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Prima trovi il lavoro e poi paghi

Per combattere la disoccupazione giovanile Develhope forma programmatori con una formula innovativa

di Edoardo Prallini

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Modello di tecnologia solidale, esempio di responsabilità sociale, startup ad alto impatto. Chiamatela come preferite. Se la si vuole condensare in un nome, quello giusto è Develhope. Un nome che richiama le parole inglesi developer, traducibile come ‘programmatore’, e hope, che significa ‘speranza’. Nel concreto, si tratta di una scuola di coding nata a Palermo nel 2019 con l’intento di combattere la disoccupazione giovanile. Un problema sociale soprattutto nel Sud Italia, che assume dimensioni ancora maggiori all’interno del mondo Stem (acronimo per science, technology, engineering and mathematics). Ma il fattore distintivo è il modello con il quale combatte questo fenomeno: ‘Paghi solo quando trovi lavoro’. “In Italia c’è un grande gap tra cosa cercano le aziende e quanto i giovani possono offrire”, afferma Massimiliano Costa, fondatore di Develhope. Un 37enne che dal 2015 al 2020 ha guidato la startup ShareTheMeal, a Berlino, facendola nascere e accompagnandola nel processo di crescita. Un’app di donazioni con un’idea che funzionava, un modello di business sostenibile, ma sempre alla ricerca di sviluppatori. “Così abbiamo inventato questa scuola con l’intento di formarne alcuni. E proprio nei primissimi test ci siamo resi conto che in Italia la selezione all’interno di un corso professionalizzante sarebbe stata fatta non tanto sulla base del talento, bensì della possibilità di pagare l’iscrizione e parteciparvi”. Ed è qui che entra in gioco la formula del “pago quando ho trovato lavoro”. In questo modo gli allievi entrano nella scuola grazie esclusivamente al loro talento e poi, a corso finito, pagano l’iscrizione dopo aver trovato lavoro. “Il nostro intento è quello di creare impatto sociale: noi selezioniamo il talento e aggreghiamo il rischio, pagando le spese necessarie a formare quel talento”. Il corso dura sei mesi, si svolge in maniera intensiva e completamente online. Gli allievi scrivono codici tutto il giorno e seguono anche un percorso di sviluppo delle soft skill. “Abbiamo anche un mental coach che va a lavorare sull’area emozionale”. La selezione dura per l’intera durata dei sei mesi e si concretizza attraverso dei test. La formazione si svolge invece in due momenti: una parte in cui lo studente studia il materiale, e un’altra in cui ne discute con i nostri docenti: “Con questo metodo blended l’allievo arriva in classe già formato. A questo punto è in grado di comprendere la messa in pratica della teoria o di sciogliere dei nodi relativi all’applicazione dei concetti”. Il modello funziona. Anche perché solo il suo funzionamento (quindi il placement dei ragazzi) permetterebbe alla startup di sopravvivere e crescere. A testimoniarlo è la percentuale di allievi che trova lavoro: 90%. E poi i finanziamenti raccolti con Cdp venture capital, che a luglio del 2021 ha investito in Develhope due milioni di euro attraverso il fondo Italia Venture II - Fondo Imprese Sud. “Il nostro ecosistema responsabilizza tutti i soggetti coinvolti: lo studente sa che Develhope sta facendo di tutto per aiutarlo a trovare lavoro. E noi dobbiamo trovare lavoro per garantire il successo del nostro modello di business”. Se fallisce lo studente, fallisce anche Develhope. E sia lo studente sia Develhope hanno più di un motivo per non fallire.

“IL NOSTRO MODELLO PREMIA IL TALENTO, NON LA POSSIBILITÀ ECONOMICA DI ISCRIVERSI DEI RAGAZZI: LA PERCENTUALE DI SUCCESSO DEL NOSTRO PLACEMENT DOPO IL CORSO È DEL 90%”

MONZA CAPITALE DI SICUREZZA E INNOVAZIONE

Appuntamento il 12 ottobre all’Autodromo Nazionale con la community delle infrastrutture di trasporto

di Fabrizio Apostolo*

Monza atto secondo, in pista scende la sicurezza, quella che nasce dall’innovazione, dalla sostenibilità e dal fattore umano. È un concetto modernissimo, è quanto vanno perseguendo, a partire dal 2015, i 17 obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile, ovvero le grandi sfide del nostro tempo, che riguardano tutti noi. Sul fronte della mobilità, l’Onu getta le fondamenta: sostenibilità, resilienza, inclusione e, per l’appunto, sicurezza. Leave no one behind. Non si lasci indietro nessuno: è molto più di uno slogan. A Monza, per l’esattezza dentro l’Autodromo Nazionale, il 12 ottobre 2022, anniversario della scoperta dell’America e, dunque, del mondo nuovo, nonché della seconda storica edizione 2021, va di scena Visione Sicurezza 2022. Una nuova visione per la sicurezza road&rail. Al mondo della strada si aggiunge quello della ferrovia, che non è un addendum, ma il completamento di una storia antica, perché la ferrovia è nata dalla strada (quella romana, con i solchi a ospitare le ruote dei carri) e allo stesso tempo la strada è nata dalla ferrovia (in principio, si veda la parentesi precedente, furono proprio i binari, grandiosa invenzione ancora ben visibile per chi ha l’occasione di fare un giro a Pompei). Safety through innovation, dunque. Un mezzo e un fine. Ma anche safety through sustainability e, soprattutto, safety throught human factor. Il che significa competenza, ma anche passione, approfondimento ma anche vivibilità. La domanda a questo punto è: di quale tipo di sicurezza stiamo parlando? Di una sicurezza, innanzitutto, che non è organismo semplice, ma complesso e sfaccettato, che non è singolare, ma plurale: sicurezza della circolazione, stradale e ferroviaria, sicurezza delle infrastrutture (da monitorare e irrobustire), sicurezza nei cantieri. Tutto questo racconterà Visione Sicurezza, dando voce a quella che nel primo numero di questa rubrica abbiamo definito la “community delle nuove infrastrutture”.

L’edizione 2022 di Visione Sicurezza

E la community delle nuove infrastrutture ha risposto prontamente all’appello, quello di riunirsi per condividere idee, progetti e best practice. Lo farà a Monza, il prossimo 12 ottobre, nelle sale, nei paddock e lungo la pista dell’Autodromo che proprio quest’anno festeggia i 100 anni di storia, ricorrenza che se appaiata all’evento della prima volta in Serie A per il Monza calcio, fa del capoluogo della Brianza un autentico place to be. Sul fronte stradale, al buon esito dell’edizione 2022 di Visione Sicurezza ha collaborato, tra gli altri, Piarc Italia, ovvero il braccio e la mente di casa nostra dell’Associazione Mondiale della

Strada, che sta lavorando già in prospettiva maggio 2023 (convegno nazionale a Roma) e soprattutto ottobre 2023 (congresso mondiale della strada, a Praga). Su quello ferroviario, è invece da sottolineare il ruolo di Anceferr, l’associazione nazionale delle imprese ferroviarie presieduta da Vito Miceli, il cui know-how rappresenta sempre di più un autentico “ponte” tra ferrovia e strada. Dato l’impegno di molte di esse proprio nei grandi cantieri di manutenzione stradale e autostradale. Tra i fattori a

valore aggiunto portati in eredità: la rigorosa qualificazione d’impresa e l’organizzazione nella gestione delle tempistiche esecutive. Tra i patrocini, oltre quello concesso proprio pochi

Strade e ferrovie, sicure e in armonia con l’ambiente. Saranno le infrastrutture le protagoniste di Visione Sicurezza 2022

Divulgazione, laboratori, etica, inclusività, sostenibilità: le frontiere dell’infrastructure safety valicate da un evento unico nel suo genere

giorni fa dal Mims (Ministero infrastrutture e mobilità sostenibili), va quindi registrato quello di Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali. Un crocevia, un laboratorio per chi vuole entrare nel merito della nostra sicurezza plurale. A proposito di laboratori, Visione Sicurezza che da quest’anno è organizzato dalla newco Vision, conference&media company con soci Vita International e AstepON - ne proporrà più di uno, nel campo delle tecnologie ma anche dei materiali, per entrare nelle pieghe, provando, riprovando e toccando con mano, della sicurezza sul campo: quella che da teoria si fa pratica empirica e che deve funzionare. Tornando alla sala convegni le sessioni sono Visione, Sicurezza, Innovazione e Ambiente. Tutte permeate di un fattore umano che in certi casi deve anche sapersi fare “divino”. Ne parlerà Vito Mancuso, filosofo e teologo, cultore della scienza dell’anima e del senso profondo della vita. Per anticipare qualche tema singolare, infine, a Monza si parlerà di smart road con il ceo di Anas Aldo Isi, di ricerca e innovazione con quello di Movyon Lorenzo Rossi, di futuro dei trasporti con Bibop Gresta, ceo di Hyperloop Italia, di soluzioni avanzate di monitoraggio con l’inventore Ezio Giuffré, di coabitazione tra cantieri ferroviari e viabilità autostradale con il manager di A4 Holding Piermauro Masoli e di sicurezza stradale del futuro (da costruire nel presente) con Luciana Iorio, presidente del Global forum for road traffic safety Unece (Onu). Finita qui? Assolutamente no, perché nel corso di questo special day non mancheranno ulteriori contributi, per esempio di speaker internazionali, tra cui, in video, Jean Todt, inviato speciale Onu per la Sicurezza Stradale, nonché di partecipanti provenienti da “altri mondi”, che porteranno messaggi preziosi. Dagli snowborder della scuola professionale di Madonna di Campiglio a due realtà molto attive anche nel sociale: la società di calcio femminile Villa Imperiale Planet e i soccorritori di strada del Gruppo V.O.Dae Verona.

www.visionesicurezza.it

Cultura tecnica sempre in rete

Visione Sicurezza, che nell’edizione 2021 ha valicato quota 300 partecipanti, quest’anno punta a superare il traguardo, puntando sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità dell’uditorio, che è poi la community da mettere in rete. Ci saranno rappresentanti delle istituzioni, stazioni appaltanti, progettisti, imprese, docenti universitari, tecnologi e in generale innovatori. Una comunità tecnica sempre più desiderosa di “gettare ponti” - tra strade e ferrovie, tra infrastrutture e veicoli, tra ricerca e applicazione - che prima, dopo e durante questa edizione troverà (anzi, ha già trovato) un valido supporto in un nuovissimo magazine digitale, concepito proprio per raccontare a tutti questi temi, per intrecciare tutti questi fili. Si chiama Vision Journal, sul web www.visionjournal.it, ed è online da maggio di quest’anno. Ha raccontato, racconta e racconterà non solo e non tanto le grandi infrastrutture in senso lato, ma piuttosto quelle “pepite” di innovazione, sicurezza e gestione ambientale che si possono rintracciare all’interno delle grandi e piccole opere, così come nelle grandi e piccole manutenzioni. *Responsabile Comunicazione Visione Sicurezza

Da Monza a... Monza. Torna all'Autodromo Visione Sicurezza, l'evento di Vision sull'innovazione nell'engineering © Ansfisa

ABILITATORE DIGITALE A 360 GRADI

Abbattere i costi accelerando la crescita grazie alle nuove tecnologie: Gruppo Prismi è considerata la prima ExO digital company italiana

Paolo Romiti da luglio 2021 è alla guida, nella veste di presidente e amministratore delegato, del Gruppo Prismi, una holding quotata al mercato Egm di Borsa Italiana che opera nel settore del MarTech, acronimo di Telecommunication media & technology. Il Gruppo si pone come un abilitatore digitale, come player di innovazione per l’intero Paese e ha l’obiettivo di creare i presupposti per una nuova digitalizzazione che sia innovativa e sostenibile. La holding risponde infatti ai differenti bisogni del mercato grazie a due tipologie di offerta. Da una parte lavora seguendo la logica industriale con prodotti di comunicazione e visibilità, realizzati dalla capogruppo Prismi, e dall’altra svolge attività consulenziali, di marketing e comunicazione attraverso H2H Creative Production. Prismi da oltre 15 anni affianca le aziende italiane nel loro processo di digitalizzazione a 360 gradi, in molti casi aprendo la strada al processo di trasformazione digitale dei propri clienti e realizzando per loro siti internet, ecommerce, campagne adv, gestendone i profili social e promuovendo attività formative. Il Gruppo, grazie a una rete commerciale estesa su tutto il territorio nazionale e attraverso nuove forme di partnership con differenti realtà locali come Advalor, azienda guidata da Rauf Kallogjeri, serve oltre 6mila clienti, principalmente professionisti, artigiani, piccole e medie imprese. Con la recente fusione con Voodoo, agenzia specializzata nel digital marketing a livello locale, e con The Faktory Group, entità sita in Kosovo e focalizzata sulla digital mass production, Prismi arricchisce e completa ulteriormente la gamma di servizi dedicati alle Pmi. L’azienda affianca, inoltre, le piccole e medie imprese nel loro processo di internazionalizzazione grazie a un accordo con Alibaba.com, la più grande piattaforma di scambio online b2b del mondo. H2H Creative Production è l’altra anima del Gruppo, agenzia specializzata nell’esecuzione di strategie digitali che si rivolge al segmento di mercato più evoluto, gestendo medie e grandi aziende e Pubblica amministrazione. Attraverso l’integrazione avvenuta a fine 2021 della branch tecnologica Wellnet realizza progetti di creatività, comunicazione, marketing digitale e tradizionale caratterizzati da elevato gradiente tecnologico, con un forte orientamento verso eccellenza esecutiva e performance. Il Gruppo Prismi presidia con successo questi differenti mercati grazie a una struttura snella e flessibile. Può essere, infatti, considerato la prima ExO Digital company italiana, ovvero una “organizzazione esponenziale”, società che si pone l’obiettivo di raggiungere i migliori Kpi del settore consentendo una crescita rapida nel tempo attraverso l’implementazione dei principi delle Exponential Organization applicati però all’offerta di servizi digitali, di marketing e di comunicazione, abbattendo i costi e accelerando la crescita, grazie all’applicazione delle nuove tecnologie (cloud, big data, internet of things, artificial intelligence e altro).

Il presidente e amministratore delegato Paolo Romiti

LA NUOVA FRONTIERA DEGLI INVESTIMENTI

Priva di conflitti di interessi e slegata da banche e compagnie di assicurazioni: perché la consulenza indipendente è vantaggiosa

di Giovanni Setti*

Lo scenario prima dell’introduzione dei consulenti finanziari autonomi Fino a dicembre 2018 chiunque volesse ricevere dei consigli d’investimento poteva affidarsi solamente alle banche o alle compagnie di assicurazioni. In poche parole, ci trovavamo in una situazione dove vi era un’enorme domanda da parte degli italiani che poteva essere legalmente soddisfatta da pochi player. Le conseguenze? Queste società hanno sfruttato la situazione vendendo prodotti costosi ai propri clienti e intascando ghiotte commissioni. Non a caso, i prodotti di investimento italiani sono ancora oggi tra i più costosi al mondo.

Introduzione dei consulenti finanziari autonomi Nel dicembre del 2018 è stata introdotta la sezione dei consulenti finanziari autonomi, professionisti che operano in maniera priva di conflitti di interessi, completamente slegati da banche e compagnie di assicurazioni. Quali sono le principali differenze tra un consulente di banca e un consulente autonomo? La prima è come vengono remunerati. Il consulente della banca viene remunerato ogni volta che vende un prodotto e ogni volta che vengono raggiunti determinati obiettivi commerciali. In poche parole, il consulente della banca più vende più guadagna, situazione non desiderabile per il cliente. Il consulente autonomo, invece, viene pagato a parcella come gli avvocati,

Giovanni Setti, consulente finanziario autonomo

commercialisti e altri professionisti. La seconda differenza è la scelta dei prodotti che possono essere consigliati ai clienti. Il consulente bancario è limitato ai prodotti creati dalla propria banca (o quelli con il quale la stessa ha stretto accordi commerciali), mentre il consulente autonomo può scegliere tra tutti i prodotti disponibili sul mercato. L’impatto dei costi Quanto incidono i costi dei prodotti di investimento? Vediamo la differenza tra investire 500mila euro in un portafoglio che costa il 2,5% all’anno (il costo medio dei portafogli creati dalle banche) e un portafoglio che costa lo 0,3% all’anno (il costo medio dei portafogli che creo per i miei clienti). Per entrambi i portafogli ipotizziamo un rendimento medio annuo del 6%. In dieci anni il capitale investito in uno dei miei portafogli arriverebbe a 870.401 euro, mentre il portafoglio della banca arriverebbe a 705.299 euro, ben 165.102 euro in meno. Questo calcolo è solo a titolo esemplificativo per mostrare l’impatto dei costi dei prodotti di investimento.

Chi sono e quali sono i miei obiettivi Mi chiamo Giovanni Setti e sono un consulente finanziario autonomo. Ho studiato Business administration a Charlotte, North Carolina (Stati Uniti), ho conseguito un Master in Investment management all’Università di Ginevra, un Master in Pianificazione e consulenza finanziaria indipendente e un altro in Consulenza finanziaria per le aziende. Inoltre, sono l’autore del libro Come investire partendo da zero e pubblico regolarmente articoli su Money.it, We Wealth e Wall Street Italia. Il mio obiettivo è aiutare le persone a liberarsi dai costi dei prodotti di investimento italiani, in modo da poter sfruttare al massimo la forza degli investimenti per raggiungere i propri obiettivi di vita.

RIFERIMENTO NAZIONALE PER I CONCORSI PUBBLICI

Dalla lotta al numero chiuso alla tutela degli insegnanti precari, lo studio legale Bonetti & Delia si cimenta in settori variegati del pubblico impiego

di Santi Delia

Etica, innovazione, tutela, organizzazione e competenza. Sono queste le parole che contraddistinguono da oltre un decennio lo studio legale Bonetti & Delia, specializzato nelle procedure concorsuali pubbliche volte all’assunzione nel pubblico impiego. Fondato dagli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, con sedi a Roma e Messina, lo studio vanta un nutrito gruppo di giovani collaboratori tra avvocati, praticanti e paralegali con un know-how unico, caratterizzato dalle competenze necessarie per la gestione di contenziosi collettivi ed individuali in materia di grandi procedure di accesso al pubblico impiego, sanità, istruzione e forze armate. Aspetto che lo rende l’unico studio, tra quelli attivi a livello nazionale, capace di cimentarsi in tutti questi settori così variegati del pubblico impiego e dei concorsi pubblici con ruolo di primo piano. Anche e soprattutto in un contesto in cui la crisi economica ha causato un’evidente difficoltà di accesso alla giustizia per coloro i quali, pur ritenendosi lesi nei propri diritti, non avevano forza, in primis economica, di affermare le proprie ragioni. Importanti e diverse sono le affermazioni nel mondo del diritto universitario ottenute in questi anni dallo studio legale Bonetti & Delia. Tutte le battaglie sui grandi temi dell'accesso ai corsi di laurea a numero chiuso - in primis Medicina e Odontoiatria, dove sono oltre 20mila gli ammessi nel corso degli anni che hanno coronato le proprie aspirazioni grazie al percorso giudiziale - sono passate per lo studio romano. Dall'introduzione della graduatoria unica nazionale alla tutela dell’anominato, passando per l’abolizione del bonus maturità, per l’accesso ad anni successivi al primo da corsi di laurea affini o da atenei esteri e senza superare la prova di ammissione e per l’ampliamento dei posti utili all’accesso. Lo studio inoltre segue da sempre i giovani medici per l’accesso alle specializzazioni, a medicina generale e al mondo della professione. Nell’ambito della tutela degli insegnanti, il ricorso dello studio legale ha consegnato l’abilitazione ad oltre un milione di insegnanti diplomati in magistrale. Nell'ambito dell'applicazione della legge Madia e dell'interpretazione delle categorie di soggetti stabilizzabili, in particolare in ambito di personale sanitario, sono decine le sentenze innovative patrocinate dallo studio tra cui quelle inerenti il diritto alla stabilizzazione anche del personale già di ruolo a tempo indeterminato, seppur in categorie inferiori. Al fianco dei militari e del personale delle forze dell'ordine è giunta sino alla Corte costituzionale la battaglia sul mega concorso per il reclutamento di 1.300 allievi di Polizia, consentendo migliaia di reclutamenti. Infine, lo studio è da sempre impegnato in tutto l’ambito del diritto amministrativo. Uno dei dipartimenti dello studio cura anche l’assistenza in fase contenziosa e stragiudiziale in materia di appalti e procedure concorsuali, oltre che l’assistenza di imprese e società in ambito di licensing internazionale.

Nella foto gli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, fondatori dello studio legale

LE MULTINAZIONALI E LA GLOBAL TAX IN ITALIA

La tassazione minima dell’accordo targato Ocse e G20 dovrebbe essere efficace da gennaio 2023. “Noi siamo pronti”, afferma lo studio Gazzani

Verona è la seconda città italiana per numero di multinazionali, che giocano indubbiamente un ruolo trainante per l’economia del territorio. Con l’arrivo dell’operatore olandese Seafood Connection, di proprietà del colosso del pesce giapponese Maruha Nichiro, 7 miliardi di euro di fatturato, quotato a Tokio e ufficialmente aperto in Italia attraverso un investimento congiunto con Agrofish Italia, è la novantesima multinazionale presente nella città veneta. La nuova entità sarà conosciuta come Seacon Italia ed è ufficialmente operativa dal primo giugno, grazie agli advisor Matteo Carrara e Pietro Gazzani dello studio Gazzani. Gli obiettivi sono importanti perché vogliono diventare il primo operatore in Italia del commercio e della produzione di pesce. Favorire la permanenza e incrementare gli investimenti delle multinazionali presenti sul territorio rappresenta senz’altro la spinta più efficace per attrarre nuovi capitali, ma occorrono obiettivi molto chiari: un’azione di retention e la promozione di politiche per l’attrattività, l’identificazione di un modello di customer care, lo studio di benchmark internazionali di riferimento, una comunicazione trasversale e immediata e, non da ultimo, un sistema economico-finanziario-fiscale abbastanza semplice, o meglio smart, da competere con gli altri Paesi. ACE, SuperACE, PEX, rientro dei cervelli o rimpatriati, ritenute e dividendi sono alcuni vantaggi immediati che il nostro fisco concede non solo alle multinazionali, ma a tutte le società che operano, producono e creano business in Italia. Ma è da ricordare anche un vero armonizzatore fiscale nel nuovo diritto di imposizione del Rapporto sulla fiscalità consegnato ai ministri delle finanze e ai governatori delle banche centrali del G20: che prevede le modalità per applicare il 15% di tassazione alle multinazionali. È ormai conosciuta come Global Tax, che trova sostegno e applicazione per tutte le aziende comunitarie e non. Cosa succede se la capogruppo si trova in un Paese non Ue? “Se ad esempio la capogruppo è in Usa e ci sono filiali in Germania, Francia e Bermuda (mentre gli Stati Uniti ancora non hanno trasposto l'accordo Ocse), saranno gli altri stati, in proporzione all'attività presente in ciascuno di essi, a dividersi la quota mancante per arrivare al 15%. Come si vede, si tratta di un sistema molto elaborato per evitare che meccanismi elusivi di tassazione abbiano la meglio”, afferma Massimo Gazzani, partner e fondatore di studio Gazzani. Le multinazionali che ricadranno sotto questa direttiva dovranno dotarsi di un sofisticato sistema di compliance che sia in grado di fare i calcoli sulla tassazione. Gli effetti di questa norma dovrebbero essere quelli di far sì che i gruppi multinazionali smettano di utilizzare dei marchingegni giuridici per pagare meno del 15% ovunque si trovino. Ma se accadrà questo vorrà dire che tutto ciò andrà a vantaggio dei Paesi che già hanno una tassazione elevata e a svantaggio di quei Paesi che invece attirano le multinazionali con un'imposizione più tenue. Il che sarebbe già un successo per l’Italia e i nostri territori. “La direttiva Ue, secondo i piani, dovrebbe diventare efficace dal primo gennaio del 2023. Mancano pochi mesi. È già tempo per le multinazionali di fare i conti con la nuova realtà. Noi siamo già pronti”.

Massimo Gazzani, partner e fondatore di studio Gazzani

Mai più senza batteria

A Milano il primo powerbank sharing: Mobbi permette di noleggiare un dispositivo di ricarica e riconsegnarlo in un altro locale affiliato

Unisce l’alta tecnologia al design e dispone di cavi adatti a qualsiasi tipologia di device Quante volte ci siamo trovati con il telefono scarico senza possibilità di caricarlo e siamo stati costretti a tornare a casa per mandare un messaggio o fare una telefonata importante. Mobbi è la startup nata per risolvere questo fastidioso problema. Funziona proprio come un car sharing, ma serve per noleggiare un powerbank al costo di 30 centesimi per ogni 15 minuti di ricarica. “Nel 2018 stavo completando delle ricerche su fondi tematici, nello specifico nel comparto dei mercati emergenti, in particolare della Cina, e ho scoperto che venivano investiti ingenti capitali nella sharing economy e che il bene più noleggiato erano appunto dei powerbank, in quanto l’utilizzo degli smartphone in Asia è quasi compulsivo”, racconta Junior Serge, fondatore e ceo di Mobbi. “Da quel momento ho deciso di importare la tecnologia in Italia migliorandone sia il design che la potenza di ricarica”. I powerbank di Mobbi sono attualmente disponibili in 250 locali di Milano: bar, hotel, ristoranti e centri commerciali. In quei luoghi, scelti accuratamente dal team della startup, è possibile noleggiare un dispositivo di carica per il tempo necessario - grazie alla tecnologia Fast Charge una ricarica completa si ottiene in pochi minuti. Nel caso in cui, nel frattempo, ci si dovesse spostare, si può riconsegnare il caricatore in un altro locale affiliato Mobbi. Il piano prevede l’espansione in altre città. “Citando il vecchio detto, direi che tutte le strade portano a Roma”, spiega il ceo. “Miriamo a conquistare tutte le principali città metropolitane in cui siamo indispensabili, ovviamente cercheremo di essere sempre più capillari”. I dispositivi sono geolocalizzabili tramite l’app: una volta trovata la stazione più vicina si può sbloccare un powerbank tramite un qr code. “Nei prossimi mesi verrà rilasciata la nuova release dell’app Mobbi, con un nuovo design e nuove funzionalità che mirano a migliorare la user experience. Inoltre i nostri utenti potranno usufruire di vari sconti presso i nostri partner semplicemente facendo scansionare la propria app dall’esercente”. Oltre all’idea, anche i risultati sembrano essere dalla parte di Mobbi. “Attualmente abbiamo 10mila utenti attivi e oltre 2mila powerbank in circolazione. Essendo una novità assoluta, l’uso del nostro servizio e la sua diffusione sono

strettamente legati alla comunicazione, al passaparola online. Chi sa della sua presenza si sente chiamato ad integrarlo nella quotidianità. Ogni nostro utente è rimasto felicemente sorpreso dal servizio e soprattutto dalla sua comodità. Lo considerano un salvavita, quasi a livello di beni primari come la benzina. È un po’ estremo come esempio ma è anche vero che ormai senza cellulare non si può più fare nulla, neanche spostarsi”. La campagna social di Mobbi su Instagram riscuote infatti molto successo. Il profilo della startup conta già 44.200 followers e coinvolge diversi influencer e personalità di successo del web. Il fondatore e ceo Junior Serge

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