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Gli ultimi romantici dell’arredo
from Small Giants 2
by BFCMedia
di Piera Anna Franini
Cuciono i mobili e complementi d’arredo su misura del cliente. Questo il servizio offerto dalla Bertolini Arte per manufatti di sapore antico, riproduzioni di originali d’epoca forgiati secondo le tecniche del passato. E non solo. Per quei clienti che amano sì i tuffi nel passato, ma solo se combinati con il contemporaneo, da una manciata d’anni la Bertolini si occupa anche del design 2.0.
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Clienti non proprio comuni: si va dal sultano del Brunei alle famiglie reali del Qatar, fino a scrigni di storia come il Teatro la Fenice di Venezia che, risorta dalle ceneri dopo il disastroso incendio del 1996, si affidò a questa piccola azienda per ricostruire gli interni andati in fumo, dalla cavea teatrale al foyer.
A tacere dei nomi altisonanti dei committenti, e della presenza internazionale, Bertolini Arte è una azienda di piccole dimensioni situata a Gambugliano, un comune di 850 anime nel vicentino. Vi operano dieci professionisti fra artigiani e designer, ma attorno gravita un sistema rodato di botteghe all’italiana, quindi dalle mani intelligenti, piccole ed eccellenti nel proprio micro-settore. “Laddove c’è artigianalità d’alto profilo, noi attingiamo. Per dire, Vicenza è il nostro riferimento per marmo, pelle e ceramica. Per l’intaglio del legno collaboriamo con botteghe di Verona, Bassano e della Lombardia. In Toscana troviamo eccellenze nel campo dell’intaglio e della lavorazione dei marmi intarsiati e di pietre dure”, spiega Massimiliano Bertolini, architetto, che con il fratello Stefano, nell’amministrazione, incarna la seconda generazione. Fu papà Valeriano ad avviare l’impresa 49 anni fa. “Partì come restauratore e doratore di cornici antiche. Poi, sempre più intrigato da questo mondo, iniziò a disegnare e ridisegnare i modelli che restaurava fino a riprodurli da zero. Partito con specchiere e cornici, passò a mobili e a complementi d’arredo. Dato il crescendo di richieste, negli anni Novanta si dotò di una moderna organizzazione industriale, sempre attento però a preservare la maestria artigiana”, racconta Massimiliano.
I percorsi non proprio lineari del nostro Paese hanno instillato in chi lo vive una sana capacità di risolvere il problema sempre e comunque, soprattutto quando la pressione aumenta. Per questa attitudine a combinare specializzazione e duttilità di risposte, la Bertolini si è via via orientata verso progetti chiavi in mano. “Ci è capitato di recente, per esempio, che membri di una famiglia reale in Qatar chiedessero di completare l’arredo con lampade, tappeti, tendaggi. Questo vuol dire mettersi alla ricerca di chi possa creare tutto questo su misura e ad alti livelli. Ammetto che anche a fronte di richieste al limite dell’impossibile io rispondo positivamente al committente. Dato il problema, poi una soluzione la si trova sempre” continua Massimiliano.
Elasticità su tutti i fronti, perché se fino a dieci anni fa “eravamo impregnati nelle sole riproduzioni di mobili e complementi ispirati al passato, poi abbiamo visto aumentare le richieste di manufatti contemporanei. Del resto cambiano i gusti. I millennials, dunque i figli dei nostri clienti storici, preferiscono una contaminazione di stili che combini l’antico con il contemporaneo. E per noi vuol dire allargare il ventaglio dei fornitori, implica che oltre ai velluti damascati dobbiamo reperire
Bertolini Arte ha ricostruito gli interni del teatro La Fenice di Venezia dopo l’incendio del 1996

tessuti di ultima generazione. Continuano a chiederci la finitura con foglia d’oro però allo stesso tempo dobbiamo saper fornire arredi in wengé e palissandro”.
Bertolini Arte crescerà in dimensione considerando che i “piccoli” hanno vita dura? “L’anima dell’azienda sta nella capacità di produrre in modo sartoriale, e questo non si concilia con la logica di un’industria da prodotto seriale. Un esempio concreto. Una famiglia di Dubai per la propria villa di dieci mila metri quadrati ci ha chiesto 350 mobili, tutti pezzi unici. La moglie, per le sue stanze, ha voluto finiture chiare, il marito, per le proprie, fi-

niture scure. Ogni figlio, poi, ha chiesto colorazioni diverse. Impossibile affrontare commesse di questo tipo con un profilo diverso dal nostro attuale”.
E così, nel piccolo centro vicentino di Gambugliano, capita spesso di imbattersi in magnati, con tanto di squadra al seguito, arrivati da ogni angolo del mondo per definire i dettagli del progetto. Come nel caso del genero del sultano del Brunei, “venuto con un team di quindici persone. Per il suo palazzo da 50mila metri quadrati chiese a noi di occuparci delle sale vip lasciando ad aziende incapaci di assicurare la qualità italiana le aree che non sono di rappresentanza”. Altri clienti di grido sono i membri della famiglia reale del Qatar, Al Thani, il re del Marocco, la famiglia reale dell’Arabia Saudita, lo sceicco del Bahrein. Porta la firma Bertolini Arte anche il ristorante Turandot di Mosca, d’una bellezza travolgente oltre che teatrale. E qui sta il punto. La perizia di questa azienda italiana è venuta alla ribalta soprattutto grazie alla collaborazione con il teatro La Fenice di Venezia: un formidabile trampolino di lancio. “Ammetto che alcuni nostri lavori sono nati grazie a questa commessa in laguna. Penso al ristorante Turandot, ma anche al Cremlino, la moglie dell’allora presidente russo Medvedev era stata all’inaugurazione del teatro, le piacque e così chiese che fossimo noi ad occuparci delle sale riunioni e uffici. Stesso discorso per un castello inglese con cui abbiamo collaborato, i proprietari erano stati alla Fenice e così assoldarono tante aziende che avevano lavorato al progetto di restauro, noi compresi”. Mentre fu lo studio di interior design di Donald Trump a contattare i Bertolini per una dimora, nello stato di New York, dell’ex presidente. “Cercavano arredi in stile francese del 1700, dorati, con marmi e tessuti pregiati e dopo una ricerca arrivarono a noi”. Fu una festa in una villa londinese con arredi Bertolini a far scattare la telefonata di un petroliere iraniano. “Venne in azienda e spiegò cosa voleva per la sua villa in Costa Azzurra”. Dalla descrizione dei desiderata, pare di vivere una favola persiana. Si parte da un tavolo con gambe in fusione a cerapersa in bronzo, tecnica che oggigiorno pochi ancora sanno applicare, con foglie d’oro a 23 carati, e su questo un piano di marmo bianco di oltre quattro metri. “Per questo cliente abbiamo anche realizzato un cinema privato all’interno della casa, con pannelli acustici, divani e porte insonorizzate”. A dimostrazione che la prima e più impattante forma di marketing è la qualità: il prodotto parla da sé.









