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Sostenibili per principio

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Nomadi ma comodi

Nomadi ma comodi

Quando sciamo a 4mila metri sopra il livello del mare la quantità di ossigeno che il nostro corpo riesce ad utilizzare è circa la metà di quella a disposizione a bassa quota. La riduzione anche minima dell’apporto di ossigeno al cervello compromette risposte comportamentali e livelli di allerta, ma lascia inalterate l’attenzione e il controllo sulle azioni. Almeno quanto basta per scendere a valle o per fuggire da un eventuale whiteout, nebbia di neve e vento gelido che metterebbe alla prova anche gli animi più impavidi. Sono queste le condizioni ambientali alle quali Massimo De Iasi, ceo di Socotec Italia, ha sottoposto il suo organismo ogni volta che si è trovato di fronte ad un bivio. “Acquisizioni, strategie di business, stati di emergenza: ogni decisione per la mia azienda l’ho presa sopra i 4mila metri, con gli sci ai piedi. È una situazione che mi genera adrenalina. Ed è per questo che scio tutto l’anno”. E a giudicare dai risultati ottenuti negli anni, la figura del decision maker ad alta quota è stata un’ottima intuizione.

Questa storia ha inizio in un garage di Avellino, dove un giovane ingegnere neolaureato comincia a sviluppare le sue idee di business. L’azienda nel suo stato embrionale si chiama Dimms e si occupa di ispezioni, controlli, diagnostica e certificazioni per i settori infrastrutture, ambiente e sicurezza. Ha avuto questa forma per più di 25 anni, fin quando nel 2018 la francese Socotec, un gigante da più di 10mila dipendenti, un miliardo di ricavi e circa 200mila clienti, l’ha integrata nel suo gruppo con un’operazione di M&A facendola diventare la sua filiale italiana. Nel frattempo cambiano alcune cose: il quartier generale si sposta a Milano, il mercato di riferimento diventa quello delle grandi opere, l’impresa si espande facendo nuove acquisizioni. Ma due aspetti rimangono invariati: l’amore

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Sicurezza ed economia circolare Due facce della stessa medaglia

“In un modello industriale che tende a mantenere il più a lungo possibile il valore dei materiali, una corretta manutenzione consente un utilizzo prolungato dell’opera, con meno rischi e più sicurezza: più manutenzione e controllo significano maggior durabilità, e quindi sostenibilità”

Massimo De Iasi è partito da un garage di Avellino negli anni ‘90, in pieno stile Silicon Valley. Il grande salto nel 2018 per lo sci di Massimo e la crescita esponenziale dell’azienda: “In questi 25 anni c’è stata una continua crescita a doppia cifra, tra il 20 e il 40% all’anno, sia in termini di produzione, sia di Ebitda. Oggi abbiamo 700 dipendenti e nel 2022 il fatturato sarà di 70 milioni, incluse le acquisizioni. Anche il mio motto, nello sport come nel lavoro, rimane sempre lo stesso: ‘Non conta la strada che hai fatto, ma quella che devi fare’”.

Nello sci è facile intuirne la motivazione: se durante una discesa guardi indietro, o cadi o rischi seriamente di perdere l’equilibrio. Quando affronti una pista partendo da 4mila metri di altitudine, lo sguardo è sempre rivolto verso valle, verso il tracciato che ti aspetta. Nel lavoro invece significa guardare sempre al futuro, senza affezionarsi troppo a ciò che si è costruito, per anticipare la concorrenza e districarsi in un mercato difficile come quello italiano. E secondo De Iasi le due novità più importanti degli ultimi anni in materia di infrastrutture, alla quale dedicare maggiore attenzione per essere competitivi, sono la sicurezza e la sostenibilità. “Che poi nel nostro settore sono temi che, insieme all’economia circolare, vanno di pari passo. In un modello di economia che tende a mantenere più a lungo possibile il valore dei materiali e delle risorse, è ovvio che una corretta manutenzione e un controllo continuo consenta un utilizzo prolungato dell’opera, diminuendone i rischi e aumentandone la sicurezza”. Più manutenzione e controllo significa maggior durabilità e quindi sostenibilità.

Gli stessi principi che Socotec ha applicato, per esempio, nel Ponte Morandi. Dopo il crollo, l’azienda fu contattata e chiamata al controllo della demolizione dei resti del ponte. E in seguito è stata coinvolta nella costruzione, nel collaudo e nel monitoraggio del nuovo viadotto Genova San Giorgio,

Gli esperti Socotec Italia hanno legato il loro nome al Ponte Morandi, attraverso la sua demolizione e la realizzazione del nuovo ponte di Genova San Giorgio

inaugurato nell’agosto del 2020. “Abbiamo impiegato 25 tecnici al giorno, 24 ore su 24, per un anno e mezzo: oggi è senza dubbio l’opera più monitorata in Italia”. La speranza è che la nuova attenzione alla sicurezza e alla manutenzione sia duratura e che non si tratti piuttosto di un fenomeno temporaneo, figlio di una tragedia. “Tutte le opere italiane e europee sono state costruite 50 anni fa, quando il calcestruzzo non aveva una durabilità come quella attuale. La manutenzione fino a qualche anno fa è stata fatta poco e male, ma oggi l’attenzione va oltre ogni limite. E per questo va fatto un plauso a tutte quelle strutture che scrupolosamente pongono attenzione alla rete infrastrutturale italiana” commenta De Iasi. E per strutture il ceo intende soun esempio le indagini geofisiche condotte in Mozambico, analoghe a quelle che Socotec realizza sulle infrastrutture. “La tecnologia georadar che usiamo per le gallerie serve anche a controllare gli impianti onshore e offshore legati al mondo dell’oil&gas”, afferma De Iasi. “E le ispezioni non sono state fatte solo per creare aree di stoccaggio di gas naturale liquefatto, ma anche per cercare falde del sottosuolo e, eventualmente, fornire acqua alle popolazioni locali. Con un centesimo in più puoi fare un favore a delle intere comunità di persone”. Anche in questo caso, dunque, parlare di energia significa poi parlare anche di sostenibilità, economia circolare e cambiamento climatico. “Vogliamo creare una rete aziendale sostenibile, con dei partner che

prattutto i concessionari privati, come i gruppi Aspi e Astm, che hanno predisposto controlli e monitoraggi per un miliardo di euro tra il 2021 e il 2022. Le strutture pubbliche dell’Anas, dall’altra parte, hanno messo a terra meno del 10% di quanto investito dai privati, pur avendo più viadotti. Motivo per il quale è stato predisposto un corposo piano di indagini e controlli da attuarsi sull’intera rete nazionale nell’immediato futuro.

Mentre in Italia il privato si muove per garantire sicurezza e durabilità, Socotec lavora per aumentare il suo impegno nel mondo dell’energia. Perché molte delle competenze accumulate in fatto di monitoraggi e manutenzione possono essere esportate anche in questo settore. Ne sono

Infrastrutture, ambiente ed energia pulita

Il gruppo Socotec è tra i principali operatori europei in ambito tic (testing, inspection and certification) nel settore di infrastrutture e ambiente. Socotec Italia, che ha condotto l’intervento sul Ponte Morandi, oggi vuole trasferire le sue competenze al mondo dell’energia.

Sistema di monitoraggio, in continuo e in tempo reale, del versante e del fronte di scavo di una galleria attraverso l’uso di interferometria

sposino la transizione ecologica insieme a noi e che adottino un approccio scientifico per perseguirla”. Dal canto suo, Socotec utilizza strumentazioni che assicurano il minimo impatto ambientale possibile, ha ridotto di circa un quinto le emissioni legate ai primi due obiettivi del Greenhouse Gas Protocol, standard internazionale per il calcolo dei gas serra, e si sta impegnando nella riduzione delle emissioni indirette. Lo sta facendo grazie alla partnership con Treedom, una piattaforma di e-commerce che permette di piantare alberi nel mondo e monitorarne la crescita. “Abbiamo creato una Foresta Socotec Italia piantando alberi in quattro Paesi: Colombia, Kenya, Madagascar e Tanzania”. Sempre alla sostenibilità

Controllo dello stato di ammaloramento di ponti e viadotti con la tecnologia Gpr Stream D. Socotec realizza pure indagini offshore sull’assetto geotecnico strutturale dei fondali, come nel caso del parco eolico di Taranto “Baleolico” (foto a dx)

società ha preso parte nel 2021: il progetto Iter (International thermonuclear experimental reactor), che punta a realizzare la più grande macchina per la fusione nucleare al mondo a Cadarache, nella Francia meridionale. L’Italia sta collaborando con altri 34 paesi per provare a produrre energia tramite lo stesso processo che avviene nelle stelle: un procedimento pulito che elimina anche il problema delle scorie radioattive. “Vogliamo rispondere alla crescente domanda di energia pulita e di ridurre le emissioni di anidride carbonica”, spiega De Iasi. “Il progetto Iter è un passo decisivo per affrontare le sfide tecnologiche ed ecologiche del futuro. Noi vogliamo essere in prima linea”.

Ingegnere prestato alla finanza, De Iasi guida la sua azienda unendo perfettamente le figure del tecnico e dell’imprenditore. Freddo nell’analizzare un problema, non si innamora mai di un’idea se la direzione programmata diverge troppo dalla realtà. Per risolverlo prende decisioni in totale autonomia, ma per trasformare l’idea in azione ripone totale fiducia in tutto il suo team: “L’azienda non sono io, siamo io stesso con i main manager che mi sono creato intorno. Ho sempre condiviso i miei progetti e le mie idee. E soltanto quando la tua idea diventa anche l’idea del team puoi far sì che si trasformi in realtà. Anche la più folle”. Il rispetto e l’attenzione con le quali De Iasi guarda al lavoro del suo board rientrano in un altro tipo di sostenibilità. Quella umana. “Ci sono musica nei laboratori, tavoli di brainstorming e angoli di incontro alle macchinette per la condivisione di idee, per sviluppare il senso di appartenenza

aziendale e per rendere più sostenibile il lavoro dei dipendenti, oltre che per comprenderne l’importanza a livello sociale. I lavoratori devono essere consapevoli dell’impatto che avrà ciò per cui stanno lavorando”.

Socotec Italia è stata inserita da Crédit Suisse e Kon Group tra le 100 eccellenze italiane nel campo della sostenibilità nel 2021, vincendo il primo posto per management e performance. E vuole conservare questa filosofia anche nel futuro: “Continueremo a percorrere questa strada con

In prima linea nella sfida ecologica del futuro

Nel 2021 ha preso parte al progetto Iter, volto alla realizzazione della più grande macchina per la fusione nucleare al mondo a Cadarache, Francia. Inoltre usa strumentazioni con basso impatto e s’impegna a creare una rete aziendale che sposi la rivoluzione verde

ogni mezzo. Credo che nel futuro l’approccio a questo tema sarà il discriminante tra l’esserci e il non esserci. E noi vogliamo essere presenti”. Intanto continua il processo di espansione in Italia attraverso acquisizioni come quella di Eurogeo, una realtà milanese fondata nel 1997 a Paderno Dugnano che conta 40 esperti con le migliori competenze nelle indagini geotecniche, e di Img, azienda romana esperta nel monitoraggio diagnostico con tecniche standard e fibre ottiche nel campo delle infrastrutture. O come quella di Tecnolab, una società nata nel 1993 come laboratorio di prova ed ente di certificazione per materiali da costruzione, prodotti e progetti. Oppure attraverso l’apertura di nuove sedi, come quella avvenuta nel 2021 a Genova. “Con il Recovery Plan stanno partendo importanti progetti infrastrutturali e anche ingenti piani di manutenzione. Ciò comporterà un’ulteriore accelerazione del mercato e il problema attuale, per noi, è come contenere questa enorme crescita. Ho in programma non meno di cinque acquisizioni all’anno almeno fino al 2024 e la creazione di un polo tecnologico molto più grosso, ma l’espansione dovrà essere incentrata soprattutto sulle persone: per questo abbiamo avviato una campagna di assunzione di esperti”.

Perché alla fine, nonostante il necessario supporto della tecnologia e degli strumenti innovativi, sono loro a prendere le decisioni che contano. Massimo De Iasi, dal canto suo, continuerà a prenderle da solo, “perché soltanto così hai la piena consapevolezza delle loro conseguenze e, eventualmente, la possibilità di controllarne gli effetti”. E continuerà a prenderle ad alta quota: “Sto progettando di alzare l’asticella anche nello sport: al di là dello sci, che continuerò a praticare finché ne avrò la possibilità, vorrei arrivare scalare l’Everest, arrivando almeno al campo, a 8mila metri”. Se intorno ai 4mila la sua mente ha elaborato progetti e preso decisioni così lungimiranti, chissà cosa potrebbe succedere al doppio dell’altitudine.

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