Provincia Artigiana, tradizione e attualità

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www.provincia.roma.it Dipartimento Innovazione e Impresa

PROVINCIA ARTIGIANA Tradizione e AttualitĂ

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PROVINCIA ARTIGIANA Tradizione e AttualitĂ


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provincia di roma Nicola Zingaretti Presidente È un’iniziativa del

Dipartimento “Innovazione e Impresa” Gian Paolo Manzella Direttore Rosanna Capone Miriam Marcoaldi Rocco Albanese Cinzia Rita Checchi Antonella Iacoboni Mina Romiti

Testo Gioia Cesarini - Links S.a.s. Un ringraziamento particolare a Andrea Granelli, esperto di creatività Un ringraziamento particolare a Andrea Granelli, esperto di creatività PUBBLICAZIONE STAMPATA SU CARTA REVIVE 25 WHITE SILK Contenuto di Riciclato Certificata FSC Priva di cloro elementare Prodotta presso cartiere con certificazione ISO 14001 Completamente riciclabile e biodegradabile


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Questa pubblicazione racconta la storia di uomini, donne e oggetti della nostra migliore tradizione artigiana. Esempi che abbiamo scelto tra le molte eccellenze presenti nel nostro territorio. Storie che vogliamo far conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più vasto. non è un caso che uno dei più importanti sociologi al mondo, richard Sennett, scriva recentemente dell’importanza di promuovere “l’uomo artigiano”. in una società sempre più immateriale e globalizzata i valori dell’artigianato acquistano un nuovo rilievo. chi studia una tecnica, chi la applica quotidianamente, chi la migliora attraverso esperimenti e tentativi è portatore di un patrimonio insostituibile di saperi, esperienza, creatività. Una ricchezza che affonda le sue radici nella storia e disegna opportunità per il nostro futuro. L’artigianato – e le realizzazioni che vedrete in questo libro ne sono la migliore testimonianza – conserva le nostre tradizioni, i nostri saperi, alimenta la vivacità culturale dei nostri comuni. ma, allo stesso tempo, rappresenta uno straordinario fat-

tore di competitività a disposizione del nostro sistema territoriale. L’artigianato è “differenza” e fare la differenza, al giorno d’oggi, significa competere. nel mondo di oggi, sostenere la risorsa “artigianato” significa mettere in rete le opportunità che derivano dalla nostra storia e farle vivere in un’idea di sviluppo del territorio fondata sull’integrazione sempre maggiore tra roma e i 120 comuni che la circondano. Significa far conoscere i nostri centri minori ed attrarre verso di essi visitatori, rafforzando il ruolo della provincia di roma come destinazione turistica mondiale. Significa promuovere un dialogo tra la piccola industria e l’artigianato artistico, per migliorare le nostre produzioni e renderle più competitive. per questo, siamo convinti dell’importanza di aiutare il settore attraverso il nostro marchio “artigianato artistico” e di supportare la partecipazione degli artigiani della provincia ad eventi e fiere. preservare la cultura e le tradizioni del nostro artigianato, significa in fondo una cosa semplice: fare in modo che il nostro territorio sia sempre più forte e apprezzato nel mondo.


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il mestiere dell’artigiano sta riacquisendo – nel pensiero contemporaneo – una nuova centralità. Le motivazioni sono molte, ma una di esse è certamente il suo essere non solo “pre-industriale” ma soprattutto e intimamente “post-industriale”. «dopo l’avvento della civiltà industriale, il lavoro è diventato un’operazione a senso unico, nella quale l’uomo … modella una materia inerte, e le impone sovranamente le forme che le convengono». così nel lontano 1986 claude Lévi-Strauss denunciava la deriva del lavoro industriale. L’artigiano – caratterizzabile in prima istanza con il lavoro manuale – usa infatti un approccio diverso: sa di dover costruire con la materia un “rapporto di seduzione” dimostrando “una familiarità ancestrale” fatta di conoscenze e abilità manuali ma anche di rispetto per il contesto. il suo fine non si esaurisce nella funzione che svolge e da cui trae sussistenza e prestigio, ma si lega ad un’altra caratteristica fondativa della cultura artigiana – la maestria – che rimanda a un impulso umano primordiale: il desiderio di svolgere bene un lavoro per se stesso, la passione e la cura per quello che si fa. ma anche il ritorno della centralità del territorio nella produzione di ricchezza e nella creazione di vantaggi competitivi (e cioè sostenibili nel tempo) gioca un ruolo importante nella rinnovata attenzione per il mondo artigiano. non il territorio in senso generico ma quello caratterizzato da specificità e unicità (legate dunque ad una sedimentazione storica dell'attività plasmatrice dell’uomo) riconosciute per il loro valore non solo da chi vi abita; gli antichi direbbero quei territori “abitati” da un genius loci, da uno spirito del luogo; e quindi le città d’arte. L’artigiano sta rivedendo il suo rapporto con la tradizione e l’innovazione. Egli è – soprattutto nel caso dell’artigianato artistico – certamente il depositario di una tradizione, ma il suo mestiere nasce con una

novità tecnica – l’utensile – ed è intrinsecamente creativo: trasformare la materia inerte in un artefatto, utile, bello e dai significati profondi. Spesso egli sperimenta nuovi materiali, li domina e li riconfigura facendoli diventare oggetti quotidiani ma dalla significativa dimensione estetica ed affettiva. d’altra parte la “maestria” non dipende solo dalla manualità ma richiede molta conoscenza. Questa conoscenza è però spesso tacita – e cioè non facilmente codificabile – e per questo da molti non considerata vera conoscenza. comunque sia, anche in italiano “afferrare una cosa” indica sia la presa della mano che la comprensione del cervello. anche per questo motivo oggi la cultura artigiana si espande nelle frontiere dell’immateriale, fatto che può sembrare in prima battuta quasi contraddittorio. oltretutto nella bottega artigiana si fondono produzione, ricerca e formazione. il suo prototipo è stato la bottega del verrocchio, luogo emblematico della collaborazione, dove cioè gli allievi acquisivano la “maestria” sul campo e diventavano a loro volta maestri. il vasari, usando l’espressione “andare a bottega”, indicava il tirocinio che l’apprendista compiva alla scuola del maestro, ma anche il legame che univa maestro e apprendista. ciò ha consentito una interazione naturale fra arte, tecnologia e sapere artigiano facendo nascere straordinari e innovativi prodotti artistici. ma la bottega è anche vetrina, spazio commerciale, luogo di dialogo con il committente- consumatore. E il suo essere intimamente collegata alla storia dei luoghi ne fa un dimensione inscindibile dal paesaggio urbano italiano. La bottega esprime quindi anche un potenziale straordinario che richiede – però – una maggiore esplicitazione e pianificazione e anche – spesso un aiuto – perché quando «quando si spegne un insegna, si oscura una via e muore un pezzo di città». andrea­granelli


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Il litorale Elemento unificante del primo itinerario è il mare, straordinario luogo di incontro di civiltà lontane, di esperienze e di "saperi" diversi che si fondono per dar vita a "forme" nuove che delle antiche portano comunque il segno. Qui, sulla costa disseminata di costruzioni che senza soluzione di

nel porto turistico "riva di Traiano", tra Santa marinella e civitavecchia; nel restauro perfetto di gioielli d'epoca, nella creazione di preziosi orologi fatti a mano nei laboratori di pomezia, nella produzione degli oggetti dei fabbri e dei ramai. La lavorazione della ceramica vede in aumento la nascita di scuole d'arte e università civiche, sorte proprio perchè la storia della ceramica non interrompa il suo viaggio nel tempo.

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continuità da civitavecchia scendono a Ladispoli e poi ancora più a sud a Fiumicino, anzio e nettuno, l'artigianato, dietro la spinta di insediamenti di tipo residenziale e della domanda che nasce dal turismo, ritrova radici antiche che riaffiorano nella lavorazione del corallo e del turchese delle botteghe

L'arte della ceramica è, forse più di ogni altra, espressione di un modo di produrre basato principalmente sul ripetersi di antichi gesti e sulla riproposizione di antichi disegni. La ceramica, impasto di argilla e di altre sostanze con acqua, fatto a temperatura ambiente, lavorato a mano e


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poi cotto su fuochi all'aperto, oppure semplicemente essiccato, com'era in uso presso i popoli primitivi, si ritiene sia stata inventata agli inizi del secondo periodo dell'etĂ della pietra (neolitico) utilizzando vari sistemi di lavorazione: blocco di argilla scavato e mo-

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dellato con le mani; argilla stesa all'interno o all'esterno di uno stampo di vimini che ne determinava la forma; cordoni di argilla sovrapposti o stirati dal basso verso l'alto fino ad ottenere la parte voluta del vaso. Furono tuttavia l'invenzione del tornio, lo stesso ancora in uso nei laboratori arti-


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giani, avvenuta in epoche antichissime e la scoperta di nuove sostanze - caolino, feldspati, quarzo - a dare ad essa la massima diffusione ed a consentire il moltiplicarsi delle sue applicazioni. dai primi rozzi manufatti d'argilla si passò col tempo alle splendide ceramiche invetriate

a colori vivaci, che ornavano i templi di ninive ed alle ceramiche sottili e trasparenti dipinte a motivi bianchi e blu della cina della dinastia ming, esportate ed imitate ben presto in tutta Europa. dal mare dunque giungevano sulle navi greche anfore e vasellame dalle raffi-


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nate decorazioni, che nel Lazio gli Etruschi imitarono ed adattarono alla propria cultura. ancora oggi le riproducono i maestri artigiani che nelle loro botteghe e nelle loro scuole, da civitavecchia a nettuno, ripropongono quelle stesse forme interpretandole con una sensibilitĂ ed una creativitĂ nuova, tale da renderli oggetti d'arte davvero unici. La manualitĂ artigiana si evidenzia ancora nelle creazioni dei preziosi bijoux in vetro, lamine d'oro e resina realizzati nei laboratori che si affacciano sul litorale, nella raffinata tecnica di lavorazione che si fa sempre piĂš attenta alla ricerca del particolare, nel lavoro degli artigiani dell'abbi-

gliamento, degli scultori, dei pittori, dei falegnami, dei corniciai e dei maestri vetrai. colpiscono allo stesso modo le bellissime realizzazioni in cuoio; l'armonia e lo stile raffinato degli oggetti che nascono dalle mani degli artigiani del ferro e del legno, che nelle loro creazioni destinate al mondo dell'infanzia sanno trasfondere, con i colori ed i disegni, un poco di magia; senza considerare l'uso ancora attuale degli attrezzi di lavoro rimasti invariati nel tempo e che diventano, nelle mani dell'artigiano, strumenti che riescono a trasformare i materiali di uso comune in opere d'arte.


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Dai monti della Tolfa alla valle del Tevere Se dovessimo cercare un filo conduttore per questo secondo itinerario non potremmo che trovarlo negli Etruschi "misteriosi", signori di queste terre prima della dominazione di roma. i monti della Tolfa, residuo più antico del sistema vulcanico del Lazio e luogo di antichissimi insediamenti, offrono uno scenario davvero unico rispetto al resto della provincia e non solo da un punto di vista naturalistico, ma anche economico e sociale. alla vegetazione a carattere mediterra-

neo nel versante che guarda il Tirreno si alternano i boschi di faggi e roveri del versante interno; alle rocce ricche di ferro, allumite, caolino e cinabro, il cui sfruttamento iniziò già in epoca etrusca per poi conoscere una notevole ripresa a partire dal quindicesimo secolo, si affiancano i pascoli dei bovini di razza maremmana e dei cavalli "tolfetani" che ancora vivono allo stato brado. Un'economia agricola ed una industriale originata dallo sfruttamento delle cave - mai integratesi perfettamente - rispecchiate dalla metà del '400 alla metà del 1800, dai due insediamenti storici di allumiere e di Tolfa.

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Terra di operai che nel 1462 cominciarono a lavorare all'estrazione dell'allume, la prima(il Fabbricone) rappresenta un interessante esempio di casa operaia del '500; terra di butteri e di contadini che vivevano dei prodotti della terra, della concia delle pelli e della lavorazione del cuoio, la seconda. i due "poli", quello industriale e quello rurale, restarono dunque per circa quattro secoli assolutamente separati fino a che la chiusura delle cave, avvenuta a metĂ del 1800, costrinse allumiere ad un'azione di

"riconversione agricola" di segno assolutamente opposto a quello consueto dei comuni italiani: nasce infatti come raro esempio di centro industriale e si riconverte all'agricoltura. nel comprensorio tolfetano, scomparse dunque nel corso degli anni le attività di cava con il loro indotto, è rimasta vitalissima e mai interrotta la tradizione artigiana della lavorazione del cuoio e delle pelli. i lavoratori del cuoio, dal momento che usavano un materiale che si prestava a la-


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vorazioni del tutto diverse, facevano capo a due distinte Università , quella dei "sellari" - che si era formata a seguito della separazione dall'associazione che comprendeva anche orafi e ferrari - e quella dei "calzolari", mantenendo tuttavia lo stesso patrono: Sant'Eligio. La concia - operazione mediante la quale si trasforma in cuoio la pelle degli animali - era praticata fin dai tempi piÚ antichi secondo procedimenti che variavano a seconda delle usanze locali, ma che avevano come unico fine quello di rendere impenetrabili le fibre di cui è formato il derma (o corio) delle pelli, trattandole con sostanze adatte. L'uso del cuoio, soprattutto a partire dal Xvi sec. era molto diffuso; numero-

sissimi erano gli oggetti eseguiti con pelli: arredamenti di stanze destinate alla rappresentanza, fodere per mobili, cofanetti, scatole, astucci e rilegature per libri. a Tolfa, la "catana", tipica borsa da pastore, ha avuto un rilancio straordinario a partire dagli anni '70, quando la "borsa di Tolfa" diventò un accessorio simbolo per molti giovani. E le borse, le scarpe, i giacconi cuciti a mano, le splendide selle ed i finimenti continuano a caratterizzare la produzione artigiana locale. il paese, vivacissimo dal punto di vista culturale, d'altro canto ha finito con l'attrarre anche artigiani stranieri che hanno portato l'impronta della loro cultura soprattutto nella realizzazione di oggetti di porcellana e di ceramica del tutto particolari.

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ma Tolfa non è l'unico centro di lavorazione del cuoio; basta visitare un po' i dintorni per scoprire paesi come canale monterano, per esempio, dove maestri artigiani realizzano bellissimi manufatti in pelle. Lasciati i monti della Tolfa riprendiamo il nostro filo conduttore - gli etruschi - e raggiungiamo cerveteri, metropoli del mediterraneo antico, manziana dimora per gli Etruschi del dio mania, dove gli artigiani, seguendo la tradizione antica, lavorano le tipiche ceramiche di foggia etrusca. E poi ancora Bracciano, che si affaccia sul lago omonimo alimentato da immissari sotterranei. Qui tra i laboratori di orafi, ceramisti e falegnami troviamo un luogo insolito: la bottega di un liutaio che è sì laboratorio artigiano, ma anche luogo di studio e di sperimentazione per coloro che vogliono conoscere un'arte sempre meno praticata.

Le attività artigianali e rurali legate alla lavorazione dei marmi e delle pietre costituiscono una delle voci più importanti dei prodotti di esportazione della provincia di roma: il travertino di Tivoli, del quale abbiamo già parlato, il peperino di marino, i marmi di Bracciano, non sono soltanto materiali pregiati noti ed utilizzati in tutto il mondo, ma danno anche vita ad una produzione di linee di arredamento e di oggettistica sempre più richieste. E il mondo dei maestri d'arte non esprime soltanto valori economici, ma anche valori sociali radicati nell'antica storia delle loro corporazioni. L'Università delle "arti della pietra" fu fondata ufficialmente nel 1406 e comprendeva abbozzatori, lapicidari, marmorari, scalpellini, scultori,tagliapietre. ne fecero parte artisti come michelangelo, della porta, algardi, Bernini, Borromini. La combinazione di intarsi policromi a formare decorazioni preziose fu importata intorno al 1070 d.c. da manodopera specializzata proveniente da Bisanzio e chiamata ad eseguire nell'abbazia di montecassino un pavimento, utilizzando frammenti di marmo e porfido. L'esempio fece scuola soprattutto a roma e nella provincia dove, grazie all'abbondanza dei pregiati materiali di spoglio, si poterono decorare non solo i pavimenti, ma tutti gli altri arredi fissi degli edifici sacri con il caratteristico motivo dei dischi di porfido o di serpentino uniti da nastri formati da tessere di marmi, pietre dure e paste di vetro. Lasciata Bracciano non possiamo tralasciare una visita al caratteristico borgo medioevale di anguillara, che tra le varie attività artigiane mantiene viva la lavorazione del ferro battuto. raggiunta la via cassia si entra poi nella valle del Tevere, zona di grande interesse archeologico e naturalistico, dove è possibile imbattersi in rari ma caratteristici laboratori per la lavorazione del legno e del marmo.


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Spostandoci infine sulla Flaminia, vedremo apparire a destra del fiume Tevere il monte Soratte, particolare per il suo isolamento e per i versanti ripidi e rocciosi, rivestito di verde quasi fino alla cima. vicino alle pendici meridionali del monte si trova il piccolo comune di Sant'oreste che vanta - oltre alla lavorazione del corno di bue con il quale vengono realizzati gli oggetti piĂš disparati: pettini, bottoni, monili, posate - molteplici attivitĂ artigianali e tra queste un'importante manifattura di ceramiche artistiche con forme e decorazioni moderne ed originali: piatti murali, vasi e terrecotte.

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Dalla Sabina alla Valle Santa E'il fiume a segnare l'itinerario che tocca alcuni tra i siti più interessanti della provincia centro meridionale. Siamo nell'area Tiburtino Sublacense, così detta per le due città più importanti: Tivoli e Subiaco. E'l'acqua, suono sommesso o invadente, a sottolineare i bellissimi borghi di-

sposti per lo più lungo il corso dell'aniene in un paesaggio montuoso intervallato da ampie e fertili vallate dove numerose sono le testimonianze di epoca romana, medievale e rinascimentale. L'artigianato tradizionale resiste sollecitato soprattutto dal flusso turistico in costante aumento verso queste località che sono tra le più interessanti della provincia dal punto di vista naturalistico e artistico.

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Qui, ceramisti, falegnami, marmisti, artigiani del rame, dell'ottone, del vetro ed esperte nell'arte del ricamo espongono le loro creazioni risultato di uno straordinario lavoro eseguito a mano. nella zona intorno a Tivoli, ancora molto attiva è la lavorazione del travertino, data la presenza di numerose cave, anche se ormai la produzione è quasi tutta a livello industriale. Sopravvivono tuttavia alcune botteghe che operano nella produzione e nel restauro di oggetti per l'arredamento, che ha di recente riscoperto l'uso della pietra come materiale di prestigio. più numerosi i laboratori dove fabbriartisti lavorano il ferro, il rame, il bronzo (i cosiddetti "metalli" comuni), attività che fin dal Xv secolo era regolata - come avveniva del resto per tutti i mestieri dell'epoca da statuti speciali ed organizzata in varie università.

Le Università delle arti, e cioè la "organizzazione" dei mestieri, furono un elemento condizionatore delle forze lavoro: artisti, artigiani e commercianti che ne fossero al di fuori non potevano esercitare l'attività ed erano privi dei vantaggi e dei benefici di cui godevano gli associati. "L'Università dei fabbri e dei ferrari" comprendeva ben tredici specializzazioni. ne facevano parte i maniscalchi, detti anche "medici dei cavalli" perchè potevano esercitare l'arte veterinaria, i fabbricanti di armi e di suppellettili domestiche essenzialmente in rame; i fonditori di metalli, i fabbricanti di chiodi, gli stagnari che lavoravano però solo stagno, piombo e latta - ma anche i carbonari, i domatori ed i sensali di cavalli (cozzoni), i quali due ultimi certo non sembra avessero niente a che vedere con la lavorazione dei metalli. ma di curiosità se ne trovano davvero tante nel consultare i minuziosi elenchi che stabilivano l'appartenenza a questa o quella "universitas" dal momento che gli statuti erano tenuti ad elencare meticolosamente cosa era consentito realizzare e vendere e cosa no, ed i limiti delle competenze per ciascun artigiano.


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Tutto questo, data l'estrema specializzazione di alcune arti, dava origine a interminabili controversie: se, per esempio, fabbricare tacchi per scarpe - che avevano l'anima di legno ed il rivestimento in cuoio - comportava l'iscrizione alla corporazione dei calzolai o a quella dei falegnami, e così di seguito. allo stesso modo però gli Statuti contenevano tutta una serie di disposizioni severissime volte a garantire la qualità del prodotto e a tutelare gli acquirenti; norme che dovevano essere rigidamente rispettate per evitare l'applicazione di pene che andavano dalle multe ai tratti di corda, dalla berlina alla galera, oltre che comportare l'espulsione dall'associazione. Spostiamoci ora nella valle dell'aniene o valle Santa, denominazione derivante dal fatto che la presenza di gole e di anfratti naturali scavati nella roccia ne fece, durante il medioevo, la meta di molti eremiti che con il tempo vi si stabilirono e vi fondarono i primi ordini monastici. come quello fondato da San Benedetto, che alla fine del v secolo si ritirò nella grotta chiamata oggi del Sacro Speco, da dove dettò le regole fondamentali dell'ordine Benedettino. Le abbazie e le chiese appartenenti all'ordine rappresentano l'espressione più alta di un artigianato che fondeva creazione artistica e manualità. Sono oltre cinquanta i comuni disseminati in quest'area prevalentemente montuosa che comprende i due parchi naturali dei monti Lucretili e dei monti Simbruini e, data la notevole presenza di zone boschive e di pascoli, l'attività artigianale resta

legata quasi esclusivamente alla produzione agricola ed alimentare. a Licenza si continua la produzione dei prodotti a base di farro, lo stesso usato dagli antichi romani; vicovaro è nota per il pane casereccio cotto a legna ed ovunque si trovano paste fresche e dolci tradizionali. il nome Subiaco prende origine dal vocabolo latino "sublaqueum", termine derivante dalla grande villa di nerone sorta sulle acque di un lago artificiale. Si tratta di un borgo medioevale arroccato nell'alta valle dell'aniene meta di pellegrinaggi per via dei monasteri di San Benedetto e Santa Scolastica. centro turistico di grande suggestione, offre dal punto di vista della produzione artigianale originali manufatti in ferro battuto, oggetti preziosi d'elegante fattura e pregevoli creazioni in vetro.

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I monti Prenestini Sono i monti a connotare il nuovo percorso, i monti prenestini ed i Lepini con i loro comuni incastonati in un paesaggio che muta continuamente, a volte selvaggio con grotte, gole, doline, a volte ridente, custode sempre di testimonianze di civiltà antiche dai volsci ai romani, dal medioevo al rinascimento. L'artigianato, là dove è presente, mantiene uno stretto legame con il passato. nelle botteghe dei ramai le brocche, i vasi, le conche, i tanti oggetti di uso comune lavorati a cesello e battuti conservano le antiche forme; gli orafi incastonano pietre preziose e creano, usando antiche tecniche, moderni gioielli ed i pizzi ed i merletti che escono dalle mani esperte delle ricamatrici raccontano una tradizione mai interrotta. palestrina, Labico, Segni, carpineto romano, Zagarolo, artena sono alcuni dei centri più importanti della zona.

Quasi definitivamente scomparsa nella città, l'arte del ricamo è ancora molto praticata in provincia. a palestrina il ricamo che esalta il famoso "punto palestrina" (caratteristico ricamo a rilievo che conferisce straordinari effetti plastici ai motivi decorativi) è mantenuto vivo in laboratori ed apposite scuole che hanno saputo conciliare la ricerca di nuove forme espressive con la tradizione più antica. ancora viva a palestrina è anche la lavorazione artistica del rame, con la più antica bottega della provincia di roma fondata nel 1713, dove i discendenti da una tradizionale famiglia di calderai continuano a tramandarsi, di padre in figlio, la lavorazione di conche, anfore, oggetti di uso comune e di manufatti essenzialmente ornamentali caratterizzati da una decorazione a sbalzo che ne costituisce la più interessante particolarità. Tra le numerose attività artigiane che un tempo caratterizzavano il paese, sono

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inoltre rimaste fiorenti quelle della falegnameria, in particolare del castagno, e la creazione e lavorazione dei gioielli. autentico centro di artigianato è infine carpineto romano, che ha conservato alcune attività divenute rare, a cominciare da quella dei fabbri ferrai. E' ancora vivo qui il ricordo di mastro rainerio fonditore di campane e di Bruciaferro che realizzava cancelli e ringhiere ritenuti autentici capolavori. Sulla loro scia si muovono ancora oggi il fabbro, la cui officina ha un'insegna che risale alla fine dell'800 e il falegname con la sua bottega aperta nel 1700 nella quale si fabbricano ancora le suppellettili in legno per la cucina e la tavola chiamate "argenteria di macchia".

ma carpineto vanta anche una bottega unica nel suo genere che rimonta al 1921: un laboratorio di ombrelli grandi, a colori vivaci, ancora usati dai pastori, raro esempio di un'attività artigiana rurale pressochè scomparsa. mentre artena, borgo medioevale di straordinaria suggestione, ci sorprende con una piccola legatoria che ci introduce nell'affascinante mondo della rilegatura fatta a mano. i lavori vengono effettuati seguendo ancora le antiche tecniche di lavorazione del periodo medioevale e rinascimentale. realizzati con un unico taglio di pelle bovina conciata al vegetale, quindi con sostanze naturali, ed invecchiata a mano, i volumi acquistano, grazie a questo procedimento, una gamma di sfumature


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di colore che li rende diversi l'uno dall'altro e quindi unici. Bellissimi i motivi che ornano le copertine, tutti ispirati alle preziose decorazioni dei volumi sacri o letterari d'epoca conservati nelle pi첫 importanti biblioteche della nostra provincia, memoria di un antico lavoro manuale che in tempi lontani era considerato vera e propria arte.

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I Castelli Romani resti di templi e ville romane, borghi medioevali, splendidi palazzi rinascimentali e barocchi incastonati nel verde di boschi e giardini. Sono i monumenti che si ammirano percorrendo la via appia, la Tuscolana o la "via dei laghi" che conduce appunto ai laghi vulcanici di albano e di nemi, attraverso paesi che sono i più caratteristici della provincia romana: albano, ariccia, castelgandolfo, colonna, Frascati, Genzano, Grottaferrata, Lanuvio, marino, montecompatri, monteporzio, nemi, rocca di papa, rocca priora, velletri; tutti di grande interesse artistico ed enogastro-

nomico. E'una zona, quella dei castelli, che fin dai tempi più remoti, per la bellezza del paesaggio e la bontà del clima fu scelta dai personaggi più illustri di roma quale sede di ville e di castelli principeschi. ai vigneti ed alla produzione del vino sono legate le botteghe ed i laboratori artigiani dove non si è mai interrotta la tradizione di mestieri arcaici come quello del bottaio, che non si limita a costruire manualmente botti, tini e mastelli in legno, ma con "fiuto" innato è in grado di controllare lo stato di salute del bottame che verrà utilizzato nella vendemmia. così come sono ancora attivi i laboratori di restauro di mobili d'antiquariato, di pittura su porcellana; le botteghe dei ve-

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trai che realizzano vetrate artistiche riproponendo disegni antichi e sperimentazioni moderne e quelle soprattutto dove si esercita un'arte orafa che alla preziosità dei materiali unisce l'unicità dei pezzi realizzati esclusivamente a mano. E' curioso pensare che fino ai primi anni del '400 gli orafi non avevano avuto una propria identità, ma erano uniti, come abbiamo già detto, alla corporazione dei ferrai e dei sellai, anche se le tre arti erano comunque ben distinte. Fu solo a partire dal 1500, sotto il "patrocinio" di papa Giulio ii, che 42 orafi si unirono per fondare la "Università delle arti orafe" il cui statuto imponeva tra l'al-

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tro ad ogni orefice di apporre sul manufatto il proprio marchio debitamente reso pubblico onde evitare contraffazioni. Gli argentieri invece entrarono nella confraternita degli orafi solo dopo il 1650 perchè fino a quella data erano uniti ai battiloro, specializzati nella riduzione dell'oro in fogli sottilissimi (e perciò distinti dai tiraoro - esperti nel ridurre l'oro in fili - e dai filaoro che avvolgevano sottilissimi listelli d'oro intorno ad un'anima di seta o di altra fibra vegetale) che si erano dovuti costituire in Università per risolvere - con l'aiuto delle autorità - il


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problema delle budella degli animali, necessarie per costruire la forma su cui avvenivano le battiture, ma che erano loro contese dai salsamentari e dai fabbricanti di corde musicali. Tra le infinite disposizioni a tutela degli acquirenti, contenute negli statuti delle confederazioni artigiane, un'importanza fondamentale veniva attribuita, dicevamo, al "merco" ovvero al marchio che doveva essere apposto sulla merce da saponari, oliari, candelottari, fornaciari, fornari, copertari, ma soprattutto dagli orafi e dagli argentieri. L'obbligo del marchio di fabbrica sui preziosi derivava anche da normative esterne, che imponevano il "saggio" del metallo presso la zecca per stabilirne il grado di purezza e, di conseguenza, il valore.

L'Università delle arti degli orefici comprendeva dunque i gioiellieri, i diamantari, gli incisori di pietre, di coni e sigilli e, infine, la categoria tipicamente romana dei coronari, che eseguivano corone in oro e pietre preziose. E nelle botteghe, allora come oggi, gli orafi esponevano le loro creazioni di gioielli dai disegni attualissimi e preziosi monili che si ispiravano a quelli provenienti dall'oreficeria greca, etrusca e romana. Se i maestri orafi e argentieri con le loro botteghe raggruppate tra via del pellegrino e la cancelleria sono quasi scomparsi dalla città , la manifattura orafa, come testimoniano le nostre immagini, è ancora vivacissima in tutto il territorio della provincia romana pro-

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fondamente legata all'iconografia del mondo antico. Ed è pur sempre la tradizione a guidare il lavoro dei vetrai che espongono le loro opere nei laboratori artigiani dei castelli. Le origini delle vetrate artistiche vanno ricercate nel mondo Bizantino medioevale e si ricollegano alle chiusure delle grandi finestre delle basiliche che un tempo venivano realizzate con selenite o sottilissime lastre di alabastro. alla fine del X secolo la possibilità di sostituire gli antichi telai di pietra, malta o legno con sostegni di metallo e liste di piombo che consentivano di seguire la

forma dei pezzi di vetro e di comporre insieme il disegno delle figure rappresentate, segnò l'inizio dello straordinario sviluppo di quest'arte che raggiunse il massimo splendore dal Xii al Xv secolo. L'arte della vetreria, decaduta nel '600 e nel '700, cercò di rinnovarsi nel rinascimento ed a partire dal '900 trovò nuove possibilità di applicazione negli edifici monumentali di carattere pubblico. oggi è di nuovo in una fase di espansione soprattutto nell'arredamento delle case private.

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Roma La grande tradizione artigiana di roma ormai quasi del tutto scomparsa è testimoniata dalle tante stradine del centro storico che devono il loro nome ai mestieri esercitati dagli artigiani che avevano lÏ le loro botteghe. Bambaciari, bicchierari, balestrari, armaroli, sellari, saponari, cestari, chiavari, catinari, coppelle (piccoli recipienti di legno usati un tempo per la vendita dell'acqua acetosa, poi del vino e dell'aceto), una toponomastica che ricorda un'economia scomparsa, non solo in seguito ai profondi cambiamenti strutturali intervenuti

nella cittĂ a partire dal 1870, ma anche alla rivoluzione industriale, con l'introduzione della lavorazione in serie. i nuovi sistemi produttivi infatti finirono per tagliar fuori l'artigianato e solo negli ultimi decenni, sia per la crescente reazione all'uso eccessivo di prodotti fatti in serie, sia per la spinta del turismo, roma assiste ad una naturale rinascita di piccole produzioni locali, soprattutto artistiche, concentrate solo in piccola parte nel centro storico e attive invece nei quartieri periferici della cittĂ . Scomparse quasi del tutto le arti della lavorazione della pietra che restano invece vive, come abbiamo visto, in alcune zone della provincia, a roma sopravvivono

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poche botteghe artigiane che producono essenzialmente oggetti in marmo per l'arredamento o che si occupano del restauro degli antichi arredi di chiese e palazzi. resta viva invece in città la produzione artigianale in legno. Facilitati dalla sperimentazione di materie e tecniche non tradizionali, molti artigiani tornano di nuovo a fondere manualità ed arte, secondo la concezione durata fino al rinascimento per cui tutto è artigianato, dal momento che non è ancora intervenuta quella scissione del tardo manierismo tra il momento della progettazione ed il momento dell'esecuzione manuale. mario ceroli, ad esempio, divenuto famoso nel mondo per le sue "sagome di legno", non ha mai rinnegato la sua formazione artigiana di allievo di un istituto d'arte (ricordiamo tra i più significativi l'istituto d'arte Silvio d'amico con i corsi di arte dei metalli e dell'oreficeria, arte del tessuto, arte del legno, arte della ceramica e l'istituto d'arte Sacra noto

per i corsi di restauro). i laboratori che hanno ancora la loro sede nei centri storici sono soprattutto quelli degli orafi. i gioielli reinterpretano modelli antichi di grande suggestione che si aprono sempre di più alla cultura multietnica. Lentamente infatti cresce e si afferma un artigianato estremamente interessante prodotto dal fenomeno dell'immigrazione. ancora una volta quindi, come avvenne


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per l'antica Grecia, l'Etruria e per roma, le diverse culture si integrano, le tecniche di lavorazione importate da paesi lontani si alternano o si sostituiscono a quelle tradizionali creando "forme" ricche di suggestioni nuove. ricompaiono in questi ultimi anni, seppure timidamente, le botteghe dei calzolai che fanno scarpe su misura; si aprono sartorie - in realtà sarebbe più giusto chiamarle "atelier "- dove si confezionano capi di abbigliamento ed accessori realizzati con stoffe tessute a mano o sete importate dall'oriente; si lavorano a mano camicie e cravatte; si ricamano lini e tele. Si riscopre il piacere di arredare la casa in modo meno convenzionale dando spazio alla propria creatività e fantasia, curando i "piccoli particolari" d'arredo che ne determinano l'impronta personale e le botteghe d'arte, da questo punto di vista, offrono un aiuto prezioso. dalle cornici alle lampade completamente fatte a mano con paralumi lavorati all'uncinetto a for-

mare trine preziose; dalla decorazione degli interni alle vetrate artistiche; dalle ceramiche e dalle porcellane, ai tovagliati, ai tessuti d'arredo tutti dipinti a mano in cui, a volte, il soggetto della decorazione è uno scorcio di una grande opera d'arte italiana. E la ceramica, come sempre, per la sua duttilità e per i molti oggetti di uso quotidiano che da essa si ricavano, continua a godere di una attenzione che non è mai diminuita. decorata con smalti, colori, ossidi; trasformata in piatti, tazze, brocche, lampade, cornici e pannelli dalle forme più classiche a quelle più moderne, la ceramica riempie le botteghe artigiane che spesso si trasformano in laboratori-scuola prolungando così nel tempo, come abbiamo detto all'inizio dei nostri percorsi, il ripetersi di quei gesti antichissimi che hanno segnato uno dei primi modi di produrre. 41


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