Era il mio paese

Page 1

INTRODUZIONE

L’Italia è un Paese sicuro, questo è quello che hai sempre creduto e che ti hanno sempre fatto credere, soprattutto sul piano economico e sociale. Sei stato abituato a vedere salvataggi in extremis di aziende di Stato ormai defunte o politiche populiste con ammortizzatori sociali impensabili per accontentare sempre tutto e tutti. L’Italia non è più il «Bel Paese» di un tempo, anche per gli italiani inizia a manifestarsi un tipo di rischio che mai nessuno aveva preso seriamente in considerazione negli anni passati: il default. Un sistema di welfare sociale eccessivamente protezionistico, investimenti infrastrutturali inesistenti, una popolazione di anziani in costante ascesa, una classe politica incompetente e impreparata (tanto a destra quanto a sinistra), una perdita di competitività sul piano internazionale senza precedenti, il lento declino dell’attività manifatturiera, l’imposizione dall’alto di una moneta troppo forte per la nostra economia, un debito pubblico tra i più alti al mondo e sempre in aumento, il peso rilevante sull’economia nazionale della criminalità organizzata, intere generazioni di ragazzi con un futuro occupazionale precario: questi argomenti presi tutti assieme rappresentano i temi socioeconomici a cui si deve quanto prima dare una risposta, trovando soluzioni efficaci ed efficienti, con l’obiettivo di scongiurare il rischio di uno scenario argentino, purtroppo sempre più vicino. Un Paese con 19 milioni di pensionati e 4 milioni di di9


Eugenio Benetazzo

pendenti pubblici è obbligato necessariamente a intraprendere una strada mai percorsa e mai proposta prima, quella del ridimensionamento coatto della spesa pubblica, della previdenza e dell’assistenza sociale. Per decenni il welfare italiano è stato osannato, invidiato e ammirato in quanto grazie ad esso l’Italia ha potuto vantare uno straordinario periodo di stabilità, coesione e sicurezza sociale, sia dal punto di vista lavorativo che sul piano familiare. La crisi del debito sovrano che rappresenta l’acme del fallimento della politica monetaria della BCE ci porta a individuare come prossimo Paese a rischio default proprio il nostro. L’escalation di questi ultimi due anni non lascia molto all’immaginazione: quanto abbiamo visto accadere in Grecia, con grandissima probabilità si verificherà anche in Italia, un Paese che purtroppo non può più confidare su variabili e strumenti macroeconomici in grado di farla uscire indenne da questa fase di turbolenza. Quanto è accaduto durante l’estate del 2011 rappresenta un primo segnale premonitore, un allarme, un avviso: le comunità finanziarie internazionali e i grandi operatori istituzionali del risparmio gestito non solo non si fidano più degli strumenti finanziari collegati al debito pubblico, ma anche dell’Italia in sé come Paese e come economia. Si dice che l’Italia non può fallire, perché è troppo grande per poter essere salvata, tuttavia la letteratura e la storia economica ci insegnano che tutto può succedere; pensiamo solo a che tipo di interventi, con manovre antipopolari stile lacrime e sangue, sono stati implementati per gli innumerevoli tentativi di salvataggio della Grecia. Sono pochissimi i contenitori mediatici, la stampa di settore e gli analisti finanziari indipendenti che hanno allertato in anticipo su quello che sarebbe potuto accadere, mentre la 10


Era il mio Paese

maggioranza dei media tradizionali non faceva altro che deriderli e ridicolizzarli. Le aspettative sul futuro economico italiano non fanno ridere, ma piangere. Non voglio pensare che Italia si troveranno a ereditare i teenager di oggi: solo con uno straordinario e sorprendente cambio di governance politica trasversale e fuori dal coro si potrà pensare di contenere il più possibile il declino socioeconomico del Paese e della popolazione. Questo tuttavia richiederà sacrifici e rinunce – sul piano previdenziale, assistenziale, sociale, sanitario, occupazionale e fiscale, senza dimenticare manovre straordinarie di prelievo e tassazione coatta – a cui la maggior parte degli italiani non è abituata. In ogni caso, nei decenni che verranno, il Bel Paese rimarrà solo una dicitura riportata sui libri di storia. Eugenio Benetazzo www.eugeniobenetazzo.com

11


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.