La Camera Chiara summer 2015

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3/2015


red carpet & dintorni

NOI E...NON SOLO

...con il caldo anomalo e gli acquazzoni equatoriali che ci tolgono ogni voglia di fare (figuratevi a...me!), c’era prpoprio bisogno di un “numero estivo”. Feriale. Fresco. Frizzante. Niente di meglio dell’Estate imminente (???!?) quindi, per una immodesta ma meritata autocelebrazione. Una specie di RED CARPET di Famiglia. Bottegai & Confusi. Ormai con contorni sempre più simpaticamente sfumati. Uniti nella...lonza (vedi) ma anche caparbiamente nella Fotografia. Voglia. Passsione. Amore, per qualcuno. Basterebbe SuperGiulia, come Testimonial... E allora insieme alla Rubriche Canoniche, ecco questa collettiva. Carrellata di opere “non selezionate da nessuno che non sia l’Autore” (o quasi :). In una corsa dove non si vince niente se non il piacere di mostrare. In buona e sicuramente amichevole compagnia. Raccontare ognuno/a il “proprio palio”. Roba da Studium. Per addetti ai lavori (palieschi). Ma forse un Palio un pò...laterale. Finalmente. Dopo tanta cronaca da ...rigurgito. Raccontare. E poi, come disse una volta il Lider Maximo nelle sue “parole agli intellettuali” del 1961 (forse pensando ad un compagnero) :“...lasciate che ogni Artista scriva, dipinga o fotografi quello che vuole. E se ciò non servirà a diffondere la cultura tra il popolo, allora questo sarà il suo problema.” Era il 1961. Una annata non esaltante. Va detto. :-) PdP


(doverosa) premessa * Elio GRAZIOLI - Corpo e figura umana nella fotografia (1. I primi ritratti) “ Quando all’alba del 1839, anno dell’annuncio ufficiale dell’invenzione della Fotografia, la Francia e il mondo intero intesero le possibilità inimmaginabili di questa nuova tecnica, rimasero allibiti: un’immagine non doveva più essere fatta da un uomo che disponeva dei segni e dei colori su un supporto, ma si produceva “da sé”-così era infatti sentita- attraverso la luce che entra in una macchina e viene catturata da una lastra sensibile. Una magìa certamente autoritratto della natura, che la natura fa di se stessa con i propri mezzi, grazie certamente all’uomo che ha inventato una scatola e scoperto la chimica giusta perché il fenomento potesse realizzarsi, ma niente di più. Da questo momento la riproduzione e l’arte non erano più risultato e questione dell’abilità tecnica del pittore, ma l’abilità stessa si spostava altrove, in ambiti anche nuovi, che avrebbero comunque cambiato l’immagine per sempre. Mentre fino ad allora l’immagine era un artifico, per quanto fatto ad arte, ora pareva proprio naturale, fatta da sé,. Grazie alla luce. Che fosse una macchina a realizzare tale naturalità non faceva che confermare il mistero, quello che all’epoca vedeva il progresso scientifico e tecnologico aumentare la fiducia nell’uomo nella sua possibilità, di alcuni eletti, di comprendere e domare la natura ...” * (che restava sempre misteriosa e incomprensibile ai più.. NdR)


si fa presto a dire

di Pico de Paperis “...la realtà di oggi è destinata a scoprire l’illusione domani...” Luigi PIRANDELLO

PARLIAMO DI FOTOGRAFIA

...io non riesco a capì...* Che vi devo dire? Sarà che fra “pensionati” si stabilisce una certa empatia. Complicità! (e in questo il nostro Presidente del Consiglio, onestamente, ci da una buona mano). Ma “anche io” sono sempre più, con mia grande sorpresa, assalito da dubbi. Cose che non riesco a capire. Per niente. Si, lo so, è certo colpa mia. Il gap generazionale. Incrinature nel darwinismo, magari. Ma con tutta la buona volontà, oggi è difficilissimo capire il perché di molte “cose” (sempre che sia ancora giusto chiederselo, o anche questa è una polverrosa preoccupazione vintage?). Le cose sarebbero innumerevoli, ma affidandosi alla sineddoche per una sintesi “quantitativa” possimo enumerare, a caso:

Pantaloni SAROUEL

* Paolo CAIAZZO è un comico di Made in Sud, fa il ruolo di Tonino CARDAMONE, giovane pensionato, parlando di politica in modo comico. (tormentoni): ..dice ... ma io..e dice ma tu... e so’ d’accordo ... e che t’aggia dicere? ... che te pozze dicere? ... eh.. che to ddico a ffà? poi ...ionunriescoaccapì e ...il mondo è pieno di piccole e grandi follie... ma allora i matti quali sono?

Per donne (e anche uomini, di cui lo ammetto mi preoccupo meno) che vogliono ostentare il loro disprezzo della Bellezza, dei suoi canoni, delle sue forme. Della sua Storia. Non ci sono parole. (dicono: se li provassi non lo diresti!!!) Da meditare, specie se abbinato a:


Pantaloni A VITA BASSA Ancora più penalizzanti la figura..specie ..sud-europea, diciamo), ma “usati” paradigmaticamente, nella maggioranza dei casi, per suscitare l’effetto opposto. Una specie di vortice mentale. Inaccettabili. Sempre. Ho detto SEMPRE (dicono di loro: sono comodissimi!!!)

Sciarpa “DA ESTATE” (??!?) Accessorio ormai...diffusissimo e indispensabile. Moltiplica, o dovrebbe, il carisma di persone che non ne avreberp bisogno. Nel senso o nell’altro: Fa sentire sicuri come segno di apprtenenza a caste tribali non sempre definite. Paradossale (dicono: guarda che non fa caldo !!)

STIVALI ESTIVI Si indossano insieme ad un disketto che ripete il mantra “...guarda che ci si sta freschissimi..” Un prodotto messo a punto da un podologo che si è accorto che i piedi NON sanno parlare. Diabolici.


Sigaretta ELETTRONICA Primo prrototipo di una luna serie di prossima uscita. Caramella elettronica, gomma elettronica, cono elettronico, panino elettronico. Data la docilitĂ e la facilitĂ di assuefazione delle persone, si sta mettendo a oubto, un buon punto, anche un ParlamentoElettronico (togliere le pile quando non usato per lunghi periodi per salvaguardare le tasche dei cittadini) Da seguire con interesse con apposita APP (elettronica, logicamente)

GLI INVIATI TV davanti ai Tribunali Per apparire piĂš credibili iTelegiornali fanno fare delle inutili dirette dove non si ha niente da dire da inviati (!!) che balbettanp con sullo sfondo un Tribulale, una questura, una caserma. PIETOSO. Squallido solo meno de:


GLI INVIATI TV davanti alla CASA DELL’ASSASSINO/A Versione infinitamente più squallida, anche se ugualmente inutile della “precedente” figura (ricordate il fuoriOnda di Francesca Pozzi? inviata del Tg5, davanti a casa Misseri ad Avetrana. «Ricollegatemi! Ricollegatemi! Ma che cazzo ci stiamo a fare qui?» L’Assassino/a è sempre presunto/a, nel talk show relativo, in base ad una speciale scienza divinatoria degli INVITATI, spesso i soliti nelle varie TV, che a loro spetta dal momento che sono...tali. Si dividono in accusatori (la maggioranza) e innocentisti (la crema, i diversi). Di mestiere Professionisti della Lapidazione Preventiva o della Santificazione Urgente. Questi, mentre migliaia di tecnici si affaticano su prove e referti, giustamente NON pubblicati, si dividono appunto in Giustizialisti e Innocentisti. Grazie “solo” al loro fiuto professionale. I migliori campioni, alla rinfusa, sono: Barbara PALOMBELLI Alessandro MELUZZI Roberta BRUZZONE e una lunga serie fra cui spicca di luce propria “tale” Giangavino SULAS, inviato speciale del padreterno per


la sicurezza biblica delle sue “sentenze” balbettate.... ...Ma siccome l’Argomento Principe della nostra CAMERA CHIARA rimane la Fotografia (anche se di fotografie ne abbiamo fatte, non credete?) il Tema proposto “NON RIESCO A CAPIRE” esprime il meglio di sé nella categoria “doppia” del BRAVO FOTOGRAFO. Doppia perché composta in ugual misura da “quelli che” ...Io faccio fotografie anche con una scatola da scarpe.. (cosa possibile, fatta. Per esercitazioni didattiche con foro stenopeico. Ma.......)

o con un ferro da stiro! (ammetto che questa mi manca), e da “quelli che” passano da una Marca all’altra. Da un Sistema all’altro. In cerca dell’ultimissima versione. La novità. Certissimamente “troppo meglio” della penultima. E il sensore nuovo. Il Full Frame (vuoi mettere...). La risoluzione, i Mb, il Bokeh (tra l’altro “ancora” non arrivato alla Treccani). Uno stuolo di Individui Sprezzanti seguiti da sbavanti mugolatori che pubblicano foto elementari, scopiazzature mediocri della realtà (vedi),

riprese con macchine e obbiettivi milionari, sempre con superità puzzalnasesca accompagnata dalla solita giustificazione: “..e la relativa qualità che risulta è dovuta alla compressione di FB..” Ora, il pericolo più grande, IN ENTRAMBI I CASI, è una deriva progressiva che porta ad una sorta di Pensiero tipo: “Fotografo, dunque sono”. Che corrisponde ad una pericolosa perdita di finalità del mezzo. Infatti, affermare la propria identità (fittizia?) soltanto “attraverso” l’uso della Fotografia come segnale della propria identità personale, allontana, per esempio, i problemi della tecnica. Un balzo all’indietro di 150 anni per “ridare” tutto il merito allo strumento.”...Prima della rivoluzione industriale l’uomo era circondato da utensili. Dopo di essa è la macchina ad essere circondata dagli uomini. Una Macchina da Vista? (V. Flusser).


sigh !&

dop pio sigh !

Per quanto detto allora, quale significato simbolico assumono o pretendono di assume immagini insulse, casuali, solo pretesto per “vedersi” e identificarsi attraverso i “mi piace” di sconosciuti che offendono la Fotografia con la loro totale ignoranza? Oppure in un mondo di “gente” …“tutti officianti il rito dell’autocertificazione della propria esistenza…” in rete, “…tutti seguaci fedeli della religione dell’apparenza, disciplina spirituale fra le più ardue, che prevede stati di misticismo autentico…” (Gianni Biondillo - Con la morte nel cuore) il mezzo fotografico ha assunto un valore e un significato completamente diverso per una tribù diversa di individui? Come possono le immagini assolvere alla loro funzione di racconto, di interpretazione, se l’EMETTITORE ignora completamente la GRAMMATICA?** (rappresentazione sistematica di una lingua e dei suoi elementi costitutivi, articolata tradizionalmente in fonologia, morfologia, sintassi, lessicologia ed etimologia). E non solo la Grammatica, ma anche la SINTASSI **( che si occupa dei modi in cui le parole possono combinarsi, delle strutture che così si ottengono e degli effetti che tali combinazioni hanno su altri piani, come quello della pragmatica. La sintassi ha infatti contatti con vari livelli della lingua: in particolare, siccome non c’è frase senza curva melodica, la sintassi è correlata all’intonazione e alla prosodia; diversi da quelli della lingua parlata..” .


(...pure la firma...! )NdR

!

Tale non conoscenza potrebbe avere nel tempo effetti devastanti che potrebbero provocare una maldestra funzione di “ricostruzione” di una identità multiforme, sintetica, del “ricevente” fotografico attuale. Quindi anche “snobbare “ la tecnica, come elemento limitante di una libera creatività personale, è paradossale perché non è mai chiaro a “quale tecnica “ si faccia riferimento (e ...a meno). Come infatti argutamente quanto precisamente afferma la Gradita Ospite della Bottega di questo mese(vedi) “La fotografia tecnica poi cosa descrive in fotografia? O si parla di Tecnica fotografica: di ritratto, di reportage, di food, di macro, o si parla di attrezzatura, sensori, otturatori, colorimetri… di quale tecnica si parla?” Ben sapendo, soprattutto Lei, che fattori come composizione, equilibrio, figure retoriche, prospettiva, pesi sono fondamentali. Come e più di una buona esposizione. Anche se io non la tralascerei. :) E allora o con l’ultimo gioliellino della tecnica, o con...un ferro da stiro, il problema è, e rimane, quello: COME FARE il PERCHE’. Dato che “…La natura che parla alla macchina fotografica è una natura diversa da quella che parla all’occhio; diversa specialmente per questo, che al posto di uno spazio elaborato consapevolmente dall’uomo, c’è uno spazio elaborato inconsciamente…” (W. Bejamin) E la risposta non ha importanza. Ormai lo sappiamo: sono le domande che contano! Niente di meglio, quindi, per chiudere questo “fiume”, di due citazioni che sembrano fare a cozzi. Ma che invece sono portatrici di due concetti che si integrano perfettamente. Anche da due menti di secoli diversi, pure se “vicini”:


“Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la Fotografia, sarà l’analfabeta del futuro”. (Walter Benjamin 1892-1940) “L’ANALFABETA DEL FUTURO NON SARÀ LA PERSONA CHE NON SAPRÀ LEGGERE, BENSÌ LA PERSONA CHE NON SAPRÀ COME IMPARARE” (Alvin Toffler - 1928) Ritornando allora al dilemma iniziale, io non riesco a capire! E ho solo paura. Si, paura che il Popolo della Fotografia, dal momento che cominciano ad apparire sulla scena Giovani Fotografi Professionisti che riescono a fare, bene, foto e servizi, anche da zone di guerra, con lo smartphone (usato sapientemente e con la piena consapevolezza dei benefici e delle difficoltà relative) pensi che ormai basti scattare per fare una Fotografia. Se perdiamo collettivamente le nozioni di produzione e lettura, allora si che ri-piomberemo nell’analfabetismo. Perché una volta “vinti” dalle macchine, “non sapremo più come imparare”... E QUESTO riesco a capirlo benissimo e spero tutti Voi. ALLORA, POI, NON DITE CHE VE NON L’AVEVO DETTO.....

:-) PdP


PRO-MEMORIA GITE

domenica 21 giugno a La SCARZUOLA

aperta a TUTTI - per informazioni e/o prenotazioni: (super)GIULIA BROGI cell: 338 3033681


Q COME CULTURA

Joel Sternfeld, lungo le strade che non portano altrove Un campo incolto con zucche spaccate ed erba secca, un chiosco in secondo piano che vende ortaggi e sidro. Sullo sfondo una casa che sta bruciando circondata da alberi spogli. La banalità della provincia americana in quella che sembra, all’apparenza, una scena lievemente inusuale e moderatamente caotica. Eppure i nostri occhi sono bloccati da questa immagine: la composizione, insistendo con lo sguardo, si rivela sofisticata e ambigua. Non è il fuoco che ci trattiene, non è il feticismo per il dramma incendiario che si sta consumando. Piuttosto sono quelle zucche in primo piano, quello stllicidio di palle di cannone arancioni a stregarci, richiamando alla mente un’altra fotografia, celebre per la storia del medium stesso: La valle dell’ombra della morte di Roger Fenton. Forse ci fa anche sorridere il paradosso di un vigile del fuoco (che potrebbe essere figlio deviato di un racconto di Ray Bradbury), davanti al Farm Market, intento a scegliere i frutti più convincenti, mentre le fiamme stanno divorando il tetto della casa. O cominciamo a intravedere direttrici dello sguardo sapientemente cammuffate, come ci suggerisce la fila di paletti neri

di Alessandro Pagni Joel Sternfeld, McLean, Virginia, December 1978

unfototipo.com

sulla destra che segue la danza in espansione della nube grigia di fumo o la forca di rami nudi alzati come braccia arrese, a contemplare il rogo inarrestabile. Tutto questo e il suo esatto contrario: ovvero la casualità, l’istinto, la sveltezza dell’intuizione, sono gli ingredienti che rendono terribilmente affascinante lo sguardo di Joel Sternfeld, classe 1944, nato a New

York e divenuto dagli anni ’70 uno degli occhi “a colori” (insieme a William Eggleston) più attenti nel documentare l’America di tutti i giorni, quella della maggioranza silenziosa, immersa nelle proprie questioni lontane da luci e clamori. Il suo peregrinare per la provincia americana, raccontandone l’ironica e malinconica bellezza dell’ordinario, ha qualcosa a volte


di velatamente triste e in altri casi confortante, perchè ci suggerisce come tutto, la vita nel suo ciclo, per i più, sia semplice e si risolva in pochi piccoli gesti, brevi sentieri e confini rassicuranti. American Prospects (1987), il suo libro più famoso, racchiude tante piccole perle, che fungeranno da bussola per le sue indagini successive (troveremo la stessa attenta delicatezza in lavori radicalmente diversi come il cupo volume On This Site: Landscape in Memoriam del 1997 dove il fotografo racconterà l’America mostrando le location della tragedie che hanno segnato la storia del paese). In questi scatti, il senso del “non luogo ” è, semplicemente, il senso di un luogo del quotidiano, che ci sfila accanto ogni giorno come un dejavu, che muove sempre lo stesso magma di domande nello

Joel Sternfeld da American Prospects

Joel Sternfeld da American Prospects

stomaco quando si avvicina sera e che salutiamo perplessi ogni notte prima di coricarci. Troviamo strade sbarrate, sentieri che sembrano inutili slanci interrotti o distese immense di niente, come paradossali prigioni senza muri di delimitazione. Passando da una fotografia di Sternfeld all’altra, la sensazione che traspare, è l’impossibilità di lasciare questi fazzoletti di vita, la certezza di non poter andare realmente via, perchè sono parte di un bagaglio genetico che non ci abbandona mai. Anche quando ce ne andiamo fisicamente, quello che siamo resta laggiù e sembra riuscire a pulsare e significare solo a contatto con la terra che ci ha visto crescere, lasciandoci, una volta altrove, una


Exhausted Renegade Joel Sternfeld, Elephant, Woodland, Washington, June, 1979


Alessandro PAGNI unfototipo.com

Pubblicato in: Fotografi Tag: American Prospects, Don DeLillo, Farm Market, IT, Joel Sternfeld, On This Site: Landscape in Memoriam, Ray Bradbury, Stephen King, Underworld, William Eggleston

Ascolto: Mark Lanegan & Isobel Campbell, The Circus Leaving Town

oel Sternfeld, Kansas City, Kansas, 1983 Joel Sternfeld da American Prospects

disperata malinconia, quella che pervade qualsiasi migrante. E in questa altalena di contraddizioni, la felicità sembra non arrivare mai. Le fotografie di American Prospetcs, in certi casi, “profumano di spirito giovane”, somigliano a quelle avventure di adolescenti che, incrociando spesso il torbido della vita adulta, ne restituiscono una lettura diversa, romanzesca, dove lo sconfinato universo di possibilità della loro età, li rende eroici. Pensiamo al migliore Stephen King del romanzo IT e del racconto Il corpo (all’interno della raccolta Stagioni diverse) o il fascino impudente di un Nick Shay nel fiore degli anni, costantemente in pericolo ma ancora salvo dalla trappole che riserva il futuro, nel capolavoro di Don DeLillo, Underworld. Sfilano davanti a noi, a popolare frammenti di paesaggi anonimi, volti che ci osservano senza curiosità né giudizio. Sono spesso ragazzi, qualche volta adulti, ma il più delle volte ragazzi, che hanno negli occhi il segno della loro condanna: essere gli adulti di domani incatenati qui, dove lo sguardo non invecchia mai, dove le strade non portano mai altrove.


Joel Sternfeld, Lake Oswega, Oregon, 1979


CINEMA & FOTOGRAFIA

Continuano le pillole di Storia della Fotografia proposte da Arte e confezionate dal Centre Pompidou (trasmesse su LaEffe) con la regia di Stan Neumann.

alla Bottega il 12 giugno 2015

fotogiornalismo & surrealismo senza controindicazioni: photostory in pillole

1993/F. Cito - Il Palio

1972/N. Ut - Bimba Napalm

1944/R. Capa - Omaha Beach

1936/R. Capa - Il Miliziano

1886 /Nadar figlio - Intervista di Nadar con Chevreul

di Costanza Maremmi


2012 /Paul Hansen - Funerale a Gaza

“...L’irruzione della fotografia nel panorama culturale della nostra vita è relativamente recente: meno di due secoli. Il fotogiornalismo è arrivato immediatamente dopo e subito ha posto problemi etici, specificatamenjte legati alle inedite e spesso sconvolgenti novità tecnico-culturali poste dalla fotografia. Molti pensano che oggi ci sia una particolare urgenza di affrontare i problemi etici del fotogiornalismo. A me non pare. L’etica è l’etica. Non credo che esista un’etica specifica del giornalismo, con una conseguente sottoetica del fotogiornalismo. La fotografia mostra, non dimostra; ci fa vedere il morto, raramente la causa della morte. E quanto all’assassino, quello ce lo mettiamo quasi sempre noi..” Ferdinando SCIANNA - Etica e fotogiornalismo - Electa


Eugene ATGET Salvador DALI’

SURREALISMO

“...il movimento surrealista rappresenta il momento totalizzante dell’avanguardia e allo stesso tempo il superamento di quella esperienza: i surrealisti riescono a maturare una poetica, un percorso estetico che coniuga la creazione e la sperimentazione artistica con un progetto politico ideale, il comunismo. Non si tratta di uno stile e nemmeno di una scuola: il surrealismo vuole essere una pratica di vila. L’idea e quella di allargare il più possibile la sfora della coscienza, sia individuale che collettiva, a partire dall’eliminazione delle barriere che separano la vita “diurna” da quella “notturna”. Vengono tematizzati il risveglio dell’immaginazione, la deriva del desiderio e l’abbattimento delle convenzioni codino della morale borghese. E teorizzato il superamento delle categorie di giudizio, delle contraddizioni e degli opposti: la loro •sintesi è vista nella creazione e nell’apoteosi dell’amore. Si parla di riconciliazione delle coppie dialettiche anima-corpo, ragione immaginazione, veglia-sogno, razionai e-irrazionale: è il desiderio, è il motore interno che deve trovare il modo di raccordarsi armonicamente con la realtà esterna, questo e il principio regolatore del surrealismo. Breton infatti afferma di credere «alla futura soluzione di quei due stati in apparenza così contraddittori, che sono il sogno e la realtà, in una specie di realtà assoluta, di surrealtà se così si può dire. E alla sua conquista che sto andando, certo di non arrivarci ma troppo incurante della mia morte, per non prefigurarmi in qualche modo le gioie di un tale possesso». Bisogna lasciare spazio alla pulsione repressa e canalizzare parte della libido per abbattere le barriere del pudore e riscoprire l’erotismo, la sensualità, la profondità dell’amore a partire dalla rivalutazione del gioco, ovvero dal ritorno alla libertà dell’infanzia, quando non erano ancora formate le inibizioni: «La sola parola libertà è tutto ciò che ancora oggi mi esalta, la massima libertà è quella dello spirito, bisogna essere consapevoli di questo; rendere schiava l’immaginazione fosse pure per un po’ di “sommaria” felicità è la più grande sciocchezza», scrive Breton nel Manifesto del surrealismo. L’uomo, che era un sognatore, ha perso la capacità di immaginare accettando di lavorare per vivere, ma è scontento. Scrive ancora Breton: «A quell’immaginazione che non ammetteva limiti, permettiamo appena di esercitarsi adesso, secondo le norme di un’unità arbitraria; essa è incapace di assumere per molto tempo questa funzione inferiore, e intorno ai vent’anni preferisce di solito abbandonare l’uomo al suo destino senza luce». I/uomo invece dovrebbe guardare, per mantenere un «briciolo dì lucidità», alla sua infanzia che rimane l’unico incanto, l’unico ricordo senza paura di una condizione piena di gioia che l’adulto può riconquistare solo con l’immaginazione: «Non sarà la paura della pazzia», conclude Breton, «a farci lasciare a mezz’asta la bandiera dell’immaginazione...”


alla Bottega il 12 giugno 2015

Rodney SMITH

Man RAY

Rodney SMITH

René MAGRITTE

CINEMA & FOTOGRAFIA


ŠVanessa Rusci


5 I2 D E V GIO

NO G U GI

A TEG T O AB L A

G. Ho una ammirazione e stima smisurata per Gustavo Zagrebelsky. E quando, ultimamente ha affermato in un suo scritto, in maniera perentoria, che”(oggi) il mezzo e il fine finiscono per coincidere”, lo ammetto, pur sapendo che si riferiva a qualcosa di più grande,e tragico, (il fallimento dello Stato) ho pensato a….La Fotografia. Fotografia che ho sempre pensato, e amato, come un grande bellissimo mezzo per esprimensi, raccontare, proporre, commuovere, urlare, sussurrare. E che, stando a quello che si vede, sempre più destinata ad un destino “zagrebelskiano” Ma è nella mia natura non accettare passivamente cose che non condivido. Ed è nota la forza che accompagna il senso di libertà che “colora” le mie convinzioni. Fiducioso allora nella certezza della Fotografia come Mezzo, di uno vissuto per anni, tanti, nella frequentazione del COME e del PERCHE’, ho cominciato ad “accorgemi” e interessarmi a chi si “occupa” del COSA. Che io, pur nel mio giardino illuministico, non avevo voluto prendere in seria considerazione. Tipo ad ognuno il suo karma, capite? E il bisogno di allargare a 360° questa “nuova” curiosità, guardandomi intorno anche grazie ( e a causa..eh eh) degli odiati social, mi ha fatto conoscere una persona, almeno alla mia lettura, forse la più distante dalla maniera di vedere la Fotografia (ma esiste davvero una maniera, e una sola?) che si interessa più al COSA che al COME (la Tecnica, per intenderci)...

INDOVINA CHI VIENE?

La Primula...Rosa di Gigi Lusini V. C’è un grande equivoco, su questo punto. Ecco questo va spiegato bene, non è che io non considero la tecnica, non è che io non la conosca, ho studiato così tanto, anche corsi di illuminotecnica e ottica per intendersi, amo studiare tutto e sono una che ama sperimentare, ma credo che iniziare dalla tecnica sia deleterio, fermarsi alla tecnica uccide l’espressione, fa perdere fotografie potenzialmente meravigliose e credo anche che la tecnica spesso sia un alibi, per chi non riesce a perdersi nel mondo delle emozioni, dell’intangibile. Come a me si chiede di dimostrare la conoscenza tecnica, chiedo di vedere la conoscenza emozionale… Mi ha sempre dato molto fastidio essere etichettata come quella che la tecnica non la conosce o non la usa, sicuramente non la insegno, ne tutta, ne in maniera approfondita, ma davvero credete che si impari fotografia in tre mesi? O amate riempirvi di nozioni??? Comprate i libri (di tecnica) allora e leggeteli. A chi vuole imparare, ovviamente. La fotografia tecnica poi cosa descrive in fotografia? O si parla di Tecnica fotografica: di ritratto, di reportage, di food, di macro o si parla di attrezzatura, sensori, otturatori, colorimetri… di quale tecnica si parla? Visto che mi si chiede spesso che ottiche uso e io rispondo zoom molto luminosi, ma non basta e mi si chiede che lunghezza? E io rispondo 28 70, forse o 28 80 non ricordo- stabilizzato o no? – non credo – sono 7 anni che ce l’ho so come funziona e quali sono i suoi limiti, so come ci fotografo e ho di recente imparato che la serie Canon e Numero D e che la Nikon e D numero… forse… Il mio buffer memoria si pulisce in fretta e lascia spazio a istinti creativi e progetti… sarà limitata……………tutto questo non vuol certo dire che la tecnica non serva, lo ripeto, la tecnica serve e si deve imparare, non chiacchierarne…


Ma quando ho iniziato io nel 1989 se non imparavi la tecnica non facevi fotografia, avevo una yashica FX 3 Super 2000 (e per ricordarmi il modello ci ho dovuto guardare) completamente manuale con esposimetro con fotocellula al silicio a lettura media pesata al centro (quelli con la stanghetta a pile per capirsi che non ti dicevano se la pila stava per finire quindi a volte col sole pieno e senza esposimetro andavi sulla coppia 8/125 con pellicola ovviamente 100 asa e di li imparavi… poi recuperavi in fase di stampa, come oggi, con Photoshop), stampavo con ingranditore manuale e facevo i provini a occhio per intendersi, preparandomi i liquidi e mantenendoli caldi su un termosifone elettrico... Però

fin da subito ho capito che c’era il “cosa”, e contava tanto, come in tutte le arti. Prendiamo la musica un Santana secondo voi conosce solo la tecnica? E’ su questo la differenza, sul SOLO. Giudicare SOLO tecnicamente, scattare SOLO tecnicamente. Ma il problema nasce dal bisogno di avere certezze: bello, brutto, fatto bene, fatto male, mi spiace dirlo ma avere a che fare con le emozioni (e la fotografia) è difficile, e le emozioni non le incaselli, le vivi, come la fotografia… Chi inizia soprattutto, perché di gente che dopo anni di fotografia ha posizioni ancora rigide ne conosco molta poca, se ha fatto fotografia davvero, ma chi inizia ha bisogno di regole, di sapere che sentiero sta seguendo, non capendo che cercando quella mappa si perde un bel pezzo di viaggio. Vuole imparare tutto, che può essere lecito, non fraintendetemi, ma spesso in questo tutto non c’è spazio per il proprio punto di vista, per la propria espressione: insomma si comincia ci si affascina per un panning o una stroboscopica e ci si fa una mostra… argh! Insomma se non hai niente da dire, puoi studiare tecnica quanto vuoi ma la tua sarà solo fotografia emulativa, perfetta, ma senza un reale spessore. Noiosa, banale, avete idea cosa sono 26 anni di fotografia? E io la guardo molto, la fotografia, la guardo più di quanta ne faccia. A un certo punto è un loop, cerchi davvero altri occhi, altre storie… Sono invece molto determinata a insegnare a studiare, a leggere, a vedere i lavori degli altri. Perché è li che uno comincia a capirla la tecnica è li che nascono le domande: come lo faccio questo? Perché la mia foto ha questo difetto? Ect ect ect Sono conscia che chi mi incontra rimanga spiazzato, spesso perso, indico una via, non do certezze o paletti, guardo le foto. Se insegno posso dire che non mi arriva nulla da quel progetto, che le inquadrature sono ridondanti, che l’editing non funziona, ma poi alla fine… Ma vorrei chiedere a tutti: come mai la Magnum ha preso con se il primo fotografo che lavora con I Phone… Michael Christopher BROWN, quale tecnologia ci aspetta in futuro… e cosa conterà? Ok mi fermo…



Il Mezzo, il Risultato, la Pratica sul campo, l’Emozione, l’Analisi, la Provocazione l’Arte e tanti altri Sostantivi da riempire pagine e pagine. Ecco le Sue materie. O almeno, credo. Il tutto in una persona, una Donna, che tra l’altro…fa la Fotografa Professionista. Non ti puoi tirare indietro, caro Pico. Qualunque sia il risultato. La devi contattare. Conoscere. Sentire. Invitare. E allora per quanto sopra (e molto di più vedrete…)

ECCO A VOI l’Introvabile, l’Occupatissima, la Sfuggente, l’Inafferrabile, Poliedrica, Vulcanica, Pirotecnica VANESSA RUSCI ! A Vanessa, che di “lavoro” fa la Comunicatrice, SOLO 3 Domande, lasciandole la massima libertà di “svolgimento” 1. COME SEI ARRIVATA ALLA FOTOGRAFIA (e magari anche perché…)


Al perché ci penso ancora… vocazione??? Amore da vite precedenti? Recenti cmq…Cmq a 17 anni, 1988, ho scattato una foto con una compatta in un bosco, alla luce tra i rami, quello che ne è uscito è stato un raggio di luce spalmato dallo sporco delle lenti e dall’obiettivo a mo’ di flashata, quell’immagine non piaceva a nessuno e invece a me colpì profondamente, come se si potesse fare altro con la fotografia, fu una “illuminazione”, cominciai da quel gorno, a fotografare tutto… Iniziai a studiare la tecnica con un piccolo gruppo di fotoamatori di Grosseto, che mi insegnarono la tecnica base, ma mi stavano stretti, io compravo riviste, i libri e andavo alle mostre, incontravo i lavori di Giacomelli e di Francesca Woodman e non mi tornava niente di quello che sentivo “giusto” o sbagliato definito da loro, sempre alla ricerca della scala dei grigi, del grigio medio, della grana giusta, alla caccia del micromosso, del micro sfuocato… Sono sempre stata appassionata di arte contemporanea, di cinema, di teatro, di poesia, di musica, di espressine umana insomma. E vedevo che in certi ambienti ci si ostinava a fossilizzarci sulla fotografia come se fosse una cosa a parte, come se fosse la verità. In quegli anni andavo spesso in Inghilterra, a Londra e trovavo gallerie di fotografia contemporanea dove si parlava di altre cose, dove il problema del “come” veniva totalmente bypassato, vidi li la prima mostra di Maurizio Galimberti, quelle polaroid mescolate e unite in maniera così comunicativa. Anche Maurizio è stato un elemento fondamentale nella mia formazione. Nei mercatini compravo libri di Nan Goldin, di fotografe giapponesi come Yuki Onodera… Fortunatamente di li a poco incontrai una donna meravigliosa Maria Rita Neri Barigozzi, Fotografa ferrarere/Milanese, vicina a fotografe del calibro di Giuliana Traverso, che accettò di farmi lezione a Rosignano Solvay dove per tre anni ho seguito le sue lezioni private, fotografato Carla Fracci e Misha, Rita era infatti la fotografa di molti eventi, iniziando quindi con la fotografia in teatro, di danza, senza messa a fuoco automatica, senza spot, senza flash, con pellicole al massimo a 3600 iso, quando le trovavo… con Rita è iniziato il viaggio vero, Mapplethorpe, Irvin Pen, Tina Modotti e tutti i classici, studiati di continuo, proposti come stimolo e non come verità, con lei a lungo usai l’infrarosso, vista la sua passione per Frank DiTuri, un altro viaggio nella percezione, lo sviluppavo e me lo stampavo. Stessa emozione di sentir “suonare” un Cibachrome… Un altro incontro importantissimo fu quello con Cinzia Canneri, giovane fotografa uscita dal Istituto Marangoni di Firenze, voce fuori dal coro per le sue ricerche sociali, che mi fece incontrare fotografi come Biasiucci, Cindy Sherman e iniziare a lavorare con l’autoscatto e il nudo. Ovviamente frequentavo negozi di fotografi, scattavo i miei primi matrimoni, eseguivo i miei primi lavori a pagamento. Poi arrivò Roberto Mutti che mi seguì per molto tempo accompagnandomi e sostenendo le mie ricerche. Poi arrivò la borsa di studio per l’università dell’Immagine a Milano, dove ho avuto al fortuna di incontrare Fabrizio Ferri,


Elio Grazioli, Emanuela DeCecco, Leonello Bartolucci, Denis Curtis, e molti altri grandi della fotografia e dell’arte Italiana, che mi insegnavano la Fotografia artistica e commerciale. Dove ero in contatto con giovani fotografi e artisti, da tutto il mondo: la sensibile Andre Roldan, Colombiana, Anna Ferrara, Guseppe Pillone, Alessandra Caccia e molti altri. Li ho incontrato il metodo dei 5 sensi, e quello è stato sicuramente l’incontro più significativo per la mia ricerca, sono arrivata a studiare la percezione, la sinestesia, e a sviluppare un mio metodo di insegnamento che attraverso la sperimentazione dei 5 sensi sviluppa il proprio stile e fortifica la propria capacità espressiva e creativa. E’ molto difficile da far capire, perché agisce nel tempo, ad esempio vedo molti miei ex allievi che sono riusciti a tirar fuori un proprio stile personale e molto forte, altri si bloccano e rifiutano completamente il metodo, perché non ha punti di riferimento esterni e perché comporta muoversi sulle proprie gambe, percezioni… Non è un metodo basato sulla nozione, non si riempie la testa, si stimola... Poi ci fu l’incontro con lo IED di Roma e il progetto Fefe Project del grande Luigi Vernieri, che mi apri ulteriori spazi di ricerca e grazie al Festival Belvedere mi fece incontrare le Visual Magazine e il mondo smart. Dove cominciai a comprendere cosa stava succedendo a livello di globalizzazione all’immagine. Negli anni sono arrivati premi, riconoscimenti e finanziamenti per la realizzazione dei miei progetti: come Ana, un progetto sull’anoressia con Istallazione interattiva con foto 70 x100 stampate su tela montate su un tunnel di lycra stretto e alto, per ostacolare la visione, o Contact, una istallazione con foto di 5x3 metri sul tema degli Homeless, molti video realizzati con le mie foto e tante altre cose. Oggi ci lavoro con la fotografia, anche e nonostante la crisi, nel lavoro metto tutto il mio percorso, fotografia, arte, creatività. Sono specializzata in reportage aziendale e di eventi, realizzo anche food e stll life, e oggi lavoro molto per la comunicazione Social. Non dimentichiamoci che la crisi c’è, che l’illusione di una fotografia facile da fare e l’ignoranza di tanti committenti ha fatto sì che molti possano lavorare anche non essendo professionisti, e

senza avere la partita iva. Cosa che ritengo oscena e grave, pensando anche all’effetto che ha sulla nostra immagine all’estero. Per me questo tra l’altro dimostra poco rispetto per questa disciplina, e non sto parlando dei giovanissimi, che sostengo sempre, che devono farsi spazio… parlo di altri, dello strascico dei furbi degli anni 90, e non credo ci sia bisogno di descriverli. Ultimamente sto collaborando con realtà inglesi che sono un altro mondo in tutti i sensi, la fotografia è un mestiere e un arte là. Cosa ho fatto negli anni: ho realizzato molti servizi fotografici per Aziende Bio tech dove avevi due ore per raccontare una fabbrica a 5 piani sotto terra ed eri scafandrata tu e la tua macchina, ho raccontato terremoti, casi di cronaca nera, anche se non è obbiettivamente il mio, ho raccontato eventi importanti e vissuto tante bellissime avventure, ne avrei da dire, sono 26 anni di fotografia vissuta intensamente…


2) VANESSA E LA FOTOGRAFIA. OGGI la tua realtà artistica, formativa, espressiva Io la fotografia la uso e la “faccio”. Ogni mio lavoro ha dentro una ricerca, una provocazione, una sperimentazione, spesso il tema è sociale, racconto un mio punto di vista. Uso un po tutte le tecniche, dalla polaroid, al bn, alla pellicola, ovviamente il digitale, ma anche la fotografia da smartphone, Instagram (che ho

stranamente odiato all’inizio) amo la post produzione spinta, che mi ricorda tanto ciò che facevo in camera oscura, collage, mascherature, solarizzazioni. Sono alla continua ricerca di nuove forme di espressione, di nuovi linguaggi. A differenza di molti non produco tanto, non sono una con la macchina fotografica sempre in mano, (con lo smartphone si! J) ritengo che questa iperproduzione uccida l’espressività, la comunicazione, saturi, anestetizzi, credo serva veramente a poco. Il soggetto che prediligo ultimamente sono le donne,


ho creato questa sorta di Ritratto performativo, dove amo far interpretare alle donne una sceneggiatura che creiamo insieme o che scrivono loro, mentre loro la realizzano io scatto, interagisco con loro, ed esce un ritratto/racconto a mio avviso molto psicologico, molto personale, molto vero. Racconto l’universo donna. Forse influenzata da questa idea di riciclo che viaggia nell’etere, sto lavorando molto anche con le mie vecchie fotografie, eseguo spesso dei “readymade” riutilizzando scatti già eseguiti, anche analogici, ricontestualizzandoli, in una sorta di rito “salvifico” e liberatorio dalla superficialità della fotografia usa e getta. Il mio prossimo lavoro, che sarà in mostra dal 13 Giugno, ha come tema la “fotografia liquida”. Una riflessione sulla fotografia dei Social. E dal 2006 mi sono avvicinata al Vjing, una sorta di video arte, che come amo dire “suona le immagini”. Utilizzo programmi di mixaggio video in tempo reale, quelli che vengono usati nelle discoteche per intendersi, per montare le mie immagini con effetti molto particolari e intensi, e da li ho generato le mie VJtable, still bloccati durante i vjset e resi “scatto”. Da diversi anni tengo WS e Corsi di fotografia, “Approccio alla fotografia attraverso i 5 sensi” inizialmente non facevo tecnica, poi almeno la base sono stata costretta a inserirla. Qui occorre un chiarimento, tanto per non passare da quella che la tecnica non la usa: ritengo che soprattutto all’inizio una persona dovrebbe avvicinarsi alla fotografia in maniera molto “ingenua”, molto libera, lavorare sulla selezione “cosa c’è dentro” “cosa sto raccontando” “cosa sto facendo”, studiare i grandi, farsi una propria idea e dopo, ma il processo è automatico, visto mille e mille volte, cercare la tecnica. E infatti per i miei allievi è così. Credo che chi passi dal processo inverso, spesso perde tanto del suo unico e inimitabile punto di vista, c’è il rischio di bloccare nuovi linguaggi, nuove evoluzioni della fotografia. Ovviamente a questa età mi viene da dire che creare un percorso dove contemporaneamente, si sviluppino le due cose sarebbe l’ideale, ma questo avviene già nelle grandi scuole. Il mio metodo lo ritengo un propedeutico alle grandi scuole, all’entrata nel mondo della fotografia,


per tutti quelli che hanno voglia di iniziare, o per chi abbia voglia di sperimentare un altro modo, più intimo, più ancestrale. Non è un corso per tutti, e mi ci è voluto molto e molte delusioni per capirlo, tant’è che da due anni faccio colloqui di selezione, senza nessuna presunzione (ma forse non è vero, un po di presunzione, anzi molta, c’è) non voglio perder tempo o far perdere tempo a nessuno, tanto meno trovarmi davanti arrogantelli che ti ammorbano con gli ultimi tipi di sensori usciti, ignari delle politiche di marketing, incapaci di rendersi conto davvero dei risultati dell’uso dell’uno o dell’altro, convinti di diventare fotografi grazie alla macchina che hanno e che la fotografia sia come il calcio, una partita da vincere… Lo slogan è “Solo per menti pensanti – Approccio alla fotografia attraverso i 5 sensi” che capirai essere molto provocatorio e arrogante, ma mi dico se uno viene ha colto la provocazione e può essere la persona giusta. Sai che avrei una gran voglia di parlarti della


mia idea di UOMINI FOTOGRAFI E DONNE FOTOGRAFE… ma quando se ne esce? Ritengo che in giro ci sia una vera e propria arroganza nata dall’ignoranza e dalla presunta facilità della fotografia, dalla crisi dei valori, io sono spesso polemica ma ho un rispetto infiniti di chi “produce” fotografie, chiunque… ma se si va su questo piano finiremo a chiederci se la MORTADELLA SIA DEMOCRISTIANA. Vorrei parlare della Camera Chiara di Barthes, dire che siamo nel 2015 e che Barthes non aveva mai fatto fotografia ne parlava e non aveva lo Smartphone, e che il suo Studium e il suo Punctum bisognerebbe


capirlo, invitarlo nelle nostre foto e poi decidere se si è d’accordo o no, non solo citarla la Camera Chiara, come piace fare a tanti, perché è intellettuale, perché dice che sia la Bibbia, sarà che io ci litigo con Barthes ogni volta che lo rileggo. Mi piacerebbe dirti di cosa penso delle letture portfolio e di chi le fa e di alcune associazioni della fotografia italiana… ma poi preferisco parlare della FOTOGRAFIA. E del fatto che ne trovo poca, che 30 anni di televisione Berlusconiana ci hanno rincoglionito e ci basta raccontare di “fare una mostra”, di “fare” il fotografo, di “fare reportage” di… apparire… e guarda come stiamo tutti… La vita liquida e la sua ansia, Zygmunt Baumann, sul quale sto lavorando con il mio compagno per il festival di Vjing a Roma che si svolge in questi giorni, LPM, Live Performances Meeting… da leggere e… da vedere. Non ho grandi velleità, ne troppi miti, io cerco le fotografie, poi devo ammettere che chi le fa o come le fa è secondario, serve per le relazioni sociali, serve per la curiosità, ho trovato una fotografa di recente, Neva, che fa una ricerca sui riflessi interessantissima, niente a che vedere con l’esercizio, niente a che vedere con la spettacolarizzazione, lei vede delle cose interessanti e le ferma in una foto, non è una fotografa di professione, non è artista eppure è una delle cose più interessanti che ho visto negli ultimi anni. Tornando a me ho superato da un


bel po il bisogno di attaccare le foto alle pareti per delle mostre, mi interessa il giusto di tante dinamiche del mondo fotografico, sono invece, e purtroppo una filo-estera malata, cerco continuamente contatti con i paesi oltralpe e ultimamente anche orientali. Mi interessa e lo ripeto fino alla nausea, la ricerca, l’espressione, seria ovviamente, frutto di un percorso, fatta da chi ha da dire e cerca il dialogo, il resto lo considero banale, inutile, fazioso, noioso. E cmq non sopporto l’intellettuale per forza o il concettuale vuoto. Ci sono tante cose in giro per il mondo e l’Italia si ostina a vivere nel suo orticello… a competere, mentre per me la competizione in fotografia non esiste. Ovviamente ci sono dei grandissimi in Italia, non voglio essere fraintesa, sia affermati, sia giovanissimi e ne vorrei citare alcuni : Daniela Neri, Anna Ferrara, Patrizia Mori, Alessandra Baldoni e Valeria Pierini, due giovani che osservo da tempo e che spesso presentano ricerche interessanti. Per gli uomini trovo interessante il lavoro di Andrea Bassega, che è il mio compagno, ma per la fotografia sono molto severa e imparziale, che considero un tecnico artisticamente naif, Stefano Pacini, che tra l’altro sta realizzando un fantastico libro in questo periodo NOI SOGNAMO IL MONDO, https://www.facebook.com/noisognamoilmondo?p nref=story eRoberto Panciatici che lavora sulla fotografia di Matrimonio, che ritengo sia un grande fotografo, con i suoi HD esagerati regala immagini nel suo settore “irrompenti”. Ma faccio per citarne alcuni perché sono moltissimi. Manca però un contesto di incontro, di confronto, di scambio, manca una rete… anche se vedo tanto movimento e spero che questo presto cambierà. Sono interessata a ciò che gli altri fanno, seguo molti artisti sul Web, visto che ho poco tempo, amo guardare le immagini degli altri sul computer, sono ossigeno per me, il mio limite è che non sopporto chi si sente arrivato, chi ha troppe verità, chi crede di aver capito, e questo limite spesso mi fa allontanare, soprattutto se quella verità chiude al confronto. Poi infondo chi è così fa solo tante foto banali e non comprende altri linguaggi tranne quello del “bello” e “brutto”, poi forse questi parlano di fotografia, ma non la fanno.


3) VANESSA E LA FOTOGRAFIA. DOMANI (i tuoi programmi, progetti, sogni....) Cosa farò non lo so, so che farò progetti fotografici, la fotografia è parte di me oramai troppo profondamente radicata , il mio sogno è quello di contribuire a una nuova fase della fotografia, fatta di scambi, collaborazioni, incontri, confronti, approfondimenti, seri, non autocelebratici, di confronto autentico, in ascolto, di alta qualità vorrei. Anche io come te per anni sono stata molto chiusa, molto critica, stanca veramente di dover sempre dimostrare chissà che, che le mie immagini non erano frutto del caso ma di scelte consapevoli, e questo accadeva qui a casa mia, in Toscana, non in Belgio dove per anni ho navigato, non a Milano, non a Roma, non a Newyork dove mi chiedono “il processo creativo”, poi si cresce e tante situazioni ci scivolano addosso... Io come tu hai sottolineato in alto con la fotografia ci lavoro, e come ama ripetere Efrem Raimondi (Approfondito grazie a te e alla tua pagina FB), le mie non sono solo chiacchiere, sono conclusioni frutto di esperienze. Anche di recente ho realizzato un servizio istituzionale per un progetto della Regione Toscana dove ho fatto ciò che io so fare, rimanendo coerente al mio percorso, ero stata chiamata per il mio stile e credimi queste sono le cose che per me davvero contano. C’è la crisi, è molto difficile soprattutto per i free lance che non fanno matrimoni e comunioni, e cmq è difficile anche per questi ultimi, ma credo che chi davvero sa esprimersi, chi davvero fa fotografia, abbia la possibilità di emergere, di lavorare. Dovremo sconfiggere tanti cancri, far tornare la fotografia allo status di Arte e mestiere come dicevo sopra ma il talento, che ahimè non si insegna, vincerà sempre su tutto. Chiedimi se mi sento brava… si mi sento molto brava, dico sempre che saprei fare una foto anche con una scatola da scarpe (eheheh), soprattutto perché per me brava significa consapevole, significa saper scegliere, significa continuare ad approfondire, a migliorare, a sperimentare, significa conoscere le proprie lacune


e i propri limiti e sfidarsi, non accomodarsi nella zona di comfort, o nel riconoscimento, quella è la strada della morte dell’espressione. Il male della fotografia contemporanea è che, e lo ripeto forse per la terza volta oggi, l’improvviso accesso e la presunta facilità hanno abbassato il livello della cultura della fotografia per cui uno dei miei obiettivi è quello di insegnare a “studiare”. Io non so tutto, anzi mi sento anche molto ignorante, anche perché questa illusione del sapere tutto, grazie credo a wikipedia e a google, oggi è davvero comica, ma te lo immagini sapere tutto? Che noia sarebbe? Ma credo che si possa passare la voglia

di approfondire e conoscere (apprendere con intelletto), io voglio continuare così, conoscere. Il prossimo sogno è questo progetto di CrowFounding che sto preparando per poter fare un viaggio coinvolgendo 10 importanti fotografi, 5 uomini e 5 donne, di 10 paesi diversi, nella sperimentazione del Metodo Approccio alla fotografia attraverso 5 sensi e la stesura del libro con i lavori ottenuti. Ci vediamo il 25 Giugno e li vi racconto i miei lavori. E a proposito di Karma… sappi che il karma si può cambiare! J aggiornamenti davanti a un aperitivo in piazza del Campo nella tua bellissima Siena. V.R.



...c’è stato un periodo, sulla fine degli anni ‘60, in cui si sosteneva che una “buona” fotografia non dovesse aver bisogno di nessuna didascalia. Poi i tempi sono maturati. Cambiati. Ci sono addirittura degli Autori Sacri (il Mo. Ferdinando SCIANNA ad esempio) che afferma l’inutilità dei libri “di” fotografie, sostenendo invece la necessità di libri “con” molte fotografie. Per capire/imparare il contesto e avere lo “studium” adeguato per apprezzare appieno le immagini. Nel caso di questa”rassegna paliesca interna”, possiamo affermare “due” cose: PRIMO, che non è vero che i ”Soci” (Brogi in testa) siano persone dedite principalmente alle gozzoviglie, cenini bevute et similia (..è latino Renzi, te che dici by partisan...) SECONDO, che ci mancherà “molto”, ma non lo Studium e il... Genius Loci. Il tutto senza didascalie. Per lasciare intatte le singole individualità espressive. E quanto di “ciò” “ognuno” riuscirà a trasmettere, questo...è il suo problema (vedi).


ILPALIOVISTODA foto di ...TUTTI NOI

Botte ai & Confusi UNITI NELLA...LONZA

NSL

(Non Solo Lonza)


alessandro boccini giulia brogi stefano cairola daniela cappelli stefano fantini leandro ferrari giovanni giuliani valentina groppi bruno lambiase laura lazzeretti gianluca lecchi gigi lusini federico malusa costanza maremmi serena mariotti francesco martorelli eugenio paccagnini alessandro pagni martina pifferi


ILPALIOVISTODA

alessandro boccini





ILPALIOVISTODA

giulia brogi





ILPALIOVISTODA

stefano cairola





ILPALIOVISTODA

daniela cappelli





ILPALIOVISTODA

stefano fantini

(in silenzio o in ascolto)





ILPALIOVISTODA

leandro ferrari





ILPALIOVISTODA

giovanni giuliani





ILPALIOVISTODA

valentina groppi





ILPALIOVISTODA

bruno lambiase





ILPALIOVISTODA

laura lazzeretti





ILPALIOVISTODA

gianluca lecchi





ILPALIOVISTODA

gigi lusini

tipidapalio





ILPALIOVISTODA

federico malusa





ILPALIOVISTODA

costanza maremmi





ILPALIOVISTODA

serena mariotti





ILPALIOVISTODA

francesco martorelli





ILPALIOVISTODA

eugenio paccagnini





ILPALIOVISTODA

alessandro pagni





ILPALIOVISTODA

martina pifferi





..e in un tripudio di bandiere e colori, Siena trionfa come sempre immortale.... Silvio GIGLI


USCITA ai Canaloni del Farma - Buno LAMBIASE

TRENONATURA/Mostra di Giulia BROGI - Ph: F. Zacchei

Uscite & Proposte di USCITE La Bottega/Circolo di Confusione

Il Programma delle Uscite Congiunte, diligentemente redatto e gestito da SuperGiulia BROGI, prevede “obbiettivi” di vario interesse, paesaggistico e naturale. I sopralluoghi, quasi sempre a cura di Pico de Paperis, son per evitare un salto nel buio alla...Compagnia. NOTA BENE: Tutti quelli che si volessero aggregare possono seguire via via le proposte sulle pagine FB de La Bottega dell’Immagine e del Circolo di Confusione

USCITA ai Canaloni del Farma - Giulia BROGI

Giugno-Agosto 2015


...OH QUANTA BELLA GENTE, COSE....

IL PROGRAMMA

giugno - agosto 2015 12 GIUGNO

PITTORIALISMO E NUOVE VISIONI senza controindicazioni: photostory in pillole

MAGRITTE 1929 vs CAPA 1936 Vanessa RUSCI - Vj set da Vj Vanadio ACF Color Gigi LUSINI - Omaggio a P. Turner (elab. analogica)

CINEMA & FOTOGRAFIA

a cura di Costanza MAREMMI Incontro con l’Autore (e non solo):

25 GIUGNO

29-06-2015 13-08-2015

VANESSA RUSCI

presentano Con la Natura nel...sangue Animali grandi e piccoli

Obbiettivo Palio:

COLAZIONI DOPOTRATTA (ti pareva??) FOTO ALLE PROVE & C (ev. raduno...al solito posto)

Contatti: WhatsApp Soci (sigh :’-) la CAMERA CHIARA - NewsLetter del Circolo Culturale La Bottega dell’Immagine di Siena. Redatto in proprio - Giugno 2015


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