CHI CI VIETA DI SORRIDERE? IL NUOVO PROGETTO BIKE SI PRESENTA AL MERCATO DELLE DUE RUOTE E AGLI APPASSIONATI DEL SETTORE SOTTO LA GUIDA DI MARINO BARTOLETTI DI MARINO BARTOLETTI
È
accaduto qualcosa di molto importante quest’estate. Direi di epocale! E non certamente soltanto sotto l’aspetto sportivo. Al di là della meravigliosa vittoria della Nazionale di calcio ai Campionati Europei, la vera grande lezione di civiltà ci è stata trasmessa soprattutto dalle Olimpiadi e poi - forse addirittura in maniera più eclatante - dalle Paralimpiadi. C’è fame di sport in Italia! C’è fame di salute! C’è fame di wellness declinato in tutte le sue espressioni. C’è ormai totale consapevolezza dell’imprescindibilità di certi percorsi ai quali la contemporaneità non può più sottrarsi. Il messaggio è stato chiarissimo: “Qui ci si viene per vincere delle medaglie (possibilmente di tutti i tipi e in tutte le discipline), ma è evidente che questa è la punta di un iceberg che deve riportare quanta più gente possibile nelle palestre, nelle piscine, sulle strade. È evidente che mai come ora il rispetto del nostro benessere personale sia diventato irrinunciabile”! “Italian Bike Festival” nasce con questo spirito. E tutto il “Progetto Bike” che mi onoro di dirigere non poteva non riconoscersi in questo programma, in questo percorso, in questi obiettivi mai così attuali come nel momento storico e sociale che stiamo vivendo. La bicicletta - così come qualsiasi altre
“evoluzione” tecnologica che ne rappresenti il senso filosofico delle due ruote in movimento - è da sempre considerata la nostra “protesi” perfetta. Il supporto che mancava all’”invenzione” del nostro corpo. Sta a noi saperla usare, sta a noi renderla conforme e complementare ai nostri percorsi di vita. A maggior ragione in un’epoca come questa in cui non possono esistere “controindicazioni”. La bicicletta non consuma, la bicicletta non inquina, la bicicletta valorizza in maniera assolutamente easy il desiderio di una vita sana. Ci si sta arrivando piano piano: ma ci si sta arrivando. O forse tornando. Qualcuno mi ha chiesto perché ho accettato con tanta convinzione la direzione editoriale del progetto multimediale di BIKE. Perché ci credo! Perché penso che sarebbe quasi una colpa in questa congiuntura storica sottrarci all’obbligo di far fare alla cultura della bici il decisivo salto di qualità. E noi la bici la raccontiamo in tutte le declinazioni. Attraverso una rivista prestigiosa - Bike ripensata e mai così completa; attraverso un canale televisivo - Bike Channel - che sta rinascendo e rifiorendo fino a che diventerà anche on demand il punto di riferimento di tutto il movimento; attraverso il sito Bikechannel.it che deve diventare il juke box di tutte le richieste e di tutte le curiosità che riguardano la bici; e
anche attraverso la creazione di eventi mirati attraverso i quali le due ruote possano trovare definitivamente (specie in questo momento) lo spazio - culturale come ho detto, ma anche quello sociale - che meritano. Mi sarei sentito in colpa con la mia storia, con la mie esperienza se non avessi accettato questa sfida. ”La bicicletta - diceva sempre il grande Alfredo Martini - meriterebbe il premio Nobel per la pace. Proprio perché è una portatrice di pace”. E non parlava di corse, quell’Uomo che dava del tu alla saggezza. Parlava di vita quotidiana. “Pedalare fa bene al corpo e all’umore. Chi va in bici, fischietta, progetta, canta. Chi va in macchina, s’incattivisce o s’intristisce. La bicicletta non mi ha mai deluso. La bicicletta è sorriso”. Che cosa ci vieta di sorridere?