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Chi parla e chi opera
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Il Tempio del Brunello nel complesso di Sant’Agostino di Montalcino. L’esperienza interattiva presenta la funzione culturale del vino in rapporto a uomini, famiglie e popoli
di Piera Anna Franini
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Che strategie mettere in campo per fare del nostro patrimonio culturale un volano dell’economia del Paese? Qualcosa è stato fatto nell’ultimo decennio, ma i margini di crescita sono ampi, oltre che necessari. Una cosa è certa. Fra beni mobili e immobili l’Italia dispone di un patrimonio del valore di 219 miliardi, eredità che chiede tutela e investimenti, ma che se ben amministrata genera valore e non solo in termini reputazionali.
Ne è convinto Beppe Costa, presidente di Opera Laboratori, società leader nella gestione di musei e servizi aggiuntivi. Nel portfolio 60 siti museali, tra cui il Polo di Firenze, Reggia di Caserta, Pompei, per dieci milioni di visitatori l’anno e 70 milioni di fatturato (dati pre Covid). È inoltre amministratore delegato di Costa Edutainment, specializzata nella gestione di strutture pubbliche e private dedicate ad attività ricreative, culturali e didattiche tra cui l’Acquario di Genova, Cattolica e Livorno. La filosofia aziendale trova la sua perfetta sintesi nel termine edutainment: si apprende divertendosi.
“Credo nello sviluppo della cultura attraverso il turismo. È la filosofia che innerva Costa Edutainment, creata proprio con l’intento di far vivere la cultura in modo meno formale. Gli oggetti culturali vanno resi fruibili, solo così portiamo le persone a innamorarsene”, spiega Beppe Costa. “Anche perché poi si genera un circolo virtuoso per cui più le persone fruiscono di questi beni e più li rispettano e dunque sono disposte a sostenerne l’esistenza” aggiunge ancora quest’uomo dal cognome impegnativo. Il presidente appartiene infatti alla nota famiglia genovese un tempo attiva nel settore oleario, tessile e immobiliare, quindi nel crocierismo fino alla cessione dell’omonimo Gruppo a Carnival - per intenderci, corrisponde alla fase Carnival la tragedia della nave Concordia con Schettino.
Opera Laboratori debuttò nel 1998 lungo l’asse Firenze-Siena, poi il raggio d’azione si è via via allargato soprattutto verso Sud. Frammenti di paradiso, la mostra in corso alla Reggia di Caserta, per esempio, è frutto di una fresca collaborazione tra il Museo della Reggia e Opera Laboratori. “È la prima volta che cogestiamo e cofinanziamo una mostra con questo museo,

Beppe Costa, presidente di Opera Laboratori

cosa che facciamo regolarmente a Firenze. A dimostrazione che vi sono direttori che apprezzano il nostro operato. Del resto, offriamo tutto quello che i musei e i proprietari di musei possono desiderare”. Detto questo, “pur rimanendo molto legati all’ambito delle concessioni statali, soprattutto museali, stiamo costruendo una nuova rete di collaborazioni anche con diversi Comuni come Assisi e Deruta”, spiega Costa. Che non smette mai di ricordare come Opera Laboratori offra un “servizio completo che parte dalla progettazione, promozione e organizzazione di mostre fino ad arrivare alla ristorazione e all’ospitalità, diversamente dai nostri competitor che si occupano essenzialmente di singoli segmenti come la biglietteria o il bookshop”. Poi, con una punta d’amarezza, puntualizza che “lo Stato deve fidarsi di più dei privati. Rispetto alla legge Ronchey, in tema musei è stato fatto un passo indietro. Per esempio si fanno gare d’appalto centrate su qualche servizio, come se fossimo imprese di pulizia, sono poche le gare che vedono un coinvolgimento importante dell’operatore. ‘Fate i bigliettai’ è un po’ l’approccio. Se vengono fatte gare per soli servizi, un privato che stimolo può avere ad incrementare visitatori e portare innovazione?”.
Preservare, recuperare, rendere fruibile l’immenso patrimonio culturale d’Italia richiede investimenti che lo Stato, da solo, non riesce ad assicurare. Per questo è sempre più caldeggiato il parternariato fra pubblico e privato, all’interno del quale ha preso corpo la formula del project financing per cui fondi privati vengono investiti nella ristrutturazione di opere pubbliche che, una volta completate, verranno gestite dall’ente finanziatore. Va in questa direzione Opera Laboratori, che ha ricavato il Tempio del Brunello nel complesso di Sant’Agostino di Montalcino: “Non è il classico museo, preferisco chiamarlo la casa del vino, un centro dove fare esperienza di un prodotto conosciuto internazionalmente”. Sono state messe in campo le più moderne tecnologie digitali per immergere il visitatore nella storia, cultura e gastronomia della Val d’Orcia, area che è diventata Patrimonio Unesco. “Crediamo molto nello sviluppo delle nuove tecnologie, un cammino intrapreso nel 2015 con La Divina Bellezza – Discovering Siena con proiezioni che grazie alla tecnologia 3D prendevano vita sulla facciata del Duomo senese per raccontare la storia di una delle città più amate al mondo”. E a Firenze, in collaborazione con la società Crossmedia Group, “facciamo rivivere la vita, le opere e le invenzioni di Leonardo Da Vinci in una mostra immersiva virtuale nell’ex chiesa di Santo Stefano al Ponte”. Altra operazione nata nel grembo di Opera Laboratori, è Hzero. L’impresa ferroviaria in miniatura, un progetto museale dedicato all’immaginario del treno, negli spazi rinnovati dell’ex cinema Ariston di Firenze. “In questo caso siamo coinvolti per tutti gli aspetti della gestione delle prenotazioni, la biglietteria e il bookshop. Un’idea che si sviluppa attorno a un’opera unica nel suo genere: un imponente plastico ferroviario con un’estensione di 280 metri quadrati. Si presenta come un grande progetto narrativo in cui lo spettatore si diverte, incuriosito, a rintracciare un’infinità di differenti realtà. È un intreccio di scenari realistici e di fantasia in cui si alternano paesaggi che rievocano i profili montuosi delle Dolomiti, architetture d’ispirazione berlinese e paesaggi marittimi che evocano le coste dell’isola d’Elba. Una scenografia arricchita da un sistema di proiezioni e una componente sonora che piace molto alle famiglie e coinvolge sia adulti che bambini”.