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Parlamentari Il taglio c’è ma non si vede

braio. La versione 2023 prevede 24 articoli (destinati a crescere), più relazione e note tecniche. Per un totale di 144 pagine di tecnicismi. Se lo strumento è legittimo ma abnorme, mostruosa è la degenerazione. Nel 2003, 2004, 2006 si è arrivati a sfornare due Milleproroghe l’anno. Per poi sparire nel 2017 e nel 2019. Nel 2020 l’esplosione del brogliaccio: 82 articoli. Negli ultimi due anni la tendenza è di ridurre il malloppo. Basti pensare che il primo milleproroghe era di soli 9 articoli. Negli anni c’è finito dentro di tutto: dal bonus psicologo post Covid alla cancellazione delle penali ai concessionari autostradali in caso di revoca (dopo il crollo del ponte Morandi). A nulla hanno potuto finora Quirinale e Corte costituzionale. L’abuso è prorogato.

Il taglio di 315 parlamentari e i suoi intoppi Fra qualche mese capiremo se qualità degli emendamenti, numero di sedute e tempi di approvazione delle leggi saranno migliorati oppure no. Intanto alcuni dati: il Senato con 200 membri è in grado di svolgere le stesse mansioni di prima. Si è tagliato il numero dei componenti delle Commissioni e lo stesso parlamentare adesso fa parte di molti più organismi. Quindi è più produttivo. Ma c’è l’ostacolo delle Bicamerali. Andrebbe ridotto il numero dei membri. All’Antimafia (ancora da costituire) i 25 senatori sono circa il 12,5% di Palazzo Madama, percentuale assai più alta rispetto ai 25 di Montecitorio (su 400). Manca una regia unica. Esempio: i nuovi regolamenti finora hanno fissato alcuni paletti già in vigore, altri però varranno solo dalla prossima legislatura! Per un gruppo alla Camera - causa mancato accordo nella scorsa legislatura - ancora oggi occorrono 20 deputati, salvo deroghe (accordate agli 11 onorevoli di Verdi-Sinistra e ai 9 di Noi Moderati). Ne basteranno 14 dalla prossima. Invece già oggi a Palazzo Madama per fare gruppo non servono più 10 ma 8 senatori. Tagliare è utile, evitare il caos è vitale.

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Malgrado la riduzione di un terzo, le spese per i gruppi, oltre sessanta milioni, sono rimaste invariate.

Ma 61 milioni all’anno di risparmi già vanificati

La riduzione di 230 deputati e 115 senatori sulla carta consente un risparmio di 300 milioni a legislatura. Purtroppo, nei bilanci previsionali di Camera e Senato, il volume delle spese per i prossimi due anni è rimasto invariato (fonte: Pagella Politica). I fondi per i gruppi parlamentari restano di 30,9 milioni per Montecitorio e 22,1 a Palazzo Madama. Motivo ufficiale: la struttura di supporto ai gruppi non può essere ridotta, se si vuole garantirne l’efficienza. Le altre spese non direttamente collegate al taglio? Costo dell’energia, rincari complessivi, pensioni e liquidazioni degli ex parlamentari, i collaboratori dei deputati adesso pagati direttamente dal bilancio di Montecitorio. Insomma, il taglio c’è ma non si vede.

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