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Il messaggio è dentro la bottiglia
from Small Giants 2
by BFCMedia
Non solo canzoni: Sting oggi vuole trasmettere emozioni anche attraverso il suo vino. Passione rimasta nell’ombra fin quando, con la moglie Trudie Styler, ha acquistato la tenuta Il Palagio
di Mirko Crocoli e Edoardo Prallini
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Nel 1992 il brano The Soul Cages veniva premiato con il primo Grammy Award alla miglior canzone rock. Il suo autore è Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting, che aveva pubblicato l’album omonimo nell’anno precedente. Un disco intimo, arrivato dopo tre anni di silenzio e dedicato al padre scomparso nel 1989. Un disco in cui emergono riflessioni personali, temi legati alla vela e al mare, riferimenti a Newcastle, città in cui è cresciuto il cantante. E anche qualche accenno al vino: proprio nella traccia premiata con il Grammy, Sting parla della “botte del vino più magico” e della “vendemmia che ha benedetto ogni nave”. Forse ispirato da quella terra che proprio in quegli anni, durante l’ideazione e la registrazione dell’album, lo stava ospitando mostrandosi in tutto il suo rustico fascino: la Toscana. La stessa terra in cui, qualche anno dopo, lui e la moglie Trudie Styler hanno deciso di acquistare la tenuta Il Palagio, situata tra le colline della campagna a sud di Firenze, sopra la cittadina di Figline Valdarno. Un luogo dove la coppia, insieme ai figli, ha lasciato un pezzo di cuore e anche qualche progetto imprenditoriale.
Il Palagio è circondato da 350 ettari, parte dei quali coltivati in vitigni e parte in olio extra vergine d’oliva, tutto rigorosamente biologico. L’olio è stato di recente premiato da Slow Food Italia e Gambero Rosso con Tre foglie, massimo riconoscimento della Guida Oli d’Italia 2022. Per quanto riguarda le uve, invece, il processo produttivo è nelle mani dell’enologo Riccardo Cotarella. Con la sua esperienza è riuscito a portare in casa Styler&Sumner risultati importanti, con il Sangiovese protagonista assoluto affiancato da Canaiolo, Colorino, Cabernet e Merlot. Dai 30 ettari di vigneto nascono oggi vini rossi Chianti come Message in a Bottle, Casino delle Vie, Sister Moon e When We Dance. Lavorati a vendemmia manuale nel mese di settembre, con vinificazione e affinamento in acciaio.
L’azienda dispone anche di un farm shop, punto d’incontro per assaggiatori, esperti, novizi e appassionati. E dallo scorso anno anche una pizzeria, ritrovo serale per chi desidera respirare l’aria di una location unica mentre ascolta della buona musica. A chiudere il cerchio Antonio Sasa, detto Tony, responsabile vendite della tenuta Il Palagio.
Fondamentale per i risultati raggiunti anche la signora Styler, vera e propria mente del Palagio, creatrice e visionaria di una realtà che oggi viene apprezzata in tutto il mondo. È lei ad aver scelto Riccardo Cotarella e ad aver seguito capillarmente l’intero iter aziendale: dalla raccolta alla produzione, fino alla fase conclusiva, con un delicato approccio alla promozione e alla vendita e senza mai far venir meno la ricerca della qualità. Una donna abituata alla bellezza delle arti visive e cinematografiche, che ha cercato di riporre l’attenzione all’estetica nell’accurato e analitico
INIZIALMENTE SOLTANTO RESIDENZA ESTIVA, OGGI LA VILLA È A TUTTI GLI EFFETTI UN’AZIENDA AGRICOLA, CIRCONDATA DA 350 ETTARI COLTIVATI IN VITIGNI E OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA, RIGOROSAMENTE CON METODI BIOLOGICI
Valorizzare la propria terra
Brindare sì, ma con vino che sia italiano. Valorizzare i nostri territori presenta delle difficoltà oggettive, ma l’amore di chi lo vive, la passione e la determinazione consentono di ottenere sempre ottimi risultati. Così come per Il Palagio, anche nel caso della nostra azienda di famiglia (la Cotarella, creata a fine anni ‘70) c’è stata la consapevolezza che nel passato non si è saputo guardare bene alle grandi caratteristiche e biodiversità. Insieme a mio fratello Renzo, alle nostre figlie e ai nostri generi, con caparbietà abbiamo cercato di individuare gli elementi più adatti a dare visibilità ad una determinata area geografica. Biodiversità, trasversalità territoriale, approccio scientifico nelle ricerche e nelle sperimentazioni ci hanno permesso di dimostrare la ricchezza di un luogo oggi riconosciuto in tutto il mondo. L’ultimo ventennio poi è stato pieno di innovazioni in tutti i campi, vitivinicoltura compresa. La tecnologia ha fatto passi da gigante e la comunicazione a 360° ci ha permesso di fare apprezzare i nostri vini. Riccardo Cotarella, enologo
modus operandi della sua azienda agricola. Proprio per questo motivo, quando abbiamo deciso di raccontare la storia della Tenuta Il Palagio, abbiamo scelto di ascoltare entrambi.
E non abbiamo potuto fare a meno di dar voce anche a chi, con la sua passione e competenza, ha contribuito insieme alla coppia a mantenere viva la tradizione di un luogo magico che vendemmia, fermenta e imbottiglia i propri vini dalla metà del 1500.
Dove nasce questo vostro legame con l’Italia? Siamo innamorati dell'Italia da molti anni. La nostra prima visita è stata un viaggio a Venezia, quando aspettavamo nostro figlio Jake. Eravamo solo noi due. È stato magico e rimane uno dei ricordi più romantici della nostra vita di coppia. Qualche anno dopo, nel 1989, c'era un altro bambino in arrivo. Abbiamo affittato per tre mesi la tenuta della famiglia Salviati a Migliarino, vicino Pisa, mentre registravamo l'album The Soul Cages. Così è nato il nostro terzo figlio Eliot nella clinica San Rossore di Pisa. Quel momento così felice e speciale ha consolidato il nostro legame con l'Italia e soprattutto con la Toscana. Tutti erano così accoglienti con noi. Siamo stati benissimo in quel periodo e abbiamo iniziato a cercare una casa.
Come siete arrivati al Palagio? Sono passati quasi dieci anni da quando abbiamo trovato Il Palagio. Eravamo sul punto di abbandonare il sogno, perché tutte le residenze che avevamo visitato erano così maestose e grandi che finivano per perdere il sapore di casa. Il Palagio invece ci ha trasmesso sin da subito una sensazione totalmente diversa. Era stata per secoli una casa di famiglia e un'azienda agricola, con tanto di vigneto. Adagiato sulle colline appena sopra la cittadina di Figline Valdarno, Il Palagio ci ha accolti con un’aria fresca e un’atmosfera pacifica. Siamo riusciti subito a immaginarci la nostra famiglia godersi le estati immersa nella campagna toscana.
Oggi che cosa rappresenta per voi? All'inizio trascorrevamo tre mesi durante l’estate. Poi, man mano che i bambini crescevano e si costruivano la propria vita, è diventato un soggiorno speciale per riunire tutta la prole. Ora vengono con i loro figli. Il nostro tempo in famiglia al Palagio è di-
La coppia Styler&Sumner brinda con Riccardo Cotarella, enologo che ha portato al Palagio risultati importanti
ventato una tradizione. È bello il fatto che la nuova generazione si riunisca e crei ricordi che dureranno tutta la vita proprio qui.
È sempre stata soltanto una “residenza estiva”? Dopo la pandemia Il Palagio è diventato una parte ancora più grande delle nostre vite. Abbiamo trascorso lì l’intera estate del 2020. Siamo stati fortunati ad averlo come rifugio in quel periodo. Ed è stata anche un’occasione importante per riflettere e discutere del futuro della tenuta. Ci ha


dato la possibilità di essere molto più coinvolti nel ciclo dei vigneti e nello sviluppo dei vini. Abbiamo fatto dei cambiamenti importanti che hanno cominciato a dare i loro frutti. Il nostro enologo ora è Riccardo Cotarella. Lui e suo fratello Renzo sono responsabili di alcuni dei migliori vini d'Italia. E abbiamo apportato alcuni miglioramenti al modo in cui viene gestita la tenuta.
Dove nasce la vostra dedizione verso la natura? Il lato agricolo della tenuta è importante per noi: coltiviamo prodotti locali tra cui frutta e verdura, olive per l’olio. Ci sono il miele dei nostri alveari, le uova. E poi, naturalmente, i vigneti. La gestione della terra è qualcosa che ci sta molto a cuore. I nostri padri erano entrambi contadini durante la guerra. E coltivavano le proprie verdure. Un fatto molto più comune nell’Inghilterra del dopoguerra di quanto non lo sia ora. È davvero un grande privilegio per noi continuare questa eredità. L’equilibrio tra uomo e natura, insieme al rispetto che dobbiamo mostrare alla terra per proteggere il nostro pianeta natale, è assolutamente vitale per la nostra sopravvivenza. Cosa significa per voi fare impresa nel territorio toscano? È molto gratificante poter essere una parte importante della comunità locale. Con i nostri vigneti e la nostra fattoria diamo lavoro a molte persone del posto. E poter contribuire con qualcosa alla zona che ci ha accolto così calorosamente è importante.
Parliamo un po’ dei vostri vini. Quando nasce questa passione per voi? I nostri vini si sono sviluppati tantissimo nel corso degli anni e anche noi abbiamo imparato molto. Non siamo cresciuti in famiglie di grandi bevitori di vino: veniamo entrambi dalla classe operaia nel nord dell'Inghilterra, dove negli anni '50 e '60 la birra era la senza dubbio la bevanda preferita. Siamo arrivati al vino più tardi, tra i 20 e i 30 anni.
Come si è evoluto il vostro vino negli anni? I nostri primissimi tentativi non erano molto sofisticati. Così abbiamo trovato un viticoltore specializzato in biodinamica, Alan York, ora purtroppo deceduto. Il suo lavoro con noi de Il Palagio è stato un punto di svolta, perché per la prima volta abbiamo avuto un vero esperto nel lavorare con la nostra terra e le nostre viti. Abbiamo ripiantato i vigneti e abbiamo iniziato a vedere il potenziale di ciò che potevamo realizzare al Palagio. Abbiamo provato a produrre diversi vini e miscele e ora abbiamo una gamma di vini di cui siamo molto orgogliosi. Negli anni abbiamo fatto tante degustazioni guidate da tanti esperti e così abbiamo imparato. La nostra comprensione è migliore, i nostri palati sono diventati più educati e la nostra curiosità aumenta.
Il mercato del Palagio
Il Palagio è cresciuto in maniera familiare, costante e soprattutto con uno sguardo sempre attento verso la qualità del prodotto. Il building market si fa step by step, e solo con il tempo si capisce, man mano, qual è la strada corretta da solcare. Parlando di dati posso dire con orgoglio che il target di punta è quello italiano, anche se esportiamo il nostro vino in ben altri 43 Paesi nel mondo. Prendendo come riferimento l’anno 2021 abbiamo chiuso con un incremento delle vendite di circa il 30% in più rispetto al precedente, con una previsione per quello in corso sicuramente positiva, nonostante il duro biennio, tra pandemia e delicate situazioni internazionali. Il 70% (ovvero la maggioranza del nostro mercato) è appannaggio di Horeca, quindi dell’ampio comparto ristorativo. Ma alla base di tutto ci sono le relazioni umane. La vera arma vincente del Palagio: non dimentichiamoci che spesso, dietro ad un buon calice di Chianti o Vermentino, c’è passione, sudore e profondo amore per la propria terra. Tony Sasa, responsabile vendite