisce che stiamo vedendo l’interazione tra il vento di particelle generato dalla pulsar e l’ambiente circostante. Un vento relativistico, perché la pulsar, grazie al suo fortissimo campo magnetico in rapidissima rotazione, è un formidabile acceleratore di particelle. Il vento di particelle accelerate è come una bolla piena di energia che si muove nel mezzo interstellare a circa 80 km al secondo (la velocità misurata per il moto proprio della Vela): così si veri ca una compressione che produce un’onda d’urto dove si addensa la materia interstellare con il suo campo magnetico. In corrispondenza dell’onda d’urto ha origine l’emissione X, dovuta alle particelle che vengono intrappolate dal campo magnetico. Il campo incurva le loro traiettorie, obbligandole a emettere la “radiazione di sincrotrone”, così chiamata perché è stata scoperta nelle macchine acceleratrici che portano questo nome.

UNA RADIAZIONE X POLARIZZATA

Questa radiazione è polarizzata, cioè l’onda elettromagnetica che la trasmette vibra in modo preferenziale in una determinata direzione, a di erenza della radiazione normale, che vibra in qualunque direzione. Questo signi ca che il campo

magnetico della sorgente ha una struttura molto ordinata. Misurare il grado di polarizzazione dell’emissione di una sorgente celeste è quindi un modo per stimare quanto sia ordinato il campo magnetico responsabile dell’emissione.

Mentre per misurare la polarizzazione della radiazione ottica si usano dei ltri che lasciano passare solo la radiazione che vibra in una

direzione (come negli occhiali da sole Polaroid®), misurare il grado di polarizzazione della radiazione X è molto più complesso e richiede rivelatori speciali, come quelli del satellite Ixpe (Imaging X-ray Polarimetry Explorer), realizzato dalla Nasa con un’importante partecipazione italiana. Lo strumento per misurare la polarizzazione è infatti nato in Italia da una

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ASTROFISICA DI PATRIZIA CARAVEO
» In alto: la mappa del cielo gamma ottenuta dal satellite Fermi. La striscia brillante corrisponde al piano della Galassia, dove i raggi gamma sono prodotti dall’interazione tra i raggi cosmici e le nubi interstellari. Qui sopra: schematizzazione della magnetosfera di una pulsar.

collaborazione tra Inaf e Infn nanziata da Asi. Lanciato il 9 dicembre 2021, Ixpe ha aperto l’era dello studio della polarizzazione dei raggi X cosmici.

UN ORDINE INATTESO E INSPIEGABILE

Le osservazioni della Pwn intorno alla Vela hanno rivelato un altissimo grado di polarizzazione con direzione perpendicolare al campo magnetico del vento relativistico della pulsar. La polarizzazione risulta maggiore di quanto misurato per la Pwn della Crab e vicina al limite massimo permesso dalla teoria. Questo risultato implica che il campo magnetico, che è la causa dell’emissione di sincrotrone, sia molto ordinato. Una caratteristica stupefacente, perché tutti i modelli di accelerazione delle particelle nelle Pwn si basano sulla presenza di turbolenze e di instabilità. Mentre per molte altre sorgenti X il satellite Ixpe ha misurato un grado di polarizzazione inferiore al previsto, indice di un certo disordine nei campi magnetici, nel caso della Vela assistiamo a uno scenario assolutamente inedito. Peccato che il disordine sia facilmente spiegabile, al contrario dell’ordine, che pone s de più di cili.

Pur appartenendo alla categoria degli irriducibili disordinati, la notizia del grande ordine che regna nei dintorni della Vela pulsar non mi ha stupita. Con un moto proprio così perfettamente allineato con il getto (e presumibilmente con la direzione del dipolo magnetico), è una sorgente che ha sempre riservato delle interessanti sorprese a chi si è dato la pena di studiarla.

ASTROFISICA 41
» La Pulsar wind nebula che circonda la Crab pulsar. Composizione di un’immagine ottica del telescopio spaziale Hubble (in rosso) e di una ripresa in banda X dell’osservatorio Chandra (in blu). Si vedono la struttura toroidale e i getti. » La regione intorno alla Velapulsar vista dall’osservatorio Chandra nei raggi X. Si notano la struttura ad arco e il getto. Inquadra il QR per un breve viaggio intorno alla pulsar.

QUATTRO STELLE

42 LE VISIONI ASTRONOMICHE DI DANTE TRA REALTÀ E ALLEGORIA
ASTRONOMIA E STORIA DI PIERO MAZZA*
IL MISTERO DELLE

I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente. Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle: oh settentrïonal vedovo sito, poiché privato se’ di mirar quelle!

Su queste due terzine della prima cantica del Purgatorio (I, 22-27) di Dante Alighieri sono stati versati umi d’inchiostro: si tratta di un’allegoria, oppure Dante si riferiva a una vera osservazione astronomica? Che cosa sono queste quattro stelle?

A rontiamo questi interrogativi danteschi in occasione del Dantedì, che si celebra ogni anno il 25 marzo, data in cui è stato individuato l’inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia

AGLI ANTIPODI DI GERUSALEMME

Dante colloca il Purgatorio agli antipodi di Gerusalemme, in un luogo immaginario situato in pieno oceano Paci co, poco al di sotto di -33° di latitudine sud, circa 450 miglia a nord-est dello scoglio di Maria- eresa (la cui esistenza è dubbia), e 430 miglia a sud della isola di Rapa, nella Polinesia francese (che invece esiste). Trovandosi ben al disotto dell’equatore, è possibile, nel corso dell’anno, vedere agevolmente tutte le stelle dell’emisfero australe.

Quando si parla di “quattro stelle” dell’emisfero meridionale, il pensiero corre alla Croce del Sud, la più piccola delle 88 costellazioni del cielo sancite dall’Unione astronomica internazionale, che copre un’area di soli 68 gradi quadrati. Il primo canto del Purgatorio si svolge sulla spiaggia ai piedi dell’omonima montagna, all’alba di una data che secondo i commentatori può essere il 10 aprile o il 27 marzo del 1300. Leggiamo la terzina precedente a quelle riportate sopra (I, 19-21):

Lo bel pianeto che d’amar conforta faceva tutto rider l’oriente, velando i Pesci ch’erano in sua scorta

“Lo bel pianeto” si riferisce a Venere, che può essere così brillante da o uscare le stelle di una costellazione debole come quella dei Pesci. Poi Dante si volge verso destra e vede le quattro stelle. Può trattarsi della Croce del Sud, perché prima dell’alba delle due date indicate sono visibili i Pesci a est, mentre verso destra si può vedere la Croce, bassa sull’orizzonte sud-ovest. Ma c’è un problema: Venere non era visibile alle date proposte dell’anno 1300, essendo molto vicina al Sole, nonché dalla parte opposta, per cui sarebbe sorta dopo di esso. Era invece visibile Marte, ma di magnitudine 1,3 e quindi non in grado di oscurare una costellazione. La cosa funzionerebbe se avanzassimo di alcuni anni: il 10 aprile 1304 verso le 6 del mattino, Dante avrebbe potuto vedere sia Venere che la Croce del Sud.

43 ASTRONOMIA E STORIA
» La Piccola Nube di Magellano e l’ammasso 47 Tucanae (in alto a destra) ripresi con la Dark Energy Camera al telescopio “Víctor M. Blanco” da 4 metri del Cerro Tololo Inter-American Observatory

QUATTRO O CINQUE?

Le stelle della Croce del Sud sono in realtà cinque, come vengono solitamente ra gurate (per no su alcune bandiere nazionali). È vero che la quinta stella (la Epsilon) è la più debole (magnitudine 3,6), ma è anche vero che le uniche stelle di prima grandezza sono solo due: Alfa (Acrux) di magnitudine 0,8 e Beta (Mimosa) di 1,25 ma leggermente variabile. La Gamma, di 1,6, è considerata di seconda grandezza, mentre la Delta, di 2,8, è decisamente di terza: non è certo una costellazione appariscente. Inoltre, Dante accenna a quattro stelle, senza speci care come siano disposte. E nelle immediate vicinanze della Croce brillano Alfa e Beta Centauri, entrambe più luminose di

Acrux (Alfa Centauri è la terza stella più brillante del cielo dopo Sirio e Canopo). Quindi la de nizione generica di “quattro stelle” non aiuta a identi carle.

All’epoca di Dante la Croce del Sud non esisteva come costellazione, in quanto faceva parte del Centauro, che la racchiude da tre lati (solo a sud la Croce con na con la Mosca). Anticamente, questa regione celeste era visibile da Alessandria d’Egitto e i Romani designavano le stelle situate ai piedi del Centauro come il “Trono di Cesare”. Tolomeo, nel II secolo d.C., le elenca nell’Almagesto, un trattato astronomico che Dante aveva sicuramente conosciuto nei suoi studi.

Il primo a ravvisare una croce latina nella piccola costellazione è stato forse

il navigatore italiano Andrea Corsali, vissuto tra il XV e il XVI secolo ed è stata poi riportata sulle carte nautiche disegnate dall’astronomo, cartografo ed ecclesiastico olandese Petrus Plancius.

L’idea di separare una parte di una costellazione esistente per crearne una nuova non è stata solo del Corsali. Hevelius, il celebre astronomo di Danzica, aveva “mutilato” alcune delle 48 costellazioni di Tolomeo, creandone sette nuove, “sopravvissute” sino ai giorni nostri: lo Scudo, i Cani da caccia, il Leoncino, la Lince, il Sestante, la Lucertola e la Volpetta. Per non parlare delle 14 costellazioni “inutili” introdotte nell’emisfero meridionale da La Caille nel XVIII secolo, al solo scopo di riempire alcuni

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ASTRONOMIA E STORIA DI PIERO MAZZA
» Il cielo come sarebbe apparso il 10 aprile 1304 attorno alle 6 del mattino alla latitudine presunta della spiaggia del Purgatorio.

vuoti lasciati fra le costellazioni più importanti.

LA “PRIMA GENTE”

Chi era per Dante “la prima gente”, unica testimone sino a quel momento delle quattro stelle? Forse i primi uomini civilizzati, cioè i Sumeri. Questo popolo dalle origini misteriose, stanziatosi oltre 6000 anni fa in Mesopotamia, si era presto distinto per le cognizioni astronomiche che aveva sviluppato. Alcuni concetti sumerici sono sopravvissuti sino ai giorni nostri, come il sistema sessagesimale impiegato per la misura degli angoli. Le loro imponenti ziggurat non erano soltanto templi per il culto delle loro divinità, ma avevano anche la funzione di osservatori astronomici.

I Sumeri sono stati fra i primi a notare che in cielo, oltre alle stelle sse, ve ne erano alcune che si spostavano nel tempo e che i Greci avrebbero chiamato planetes (“erranti”). I pianeti erano sette: i cinque visibili a occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) più la Luna e il Sole, anch’essi considerati come tali, in quanto si spostavano rispetto alle stelle sse. A ogni pianeta era assegnata la dimora di un dio, che a sua volta proteggeva ciascun giorno dell’anno. Per questo introdussero un periodo di sette giorni per regolare la vita comunitaria, la “settimana” che è giunta no a noi. Ma il riferimento ai Sumeri non regge. Dante conosceva il fenomeno della precessione degli equinozi, il lento movimento a trottola dell’asse terrestre — scoperto u cialmente da Ipparco nel II secolo a.C. — che in circa 26mila anni descrive un cerchio nel cielo ampio 67 gradi. Al tempo

dei Sumeri la Croce del Sud era ben visibile dalla Mesopotamia quando culminava in meridiano (si sarebbe vista anche dall’Italia!). Tuttavia, con il trascorrere dei secoli, la piccola costellazione si è gradatamente spostata verso sud, per e etto della precessione, tant’è che all’epoca di Tolomeo era a mala pena osservabile ad Alessandria, ubicata circa alla stessa latitudine di Uruk. Se in Egitto la Croce era ancora stata visibile millenni dopo l’epoca dei Sumeri, questi non possono avere l’esclusiva della sua osservazione.

Inoltre, dall’equatore è possibile vedere, nel corso dell’anno, tutte le costellazioni del cielo. Infatti, man mano che ci si sposta verso questa linea, diminuisce sempre di più la visibilità delle stelle a noi circumpolari (come l’Orsa Maggiore), mentre aumenta la porzione di cielo australe osservabile. Quando si è esattamente sull’equatore, i poli celesti si trovano all’orizzonte in posizione diametralmente opposta. Nei pressi di questi, le stelle compiono dei semicerchi esatti, sorgendo e tramontando sempre perpendicolarmente all’orizzonte; non vi sono più stelle circumpolari e tutte le stelle prima o poi faranno la loro comparsa.

Dante lo sapeva bene, tant’è che nel canto XXVI dell’Inferno incontra Ulisse, il quale, attraversate le Colonne d’Ercole, si era avventurato in un mondo allora sconosciuto, facendovi

naufragio. Ecco cosa dice l’impavido navigatore: Tutte le stelle già de l’altro polo vedea la notte e ‘l nostro tanto basso, che non surgea fuor del marin suolo. Scendendo sotto l’equatore, il Polo nord celeste era sparito sotto la linea dell’orizzonte, ma Dante era a conoscenza di popolazioni che vivevano nei pressi dell’equatore e che quindi avrebbero potuto vedere la Croce del Sud per gran parte dell’anno. Nel De Monarchia, composto tra il 1312 e il 1321, parla dei Garamanti, una popolazione sub-sahariana di lingua berbera vissuta tra il 500 a.C e il 500 d.C. In tal caso l’asterismo sarebbe stato visto continuativamente da quando esiste l’umanità!

LE TRE FACELLE

Dante de nisce “vedovo” l’emisfero Boreale, o comunque l’emisfero celeste visibile dalle latitudini temperate, in quanto privo della scintillante bellezza delle quattro stelle incontrate uscendo dall’Inferno. Ma questo non è vero. Dalle nostre latitudini, sono visibili almeno otto stelle più brillanti di Acrux, fra cui Sirio (sita nell’emisfero meridionale, ma osservabile anche dall’estremo nord dell’Europa), Arturo, Vega e Capella. Il nostro emisfero non può pertanto de nirsi “vedovo”!

Nell’VIII cantica del Purgatorio (VIII, 85-93) Dante parla di altre tre stelle brillanti situate in posizione opposta alla presunta Croce del Sud:

Li occhi miei ghiotti andavan pur al cielo, pur là dove le stelle son più tarde, sì come rota più presso a lo stelo.

E ‘l duca mio: «Figliuol, che là sù guarde?

E io a lui: «A quelle tre facelle di che ‘l polo di qua tutto quanto arde». Ond’elli a me: «Le quattro chiare stelle

ASTRONOMIA E STORIA 45
*PIERO MAZZA MUSICISTA DI PROFESSIONE, È UN APPASSIONATO VISUALISTA, CON MIGLIAIA DI OSSERVAZIONI DEEP SKY CONSULTABILI DAL SITO WWW. GALASSIERE.IT

che vedevi staman, son di là basse, e queste son salite ov’eran quelle». Queste terzine indicano che Dante avrebbe osservato tre stelle molto brillanti nei pressi del polo celeste meridionale, dove il moto apparente si fa più lento (“dove le stelle son più tarde”), nonché in posizione opposta rispetto alla presunta Croce del Sud. Alla latitudine del Purgatorio, quando queste tre stelle sono alte in cielo, la Croce, essendo in posizione diametralmente opposta, deve apparire bassa sull’orizzonte o addirittura al di sotto. Ma in posizione opposta alla Croce c’è il Tucano, una costellazione costituita da stelle piuttosto deboli (la più brillante è soltanto di terza grandezza). In epoca moderna è nota perché ospita due famosi oggetti osservabili anche a occhio nudo

(la Piccola Nube di Magellano e l’ammasso globulare 47 Tucanae), che però erano sconosciuti nel mondo occidentale ai tempi del Poeta. È dunque evidente che le “tre facelle” Dante se le sia inventate.

PURE FINZIONI LETTERARIE

A questo punto, occorre arrendersi all’evidenza e ritenere che questi riferimenti astronomici siano pure nzioni letterarie. Dante conosceva l’Almagesto e quindi il catalogo stellare in esso contenuto, che giungeva no alla declinazione di -60°. Tutto ciò che si trova al di sotto di questa linea era ignoto.

E quando ci si spinge in un territorio sconosciuto, è facile per un artista dare sfogo alla fantasia.

In tal caso, l’osservazione può essere

solo allegorizzata: le quattro stelle starebbero a rappresentare le quattro virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza), già enunciate da antichi loso e riportate da san Paolo nella Lettera agli Efesini (3:18) per diventare cardini del Cristianesimo.

In modo complementare, le “tre facelle” opposte rispetto al polo indicherebbero le tre virtù teologali (Fede, Speranza, Carità), enunciate sempre da san Paolo nella I Lettera ai Corinzi (13:13). La “prima gente”, in ne, si riferirebbe ai mitici progenitori Adamo ed Eva, beati nel giardino che Yahweh aveva piantato in Eden, i quali possedevano queste virtù prima di esserne privati in seguito al “peccato originale” di disobbedienza nei confronti del loro Creatore.

ASTRONOMIA E STORIA
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DI PIERO MAZZA
» Il cielo visto dalla città di Uruk (attuale Warka, in Irak) attorno al quarto millennio avanti Cristo.

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RAFFOARTCOMMUNICATION-ROMA

PATRICK MOORE

UNA VITA PER LA DIVULGAZIONE DELL’ASTRONOMIA

UN SECOLO FA NASCEVA IL PIÙ INFLUENTE COMUNICATORE SCIENTIFICO DEL NOVECENTO

Un libro di George Chambers ricevuto in dono all’età di sei anni, dal titolo La storia del Sistema solare, e la disponibilità di una vecchia macchina per scrivere del nonno materno segnarono precocemente il destino di Patrick Moore. Il glio unico del capitano Charles e della cantante lirica dilettante Gertrude White, nato il 4 marzo 1923 a Pinner, un sobborgo a nord-ovest di Londra, coltiverà infatti per il resto della vita un grande interesse per la volta celeste e la scrittura. Queste passioni ne faranno un profondo conoscitore della Luna, almeno a livello amatoriale, e il più in uente divulgatore del Novecento: distinguendosi per la capacità di avvicinare varie generazioni di ragazzi all’oculare di un telescopio e di trasformarne alcuni in importanti astronomi di professione.

UN BAMBINO DALLE IDEE CHIARE

A causa dei problemi di salute, Patrick fu educato a casa da insegnanti privati, ma già a otto anni iniziò a lavorare sul primo progetto letterario, annunciando solennemente ai genitori: “Vado a scrivere un libro di astronomia in un linguaggio semplice per i giovani e in maniera che pure la mamma possa capirlo!”. Nel 1934 fu presentato a William Sadler Franks, eccentrico appassionato di orchidee e astronomia, che lo invitò a frequentare il suo osservatorio.

ERRATA CORRIGE Su Cosmo n. 36 (febbraio 2023).

L’articolo di Gianfranco Benegiamo

“Edward Barnard, dalla camera oscura alle nebulose oscure”

è stato attribuito per errore a un altro autore.

Ci scusiamo con Gianfranco Benegiamo e con i lettori.

L’ottuagenario Franks insegnò tutto quanto conosceva del cielo al giovane, che lo stesso anno entrò a far parte della British Astronomical Association (Baa), un gruppo formato da dilettanti e professionisti per promuovere lo studio del cielo. Poco dopo incontrò il presidente dell’associazione Harold Spencer Jones, che ricopriva anche la carica più autorevole di Astronomo reale, che gli strinse solennemente la mano, anche se era solo un bambino, perché questa era la consuetudine per ogni nuovo a liato.

Il giovane presentò un paio di anni dopo ai soci della Sezione Luna il suo primo

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PERSONAGGI DI GIANFRANCO BENEGIAMO*
49 PERSONAGGI
» Patrick Moore ottenne innumerevoli riconoscimenti per l’attività svolta come divulgatore scientifico.

rapporto u ciale, intitolato Piccoli crateri nel Mare Crisium. Anche un modesto telescopio poteva rivelare molti dettagli della super cie lunare, e il loro studio diventò in quegli anni particolarmente attraente per gli astro li, anche perché i professionisti lo avevano quasi completamente abbandonato.

Appena sedicenne convinse la madre a comprargli un telescopio rifrattore di apertura poco inferiore a 8 centimetri, con il quale iniziò a osservare la volta celeste. Nello stesso periodo entrò a far parte della British Interplanetary Society, associazione fondata da poco per promuovere l’astronautica e l’esplorazione spaziale, dove condivise gli stessi interessi con un ragazzo di qualche anno più grande, destinato a diventare un astro sico e un famoso scrittore di fantascienza. Era Arthur

C. Clarke, futuro autore di 2001: Odissea nello spazio, con il quale Moore strinse un’amicizia che durò per tutta la vita.

Nel 1939 accusò un problema all’occhio destro e iniziò da allora a utilizzare un monocolo, anche se insolito per un ragazzo, forse perché in tal modo poteva nascondere il leggero strabismo che lo a iggeva quando era a aticato.

A settembre dello stesso anno, con l’inizio della Seconda guerra mondiale, decise di unirsi ai volontari della difesa locale impegnati a osservare il cielo, per dare l’allarme in caso di incursioni aeree.

Nonostante il con itto, ogni volta che poteva partecipava alle riunioni della Baa e continuava a disegnare i dettagli della super cie lunare, distinguendosi come uno dei più attivi osservatori. Trascorreva spesso

le notti prestando servizio come autista volontario di autoambulanze, per soccorrere i feriti causati dalle incursioni aeree naziste.

PRESENTATORE DA GUINNESS

Dopo il congedo insegnò storia e francese, sino a quando, nel 1953, pubblicò il primo libro intitolato Guida alla Luna, che ottenne un grande successo e ciò lo convinse a dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Seguirono Guida ai pianeti e L’astronomo dilettante, diventati rapidamente dei punti di riferimento per molti astro li, tradotti in varie lingue. Moore scrisse anche storie di fantascienza per ragazzi, come i romanzi ambientati su Marte e altri con protagonista un giovanissimo astronauta.

La sera del 24 aprile 1957 iniziò a

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» Patrick Moore ha inserito la Bug Nebula (NGC 6302) con il n. 69 nel suo catalogo di oggetti consigliati agli astronomi dilettanti (Hubble Space Telescope).

presentare un nuovo programma della British Broadcasting Corporation (Bbc), intitolato e Sky at Night, che nonostante i pochi mezzi a disposizione incontrò subito il gradimento degli spettatori. Alto e corpulento, con abiti di una taglia superiore alla sua, cravatta di traverso, capelli arru ati e monocolo, in trasmissione parlava velocemente, raggiungendo picchi di centinaia di parole al minuto, riuscendo comunque a mantenere il discorso uido e ben articolato.

O riva agli spettatori il prototipo dello scienziato eccentrico, aveva un contagioso entusiasmo per l’astronomia e rimase a lungo senza rivali nello spiegare argomenti complessi con un linguaggio semplice.

Gli astronomi professionisti, però, talvolta restavano perplessi davanti al suo modo di volgarizzare taluni argomenti. Autoironico e dotato di una teatralità istintiva, se occorreva indossava una tuta spaziale o si travestiva da alieno e spesso accettava apparizioni in programmi di intrattenimento e di quiz.

Presentò e Sky at Night per oltre mezzo secolo; negli ultimi anni, con il peggiorare delle condizioni siche, registrava le puntate dalla sua abitazione, riuscendo così a entrare nel Guinness World Records come il presentatore più longevo di un programma nella storia della televisione.

Commentò per la Bbc molte missioni spaziali e in particolare quella dell’Apollo 11 che nel 1969 portò i primi astronauti a camminare sulla

Luna. Rispondeva personalmente alle numerose lettere ricevute e talvolta sbalordiva qualche corrispondente, soprattutto se adolescente, regalandogli libri e telescopi. Molti astro li lo ricordano per il Catalogo Caldwell (il suo cognome completo era Caldwell-Moore), che include un centinaio di splendidi oggetti del profondo cielo, tra i quali la Nebulosa Rosetta (C49) e l’ammasso globulare Omega Centauri (C80), che non erano compresi nel Catalogo Messier.

RICONOSCIMENTI E ALTRE PASSIONI

Nel corso della lunga carriera, Moore ottenne innumerevoli riconoscimenti per il contributo dato alla divulgazione scienti ca: la nomina a membro onorario di associazioni in vari continenti, la laurea honoris causa di prestigiose università, la presidenza della Baa e nel 2001 il titolo di baronetto dalla regina Elisabetta II. In questo stesso anno fu nominato membro onorario della Royal Society, titolo che lo inorgogliva più di ogni altro, con la seguente motivazione:

“Per molti anni Patrick Moore è stato lo scrittore e relatore di astronomia più e cace e in uente del Regno Unito. Il suo programma della Bbc e Sky at Night e la sua immensa produzione di circa cento libri, insieme ad altre trasmissioni, articoli e conferenze hanno ispirato entusiasmo per la scienza in generazioni di giovani e meno giovani. La sua elezione è un riconoscimento opportuno e adeguato al grande contributo dato alla scienza in questo paese”.

Oltre a occuparsi della volta celeste, fu anche un abile suonatore di xilofono, compose brani per questo strumento e tra i vari dischi ne registrò uno con la Royal Scottish National Orchestra. Giocò a scacchi e militò nella squadra del Selsey Cricket Club sino a circa settant’anni, ma la sua più grande passione rimasero sempre i gatti, ai quali dedicò il libro intitolato Miaow! Cats really are nicer than people! Rimanendo fedele alla reputazione di uomo eccentrico e originale, Moore si oppose all’introduzione del Sistema internazionale di misura e sostenne convintamente l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Una forma compulsiva di generosità gli procurò negli ultimi tempi di coltà economiche tanto serie da indurre Brian May, astro sico ed ex chitarrista dei Queen, a intervenire per impedire che lo sfrattassero da casa.

Le condizioni di salute peggiorarono sino a quando, il 9 dicembre 2012, spirò serenamente, circondato dagli amici e dall’amato gatto Tolomeo. Il collaboratore Iain Nicolson scrisse questo necrologio sul e Observatory: “Patrick Moore fu un vero gigante del mondo astronomico.

Con entusiasmo contagioso, energia scon nata e abilità comunicativa impareggiabile, ha ispirato generazioni di astronomi ‒ sia dilettanti che professionisti ‒ e innalzato la sensibilità del pubblico verso le scienze astronomiche a vette che mai prima erano state raggiunte”.

PERSONAGGI 51
*GIANFRANCO BENEGIAMO LAUREATO IN CHIMICA, NUTRE DA SEMPRE UN PROFONDO INTERESSE PER I MOLTEPLICI ASPETTI TECNICI E STORICI DELL’ASTRONOMIA. » Patrick Moore (a destra) ospite nel luglio 1969 in una trasmissione televisiva della BBC dedicata alla missione dell’Apollo 11.

UN ABBRACCIO STRETTO TRA

VENERE E GIOVE

LA SPETTACOLARE CONGIUNZIONE ASTRONOMICA TRA I DUE PIANETI SI POTRÀ OSSERVARE IL 2 MARZO

Talvolta accade che due pianeti vengano a trovarsi prospetticamente vicini. Queste disposizioni prendono il nome di “congiunzioni” e quando avvengono tra pianeti luminosi, come in questo caso, e in posizione agevolmente osservabile, sono spettacolari.

Ricordiamo che due pianeti (o un pianeta e una stella, o la Luna e un pianeta) si dicono in “congiunzione” quando hanno la stessa Ascensione Retta (AR) o la stessa longitudine celeste. Normalmente, gli almanacchi astronomici si riferiscono all’AR perché è la coordinata più usata, ma quando si tratta di pianeti sarebbe più logico considerare la longitudine, dato che questi corpi celesti si muovono approssimativamente lungo l’eclittica e non lungo l’equatore celeste.

BRILLANTI E VICINISSIMI

Uno di questi fenomeni si veri ca giovedì 2 marzo alle ore 11 e 40 minuti, quindi per noi in pieno giorno, ma questo evento è notevole già la sera prima e ancor più la sera seguente, intorno alle ore 18:30-19. Nella sera precedente Venere si presenta a ovest di Giove; la sera seguente a est. Giove, invece, a distanza di un giorno appare praticamente fermo, spostandosi di neppure un quarto di grado nell’arco delle 24 ore. Venere, nello stesso intervallo di tempo, si sposta di quasi un grado.

La congiunzione del 2 marzo è di rilievo, in quanto coinvolge i due pianeti più brillanti. In questa circostanza,

Venere arriva a passare a soli 32’ a nord di Giove, ovvero quanto il diametro angolare della Luna. Questi due astri spiccheranno soprattutto la sera del 2 marzo presso l’orizzonte occidentale, molto luminosi rispetto al cielo vicino, che nel crepuscolo appare privo di stelle, dato che l’evento avviene nella poco appariscente costellazione dei Pesci. Poiché il Sole tramonta mediamente alle ore 17:50, il periodo migliore di osservabilità si situa tra le ore 18:30 e le 19:00. Grazie all’elongazione di 31°, a quell’ora i due pianeti sono ancora su cientemente alti sull’orizzonte per essere ben osservabili e non immersi tra i veli e le foschie dell’orizzonte, mentre il cielo presenta già un buon gradiente di oscurità. “Su cientemente alti” signi ca circa 15° di altezza nell’orario della migliore visibilità. Questo è un buon valore per chi dispone di un orizzonte libero, ma può non essere su ciente in presenza di ostacoli come edi ci, alberi o montagne. Conviene fare prima una prova, veri cando che il cielo a ovest non sia ostruito all’altezza di poco meno di un palmo o poco più di un pugno, tenendo la mano alla distanza del braccio. Durante la congiunzione, Venere, a 203 milioni di km, è di magnitudine –4,0, mentre Giove, a 865 milioni di km, è di magnitudine –2,0. Quindi Venere ci appare sei volte più luminoso, pur con un disco minore, presentando un diametro di 12” contro i 34” di Giove. Parliamo di “disco” perché la fase di Venere è all’85%, quindi di forma gibbosa, ma che si può apprezzare solo al telescopio. Ciò che rende interessante questa congiunzione non è

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FENOMENO DEL MESE DI
53 FENOMENO DEL MESE
» Una congiunzione tra Venere (in basso) e Giove ripresa da Iriomote, in Giappone (Shutterstock).

FENOMENO DEL MESE

soltanto la brillantezza dei due pianeti, ma anche la loro vicinanza. Infatti, molte congiunzioni avvengono a diversi gradi di distanza, con i due corpi celesti relativamente lontani fra di loro. Questa congiunzione sarà così stretta che i due pianeti si potranno osservare nello stesso campo telescopico.

OSSERVARE E FOTOGRAFARE LA CONGIUNZIONE

In questa circostanza, un comune binocolo mostrerà due “stelle” distinte più lontane l’una dall’altra di quanto non si veda a occhio nudo, ma la natura planetaria di Giove può essere messa in evidenza con lo stesso strumento dalla percezione del suo disco e dalla visione dei suoi satelliti. Ciò nonostante, per una persona inconsapevole che osservi con un modesto binocolo (come un galileiano da 3 ingrandimenti), potrebbe benissimo trattarsi di due stelle luminose, dato che è di cile da mettere in evidenza anche il disco di Giove con un ingrandimento così moderato. Il carattere planetario di entrambi i corpi inizia a emergere se si guarda con un potente binocolo o con un cannocchiale. Allora si vede anche il disco di Venere e con chiarezza i satelliti galileiani di Giove. Guardando con uno strumento, sarà interessante notare quanto Venere sia più brillante e di tonalità più bianca di Giove. Con un potere di 40-50 volte e un oculare a grande campo, si possono avere in campo entrambi i pianeti senza che questi siano troppo prossimi ai bordi. La congiunzione è molto facile da fotografare, grazie alla brillantezza dei due pianeti. Anzi, con degli sfondi suggestivi, si possono ottenere

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» La congiunzione tra Venere e Giove alle 19:00 del 2 marzo, tra le luci del tramonto, a ovest (Stellarium). Venere e Giove nello stesso campo visivo telescopico (in orientamento equatoriale) la sera del 2 marzo. Sono visibili (in basso) i satelliti galileiani di Giove: da sinistra, Callisto, Ganimede, Europa, Io (Stellarium).

LE RARE OCCULTAZIONI PLANETARIE E NON SOLO

Congiunzioni planetarie così strette da arrivare a provocare delle occultazioni, ovvero sovrapposizioni apparenti dei rispettivi dischi, sono fenomeni rarissimi; l’ultima è avvenuta il 3 gennaio 1818 (Venere davanti a Giove) e la prossima è prevista per il 14 settembre 2123 (ancora Venere che passa davanti a Giove; ma non sarà precisamente un’occultazione, quanto un transito, vediin figura una simulazione realizzata con Stellarium). Il fatto che le occultazioni interessino soprattutto Venere e Giove non è casuale, ma è dovuto alle maggiori dimensioni angolari che questi pianeti presentano per un osservatore terrestre.

Secondo alcuni studiosi, fu proprio un fenomeno di questo tipo, anche se in luogo di Venere vi era Saturno, che generò la visione della “stella di Betlemme” narrata dal Vangelo di Matteo. Intorno all’anno 7 avanti Cristo vi fu in e etti una triplice congiunzione Giove-Saturno.

Fu “triplice” perché i pianeti si incontrarono tre volte: Giove passò una prima volta vicino a Saturno, superandolo; poi, retrogradando - perché “superato” dalla Terrapassò una seconda volta in prossimità di Saturno e quindi lo incontrò una terza volta per superarlo definitivamente.

risultati spettacolari. Per riprenderla, vanno già bene uno smartphone o una fotocamera compatta. Da un punto di vista estetico, le luci del tramonto, quando il cielo è ancora un po’ chiaro, consentono di ottenere un’immagine più gradevole. In queste circostanze gli automatismi assolvono egregiamente allo scopo, anche se probabilmente una sottoesposizione di uno o due stop forniranno risultati più incisivi. Orientativamente, la posa può essere di un secondo con aperture e sensibilità usuali.

È consigliabile appoggiarsi per essere più fermi o posare la fotocamera in modo che rimanga immobile durante la posa; l’ideale è utilizzare un treppiede. Comunque, grazie al digitale, è possibile veri care subito il risultato e quindi variare sia l’esposizione che la stabilità, per raggiungere la resa migliore. L’uso di teleobiettivi o zoom a focali lunghe rendono l’appoggio imperativo e rivelano meglio i due pianeti, ma oltre un certo limite si perde l’e etto congiunzione. Conviene riprendere

una serie di immagini con focali via via crescenti. Per esempio, con uno zoom si possono utilizzare le focali grandangolari estreme più altre intermedie. Anche con teleobiettivi potenti non è necessario un movimento compensatore della rotazione terrestre, perché le pose non eccedono pochi secondi. Per fortuna, il divario in luminosità super ciale tra i due pianeti è abbastanza contenuto, così che si possa esporre correttamente per entrambi. È vero che una esposizione corretta di Giove produce una sovraesposizione per Venere, mentre un’esposizione corretta di Venere conduce a una sottoesposizione per Giove, ma in forma contenuta. Tra le due opzioni è preferibile esporre correttamente Giove, perché i sensori elettronici forniscono un’immagine più leggibile con una sovraesposizione che non viceversa. Non è possibile avere entrambi i pianeti nella stessa immagine, se si vogliono riprendere ad alta risoluzione, poiché in tale modalità di rado il campo eccede i 15’. Comunque, questa non è l’occasione per riprendere i dettagli di Giove, dato che è lontano dall’opposizione ed è pure basso sull’orizzonte. Questa posizione sconsiglia anche la fotogra a ad alta risoluzione di Venere, che è preferibile quando il pianeta è più alto sopra l’orizzonte, nonostante che allora il Sole non sia ancora tramontato.

*WALTER FERRERI SI È OCCUPATO DI RICERCA

SCIENTIFICA, DI TELESCOPI E DI ASTROFOTOGRAFIA PRESSO

L’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI TORINO. NEL 1977 HA FONDATO LA RIVISTA ORIONE.

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DEL MESE
FENOMENO

IL PLANISFERO CELESTE / MARZO

» Il cielo visibile da Roma alle ore 00h 00m TC a metà mese. La mappa è valida in tutta Italia

il SOLE

FENOMENO INIZIO MESE METÀ MESE FINE MESE Inizio crepuscolo 05h 13m 04h 47m 05h 19m Sorge 06h 45m 06h 20m 06h 55m Culmina 12h 22m 12h 18m 13h 14m Tramonta 17h 59m 18h 17m 19h 34m Fine crepuscolo 19h 32m 19h 50m 21h 10m Durata della notte astronomica 09h 41m 08h 57m 08h 10m 56
CIELO DEL MESE DI TIZIANO MAGNI*

la LUNA

Il pallino rosso sulla circonferenza lunare mostra il punto di massima librazione alle 0h di Tempo Civile del giorno considerato: le sue dimensioni sono proporzionali all’entità della librazione il cui valore massimo è di circa 10°

fenomeni LUNARI

il 7 alle 13h 40m

il 15 alle 3h 08m

il 21 alle 18h 23m

il 29 alle 4h 32m

il 6 aprile alle 6h 34m

Massime librazioni in latitudine

il 4 alle 4hvisibile il Polo sud

il 17 alle 23hvisibile il Polo nord

il 31 alle 9hvisibile il Polo sud

Massime librazioni in longitudine

il 12 alle 22h

- visibile il lembo orientale

il 25 alle 5h

- visibile il lembo occidentale

l'8 aprile alle 10h

- visibile il lembo orientale

Apogeo 405.889 km il 3 alle 19h 00m

Perigeo

362.696 km il 19 alle 16h 12m

Apogeo 404.919 km il 31 alle 13h 17m

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CIELO DEL MESE

CIELO DEL MESE DI TIZIANO MAGNI

SOLE e PIANETI

SOLE

Nella sua ascesa verso l'emisfero settentrionale, il giorno 12 si sposta dall’Acquario ai Pesci, mentre il giorno 20 alle 22:24 raggiunge l'equatore celeste: è l'istante dell'equinozio, che segna l'inizio della primavera astronomica per l'emisfero boreale. Si allunga l'arco diurno percorso dall'astro e aumentano le ore di luce di una quantità compresa tra 72 minuti (meridione) e 104 minuti (settentrione).

MERCURIO

È invisibile per gran parte del mese, perché troppo vicino al Sole: è infatti in congiunzione superiore con l’astro del giorno il 17. Nell’ultima decade riappare tra le luci del tramonto, nelle fasi iniziali della miglior apparizione serale dell’anno. Il 23 entra nei Pesci, avvicinando rapidamente Giove, 1°,5 a nord del quale transita il pomeriggio del 28; dal 29 cala dopo il termine del crepuscolo nautico. Il 31 marzo è al perielio.

VENERE

È visibile di sera nei Pesci, accompagnato da Giove, con cui il giorno 2 è protagonista di una spettacolare congiunzione. La distanza che li separa tende poi ad aumentare velocemente, superando i 10° nella seconda decade del mese. Il 16 si sposta nell’Ariete dove è presente anche Urano, 1°,3 a nord del quale transita il giorno 31.

Posizioni eclittiche geocentriche del Sole e dei pianeti tra le costellazioni zodiacali: i dischetti si riferiscono alle posizioni a metà mese, le frecce colorate illustrano il movimento nell’arco del mese.

La mappa, in proiezione cilindrica, è centrata sul Sole: i pianeti alla destra dell’astro del giorno sono visibili nelle ore che precedono l’alba, quelli a sinistra nelle ore che seguono il tramonto; la zona celeste che si trova in opposizione al Sole non è rappresentata. Le posizioni della Luna sono riferite alle ore serali delle date indicate per la Luna crescente e alle prime ore del mattino per quella calante.

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MARTE

È visibile per buona parte della notte: culmina al calar del Sole e tramonta un paio d’ore dopo la mezzanotte. Grazie al veloce moto diretto da cui è animato, attraversa la costellazione del Toro, dove il 9 è in congiunzione con El Nath (Beta Tauri), 3°,1 a sud, per varcare poi il confine con i Gemelli il giorno 26; il 16 è in quadratura con il Sole.

GIOVE

È visibile di sera nei Pesci. All’inizio del mese è superato da Venere, in transito 32’ a nord il giorno 2, ma la sua visibilità serale va scemando e il suo tramonto anticipa costantemente: il 28, ormai immerso nelle luci del crepuscolo, viene a ancato 1°,5 a nord da Mercurio, in rapido allontanamento dal Sole.

E emeridi geocentriche di Sole e pianeti alle 00h 00m di Tempo Civile delle date indicate. Per i pianeti sono riportati fase e asse di rotazione (nord in alto, est a sinistra).

Levate e tramonti sono riferiti a 12°,5 E e 42° N: un asterisco dopo l’orario indica l’Ora Estiva. Nella riga Visibilità sono indicati gli strumenti di osservazione consigliati: l’icona di “divieto” indica che il pianeta non è osservabile.

Visibilità dei pianeti. Ogni striscia rappresenta, per ognuno dei cinque pianeti più luminosi, le ore notturne dal tramonto alla levata del Sole, crepuscoli compresi; quando il pianeta è visibile la banda è più chiara. Le iniziali dei punti cardinali indicano la posizione sull'orizzonte nel corso della notte.

SATURNO

Dopo la congiunzione superiore con il Sole dello scorso mese, non è osservabile fino al 6, quando riappare, tra le luci dell’alba, all’orizzonte orientale. Visibile a inizio mese con qualche di coltà, alla fine la sua levata segue di circa un quarto d’ora la comparsa delle prime luci del crepuscolo mattutino.

CIELO DEL MESE

URANO

È osservabile di sera 1° a nord della stella di 5a magnitudine Sigma Arietis, con cui è in congiunzione all’inizio del mese. La sua visibilità va gradualmente diminuendo e il giorno 31, quando viene superato 1°,3 a sud da Venere, tramonta un’ora e mezza circa dopo il termine del crepuscolo.

NETTUNO È in congiunzione superiore con il Sole il giorno 16 ed è pertanto inosservabile per l’intero mese.

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FENOMENI del mese

CONGIUNZIONE SERALE URANO - SIGMA ARIETIS

Nelle prime ore serali è possibile individuare con relativa facilità Urano, di magnitudine +5,8, nelle vicinanze della stella Sigma Arietis, più luminosa del pianeta di alcuni decimi di magnitudine.

Urano, la cui visibilità va progressivamente calando, è animato da lento moto diretto e il giorno 1 è in congiunzione con la stella: il pianeta e Sigma Arietis si trovano alla stessa Ascensione Retta, con Urano 1° a nord dell’astro.

La separazione tra i due sta aumentando, pur marginalmente, sin dallo scorso 18 febbraio quando ha toccato il valore minimo di 57’. Il pianeta e la stella sono al limite della visibilità a occhio nudo, ma risultano osservabili senza di coltà con l’ausilio di un binocolo.

LA LUNA E POLLUCE PRIMA DELL’ALBA - OCCULTAZIONE DI 76 GEMINORUM

A un mese di distanza dall’evento precedente, la mattina del 3 marzo, nelle ore che precedono l’alba, la Luna gibbosa crescente, illuminata all’83%, occulta nuovamente la stella 76 Geminorum, di magnitudine

+5,3. La scomparsa, visibile da tutta Italia, si verifica dietro il lembo lunare oscuro tra le 4:06 (AO) e le 4:12 (CA), con il nostro satellite naturale basso sull’orizzonte per gli osservatori situati nelle regioni meridionali.

È invece a tutti gli e etti inosservabile, una trentina di minuti dopo, la riapparizione della stella sul bordo illuminato dal Sole, poiché la Luna è ormai tramontata o in prossimità dell’orizzonte nord-orientale. Da notare la presenza, 2°,5 a nord della Luna, di Polluce (Beta Geminorum), con la quale poco dopo le 5:00 TC è in congiunzione in Ascensione Retta.

INCONTRO RAVVICINATO VENERE-GIOVE AL TRAMONTO

Nei primi giorni del mese Venere e Giove spiccano nel cielo serale ancora chiaro per le luci del tramonto. Il primo, che va allontanandosi dall’astro del giorno, è animato da un più veloce moto diretto rispetto al secondo, che tende invece a calare inesorabilmente nell’intenso splendore del crepuscolo.

I due pianeti sono protagonisti di una spettacolare congiunzione reciproca il giorno 2, quando la distanza che li separa è di soli 32’; la migliore configurazione osservabile si realizza però nelle ore serali, con Venere che nel frattempo si è spostato 43’ a nord di Giove.

Nel disegno è mostrata la posizione relativa dei due pianeti alle 19:00 TC delle date indicate, al termine del crepuscolo nautico.

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OCCHIO NUDO CON BINOCOLO CON TELESCOPIO PERICOLO SOLE NON VISIBILE CIELO DEL MESE
DI TIZIANO MAGNI

LUNA, PRESEPE E REGOLO PRIMA DELL’ALBA

Con il cielo notturno dominato dalla presenza della Luna gibbosa crescente, le più interessanti configurazioni celesti osservabili visualmente sono quelle che vedono protagonista il nostro satellite naturale, che nei giorni tra il 4 e il 6 marzo percorre le costellazioni zodiacali del Cancro e del Leone. La mattina del 4 la Luna è in congiunzione con il Presepe e transita 2°,8 a nord di M44, mentre il giorno 6, sempre nelle ore che precedono l’alba, il nostro satellite naturale viene a trovarsi in congiunzione con Regolo (Alfa Leonis), 3°,8 a nord. Il disegno ra gura l’orizzonte occidentale alle 4:00 TC delle date indicate, istante in cui si realizzano le migliori condizioni di osservabilità.

CONGIUNZIONE LUNA-ANTARES

Nelle primissime ore del giorno, sull’orizzonte sud-orientale è possibile ammirare la levata della Luna gibbosa calante, seguita, a pochi minuti di distanza, dalla rossa scintilla di Antares (Alfa Scorpii).

La congiunzione in Ascensione Retta tra il nostro satellite naturale e la stella si è verificata una decina di minuti prima della loro comparsa sopra la linea dell’orizzonte, mentre la minima separazione angolare di poco meno di 1° viene raggiunta circa un’ora più tardi, quando la loro altezza è di appena una manciata di gradi. La distanza apparente va poi progressivamente aumentando, raggiungendo il valore di 1°,7 all’accendersi delle prime luci dell’alba.

Nel disegno è mostrata la bella configurazione osservabile alla 1:45 TC, poco dopo l’istante di minima separazione.

(1) CERES IN OPPOSIZIONE

In prossimità del confine tra la Chioma di Berenice e la Vergine, in una zona del cielo ricca di galassie relativamente luminose (molte delle quali presenti nel catalogo di Messier), è individuabile il pianeta nano (1) Ceres, in opposizione il giorno 21, quando raggiunge la magnitudine +6,9. Nei primi giorni di marzo (1) Ceres si trova poco più di 1° a ovest della coppia di stelle di 29 e 28 Comae Berenices di 5a e 6a magnitudine, 5° a nord-ovest di Vindemiatrix (Epsilon Virginis). Grazie al moto retrogrado da cui è animato, il pianeta nano si sposta in direzione di 6 Comae, 1°,3 a nord della quale transita la mattina del 4 aprile. Da notare, la sera dell’11 marzo, il passaggio di (1) Ceres alcuni primi a nordest della galassia spirale di 10a magnitudine M91 e il transito, la notte tra il 26 e 27 marzo, di fronte alla bella galassia spirale M100, di magnitudine +9,3 e dimensioni apparenti 6’ x 7’,5. La mappa è completa fino alla magnitudine +10,5.

61 CIELO DEL MESE

CIELO DEL MESE

LUNA, VENERE, GIOVE E URANO AL TRAMONTO

Il cielo serale è dominato dalla brillante presenza di Venere che ha distanziato di ben 20° Giove, sempre più immerso nelle intense luci del tramonto. Nei giorni compresi tra il 22 e il 24 marzo, i due pianeti vengono a ancati dalla falce crescente della Luna, che viene a trovarsi in congiunzione con Giove (1° a sud del pianeta), la sera del 22, poco dopo la loro scomparsa sotto l’orizzonte occidentale, con Venere (1° a nord del nostro satellite naturale, la mattina del 24) e con il debole Urano nelle prime ore del 25. Nessuna delle tre congiunzioni è direttamente visibile dal nostro Paese; le migliori configurazioni osservabili, ra gurate nel disegno, si realizzano alle 19:20 TC, poco prima del termine del crepuscolo nautico.

TRANSITO SERALE DELLA LUNA NEL TORO

Nell’ultimo scorcio del mese il passaggio della falce lunare crescente nella costellazione del Toro produce alcune configurazioni celesti meritevoli di osservazione: la sera del 25 il nostro satellite naturale è visibile poco più di 4° a sud-ovest delle Pleiadi, con le quali è in congiunzione nelle prime ore del giorno 26, dopo la loro discesa sotto l’orizzonte nord-orientale. La sera del 26 è invece in transito 8° a nord di Aldebaran: anche in questo caso la congiunzione in Ascensione Retta si verifica dopo il tramonto dei due astri. Infine, la notte tra il 27 e il 28 marzo è possibile ammirare la congiunzione della Luna con El Nath (Alfa Scorpii): poco prima della mezzanotte il nostro satellite si trova a passare 1°,9 a sud della stella.

PASSAGGIO ALL’ORA ESTIVA

Non è un appuntamento celeste in senso stretto, ma il passaggio dall’ora solare a quella estiva ha ugualmente delle conseguenze che riguardano chi osserva il cielo e i suoi fenomeni.

Anche quest’anno alle ore 2:00 dell’ultima domenica di marzo entrerà in vigore l’ora estiva: gli orologi del fuso orario dell’Europa Centrale, cui appartiene l’Italia, che fino a quell’istante segnavano un’ora in più rispetto al tempo di riferimento del fuso orario, il cui meridiano fondamentale è quello di Greenwich, vengono “spostati avanti” di 60 minuti, portando a due le ore di di erenza rispetto al tempo di Greenwich. Il ritorno all’ora solare avverrà alle ore 3:00 del 29 ottobre, l’ultima domenica di quel mese.

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LUNA E MARTE DI SERA

Al termine del crepuscolo serale è possibile ammirare una bella configurazione celeste con Marte e la Luna in veste di protagonisti. Dopo aver attraversato la costellazione zodiacale del Toro ed essere entrato nei Gemelli, il nostro satellite naturale, a poche ore dal Primo Quarto, è osservabile poco più di 3° “sopra” il Pianeta rosso, dal quale va via via allontanandosi dopo la congiunzione in Ascensione Retta verificatasi nelle ore diurne. Nel disegno la Luna e Marte tra le stelle dei Gemelli alle 21:00 TC.

MERCURIO E GIOVE AL TRAMONTO

Nell’ultima decade del mese, sull’orizzonte occidentale è possibile ammirare il veloce e spettacolare sorpasso di Mercurio ai danni di Giove: il primo va infatti rapidamente allontanandosi dall’astro del giorno nelle prime fasi della migliore apparizione serale dell’anno; il secondo è invece al termine del periodo di visibilità e va immergendosi sempre più profondamente nell’intenso chiarore del tramonto. La sera del 28 Mercurio oltrepassa Giove, transitando 1°,5 a nord di quest’ultimo; nelle sere seguenti la separazione tra i due pianeti aumenterà visibilmente.

NELLA PRIMA DECADE DI APRILE CI ATTENDONO

• 2 APRILE: LUNA E REGOLO PRIMA DELL’ALBA

• 6 APRILE: LUNA E SPICA AL TRAMONTO

• 10 APRILE: LA LUNA OCCULTA SIGMA SCORPII

• 10 APRILE: CONGIUNZIONE SERALE VENERE-PLEIADI

I testi completi dei fenomeni sul prossimo numero di Cosmo e sul sito bfcspace.com

*TIZIANO MAGNI

ESPERTO DI MECCANICA CELESTE, ELABORA LE PREVISIONI DI FENOMENI ASTRONOMICI CON SOFTWARE APPOSITAMENTE REALIZZATI (WWW.TIZIANOMAGNI.IT).

63 CIELO DEL MESE

L’ULTIMO CIELO

INVERNALE

SALUTIAMO IL CANE MAGGIORE E L’AURIGA CHE RIVEDREMO NEL PROSSIMO AUTUNNO

Nel numero di marzo 2021 abbiamo parlato di Sirio, la stella più luminosa del cielo, e di M41, il brillante ammasso aperto situato 4,5 gradi più a sud della stella. Visibile al binocolo e anche a occhio nudo, a patto di occultare la stella con una mano. In prima serata il Cane Maggiore è ancora ben visibile in meridiano, e allora appro ttiamo per dare un’occhiata ad altri ammassi aperti meno appariscenti, ma alla portata di una strumentazione modesta.

TRE DEBOLI AMMASSI

Ha ner 6 si trova 22’ a ENE di NGC 2359, la nebulosa “Elmo di or” (vedi Cosmo n. 26). È un ammasso aperto molto lontano, distante circa 10mila anni luce e con un’età poco inferiore ai 700 milioni di anni. In strumenti da 20 cm di diametro appare molto debole, ma anche in telescopi più grandi è solo un piccolo gruppo di una decina di stelline, nove delle quali ricordano un cuore. Questo oggetto è stato

catalogato dall’astronomo tedesco Hans Ha ner, attivo all’osservatorio di Gottinga dal 1941 al 1953, dove si è dedicato alla fotometria degli ammassi aperti. Basel 11A si trova circa 50’ a SSW di NGC 2359. In piccoli telescopi da 10-15 cm si notano solo due stelle brillanti di magnitudini 7 e 9,5, distanti 2,5’ in direzione NNW-SSE, mentre uno strumento da 30 cm ne mostra la struttura di ammasso aperto. È abbastanza serrato, di forma vagamente triangolare, con il vertice più acuto che punta verso un piccolo arco di quattro stelline a nord-est. Una “V” di stelline deboli di luminosità uniforme si trova attorno alla stella più brillante, nella parte occidentale dell’ammasso. Nei dintorni, 3,5° a SSW dal precedente e 6° scarsi a est di Sirio, si trova Ha ner 23. Già in un 15 cm a circa 50 ingrandimenti si possono contare 15-20 stelline disperse su un fondo nemente screziato, esteso una dozzina di primi. In strumenti da 40 cm appare come un gruppo irregolare, dove si contano una

decina di stelle brillanti, con al centro la più luminosa, di 9a grandezza, e molte altre più deboli sparse su un’area quasi circolare. L’ammasso è abbastanza ben de nito verso sud, per la presenza di un’ampia zona vuota, allungata da est a ovest.

UNA BREVE ESCURSIONE CON IL COCCHIO CELESTE

L’Auriga è una tipica costellazione invernale, in parte circumpolare, che si estende dai 28 ai 56 gradi di declinazione; estesa 657 gradi quadrati, è dominata dalla brillante Capella (Alfa Aurigae), la sesta stella più luminosa del cielo. Il nome deriva dal latino “capretta”; la mitologia la identi ca infatti con la capra Amaltea, la nutrice di Giove, che si era spezzata un corno contro un albero; le ninfe lo raccolsero e lo coronarono di ori, così Giove promise loro che da questo corno sarebbe scaturito tutto ciò che avessero desiderato; per questo fu chiamato cornucopia, il “corno dell’abbondanza”.

64 OSSERVAZIONI

» A sinistra:mappa del Cane Maggiore. Sono riportati i tre ammassi aperti descritti nel testo. Sotto:il cielo attorno alle 10 di sera guardando verso ovest, quando l’Auriga si trova in posizione più comoda per essere osservata; si notino le stelle brillanti presenti in zona.

65 OSSERVAZIONI

Capella ha lo stesso spettro e la stessa temperatura super ciale del Sole, ma queste sono le uniche caratteristiche in comune con la nostra stella. È una doppia spettroscopica, le cui componenti, risolte con un interferometro, hanno una separazione di soli 0,05 secondi d’arco. Le due stelle del sistema sono più massicce del Sole, con masse pari rispettivamente a 2,7 e 2,6 volte quella solare, che le collocano nel “ramo delle giganti” del diagramma Hertzsprung-Russel. Combinando la loro distanza apparente con quella del sistema, situato a circa 45 anni luce da noi, si determina che la distanza e ettiva tra le due componenti è di un centinaio di milioni di chilometri. Trovandosi a una declinazione di 46°, Capella è circumpolare per chi osserva dalla latitudine di Milano, o

meglio ancora dalla cerchia alpina, anche se i fenomeni di estinzione atmosferica ne rendono problematica l’identi cazione quando si trova alla minima altezza.

Qualche osservatore potrà tentare di cercarla in luglio attorno alla mezzanotte.

UN CELEBRE TRIO

DI AMMASSI APERTI

Ci stiamo riferendo a M36, M37 e M38, facilmente visibili in un cercatore e trasformati da un piccolo

telescopio in scrigni di gemme scintillanti. Furono scoperti da Giovanni Battista Hodierna nel 1654, oltre 100 anni prima che Messier li elencasse nel suo famoso catalogo. Ma le descrizioni di questo architetto e astronomo siciliano sono molto scarne e non rendono l’idea di cosa fosse possibile vedere con gli strumenti dell’epoca. Il primo e il terzo si trovano all’interno del pentagono irregolare che costituisce l’asterismo principale dell’Auriga, mentre M37 è situato

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OSSERVAZIONI
DI PIERO MAZZA Le doppie spettroscopiche sono stelle binarie con le componenti talmente vicine da non potersi separare mediante i telescopi usuali e che vengono quindi riconosciute come tali solo dallo sdoppiamento periodico delle righe spettrali. DOPPIE SPETTROSCOPICHE » Un’immagine di Capella ripresa al telescopio di Monte Palomar. Nel riquadro, le componenti A e B risolte dal Cambridge Optical Aperture Synthesis Telescope.

all’esterno, 2 gradi a sud-est del punto mediano della congiungente Beta Tauri- eta Aurigae. M37 è senza dubbio uno dei più belli ammassi aperti che è possibile osservare con piccoli strumenti: in uno strumento da 15 cm a 50 ingrandimenti è già perfettamente risolto in un tto luccichio di stelle che si staglia su un campo molto ricco. Appare di forma vagamente ellittica, orientato da est a ovest, con stelle a basso range di luminosità. Una stella arancione di 9a grandezza si trova proprio nel centro. Sino alla magnitudine 13 ne sono presenti 170 e ben 570 sono più brillanti della 16a: osservando in uno strumento da 40 cm, occorre metà nottata per contarle tutte! M37 è distante 4600 anni luce e ha un’età di circa 200 milioni di anni. Si può provare a rintracciarlo a occhio nudo, sotto il cielo limpido di una località di alta montagna. M36 è abbastanza concentrato e presenta stelle con maggior di erenze di luminosità; le più brillanti, che nei grandi binocoli possono talvolta mostrare lievi sfumature di colore, sembrano dipartirsi dal centro come le zampe un grosso ragno. M36 è distante circa 4100 anni luce e ha circa 25 milioni di anni, un dato che

si ottiene dal buon numero di stelle azzurre presenti nell’ammasso.

M38 è il più di cile dei tre: distante 4200 anni luce, è visibile come una debole macchia a basso gradiente di luce nei binocoli, dove si può averlo nello stesso campo dell’ammasso precedente. Può talvolta apparire poco più esteso di M37, più uniforme in luminosità e di aspetto quadrangolare.

È il più vicino dei tre, trovandosi a 2750 anni luce da noi, ma alcune fonti lo pongono a una distanza simile

a quella di M36, anche se l’età risulta essere analoga a quella di M37. È opportuno dare un’occhiata anche al piccolo e compatto NGC 1907 situato una circa 30’ a sud; è un oggetto prettamente telescopico, pur potendolo già intravvedere in un binocolo 12×50. In uno strumento da 20-25 cm, a un centinaio di ingrandimenti, si possono contare circa 30 stelle con basso range di luminosità, distribuite su un’area estesa 5 primi.

67 Oggetto AR (2000)Dec. (2000)Dim. Mag. Tipologia Ha ner 6 07h 20,0m-13° 10’ 7’ 9,2 Ammasso aperto Basel 11A 07h 17,1m -13° 58’ 5’ 8,2 Ammasso aperto Ha ner 23 07h 09,5m-16° 56’ 12’ 7,5 Ammasso aperto Capella (Alfa Aur)05h 16,7m+46° 00’ - 0,1÷0,4 Doppia spettroscopica M36 (NGC 1960)06h 36,3m+34° 08’ 12’ 6,0 Ammasso aperto M37 (NGC 2099)05h 52,3m+32° 33’ 22’ 5,6 Ammasso aperto M38 (NCG 1912)05h 28,7m+35° 51’ 21 6,4 Ammasso aperto NGC 1907 05h 28,1m+35° 19’ 6’ 8,2 Ammasso aperto
OSSERVAZIONI
STELLE E AMMASSI NEL CANE MAGGIORE E IN AURIGA » L’ammasso M36 ripreso dal National Optical Astronomy Observatory. Attorno alle stelle più brillanti si notano tracce della nebulosa da cui ha avuto origine l’ammasso.

DUE

GIOIELLI

DIFFICILI: M97 E M108

UN GUFO CELESTE E UNA TAVOLA DA SURF NELLA GRANDE ORSA

Gli esami non niscono mai, recita il titolo di una brillante commedia di Eduardo De Filippo; anche un osservatore visuale del cielo ha sempre da imparare. Si tende, erroneamente, a ritenere “facile” un oggetto soltanto perché appartiene al catalogo di Messier, ma le cose non stanno sempre così.

Dobbiamo spingere i nostri telescopi n dove possono arrivare, “loro” e noi, in una sinergia uomo/strumento tale da rubare l’ultimo dettaglio consentito, in base alle condizioni di cielo, alla luminosità dell’oggetto e al “fattore contrasto”, cioè al rapporto segnale/rumore. Preparando una uscita notturna a “caccia di stelle”, dovremmo avere bene in mente che cosa vogliamo osservare e gli obiettivi che intendiamo raggiungere: questo mese l’Orsa Maggiore ci invita a contemplare alcuni dei suoi gioielli più interessanti, anche se questa costellazione è così ricca che ne dovremo riparlare a più riprese.

UN ELUSIVO GUFO CELESTE

Dirigendo i nostri strumenti 2,17° a sud/est di Merak (Gamma Ursae Majoris), una stella bianca di mag. +2,3, potremo localizzare una delle più belle nebulose planetarie di tutto il cielo: M97, la cosiddetta “Nebulosa Gufo”, così chiamata per via di due cavità (gli occhi del gufo) ben evidenti in fotogra a ma ambigui in visuale.

Fu scoperta nel 1781 con un rifrattore da 7,5 cm da Pierre Méchain, che la descrisse come una “nebulosa vista con di coltà, specialmente quando si illuminano i li di un micrometro; la sua luce è debole ed è priva di stelle”.

In e etti, è uno degli oggetti con magnitudine visuale più elevata presenti nel catalogo di Messier. Il nome “Gufo” lo si deve a Lord Rosse, mentre fu l’ammiraglio Smyth a classi carla come nebulosa planetaria nel 1844. Con la magnitudine +9,2 e le dimensioni angolari 3,4’x3,3’, è alla portata anche di strumenti dal diametro modesto. Stranamente trascurata dagli osservatori visuali, forse per la sua fama di oggetto elusivo, val la pena osservarla con tutti i diametri. Telescopi da 100 mm mostrano una nebulosa debole ma apprezzabile,

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OSSERVAZIONI DI SALVATORE ALBANO*
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spettrale e quasi trasparente, senza stelle (una visione non molto di erente da quella riportata da Méchain). L’uso di un ltro interferenziale (OIII o Uhc) risulta assai indicato, specie nelle piccole aperture, in quanto ne accresce il contrasto.

La visione delle due cavità è oggetto di controversie; diametri da almeno 200/250 mm possono riuscire nell’intento – a condizione che il cielo sia molto trasparente e il seeing ottimo – e l’uso del ltro potrà in questo caso essere d’aiuto. Osservando con un telescopio SC da 245 mm, chi scrive è riuscito soltanto a intravederle, mentre con un superbo rifrattore apocromatico

da 155 mm di diametro a 84x si vede non uniformemente illuminata di color verdognolo; le cavità si percepiscono (a 122x) meglio che nel catadiottrico.

Nonostante la minore apertura lo strumento più piccolo “vince” per il suo maggior contrasto. La visione di questo particolare richiede una certa “soglia di visibilità” per la quale con una data apertura si rende perfettamente visibile, mentre con un’apertura di poco minore è al più percettibile. Si possono confrontare le osservazioni fatte con due strumenti dal buon diametro; a 113x è molto brillante di colore verdognolo, si distinguono a malapena le due cavità da cui prende il nome (SC da 356

mm in alta montagna). A 133x ha un colore verde e i due occhi sono perfettamente visibili, si notano alcune disuniformità nella luminosità del disco, che la fanno sembrare sdoppiata verso l’esterno (Dobson da 508 mm in alta montagna). La stella centrale (mag. +16) è decisamente di cile da cogliere visualmente.

UNA TAVOLA DA SURF A 46 MILIONI DI ANNI LUCE

In prossimità della Nebulosa Gufo, 48’ a sud/est, si trova la galassia M108 (conosciuta come Surfboard Galaxy, ovvero “Galassia Tavola da surf”). Sono due oggetti tanto vicini da poter essere osservati entrambi nel medesimo campo oculare. Con uno

69 OSSERVAZIONI
» La nebulosa planetaria M97 ripresa con una somma di immagini ottenute da un riflettore C11 e un rifrattore APM 152 tra gennaio e marzo 2022 su camere QSI 6120 e QSI 683 e filtri H-alfa, OIII, LRGB (Peter Goodhew). » La galassia M108 ripresa il 16/02/2020 con un telescopio Newton Gso 300/1200 e camera QHY 5III 178C (Sergio Bove).

strumento dall’apertura generosa e un oculare a grande campo, è possibile ammirare la struttura di entrambi anche a bassi ingrandimenti. Sembra di osservare una foto a grande campo e si vedono entrambi gli oggetti perfettamente strutturati (508 mm in alta montagna a 66x).

Questa bella galassia è stata scoperta da Méchain, tre giorni dopo aver individuato M97 (e subito dopo avrebbe scoperto anche

M109). M108 si vede allungata nel senso NE–SW e non presenta rigon amenti nucleari. La possibilità di vederla con binocoli anche dal buon diametro è controversa: chi scrive è riuscito a osservarla sia con un 20x80 sia con un 20x100, dove si mostrava abbastanza agevolmente, come una macchietta nebulosa priva di dettagli. C’è chi è riuscito a staccarla dal fondo cielo anche con un 10x50; c’è tra i lettori qualcuno

che ha compiuto tale impresa?

Con aperture da 150/200 mm diviene un oggetto “facile”: possiamo vedere una forma abbastanza pulita e, con la visione distolta (a ingrandimenti sostenuti), comincia a mostrare qualche caduta di luce lungo il suo asse maggiore (ri ettore Newton da 200 mm). Ri ettori da 250 mm cominciano a rivelare segni di struttura: a 84/122x è brillante, si vede una stellina di mag. +14,7 a sud del nucleo e un’altra di mag. +14,3 a NW (visione distolta a 122x). Si vede una linea oscura sottile tagliuzzarla nel suo lato maggiore, particolare non facile (rifrattore apocromatico da 155 mm in alta montagna).

Con diametri da 300/350 mm questa galassia comincia a mostrare diversi chiaroscuri; man mano che cresce l’apertura è possibile “rubare” qualche minuzia in più alla galassia: a 133/200x, nella regione centrale si osserva una debole stellina, somiglia a M82 sbiadita. Con la visione distolta si osservano alcune nebulosità oscure tagliare la galassia, specialmente nella sua parte nord, segnandola in prossimità della stellina di cui sopra. Le nebulosità oscure sono frastagliate (visione distolta) e interessano l’intera galassia (508 mm in alta montagna). L’uso di ingrandimenti medio-alti, anche nell’osservazione di oggetti del cielo profondo, è necessario per osservare dettagli strutturali, compatibili con la qualità del cielo e dello

LA SCHEDA M97 M108 CostellazioneOrsa Maggiore Orsa Maggiore Ascensione retta11h 14m 48s 11h 11m 31s Declinazione+55° 01’ 00’’ +55° 40’ 26’’ Distanza 2600 a.l. 46 milioni di a.l. Magnitudine app. 9,9 9,9 Dimensione app.3,4’x3,3’ 8,3’x2,5’ Tipologia Nebulosa planetaria Galassia SA 70
OSSERVAZIONI
DI SALVATORE ALBANO
strumento usato. *SALVATORE ALBANO CULTORE DELL’OSSERVAZIONE VISUALE DEGLI OGGETTI DEL CIELO PROFONDO, HA PUBBLICATO TRE LIBRI SULL’OSSERVAZIONE DEL CIELO PRESSO IL CASTELLO EDITORE. » La coppia M97 (in alto a sinistra) e M108 (in basso a destra) ripresa con un telescopio Sky-Watcher 200/1000 e fotocamera Canon Eos 450D (Andrea Pistocchini).

STELLE LE VOSTRE

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LA REDAZIONE SCEGLIERÀ LE MIGLIORI PER “LE VOSTRE STELLE”

SONO TAGGATE DA UNA STELLA LE FOTO CHE HANNO VINTO LE NOSTRE SFIDE SOCIAL INQUADRA IL QR PER VISITARE LA GALLERY DELLE FOTO

NEBULOSA NGC 2264 NELL’UNICORNO

La Nebulosa Cono e “l’Albero di Natale” ripresi da Sannicola (LE) il 23/12/2022

Telescopio Sky-Watcher 72 ED ridotto 0,8x su montatura Heq5 Pro

Camera QHY 294c pro con filtro L-ultimate 2”.

Pose: 132x300 s con guida Phd2, sommate con Dss ed elaborate con PixInsight e Photoshop

Autore: Lino Benz, Sannicola (LE).

72 A CURA DI PIERO STROPPA

COMETA C/2022 E3 ZTF

Ripresa da San Romualdo – Ravenna l’11/01/2023, ore 04:45 TU

Telescopio TecnoSky AG70 su montatura Avalon M1

Camera QSI 540 ws con filtri Astrodon RGB GenII E-series

Guida con Celestron OAG e QHY 5III 174 MM

Pose: R 11x3 min, G 12x3 min, B 12x3 min in bin 1, elaborate con Astroart8, Paint Shop Pro2023.

Autore: Cristina Cellini, San Romualdo – Ravenna.

Inquadra il QR per un video della cometa realizzato da Franco Cappiello e Salvo Massaro all’Osservatorio Giordano Bruno a Brallo di Pregola (PV).

73 LE VOSTRE STELLE

NEBULOSA NGC 2170 NELL’UNICORNO

Ripresa da Perth (Australia), il 18/12/2022

Telescopio Sharpstar 150 mm f/2,8 su montatura Sky-Watcher HEQ5 Pro

Camera ZWO 2600 MC con ltro Optolong L-pro

Pose: 600x72 s con guida PHD2 ed elaborate con PixInsight

Autore: Davide Mancini, Perth (Australia).

LE VOSTRE STELLE 74

UNA ROSA COSMICA

La nebulosa Rosetta (NGC 2237) nell’Unicorno ripresa l’01/01/2023 da Torino, da Ferrara e dal Salento

Composizione di tre immagini riprese con telescopi Sky-Watcher Evostar ED 80/480 mm, ED 72/336 mm e TS 70Q 350 mm

Camere QHY 168c, QHY 294c e ASI 294 MM

Pose: Optolong L_eNhance 162x300 s, SvBony SII 7 nm 122x300 s, SvBony UV/IR-cut 30x60 s

Autori: Massimo Di Fusco, Lino Benz e Alessandro De Pace.

LE VOSTRE STELLE 75

NUBI MOLECOLARI OSCURE IN CASSIOPEA

Nebulose oscure LDN 1295 e LDN 1296 riprese da Chiesa Santa Marina di Stigliano a Serrano di Carpignano Salentino (LE) il 26/10/2022

Rifrattore NT Apo Ed 90/500 mm su montatura S.W. HEQ5

Fotocamera Eos 600D full spectrum con ltri Optlong L-pro Eos clip

N. 110 pose da 5 min guidate con Synguider S.W. ed elaborate con Dss, PixInsight LE1.0, PS cc.

Autore: Fernando De Ronzo (Gruppo Astro li del Salento), San Cassiano (LE).

76 LE VOSTRE STELLE

NEBULOSA PACMAN (NGC 281)

Ripresa dalla Spezia il 27/10/2022

Telescopio Newton 150/750 mm su montatura Sky-Watcher HEQ5

Camera ZWO ASI 533 MC con ltri L-Enhance e OIII

Pose: 143x300 s con L-Enhance, 37x300 s con OIII, elaborate con Dss, Photoshop, Pixinsight.

Autore: Flavio Striano, La Spezia.

LE VOSTRE STELLE 77

TRAMONTO DELLA LUNA PIENA SULL’ETNA

Ripresa da Milo (CT) il 6/01/2023

Fotocamera Canon Eos RA con obiettivo Canon RF zoom 100-500 mm a 238 mm f/10 su cavalletto Manfrotto

Pose: 7 da 1/125 s a 100 ISO per la Luna, intervallate di 3 min; 16 pose da 4 s a 1600 ISO per il primo piano (ripreso prima che la Luna entrasse nell’inquadratura).

Elaborazione: Lightroom, Photoshop

Autore: Gianni Tumino, Ragusa.

Inquadra il QR per vedere il time-lapse Notti d’autunno2022 di Gianni Tumino.

LE VOSTRE STELLE 78

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TUTTI I COLORI DI

GIOVE

ELABORAZIONI DELLE IMMAGINI NASA PER CITIZIEN SCIENTIST E GRAFFITI ALLA PORTATA DI BIMBI

Progettata per ottenere immagini delle regioni polari di Giove, JunoCam è la fotocamera che si trova a bordo della sonda Juno della Nasa. Se da una parte l’agenzia spaziale americana chiama gli astro li a partecipare alla community, inviando gli scatti personali del gigante gassoso eseguiti con strumenti amatoriali, dall’altra mette a disposizione una Gallery, dove si possono caricare le immagini disponibili della JunoCam, dopo averle rielaborate personalmente.

Quale occasione migliore per gli appassionati di processare dei dati reali, seguendo le loro conoscenze e la loro fantasia? Un’ottima occasione per citizen scientist con vene artistiche. E per i più piccoli, si propone un’attività più semplice ed esclusivamente manuale.

ELABORIAMO LE IMMAGINI DI GIOVE

La JunoCam è stata progettata per ottenere immagini relative alle regioni polari di Giove, dato che la sonda Juno è riuscita per prima a sorvolare le regioni polari del pianeta gigante, a di erenza delle precedenti, che erano rimaste sul piano equatoriale (vedi l’articolo a pag. 26).

Quando Juno ha iniziato a fornire immagini di Giove no a una distanza di 4200 km dal pianeta, ha rivelato dettagli, con sfumature di colore mai osservate prima e ombre di nuvole che probabilmente si trovano a quote superiori rispetto a quelle che siamo abituati a osservare. “Giove è una palla di gas – ha commentato Candy Hansen del Jpl, progettista della JunoCam - e tutto ciò che vedremo sono nuvole. Ma sono nuvole molto interessanti, molto dinamiche”.

Invitare il pubblico a inviare immagini di Giove non soddisfa solo l’obiettivo di raccogliere persone intorno a uno scopo scienti co comune, ma anche quello di realizzare una mappa a proiezione cilindrica, identi cando formazioni gioviane particolarmente complesse, come le tempeste. Juno, infatti lavora in orbita polare, passando dal Polo nord a quello sud in circa due ore, senza mai inviare immagini che riguardano l’intero globo del pianeta. Così la Nasa, attraverso la pagina web della missione (www.missionjuno. swri.edu) ha dedicato uno spazio per la pubblicazione dei le delle immagini “grezze” che possono essere elaborate con programmi professionali, ma sono anche disponibili a essere modi cate con e etti fantasiosi. Per esempio, alla sezione “Immagini recenti

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KID
COSMO
DI LAURA CITERNESI*

» Sequenza di immagini riprese durante un passaggio ravvicinato di Juno intorno a Giove (Nasa/SwRi/MSSS).

» Un’immagine della luna gioviana Europa realizzata dalla JunoCam e processata da Kevin M. Gill e Fernando Garcia Navarro.

81

COSMO KID

dal pubblico”, si possono trovare immagini di Giove con dettagli artistici o per no con gattini che guardano il pianeta. Basta scegliere e scaricare un’immagine grezza dal sito ed elaborarla a piacere. Ho provato a farlo con una immagine del Polo sud gioviano, in formato png, e ho realizzato un collage partendo dall’originale. Una copia l’ho elaborata con il programma Go Art, disponibile online, applicando il ltro oil paint e poi lavorando il dettaglio e la nitidezza; la seconda copia l’ho processata con l’editor di foto Pixlr-E, utilizzando la tecnica della Mineral Moon (vedi questa rubrica su Cosmo n. 34). Anche in questo caso ho migliorato il dettaglio e la nitidezza e alla ne ho raccolto le immagini in un collage.

Nulla di complicato: basta caricare l’immagine sul programma scelto e sbizzarrirsi con ltri, bilanciamento dei colori o saturazione. Attendo le vostre elaborazioni personali!

LA LUNA EUROPA IN UN GRAFFITO

Juno ha esplorato la luna ghiacciata Europa il 29 settembre 2022 da una distanza di circa 450 chilometri sopra la sua super cie. Quando ho visto l’immagine della grigia luna gioviana elaborata con colori accesi, ho pensato subito a quanto sarebbe stato bello realizzarla con la tecnica del gra to eseguita con pastelli a cera.

Bastano pochi materiali: un foglio di cartoncino bianco, anche piccolo, dei pastelli a cera colorati (compreso il nero), e qualcosa di appuntito. Bisogna far riempire la parte bianca con i colori a cera, in modo da coprire ogni parte del foglio. In seguito, sarà su ciente ricoprire tutto con il pastello nero a cera e disegnare Europa con uno strumento appuntito, magari ispirandosi all’immagine realizzata da Kevin M. Gill e Fernando Garcia Navarro (vedi a pag. 81). Inquadra il QR per un video tutorial che spiega come realizzare un “gra to psichedelico” della luna Europa.

Cosmo Kid è una rubrica astronomica a misura di bambino. Con l’intento di avvicinare non solo i bimbi appassionati al cosmo, ma anche quelli che hanno il piacere di stupirsi e di porsi domande davanti al cielo stellato. Tramite il gioco e le immagini, mostriamo ciò che della volta celeste non si può vedere nell’immediato e o riamo spunti per un viaggio personale e fantastico dentro l’Universo. Ma Cosmo appartiene anche ai lettori, e così invitiamo appassionati, insegnanti, genitori a farsi avanti con suggerimenti o richieste, scrivendo a info@bfcmedia.com

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*LAURA CITERNESI APPASSIONATA DI ASTRONOMIA, GESTISCE LA PAGINA FACEBOOK ASTRODOMINE E REALIZZA LABORATORI DI ASTRONOMIA PER BIMBI E RAGAZZI. COSMO KID » Un collage realizzato dall’autrice a partire dalla foto originale del Polo sud di Giove.

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La ricerca amatoriale delle supernovae

Giancarlo Cortini, Stefano Moretti

Super-occhi per scrutare il cielo Walter Ferreri, Piero Stroppa

I pianeti e la vita

Cesare Guaita

I giganti con gli anelli

Cesare Guaita

Alla ricerca della vita nel Sistema Solare

Cesare Guaita

Oltre Messier

Enrico Moltisanti

I grandi astrofili Gabriele Vanin

La Luna Walter Ferreri

In viaggio nel Sistema Solare Francesco Biafore

Come funziona l'Universo Heather Couper, Nigel Henbest

Come fotografare il cielo Walter Ferreri

L'osservazione dei pianeti Walter Ferreri

Cento meraviglie celesti Gabriele Vanin

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IL CALENDARIO ISLAMICO

A proposito del calendario islamico, su Wikipedia si legge: “Ogni mese inizia con l’osservazione della prima falce di Luna Nuova, secondo regole che variano a seconda dei di erenti contesti del mondo islamico.

Per semplicità, sarà utile riferirsi al calendario islamico tabulare, in cui i mesi di 30 e di 29 giorni si alternano rigorosamente (salvo l’eventuale aggiunta di un giorno all’ultimo mese dell’anno). La durata astronomica di un mese lunare non è costante: è minima nei pressi del solstizio d’estate e massima in occasione di quello d’inverno. Perciò il mese di Ramadan (che di solito ha una durata di 30 giorni) può essere di 29 giorni, e il mese che lo precede o quello che lo segue si allungheranno a 30 giorni”.

Non riuscendo a capire il motivo per cui nei pressi dei solstizi il mese lunare è più corto o più lungo del solito, chiedo spiegazioni.

84 A CURA DI PIERO STROPPA SCRIVI A BFCSPACE.COM/INVIA-LA-TUA-DOMANDA i
DI DI NICOLA MORANDI

Va ricordato che il moto della Luna è molto complesso; pertanto, il divario della sua posizione rispetto a quella determinata dal moto medio può essere notevole. Le irregolarità del moto lunare sono tali per cui la posizione della Luna può di erire no a 8,5° da quella che si ricava nell’ipotesi di un movimento uniforme. Queste irregolarità possono soverchiare alla grande il piccolo tempo in più della lunazione invernale. Di conseguenza, se nella maggior parte dei casi avviene quanto si legge su Wikipedia, in una consistente minoranza di occasioni si ha l’opposto. E uno di questi casi si ha proprio quest’anno. Comunque, il motivo per cui il mese lunare varia in prossimità dei solstizi è dovuto all’eccentricità dell’orbita terrestre. Quando la Terra è in prossimità del solstizio d’inverno, si trova più vicina al Sole (il solstizio d’inverno quest’anno è il 22 dicembre, mentre il

perielio è il 4 gennaio), e la sua velocità orbitale è maggiore della media, in virtù della seconda legge di Keplero. Di conseguenza, descrive intorno al Sole una porzione maggiore di circonferenza. Per ripresentarsi nella medesima fase, la Luna deve pertanto descrivere un angolo maggiore, che richiede un tempo più lungo. Il fenomeno opposto si veri ca nei pressi del solstizio estivo, quando la Terra è più lontana dal Sole e quindi si muove meno velocemente. In questo caso, il solstizio è vicino alla massima distanza Terra-Sole, poiché, sempre per quest’anno, il primo si ha il 21 giugno, mentre l’afelio si ha il 6 luglio.

In gura: falce di Luna ripresa da Sampieri (RG) il 22/12/2022 con una Canon Eos R e obiettivo Canon RF zoom 100-500 mm a 500 mm f/7,5 su cavalletto Manfrotto; posa di 0,5 s a 1600 ISO elaborata con Photoshop (Gianni Tumino).

85
DI WALTER FERRERI

GRUPPO ASTROFILI

BENEVENTANI

LA PASSIONE PER GLI ASTRI AL SERVIZIO DEL PUBBLICO

Quando si visitano sagre, feste cittadine e centri commerciali del territorio beneventano, è molto frequente imbattersi negli stand del Gruppo Astro li Beneventani (Gab) e avere l’opportunità di entrare in contatto con il mondo degli astri. In questi contesti - familiari per il pubblico - si esplica infatti maggiormente l’attività divulgativa degli esperti del Gab, abili a tradurre i concetti complessi della scienza in termini semplici e a coinvolgere l’uditorio grazie al ricorso a tecniche partecipative.

L’osservazione del cielo al telescopio è una di quelle attività pratiche che suscitano maggiore interesse ed entusiasmo in adulti e bambini, come ci spiega il presidente del Gab Carmen Perrella. Con lei andiamo alla scoperta di questa realtà associativa, solido punto di riferimento per gli astro li della Campania e Delegazione territoriale dell’Unione Astro li Italiani (Uai).

QUANDO NASCE IL GAB?

Il Gruppo Astro li Beneventani è un gruppo di appassionati di astronomia della provincia di Benevento,

formatosi negli anni 70 con l’intento di condividere l’interesse per l’astronomia e la fotogra a del cielo e per rincorrere eventi astronomici, come le eclissi, cercando di riprenderli con le migliori tecnologie a disposizione.

Nel mese di maggio del 2014 l’incontro con l’Associazione Luidig, nella ex attivissima libreria Luidig di Benevento, porta il gruppo a organizzare nuovi appuntamenti e nuove interessanti conversazioni. Giovani appassionati si uniscono al gruppo per apportare la loro freschezza e per condividere la passione per l’osservazione dell’Universo.

Nel mese di luglio del 2015, per superare i limiti delle associazioni “di fatto”, ho fondato con Yuri Di Gioia e Dario Castellano il già esistente “Gruppo Astro li Beneventani“, nel rispetto di quella passione per il cielo nata decenni fa e coltivata con tanta dedizione. L’Associazione si pone, come obiettivo primario, la divulgazione dell’astronomia e delle altre scienze nella città di Benevento e nel Sannio tutto, attraverso l’organizzazione di eventi e corsi, anche in collaborazione con

altri enti. Il Gab, come stabilito nel proprio statuto, è impegnato inoltre nel campo del monitoraggio dell’inquinamento luminoso e della ricerca astronomica amatoriale.

QUAL È LA VOSTRA SEDE?

Il Gab attualmente è ospitato dall’Associazione Futuridea in via Piano Cappelle a Benevento. In particolare, disponiamo di una stanza dove sono alloggiate la nostra biblioteca e la strumentazione che usiamo a scopo divulgativo e durante i nostri corsi, e di una sala conferenze per gli incontri. Potremo bene ciare di questa sede ancora per poco, perché gli spazi da noi utilizzati sono stati assegnati a un altro ente e siamo quindi alla ricerca di un’altra sede.

CHE COSA AVETE IN PROGRAMMA PER IL PUBBLICO?

A ne febbraio è partito il corso di astronomia di base che durerà per quasi tutto il mese di marzo. Per i più esperti organizzeremo invece la Maratona Messier che per noi è una sorta di gioco molto avvincente, una s da osservativa con i nostri

86 UAI INFORMA A
CURA DI AZZURRA GIORDANI*

strumenti. Talvolta, per coinvolgere anche i neo ti nell’osservazione degli oggetti celesti, svolgiamo la maratona anche in modalità soft, organizziamo cioè una mezza maratona con “salto degli ostacoli”.

In generale, o riamo ai nostri soci e al pubblico una vasta gamma di eventi e attività, fatti su misura per loro e in linea con le loro conoscenze ed esigenze. Per quanto riguarda le iniziative di formazione per i soci, non ci focalizziamo mai su alcuni aspetti particolari, come la ricerca scienti ca, la fotogra a astronomica o la cosmologia. Siamo invece sempre aperti alle richieste dei nostri soci e cerchiamo di assecondarle, di supportare la loro crescita, di dare loro gli strumenti di cui hanno bisogno per coltivare al meglio la propria passione per gli astri.

87 UAI INFORMA
» La cometa C/2020 F3 (Neowise) ripresa il 7 luglio 2020 da San Giorgio del Sannio (BN) con un teleobiettivo Apo 70-300 mm (Dario Castellano e Carmen Perrella). » L’Arco di Traiano a Benevento.

UAI INFORMA

Per il pubblico generico organizziamo eventi divulgativi e osservativi in vari siti del territorio beneventano, anche nell’ambito di iniziative nazionali promosse dalla Uai.

Per esempio, la Notte delle stelle, dedicata all’osservazione dello sciame meteorico delle Perseidi, e la Notte della Luna (International Observe the Moon Night).

Non abbiamo un format divulgativo standard: decidiamo di volta in volta come organizzare al meglio l’evento in base al pubblico al quale ci rivolgiamo. L’attività che non può mancare è l’osservazione astronomica con i nostri strumenti, in grado di suscitare sempre grande stupore ed entusiasmo e di avvicinare e cacemente adulti e bambini alla bellezza del cielo. Partecipiamo

spesso agli eventi pubblici e allestiamo i nostri stand all’interno di centri commerciali per “portare l’astronomia alle persone”.

VI RIVOLGETE ANCHE ALLE SCUOLE?

Organizziamo, su richiesta, eventi per gli studenti di ogni ordine e grado, che sono sempre molto curiosi e interessati agli argomenti scienti ci. Questo loro interesse per la scienza facilita e rende ancora più piacevole il compito a noi operatori.

QUALI

ATTIVITÀ

REALIZZATE NEL CAMPO DELLA RICERCA ASTRONOMICA AMATORIALE?

Collaboriamo con la Sezione nazionale Comete della Uai e con il Cara Project (Cometary Archive for Afrho). Siamo impegnati anche nelle attività di contrasto all’inquinamento luminoso, e in questo ambito abbiamo organizzato

convegni e tavole rotonde sul tema, coinvolgendo anche l’amministrazione comunale. Durante le campagne elettorali portiamo l’attenzione su questa forma di inquinamento e attraverso i social media cerchiamo di sensibilizzare il grande pubblico. A breve dovrebbe partire, in collaborazione con il Centro astronomico Neil Armstrong (Cana) di Salerno, un programma di monitoraggio dell’inquinamento luminoso nella provincia di Benevento.

QUALE EVENTO DELLA VITA ASSOCIATIVA RICORDATE CON MAGGIORE ENTUSIASMO?

Gli eventi per noi più emozionanti sono i festeggiamenti del compleanno del Gruppo Astro li Beneventani. Per celebrare questa ricorrenza, che cade a ridosso della data del primo allunaggio, organizziamo tutti gli anni un evento aperto al pubblico ai giardinetti Piccinato di Benevento, con osservazione del cielo ai telescopi a cura dei nostri soci. L’occasione è propizia per parlare anche dell’evoluzione culturale e tecnologica provocata dalle missioni di esplorazione lunare.

QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI?

Oltre alla ricerca di una nuova sede, desideriamo realizzare un osservatorio sociale. Un altro progetto a cui stiamo lavorando - in collaborazione con le altre associazioni di astronomia della Campania - è l’aggiornamento della Legge regionale n. 12 del 25/07/2002, relativa al contenimento dell’inquinamento luminoso.

88
*AZZURRA GIORDANI GIORNALISTA, È MEMBRO DELLO STAFF DI COMUNICAZIONE DELL’UNIONE ASTROFILI ITALIANI. » Foto di gruppo del Gruppo Astrofili Beneventani.

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OLTRE LO SPAZIO, OLTRE IL TEMPO

A BOLOGNA IL SOGNO DI ULISSE ALDROVANDI:

Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi è il titolo della mostra che la Fondazione Golinelli ha inaugurato lo scorso 3 febbraio a Bologna e che proseguirà no al prossimo 28 maggio. Un percorso espositivo tra arte, scienza ed esplorazione spaziale, allestito al Centro Arti e Scienze Golinelli, che presenta un connubio inconsueto e originale tra le collezioni museali dell’Ateneo bolognese, exhibit immersivi e interattivi creati ad hoc e opere di arte moderna, come quelle di Bartolomeo Passarotti, Giacomo Balla e Mattia Moreni, opere - dipinti e sculture - di Nicola Samorì, oltre a strumenti e progetti forniti dall’Agenzia spaziale europea (Esa), che esprimono una visione unitaria della cultura e di alleanza tra arte e scienza che qui è riproposta al pubblico in un percorso tra passato e scenari futuribili.

La mostra, realizzata da Fondazione Golinelli con il Sistema museale di ateneo, Alma Mater StudiorumUniversità di Bologna, è curata da Andrea Zanotti,Roberto Balzani, Antonio Danieli e Luca Ciancabilla Dedicata in particolare alla gura

di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), uno dei più grandi scienziati della natura del suo tempo, di cui si è recentemente celebrato il 500° anniversario della nascita. Grazie alla sua straordinaria capacità di osservare, catalogare e conservare i reperti che la natura lascia dietro di sé nel corso della sua evoluzione, Aldrovandi è considerato il fautore del moderno museo di Storia Naturale, un luogo di memoria e conoscenza, in cui si sedimenta il fondo ancestrale delle nostre origini.

HOMO CAELESTIS

“Arte e scienza rappresentano i pilastri su cui si fonda la conoscenza dell’uomo, il cui sviluppo è storicamente caratterizzato da continui cambi di paradigma e capovolgimenti”, spiega Andrea Zanotti, presidente della Fondazione Golinelli. “Se dal Rinascimento l’uomo è misura di tutte le cose, al centro di un mondo che vuole e può essere conosciuto in tutte le sue in nite speci cità, oggi questo paradigma risulta rovesciato: da soggetto saldamente al centro dell’esplorato e dell’esplorabile, l’uomo è divenuto oggetto di un

progresso tecnico-scienti co che si determina non più, e non solo, in base alla sua volontà. L’uomo si è trasformato nel prodotto della sua stessa capacità di calcolo e immaginazione, di un progresso tecnologico che, nelle sue frontiere più avanzate, immagina e riprogramma continuamente l’umanità e il suo futuro: non più Homo sapiens ma Homo caelestis, proiettato nello spazio dilatato del cosmo”.

Il pubblico della mostra viene condotto nel futuro, in un’ambientazione che riproduce un insediamento su Marte, la prossima tappa delle ambizioni umane, proiettate verso i con ni dell’Universo e della conoscenza.

IBERNAZIONE PER VIAGGI INTERSTELLARI

I visitatori hanno modo di sperimentare, attraverso exhibit interattivi e immersivi, alcune delle nuove condizioni in cui l’umanità si troverà a vivere in un futuro non troppo lontano: cabine che simulano l’ibernazione - necessaria per a rontare i viaggi interstellaripostazioni per simulare un regime

90
E MUSEI
MOSTRE
UN PERCORSO ESPOSITIVO E DI RICERCA FRA ARTE E SPAZIO

alimentare adatto per la sopravvivenza nello spazio, oltre a installazioni multisensoriali per scoprire per no gli odori dell’Universo.

Nel corso della visita il pubblico viene anche a ascinato da strumenti e modelli messi a punto da scienziati e ingegneri dell’Esa per spingere

VISITARE LA MOSTRA

sempre più in là le frontiere dell’esplorazione spaziale e progettare il futuro dell’umanità su altri pianeti.

Tra questi, troviamo modelli di insediamenti abitativi spaziali e mattoni realizzati con la stampa 3D per la costruzione delle future basi lunari, invenzioni che permetteranno

» Dall’alto in senso orario: la siderite Sacramento Mountain, meteorite scoperta nel 1890 nel New Mexico (Usa), che presenta una superficie solcata dalle “figure di Widmanstätten”, prodotte dalla lentissima cristallizzazione di una lega di ferro-nichel (R. Giuliani). Progetto di una colonia spaziale da realizzare sulla superficie di Marte. Plastico di una futura base lunare sotterranea e protetta.

all’uomo di realizzare complessi architettonici nello spazio, utilizzando materiali innovativi trovati in situ, come il terreno lunare.

Dal 3 febbraio al 28 maggio 2023.

Da martedì a venerdì, ore 11-19; sabato e domenica, ore 10-20.

Ingresso: 12,00 € intero, 9,00 € ridotto, 10,00 € laboratorio + visita guidata per bambini e ragazzi. ilsognodialdrovandi.it

Sono in mostra anche prototipi di ossa umane prodotti con la biostampa a tre dimensioni, una tecnologia che risponderà all’esigenza degli astronauti di far fronte a emergenze sanitarie, come la necessità di e ettuare delle operazioni chirurgiche. Il percorso espositivo giunge a conclusione con una selezione di opere che rileggono la sicità dell’uomo, le sue tras gurazioni e dissoluzioni, dal futurismo alle perturbanti deformazioni scultoree di Nicola Samorì.

91 MOSTRE E MUSEI
Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi Centro Arti e Scienze Golinelli, c/o Opificio Golinelli, via Paolo Nanni Costa 14, Bologna.

TUTTI REGISTI CON BLENDER

UNO STRUMENTO POTENTE E GRATUITO PER REALIZZARE VIDEO

DA MOSTRARE SOTTO LE CUPOLE DEI PLANETARI

Blender è un software libero e multipiattaforma, di modellazione, animazione, montaggio video, composizione, rendering e texturing di immagini tridimensionali e bidimensionali. In altre parole, Blender è un programma gratuito che serve a creare immagini e animazioni 2D e 3D, sia su PC sia su Mac. Si può usare per creare scene di

interni di una casa che non esiste ancora, oppure per realizzare un’animazione nello stile Pixar. Si possono creare personaggi ed elementi per videogiochi o per la realtà virtuale. Ancora, con Blender è possibile produrre modelli per la stampa 3D e si possono realizzare effetti speciali, montaggi video e addirittura fumetti!

Per chi lavora in un planetario e si

occupa della creazione di contenuti, Blender rappresenta un ottimo strumento, che è in grado di produrre animazioni e filmati di divulgazione che sono fruibili sotto la cupola. Che si tratti di un’animazione che illustri le stagioni sulla Terra, o la simulazione di un’eclissi di Sole, oppure un atterraggio su Marte o un effetto speciale fantasioso tipo l’attraversamento di un wormhole,

92 PLANETARI DI MICHELANGELO ROCCHETTI*
» L’ambiente del pianeta Tatooine realizzato con Blender.

con Blender è possibile realizzarlo. Le animazioni che si ottengono sono adatte sia a planetari ottici sia a planetari digitali perché possono essere renderizzate sia in formato at (da proiettare su una piccola parte della cupola con un videoproiettore), sia in formato fulldome, da inviare quindi sull’intera cupola.

FORME GEOMETRICHE E LUCI

Come in tutti i software di gra ca 3D, aprendo Blender ci troviamo di fronte a una scena virtuale composta da una sorgente di luce, un cubo (quella che viene de nita una mesh) e una telecamera virtuale. In questo momento la scena è povera, ma premendo il tasto 0 del tastierino numerico, abbiamo accesso alla visuale della camera e vediamo un’anteprima di quello che sarà il render nale: un cubo grigio e illuminato male. Un risultato alquanto deludente!

Per ottenere qualcosa di più soddisfacente, occorre modellare qualcosa: possiamo prendere il nostro cubo e spostarlo, ingrandirlo, spostarne i singoli vertici, aggiungerne di nuovi, oppure sostituirlo con un’altra forma geometrica elementare: un cono, una piramide o una sfera. Possiamo estrudere facce, curvare super ci, tagliare spigoli, ruotare parti; certo non è immediato e bisogna imparare alcune cose, ma gli sforzi fatti verranno ampiamente ripagati quando al posto del cubo ritroveremo un’astronave oppure un pianeta

gigante gassoso con i suoi anelli e uno sfondo di stelle brillanti. Dopo la fase di modellazione, viene la fase di shading, nella quale si de niscono e si assegnano i vari materiali all’oggetto che abbiamo modellato. Poi dobbiamo illuminarlo nel modo giusto (come nella fotogra a reale) ed eventualmente, se vogliamo realizzare un’animazione piuttosto che una singola immagine, dovremo aggiungere dei keyframe che indicano come e quando si spostano gli oggetti all’interno della scena. Questo è il processo di lavoro minimale di chi lavora con Blender

UNA COMMUNITY NUTRITA E VIVACE

Una caratteristica molto interessante di Blender è la possibilità di usare una camera fulldome con la quale si possono renderizzare direttamente immagini o lmati adatti a essere proiettati su tutta la cupola di un planetario. Per questo, Blender merita l’attenzione di chi lavora in un planetario oppure si dedica alla divulgazione astronomica in senso ampio. È uno strumento potente con cui è possibile creare piccole animazioni didattiche, scienti che o addirittura interi show fulldome

In rete è orita una vera e propria community internazionale di utenti di Blender. In particolare, su YouTube è possibile trovare numerosi tutorial e video di formazione. Alcuni nomi che ci sentiamo di consigliare a chi voglia intraprendere lo studio di Blender su

YouTube sono Blenderguru, Ducky 3D, Ryan King Art e Grant Abbitt. Vi sono anche molti forum dedicati alla discussione e alla risoluzione dei problemi, siti che vendono modelli, texture e add-on. Nel nostro Paese abbiamo BlenderItalia (www.blender. it), una community davvero molto attiva e impegnata su molti aspetti, compresa la formazione.

IL CORSO GRATUITO SUL SITO DI PLANIT

Ma non è tutto. Per imparare rapidamente le basi e realizzare la prima scena fulldome, l’Associazione dei Planetari Italiani (PLANit) mette a disposizione una serie di videolezioni (preparate da chi scrive) raggiungibili al link bit.ly/3kjN6zV Si tratta di video informali che riprendono quanto svolto al workshop “Produzione di contenuti per planetari con Blender” organizzato da PLANit e tenutosi a Firenze nell’aprile del 2022, in occasione del XXXVII meeting dei planetari italiani (vedi Cosmo n. 30). In de nitiva, Blender è un software gratuito ma potente e versatile. Non è immediato da utilizzare, ma con un po’ di impegno e dedizione è possibile creare oggetti astronomici, simulazioni e ambienti straordinariamente dettagliati e realistici. Non servono supercomputer per poterci lavorare (anche se una buona GPU aiuta parecchio) e in rete si può trovare aiuto e supporto. Lo consigliamo decisamente.

*MICHELANGELO ROCCHETTI

LAUREATO IN FISICA A BOLOGNA, LAVORA AL MUSEO DEL BALÌ (COLLI AL METAURO, PU), DOVE SI OCCUPA PRINCIPALMENTE DELLA PRODUZIONE DI CONTENUTI PER IL PLANETARIO.

93 PLANETARI
» Una futuribile stazione su Marte in versione fulldome eseguita con Blender

EVENTI SOTTO IL CIELO DI MARZO

Segnalate eventi, mostre, star party a stroppa@bfcmedia.com

ATTENZIONE: SI CONSIGLIA DI VERIFICARE LA CONFERMA DEGLI EVENTI SUI SITI INDICATI

VERONA

CINQUE ANNI DALLA MORTE

DI STEPHEN HAWKING

31 MARZO, ORE 21:00

Lezione pubblica e gratuita sullo scienziato Stephen Hawking a cura di Yves Gaspar (Università di Cambridge), organizzata dal Circolo astro li veronesi. bit.ly/3K8fOwk

BOLOGNA

OLTRE LO SPAZIO, OLTRE IL TEMPO FINO AL 28 MAGGIO

“Il sogno di Ulisse Aldrovandi”, un percorso espositivo tra arte, scienza ed esplorazione spaziale allestito presso il Centro Arti e Scienze Golinelli. ilsognodialdrovandi.it

ASTI

DALLA TERRA ALLA LUNA E RITORNO?

FINO AL 23 APRILE

Mostra interdisciplinare sulla esplorazione della Luna presso il Magmax. Ingresso gratuito ma con prenotazione, scrivendo ad astimagmax@gmail.com bit.ly/3Q4NgXr

SANTA MARIA DI SALA (VE)

MOSTRA DI ASTRONOMIA E ASTRONAUTICA

DAL 12 AL 19 MARZO 24ª edizione dell’annuale mostra di astronomia e astronautica a Villa Farsetti, a cura del Gruppo astro li salese. bit.ly/3J5ksN8

SAN MAURO PASCOLI (FC)

SORVEGLIATI SPAZIALI

31 MARZO, ORE 21:00

Conferenza di Daria Guidetti nel Palazzo comunale sul progetto dell’Inaf dedicato alla difesa planetaria, a cura dall’Associazione astronomica del Rubicone. bit.ly/3AahGQL

94 EVENTI A CURA DI AZZURRA GIORDANI

FIRENZE

VISITA NOTTURNA

ALL’OSSERVATORIO DI ARCETRI

24 MARZO, ORE 19:00; 26 MARZO, ORE 21:00

Visita guidata, con osservazione del cielo notturno con lo storico telescopio Amici, a cura dei ricercatori e delle ricercatrici dell’Osservatorio. bit.ly/3HjBPIR

SOVICILLE (SI)

VISITE ALL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO

10 E 24 MARZO, ORE 21:30

I soci dell’Unione astro li senesi aprono al pubblico le porte dell’Osservatorio provinciale di Montarrenti per o rire osservazioni guidate del cielo notturno ai telescopi. bit.ly/3AwPw3I

SORMANO (CO)

VISITA ALL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO

26 MARZO, DALLE ORE 15:00

Visita guidata alla struttura, con osservazione al telescopio del Sole, durante il giorno, e della Luna e dei pianeti in orario serale, a cura dei soci del Gruppo astro li Brianza. bit.ly/3G85mob

ROCCA DI PAPA (RM)

IL SOLE NERO, A CACCIA DI ECLISSI DI SOLE

3 MARZO, ORE 20:45

Conferenza sulle eclissi solari a cura dell’Associazione tuscolana di astronomia presso il Parco astronomico “Livio Gratton”, visita guidata al parco e osservazione del cielo al telescopio. bit.ly/3D2xhE0

NAPOLI

MOSTRE E SPETTACOLI NEL PLANETARIO

OGNI SETTIMANA, DA MARTEDÌ

A DOMENICA

Città della Scienza o re al pubblico spettacoli nel planetario per immergesi nel mondo dell’astronomia, la visita alle sale espositive e attività laboratoriali durante il weekend e nei giorni festivi. bit.ly/3CmkUmY

BARI

SPETTACOLI AL PLANETARIO OGNI WEEK-END

Presso il planetario, con cupola di 15 metri di diametro, gli esperti dell’Associazione culturale Andromeda o rono spettacoli di astronomia, spettacoli di teatro-scienza e laboratori. bit.ly/3pv1AvZ

EVENTI 95

IL TEMPO DELLA LUCE

MASSIMO DELLA VALLE

MILANO, MORELLINI EDITORE, 2022

PAGINE 83

FORMATO 14 X 16 CM

PREZZO € 14,90

Ci sono molti modi di fare divulgazione scienti ca e Massimo della Valle ha scelto quello che io preferisco. Il suo libro (breve ma denso), intitolato Il tempo della Luce, unisce l’attualità della ricerca astronomica, alla storia della scienza, senza dimenticare la poesia. Il risultato è di gradevole lettura, interessante, stimolante e mai scontato.

Chi conosce l’autore avrà l’impressione di ascoltarlo in una delle sue conferenze per il grande pubblico. Niente formule, piuttosto esempi tratti dalla vita di tutti i giorni per rendere comprensibili concetti di cili.

La luce viene coniugata in tutte le sue accezioni, visibili e invisibili, cominciando con le età della luce, cioè i diversi approcci utilizzati per spiegare cosa fosse la luce a cominciare dai loso greci per arrivare no a noi, passando dagli arabi e poi dalla diatriba tra Newton e Huygens a proposito della teoria corpuscolare e ondulatoria. Adesso sappiamo che la luce è entrambe le cose,

ma questo nulla toglie al suo fascino. Bellissima la ri essione sui tempi della luce che si conclude con l’a ermazione che il mio ora non è il tuo perché la luce viaggia a una velocità elevatissima ma nita. Una caratteristica che condivide con la gravità. L’abbiamo veri cato pochi anni fa con la rivelazione pressoché contemporanea di un’onda gravitazionale e di un lampo di radiazione gamma prodotti dalla fusione di due stelle di neutroni. Il primo, e nora unico, esempio di evento gravitazionale che ha prodotto un segnale elettromagnetico ha dimostrato che la luce e le onde gravitazionali si propagano alla stessa velocità.

Ciascun capitolo di questo libro è un racconto, forse meglio una ri essione, a sé stante; pertanto, si può leggere sia nell’ordine in cui viene proposto, sia nell’ordine che si preferisce e indipendentemente dal resto; e tutti i capitoli contengono delle chicche interessanti da scoprire.

L’ULTIMO UOMO SULLA LUNA

EUGENE CERNAN E DON DAVIS

BOLOGNA, CARTABIANCA EDIZIONI, 2022

PAGINE 422 (32 A COLORI)

FORMATO 17 X 24 CM

PREZZO € 21,90

In quei tredici straordinari giorni di viaggio lunare fu una delle missioni Apollo meno seguite, ma l’ultima esplorazione della Luna dell’Apollo 17 è stata ampiamente rivalutata con il tempo (vedi Cosmo n. 34, con allegata la targa lunare della missione).

È stata l’undicesima missione Apollo con equipaggio, la settima con l’obiettivo di sbarco lunare e la sesta a compiere l’allunaggio, l’11 dicembre 1972. E il suo comandante, Eugene Andrew Cernan, è stato uno dei soli tre ad aver effettuato lo straordinario viaggio Terra-Luna per due volte: dapprima come pilota del modulo lunare dell’Apollo 10, sfiorando il nostro satellite naturale, e poi al comando della missione 17, sbarcandovi. Ed è quindi uno dei soli 12 uomini ad aver camminato sulla Luna. La sua vita e la sua carriera altrettanto straordinarie di pilota e astronauta sono raccontate in questo corposo libro autobiografico, scritto insieme al giornalista e scrittore Don Davis.

In occasione del 50° anniversario del rientro di Cernan nel modulo

lunare Challenger, che mise la parola “fine” a quelle storiche missioni, Cartabianca ha proposto un’edizione speciale di questo bestseller già uscito nel 2018. Rispetto all’edizione originale, il volume è stato arricchito con 38 nuove pagine, di cui 32 a colori su carta patinata, e un totale di 84 foto, che in precedenza erano disponibili unicamente nella versione digitale del libro e sul sito web ultimouomosullaluna.it ancora attivo per informazioni e per prenotazioni di copie del volume. Inoltre, la traduzione, curata da Diego Meozzi, è stata rifinita, per attenersi allo standard creato della casa editrice per questo genere di pubblicazioni. Ricordiamo che Cartabianca ha in catalogo anche Forever Young (l’autobiografia di John Young, astronauta delle missioni Gemini, Apollo e Shuttle, vedi la recensione su Cosmo n. 27), e prossimamente pubblicherà anche l’autobiografia di Michael Collins, l’indimenticato compagno di Armstrong e Aldrin nel leggendario equipaggio della Apollo 11.

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