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Ogni fine dell’anno coincide solitamente con un momento di riflessione sulle attività svolte fino ad ora ed il rinnovamento dei buoni propositi che ci si era prefissati, nel solco del miglioramento e dell’apporto di ulteriori benefici all’azienda nella sua complessità.
In questo ultimo numero dell’anno di Beesness abbiamo intervistato lo Chef Massimo Bottura, ambasciatore all’estero della tradizione culinaria italiana. Da Casa Maria Luigia, all’Osteria Francescana, passando per il ristorante Il Cavallino a Maranello, continuando con Franceschetta e terminando con Il Gatto Verde, il minimo comune denominatore di tutti questi ristoranti è “stupire” il palato dei commensali, grazie alla rivisitazione dei piatti classici.
Oltre a gestire i propri ristoranti, Massimo Bottura si dedica al progetto Food for Soul, i cosiddetti Refettori, dove i vari cuochi realizzano pietanze con ingredienti recuperati, per le persone bisognose di un pasto caldo.
Sempre nel settore del food & beverage, un interessante excursus ci conduce a conoscere vini e liquori, dallo champagne Tattinger e Telmont ai whisky Chivas Regal e Glenfiddich.
In merito alla moda, potrete leggere l’intervista alla Principessa Sirivannavari Nariratana Rajakanya, direttrice creativa dell’omonimo brand, che presenta collezioni ispirate al mondo sottomarino, tra cui le leggende delle sirene.
Abbiamo dedicato uno spazio anche alle nuove collezioni di abbigliamento di Colmar, di Eleventy, di nine:inthe:morning e di calzature come Vibram, Blundstone e Paraboot.
Per finire, alla sezione “ospitalità”, potrete leggere del Mode Hotel e di Marloes Knippenberg, CEO di Kerten Hospitality, che aprirà a breve a Milano un hotel “esperienziale”, dove i gusti e le esigenze degli ospiti sono al centro.
La Redazione vi augura ogni bene per il Santo Natale e per il Nuovo Anno.
Giovanni Bonani Direttore Responsabile

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Direttore Editoriale
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Redazione
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Contributors
Furio Reggente, Marco Chingheri, Elena Pravato, Fabrizio Valente, Clarissa Vatti Abbonamenti abbonamenti@beesness.it
Credits immagini
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Foto copertina: © Letizia Cigliutti
Giovanni Bonani


Luca Sardi
Christian Gaston Illan
Francesca Bardelli Nonino




Monia Ronconi
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AC Milan ed Emirates, AC Milan, Bazr e Kings League, Crash Baggage, Alisea, Ineos, Svicom, Starbucks, Now, Beko e Bottura ..................................................................... 8
Glenfiddich e Aston Martin
Edizione limitata per il nuovo single
Massimo Bottura
Dalla memoria al futuro: eccellenza e precisa identità per ogni progetto ............................. 14
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Taittinger inaugura la 'Table Polychrome'
La nuova esperienza immersiva dell’alta gastronomia 20
Telmont Réserve de la Terre Rosé
Una nuova cuvée che nasce dalla terra viva ............................... 22
Chivas Regal Crystalgold
Charles Leclerc per l’innovativo whisky trasparente .................. 24


Vito Distefano







Una delle collaborazioni più rispettate e longeve del mondo del calcio è pronta a scrivere un nuovo capitolo: AC Milan ed Emirates annunciano oggi il rinnovo della loro storica partnership, avviata nel 2007. La compagnia aerea continuerà a essere Official Airline Partner e Principal Partner dei rossoneri, celebrando così vent’anni al fianco del Club. Da anni Emirates è protagonista del percorso di crescita di AC Milan, come partner strategico capace di generare valore dentro e fuori dal campo. Un legame che ha visto due brand iconici rafforzarsi reciprocamente, accrescendo il proprio prestigio internazionale e diventando un ponte capace di unire tifosi e culture nel segno di innovazione, eccellenza e visione globale. Il rinnovo sottolinea anche la rilevanza strategica di Dubai e del Medio Oriente, un mercato chiave per il futuro del Club, dove nel 2023 è stata inaugurata Casa Milan Dubai, hub che ha rafforzato ulteriormente il legame con Emirates. I due brand internazionali sono da sempre connettori di culture e comunità, una visione condivisa che nel 2025 assume un significato speciale con i 25 anni di voli tra Milano e Dubai: una rotta che ha avvicinato generazioni di italiani e che ha aperto nuove opportunità di scambio culturale ed economico.
Ci sono maglie che non smettono mai di giocare: vivono negli archivi, nelle foto e nei ricordi dei tifosi. AC Milan celebra la propria storia con due collezioni vintage che uniscono passato e presente, memoria e stile. Trame ed eleganza raccontano lo stadio e le strade di Milano, invitando a riscoprire simboli che hanno reso grande il Club. Dalla sartorialità sportiva degli anni ’60 all’iconica maglia nera di Cudicini e alla squadra di Nereo Rocco, un viaggio nell’identità rossonera tra tradizione e modernità. La Goalkeeper Kit knit 1967/68 , ispirata alla divisa di Fabio Cudicini, reinterpreta il mito del Ragno Nero con un maglione intramontabile: filato nero morbido, tricolore sul petto e linee essenziali che uniscono eleganza vintage e comfort moderno. Un capo pensato per chi vive il rossonero ogni giorno, tra tribuna e città, e porta con sé la memoria di una squadra leggendaria. L’hangtag speciale omaggia Cudicini, protagonista della stagione 1967/68. La 60’s Collection celebra invece la divisa d’allenamento del Milan di Nereo Rocco: scritta “MILAN” sul fondo nero come segno d’appartenenza, con felpe, polo, pantaloni, borsone in pelle e cappellino New Era, perfetti per unire stile e tradizione sportiva. Accanto ai nuovi lanci, prosegue la Retro Collection, che riunisce le maglie più iconiche della storia rossonera – home, away, third e fourth kit – ispirate a diverse epoche del Club. Ogni modello ripropone fedelmente colori, pattern e font che hanno segnato decenni di calcio e cultura pop. Dalle divise del 1962/63 alla stagione 2000, ogni maglia rappresenta un frammento di storia: dal rosso e nero tradizionale al bianco “da finale”, fino alle versioni gialle e blu. Un invito a riscoprire il guardaroba d’epoca rossonero.

Dopo il successo della scorsa stagione, Bazr, l’app rivoluzionaria di live shopping Made in Italy, torna come partner ufficiale della Kings League Lottomatica.sport Italy, portando l’innovazione digitale nella nuovissima Fonzies Arena di Cologno Monzese , palcoscenico della stagione 2025. La piattaforma combina shopping live, socialità e contenuti esclusivi, offrendo agli utenti esperienze immersive: è possibile seguire eventi di live shopping, scoprire e acquistare prodotti unici, interagire con i brand e con altri appassionati, vivendo momenti digitali sempre nuovi. La partnership per la stagione 2025 si arricchisce con diverse attivazioni chiave. Al termine di ogni match, il Most Valuable Player scelto dai fan firmerà la propria maglia, che sarà poi messa in vendita in diretta sull’app Bazr, come oggetto da collezione esclusivo. Ogni giornata della Kings League sarà accompagnata da tre live shopping , durante le quali si potranno acquistare le maglie degli MVP e l’intero catalogo ufficiale della competizione. La creator Dalila Stabile tornerà come volto ufficiale BAZR, pronta a guidare la community attraverso le esperienze di shopping live coinvolgendo gli utenti in ogni momento. Bazr non è solo sponsor, ma protagonista attivo del nuovo modo di vivere sport e intrattenimento online. L’app trasforma ogni tifoso in protagonista e ogni momento in campo in un’opportunità unica per connettersi, collezionare e vivere il calcio in modo totalmente nuovo. Grazie a questa rinnovata partnership, Bazr si conferma al centro dell’intrattenimento sportivo digitale, offrendo accesso privilegiato a oggetti da collezione autentici, contenuti esclusivi e dirette coinvolgenti che uniscono adrenalina e shopping in tempo reale.


Crash Baggage, il brand di valigie dal design ammaccato, festeggia i dieci anni della valigia trasparente Share con una nuova release che invita a mostrarsi senza filtri: Share without Care! Nel 2015 il marchio fu tra i pionieri nel lanciare una valigia completamente trasparente, trasformando il bagaglio in un’estensione della personalità del viaggiatore. Oggi celebra questo simbolo di libertà con Share 2.0, una versione che rinnova il design originale mantenendone l’essenzialità e introducendo dettagli evoluti: sistema trolley con maniglia ammaccata , segno distintivo del brand, e divisorio interno in rete con tasca a zip per maggiore comfort. La grande novità è il debutto della versione nera, che unisce il fascino del mistero alla trasparenza, permettendo di mostrare solo ciò che si desidera: perfetta per chi vuole mostrare… ma non troppo. Più di un oggetto di design, Share è un invito a vivere la libertà di essere autentici. In un’epoca segnata dall’oversharing, Crash Baggage celebra il coraggio di mostrarsi per ciò che si è davvero, di condividere con leggerezza, senza timore né filtri. Lo spirito di questa filosofia anima anche la nuova campagna celebrativa , che parte dai segreti che tutti hanno pensato ma pochi hanno detto. La community è invitata a confessarli in forma anonima: nessun nome, nessuna foto, solo parole autentiche. Da qui prende vita una narrazione collettiva: spontanea, disordinata, profondamente umana. Per chi osserva, è social proof puro: non influencer, non testimonial, ma pezzi di vita reale. Per chi partecipa, è un gesto liberatorio, quasi intimo, che può diventare visibile. Le rivelazioni più autentiche e sorprendenti diventeranno protagoniste, nel mese di ottobre, di una campagna di affissioni nella metropolitana di Milano, trasformandola in un mosaico di verità e libertà condivise.
La purezza del suono e l’innovazione sostenibile si incontrano in dionisio® , il nuovo diffusore acustico per smartphone che prosegue la rivoluzione di Perpetua , la matita in grafite riciclata venduta in milioni di pezzi nel mondo. Realizzato da Alisea , azienda veneta che dal 1994 trasforma materiali di scarto in oggetti di design, dionisio sfrutta la grafite riciclata e potenziata (“g upgraded recycled graphite”) per offrire una qualità sonora unica, senza compromessi con l’ambiente. Il diffusore nasce dal compound zantech, un composto tecnico a base di grafite riciclata legata con polimeri, lavorato tramite stampaggio a iniezione. Il suo esclusivo percorso interno, ispirato a un sistema misto tra tromba retroattiva e bass reflex, amplifica le basse frequenze e smorza le vibrazioni indesiderate, restituendo un suono uniforme, fedele e avvolgente. Il nome rimanda al celebre Orecchio di Dionisio , grotta calcarea di Siracusa nota per la straordinaria acustica e legata, secondo la leggenda, al tiranno Dionisio che vi ascoltava i prigionieri. Come quella grotta, anche dionisio esalta l’armonia tra forma e funzione, celebrando il potere del suono. Oltre alla sostenibilità ambientale, il progetto promuove la responsabilità sociale : è ideato e prodotto interamente in Italia attraverso una filiera controllata, e il confezionamento è affidato alla cooperativa Job Mosaico, che sostiene l’inclusione lavorativa di persone fragili. Il diffusore pesa 625 grammi , di cui 425 di grafite riciclata altrimenti destinata allo smaltimento, riducendo costi economici e ambientali. Interamente made in Italy, dionisio è compatibile con smartphone fino a 13 mm di spessore e 84 mm di larghezza, unendo tecnologia, etica e design.

Oltre 40 dealer e accettatori hanno partecipato alla prima edizione dell' INEOS Off Road Academy, iniziativa esclusiva promossa da ATflow, importatore ufficiale di INEOS Grenadier per l'Italia, per testare sul campo le capacità off road del 4x4. L'evento si è svolto al Go4 Off Road Park Agognate, Novara, dove i partecipanti hanno affrontato 5 percorsi dedicati: sterrato, fango, ostacoli, rampe e un guado di 85 cm, accompagnati da formazione tecnica con istruttori specializzati e studio approfondito del veicolo. INEOS Off Road Academy - Stage 1 ha rappresentato un'opportunità unica per conoscere da vicino il grande potenziale off-road del Grenadier e acquisire le tecniche fondamentali necessarie per affrontare tutti gli ostacoli con competenza e sicurezza. Durante la giornata, i partecipanti hanno sperimentato direttamente le capacità del Grenadier in simulazioni fuoristrada, appreso le tecniche di guida off-road essenziali e compreso come valorizzare le caratteristiche tecniche distintive del veicolo che lo rendono un mezzo ideale anche per necessità professionali speciali. L'iniziativa ha sottolineato l'attenzione che INEOS Automotive e ATflow dedicano alla rete di dealer, riconoscendo l'importanza fondamentale della formazione come strumento strategico. Fornire ai professionisti della rete gli strumenti necessari per conoscere a fondo il prodotto significa metterli nelle condizioni di raccontare il mezzo in modo autentico ed efficace ai clienti finali.

Inaugurata la Highstreet Gallery, cuore del nuovo complesso WaltherPark firmato da Sir David Chipperfield . Il progetto, esempio di rigenerazione urbana, collega stazione ferroviaria e Piazza Walther, restituendo un quartiere contemporaneo e vitale . Con oltre 600 milioni di euro di investimento e 127.000 mq di superficie , WaltherPark è il più grande intervento privato in Alto Adige. Integra retail, residenze , uffici e ospitalità in un modello sostenibile e attento all’impatto ambientale. In qualità di asset e property manager del complesso, Svicom SpA Società Benefit ha guidato il progetto WaltherPark fin dalle prime fasi, introducendo un modello gestionale innovation-driven basato su digitalizzazione , soluzioni proptech e approccio agile . Dall’ingegnerizzazione del project management all’uso del Digital Twin per il facility management , fino a piattaforme digitali custom – come la logistics platform per i flussi merci e la piattaforma di smart recruiting e training – Svicom ha sviluppato un modello di gestione scalabile, efficiente e sostenibile . Inoltre, ha introdotto un servizio di community management per connettere occupiers, stakeholder e partner, promuovendo engagement, collaborazione e identità collettiva all’interno del progetto WaltherPark. La Highstreet Gallery offre oltre 31.000 mq di spazi commerciali e 4.000 mq dedicati al food market , ospitando anche il primo store Esselunga dell’Alto Adige. Propone un’esperienza integrata di shopping, ristorazione e wellbeing con più di 80 brand locali e internazionali, tra cui Peek & Cloppenburg , OVS , JD Sports , Starbucks , Nike e Lego, molti al debutto regionale. Il Mercato Centrale Bolzano-Bozen , con 23 stand gastronomici, celebra eccellenze locali e nazionali. Completano l’offerta il Club Virgin Active e il Salewa Cube .

Starbucks celebra il 50° store in Italia, aperto in partnership con Percassi, licenziatario esclusivo. Dopo l’ingresso nel mercato italiano nel 2018, il nuovo punto si trova a WaltherPark , Bolzano, primo store in Trentino-Alto Adige. Oltre a offrire uno spazio sicuro e accogliente per la comunità, favorendo connessioni e amicizie, l’apertura supporta l’economia locale con l’assunzione di 15 nuovi partner, principalmente provenienti dalle zone limitrofe. Lo store Starbucks si trova all’interno della High Street Gallery, la galleria commerciale nel centro di Bolzano, parte del complesso multifunzionale WaltherPark , inaugurato oggi e progettato dall’architetto David Chipperfield. Con 127.000 mq , è il più grande sviluppo privato mai realizzato in Alto Adige, un esempio di rigenerazione urbana che integra spazi commerciali, residenziali, direzionali e ricettivi. Il locale si estende su quasi 150 mq e dispone di una terrazza esterna. Gli interni, arricchiti da un’opera raffigurante una piantagione di caffè peruviana tra montagne e tradizione, utilizzano toni caldi e materiali naturali, creando un ambiente accogliente, ideale per una pausa, valorizzata dall’esperienza e professionalità dei partner Starbucks. Nei sette anni in Italia, Starbucks e Percassi hanno ampliato il brand, con oltre 760 partner e iniziative come lo Starbucks Italia Book Club. Ogni store è uno spazio di connessione e caffè artigianale da gustare con intenzione. A ottobre è stata introdotta la price parity, eliminando il sovrapprezzo per latte d’avena, cocco, soia o mandorla.

Ecco NOW, l’acqua proteica pensata per “superlative humans” che unisce idratazione e nutrizione in un solo gesto: zero zuccheri, zero lattosio, zero conservanti e solo 72 kcal per 500 ml. Lanciata dalla startup Not Ordinary Water, è la prima acqua proteica Whey pronta da bere in Italia, superando i limiti degli shake tradizionali in polvere, spesso costosi e poco pratici. Basta aprire e bere, senza shaker o misurini. Ogni porzione fornisce 17 g di proteine Whey, 4,5 g di BCAA e 8,5 g di EAA , supportando la sintesi proteica muscolare e riducendo affaticamento, per un apporto immediato e bilanciato. Il lancio di NOW arriva in un momento in cui benessere fisico e mentale guidano i consumi, soprattutto tra gli under 40, sempre più attenti a forma e cura di sé. Il 62% degli italiani pratica attività fisica, il 78% preferisce alimenti proteici e l’84% sceglie prodotti con pochi zuccheri, mentre cresce la domanda di soluzioni ready-to-drink (Rapporto Coop). NOW intercetta queste tendenze con una proposta innovativa e diversa. All’estero brand come Myvegan o Vieve offrono versioni plant-based, mentre in Italia prevalgono acque proteiche al collagene, spesso arricchite con edulcoranti o aromi. Disponibile in Italia su NotOrdinaryWater.com, nei canali sportivi, fitness, farmacie e GDO specializzata, NOW è la prima acqua Whey pronta da bere: alto contenuto proteico, profilo nutrizionale pulito e massima praticità. «Unire idratazione e apporto proteico ottimizza recupero muscolare, controllo della fame e metabolismo» spiega Giacomo Zennaro , nutrizionista sportivo e nuovo membro del team. Il lancio è sostenuto da una campagna integrata curata da Sharing Media/NETMEDIACOM , con degustazioni in palestre, eventi sportivi, manifestazioni dedicate al benessere e collaborazioni con atleti e influencer.

Massimo Bottura è il nuovo Global Brand Ambassador di Beko. La partnership, annunciata durante “The Best Chef Awards” a Milano, celebra l’impegno comune verso innovazione, affidabilità e sostenibilità. La collaborazione nasce da un rapporto di fiducia di lunga data tra lo Chef tre Stelle Michelin e la casa madre di Beko, segnando l’inizio di un percorso condiviso ispirato alla creazione di valore duraturo. Bottura, pioniere della gastronomia sostenibile, porta in Beko la sua filosofia: trasformare ogni gesto quotidiano in un atto d’amore per il pianeta. Insieme, promuovono un’innovazione responsabile e autentica. La casa madre di Beko, classificata al 17° posto nella lista 2025 di TIME Magazine delle aziende più sostenibili al mondo, rafforza così la propria visione di eccellenza che rispetta la tradizione e tutela l’ambiente. Durante “The Best Chef Awards”, dove Beko è stato Official Sustainability Partner, l’evento ha riunito i protagonisti della scena culinaria mondiale, celebrando la cucina come arte e ponte tra culture. In questo contesto, Beko ha sponsorizzato il “Terroir Award”, dedicato allo chef che meglio unisce tradizione, innovazione e responsabilità ambientale. Il premio 2025 è andato a Debora Fadul (DIACÁ, Città del Guatemala), per il suo impegno nella promozione di una gastronomia consapevole e sostenibile. Il “Terroir Award” riflette la missione di Beko: creare un futuro migliore attraverso educazione, rispetto ambientale e tecnologia all’avanguardia. A suggellare questa sinergia, Massimo Bottura ha consegnato il premio sul palco come Global Brand Ambassador, testimoniando l’impegno condiviso per un futuro dove eccellenza gastronomica e sostenibilità camminano insieme.










Dalla memoria al futuro: eccellenza e precisa identità
per ogni progetto
A cura di Christian Gaston Illan

La sua cucina è spesso descritta come un dialogo tra memoria e futuro. Quanto conta la narrazione nella costruzione di un piatto?
La narrazione è l’anima invisibile di ogni piatto.
Non cucino solo ingredienti: cucino storie, ricordi, emozioni. Ogni piatto nasce da un dialogo tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo diventare.
La memoria è la mia radice: il profumo del ragù di mia nonna, la crosta bruciata della lasagna rubata da bambino, ma il futuro è la mia direzione.
Solo attraverso il racconto, il gesto si trasforma in cultura. Un piatto senza narrazione è un oggetto estetico; un piatto con una storia diventa un atto poetico, un modo per condividere identità, sogni e responsabilità.
Lei ha trasformato ingredienti semplici in icone culturali. Come si costruisce un linguaggio gastronomico che parli al mondo restando profondamente italiano?
Costruire un linguaggio gastronomico significa prima di tutto imparare ad ascoltare la propria lingua madre.
La cucina italiana è fatta di dialetti, di gesti, di silenzi. È la nonna
che impasta, il contadino che raccoglie, il tempo che trasforma.
Io ho cercato di tradurre tutto questo in un linguaggio contemporaneo, capace di parlare al mondo senza perdere l’accento dell’anima.
Per farlo bisogna conoscere a fondo la tradizione, non per copiarla ma per reinterpretarla.
Eduardo De Filippo diceva: “Se si resta ancorati al passato, la vita che continua diventa vita che si ferma; ma se ci serviamo della tradizione come di un trampolino, è ovvio che salteremo assai più in alto.”
Ecco, la mia cucina è proprio questo salto: un atto d’amore verso le radici, ma con lo sguardo rivolto al futuro.
Quando un piatto come La parte croccante della lasagna, Oops! I dropped the lemon tart o Camouflage riesce a far sorridere, pensare, emozionare qualcuno dall’altra parte del mondo, allora capisci che la cultura italiana non è mai localista: è un linguaggio universale fatto di memoria, ironia e bellezza.
Parla al cuore, prima ancora che al palato.
Da Osteria Francescana a Gucci Osteria, ogni progetto sembra riflettere un’identità culturale precisa. In che modo la cucina
può essere uno strumento di diplomazia e di connessione tra le persone?
La cucina è la forma più antica e autentica di diplomazia culturale. Prima ancora delle parole, c’è sempre stato il gesto di condividere il pane. Intorno a una tavola, le differenze si sciolgono e anche un semplice piatto può diventare un ponte tra mondi diversi.
Osteria Francescana, Gucci Osteria, i Refettori di Food for Soul: luoghi diversi, ma mossi dallo stesso spirito, quello di costruire relazioni attraverso la bellezza, la cultura e l’ospitalità.
Quando cucini per qualcuno, non gli stai solo offrendo da mangiare: gli stai dicendo ti vedo, ti rispetto, voglio conoscerti.
Per me la cucina è un atto di empatia e di fiducia, una forma di linguaggio universale capace di unire artisti, contadini, architetti, musicisti, designer, e di raccontare l’Italia nel mondo non come un museo, ma come un laboratorio vivo.
Ogni piatto è una conversazione. Ogni boccone, un messaggio di pace.
Con Food for Soul ha portato avanti una rivoluzione etica nella cucina. Come si traduce oggi la responsabilità sociale di uno chef in un mondo sempre più interconnesso?
La responsabilità sociale di uno chef oggi non si misura solo nei piatti che prepara, ma nelle domande che sceglie di porsi. Cosa cucino? Per chi cucino? Con quali risorse, con quale impatto, con quale consapevolezza?
Con Food for Soul abbiamo voluto dire al mondo che la bellezza non è un lusso, ma un diritto.
Che anche una zuppa fatta con il pane secco può restituire dignità, se servita in un luogo che rispetta la persona e la sua storia.
Che lo spreco alimentare non è solo una questione di economia, ma di etica e di cultura.
Oggi viviamo in un mondo connesso, ma non sempre unito.
La cucina può ricucire queste fratture, trasformando lo scarto in opportunità, la solitudine in comunità, la fame in conoscenza.
Essere chef, per me, significa essere cittadini del mondo: custodi di una memoria, ma anche attivatori di cambiamento.
Non cuciniamo solo per nutrire. Cuciniamo per prenderci cura.
Il pane è oro ha insegnato che lo spreco è una questione di sguardo, non solo di risorse. Qual è, secondo lei, la prossima frontiera della sostenibilità in cucina?
La prossima frontiera della sostenibilità non è solo tecnica, ma culturale.
Non basta cambiare gli ingredienti: bisogna cambiare lo sguardo, il modo in cui pensiamo il valore delle cose. Con Il pane è oro abbiamo imparato che lo spreco non nasce in cucina, ma nella mente: quando smettiamo di vedere la bellezza in ciò che è imperfetto, quando dimentichiamo che ogni buccia, ogni crosta, ogni rimasuglio porta con sé una storia. Oggi la vera sfida è andare oltre la materia, costruire sistemi di relazione, economie circolari, filiere che rispettino le persone, i territori, il tempo. Sostenibilità significa armonia: tra chi produce e chi cucina, tra chi serve e chi mangia, tra natura e cultura.



È la capacità di creare valore senza distruggere. Di restituire più di quanto prendiamo.
Il futuro sarà sostenibile solo se sarà anche bello, inclusivo e consapevole. Perché la bellezza, quando è condivisa, diventa la forma più alta di sostenibilità.
Al Gatto Verde rappresenta la sintesi tra estetica ed etica. In che modo la bellezza può essere sostenibile e la sostenibilità può diventare bellezza?
Al Gatto Verde, la bellezza non è decorazione: è un atto di responsabilità condivisa. Insieme a Jessica Rosval, abbiamo costruito un luogo dove estetica ed etica si fondono naturalmente, dove ogni scelta, dal fuoco alla luce, dal piatto all’architettura, nasce da una stessa visione: dimostrare che la cucina può essere sostenibile senza rinunciare alla meraviglia.
Jessica ha saputo dare forma e voce a questa idea con una sensibilità straordinaria. Ha trasformato il fuoco in linguaggio, la brace in strumento di rigenerazione, il gesto quotidiano del cuoco in un atto poetico.
La sua cucina parla di equilibrio, di rispetto, di libertà: celebra la forza della natura e la fragilità dell’uomo, tenendole insieme in un’unica fiamma.
La bellezza, per noi, non è solo ciò che si vede, è ciò che si sente quando tutto è in armonia: la materia, il tempo, le persone. E la sostenibilità diventa bellezza quando smette di essere una
regola e diventa un’emozione.
Al Gatto Verde il fuoco non brucia, illumina.
È la fiamma di una nuova generazione, guidata da una donna capace di trasformare l’etica in energia creativa, e la sostenibilità in una forma di poesia contemporanea.
Il Ristorante Cavallino a Maranello, legato alla storia di Ferrari, rappresenta un’icona di tradizione e innovazione. Come concilia l’eredità simbolica del marchio Ferrari con la sua visione etica e creativa della cucina?
Il Ristorante Cavallino è un luogo dove la storia corre ancora, ma con il passo del presente.
Ferrari rappresenta l’eccellenza italiana, la capacità di trasformare un sogno in movimento.
Quando siamo arrivati a Maranello, il nostro obiettivo non era solo celebrare quel mito, ma restituirgli un’anima umana, fatta di memoria, convivialità e responsabilità.
Con Riccardo Forapani e Virginia Cattaneo, abbiamo costruito una cucina che dialoga con la leggenda senza restarne prigioniera. Riccardo porta con sé anni di esperienza all’Osteria Francescana, la precisione, il rispetto per il dettaglio, la capacità di trasformare la tradizione in gesto contemporaneo. Virginia aggiunge sensibilità, equilibrio e un’energia giovane che rende tutto più luminoso. Insieme rappresentano la nuova generazione di cuochi italiani: curiosi, colti, e profondamente legati al territorio.
Al Cavallino la velocità non è frenesia, ma armonia: è la capacità di andare lontano restando fedeli alle proprie radici. Ogni piatto racconta questa tensione, tra memoria e futuro, tra motore e cuore, tra la potenza del marchio e la delicatezza del gesto umano.
La nostra visione etica e creativa trova qui la sua sintesi: trasformare l’adrenalina in accoglienza, la performance in cultura, la leggenda in esperienza condivisa.
Perché anche la velocità, come la cucina, ha senso solo se sa emozionare senza dimenticare da dove parte.
Da imprenditore culturale, lei ha saputo trasformare la cucina in un ecosistema di esperienze. Qual è oggi la sua missione più urgente?
La mia missione più urgente oggi è trasformare la consapevolezza in azione. Abbiamo raccontato tanto, costruito molto, ma ora serve un passo in più: far sì che la cultura diventi un motore concreto di cambiamento sociale.
La cucina, per me, è sempre stata un linguaggio culturale, non solo gastronomico. Attraverso l’Osteria Francescana, Casa Maria Luigia, Franceschetta, i Refettori di Food for Soul, Tortellante, Al Gatto Verde, Cavallino, ho cercato di costruire un ecosistema dove etica ed estetica convivono, dove il bello serve al bene. Oggi sento il bisogno di restituire… cultura.
Soprattutto ai giovani cuochi ma anche ai produttori e alle comunità. Di ricordare che la creatività ha senso solo se genera valore condiviso. La mia missione non è più soltanto cucinare piatti, ma nutrire idee.
Accendere fuochi che non si spengano con un servizio, ma che continuino a illuminare chi crede nella forza della cultura, della bellezza, della solidarietà. Perché il vero futuro non è nei ristoranti, ma nelle relazioni che creiamo attorno a una tavola.
E se c’è un sogno che ancora mi muove, è questo: dimostrare che cambiare il mondo, a volte, può cominciare da un piatto di pasta.
L’arte, la musica e la letteratura sono linguaggi che spesso accompagnano la sua ispirazione. In che modo alimentano la sua creatività quotidiana?
L’arte, la musica e la letteratura sono la mia linfa vitale. Non sono ispirazioni esterne, ma ingredienti del pensiero.
Quando ascolto Thelonious Monk o Miles Davis, sento nella loro improvvisazione la stessa libertà che cerco in cucina: la capacità di rompere le regole conoscendole a fondo.
Quando guardo un’opera di Joseph Beuys o di Ai Weiwei, ritrovo l’idea che l’arte possa essere un gesto sociale, una scintilla che trasforma lo sguardo sul mondo. Ogni giorno porto tutto questo con me in cucina.
Un piatto può nascere da un verso, da una nota, da un colore. La musica mi insegna l’armonia, l’arte mi insegna la visione, la letteratura mi insegna l’attesa.
Insieme costruiscono un paesaggio interiore che poi diventa gesto, forma, sapore. Alla fine, cucinare è come comporre o scrivere: si parte da un’emozione e si cerca di darle una forma.




E se riesci a far vibrare quella emozione anche solo per un istante, allora, come nella musica o nell’arte, hai trovato la tua verità. Dopo trent’anni di successi, premi e riconoscimenti, cosa la spinge ancora a reinventarsi e a cercare nuovi confini per la cucina italiana?
Dopo trent’anni, ciò che mi spinge ancora è la curiosità.
La voglia di continuare a imparare, di restare inquieto, di non accontentarmi mai e di continuare a porsi domande.
Ogni giorno entro in cucina con lo stesso stupore di quando ero ragazzo a Modena, con la testa piena di sogni e il cuore pieno di dubbi.
Il successo non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza: ti dà la responsabilità di usare la tua voce per aprire strade, non per chiuderle.
Per me reinventarsi significa proprio questo: trasformare la memoria in energia creativa, far dialogare l’Italia con il mondo senza perdere la sua anima.
La cucina italiana è un patrimonio vivente, un linguaggio che cambia con chi lo parla. La cucina italiana non è solo un insieme di ricette: è un rito collettivo, un gesto d’amore che unisce le persone attraverso il tempo e le generazioni.
È la mano che impasta, il profumo che attraversa le case, la voce che chiama tutti a tavola.
Cucinare, per noi italiani, significa prendersi cura degli altri, della
famiglia, degli amici Intorno a un piatto si costruiscono comunità, si condividono storie, si trasmettono valori.
Per questo credo che la cucina italiana sia molto più di un patrimonio gastronomico: è un linguaggio universale di bellezza e umanità, capace di trasformare il nutrimento in emozione e la tavola in un luogo di incontro e di pace.





La Maison Taittinger ha inaugurato nella propria sede storica in Place Saint-Nicaise a Reims la “Table Polychrome”, un nuovo spazio gastronomico e sensoriale unico nel suo genere. Un progetto innovativo che invita i visitatori a sperimentare l’arte dell’assemblaggio in una forma completamente inedita, in cui champagne, cucina e creatività si fondono in un racconto policromo fatto di sapori, colori e cultura.
Alla “Table Polychrome”, infatti, ogni ospite diventa protagonista della propria esperienza gastronomica. Guidati dallo Chef stellato Charles Coulombeau, vincitore del Premio Internazionale di Cucina Taittinger Signature 2020, i commensali assaporano l’arte dell’abbinamento tra piatti ispirati alla policromia culinaria e le diverse cuvée della Maison. Con l’ausilio di condimenti originali, formaggi d’autore e freschi dessert a base di frutta, l’esperienza si trasforma in una creazione personale e multisensoriale.
La “Table Polychrome” è aperta a tutti i visitatori della Maison Taittinger, ma anche a chiunque desideri vivere un’esperienza gastronomica inedita in un luogo unico che invita a esplorare una nuova dimensione dell’arte dell’abbinamento, in cui ogni piatto è armoniosamente abbinato agli Champagne d’eccezione della Maison. Dal 1967, infatti, la Maison Taittinger sostiene il mondo della gastronomia attraverso il Premio Culinario Signature, oggi conosciuto come Ars Nova
International Signature Culinary Prize. Istituito da Claude Taittinger in omaggio al padre Pierre Taittinger, grande amante della buona cucina, il concorso celebra il talento e la creatività dei giovani chef di tutto il mondo, contribuendo al tempo stesso alla salvaguardia del patrimonio gastronomico.
Ispirata alla ricchezza dei 288 ettari di vigneti della Maison distribuiti su oltre quaranta cru, la “Table Polychrome” è stata concepita come un omaggio alla biodiversità e celebra ingredienti provenienti dai vari Paesi del mondo in cui viene esportato lo Champagne Taittinger, verdure di stagione declinate in diverse preparazioni, condimenti originali pensati per valorizzare ogni abbinamento, esclusivi formaggi d’autore nati dalla collaborazione con un esperto affinatore e dessert leggeri ispirati alla frutta e alla freschezza.
Ogni anno, un nuovo chef interpreterà la propria visione della policromia, rinnovando il concept e offrendo nuove prospettive gastronomiche. Per il 2025, Charles Coulombeau guiderà un percorso culinario in quattro stagioni, frutto della stretta collaborazione con Vitalie Taittinger, Presidente della Maison.
Uno spazio tra storia, architettura e natura
La “Table Polychrome” nasce da un audace e innovativo progetto firmato dall’architetto Giovanni Pace: un’estensione dell’edificio storico di Saint-Nicaise che si integra armoniosamente con la storia del luogo,
preservando da un lato il patrimonio degli anni Trenta e, dall’altro, traendo ispirazione dall’abbazia di Saint-Nicaise che un tempo vi sorgeva.
Il design di questo spazio non si limita a rispettare la tradizione, ma la reinventa, incorporando elementi moderni e raffinati a elementi più classici, come il peristilio.
Gli interni, curati dallo studio Homeage di Grégory Guillemain, coniugano eleganza e funzionalità grazie all’utilizzo di materiali come vetro, legno, pelle e pietra.
Il ristorante si apre su un parco paesaggistico progettato da Triptyque / CDCP e pensato come un quadro “vivente” in dialogo con le stagioni.
Completano l’interior project le opere d’arte di Sarah Walbaum e di Simon Marq, che interpretano visivamente il tema dell’assemblaggio attraverso giochi di trasparenze, texture e cromie, trasformando ogni ambiente in una vera e propria installazione artistica.
Polychrome non è soltanto un ristorante, ma un luogo in cui architettura, arte e gastronomia si incontrano e si completano, offrendo ai visitatori un’esperienza indimenticabile nell’universo Taittinger.
Polychrome Bar: l’esplorazione delle cuvée Taittinger
Accanto alla Table, il “Polychrome Bar” offre degustazioni delle dieci cuvée della collezione Taittinger, riunite per la prima volta in un unico spazio. Gli ospiti potranno scoprire le diverse espressioni dello Champagne Taittinger in abbinamento a prodotti stagionali e proposte di carattere internazionale come l’afternoon tea in un ambiente raffinato e conviviale.
Un’esperienza completa nel cuore dell’universo Taittinger
La “Table Polychrome” si integra perfettamente nell’offerta esperienziale della Maison Taittinger, che comprende la visita alle storiche cantine sotterranee, il concept store Chromatique e, ora, anche questo viaggio immersivo nell’arte dell’assemblaggio, pensato per tutti: appassionati di alta cucina, amanti dello champagne e curiosi del gusto. Con questa apertura, Taittinger conferma ancora una volta il proprio ruolo di mecenate dell’arte gastronomica e ambasciatore di un’ospitalità sofisticata, inclusiva e internazionale, dove ogni dettaglio è pensato per celebrare l’armonia tra persone, culture e sapori.



Fondata nel 1734 da Jacques Fourneaux, la Maison che diventerà Taittinger inizia producendo vini fermi per poi specializzarsi nello champagne. Nel 1932 viene acquistata da Pierre Taittinger, affascinato dalla regione durante la Grande Guerra. Grazie al suo spirito innovatore, la Maison si afferma tra le grandi case di Champagne, con lo Chardonnay come simbolo distintivo di eleganza e leggerezza. Oggi Taittinger è una realtà indipendente di prestigio internazionale, guidata da Vitalie Taittinger, Presidente dal 2020, insieme al fratello Clovis. Con 288 ettari vitati, è tra i maggiori proprietari in Champagne e celebre per il Comtes de Champagne Blanc de Blancs, icona di raffinatezza.

Una nuova cuvée
che nasce dalla terra viva
A cura della Redazione
Il futuro dello Champagne è biologico, e Telmont lo conferma con il lancio della nuova cuvée Réserve de la Terre Rosé, una referenza solare e vibrante, nata da un suolo vivo e coltivata secondo i principi dell’agricoltura biologica.
Questa cuvée rappresenta una pietra miliare nel percorso di Telmont verso una viticoltura sempre più sostenibile e rigenerativa , e si distingue per la sua eleganza, la vivacità del frutto e una vitalità eccezionale.
Réserve de la Terre Rosé è frutto dell’armonia di due annate complementari: il 2021 (45%), anno difficile dal punto di vista della resa ma straordinario per la qualità delle uve, e il 2020 (55%), generoso e di qualità rimarchevole.
Il blend è composto da Chardonnay (38%), Meunier (27%) e Pinot Noir (35%), di cui il 15% è vino rosso proveniente dalla Côte des Bars, terroir rinomato per il Pinot Noir.
Il risultato è un rosé d’assemblage dal profilo sottile, equilibrato tra vitalità e complessità, con una finale tesa e vivace.
Al naso si percepiscono note di melagrana e ribes rosso, accompagnate da sentori tostati; al palato, l’attacco è audace e floreale, con aromi di ciliegia e scorza d’arancia, seguiti da un lungo finale salino e delicatamente speziato.
La cuvée è prodotta in edizione estremamente limitata (5.119 bottiglie), e si distingue anche per l’utilizzo di bottiglie in vetro verde, in rottura con la tradizione del vetro trasparente. Questa scelta riflette l’impegno ambientale di Telmont: il vetro verde contiene l’87% di materiale riciclato, contro lo 0% del vetro trasparente, riducendo significativamente l’impatto ambientale.
Il lancio ufficiale in Italia di Réserve de la Terre Rosé si è tenuto il 6 ottobre presso Casa Azzoguidi a Bologna, con un evento esclusivo organizzato da Gruppo Montenegro, distributore ufficiale di Telmont e di tutto il portafoglio Rémy Cointreau in Italia. L’evento ha rappresentato un’occasione unica per scoprire la nuova referenza biologica e approfondire la filosofia sostenibile di Telmont. Durante la serata, gli ospiti hanno avuto l’opportunità di degustare la cuvée e conoscere da vicino il percorso di eccellenza e responsabilità ambientale intrapreso dalla Maison.

Fondata nel 1912 a Damery, vicino a Épernay, da Henri Lhôpital, Maison Telmont è da oltre un secolo protagonista dell’innovazione e della tradizione nel mondo dello Champagne. La Maison si distingue per una visione unica: produrre Champagne d’eccellenza senza alcun compromesso sulla sostenibilità. Dal 2021, con il progetto “In the Name of Mother Nature”, Telmont ha avviato la conversione al biologico e all’agricoltura rigenerativa di tutti i vigneti di proprietà e dei partner viticoltori (oggi il 70% delle vigne è già certificato biologico), con l’obiettivo di raggiungere il 100% e di preservare la biodiversità, riducendo drasticamente le emissioni di carbonio per arrivare al Net Zero entro il 2050
Tra le iniziative già realizzate si annoverano l’eliminazione di confezioni regalo e packaging superflui, la co-progettazione della bottiglia di Champagne più leggera al mondo (800g), la dismissione del vetro trasparente (che non contiene materiale riciclato) e delle bottiglie su misura (900g+), l’utilizzo di vetro di transizione prodotto tra due tonalità, la completa cessazione del trasporto aereo e l’adozione di energia rinnovabile. Queste azioni concrete testimoniano l’impegno della Maison verso una produzione responsabile e innovativa.
Maison Telmont può contare su investitori che condividono la stessa visione ambientale: Bertrand Lhôpital, grapefather e chef de cave, pronipote del fondatore Henri, che ha avviato la conversione al biologico già nel 1999; Ludovic du Plessis, Presidente della Maison; Rémy Cointreau, azionista di maggioranza che sostiene pienamente la missione di sostenibilità e innovazione; e Leonardo DiCaprio, investitore e ambientalista impegnato.
I vini di Telmont si distinguono per uno stile arioso e strutturato, che bilancia tensione e freschezza, con un’acidità sottile e equilibrata che garantisce una persistenza notevole. Ogni cuvée ha una presenza unica, caratterizzata da un paradosso: corpo strutturato e leggerezza sorprendente. Nel 2024, Telmont ha presentato la sua manifesto-cuvée “Réserve de la Terre”, realizzata con uve 100% biologiche, senza erbicidi, pesticidi, fungicidi o fertilizzanti sintetici. Radiosa, luminosa e piena di vita, questa cuvée rappresenta il futuro della Maison.
Per ulteriori dettagli sugli impegni di Telmont “In the Name of Mother Nature” e sulle azioni intraprese per ridurre le emissioni di CO2, è possibile consultare la guida alla sostenibilità disponibile sul sito ufficiale della Maison.

Charles Leclerc per l’innovativo whisky trasparente
A cura della Redazione
Lanciato con il Global Brand Ambassador e pilota di Formula 1 Charles Leclerc in occasione del Gran Premio di Singapore, Chivas Regal Crystalgold è un distillato cristallino e morbido al palato che offre versatilità, artigianalità e gusto.
Il marchio di whisky scozzese Chivas Regal annuncia oggi il lancio globale di una grande innovazione nella categoria spirits: Chivas Regal Crystalgold , un distillato in grado di sfidare le tradizioni e ridefinire tutto ciò che si pensa di sapere sulla sua celebre gamma.
Frutto di una ricerca esclusiva e perfezionato attraverso un processo di filtrazione d’avanguardia, Chivas Regal Crystalgold unisce eccellenza tecnica, straordinaria morbidezza e trasparenza, mantenendo intatti la profondità e l’artigianalità che da sempre caratterizzano lo stile unico del brand.
Combinando la versatilità di un liquido chiaro e trasparente con la ricchezza aromatica di un distillato invecchiato in botti di rovere, Crystalgold offre un’alternativa sofisticata a tutto il mondo white spirits composto da vodka e tequila. Perfetto per il momento dell’aperitivo e per quelle occasioni che richiedono freschezza e raffinatezza, Chivas Regal Crystalgold può essere gustato liscio, con ghiaccio o come base per un drink miscelato, regalando un’esperienza distintiva ma soprattutto morbida al palato.
Protagonista di questo lancio è Charles Leclerc, pilota di Formula 1 e Global Brand Ambassador di Chivas Regal. La sua mentalità innovativa e la costante ricerca dell’eccellenza riflettono lo spirito stesso di Chivas Regal Crystalgold. Conosciuto per la precisione che lo contraddistingue, sia in pista sia nella sua passione per gli scacchi, Leclerc incarna la capacità di anticipare sempre le mosse successive: un’attitudine che richiama l’arte minuziosa del blending e dell’innovazione. Così come Chivas Regal Crystalgold offre una nuova prospettiva sulla tradizione, anche Leclerc porta uno sguardo moderno e incisivo in un mondo fondato su eredità e precisione.
Per celebrare il lancio, Leclerc e Chivas Regal hanno ideato insieme il “Leclerc Spritz”, un cocktail che unisce agrumi, fiori di sambuco e menta, arricchito con champagne e Chivas Regal Crystalgold. Un twist contemporaneo su un classico intramontabile, un’innovazione audace proprio come Crystalgold stesso.
Si raccomanda di gustare Chivas Regal responsabilmente e di non mettersi mai alla guida dopo aver bevuto.
* Fonte: EMEA-LATAM Consumer Demand Meo / Index 100 = media % across MOC.

• 30 ml Chivas Regal Crystalgold
• 30 ml sciroppo ai fiori di sambuco
• 20 ml succo di lime
• 60 ml vino spumante o champagne
• Bicchiere: calice a stelo
• Guarnizione: rametto di menta
Note di degustazione del Leclerc Spritz
• Aroma: all’olfatto si apre con un bouquet avvolgente di torta di mele, vaniglia e butterscotch cremoso, impreziosito da delicate sfumature di scorza d’arancia.
• Gusto: al palato rivela la dolcezza delle mele rosse e delle pere succose, esaltata da caldi accenti di cannella e zenzero.
• Finale: lungo ed eccezionalmente morbido, per un’esperienza di degustazione elegante e armoniosa.



Edizione limitata per il nuovo single malt britannico
A cura della Redazione
Glenfiddich, il Single Malt Scotch Whisky più premiato al mondo, e Aston Martin Formula One™, la scuderia dei piloti Fernando Alonso e Lance Stroll, consolidano la partnership globale presentata ufficialmente nel novembre del 2024 durante il Gran Premio di Las Vegas. L’iconica distilleria scozzese ha presentato un’edizione limitata di Glenfiddich Whisky, uno straordinario Single Malt, nato per celebrare i valori comuni delle due realtà britanniche: un grande patrimonio di tradizioni e know-how, innovazione e ricerca incessante dell’eccellenza. L’unveiling del nuovo Single Malt Scotch Whisky è andato in scena a Il Circolino, ristorante che ha appena ottenuto la sua prima Stella Michelin, al termine di una cena esclusiva dove i pregiati whisky di Glenfiddich hanno incontrato la cucina dello Chef Lorenzo Sacchi.
Fondata a Dufftown, in Scozia, dal visionario William Grant, la distilleria Glenfiddich, che in gaelico scozzese significa “la valle dei cervi”, ha iniziato a produrre whisky il giorno di Natale del 1887. Lo spirito pionieristico della famiglia Grant ha portato Glenfiddich a primeggiare per oltre centotrenta anni, diventando il primo Single Malt Scotch Whisky a essere promosso attivamente al di fuori della Scozia. Sebbene Glenfiddich sia oggi venduto in oltre 180 paesi del mondo, il Gruppo William Grant & Son’s è uno dei pochi rimasti a conduzione familiare e il whisky viene ancora prodotto nella stessa distilleria costruita da William Grant e dalla sua famiglia.
E oltre un secolo di Storia ha accompagnato anche l’epopea di Aston Martin, fondata nel 1913 da Lionel Martin e Robert Bamford. Aston Martin vanta una lunga tradizione nelle corse: dopo il debutto nel Gran Premio del 1922 e la vittoria assoluta a Le Mans nel 1959, Aston Martin è tornata in Formula 1 nel 2021 sotto la guida di Lawrence Stroll. Nel 2023 ha inaugurato l’AMR Technology Campus a Silverstone, dotato di design sostenibile e di una galleria del vento all’avanguardia, operativa dal 2025. E ora, grazie alla collaborazione con Glenfiddich, Aston Martin apre un nuovo capitolo, immancabilmente scritto all’insegna dell’innovazione.
Il whisky scelto per questa prestigiosa collaborazione, che rappresenta solo il primo capitolo di una serie dedicata, è stato invecchiato nello Speyside scozzese per 16 lunghi anni in botti di rovere americano che hanno contenuto vino, oltre a botti di rovere vergine e botti ex-bourbon di secondo riempimento. Questo meticoloso processo di selezione di legni diversi dona a questo Glenfiddich 16 anni un carattere ricco, con note distintive di sciroppo d’acero e zenzero caramellato. Al palato è setoso, con sentori di macedonia di frutta e crema Chantilly.



Localizzazione e globalizzazione del vino
Il futuro del vino premierà sempre di più i progetti piccoli, visionari, capaci di interpretare il territorio con autenticità. Stiamo entrando in un’epoca in cui l’altitudine, la biodiversità e la profondità culturale contano più della quantità. Il legame con il terroir non si dissolve nella globalizzazione, anzi: si amplifica grazie a linguaggi più diretti, emozionali e universali. I vini che emozionano parleranno lingue diverse, ma con la stessa verità.
Le nuove frontiere del vino
Non c’è più spazio per la viticoltura di pianura. Il futuro appartiene alla montagna, alla collina e alle latitudini più alte, dove la luce, l’escursione termica e la complessità dei suoli restituiscono identità e tensione ai vini. È ciò che sta accadendo, ad esempio, in Inghilterra con gli spumanti, ma anche in regioni estreme dove il rischio diventa valore e la sfida genera unicità.
Innovazione e cambiamento climatico
Per affrontare i nuovi scenari climatici e tecnologici bisogna avere il coraggio di “tradire la tradizione”. Tradire e tradizione vengono dalla stessa radice latina, tradere, che significa “consegnare”.
Tradire le tradizioni non vuol dire rinnegarle, ma consegnarle al futuro, liberandole dai limiti del passato. Nella memoria dei nostri avi ci sono genialità e intuizioni, ma anche errori e compromessi. Oggi la conoscenza e la tecnologia ci permettono di superarli, dando valore alla sostenibilità come nuovo linguaggio del progresso.
Sostenibilità ambientale, economica e sociale
Lavorare nel mondo del vino è un privilegio, e ogni privilegio comporta il dovere di restituire. La sostenibilità deve essere prima di tutto un equilibrio tra etica, economia e ambiente. Ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse, limitare le emissioni: sono passi necessari, ma non sufficienti. Bisogna anche pensare a chi ha avuto meno fortuna, creando occasioni di crescita sociale. Credo fortemente che questa generazione abbia il dovere di consegnare alla prossima un paesaggio - umano e naturale - migliore di quello ricevuto.
Nuovi linguaggi e consumatore digitale
Il linguaggio del vino deve diventare universale, comprensibile, inclusivo. Serve un codice nuovo, più vicino alla sinestesia, dove
il vino si racconta non solo con le parole, ma con la musica, le immagini, le emozioni. L’esperienza del vino deve coinvolgere tutti i sensi, fondendo cultura e tecnologia in un dialogo diretto con il consumatore contemporaneo.
I trend internazionali e l’Italia del futuro
Un tempo si pensava che il Nuovo Mondo fosse distante, per cultura ed emotività, dal Vecchio. Oggi non è più così: ci sono terroir straordinari in ogni parte del pianeta, capaci di esprimere autenticità e unicità irripetibili. Il futuro di questi Paesi - e dell’Italia - passerà dalla capacità di abbandonare la competizione per abbracciare la differenziazione, come insegna la “strategia dell’oceano blu”: si vince non perché si lotta, ma perché si crea qualcosa di nuovo.
Le nuove generazioni di imprenditori del vino
Un imprenditore del vino deve saper volare alto, avere una visione organica e integrata della propria impresa. Non basta fare un vino buono, non basta una bella etichetta o una recensione favorevole. Bisogna perseguire la qualità globale, o totale: quella che abbraccia il prodotto, il paesaggio, le persone, l’etica e la bellezza. Solo così il vino diventa cultura e non semplice mercato.
Le categorie emergenti e l’identità Il segreto sta nel distinguere l’originalità dall’autorevolezza. L’originalità può stupire, ma è effimera; l’autorevolezza resiste al tempo perché nasce dalla coerenza. Credo nei vini capaci di raccontare un luogo, una storia, un uomo. I vini che sanno sopravvivere al proprio autore non conoscono crisi, perché incarnano l’identità e la memoria di un territorio.
Coraggio, curiosità e spiritualità del vino
Questo mestiere mi ha insegnato che il dubbio è la forma più alta di conoscenza. Ogni giorno il vino mi spinge a interrogarmi, a rischiare, a osare. Non mi sarei mai accontentato di un solo vigneto o di un solo vino: il vino è geografia, antropologia, biologia e filosofia. Ogni terroir è una pagina diversa del grande libro della Terra. E chi, come me, ha sete di capire la vigna, non troverà mai pace: continuerà a inseguire il sogno di un vino che unisca, nel suo respiro, l’uomo e il mondo.






Il successo di Etsu:
branding distintivo e rete di Embassies
A cura della Redazione
D&C, storica realtà italiana nella distribuzione di spirits, firma un caso di successo nel mondo dei gin grazie al lancio e alla valorizzazione del brand ETSU, di cui è primo e unico importatore in esclusiva per l’Italia. Non solo distributore, ma in questo caso co-creatore del marchio, D&C ha contribuito in modo decisivo al posizionamento di ETSU come uno dei gin più riconoscibili e apprezzati sul mercato italiano.
Il brand ETSU ha saputo intercettare perfettamente il trend crescente verso la cultura del Sol Levante, con un'immagine distintiva, packaging evocativi e una proposta gustativa raffinata e innovativa. L'Italia è oggi il primo mercato a livello globale per Gin ETSU, a conferma del successo della strategia di brand building condotta da D&C. Il segreto di questo successo sta nella qualità , nella comunicazione e continua innovazione di prodotto ad opera del brand e nella distribuzione qualitativa e multicanale voluta e perseguita da D&C.
Nel canale on trade, ETSU ha saputo distinguersi anche grazie a limited edition di forte impatto visivo e culturale, pensate per stimolare la creatività dei bartender e arricchire l’esperienza del consumatore. La ETSU SAKURA Edition , lanciata nel 2024 e confermata anche per il 2025, si presenta in una bottiglia in vetro decorata con l’immagine incisa di una geisha. Questa
referenza si ispira alla suggestiva stagione dei ciliegi in fiore in Giappone, racchiudendo aromi delicati di sakura, yuzu e una selezione di botaniche autoctone. Una proposta elegante, pensata per celebrare la primavera attraverso la mixology. A settembre 2025 sarà invece lanciata una limited edition impreziosita da una bottiglia decorata con una carpa koi in vetro – simbolo giapponese di forza e perseveranza – di ETSU PACIFIC OCEAN, caratterizzata da un profilo aromatico che richiama le brezze marine e l’intensità delle spezie orientali.
Nel canale off trade , ETSU si posiziona nella top ten dei gin con posizionamento premium . Una presenza solida, supportata da un’immagine di marca distintiva e da ottime rotazioni, che dimostra la capacità del brand di conquistare anche il pubblico generalista, senza mai rinunciare a qualità, identità e storytelling.
Per rafforzare ulteriormente il legame tra il brand e il territorio italiano, D&C presenta ETSU Embassies, un programma esclusivo che coinvolge una selezione di locali d’eccellenza e professionisti della mixology. Tra le prime “ambasciate” ufficiali ETSU figurano nomi di riferimento come Drink Kong (Roma), LAB (Viterbo), Kadavè (Napoli), Mezzo Pieno (Caserta), Tagoo, Down Town (Cagliari), Caffè degli Artisti, Caffè dei Mercanti, Caffè Milano e Post (Alessandria).
Essere parte del progetto ETSU Embassies significa diventare ambasciatori autentici dello spirito del brand: non solo punti vendita, ma veri custodi della cultura, dell’estetica e della tradizione giapponese reinterpretata attraverso il gin. Ogni locale selezionato diventa un hub di esperienza e racconto, contribuendo a diffondere la filosofia ETSU attraverso la qualità della proposta e l’eccellenza del servizio.
Il programma prevede inoltre un importante momento internazionale: nel 2026 si terrà la ETSU Global Competition , con una finale europea che vedrà sfidarsi i migliori bartender provenienti dai diversi Paesi in cui ETSU è distribuito. L’Italia punta a portare i suoi più talentuosi ambasciatori alla fase finale. In palio per i vincitori: un viaggio esclusivo in Giappone, presso la distilleria ETSU, per vivere un’esperienza immersiva nella cultura e nella filosofia che animano ogni bottiglia.

Fondata nel 1950, D&C è un’azienda italiana con vocazione internazionale, specializzata nella selezione e distribuzione di specialità food & beverage da oltre 30 paesi. Ogni anno importa oltre 2.000 prodotti e serve 15.000 clienti. Dal 2014 fa parte del gruppo Boerci, leader nel settore alimentare. Con tre divisioni – vini e champagne, spirits e food – opera in tutta Italia, nei canali moderno e tradizionale. D&C offre un servizio personalizzato, seguendo ogni prodotto dal marketing alla logistica, con l’obiettivo di valorizzare storia e identità di ogni marchio. La sua missione è proporre esperienze gustative autentiche, emozionanti e di alta qualità.
Creato nel 2017 da BBC Spirits, ETSU Gin, nasce con l’obiettivo di esprimere eleganza, delicatezza e ospitalità giapponese. Il design dell’etichetta si ispira alle cartoline “Hagaki”, simbolo di accoglienza. Prodotto ad Asahikawa (Hokkaido) e Akita (Honshū), viene distillato con acqua pura di montagna e botaniche locali, secondo la tradizione giapponese. “Etsu” significa “piacere” e rappresenta un punto di riferimento nel mondo dei gin ispirati al Giappone. Ogni variante offre autenticità e qualità, accompagnando il consumatore in un viaggio sensoriale unico, dove tradizione e modernità si incontrano in perfetto equilibrio.

Dove la voce del mare trova espressione
A cura della Redazione
Per la Primavera/Estate 2026, Sirivannavari svela un sogno onirico sotto le onde con “The Eternal Nautilus” , una collezione ideata da Sua Altezza Reale la Principessa Sirivannavari Nariratana Rajakanya , Direttrice Creativa, che celebra sensualità, mistero e la forza tranquilla del mare.
Ispirata al ritmo ipnotico della vita sottomarina e allo spirito indomito delle sirene, la narrazione si sviluppa come un’ode alla curiosità, alla libertà e al desiderio. La spirale eterna della conchiglia del nautilus diventa al tempo stesso simbolo e filo conduttore, modellando drappeggi vorticosi e silhouette che richiamano la danza delle onde e delle creature che si muovono al loro interno. Tessuti tattili, trasparenze e volumi fluttuanti riflettono gli stati mutevoli dell’oceano - ora sereno, ora ammaliante. Al contempo, uno spirito di beachwear urbano moderno introduce leggerezza, fluidità e funzionalità, con dettagli sportivi che emergono attraverso tagli versatili e costruzioni stratificate, infondendo a ogni silhouette l’energia di una vita sospesa tra città e mare.

Il womenswear cattura l’eleganza del movimento attraverso silhouette moderne di minigonne, realizzate con nastri e strisce di tessuto sovrapposti. La collezione presenta abiti in stile marinaro, pantaloni harem, creazioni che fondono artigianalità raffinata e tecniche moderne, incarnando lo stile distintivo della maison. Abiti fluttuanti evocano il movimento delle meduse, affiancati da bodysuit fluorescenti, giacche sportive, lunghi cover-up e leggings ciclistici. Gli abiti sono arricchiti da ricami delicati decorati con conchiglie, merletti intricati e tessuti dipinti a mano che raffigurano sirene e creature marine. La palette cromatica spazia da azzurri e bianchi delicati al corallo aranciato, dall’indaco thailandese al blu marino perlato, ispirati alla luminosità iridescente delle conchiglie e ai bagliori dell’acqua.
Menswear
Il menswear esprime l’essenza libera della vela. Blazer asimmetrici con colletti alla marinara, top a barca, camicie in lino a righe e capi in cotone trasmettono eleganza e disinvoltura. Questi motivi si ritrovano anche su cappotti, completi estivi e camicie con maniche a sbuffo. Motivi ricamati di cavallucci marini e coralli impreziosiscono i
capi, mentre espadrillas in tela con inserti in pelle Nappa ed eleganti mocassini in camoscio ricamato e denim completano l’immagine di un uomo sospeso tra mare e estate.
Colori e tessuti
Il colore plasma l’atmosfera evocando la tavolozza del mare: rosa, corallo, verde, navy, indaco thailandese e blu oceano si incontrano con le righe blu e bianche dei marinai. Argenti metallici e sfumature perlacee brillano come conchiglie, mentre il taffetà di seta cangiante, ispirato alle scaglie dei pesci, illumina le silhouette con riflessi vibranti. La maestria artigianale percorre l’intera collezione. Tra i tessuti principali spiccano materiali provenienti da diverse regioni della Thailandia:
• un tessuto naturale tinto all’indaco dal progetto Donkoi Model della provincia di Sakon Nakhon, trasformato in silhouette fluide e contemporanee;
• blend di canapa e seta da Chiang Mai, lavorati in morbide canotte dal drappeggio leggero;
• denim tessuto a mano dalla Royal Project Foundation e prodotto all’interno dell’Istituto Correzionale Femminile di Chiang Mai, che dona struttura e forza;
• lavorazioni all’uncinetto di artigiani della provincia di Tak, che aggiungono profondità e texture, richiamando le reti da pesca.
Questi materiali accuratamente scelti fungono da bussola per la visione della Direttrice Creativa, sostenendo l’artigianato locale, valorizzando il sapere culturale e rafforzando il futuro tessile della Thailandia con integrità e impegno.
Ricamo e dettagli
Il ricamo, firmato dal Sirivannavari Atelier and Academy, è arricchito da conchiglie e cirripedi naturali, stabilendo un legame tattile con la vita marina. Merletti finemente intrecciati svelano una profondità artigianale nascosta, mentre i nodi macramé evocano la forza e la bellezza delle corde marinare. Incisioni a blocco in legno reinterpretano onde e creature marine, trasformando motivi ancestrali in elementi attuali. Gli schizzi originali della Direttrice Creativa - raffiguranti maree, meduse, calamari e varie forme acquatiche - vengono tradotti in stampe xilografiche e successivamente digitalizzate, ottenendo tessuti che riflettono il moto del mare con linee fluide e un tocco artigianale unico.
Accessori
Gli accessori completano la narrazione marina, realizzati con materiali pregiati e selezionati.
Borse: la Bahamas Bag si ispira a coralli, fiori marini e ricci di mare, reinterpretati in ricami di perline, cristalli, madreperla e pietre naturali irregolari, brillanti come gioielli emersi dalle onde. La Luna Raffia Bag ritorna in rafia intrecciata, per un’eleganza tropicale. La Été Bag, realizzata con tecnica macramé in corda di cotone, è decorata con stelle marine dorate e conchiglie. La Capri Bag, a forma di stella e arricchita da nappine, trasmette dinamismo e gioco.


Calzature : tacchi a cono in acrilico trasparente si uniscono a design in raso con cut-out distintivo, sandali in mesh trasparente brillano di applicazioni, mentre i kitten heels tornano protagonisti con charm pendenti a forma di creature marine. Tutti i modelli sono prodotti in Italia, unendo savoir-faire e spirito estivo.
Gioielli e accessori moda: gioielli dorati illuminano la collezione con collane, bracciali e cinture ispirati a forme marine, come la rara conchiglia Moltke’s Heart Clam. Cinture e accessori per capelli completano i look con versatilità ed eleganza disinvolta.
Accessori speciali riflettono anche la vocazione sostenibile della designer, come portachiavi realizzati con reti da pesca e boe riciclate, trasformati in oggetti contemporanei attraverso processi di upcycling. Queste creazioni non sono solo dettagli ludici, ma rappresentano una dichiarazione di moda consapevole, allineata ai movimenti globali di sostenibilità. SAR Principessa Sirivannavari, appassionata subacquea e sostenitrice della tutela ambientale, ha inoltre fondato un’iniziativa dedicata alla protezione delle barriere coralline thailandesi e degli ecosistemi marini, rafforzando ulteriormente la sua visione di salvaguardia della bellezza naturale.
“The Eternal Nautilus” è una collezione di trasformazione, dove influenze senza tempo vengono reimmaginate in chiave contemporanea e la voce del mare trova espressione attraverso la moda. Dalle silhouette fluide del womenswear al menswear sartoriale, fino agli accessori ispirati al mare, la collezione incarna movimento, memoria e libertà. È una lettera d’amore al mare, un invito a immergersi nella sua forza silenziosa, nella sua bellezza naturale e nello spirito dell’estate in movimento.


SAR Principessa Sirivannavari Nariratana Rajakanya, Fondatrice e Direttrice Creativa di Sirivannavari, si colloca all’incrocio tra eredità culturale e modernità, guidando la principale maison di lusso thailandese con una voce distintiva a livello globale. La sua visione reinterpreta l’artigianato e il patrimonio culturale thailandese per il palcoscenico internazionale, presentando collezioni che incarnano eleganza, innovazione e creatività senza tempo.
Ha conseguito la laurea in Belle Arti e Arti Applicate presso l’Università Chulalongkorn e successivamente il Master in Design presso la rinomata École de la Chambre Syndicale de la Couture Parisienne (IFM) di Parigi. A completamento della formazione accademica, SAR ha perfezionato le proprie competenze presso alcune delle più prestigiose maison internazionali, tra cui Dior, Giorgio Armani, Salvatore Ferragamo, Balmain e Bulgari, apprendendo i più elevati standard di artigianalità e design di lusso. La sua esplorazione dell’arte asiatica l’ha portata anche a studiare stampa del kimono e arti applicate a Kyoto, ampliando il suo vocabolario creativo attraverso diverse culture.
Fondata nel 2005, Sirivannavari è oggi simbolo del lusso moderno thailandese. Ogni collezione dimostra la capacità della Principessa di coniugare elementi tradizionali, come tessitura e ricamo artigianale, con silhouette contemporanee e linguaggio globale. L’universo del brand comprende prêtà-porter, haute couture, abiti da sposa, gioielli preziosi e di alta gioielleria, pelletteria e lifestyle, affermando la maison come realtà internazionale con un’identità unicamente thailandese. Seguendo le orme della nonna, Sua Maestà la Regina Sirikit, Regina Madre, sostenitrice della seta thailandese e dei tessuti artigianali tradizionali, SAR Principessa Sirivannavari continua e sviluppa questa eredità. Il suo impegno culturale è stato riconosciuto a livello internazionale: ha ricevuto una prestigiosa medaglia dall’Unesco per i suoi sforzi nella conservazione del patrimonio vivente, nella promozione delle arti e nello sviluppo dei settori culturali e creativi della Thailandia. Più recentemente, è stata insignita del WIPO Award for Creative Excellence 2025 dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, per il suo impegno nel design e nella moda e per il sostegno agli artigiani locali, una passione presente in ogni importante collezione Sirivannavari. Oltre alla moda, SAR è una fotografa appassionata. Il suo amore per la luce, i paesaggi e le narrazioni visive si è concretizzato nella mostra Journey Through the Lens presso la Leica Galleria di Francoforte nel 2024, con opere realizzate in Egitto, Venezia,
Thailandia e Kenya. Questo sguardo artistico arricchisce il suo lavoro nella moda, intrecciando storytelling visivo nel DNA delle collezioni.
Come principessa moderna e designer professionista, SAR Principessa Sirivannavari Nariratana Rajakanya incarna una nuova generazione di leadership creativa. Attraverso Sirivannavari continua a valorizzare gli artigiani thailandesi, promuovere l’identità culturale della nazione e portare la voce creativa della Thailandia nel panorama internazionale della moda.
Fondata nel 2005 da SAR Principessa Sirivannavari Nariratana Rajakanya, Sirivannavari è una maison di lusso che fonde creatività, savoir-faire e patrimonio culturale. Per quasi due decenni, il brand ha definito una visione distintiva del lusso contemporaneo, combinando eleganza occidentale e arte thailandese, silhouette audaci e femminilità delicata, innovazione e tradizione senza tempo.
Al centro della filosofia c’è l’empowerment femminile attraverso creazioni che bilanciano forza e grazia. Sirivannavari è riconosciuta per sartoria raffinata, stampe grafiche e un’estetica cross-culturale, capace di coniugare linee maschili e fluidità femminile. Ogni collezione riflette il DNA della maison: eleganza, creatività e maestria artigianale.
Il cuore del brand è rappresentato dall’Atelier Sirivannavari e dall’Embroidery Academy, dedicati alla conservazione e allo sviluppo dello spirito artigianale thailandese. Integrando ricamo tradizionale thailandese, tecniche francesi e design contemporaneo, l’Accademia garantisce che ogni pezzocouture, abiti da sposa, prêt-à-porter, menswear, pelletteria o gioielli - porti la firma della maison. Questo impegno rafforza l’identità del brand e supporta gli artigiani locali, sostenendo l’industria tessile thailandese.
Settembre 2024 ha segnato un traguardo storico per Sirivannavari con l’ingresso nel Calendario Ufficiale della Milano Fashion Week , ottenendo riconoscimento internazionale e consolidando il ruolo della maison tra le più prestigiose case di moda. Questo successo ha elevato l’eredità thailandese sul palcoscenico globale e confermato la visione internazionale della Principessa.
Oggi Sirivannavari continua a creare non solo collezioni, ma un’eredità: celebra le donne, valorizza gli artigiani e proietta la Thailandia al centro del lusso globale. Da Bangkok a Milano, la maison rappresenta arte, innovazione e orgoglio culturale, modellando il futuro della moda nel rispetto della tradizione.
A cura della Redazione
Nella collezione Eleventy Donna Fall/Winter 25–26, il cappotto si conferma il capospalla chiave di stagione, simbolo di un lusso discreto e contemporaneo. Realizzato in pregiato misto lana e cashmere , avvolge la silhouette con una morbidezza sofisticata e un fit avvolgente che esalta la femminilità con naturalezza.
Il pattern check materico dalle nuance calde – che spaziano dai toni naturali Eleventy come panna, sabbia e cammello fino alle cromie di stagione come mosto e quarzo – racconta la ricercatezza di un capo destinato a durare nel tempo. La cintura in vita permette di personalizzare la vestibilità, creando un equilibrio perfetto tra comfort e raffinatezza.
Pensato per una donna attenta alla qualità sartoriale del made in Italy, questo cappotto unisce filati d’eccellenza e un design pulito, diventando il passe-partout ideale per accompagnare con stile le giornate in città o i momenti più eleganti delle serate invernali.
Un capo iconico che incarna la filosofia Eleventy: quiet luxury, bellezza essenziale e materiali senza tempo.


Con l’arrivo dell’inverno e le temperature che iniziano a farsi più rigide, Eleventy presenta un capo pensato per offrire calore ed eleganza in ogni dettaglio. Parte della collezione uomo Fall Winter 25/26, la nuova giacca bimaterica in montone rovesciato e maglia a treccia si aff erma come uno dei pezzi chiave della stagione.
Il contrasto tra il corpo in morbido shearling e le maniche in maglia treccia dà vita a un capo che unisce comfort e stile con naturale equilibrio. Il design essenziale è arricchito da dettagli funzionali, come il collo avvolgente e i bordi in maglia stretch , pensati per accompagnare i mesi più freddi con un gusto sobrio e raffi nato.
La tonalità panna si inserisce con armonia nella palette FW25/26, che esplora nuove sfumature naturali e sofisticate raccontando un’eleganza misurata e contemporanea, pensata per l’uomo moderno.
Questa giacca bimaterica non è soltanto un capo funzionale, ma rappresenta al tempo stesso una dichiarazione di stile e di visione. Un esempio dell’approccio Eleventy alla contemporaneità:
A cura della Redazione
reinterpretare la tradizione attraverso materiali pregiati e volumi rilassati , per un guardaroba che accompagna ogni momento della giornata con naturalezza e carattere.
Un alleato ideale ora che l’inverno prende forma - calda, versatile, distintiva.

A cura della Redazione
Colmar presenta la nuova tuta da neve: pensata per chi cerca prestazioni tecniche, comfort e stile in ogni condizione sulle piste.
Il guscio esterno è realizzato in nylon stretch a 3 strati con membrana riciclata, completamente impermeabile, traspirante e termonastrato. La presenza del 12% di elastan garantisce una libertà di movimento totale, mentre il sistema è dotato di riflettore Recco e numerose tasche interne ed esterne. È inoltre compatibile con le giacche della collezione sci Colmar, per creare un sistema modulare capace di adattarsi a qualsiasi condizione climatica.
Il giaccone abbina un tessuto in poliestere opaco con finitura "peach touch" a pannelli in softshell elasticizzato, offrendo una combinazione ideale di comfort e protezione. L’imbottitura Microflock Re-padding in poliestere riciclato assicura calore e leggerezza, rendendo il capo perfetto sia indossato da solo che come mid-layer.
I pantaloni cargo da sci coniugano design e funzionalità, grazie al tessuto stretch impermeabile e traspirante, alla fodera elasticizzata e all’imbottitura Clomax Flex4way (composta per il 75% da fibre riciclate post-consumo) per un isolamento termico ottimale.



Dal 1° ottobre al 25 febbraio, Colmar inaugura un pop-up store all’interno della Stazione Centrale di Milano, trasformando uno degli snodi più iconici della città in un’esperienza immersiva che unisce design, tecnologia e tradizione sportiva evocando il fascino e il desiderio della montagna.
L’ispirazione arriva dalla storica funivia di Lagazuoi a Cortina D’Ampezzo: una cabina reinterpretata in chiave contemporanea accoglie i visitatori in uno spazio che evoca la magia della montagna. Blu per la struttura, bianco per gli arredi, rosso per i dettagli: un gioco di colori che, insieme a led luminosi, superfici specchiate, elementi tessili in lana e all’iconico bianco Colmar, dà vita a un’installazione unica, rafforzando l’identità del brand.
Il pop-up sarà dedicato a Colmar Originals e subirà evoluzioni nel corso dei mesi, offrendo nuove esperienze e contenuti in linea con le collezioni stagionali.
Non solo retail, ma anche narrazione: il pop-up diventa un luogo che racconta le collezioni stagionali oltre al legame di Colmar con lo sport attraverso immagini e contenuti multimediali dedicati. Con oltre 100 anni di storia e un medagliere straordinario al fianco degli atleti più grandi, Colmar conferma con questo nuovo pop-up il suo legame dissolubile con la montagna, in un costante dialogo tra heritage e futuro.
Un pop-up immersivo in Stazione Centrale celebra l’heritage sportivo
A cura della Redazione


L’iconica scarpa francese e i suoi 80 anni di stile
A cura della Redazione
Alcune cose non cambiano mai. Restano lì, autentiche e solide, attraversando epoche e generazioni con la stessa eleganza con cui sono nate. Così è la Michael di Paraboot, la scarpa simbolo di uno stile essenziale e senza tempo che quest’anno compie 80 anni e continua a rappresentare l’anima più autentica del marchio francese.
Per celebrare questo importante anniversario, Paraboot ha scelto Milano e Candiani Store di Piazza Mentana 3 come cornice di un evento speciale dal titolo “Some Things Never Change”. Un cocktail dove tradizione e contemporaneità si sono intrecciate per raccontare l’evoluzione di un’icona che, dal 1945, accompagna il guardaroba di chi sceglie qualità, artigianalità e carattere.
Un’icona che attraversa il tempo
Nata nell’immediato dopoguerra per accompagnare il lavoro di agricoltori, commercianti e operai – tanto da essere conosciuta in Italia come “la scarpa da ingegnere” – la Michael è diventata nel tempo un vero e proprio simbolo di stile. La sua silhouette arrotondata, la trépointe festonata e la suola in gomma a carrarmato raccontano una storia fatta di resistenza e comfort, di eleganza concreta e funzionale. Realizzata con le tradizionali lavorazioni Norvegese o Goodyear e interamente risuolabile, continua ancora oggi a rappresentare i valori fondanti di
Paraboot: autenticità, durata, rispetto per i materiali e cura per i dettagli. Ma ciò che rende la Michael speciale è la sua capacità di adattarsi e reinventarsi senza mai perdere la propria identità. Indossata da generazioni diverse in ogni parte del mondo, è ormai un classico universale, capace di trascendere stagioni, tendenze e generi.
80 anni, 8 modelli, una storia
Per celebrare il traguardo degli 80 anni, Paraboot ha presentato in anteprima la capsule “Michael: 80 anni, attraverso 8 decenni”: otto modelli esclusivi, ciascuno ispirato a un’epoca diversa, in cui materiali pregiati, colori iconici e dettagli d’archivio si fondono in un dialogo creativo tra passato e presente.
Il cuore della celebrazione: Candiani Denim Store
L’evento milanese ha rappresentato il culmine delle celebrazioni per il mercato italiano, trasformando il Candiani Store di Milano in un luogo d’incontro tra cultura del prodotto e stile contemporaneo. L’atmosfera accogliente e ricercata del flagship store ha esaltato i valori condivisi – autenticità, ricerca, qualità e attenzione alla sostenibilità – creando un’esperienza immersiva capace di valorizzare ogni dettaglio. Gli ospiti hanno potuto esplorare l’universo di Paraboot attraverso materiali d’archivio, installazioni tematiche e le nuove interpretazioni del modello Michael, scoprendo come questa icona abbia saputo evolversi rimanendo fedele a sé stessa.
Una storia che continua
Con “Some Things Never Change”, Paraboot non ha solo celebrato un anniversario importante, ma ha riaffermato la propria filosofia: creare calzature che durano nel tempo, nate per accompagnare la vita di chi le indossa con naturalezza e stile. Perché le mode cambiano, ma alcune cose – come la qualità, l’autenticità e l’eleganza discreta della Michael – restano immutate.
Fondata nel 1908 da Richard Pontvert, Paraboot festeggia nel 2025 i suoi 117 anni di storia, innovazione e passione. Con sede a Saint-Jean-de-Moirans, nella regione dell’Isère in Francia, perpetua l’arte della calzatura cucita e del Made in France, con materiali d’eccezione e un impegno costante verso qualità e autenticità.
"Da molto tempo, e ancora per molto tempo a venire, lavoro per rivelare la bellezza dell’autentico, dell’utile, del semplice e dell’eterno.
Le mie scarpe Paraboot, solide, durevoli, confortevoli, mi riconnettono all’essenziale. Paraboot. Semplicemente."





Tradizione e resistenza nei nuovi stivaletti Chelsea
A cura della Redazione
Blundstone, il famoso marchio australiano di calzature, noto per i suoi resistenti stivaletti Chelsea, e Filson, lo storico brand di abbigliamento con radici nel Pacifico nord-occidentale, annunciano il lancio di una collaborazione in edizione limitata che riunisce oltre 250 anni di tradizione condivisa. La partnership celebra l’impegno comune di entrambi i brand per l’artigianato, la resistenza e il design senza tempo.
La collezione Blundstone x Filson comprende tre modelli di stivaletti Chelsea realizzati in collaborazione dai due brand: il #2534 in pelle di bisonte nera zigrinata, esclusiva di filson.com; il #2535 in pelle scamosciata cerata color terra di Siena; il #2536 in pelle nabuk color teak cerata e oliata. Creati come calzature versatili in grado di affrontare ogni terreno, dalle strade di città ai sentieri più impervi, questi stivaletti presentano la nuova suola in TPU Avalon® Gecko di Blundstone, progettata per offrire aderenza e resistenza. Inoltre, sono realizzati in pelle premium resistente all’acqua e sono dotati di solette Comfort Arch con tecnologia XRD® con logo in co-branding per il massimo comfort.
Fondato in Tasmania, in Australia, nel 1870, il marchio Blundstone si è fatto conoscere anche all'estero per la resistenza, la qualità, l’artigianalità e lo stile sobrio e senza tempo delle sue creazioni. Noto soprattutto per gli iconici stivaletti Chelsea con elastico laterale, il brand presenta dei modelli di stivaletti scelti da avventurieri, contadini, cuochi, commercianti, seguaci della moda, artisti e musicisti. Nel corso della sua storia, Blundstone si è dedicato alla produzione di calzature per ogni luogo e circostanza.
Fondata a Seattle nel 1897 per fornire abbigliamento ai cercatori d’oro diretti nello Yukon, l’azienda vanta un’eredità di 128 anni costruita sulla sua reputazione di onestà, qualità e resistenza. L’attrezzatura di lunga durata di Filson è la scelta di esploratori, avventurieri, allevatori, cacciatori, pescatori, ingegneri e chiunque abbia una passione per la vita all’aria aperta. A oltre un secolo dalla sua fondazione, la sede centrale di Filson si trova ancora a Seattle, nello stato di Washington.

A cura della Redazione
Minimalismo raffinato, linee pulite e un’eleganza rilassata: il nuovo bomber firmato nine:inthe:morning si conferma tra i capi chiave della collezione Fall/Winter 2025
Realizzato in un caldo tono cammello, il modello interpreta in chiave contemporanea un’icona senza tempo del guardaroba femminile. La silhouette morbida, le spalle leggermente scese e la zip centrale valorizzano la vestibilità versatile, mentre i dettagli funzionali – come le tasche laterali e il taschino utility sulla manica – richiamano l’heritage workwear che da sempre ispira il brand.
Il bomber diventa così il perfetto alleato da giorno a sera: sofisticato con pantaloni sartoriali e camicia, disinvolto con denim e sneakers. Un capo che esprime appieno l’attitudine di nine:inthe:morning , capace di fondere ricerca tessile, cura dei dettagli e un’estetica metropolitana dal carattere deciso.


A cura di Carla Cavicchini
Il trucco c’è e si vede! Un programma di Mediaset del 2000 andato in onda per qualche annetto, con quell’ospite intervistato da Rita Dalla Chiesa mentre il creatore d’immagine Diego Dalla Palma dal consueto sorriso, distribuiva consigli ai vip d’ogni puntata.
Proprio quel Diego Dalla Palma, veneto fierissimo delle proprie origini, considerato uno dei più grandi truccatori a livello mondiale. Ed oggigiorno è anche scrittore, imprenditore, attore teatrale e presentatore, ricordandolo in “Perché no?” in veste sempre coloratissima e carismatica. Dimenticavamo: pure scenografo, costumista ed opinionista dal momento che le sue opinioni lo calzano “a pennello”. Di curve e svolte ne ha avute parecchie in vita sua: belle... meno belle, drammatiche, riuscendo tuttavia ad alzarsi sempre con schiena dritta affrontando l’ignoto.
Quanto al suo riuscire bene in ogni cosa, è frutto di seria disciplina, mai a labbra serrate, lanciando spesso e volentieri battute dissacratorie che ben si confanno ai suoi pensieri esistenzialisti. E quanto ancora agli amati colori sgargianti sapientemente miscelati, sicuramente vengono più applicati che usati, esorcizzando il passato in maniera fluida e piacevole, quale la splendida camicia

canarino che indossa, in compagnia degli allegri pantaloni a quadrotti, per un buon effetto ‘pendant’!
Jim Morrison soleva dire che la vita rappresenta lo specchio: ti sorride se la guardi sorridendo. Un motto elegantemente copiato da persone altamente sensibili. E qui ci siamo perfettamente capiti.
Sprofondati in comode poltroncine di vimini, al noto visagista dico: “Diego Dalla Palma make-up.”
Mi guarda intensamente ed allora mi riprendo allungando la domanda. Diego Dalla Palma make-up ed altro.
“Sì, in questi tempi infami mi piace ‘altro’. Salva da tutto, dalla vecchiaia, dalla banalità, dall’omologazione.”
Parla spesso della terza età.
“Eh... può essere... Mi sento un vecchio intenso interessato alla vita con una buona opinione nei confronti della morte. Curioso del mondo e non del gossip che non mi attira. Amante dei viaggi e mah, forse anche altro ancora. Lo sa cosa mi salva? La geografia accompagnata da un bel po’ di fantasia unita ad un pizzico di sana follia.”
Non a caso i folli sono simpatici. “Ben detto!”
Bon, continuiamo. Girovago per scelta in Italia ed estero. “Esatto, vivendo anche a Lisbona e sull’Oceano Atlantico a svernare, scrivere, e quello che mi passa tra la testa. Molto tempo in un luogo che amo molto legato ad una certa spiritualità."
Dal trucco allo spirituale.
“Penso che tutto parta dal dolore. La bellezza passa attraverso il dolore; non esiste la bellezza vera, quella che si intende comunemente. Quella che intende la gente è leziosità... l’essere giovani! Tutto costruito! Come quelle donne e pure uomini che non accettano il passar del tempo. Si ridicolizzano se l’’età non viene accettata. Pertanto, la bellezza è come lo yoghurt: ha la sua scadenza. Pensiamo allora a quel bello che si nutre anche del coraggio, della diversità, della consapevolezza e disciplina. Non esiste bellezza senza disciplina. Bisogna capire chi siamo. Personalmente odio esibizioni, pagliacciate, nonché ostentazione di quel che non si è!”
Presumiamo sia contrario al botox e chirurgia plastica. Ostentando le nostre rughe.
“Rispondo che qualche macchia di vecchiaia me la sono tolta. Cheratosi fastidiose al tocco e quindi tolte! E cosa dire ancora visto che lei insiste sul concetto del bello? Che avendo incontrato anche molte persone vecchie, anziane, riscontravo in loro un grande carisma. Volti intensi e spettacolari, che mi abbagliavano stupendomi ed affascinandomi. Ecco. Non è questione d’età, mentre il fascino invece è questione d’età poiché non arriva se non dopo i 40 anni. Ed è magnetico, indefinibile, una categoria dello spirito.”
Ne è trascorso di tempo da quando quel giovane e bel ragazzo con una massa di bei capelli neri in testa, talvolta sprezzante con i suoi familiari, cambiò pagina andandosene a Milano. Con seguito di buon successo. Che ricordi conserva di quel periodo? Affetti compresi.
“Ricordi di ogni mezz’ora. Fortunatamente i miei mi lasciarono andare accettando la realizzazione dei miei sogni. Certamente a loro nascosi il dolore vissuto strada facendo ma, quel periodo, ce l’ho sempre poiché corrisponde tutto.”
Tutto cosa?
“Il bullismo vissuto, cadute varie, fallimenti esistenziali seguite da rialzi, ed ancora con sogni infranti, delusioni, pianti, ed altro. Però attenzione! Questo è la chiave del mio vivere, quello che mi trasmette dando un senso alla gioia e serenità. Perché quelle volte - poche - che sono stato felice, l’ho pagata cara la felicità. E quindi non la cerco, anzi esorto le persone a non cercarla. Mentre la gioia, le piccole gioie, sono uno stato di grazia.”


L’impressione è di parlare con un uomo che ha sofferto molto. “Anche adesso.”
Dice questo guardandomi intensamente. Per un attimo mi sento in croce domandandogli tuttavia, se nel dolore si crogiola sino ad esserne masochista.
“No, però lo rispetto poiché mi ha fatto un regalo meraviglioso che sento di avere. Lo sento. E quando un essere umano ha vissuto questo sulla propria pelle, è un privilegiato. Quella cosa che si chiama luccicanza.”
Che rapporto ha con la fede?
“Sono pagano. Ho i miei. Dei che sono il mare, la luna, il sole, la natura tutta.”
È religioso, cristiano?
“Sono cristiano, non religioso, credente in Gesù Cristo poiché mi sono preso la briga di raccontare Israele e la sua conoscenza. Quella che ho potuto fare io. È stato un viaggio profondo e toccante la conoscenza di Gesù Cristo. Una figura che esula completamente da quello che ci hanno raccontato. Quindi non posso essere cattolico secondo i canoni del cattolicesimo. Tra l’altro sono stato deluso dai preti: abusato, persino con cose brutte nei confronti dei miei genitori a cui spillarono soldi. Sono però al corrente che esistono preti e missionari straordinari; ministri di quel Gesù Cristo che predicano le parole proprio di Gesù Cristo. Ma non amo tutto quello che è ostentazione come i paramenti dei cardinali, con quella croce dove hai 500.000 euro di soldi appesi che potrebbero servire nel mondo per sistemare tante cose. Forse sono troppo retorico.”
No, non diremmo proprio. Estremamente profondo.
“Bene, allora concludo non vedendo giustizia. Qualcuno più intelligente di me, condividendo in pieno: finché non c’è giustizia, non può esserci pace.”
Una vota adulto ha perdonato quel religioso che dopo gli abusi le faceva ascoltare la musica?
“L’ho chiamato e perdonato. Ma l’avevo perdonato anche prima. E proseguo osservando che non mi sono mancati imbrogli e derubamenti a livello economico, trovandomi in fortissime difficoltà. Ma, ripeto, io perdono. Sono fatto così.”
Parliamo di vizi, virtù, orgogli, peccati?
“Perdonare l’ho già detto. Peccati non pochi... metterei quelli della carne, ma non sono mortali, osserverei veniali. E faccio troppo di testa mia. Sono cocciuto ma anche coraggioso: cerco sempre onestà e giustizia.”
Ha detto molti ‘no’ a persone potenti?
“Altro che, tantissimi!”
Parliamo di make-up?
“No.”
Ma è ancora visagista.
“Preferisco non parlarne. Alla mia età non è il caso. Interessa poco.”
Sicuramente legge moltissimo visto che ha risposto con pensieri di grande profondità. E sicuramente si occuperà di altro.
“Adoro viaggiare. Talvolta viaggetti piccoli altri più lunghi.”
Senza rinnegare la sua professione.
“Beh, sì, mi occupo ancora di supervisionare la comunicazione del mio brand. Guardi, devo andare.”
Ultimissima. Il suo pensiero sulla mitica Brigitte Bardot che, all’ apice della carriera, abbandonò tutto.
“Un po’ bene ed un po’ male. La sua trascuratezza mi preoccupa un po’. Nella vita si possono avere principi solidissimi però presentarsi sfatti e disordinati è un errore che commette. Errore tuttavia superato dalla sua intelligenza, personalità e bravura nell’esporre tematiche importanti.”
Ci vuole dignità nella vecchiaia.
La vecchiaia fà dignità.


Il volto nuovo degli agenti sportivi italiani

Giuseppe Vito Distefano, giovane agente sportivo pugliese, ma di stanza a Roma, unisce preparazione certificata, mentalità analitica e una grande fame di risultati.
Laureando in giurisprudenza presso la LUISS “Guido Carli”, con un approccio etico e innovativo, punta a rinnovare il ruolo dell’agente in Italia, rappresentando un valore aggiunto ed un professionista di sicuro affidamento per atleti e club.
Che cosa ti ha spinto a diventare agente sportivo e quali sono i passaggi formativi che certificano la tua professionalità rispetto a chi opera senza titoli?
Diventare un agente sportivo è sempre stato il mio sogno.
Seguo il calcio da quando ne ho memoria, e già dai primi ricordi il fascino e l’ammirazione verso questa figura professionale, capace di valorizzare talenti e di aiutare giovani promesse a realizzare i propri sogni, rappresenta una costante.
Forse sarò esagerato, ma mi sento di dire che essere un agente sportivo rappresenta, per me, quasi una vocazione. Ovviamente, crescendo, mi è subito stato chiaro che la sola passione non sarebbe mai potuta bastare per tramutare il mio sogno in realtà: sarebbero serviti tanto studio, approfondimento e sacrifici.
Sin da bambino ho divorato le biografie dei professionisti che hanno fatto la storia di questa professione, oltreché numerosi tomi inerenti il mondo del calcio e, ça va sans dire, del calciomercato e delle trattative che lo contraddistinguono.
Ho scelto, poi, di frequentare la facoltà di giurisprudenza proprio perché, oltre ad una forte passione e curiosità per la materia, a spingermi vi era proprio la convinzione/consapevolezza che lo studio di questa materia sarebbe potuto essere d’aiuto per lo svolgimento di questo impiego, arricchendo il mio percorso accademico con numerosi corsi di diritto e management dello sport e cercando, anche al di fuori del contesto universitario, di approfondire tutti gli aspetti di questo sport -dalle vicende più strettamente tattiche o “di campo” all’aspetto psicologico e mentale-, cercando di costruire una visione ed una preparazione a 360°.
Infine, ovviamente, ho seguito e superato l’iter che la legge prevede per acquisire il titolo di agente sportivo.
La mia, infatti - ed è sempre bene ricordarlo -, è una professione regolamentata (come la professione forense e quella medica), il cui esercizio è subordinato al superamento di un’idoneità generale presso il CONI (in materia di diritto dello sport, diritto privato e
diritto amministrativo) e di un esame specifico presso la federazione in cui si intende operare (nel mio caso la FIGC, in materia, tra le altre, di giustizia sportiva, NOIF, Regolamento Federale Agenti Sportivi) oltreché al rispetto di un annuale obbligo di aggiornamento e di una pluralità di doveri di condotta.
Sei tra i più giovani in Italia in questo ruolo: come trasformi freschezza, ambizione e fame in vantaggio concreto per i tuoi assistiti?
Essere, attualmente, il più giovane agente sportivo CONI-FIGC d’Italia rappresenta certamente un onore, ma al contempo un onere, perché spesso la gioventù rischia di essere intesa come sinonimo di inesperienza.
Nella mia attività, tuttavia, credo di poter affermare che si tratti di un vero e proprio vantaggio: io e i miei potenziali assistiti siamo di fatto coetanei, o al più ci “scambiamo” pochi anni; per loro posso essere un amico, un fratello maggiore o uno minore, sicuramente un confidente fidato e più diretto rispetto ad un interlocutore di un’altra fascia d’età, “uno di loro” che ha semplicemente delle conoscenze tecniche-professionali in più.
Parlo la loro stessa lingua, conosco i problemi della mia età o di una fase della vita che ho vissuto da poco o alla quale mi sto affacciando, e perciò posso essere una figura di riferimento tanto per le questioni legate alla loro professione di calciatore che per la vita di tutti i giorni, per i problemi extra-campo.
Certo, magari non avrò alle spalle decenni di trattative, ma sicuramente lavoro quotidianamente non solo per portare la loro carriera al massimo livello possibile, ma in primis per affermarmi in prima persona.
Non ho una famiglia da mantenere o un mutuo da pagare, ma solo tanta passione e voglia di arrivare in alto in un mondo in cui sono entrato in punta di piedi ma che voglio “prendere a morsi”; certamente potrò commettere degli errori, ma sempre cercando di prendere la migliore scelta possibile per le carriere dei miei amici, prima ancora che assistiti, e mai spinto dalla voglia di arricchirmi. Insomma, presento tutti i pro e i contro della “giovinezza”, e chi meglio di un coetaneo può rappresentare gli interessi di un ragazzo/a?
Come descriveresti oggi la figura dell’agente sportivo?
Quali sono le attività principali e le responsabilità che ti assumi ogni giorno?
Credo che la responsabilità di un agente sportivo sia realmente enorme.
Attraverso la procura, un atleta non ti affida solamente la gestione del proprio tesseramento, trasferimento o rinnovo di contratto, ma una porzione più o meno ampia di una carriera che, nella più rosea delle aspettative, può durare 20 anni, e che dunque non è certamente eterna o lunghissima.
Assistere un atleta significa essere responsabili non solo di massimizzare possibilità, guadagni e prospettive della sua professione, ma salvaguardare attentamente quello che per lui non è solo un lavoro, ma un sogno, la propria vita, senza trascurare la


necessità di favorire una sua formazione a 360°, così da prepararsi a fronteggiare il post carriera senza ridursi a vivere da pensionato a 35-40 anni.
Allo stesso modo, anche l’assistenza prestata in favore di una società rappresenta una sfida complessa: svolgere questo incarico con professionalità e responsabilità, infatti, implica il dover essere consapevoli di poter condizionare scelte pesanti, dal valore di decine di migliaia o milioni di euro, capaci di incidere sulla sostenibilità nel breve e lungo termine della società stessa e di influenzare la quotidianità dei tifosi, influendo direttamente su quella che per loro è una fede.
Perciò, ritengo che la figura dell’agente sportivo possa essere perfettamente descritta come un ponte collegante società e atleti, al fine di mediare fra interessi spesso conflittuali ma egualmente rilevanti, cercando di trovare un giusto compromesso idoneo a garantire una reciproca soddisfazione, garantendo rispetto, lealtà e correttezza nei confronti di ciascuno ma senza disdegnare scelte impopolari o dichiarazioni forti -con il rischio di risultare antipaticiquando necessario.
In ragione di tutto ciò, la mia attività principale è semplice: cerco di tutelare al meglio delle mie possibilità gli interessi dei miei assistiti, così da consentire loro di rendere al meglio concentrandosi esclusivamente sulla propria attività (e che sia in campo e che sia gestire una società dietro una scrivania).
Raccontaci il tuo metodo di lavoro: scouting, analisi dei dati, preparazione alle trattative. Quali strumenti e criteri utilizzi?
Il calcio, specie negli ultimi anni, è uno sport in continua e notevole evoluzione, sotto tutti gli aspetti: regolamentare, tecnico-tattico, tecnologico.
Perciò, credo che il mio lavoro non possa prescindere da una costante e approfondita analisi del gioco, in tutte le sue sfaccettature, con una presenza sui campi che sia quanto più frequente possibile e che rasenti la quotidianità.
L’analisi dei dati è certamente fondamentale, perché consente di valutare appieno ogni caratteristica dell’atleta che si sta seguendo o della decisione che si è chiamati ad assumere, ma, nella mia modesta opinione, è sempre di supporto e mai in sostituzione di quello che i propri occhi possono osservare sul campo.
Seguire allenamenti e partite non è solo necessario ai fini dello scouting (così da individuare profili interessanti), ma anche e soprattutto per comprendere cosa offre e cosa cerca il mercato, cercando di intravedere e percepire prima degli altri in quale direzione si stia muovendo, curando sul campo le relazioni ed i rapporti con direttori e società che rappresentano una fetta importantissima di questo lavoro.
Le trattative e/o i piani di crescita e di sviluppo riguardanti un atleta o una società non si improvvisano da oggi al domani, ma presentano mesi di lavoro alle spalle, e si fondano su una pluralità di considerazioni.
Può sembrare banale ma, facendo un esempio tanto diretto quanto semplice, se nella mia scuderia è presente un ottimo quinto di centrocampo, è mio dovere conoscere in quale campionato e/o
contesto vi sono le condizioni ed è adottato un modulo in grado di esaltarne le caratteristiche (ad esempio, in quanto adottante il sistema di gioco del 3-5-2), oltreché tutta una serie di fattori come le pressioni della piazza, il modus operandi di società e allenatore, gli obiettivi fissati, che sono in grado di stimolare appieno l’atleta e di fargli fare un salto di qualità.
Etica e trasparenza: come ti assicuri che atleti e famiglie siano sempre tutelati e pienamente consapevoli di ogni passo?
La mia ricetta è semplice: schiettezza, divulgazione e condivisione delle scelte.
Molto spesso, il rischio che un agente sportivo corre è quello di dare per scontato che i propri assistiti e le rispettive famiglie conoscano le norme federali, statali e internazionali che orientano e condizionano una trattativa, piuttosto che determinate dinamiche interne al mondo del calcio che ne condizionano gli scenari.
Compito di un agente, innanzitutto, è quello di divulgare, con un linguaggio diretto ed accessibile, le regole che disciplinano una determinata situazione, spiegando sempre la strategia che intende adottare e le ragioni che vi sono a fondamento.
Un agente deve aiutare il proprio assistito ed i suoi cari ad assumere la migliore decisione per sé, non sostituendosi a lui nelle valutazioni, ma fornendogli tutti gli elementi necessari per soppesare con cognizione di causa ogni aspetto, per poi agire con professionalità e competenza per perseguire gli obiettivi fissati dallo stesso.
L’innovazione è un tuo tratto distintivo: quali tecnologie o soluzioni digitali utilizzi per aumentare la qualità del servizio e la competitività del tuo lavoro?
La tecnologia mi permette innanzitutto di ampliare il mio perimetro d’azione e la mia produttività; grazie ad essa, nell’arco di un weekend riesco a seguire fino a 10 partite, unendo alle 3-4 seguite dal vivo altre 6-7 seguite in video e da remoto, consentendomi in ogni contesto e circostanza di dedicarmi al mio lavoro.
Le applicazioni e i software di supporto dello scouting, analisi delle partite e trasferimenti dei giocatori fanno il resto, e mi consentono di avere una panoramica completa tanto sui calciatori quanto sulle società con le quali ho a che fare o potrei avere contatti.
Un altro aspetto che ritengo decisivo è la comunicazione: un buon 50% della buona riuscita del lavoro di un agente è determinato dalla qualità della sua comunicazione e dell’affidabilità e rispettabilità dell’immagine che riesce a dare di sé.
Tengo molto alla mia immagine e all’impressione che riesco a dare di me, poiché non avendo una carriera da calciatore alle spalle e/o un parente famoso che possa farmi da apripista nel settore, ovviamente necessito di farmi conoscere ed apprezzare tanto dagli addetti ai lavori quanto dal pubblico generalista; a tal fine una buona padronanza dei social network e la conoscenza ed il trovarsi a proprio agio con le nuove forme di comunicazione tecnologie che ne sono alla base rappresentano un punto a favore non solo per me stesso, ma anche e soprattutto per i miei potenziali assistiti, che possono essere valorizzati e pubblicizzati anche in forme meno convenzionali ma potenzialmente più efficaci.
Perché un atleta o una società dovrebbe scegliere proprio te?
Qual è il tuo valore aggiunto rispetto ai player consolidati del settore?
Io mi sceglierei per la mia fame, per la mia ambizione e per la mia lealtà.
Ogni calciatore che seguo, ogni società che assisto, rappresentano per me l’occasione della vita, la via per affermarsi nella professione e raggiungere l’apice del mondo del calcio.
Non sono né a capo né parte di grandi agenzie che seguono centinaia di giocatori e decine di società: per qualcuno può rappresentare un limite, ma nella mia modesta opinione ciò rappresenta un vantaggio, un valore aggiunto rispetto alla “concorrenza”.
Ogni società o atleta rappresentati per me costituiscono un importante impiego di tempo, energie e risorse, economiche e non; ogni volta che scelgo di assistere un atleta o una società, dunque, realizzo in primis un investimento su me stesso, e avvio un rapporto di collaborazione diretto e sincero.
È come se diventassi il compagno di viaggio dell'atleta, o il presidente e primo tifoso della società.
La scelta di dedicarmici, dunque, è frutto di un’attenta valutazione, e figlia della consapevolezza di aver individuato una sfida da vincere, un impegno da non bollare come “un lavoro in più” da aggiungere al restante, ma da intendere come un sogno, un obiettivo personale da realizzare.
Ciò che posso offrire sono conoscenza, professionalità, meticolosità nel quotidiano svolgimento del mio lavoro e una passione incommensurabile, oltreché tanto, ma davvero tanto, lavoro; non lavoro né per il mero guadagno né per la vana gloria, ma per realizzare il sogno di essere il migliore in ciò che faccio, di diventare un punto di riferimento nel settore, l’agente sportivo per antonomasia.
Sono consapevole dei limiti che posso presentare, ma, soprattutto, non sono affatto spaventato dai sacrifici che dovrò compiere per superarli, così da soddisfare reciprocamente me ed i miei assistiti.
Puoi condividere un episodio o una trattativa in cui il tuo approccio ha generato un risultato superiore alle aspettative?
Il principale “effetto collaterale” che operare in questo mondo a “soli” 23 anni comporta, è quello di non incontrare molti interlocutori della mia età.
Potrei essere il figlio o, non di rado, il nipote dei direttori sportivi o dei presidenti delle società con cui intrattengo relazioni e imposto trattative; quando approccio ad atleti minorenni o comunque molto giovani, spesso i loro genitori potrebbero essere anche i miei. Non nascondo che, soprattutto durante i primi incontri, più d’uno si è approcciato con un po’ di titubanza nei miei confronti, forse vedendomi eccessivamente “bambino”, pensandomi inesperto. Quasi tutti, però, e lo dico sperando di non sembrare presuntuoso, dopo essersi confrontati con me si sono complimentati per la conoscenza, la competenza e professionalità, e del gioco e delle dinamiche che ne sono alla base, che ho dimostrato discutendo di affari.
Ed è proprio la stima, l’affetto ed il rispetto di persone molto più
grandi di me, spesso operanti in questo mondo da prima ancora che io nascessi, che da un lato hanno rappresentato un qualcosa di inimmaginabile e dall’altro rappresentano una delle più grandi soddisfazioni finora riservatemi dal mio lavoro.
Guardando al futuro, come immagini l’evoluzione della professione e quale ruolo vuoi avere in questo cambiamento?
Il calcio, specie quello italiano, presenta ancora svariati problemi, eterogenei e di difficile risoluzione.
Fino a poco tempo fa, gli agenti sportivi venivano annoverati fra questi, ed erano visti come un corpo estraneo rispetto all’ordinamento sportivo, dei “parassiti” pronti a prendere risorse dall’ambiente e portarle all’esterno di esso.
L’attività di numerosi abusivi, che senza i titoli necessari e spesso addirittura in assenza di un titolo di studio di istruzione secondaria superiore (per essere chiari, il diploma) si presentano come agenti sportivi e distruggono la carriera ed i sogni di numerosi ragazzi al solo scopo di arricchirsi, certamente non ha contribuito a diffondere un'immagine rassicurante ed affidabile della nostra figura professionale.
Per fortuna, però, il vento sta cambiando rapidamente: la professionalizzazione della nostra attività e il sempre più elevato grado di competenza che il mercato richiede per operare al suo interno certamente giocano un ruolo determinante per la diffusione di un’immagine sempre migliore di noi agenti sportivi, nonché per l’espulsione degli agenti sportivi abusivi (che, mi sembra opportuno ricordarlo, sono perseguibili penalmente e possono determinare il sorgere di situazioni spiacevoli anche in capo a chi collabori o con loro o vi si affidi) o moralmente scorretti dal mondo del calcio. Credo che l’agente sportivo sia destinato a rappresentare una figura mediana e di raccordo sempre più centrale per favorire un dialogo effettivo fra tutti gli stakeholder del settore, e mi auguro, anche grazie alle competenze giuridico-economiche che sto maturando grazie al mio percorso di studi, di giocare un ruolo fondamentale in una rivoluzione normativa, finanziaria, ma soprattutto sociale e culturale, del calcio italiano e non solo.

La nuova gamma tecnica che ridefinisce l’abbigliamento da sci
A cura della Redazione
Forte di oltre 70 anni di esperienza nella produzione di attrezzature da sci, Atomic intraprende una nuova e ambiziosa direzione nel mondo dell’abbigliamento outdoor per l’ inverno 2025/26 . Sviluppate da zero per rispondere alle esigenze specifiche degli sciatori orientati alla performance, le nuove linee Redster e Revent sono state progettate internamente, nel cuore delle Alpi austriache, in stretta collaborazione con i team di race service Atomic , gli atleti e designer esterni . La collezione è pensata per chi trascorre più tempo sulla neve: professionisti, sciatori da pista e all-mountain. Unisce design funzionale e stile raffinato , materiali resistenti e un fit concepito per muoversi in modo naturale – creato da chi conosce davvero lo sci.
Redster 3L Insulated Jacket & Pant – progettati per la massima performance in pista
Redster rappresenta il più alto livello di performance on-piste di Atomic, è l’abbigliamento più iconico.
Nell’abbigliamento, questo si traduce in funzionalità senza compromessi, durata e protezione dagli agenti atmosferici. Realizzato pensando alle esigenze dei tecnici del reparto

corse di Atomic, il set Redster 3L Insulated offre resistenza, calore e precisione nelle condizioni alpine più impegnative. Sia la giacca che i pantaloni sono realizzati in tessuto Atomic 3LAYR Protect privo di PFC (impermeabilità 20.000 mm), con isolamento Thermore ® EcoDown mappato per zone del corpo e un ottimo rapporto calore/peso, oltre a zone Hyperfit preformate per la massima libertà di movimento. La giacca include zip di ventilazione, cappuccio compatibile con casco, ghetta antineve e tasca skipass; i pantaloni offrono prese d’aria sulle cosce, ghetta antineve, bretelle rimovibili e rinforzi strategici, perfetti per sciatori che cercano prestazioni per l’intera giornata in ogni condizione meteo.
Revent 2L Insulated Jacket & Pant – prestazioni quotidiane, look essenziale
La linea Revent 2L Insulated – disponibile in versione uomo e donna – combina funzionalità tecnica e stile minimalista. Realizzata con tessuto Atomic 2LAYR Move e isolamento PrimaLoft ® Silver Eco, garantisce calore affidabile e impermeabilità con un’estetica moderna. La costruzione Hyperfit con taglio articolato assicura libertà di movimento
naturale. Dettagli come la ventilazione integrata, la tasca skipass, la ghetta antineve, i rinforzi in Cordura ® e le bretelle rimovibili rendono questa linea ideale per lo sci allmountain dinamico.
Revent Puff & Snowcloud Puff Jackets – isolamento tecnico e stile contemporaneo
Unendo un design d’ispirazione street al know-how tecnico da sci, le giacche Revent Puff (uomo) e Snowcloud Puff (donna) sono piumini dal taglio rilassato, progettati per la versatilità dentro e fuori la montagna. Dotate di isolamento Thermore ® EcoDown 2.0 e tessuto esterno Pertex ® Mini
Ripstop riciclato, offrono calore, protezione e praticità, con dettagli pensati per le giornate sugli sci come ghetta antineve e tasca skipass. Sia in seggiovia che in città, garantiscono comfort e protezione senza compromessi.
Materiali e tecnologia del fit – Serie LAYR e Hyperfit
Atomic struttura i propri tessuti tecnici in 3 categorie per rispondere alle diverse esigenze dello sci:
• Protect : materiali a 3 strati estremamente resistenti e impermeabili per le condizioni più severe
• Move : tessuti elasticizzati che combinano protezione e libertà di movimento per attività ad alta intensità
• Active : softshell leggeri e traspiranti, con elasticità e protezione per attività ad alto sforzo
• Tutti i materiali sono abbinati al design proprietario Atomic Hyperfit, che riproduce e supporta i movimenti naturali dello sci attraverso zone preformate e dinamiche.
Il pubblico potrà scoprire e acquistare in anteprima la nuova collezione di abbigliamento sci Redster e Revent della prossima stagione presso i seguenti cinque punti vendita:
• APC - Technosport
• APC - Rossini Sport
• APC - Spitaler Sport
• Celso Sport
• Cortina Pro Sport
Fondata nel 1955, Atomic è uno dei più grandi marchi di sci al mondo. Con sede nel cuore delle Alpi austriache, l’azienda continua a sviluppare alcune tra le migliori attrezzature per gli sport invernali. Dalle piste al powder, dalle cime remote del backcountry ai tracciati nordici, Atomic esiste per spingere lo sci sempre avanti. I prodotti Atomic hanno ridefinito l’esperienza dello sci per atleti di ogni livello – dai principianti ai più grandi campioni, tra cui Mikaela Shiffrin.


Spinta, grip e controllo completo su ogni terreno
A cura della Redazione
La Terraskin X00/C di X-Bionic porta l’esperienza del trail running a un nuovo livello di performance.
Grazie alla piastra in carbonio brevettata, offre una spinta esplosiva e una stabilità superiore, mentre la costruzione Speedframe Pro assicura una calzata leggera, avvolgente e ultra-reattiva.
Con un peso di 319 grammi , drop di 5 mm e suola Vibram Megagrip con tasselli da 3,7 mm , garantisce un’aderenza impeccabile su ogni terreno - dal sentiero tecnico alla roccia, anche in condizioni estreme.
Progettata per comportarsi come una seconda pelle, la Terraskin X00/C combina potenza e precisione, offrendo controllo totale su salite ripide, discese impegnative e percorsi ad alta quota. Un concentrato di tecnologia pensato per chi pretende il massimo da ogni passo.





A cura della Redazione
Vibram FiveFingers presenta la nuova collezione FW25 , un tributo al movimento nella sua forma più autentica e un invito a riscoprire la connessione primordiale tra corpo e ambiente. Ogni passo - che sia tra le strade affollate della città, lungo un sentiero di montagna o sul pavimento di una palestracrea un dialogo unico con il terreno. Con Vibram FiveFingers, l'approccio barefoot riporta il movimento alla sua forma più pura, affinando la percezione e approfondendo il rispetto per gli spazi che abitiamo.
Questa collezione è stata creata per incanalare l'energia interiore ed esteriore attraverso il movimento. Non si tratta solo di allenamento: sentire il terreno sotto i piedi significa permettere a quella sensazione di dettare il ritmo, guidare la concentrazione e ispirare l'esplorazione.
La collezione FW25 introduce due modelli distintivi, Groundsplay e Trailope , entrambe progettate per condizioni e terreni diversi, ma unite dalla filosofia del barefoot. Dai paesaggi urbani ai sentieri impervi, dagli spostamenti invernali agli allenamenti indoor, ogni modello diventa un'estensione naturale del corpo, potenziando il movimento in tutte le sue forme.

Groundsplay è pensata per l'ambiente urbano e gli allenamenti indoor, offrendo la massima flessibilità e comfort per chi cerca una connessione autentica con il terreno anche nella vita quotidiana.
Trailope è stata sviluppata per affrontare i percorsi più impegnativi, garantendo protezione e grip superiore senza compromettere la sensibilità propriocettiva tipica dell'esperienza barefoot.
La collezione FW25 si basa su un principio fondamentale: ogni viaggio è uno scambio. Dai energia alla natura, e quest'ultima te la restituisce. La collezione invita ad esplorare senza confini, a trovare l'avventura non solo nelle strade, in palestra o sui sentieri tortuosi, ma dentro sé stessi.
Con Vibram FiveFingers, il cammino non è più solo una strada. È un’esperienza che senti.
Vibram è leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di suole in gomma ad alte prestazioni per le attività outdoor, tempo libero, lavoro, moda, ortopedia e riparazione. Da oltre 80 anni l’ottagono giallo che identifica Vibram in tutto il mondo è sinonimo di qualità, performance, sicurezza ed innovazione nell’industria calzaturiera. Con sede internazionale in Italia ad Albizzate (Varese), Vibram produce oltre 40 milioni di suole all’anno, dedica più di un milione di km ai test, è presente in 120 paesi ed ha sedi di produzione, ricerca e rappresentanza negli USA, in Cina, in Giappone, in Brasile e in Italia. www.vibram.com
Lanciata all'inizio degli anni 2000, Vibram FiveFingers è stata pioniera nella categoria barefoot footwear, sfidando i concetti tradizionali di scarpe e movimento. Progettate per rispecchiare la naturale anatomia del piede umano, le FiveFingers offrono un'esperienza che promuove l'equilibrio, agilità e una connessione più stretta con la natura. Oggi Vibram FiveFingers continua a innovarsi per gli atleti, gli avventurieri e gli esploratori di tutti i giorni che cercano di riscoprire il piacere di camminare, correre e muoversi in armonia con il proprio corpo e la natura.




Il Galà che riunisce imprese e autorità diplomatiche
A cura della Redazione
Si è svolto, lo scorso ottobre, presso il Comando Aeroporto Q.G. 1^ R.A. di Milano il Cocktail di Gala del Gruppo Consolare Latinoamericano e dei Caraibi nel Nord Italia, evento che ha riunito le rappresentanze consolari dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi insieme alle più alte autorità civili e militari e dell’imprenditoria del Nord Italia.
La serata, che ha visto come ospiti d’onore i Prefetti della Lombardia, ha rappresentato un momento di alto valore istituzionale e culturale, sottolineando l’importanza del dialogo e della cooperazione tra le istituzioni italiane e i consoli appartenenti al Gruppo Consolare Latinoamericano e dei Caraibi accreditati nel Nord Italia.
Dopo l’accoglienza degli ospiti, l’evento si è aperto con l’esecuzione dell’Inno di Mameli interpretato dal soprano Chiara Amati, che ha regalato un momento di grande emozione e solennità.
Il Vicepresidente Console Lorenzo Alderisio ha dato avvio agli interventi istituzionali, ringraziando i partner della serata e introducendo i rappresentanti del mondo imprenditoriale e associativo che hanno portato il loro contributo:
• Umberto Bonzano, Vicepresidente Bcube S.p.A.
• Luca Santandrea, General Manager Olympic and Paralympic Games Coca-Cola
• Marco Facchetti Presidente Rotary Club Cinque Giornate
• Maurizio Ferraroni, Presidente Industriali di Cremona
• Alessandro Franceschelli, Ceo INTAV
Durante il suo intervento, Umberto Bonzano, Vicepresidente di Bcube S.p.A., ha sottolineato l’importanza dell’incontro e i valori di cooperazione internazionale, aggiungendo: “Oggi, inoltre, è una data simbolica per Bcube: proprio in questa giornata la nostra unità Aerospace & Defence inaugura una nuova collaborazione in campo aeronautico. Un traguardo che ci rende ancora più orgogliosi di essere un’impresa 100% italiana, radicata nella propria identità, ma capace di proiettarsi verso il futuro in un contesto di internazionalizzazione e di dialogo tra i popoli. Bcube ha sempre messo al centro la valorizzazione delle persone, investendo nella formazione e nel miglioramento continuo dei propri operatori, molti dei quali provengono anche dai Paesi latinoamericani e caraibici. Questo è il vero patrimonio che ci permette di affrontare con successo le sfide di un mercato globale in costante evoluzione.”
Luca Santandrea ha voluto rendere omaggio al Gruppo Consolare con l’esposizione di due torce olimpiche in occasione delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Marco Facchetti ha sottolineato il ruolo del Rotary come ponte di amicizia e cooperazione tra popoli e culture. Maurizio Ferraroni ha invece ricordato l’importanza del legame tra territori e istituzioni, presentando prodotti tipici del suo territorio cremonese.
Durante il suo intervento, Alessandro Franceschelli, CEO di INTAV, ha espresso con orgoglio il costante impegno dell’azienda nel partecipare attivamente alle iniziative interistituzionali promosse dal Gruppo Consolare, sottolineando: “Essere parte delle attività del Gruppo Consolare rappresenta per noi motivo di grande orgoglio. INTAV è da sempre al fianco delle istituzioni italiane ed estere nei progetti dedicati alla sicurezza stradale, ambito in cui sviluppiamo con passione soluzioni tecnologiche innovative e di alta gamma. La nostra missione è quella di guardare al futuro dell’illuminazione prioritaria, garantendo sistemi sempre più performanti, sostenibili e in linea con le esigenze delle forze dell’ordine e dei servizi di emergenza. La collaborazione e il dialogo tra istituzioni e imprese sono la chiave per costruire un futuro più sicuro e più luminoso per tutti.”
Il Presidente del Gruppo Consolare, Amb. Juan Carlos Castrillón, Console Generale dell’Ecuador a Milano, ha rivolto un sentito discorso di benvenuto, evidenziando i legami di amicizia e collaborazione che uniscono le rappresentanze consolari latinoamericane e caraibiche al territorio lombardo.





Il Prefetto di Milano, S.E. Claudio Sgaraglia , ha sottolineato come il rapporto stretto tra la Prefettura di Milano e i Consoli latinoamericani abbia consentito di costruire relazioni solide, basate sulla cooperazione e su progetti di interazione tra le comunità. Ha inoltre rivolto un ringraziamento ai suoi colleghi Prefetti della Lombardia, presenti all’evento, esprimendo stima al Presidente Amb. Castrillón e un sentito ringraziamento al Vicepresidente Console Lorenzo Alderisio per l’impegno costante nell’organizzazione di appuntamenti come questo.
Un momento significativo è stata la consegna di un riconoscimento al Gen. S.A. Silvano Frigerio, Comandante della Squadra Aerea – 1ª R.A., in occasione del Centenario della presenza dell’Aeronautica Militare a Milano e come segno di riconoscenza per il lodevole impegno che l’Aeronautica ha sempre dimostrato a favore della collettività.
Nel suo intervento, il Generale Frigerio ha dichiarato: “È per me un onore ricevere questo riconoscimento, che considero un tributo al lavoro instancabile delle donne e degli uomini dell’Aeronautica Militare. In quest’anno così speciale, in cui celebriamo il Centenario della presenza dell’Aeronautica a Milano, questo gesto assume un valore ancora più profondo, legandosi a una storia di dedizione, professionalità e servizio alla collettività.
Con sincera emozione do il benvenuto al Gruppo Consolare dell’America Latina e dei Caraibi, al suo Presidente, l’Ambasciatore Juan Carlos Castrillón, e a tutti i Consoli e i Prefetti della Lombardia qui presenti. La vostra presenza oggi testimonia il valore del dialogo e della cooperazione internazionale, che trova nella solidarietà e nella fiducia reciproca i suoi fondamenti più autentici.
Permettetemi inoltre di esprimere la mia gratitudine per il minuto di raccoglimento che avete voluto dedicare alla memoria dei due nostri piloti che hanno perso la vita in un tragico incidente. Il vostro gesto ha reso omaggio non solo a loro, ma a tutti coloro che, con spirito di sacrificio, servono quotidianamente il Paese. Rinnovo, infine, la mia personale stima nei confronti dell’Ambasciatore Castrillón e di tutti i membri del Gruppo Consolare Latinoamericano e Caraibico: la collaborazione con le istituzioni che rappresentate è motivo di orgoglio e di crescita reciproca. Grazie, dunque, per questo riconoscimento e per la vicinanza che avete dimostrato. Sono certo che insieme continueremo a coltivare relazioni di amicizia e cooperazione che arricchiscono non solo le nostre comunità, ma l’intera società.”
La serata ha visto inoltre un tributo ai Prefetti della Lombardia, con la consegna di riconoscimenti speciali. In tale occasione è stata condivisa una frase che ha contraddistinto il momento: “L’amicizia può esistere soltanto nel rispetto reciproco e nello spirito sincero dell’animo. La felicità non risiede in ciò che possediamo, ma in ciò che siamo.”
Di particolare impatto artistico è stata la presenza del giovane e affermato pittore Boris Veliz, che ha realizzato dal vivo un’opera dedicata al tema del volo utilizzando il caffè come tecnica pittorica. A coronare la serata, momenti culturali come: le esibizioni del soprano Chiara Amati e lo spettacolo di danza del Gruppo “El Salvador Es Danza” diretto da Mario Flores.
“Un evento che testimonia la solidità dei rapporti tra il Gruppo Consolare Latinoamericano e Caraibico e le istituzioni lombarde, rafforzando i valori di dialogo, rispetto reciproco e collaborazione internazionale” – ha sottolineato l’Amb. Juan Castrillón, Presidente del Gruppo Consolare.”

Rinnovo, infine, la mia personale stima nei confronti dell’Ambasciatore Castrill del Gruppo Consolare Latinoamericano e Caraibico: la collaborazione con le istituzioni che rappresentate è motivo di orgoglio e di crescita reciproca. Grazie, dunque, per questo riconoscimento e per la vicinanza che avete dimostrato. coltivare relazioni di amicizia e cooperazione che arricchiscono non solo le nostre comunità, ma
La serata ha visto inoltre un tributo ai Prefetti della Lombar speciali. In tale occasione è stata condivisa una frase che ha
“L’AMICIZIA può esistere soltanto nel rispetto reciproco e nell La felicità non risiede in ciò che possediamo,

particolare impatto artistico è stata la presenza del giovane e ha realizzato dal vivo un’opera dedicata al tema del volo utili
A coronare la serata, momenti culturali come: le esib di danza del Gruppo “El Salvador Es Danza” diretto da Mario Fl
“Un evento che testimonia la solidità dei rapporti tra il Gruppo Consolare Latinoamericano e Caraibico e le istituzioni lombarde, rafforzando i valori di dialogo, rispetto reciproco e ha sottolineato l’Amb. Jaun Castrillón ,Presidente del Gruppo





Club Milano Cinque Giornate







Celebrati valori, leadership e legami sportivi
A cura della Redazione
Una serata speciale al Palazzo delle Federazioni, dove si è celebrato il valore umano e sportivo con un riconoscimento dedicato a Nicolás Andrés Burdisso, ex calciatore adesso nei quadri dirigenziali del Monza calcio, esempio di leadership, etica e visione dentro e fuori dal campo.
Il premio è stato consegnato dal Presidente del CONI Lombardia, Marco Riva, insieme al Vice Console Argentino, Lucas Candia, sottolineando il legame tra sport, istituzioni e cultura italo-argentina.
Con il patrocinio del CONI Lombardia, del Consolato Generale e Centro di Promozione della Repubblica Argentina a Milano e della Lega Nazionale Professionisti Serie B, l’evento ha unito mondo sportivo, imprenditoriale e istituzionale in un momento di grande condivisione.
Un progetto firmato Beesness Magazine, presentato da Christian Gaston Illan e Giovanni Bonani, nato per valorizzare storie che ispirano.
Marco Riva Presidente del CONI Lombardia durante la serata ha dichiarato “Questo premio a Nicolás Andrès Burdisso è molto più di un riconoscimento sportivo: è il simbolo di un ponte straordinario tra Italia e Argentina, due Paesi uniti da passione, valori e visione.
La sua storia – prima grande atleta, oggi direttore sportivo di riferimento – racconta che la vera forza non sta solo nel talento, ma nella qualità dell’uomo. Nicolas incarna leadership, umiltà e senso della comunità.
Grazie a Beesness per valorizzare percorsi che uniscono mondi e generazioni: è questo che rende questo premio un esempio per tutti, dentro e fuori dal campo”.
Lucas Candia Viceconsole Argentino ha affermato “Il riconoscimento a Nicolás
Andrès Burdisso mette in risalto non solo la sua straordinaria carriera, ma anche l’importanza dei profondi e storici legami sportivi che uniscono Argentina e Italia, rafforzando un rapporto di reciproca stima e collaborazione.”
Nicolas Andrés Burdisso infine ha dichiarato “Ringrazio di cuore le autorità per questo riconoscimento. Nella mia vita ho collezionato alcuni trofei a livello di squadra, ma ricevere un premio personale mi emoziona, mi rende fiero e mi gratifica. Credo profondamente nella possibilità che il mondo del calcio possa trasmettere i valori fondamentali per vivere in questa epoca: solidarietà, rispetto, lealtà, umiltà…
Grazie a tutta la comunità italo-argentina per questo riconoscimento”.
Si ringrazia per la riuscita del premio i seguenti sponsor e partner:
























Unstoppable Women, dove nasce il cambiamento
A cura di Christian Gaston Illan
Chiara, dal 2017 porti avanti Unstoppable Women, un progetto che ha dato forma a una vera e propria rivoluzione culturale. Qual è stato il momento in cui hai capito che una community così doveva nascere e cosa ti ha spinto a renderla concreta?
C’è una storia che racconto spesso, perché Unstoppable Women è nata davvero per caso. Nel 2017, in redazione, ci siamo accorte di un paradosso: ogni giorno intervistavamo founder e innovatori, ma quando pensavamo a chi invitare o raccontare, nove volte su dieci ci veniva in mente un uomo. Ci siamo rese conto che il bias non era solo nella società, ma anche dentro di noi. Allo stesso tempo, organizzando e seguendo tanti eventi e progetti editoriali, vedevamo come le donne fossero spesso ai margini della scena mainstream, con una rappresentanza ancora troppo limitata rispetto al valore e al numero delle professioniste attive nel settore.
Da lì è nata l’idea di creare una lista - inizialmente solo un articolo con 100 donne da seguire nel mondo dell’innovazione e della tecnologia. Abbiamo poi chiesto alla community di StartupItalia di segnalarci nomi e storie. Le risposte sono state tantissime, ed è diventato subito chiaro che Unstoppable Women non poteva restare un semplice articolo. Così sono nati l’evento, la community e oggi anche la rubrica e la pagina Instagram: un ecosistema vivo, costruito insieme a chi ogni giorno continua a condividere storie, volti e ispirazioni.
All’inizio le barriere per le donne nel mondo dell’innovazione erano molte. Guardando oggi la scena italiana, quali di quelle sfide senti di aver visto cambiare davvero e quali restano da superare?
Sono cambiate tante cose, soprattutto la consapevolezza. Oggi molte aziende hanno strategie di diversity & inclusion più mature, e tante role model stanno aprendo la strada alle generazioni più giovani.
Ma il vero punto di svolta arriverà quando non ci stupiremo più di vedere una donna al comando. Quando non leggeremo più “founder donna” - perché di un uomo non diremmo mai “founder uomo”.
Le barriere più dure, però, restano quelle strutturali: c’è parità nei numeri, ma non sempre nelle stanze dei bottoni. Il cambiamento reale sarà compiuto quando le donne non saranno solo parte della forza lavoro, ma anche parte delle decisioni.
Nel selezionare i profili da valorizzare in Unstoppable Women, quali sono i tratti invisibili che ti fanno dire “questa donna è davvero unstoppable”?
È una questione di attitudine. Unstoppable Women non è una classifica, è un movimento aperto e in evoluzione, che unisce generazioni e professioni diverse con lo spirito di aiutarsi a vicenda.
Ciò che rende una donna “unstoppable” è la generosità: chi ha infranto il cosiddetto “soffitto di cristallo” sente la responsabilità di rimandare giù l’ascensore per far salire altre persone. E voglio sottolinearlo: non promuoviamo una leadership “al femminile”, ma una leadership nuova, condivisa, che coinvolge anche gli uomini. Agli eventi devono esserci uomini e donne insieme, perché la vera inclusione non è esclusiva, è collaborazione.
Ogni evento o iniziativa della community è un’esperienza viva, non solo un racconto. Come riesci a trasformare l’ispirazione in azione concreta, evitando che il messaggio resti solo motivazionale?
Per noi l’evento è solo una parte del percorso. C’è sempre un “prima”, fatto di racconto e comunicazione, e un “dopo”, in cui le connessioni create sul palco diventano opportunità reali. Molte delle nostre unstoppable hanno iniziato collaborazioni tra loro proprio dopo gli eventi. È questo il punto: lasciare da parte la retorica e trasformare l’ispirazione in reti, progetti, azioni che continuano quando le luci si spengono.
Nel tuo lavoro di giornalista e storyteller, quali narrazioni sul ruolo femminile nel tech e nell’impresa senti ancora limitanti o distorte? E come si possono riscrivere per renderle più autentiche?
Ancora oggi si tende a raccontare la leadership femminile come un’eccezione, spesso legata solo alle soft skill. Io credo invece che dobbiamo spostarci dalla “parità di genere” alla “unità nella diversità”.
Non siamo tutti uguali, e va bene così: il valore nasce dal mettere in dialogo differenze autentiche, non dal crearne di artificiali. Continuare a definire la “donna leader” come una categoria separata non accelera l’inclusione, la rallenta. La vera svolta sarà quando non farà più notizia che una donna sia al vertice.
Essendo parte del team media ed eventi di StartupItalia, come bilanci racconto e sostanza, immagine e impatto reale, quando costruisci i progetti legati a Unstoppable Women?
La comunicazione e l’esecuzione sono due facce della stessa medaglia. Raccontare il cambiamento significa anche dimostrarlo. Noi di StartupItalia nasciamo come giornalisti: il nostro mestiere è rendere accessibili argomenti complessi e, allo stesso tempo, trasformarli in azioni concrete.
Riuniamo l’ecosistema dell’innovazione italiana, lo divulghiamo e lo rendiamo tangibile. La cultura dell’innovazione è la base per costruire un futuro imprenditoriale solido, capace di generare valore reale per il Paese.
Se domani dovessi portare la community su un piano internazionale, quali tre valori non potresti mai sacrificare nel processo di crescita?
Direi tre parole chiave: inclusività, coraggio e responsabilità. Inclusività vera, non di facciata. Coraggio di guardare avanti, di accettare il cambiamento anche quando è scomodo. E responsabilità, perché ognuno di noi - nel proprio ambito, grande o piccolo - può generare un impatto concreto.
E poi un ultimo punto: costruire un modello di leadership nuovo, non “al femminile”, ma semplicemente evoluto.
Parli spesso di leadership femminile non come concetto, ma come pratica. Quali comportamenti interiori e professionali definiscono una vera leader del nostro tempo?
Una leader, oggi, deve saper prendere decisioni nella complessità e costruire fiducia.
Il controllo appartiene al passato: oggi un vero leader dà autonomia, ispira, chiede aiuto quando serve e trasforma la novità in concretezza.
La fiducia è la base di tutto: senza fiducia, nessun team può crescere davvero.
Guardando al futuro, come immagini l’evoluzione di Unstoppable
Women nei prossimi anni? Pensi che l’Italia sia pronta a una nuova generazione di donne protagoniste nel mondo tech e imprenditoriale?
Unstoppable Women continuerà a costruire percorsi e connessioni, anche in vista delle novità del 2026.
La differenza di genere non deve essere un limite, ma una leva competitiva. L’obiettivo è arrivare a un ecosistema dove vedere una donna al comando non sia “disruptive”, ma normale.
La vera domanda è: la società è pronta a questo cambio di passo?
Perché il punto non è parlare di genere, ma costruire insieme un modello di leadership nuovo, condiviso, inclusivo, umano.

Durante il summit 2025 dell’ITIR – Institute for Transformative Innovation Research dell’Università di Pavia, diretto dal professor Stefano Denicolai, è stato presentato il rapporto “C-Level Study 2024”.
I dati confermano che la presenza femminile nei ruoli apicali dell’innovazione resta ancora minoritaria: solo il 14,66% delle posizioni C-Level dedicate a innovazione e digitalizzazione è ricoperto da donne.
Va leggermente meglio sul fronte della sostenibilità, dove le donne arrivano al 23,32% dei ruoli di vertice.
L’indagine, nata nel 2019 per analizzare il ruolo dei Chief Innovation Officer (CInO), è stata estesa anche a Chief Digital Officer e Chief Sustainability Officer, evidenziando che più della metà (55,22%) non riporta direttamente al CEO e solo un quarto dispone di un team superiore a 30 persone.
Un dato che conferma quanto la strada verso una leadership realmente inclusiva sia ancora lunga - ma anche quanto progetti come Unstoppable Women, guidato da Chiara Trombetta, stiano diventando un tassello fondamentale nel processo di trasformazione culturale del Paese.
Aiutiamo le aziende più ambiziose a superare gli obiettivi di business e ad incrementare la cultura digitale.

Le nostre Business Unit


Aumentiamo le conversioni attraverso strategia e operatività.
Realizziamo eCommerce, Siti e Piattaforme digitali ad alta conversione.
Marketing Tech Academy
Creiamo percorsi formativi per manager e imprenditori che vogliono crescere nel digitale.


Vicepresidente e Segretario Generale della Fondazione 3M, Daniela Aleggiani rappresenta una delle figure più dinamiche nel dialogo tra impresa, cultura e responsabilità sociale. Con una carriera che abbraccia comunicazione corporate, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio artistico d’impresa, guida oggi progetti che fondono memoria, tecnologia e impatto umano.
La sua visione è quella di un futuro dove le aziende diventano piattaforme culturali, capaci di generare valore reale per le persone e le comunità.
In un tempo in cui le aziende vogliono essere anche produttrici di cultura, qual è la visione che guida oggi la Fondazione 3M nel ridefinire il ruolo dell’impresa nella società?
Fondazione 3M nasce da una cultura d’impresa che ha radici profonde e un orientamento autentico verso la collettività. Non ci si improvvisa nella cultura: serve una storia e una visione. Da decenni, l’azienda 3M ha messo la tecnologia al servizio dell’arte e della conservazione, dalla protezione dei mosaici di San Marco a Venezia, solo un esempio, alla sicurezza di beni e dei lavoratori. È un approccio in cui l’impresa, i dipendenti, i fornitori e la comunità convivono dentro un ecosistema di valori condivisi. L’obiettivo è uno solo: essere utili, non apparire.
Oggi, quali segnali distinguono un brand autentico da uno che esibisce solo un’etica di facciata?
La differenza è fatta dai risultati. Le aziende possono raccontare molto, ma sono i numeri, le azioni e la coerenza a parlare davvero. Fondazione 3M sostiene la scienza, la ricerca e la cultura con continuità, traducendo la responsabilità sociale in impatto concreto. È questo che distingue l’autenticità dalla comunicazione di facciata.
La fotografia è memoria e linguaggio universale. Come viene utilizzata per dialogare con le nuove generazioni digitali?
Acanto al corposo nucleo autoriale storico, abbiamo scelto di arricchire il nostro archivio fotografico con collezioni che trattano temi attuali come la sostenibilità, la cura o i valori dello sport. Le immagini usano un linguaggio potente per stimolare pensiero e dialogo, soprattutto tra i più giovani; l’obiettivo è stimolare la riflessione, cogliere l’attenzione, proporre punti di vista alternativi. La fotografia, infatti, rimane una forma di educazione emotiva e culturale, capace di attraversare le generazioni.
Dopo anni di progetti globali, cosa hai imparato sul legame tra
innovazione e impatto umano?
Ho capito che l’innovazione nasce sempre dalle persone. Ma perché diventi davvero utile, deve radicarsi in un metodo e in un contesto che la rendano concreta.
In generale, le intuizioni acquistano valore quando trovano applicazione reale: da sole non bastano. Serve una cultura aperta che incoraggi la sperimentazione, che accetti il fallimento come parte del processo e che permetta di migliorare continuamente.
È in questo spazio – tra scienza e umanità, tra dati e sensibilità – che l’innovazione smette di essere solo progresso tecnologico e diventa trasformazione autentica, capace di generare impatto umano.
Collettività e impatto sociale sono termini molto ricorrenti. Cosa significa davvero dare voce all’interno di un’organizzazione?
Un’azienda è parte della società ed ha la possibilità e responsabilità di offrire strumenti di comprensione e di partecipazione. In Fondazione 3M lavoriamo per rendere le persone più consapevoli dei cambiamenti, valorizzando territorio, giovani e sostenibilità, attraverso dialogo e coinvolgimento.
Con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, come si preserva la verità visiva in un mondo dove la realtà può essere sintetizzata?
Un’immagine generata dall’AI resta un’immagine, mentre la fotografia d’autore contiene l’esperienza umana. L’AI può potenziare, migliorare, catalogare, essere strumento evoluto ma non sostituire l’intenzione e la sensibilità del fotografo. Lo scatto vive nel legame tra occhio, mente e realtà, non nell’algoritmo.
Le fondazioni d’impresa stanno diventando attori strategici per il futuro. Dove risiede oggi la loro forza?
Nell’esempio e nella pratica. La forza delle fondazioni d’impresa risiede nella loro capacità di unire la logica economica dell’impresa con la missione sociale del non profit, diventando piattaforme strategiche di collaborazione e innovazione per il futuro. Queste realtà rappresentano laboratori di comportamenti virtuosi che ispirano la comunità aziendale e influenzano positivamente la cultura del lavoro e non solo.
Quanto è importante oggi essere visionari e non solo competenti?
Essere visionari oggi è fondamentale. La competenza, da sola, non basta più: serve la capacità di trasformarla in visione, di guardare oltre l’immediato per immaginare futuri possibili. Le donne, in particolare, hanno bisogno non solo di riconoscimento, ma di visibilità reale e accesso concreto alle opportunità. Valorizzare il contributo femminile significa ampliare i modelli di riferimento, arricchire il pensiero e costruire una rete autentica, capace di sostenere le nuove generazioni nel loro percorso di crescita.
Essere visionarie, dunque, è un gesto di comunità, un modo di aprire strade perché altre possano percorrerle.
Se dovesse immaginare un progetto manifesto per i prossimi anni capace di unire arte, scienza e intelligenza artificiale, quale messaggio vorrebbe trasmettere?
Che non sono mondi separati. Arte, scienza e tecnologia usano linguaggi diversi dello stesso bisogno di proiezione e comprensione della realtà. Il futuro sarà umano se sapremo fondere questi tre universi in un unico percorso di crescita, dove l’innovazione diventa strumento di evoluzione delle persone.




Alla guida di Kerten Hospitality, gruppo internazionale che ha ridefinito il concetto di ospitalità esperienziale, Marloes Knippenberg è oggi una delle figure più influenti del settore. La sua visione supera i confini della tradizione alberghiera: creare ecosistemi in cui persone, culture e stili di vita convivono in armonia.
Con l’apertura della nuova sede italiana, la manager racconta a Beesness Magazine la filosofia che ispira la crescita del gruppo e il ruolo che l’Italia è destinata ad avere nel futuro dell’ospitalità di alto livello.
Il vostro gruppo è già un punto di riferimento a livello internazionale. Qual è la visione che guida l’attuale fase di espansione?
La nostra espansione non è guidata dai numeri, ma dal significato. Non vogliamo semplicemente aprire nuovi hotel: vogliamo creare ecosistemi che generino comunità.
Crediamo che le persone non cerchino solo un luogo dove soggiornare, ma un ambiente a cui sentire di appartenere. È questa rete di talenti unita da una visione comune a rappresentare la vera forza del nostro sviluppo globale.
L’Italia rappresenta un mercato chiave per il lusso. Quali sono le motivazioni strategiche dietro la scelta di aprire qui la prossima sede?
Milano è oggi uno dei centri creativi più dinamici d’Europa. Entrare ora nel mercato italiano significa proporre un modello d’ospitalità che connetta tradizione e innovazione, valorizzando l’identità locale con una visione globale.
Il nostro Cloud7 Roma ne è un esempio: un progetto che fonde arte, storia e contemporaneità in chiave internazionale.
In che modo l’apertura italiana riflette l’identità e i valori storici del brand?
Ogni luogo ha un’anima propria, e noi costruiamo l’esperienza intorno ad essa. In Italia questo significa rispettare storia e cultura, ma portando un respiro nuovo fatto di creatività e apertura.
Qual è l’impatto che vi aspettate che la nuova presenza italiana possa avere sul mercato europeo del lusso?
Il lusso sta cambiando: oggi è tempo, relazione e autenticità. Attraverso i nostri progetti dimostriamo che si può unire eleganza e sostanza, estetica e consapevolezza.
L’impatto più importante è culturale: portare un nuovo linguaggio dell’ospitalità fondato sul valore umano.
La crescita internazionale è anche una sfida culturale. Come intendete trasmettere la vostra filosofia ai nuovi team locali?
Kerten Hospitality non ha un quartier generale dominante: è una rete globale di persone e competenze. Ogni volta che apriamo una nuova struttura, si crea uno scambio reale tra team internazionali e professionalità locali.
Guardando al futuro, quali saranno le prossime tappe dell’espansione e che ruolo avrà l’Italia in questa traiettoria globale?
L’Italia è uno dei pilastri della nostra crescita in Europa. Il secondo Cloud7, situato a meno di due ore da Milano, a Colere – rinomato per le sue piste da sci – rappresenta un traguardo decisivo e un passo avanti nella nostra visione di ospitalità legata alla natura e alla comunità locale.
Parallelamente, stiamo consolidando la nostra presenza nel Mediterraneo - in paesi come Marocco e Grecia - dove ospitalità e senso di comunità sono profondamente radicati. L’Italia diventerà un laboratorio ideale per nuovi format, grazie alla sua energia imprenditoriale e alla capacità di coniugare bellezza, storia e innovazione.
Il nostro obiettivo resta lo stesso: creare spazi che uniscano le persone, supportino le economie locali e lascino un impatto positivo duraturo nelle comunità che li accolgono.







Cinque località iconiche per il turismo Made in Italy nel mondo
Nella sede di Fondazione Altagamma a Milano, i rappresentanti dei Comuni di Capri, Cortina d’Ampezzo, Courmayeur, PinzoloMadonna di Campiglio e Arzachena-Porto Cervo hanno sottoscritto l’atto costitutivo dell’Associazione dei Territori di Altagamma, dando ufficialmente vita a una realtà che intende rafforzare la collaborazione tra le cinque destinazioni simbolo del turismo d’eccellenza italiano.
Alla firma dell’atto erano presenti: Melania Esposito, Assessore al Turismo del Comune di Capri; Roberta Alverà , Vicesindaco e Assessore al Turismo del Comune di Cortina d’Ampezzo; Roberto Rota , Sindaco di Courmayeur; Monica Bonomini, Vicesindaco del Comune di Pinzolo, per Madonna di Campiglio; Claudia Giagoni , Assessore al Turismo del Comune di Arzachena, per Porto Cervo.
A cura della Redazione
L’iniziativa è il frutto di un percorso avviato nell’ottobre 2023, durante il quale le cinque località – già individuate nel 2014 da Fondazione Altagamma come Territori d’Eccellenza e nominate Honorary Members – hanno lavorato congiuntamente per sviluppare strategie comuni volte alla promozione e al posizionamento del turismo di alta gamma sia in Italia che all’estero. Nel novembre 2024, i cinque territori hanno siglato un primo accordo di programma, ponendo le basi per un’azione
sinergica volta a promuovere e valorizzare queste destinazioni italiane d’eccellenza nel mercato turistico internazionale e intercontinentale, attraverso un’offerta ampia, diversificata e attrattiva.
Durante l’incontro di oggi è stato nominato Roberto Rota , Sindaco di Courmayeur, come primo Presidente dell’Associazione dei Territori di Altagamma . “Siamo orgogliosi di dare forma a un progetto condiviso che unisce cinque località uniche per bellezza, storia, cultura e vocazione all’eccellenza” ha dichiarato il Presidente. “Lavoreremo insieme per rafforzare l’identità dei nostri territori e affermare, anche attraverso una rappresentanza più coesa, il ruolo strategico che il turismo di alta gamma riveste nello sviluppo economico, sociale e culturale del nostro Paese.”
“Da oggi – prosegue Matteo Bonapace, Direttore di Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio, nominato coordinatore del comitato gestionale dell’Associazione – iniziamo a lavorare alla definizione del piano delle attività, che prenderà il via in autunno, con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente un turismo di alta qualità. Lo faremo come un gruppo coeso, capace di lavorare all’unisono, valorizzando al contempo le nostre unicità.”
Stefania Lazzaroni, Direttrice Generale di Altagamma , ha dichiarato: “Siamo lieti che i Territori di Altagamma abbiano scelto di costituirsi in Associazione e di consolidare il rapporto con la nostra Fondazione. Le nostre più vive congratulazioni al neo Presidente Roberto Rota, Sindaco di Courmayeur e a Matteo Bonapace coordinatore dell’Associazione e Direttore di APT Madonna di Campiglio. Siamo certi che da questa collaborazione si svilupperanno progetti e iniziative utili a promuovere il turismo italiano e le sue eccellenze come questi cinque territori - Capri, Cortina d’Ampezzo, Courmayeur, Madonna di Campiglio e Arzachena-Porto Cervo - simboli in tutto il mondo del nostro stile di vita”.
L’Associazione dei Territori di Altagamma ha, inoltre, l’obiettivo di rafforzare il dialogo con le istituzioni, con fondazioni culturali, organizzazioni turistiche e stakeholder privati nazionali e internazionali, affinché le politiche pubbliche possano riconoscere e supportare adeguatamente il valore strategico di questi territori. Tra le priorità individuate dall’Associazione: la promozione del turismo sostenibile in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 ; la valorizzazione del patrimonio paesaggistico , artistico , artigianale e storico ; la salvaguardia dell’identità culturale e sociale delle comunità locali; lo sviluppo di modelli di gestione integrata del turismo di alta gamma.
Uniti sotto un’unica visione, Capri, Cortina, Courmayeur, Madonna di Campiglio e Arzachena-Porto Cervo, rafforzano la loro collaborazione per promuovere, a livello internazionale, il meglio del lifestyle e dell’ospitalità italiana di eccellenza .

Giuliano Zanchi - Avvocato di BIP Law, Gianfranco Manetti - Responsabile Turismo, Marketing & Brand di CSC, Claudia Giagoni - Assessore al Turismo del Comune di Arzachena, Marta Castori - Direttore CSC, Matteo BonapaceDirettore di Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio e Coordinatore del comitato gestionale dell’Associazione dei Territori di Altagamma, Melania Esposito - Assessore al Turismo della Città di Capri, Monica BonominiVicesindaco del Comune di Pinzolo, Roberto Rota - Sindaco di Courmayeur e Presidente dell'Associazione dei Territori di Altagamma, Maurizio Maresca - Direttore Marketing del Consorzio Costa Smeralda, Valeria Alessio - Membro del CDA dell'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio, Jonathan Sferra - Vicesindaco e Assessore al Turismo del Comune di Taormina, Chiara Caliceti - Supervisor di SEC&Partners, Roberta Alverà - Vicesindaco e Assessore al Turismo del Comune di Cortina, Josep Ejarque - Destination Manager Cortina Marketing.
FOTO 2
Roberto Rota - Sindaco di Courmayeur e Presidente dell'Associazione Territori di Altagamma, Stefania Lazzaroni - Direttrice Generale di Altagamma, Matteo BonapaceDirettore di Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio e Coordinatore del comitato gestionale dell’Associazione Territori di Altagamma.

©Alixe Lay
Nel 1883, Georges Nagelmackers immaginò l’impossibile: un treno capace di attraversare l’Europa con un’eleganza senza precedenti, collegando Parigi a Costantinopoli attraverso un servizio d’eccellenza, tra alta gastronomia, cabine letto e maggiordomi dedicati ai viaggiatori. Nacque così l’ Orient Express, simbolo della golden age dei viaggi di lusso.
A 140 anni di distanza, si scrive un nuovo capitolo. Sotto la guida del Ceo Sébastien Bazin , il Gruppo Accor rinnova questa leggenda con una visione contemporanea invitando il mondo a riscoprire la magia del tempo. L’architetto Maxime d’Angeac , Direttore Artistico di Orient Express, incarna questa rinascita: la sua visione unisce heritage e modernità con un’attenzione unica al dettaglio. Nel 2015, 17 carrozze originali degli anni Venti sono state ritrovate. Attualmente in fase di restauro in Francia, non si tratta di riproduzioni ma di reinterpretazioni : un treno pensato per il XXI secolo, dove l’esperienza di viaggio diventa al tempo stesso fluida e straordinaria. Ogni elemento è stato disegnato a mano con precisione, integrando efficienza , sostenibilità e tecnologia d’avanguardia .
Questa ambizione dialoga con la mostra “1925–2025: Un secolo di Art Déco”, presentata al Museo delle Arti Decorative di Parigi. In qualità di main partner, Orient Express svela nella maestosa
navata del museo i primi elementi del futuro treno, in un dialogo inedito con archivi mai mostrati prima. Come i grandi maestri del 1925 – Ruhlmann, Dunand, Chareau, Prou, Suzanne LaliqueHaviland – Orient Express rinnova l’idea del capolavoro a tutto tondo, incarnando la raffinatezza francese e l’arte dell’ensemblier.
Diplomato in Architettura e specializzato in Scenografia, Maxime d’Angeac coltiva una visione guidata da proporzione, armonia e dettaglio. Profondo conoscitore del Rinascimento italiano, nutre un’autentica attenzione per la perfezione volumetrica. Il suo rigore, tutt’altro che austero, genera spazi attraversati da una luce che scorre lenta, capace di fondere il tempo, la forma e la materia
Intorno a questo progetto, 30 maestri artigiani – tra ricamatori, vetrai, ebanisti, tappezzieri, produttori e laboratori d’eccellenza – hanno contribuito alla rinascita dello storico Orient Express Ogni gesto ha un significato, ogni elemento una funzione precisa. Qui, il lusso si rivela nella perfezione del dettaglio. Più che un mezzo di trasporto, il futuro treno diventa una destinazione a sé, un mondo in movimento.
Parallelamente, il marchio Orient Express prosegue la propria espansione: il treno La Dolce Vita Orient Express ha iniziato a percorrere l’Italia nella primavera del 2025, in concomitanza con l’apertura del primo hotel del marchio, Orient Express La Minerva, a Roma. Nella primavera del 2026, sarà la volta del primo hotel a Venezia , mentre, nei cantieri Chantiers de l’Atlantique, prende forma Orient Express Corinthian , il più grande veliero mai realizzato, che solcherà i mari nel 2026, anticipando il ritorno del leggendario treno storico previsto per la fine del 2027
Oggi, Orient Express non è più soltanto un treno, ma un universo di esperienze straordinarie – sulla terra, sui binari e sul mare –una perfetta composizione tra eleganza, arte e viaggio.
Artigiani del viaggio dal 1883, Orient Express sublima l’arte del viaggio attraverso treni di lusso, hotel e velieri. Il brand ha recentemente aperto il suo primo hotel, Orient Express La Minerva, a Roma a cui seguirà un nuovo hotel a Venezia nel 2026. Questa esperienza esclusiva include anche, il già lanciato, treno La Dolce Vita Orient Express, lo yacht Orient Express Corinthian in arrivo 2026, primo dei due velieri firmati Orient Express, ed infine il ritorno sui binari del leggendario treno storico Orient Express. Dal 2022, Orient Express è parte del gruppo Accor, che, con 100 anni di storia, è tra i leader mondiali dell’hôtellerie e del fine-dining di alta gamma. Nel 2024, Accor ha stretto una partnership strategica con LVMH per accelerare lo sviluppo del marchio.



Un laboratorio di architettura green e design consapevole
cura della Redazione
Un modello di sviluppo sostenibile è quello in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.
Partendo da questa definizione, nasce a Rimini il progetto MODE, che vede coinvolti 13 studi di architettura tra i più importanti e significativi nel settore dell’hotellerie, chiamati a dare una loro interpretazione di progettazione sostenibile .
Il progetto MODE si concretizza in uno spazio ricettivo che possa essere un punto di riferimento per il settore dell’ospitalità basato sulla riqualificazione di vecchie strutture storiche dell’industria turistica riminese.
Conosciuta principalmente come destinazione sun&beach, Rimini si posiziona sul mercato sia per la sua offerta turistica leisure mare ed entroterra ma anche business, per eventi e manifestazioni di richiamo internazionale. Rimini è una destinazione e città iconica che punta a evolvere sé stessa.
MODE HOTEL nasce dalla riqualificazione dell’ex Hotel Arlesiana di Rimini, nella zona di San Giuliano Mare nelle vicinanze del porto, a poca distanza dai punti di attrazione principali, sia business che leisure.
La struttura di MODE HOTEL è uno showroom permanente: ogni camera è un’esperienza a sé stante che rappresenta la personale visione di ospitalità eco-sostenibile di ogni progettista. MODE HOTEL esce dagli schemi classici di definizione alberghiera, in una visione doing things differently.
Esterni e aree comuni
Il progetto degli esterni dell’hotel, dal titolo emblematico Green is the new black , è stato progettato da Rizoma Architetture, che si è concentrato sulla realizzazione di un involucro dell’edificio che fosse performante dal punto di vista del risparmio energetico, con una produzione di energia da fonti rinnovabili, in grado di proteggere dagli agenti atmosferici.
I principi sostenibili di Green is the new black. Il progetto illuminotecnico di “Green is the new black”, del giardino e della suite Garden Suite è stato studiato da Chiara Tabellini di Comfort Hub
Il progetto è stato sviluppato nel pieno rispetto delle raccomandazioni del settore di riferimento, garantendo così la conformità a tutti i requisiti di sicurezza, efficienza energetica e qualità della luce.
La ricerca progettuale ha posto particolare attenzione all’integrazione estetica degli elementi luminosi con il concept architettonico, selezionando soluzioni che valorizzano gli spazi e ne esaltano le caratteristiche, senza compromettere la funzionalità.
Particolare importanza è stata riservata alla gestione e manutenzione dell’impianto, scegliendo apparecchiature e tecnologie che facilitano interventi rapidi e riducono i costi di esercizio nel tempo.
Il progetto pone una particolare attenzione ai principi di sostenibilità ambientale, adottando soluzioni a basso consumo energetico, riducendo l’inquinamento luminoso e utilizzando materiali e tecnologie che contribuiscono a un minore impatto ambientale complessivo.
La combinazione di rispetto normativo, coerenza estetica, efficienza gestionale e sostenibilità ambientale garantisce un progetto illuminotecnico all’avanguardia, capace di valorizzare gli spazi e rispettare l’ambiente.
L’ingresso al piano terra, le scale e i servizi al piano terra sono studiati da Laura Verdi . Il titolo del progetto “Stai cosy in una second life”. Un progetto di sostenibilità che si traduce non solo nel riciclo e riutilizzo di materiali (come per esempio la plastica proveniente dalla pulizia degli Oceani utilizzata per la realizzazione delle moquette o i corpi lampade fonoassorbenti fatte in feltro realizzato con bottiglie di plastica PET) ma anche una sostenibilità estesa al benessere della persona, amplificando il concetto di rapporto tra uomo-natura con l’utilizzo di disegni biogeometrici e floreali e inserendo elementi di verde come le piante di tillandsia, che si nutrono dell’umidità presente nell’aria





e la purificano eliminando gli agenti inquinanti. Progetto nel progetto è Mille bolle blu , la lavanderia a disposizione degli ospiti, dove una scritta al neon, “Mille bolle blu”, illumina in un gioco di riflessi un soffitto in alluminio (facilmente smaltibile e riciclabile) che riproduce l’effetto acqua.
Le aree di co-working “GEA – nel mondo delle Meraviglie” al piano terra sono progettate da Hub48 . È un connubio di esperienze diverse e competenze complementari, attraverso l’approccio dei progettisti, unendo visioni, specializzazioni e sensibilità differenti in un approccio condiviso e integrato alla progettazione.
Poiché il tutto è diverso dalla somma delle sue parti, esperienze diverse permettono di raggiungere un metodo di design adattabile e funzionale. È sintesi tra le esigenze del committente e un linguaggio proprio in continuo divenire. Il concept prende ispirazione da due mondi distinti ma affascinanti: da un lato la vitalità della dea della Terra, dall’altro l’atmosfera incantata e senza tempo di “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
Gli spazi comuni di questo hotel si trasformano in un ambiente di co-working sostenibile, dove la perfezione della sezione aurea e l’equilibrio naturale guidano ogni aspetto del design in un’atmosfera accogliente e armoniosa, che favorisce la creatività e la collaborazione.
Le suites
MODE Hotel ospita nove tipologie di suites differenti, progettate da nove studi di architettura, personalizzate con temi precisi, ciascuna con un proprio concept, ma accomunate da uno stile di progettazione sostenibile.
Al piano terra , la Garden Suite progettata da Roberta Studio accoglie gli ospiti in una soluzione pensata per far vivere all’ospite un’esperienza di benessere, con un’attenzione particolare al pianeta, anche grazie alla collaborazione con aziende B Corp e con una visione che pone la sostenibilità al centro. Progettata secondo i principi del biophilic design, la suite riprende forme organiche della natura, colori ispirati a una città di mare, e materiali ecosostenibili e naturali, aggiungendo un tocco di verde vivo e straordinario in ogni stanza.
Al primo piano troviamo la suite Estate Italiana, la suite di MODE di Otto studio, nata dalla creatività di Paola Navone e Gian Paolo Venier e sotto la direzione artistica di Cristina Pettenuzzo, la suite From Rimini to Habana il cui concept originario è stato elaborato nell'ambito di un workshop della Scuola del Design del Politecnico di Milano e la suite Onirica, su progetto di Lombardini 22 .
La suite Estate Italiana racconta quel modo spensierato di vivere la vacanza estiva in riviera, un omaggio up to date all'unicità
dell'accoglienza riminese, con un chiaro riferimento alle cartoline che venivano spedite dalle vacanze, ripresa nella testata del letto.
Nella suite From Rimini to Habana la riviera riminese incontra la tradizione cubana . Rimini e Havana fanno insieme ritorno negli anni '60, per regalare un'atmosfera vivace e gioiosa agli ospiti di Mode. Una carta da parati customizzata su un'opera dell'artista cubano Raúl Valdes González, che riveste la parete prospicente l'ingresso, caratterizza emozionalmente l'inizio della fruizione della suite. Nel soggiorno, nella camera da letto e nel bagno tutto ricorda l'atmosfera calda e avvolgente di Havana: dai materiali degli arredi e degli accessori, al recupero di oggetti vintage fino alle texture geometriche e ai colori brillanti raccordandosi, allo stesso tempo, alle gioiose e spensierate atmosfere della riviera romagnola e al design contemporaneo.
Una suite creativa, attenta alla sostenibilità nelle sue scelte, in linea con la filosofia del riutilizzo propria della cultura cubana, ma anche emblematica di un approccio sostenibile all'insegna del "Second Hand".
Il concept originario è stato elaborato nell'ambito di un workshop della Scuola del Design del Politecnico di Milano dagli studenti Elisa Cattaneo, Benedetta Franci, Rolando Antonio Escobar Hidalgo, Elisa Panizza e Erika Spanu, con la guida e il coordinamento dei docenti Cinzia Pagni, Elena Elgani, Francesco Scullica e del collaboratore alla didattica integrativa Federico Salmaso.
Il progetto è stato poi sviluppato dal Dipartimento di Design del Politecnico di Milano con Francesco Scullica come responsabile della ricerca di questo progetto, e con il coinvolgimento di Claudia Borgonovo, Elena Elgani, Cinzia Pagni e Federico Salmaso).
La suite Onirica, progettata da Lombardini22 , nasce dall’idea di riconnettersi con la città di Rimini, ispirandosi alle atmosfere circensi e visionarie di Fellini, che spesso popolavano i suoi sogni e che il regista sapeva trasformare in immagini indimenticabili, oggi sfondo dei suoi capolavori più celebri.
Onirica è un progetto visionario, ma radicato nella concretezza di scelte progettuali e di una material board basata su un concetto ampio e consapevole di sostenibilità: ogni dettaglio è stato studiato per minimizzare l’impatto ambientale senza rinunciare all’eleganza e alla funzionalità degli spazi. In questo equilibrio, la grammatica propria dell’hospitality e quella del lusso si incontrano in una declinazione sorprendente, capace di unire raffinatezza e responsabilità.
Il secondo piano ospita le suite Greenside , progettata dallo studio the ne[s]t di Paolo Scoglio e Paola Börner, Mare 3.0 su progetto dello studio GLA Genius Loci Architettura , e la suite Sensi progettata dallo studio ovre.design® .




Greenside è il “lato verde” ma anche il “verde dentro”, una visione rivoluzionaria di suite sostenibile. La parola chiave è ibridazione degli spazi che diventano fluidi, dai confini sfumati. Il design è iper-minimalista e parametrico: imita la natura attraverso algoritmi di progettazione che disegnano spazi organici, quasi scultorei. La suite smette di essere soltanto un contenitore che ospita, diventando un’architettura totale in cui lo spazio fisico si fonde con gli arredi, l’illuminazione e l’esperienza-utente. Linee continue, modellate plasticamente, che si ispirano alla natura, uno scrigno avveniristico ma caldo, un luogo esperienziale in cui materiali vivi, naturali e riciclati sono reinterpretati e riproposti in uno stile minimal green che si ispira alla progettazione biomimetica più evoluta.
Il concept di Mare 3.0 nasce dalla volontà di creare una trasposizione fisica e materica di un mare che guarda al futuro, che fa di svantaggio virtù, dove l’architettura diventa catalizzatrice di nuovi nobili processi.
L’intento è quello di unire sostenibilità e Genius Loci, rendendo il mare più vivibile oggi per restituirlo migliore alle generazioni future.
Il risvolto estetico è un ambiente che riprende i colori del mare e forme sinuose sia nelle grafiche a pavimento che richiamano appunto le onde che nella grande parete curva all’ingresso che
racchiude la zona servizi. La sfida è anche quella di raggiungere un basso impatto sull’ambiente, dimostrando come sia possibile immaginare e realizzare nuove architetture mantenendo un impatto sempre più vicino allo “zero carbon footprint”
Mare 3.0 si rende manifesto tangibile di una nuova e necessaria economia circolare, con un focus sull’elemento acqua, oggi come non mai fragile e bisognoso di tutela.
La suite Sensi, progettata da ovre.design® non è una semplice destinazione: è un viaggio.
Un percorso di scoperta in uno spazio olistico, pensato per rigenerare e ispirare, da cui uscire più consapevoli e a cui desiderare di tornare.
ovre.design ® ha immaginato una suite in cui la sostenibilità ambientale incontra quella umana.
Attraverso un design consapevole, che abbraccia processi e materiali eco-sostenibili, prende forma un luogo in cui l’attenzione per il pianeta si intreccia con quella per il benessere dell’individuo.
Chi entra nella suite Sensi si disconnette dal mondo esterno e si riconnette a sé stesso.
È un invito ad ascoltare i propri cinque sensi, a ritrovare il legame con la natura e a riscoprire l’essenzialità della materia.
Ogni elemento, scelto con cura, è riciclato o riciclabile: nulla è lasciato al caso, tutto partecipa a un'armonia più grande.
Si sale al terzo piano dove ci accolgono la suite Silenzio Sfrenato realizzata su progetto dello studio NOA e la suite Mini’mor progettata da Alessia Galimberti & Partners.
Il minimalismo per lambire l’essenza e il legame profondo tra l’uomo e la natura sono i temi rappresentati nel concept della suite Mini’mor.
Forme geometriche e gradazioni cromatiche dai toni tenui conferiscono agli spazi un senso d’armonia. Un design educato, equilibrato e rigoroso che attraverso l’arte stringe un’autentica sinergia, donando una seconda vita agli oggetti. Inoltre, insegna che la sostenibilità deve essere un dovere globale che necessita un’azione immediata e non più rimandabile
MODE HOTEL crea un concept, un esempio di saper ripensare il modello della pensione romagnola e unirsi in un processo di riqualificazione della città, inquadrandolo nel moderno concetto di turismo di un’ospitalità responsabile. Freschezza e passione nel condividere un approccio di ospitalità: la struttura verso le persone, le persone verso il mondo. Si vive non più come un local ma in mezzo ai local. Un posto aperto a tutti dove si può vivere come si vuole, secondo i propri ritmi.


• Project Management | Hospitality Project
• Consulenza di marketing |Teamwork Hospitality
• Coordinamento architettonico e direzione artistica | Laura Verdi
• Corporate identity | Santacroce DDC
• Ph. Credits | Flavio Ricci
• Impianti | Studio Cavazzoni Associati
• Autorizzazioni e direzione lavori | Studio ASP – Loris Rinaldi
• Coordinamento progetto e cantiere | Hospitality Project
• LEED AP BD+C | Ingegnere Stefano Ferri

EDICOLA GRAPPOLI
Piazzale Loreto, 7 - 20131 Milano
Cell: 347 4671845
E mail: edicolagrappoli@virgilio.it
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DI MANNELLI FIORELLA
Piazza Duomo, 21 - 20123 Milano
Tel: 02 86463200
FRATELLO E FRATELLO EDICOLA
DI MATABBER SHAMIM
Piazza Fontana ang. Via Larga - 20122 Milano
Tel: 351 2109289
EDICOLA VIALE LUNIGIANA
Viale Lunigiana, 1 - 20125 Milano
Tel: 389 8287788
EDICOLA MAHEDY HASAN
Via Odoardo Tabacchi, 2 - 20136 Milano
Tel: 380 4773103
CÀ SAGREDO HOTEL
Campo Santa Sofia, 4198/99
30121 Venezia
Tel: 041 2413111
E mail: info@casagredohotel.com
TOCQ HOTEL
Via Alessio di Tocqueville, 7/D
20154 Milano
Tel: 02 62071
E mail: info@tocq.it
HOTEL ARNICA
Via Cima Tosa, 32
38086 Madonna di Campiglio (TN)
Tel: 0465 442227
E mail: arnica@aristonarnica.it
Sito: www.aristonarnica.it
HOTEL ARISTON
Piazza Brenta Alta, 14
38086 Madonna di Campiglio (TN)
Tel: 0465 441070
E mail: info@aristonarnica.it
Sito: www.aristonarnica.it
IL TORNABUONI
Via Dé Tornabuoni, 3 50123 Firenze (FI)
Tel: 055 212645
E mail: reservations@iltornabuonihotel.com
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