Milano in vetrina_unconventional guide to Milan

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claudia calderoni - leonardo demurtas - barbara desiderato ambra farris - flavia pellegrinelli



«I negozi storici sono pezzi vivi d’identità, monumenti democratici perchè scelti, e non imposti ai consumatori. Sarebbe triste che una città aperta a tutte le culture finisse per perdere la propria.» Carlo Sangalli Presidente di Confcommercio



INDICE ABSTRACT BIBBIA

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CONCEPT

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STRUTTURA DEL SISTEMA ARTEFATTI

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ANALISI DEL SUPPORTO 1: CARTACEO

10

ANALISI DEL SUPPORTO 2: APPLICAZIONE MOBILE 17

MODELLI DI INTERAZIONE

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A CASA DURANTE IL TRAGITTO MODALITÀ SATELLITE MODALITÀ BOTTEGA - ESTERNO MODALITÀ BOTTEGA - INTERNO DIARIO

25 25 25 26 26 27

ASPETTI DI PARTECIPAZIONE

27

LINGUAGGI

28 TEXTURES CARTA PACCO ICONE USO DELLE IMMAGINI TABELLE SCELTE CROMATICHE E MULTIPLY SCELTE TIPOGRAFICHE

METODO

28 28 29 29 29 29 29

30 ANALISI PRELIMINARE SULLE BOTTEGHE SOPRALLUOGO SELEZIONE DEFINITIVA DELLE BOTTEGHE RICERCA DELLE MACROAREE TEMATICHE RICERCA DELLE AREE TEMATICHE SELEZIONE DEI SATELLITI DEFINIZIONE DEI PERCORSI REALIZZAZIONE DELL’ARTEFATTO -5-

30 30 31 31 32 32 33 33


APPENDICE contenuti

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PERCORSO 1 MM SAN BABILA - TRATTORIA BAGUTTA

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BOTTEGA: TRATTORIA BAGUTTA

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TRATTORIA BAGUTTA - PALAZZO OMENONI

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SATELLITE: PALAZZO OMENONI

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SATELLITE: PALAZZO BELGIOIOSO

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SATELLITE: BOEUCC

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SATELLITE: CASA MANZONI

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CASA MANZONI - ANTICA BARBIERIA COLLA

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BOTTEGA: ANTICA BARBIERIA COLLA

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ANTICA BARBIERIA COLLA - TEATRO ALLA SCALA

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SATELLITE: TEATRO ALLA SCALA

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PERCORSO 2 SATELLITE: PICCOLO TEATRO

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PICCOLO TEATRO - RESENTIN

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SATELLITE: RESENTIN

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RESENTIN - MERCATINO ANTIQUARIO

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SATELLITE: MERCATINO ANTIQUARIO

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SATELLITE: CASA PIERO MANZONI

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CASA PIERO MANZONI - BAR JAMAICA

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BOTTEGA: BAR JAMAICA

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BAR JAMAICA - PINACOTECA DI BRERA

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SATELLITE: PINACOTECA DI BRERA

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BIBLIOGRAFIA

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ABSTRACT

«Per la gente che vive nelle cittadine e nei paesi della Lombardia, intorno alla grande città, Milano significa soprattutto il posto di lavoro.» Il posto, Ermanno Olmi, 1961 Milano, città del lavoro. Ieri come oggi. Un centro nevralgico per aspiranti professionisti in mille campi diff erenti, dalla moda al design, dall’abbigliamento all’arte, dalla gastronomia all’artigianato. Uno strato sociale, quello dei lavoratori, che caratterizza la metropoli e ne definisce l’identità tanto da suggerire al Comune iniziative pubbliche per valorizzare tale ricchezza. Le ”Botteghe Storiche” milanesi sono una fonte inesauribile per alimentare la memoria storica della città, luoghi che hanno vissuto sulle proprie pareti lo scorrere del tempo e risultano perciò un interessante filtro attraverso cui guardare il territorio. Ogni bottega ha qualcosa da raccontare in merito all’ambiente in cui è vissuta, ai tempi che ha visto scorrere davanti alle sue vetrine e alla gente che ha potuto incontrare. “Milano in vetrina” si propone dunque di rappresentare alcuni spaccati della società milanese attraverso le botteghe storiche, una speciale cartina tornasole per una città sempre più proiettata verso il futuro ma che ancora nasconde, e a volte dimentica, le eccellenze del passato. La guida si sviluppa su due supporti: cartaceo e mobile. I supporti hanno la funzione di “cicerone”, accompagnano l’utente nei diversi momenti del percorso, caratterizzato ognuno da un proprio microformat di riferimento.

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BIBBIA DEL FORMAT CONCEPT “Milano in vetrina” propone una serie di itinerari strutturati che conducono l’utente alla scoperta delle botteghe storiche, fulcro del percorso, e all’esplorazione del relativo contesto socio-culturale attraverso alcuni punti di interesse secondari. L’utente sarà introdotto al percorso da un artefatto cartaceo che fornisce informazioni generali sul contesto e sui luoghi da visitare. Successivamente verrà accompagnato alle tappe da un contenuto audio e da indicazioni di percorso in modalità street-view. Una volta raggiunta la destinazione, potrà usufruire dei contenuti di approfondimento attraverso il mobile stesso. Il format della guida “Milano in vetrina” si basa principalmente sulle modalità di fruizione delle sue stesse componenti da parte dell’utente. In altre parole la guida si adatta a ciò che il fruitore si appresta a fare. Secondo questo criterio, il format prevede un’alternanza di momenti “dinamici”, come i tragitti e le esplorazioni sul posto, e momenti “statici”, come la scelta del percorso da eseguire e la fruizione dei contenuti di approfondimento. Per ogni momento è prevista una modalità di fruizione che non crei disturbo o confusione nell’utente, perciò, per esempio, non sarà mai proposto un contenuto video quando l’utente sarà in cammino verso una tappa poichè potrebbe trovare scomodo guardare il dispositivo mobile.

STRUTTURA SISTEMA ARTEFATTI Il format si basa sull’utilizzo, di due supporti: - artefatto cartaceo - dispositivo mobile Tali supporti si integrano durante la fruizione della guida e si completano l’un l’altro in modo da dare all’utente una visione a 360° del percorso. Nonostante questo, in alcuni momenti sarà previsto l’utilizzo esclusivo di un solo supporto, per esempio, la raccolta di informazioni introduttive al tragitto si adatta perfettamente al cartaceo, mentre l’eplorazione della realtà aumentata non potrebbe prescindere dal supporto mobile. Punto chiave del sistema di artefatti resta comunque la necessità di integrare i supporti per rendere l’esplorazione il più possibile approfondita. ANALISI DEL SUPPORTO 1: CARTACEO Il supporto cartaceo è stato progettato per essere una presentazione al percorso e introduzione “incompleta” alle tappe. Incompleta perchè le informazioni devono fungere da anticipazione ed invogliare l’utente a scoprire autonomamente il resto. Al tempo stesso il cartaceo fornisce informazioni pratiche, come numeri di telefono e indirizzi. - 10 -


L’artefatto cartaceo è composto a sua volta da più elementi. Di seguito un’analisi specifica di ciascuno di essi.

COFANETTO

Sull’esterno del cofanetto sarà trascritta una breve introduzione alla gui guida, nonchè alcune indicazioni sulla tematica affrontata, in modo da introdurre l’utente ai percorsi. All’interno, ci saranno gli otto libretti dei percorsi insieme ad un libretto “numero uno” contenente la mappa generale della guida ed un libretto “numero dieci” per archiviare la collezione di biglietti da visita raccolti nelle botteghe visitate. MAPPA GENERALE

La mappa generale localizza tutti i percorsi della guida sul territorio milanese, in modo che l’utente possa avere una visione completa dei luoghi affrontati e eventualmente decidere quale percorso intraprendere. - 11 -


FASCICOLI

Gli otto fascicoli contenuti nel cofanetto propongono otto percorsi diver diversi per le strade della cittĂ . Ogni fascicolo si distingue grazie alla copertina, mentre gli interni sono organizzati secondo lo stesso schema, riportato di seguito.

colophon e introduzione

istruzioni d’uso

mappa percorso

scheda bottega

introduzione contesto

introduzione satelliti

zoom

appunti

Le uniche parti interne variabili del timone sono le schede botteghe, nel caso in cui nel percorso fossero piÚ di una, e gli zoom, moltiplicabili sempre nell’ordine di un minimo di uno e un massimo di quattro zoom. - 12 -


Nell’incipit del fascicolo si ritrova sempre una versione riassunta dell’abstract, che da un lato introduce l’utente percorso e dall’altro, nell’eventualità si dovesse mostrare il fascicolo a qualcuno di estraneo al tema, si possa sempre comprendere il senso della guida.

Considerata la possibile alternanza di supporti e interazioni durante il tragitto, la guida fornisce delle istruzioni all’uso che spiegano come l’utente possa interfacciarsi con elementi come la realtà aumentata, i contenuti approfonditi e le modalità di fruizione.

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1

2

1 introduzione contesto 2 collage evocativo

1

2

3

1 dati utili 2 percorso consigliato 3 tappe del percorso - 14 -


3

2 1

1 introduzione satelliti 2 informazioni satellite 3 satelliti nel percorso 5

1 4 2

3

6 1 dati pratici sulla bottega

4 box “el milanes�

2 fotografia del proprietario

5 testo descrittivo della bottega

3 box delle particolaritĂ

6 invito a prestare attenzione

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1

2

3

4

1 elemento da ricercare 2 icone di istruzioni all’interazione 3 testo esplicativo 4 mappa della stanza in cui ricercare

1

2

1 icone identificative 2 spazio per appunti e note personali - 16 -


ANALISI DEL SUPPORTO 2: APPLICAZIONE MOBILE Il supporto su mobile svolge una duplice funzione: in certi momenti del percorso è il protagonista assoluto, come per esempio nel caso dello street view che accompagna l’utente nel tragitto o durante l’esplorazione dei contenuti di realtà aumentata, in altri casi completa l’informazione del cartaceo, fornendo ulteriori piani di approfondimento, come nel caso degli zoom e delle opzioni di cattura particolari. I contenuti proposti dall’applicazione mobile sono principalmente approfondimenti che aiutano l’utente ad entrare nell’atmosfera del percorso. Essi perciò prescinderanno da informazioni che banalmente potremmo trovare sulle normali guide turistiche e al contrario riguarderanno sfaccettature della società piuttosto che date di fondazione. Per esempio nel caso dei contenuti audio del Teatro alla Scala non avremo mai uno stralcio della Turandot ma piuttosto una descrizione della platea scaligera per come appariva agli occhi di un nobile del tempo. Come il supporto cartaceo, anche l’applicazione per mobile ha una struttura di base definita e modulabile attraverso le varie tappe del percorso.

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START 1

2

1 localizzazione: proposta del percorso più vicino all’utente 2 elenco dei percorsi restanti in ordine di distanza dall’utente

1

3 introduzione contesto del percorso selezionato

3

4 collage evocativo

2

4

3

4

1 percorso street-view 2 percorso guidato su Maps 3 modalità live: street-view

3

4

5

4 modalità mappa: localizza la posizione dell’utente sulla mappa 5 modalità diario: si accede all’archivio (analisi più approfondita a seguire)

2

1

Caso 1: l’utente raggiunge autonomamente il punto di partenza e inizia il percorso. - 18 -

Caso 2: indicazioni per raggiungere l’inizio del percorso tramite Google Maps per mobile.


TRAGITTO 5

6

1 pulsante di accesso al menù a scomparsa 2 pulsante delle tappe attuali 3 informazioni sul tragitto che si sta percorrendo 4 comandi dell’audio

1

3

2

4

Apparizione del menù a scomparsa Visualizzazione delle informazioni per accedere alle informazioni sulle riguardanti la tappa selezionata e tappe del percorso. comandi dell’audio che accompagna il tragitto. SATELLITE 7

8

1 aggancio satellite 2 contenuti 3 menù di selezione raffigurante le icone delle cinque tipologie di contenuti (quando i contenuti non sono presenti, le icone non sono selezionabili)

1

2

3

Riconoscimento dell’aggancio del satellite in prossimità dello stesso. - 19 -


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1 slide show delle immagini proposte 2 slide show dei video proposti 3 menĂš delle tipologie di contenuti

2

1

3

Galleria dei contenuti fotografici.

3

Galleria dei contenuti video.

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1 elemento da catturare attraverso una fotografia con il dispositivo mobile 2 elemento catturato 3 approfondimento informativo riguardante l’elemento catturato

1

2

3

Ingresso nella modalitĂ cattura. - 20 -


13 1 slide show degli audio proposti 2 menù delle tipologie di contenuti 1

2

BOTTEGA 14

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2 1

1 aggancio bottega Riconoscimento dell’aggancio della bottega in prossimità della stessa.

2 riproduzione del video a schermo intero - 21 -


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1 realtĂ da fotografare 2 profili degli oggetti da riconoscere e “raccogliereâ€? 3 cattura

1

3

2

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1 accesso agli approfondimenti 2 riempimento del profilo (e del bagaglio)

1

2

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DIARIO 20

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1 accesso alla modalitĂ Diario 2 organizzazione dei contenuti specifici

1

3 visualizzazione lista 4 strumenti di creazione nuovi elementi 2

4

22

3

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1 visualizzazione geolocalizzata 2 visualizzazione in anteprima

1

2

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24 1 fotografia da condividere 2 men첫 delle piattaforme di condivisione

1

2 Condivisione dei contenuti raccolti.

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MODELLI DI INTERAZIONE

Come il format propone due supporti diversi a seconda della parte di percorso che l’utente sta affrontando, così la modalità di interazione varia a seconda delle fasi di fruizione della guida in sè. E quindi, se l’utilizzo degli artefatti è strettamente legato a ciò che l’utente si appresta a fare con esso e quando lo fa, allo stesso modo egli interagirà con la guida in maniere diverse a seconda di dove si trova. Secondo questo criterio bbiamo riconosciuto sei modelli di interazione. A CASA Quando l’utente è ancora a casa ha la possibilità di interagire con l’intero cofanetto della guida ed esplorare i contenuti di anticipazione offerti dal cartaceo. Tale operazione sarà probabilmente mirata alla scelta del percorso da effettuare, ma potrebbe anche risultare esaustiva per l’utente che decide di utilizzare la guida solo attraverso il supporto cartaceo. Quindi l’utente potrà guardare la mappa generale per rendersi conto di dove sono localizzati gli otto percorsi proposti, decidere per esempio su quale approfondire la conoscenza a seconda della distanza dal punto in cui si trova, e passare poi al fascicolo corrispondente per intraprendere una prima scoperta delle tappe attraverso le pagine e le informazioni proposte dalla guida. Il supporto infatti, come già anticipato nelle pagine precedenti, è progettato per permettere all’utente di portare con sè il fascicolo di interesse, senza appesantirsi eccessivamente considerato che ogni libretto ha circa quindici - venti pagine e delle dimensioni standard di 17 cm per 12 cm. Tale formato è stato scelto proprio per agevolare la portabilità e rendere l’interazione tra utente e fascicolo il più confortevole possibile, anche quando non si dovessero avere entrambe le mani libere. DURANTE IL TRAGITTO Nel momento in cui l’utente è in movimento per passare da una tappa all’altra o per raggiungere il punto di inizio del percorso verrà accompagnato nel tragitto dalla modalità Live dell’applicazione, atraverso lo stree- 25 -


view e un audio, fruiti entrambi attraverso il mobile.. L’ audio funge da introduzione alla tappa che ci si appresta a visitare, proponendo un contenuto ricavato il più delle volte dalle interviste fatte ai proprietari delle Botteghe : questi ultimi infatti hanno spesso espresso opinioni sul contesto in cui la propria bottega vive o ha vissuto, fornendo informazioni che introducono il visitatore nell’ambiente senza ricadere in dettagli pratici ma piuttosto focalizzandosi su una visione esperienziale ed emozionale della zona. Da un punto di vista tecnico, l’utente può interagire liberamente con l’audio attraverso il dispositivo mobile. In qualsiasi momento durante la modalità Live egli potrà bloccare, skippare o tornare indietro nella traccia. Come anticipato in precedenza, contemporaneamente all’audio l’utente può usufruire dello street-view. Esso guida durante il tragitto da seguire attraverso un semplice sistema di segnaletica ed è indipendente dall’audio. Lo street-view permette all’applicazione di riconoscere la presenza degli agganci alle modalità bottega e satellite, comunicando all’utente la loro presenza attraverso una vibrazione del dispositivo. MODALITÅ SATELLITE Durante il tragitto l’utente incontrerà i punti satellite direttamente seguendo lo street view. Tali punti sono identificati dall’applicazione e comunicati all’utente attraverso una vibrazione del dispositivo mobile. Una volta riconosciuto il satellite, l’applicazione attiverà la modalità di realtà aumentata mostrando sulla facciata del satellite un “aggancio”, nella fattispecie un baloon che riporta il nome del satellite e invita l’utente al click. Il click del baloon costituisce appunto l’aggancio all’esplorazione dei contenuti: l’utente potrà navigare tra gli approfondimenti “foto”, “video”, “ascolta” e “pillole” di testo. Un’ ulteriore modalità interna è costituita dall’opzione “cattura”: l’utente viene invitato a prestare attenzione ad un particolare del satellite che sta osservando e a ritrovarlo nella realtà, in modo da catturarlo tramite una fotografia ed accedere così ai contenuti aggiuntivi relativi a quel particolare. MODALITÀ BOTTEGA - ESTERNO Sempre seguendo le indicazione dello street-view l’utente raggiungerà la Bottega. Come per il satellite, l’applicazione riconosce la tappa e visualizza un aggancio: anche quest volta il click dell’utente attiverà l’esplorazione dei contenuti ad un livello più profondo. L’interazione si svolge all’esterno della bottega e perciò cliccando sull’aggancio partirà il motion di presentazione della bottega. La conclusione del motion invita l’utente ad esplorare la realtà e quindi entrare fisicamente nella bottega ed accedere ad un’uteriore modalità di interazione. MODALITÀ BOTTEGA - INTERNO All’interno della bottega la prima modalità di interazione è offerta dall’ambiente stesso: l’utente potrà interfacciarsi con il proprietario, guardarsi intorno e vivere la realtà della bottega, per esempio prendendo un cappuccino al Bar Jamaica o facendosi tagliare i capelli alla Barbieria Colla. Il visitatore saprà precedentemente come comportarsi nell’ambiente re- 26 -


ale grazie alle informazioni raccolte sul cartaceo, dove le icone di “nota bene” lo invitano a porre attenzione ad odori, rumori o anche alla cordialità del proprietario stesso. Un ulteriore livello di interazione è rappresentato dalla raccolta di oggetti. L’utente ricorderà dalla lettura del cartaceo che all’interno della stanza ci sono dei particolari elementi da fotografare con il mobile per poter accedere alle informazioni aggiutive. Tale interazione invoglia il visitatore a collezionare (virtualmente) gli oggetti, spingendolo alla ricerca e quindi verso il desiderio di raccogliere sempre più elementi. La raccolta rappresenta implicitamente uno step necessario per interagire con contenuti altrimenti non esplorabili. DIARIO La modalità Diario è un archivio su mobile accessibile ogni volta che l’utente lo ritiene opportuno. L’interazione in questo caso è molto varia: da un lato l’utente potrebbe inserire foto, video o note create personalmente, visualizzandole in maniera geolocalizzata (modalità Mappa), oppure secondo un ordine che tiene conto di dimensione, data o percorso tematico (modalità Lista) o infine come successione di elementi (modalità Rullino). Nella modalità Diario si trova anche la sezione “Bagaglio”, una modalità che archivia gli oggetti collezionati durante i percorsi, siano essi elementi legati ai satelliti o alle botteghe, e offre all’utente la possibilità di visualizzarli in modalità Mappa, Lista o Rullino. Nel caso del Diario, a prescindere dalla modalità interna, l’interazione alla base riguarda esplicitamente il desiderio dell’utente di collezionare e memorizzare le esperienze vissute durante l’esplorazione con la guida: un diario di bordo virtualea disposizione dell’utente.

ASPETTI DI PARTECIPAZIONE Il format prevede una modalità di condivisione dei materiali autoprodotti durante le visite. In altre parole, i contenuti nelle sezioni “Foto”, “Video” e “Note” del Diario potranno essere postate sui principali social network e uploadate sulle principali community in rete. I contenuti del “Bagaglio” invece restano ad uso esclusivo del fruitore della guida, infatti, se le condividesse, annullerebbe il desiderio di ricerca e scoperta degli altri utenti.

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LINGUAGGI Il linguaggio utilizzato dal format si basa principalmente su un moodboard dal carattere che muove dallo stile del carnet de voyage e lo “classicizza” attraverso l’uso di textures e scelte cromatiche specifiche. Di seguito un’analisi più approfondita.

TEXTURES La scelta delle textures utilizzate negli artefatti è divisibile in due categorie, presentate in seguito. Lo sfondo utilizzato per tutte le pagine riporta un motivo ad onde morbide ripetuto tono su tono sul colore uniforme di fondo. La texture risulta essere geometricamente ordinata e non disturba gli elementi in primo piano. Le textures utilizzate per le copertine dei diversi percorsi sono state scelte in base all’attinenza con il mood del percorso presentato. Perciò “La Milano dei salotti” sarà identificata con un disegno barocco e da tappezzeria elegante, mentre “La conquista della borghesia” sarà accostato ad un motivo più sobrio ma ugualmente elegante. CARTA PACCO Un elemento importante dello stile grafico è sicuramente l’uso della carta pacco, rintracciabile sia nel cartaceo (e nel suo packaging) che nell’applicazione per mobile. Tale particolare è necessario per conferire agli artefatti un carattere artigianale e naturale. - 28 -


ICONE Il disegno delle icone ha tenuto conto di alcuni elementi indispensabili come l’uso di textures cartacee, per sottolineare lo stile vintage, e la creazione di pittogrammi molto arrotondati e dalle linee morbide, in modo da affiacare il movimento delle onde dello sfondo e rimanere in un registro stilistico non eccessivamente spigoloso. USO DELLE IMMAGINI Le immagini presenti nell’artefatto sono state trattate in due modalità parallele. La prima è appunto la tecnica del collage. Il collage, di stampo artiginale, è stato utilizzato per le immagini di contesto poichè, inquanto insieme di elementi, è utile per evocare e anticipare il mood del percorso e descriverlo all’utente in maniera intuitiva. Le immagini scelte sono ricavate da fotografie dei luoghi trattati. La seconda categoria di immagini è rappresentata da quegli elementi raffiguranti particolari come per esempio le fotografie dei proprietari o gli ingressi delle botteghe. Tali elementi sono trattati come ritagli eseguiti manualmente, perciò con un bordo bianco non troppo preciso, unito a targhette esagonali alla base. TABELLE Le brevi tabelle presenti nel cartaceo sono costituite principalmente da elmenti geometrici e semitrasparenti, in modo da risultare il meno invasivi possibile, e le titolazioni sono inserite in esagoni allungati che riprendono le linee delle etichette unite alle immagini ritagliate. SCELTE CROMATICHE E MULTIPLY La palette cromatica utilizzata unisce da un lato tonalità neutre, come il beige e il marrone presenti negli elementi di sfondo o in parti strutturali come testi e cartine, dall’altro tonalità più accese e varie. In questo secondo caso i colir identificano i vari percorsi e li distinguono, uniti inoltre alle texture in copertina. L’uso del multiplay richiama essenzialmente lo stile vintage e retrò. In questo modo gli elementi, pur essendo su livelli diversi, si uniformano contribuendo alla neutralità cromatica della stuttura, facendo risaltare invece le immagini e i colori identificativi. SCELTE TIPOGRAFICHE Per le titolature è stato utilizzato un font robusto, a basso contrasto e geometrico come il Museo Sans, un carattere tipografico estremamente leggibile e adatto a qualsiasi utilizzo. Per il testo a correre invece è stato utilizzato l’Arno Pro, un font che reincarna il calore e la leggibilità dei primi caratteri tipografici umanisti del XV e XVI secolo. Sebbene ispirato al passato però, l’Arno è decisamente contemporaneo, sia per l’aspetto che per la funzione. Progettato dal designer Robert Slimbach, esso è meticolosamente progettato nel rispetto della tradizione dei primi caratteri tipografici veneziani e aldini. Con l’Arno pro Slimbach ha rappresentato esplorato i suoi ideali di progettazione, già affinati con in caratteri tipografici come il Minion e il Brioso. - 29 -


METODO Il metodo di ricerca utilizzato per il recupero del materiale informativo e di approfondimento relativo ad ogni percorso è stato definito chiaramente sin dall’inizio. Esso si compone di più step, analizzate di seguito. ANALISI PRELIMINARE SULLE BOTTEGHE La prima analisi riguarda le botteghe da considerare come possibili tappe dei percorsi. Milano comprende sul suo territorio un enorme numero di realtà commerciali che potrebbero raccontare parti di storia della città e della sua popolazione e perciò risultava arduo sceglierne alcune e scartarne altre. Il punto di partenza per procedere nella scelta è stata quindi l’iniziativa comunale di premiare alcune di queste realtà con la nomina (e relativa targa) di Botteghe Storiche Milanesi, ovvero delle attività che rispondevano a precisi requisiti di longevità, arredo e storia. Nel bando ufficiale presentato dal Comune si legge che: “Si possono fregiare del titolo di “Bottega Storica”, e dunque partecipare legittimamente al bando, solo le attività economiche (negozi di vendita al dettaglio, bar e ristoranti, artigiani e attività di servizio o spettacolo) riconosciute dal Comune di Milano in base ai criteri indicati nella deliberazione 9115/19 del 2004. Per poter ricevere l’attestato del Sindaco e la targa da esporre che ne certifichi il titolo, i titolari dei negozi devono dimostrare che l’attività in questione ha almeno 50 anni di vita e che è stato conservato, almeno parzialmente, l’arredo originale del locale”. Da questa iniziativa è nata una lista di Negozi e Locali Storici del Commercio ed è a partire da questa lista che sono state evidenziate delle Botteghe attorno alle quali sviluppare dei percorsi tematici per raccontare la città di Milano in maniera non convenzionale. Molte sono le pubblicazioni che hanno trattato questo tema ed esaminato tutte le Botteghe, descrivendole e paragonandole: è stato quindi possibile fare un’ulteriore scrematura tra le circa 200 botteghe riconosciute dal Comune e permettere di procedere alla fase del sopralluogo. SOPRALLUOGO Il sopralluogo è stato effettuato in quei luoghi che alla fine dell’analisi preliminare sono risultati più promettenti nel rappresentare uno spaccato della società milanese. I primi contatti con i proprietari sono stati stabiliti via e-mail o per telefono, in modo da accertarci che loro stessi potessero confermare le ricerche preliminari. Successivamente, durante l’incontro, si è svolta un’intervista mirata a comprendere il più possibile della realtà esaminata. Questa intevista comprendeva le seguenti domande: - come mai l’attività si è stabilita proprio in questo posto? - com’era la vita all’epoca dell’apertura dell’attività o del suo momento di maggior fortuna? - cosa succedeva durante una giornata di lavoro? - cosa succede oggi durante una giornata di lavoro? - ci sono cambiamenti nel rapporto con la clientela ? - ci sono degli aneddoti da raccontare sulla vita in bottega? - 30 -


- qual è il rapporto dell’attività con il quartiere circostante? - in che modo l’attività percepisce il territorio circostante? - quali sono i problemi che affronta oggi l’attività? - ci sono stati personaggi illustri o partecipazioni a film? Una volta terminata l’intervista, inizia la raccolta del materiale presente sul posto, dalle fotografie dell’ambiente alle stampe d’epoca fornite dagli stessi proprietari, dalla lettura di libri sull’argomento a ulteriori domande riguardo elementi particolarmente interessanti nel locale stesso. SELEZIONE DEFINITIVA DELLE BOTTEGHE Alla luce del sopralluogo è possibile scegliere le botteeghe che in via definitiva saranno il fulcro dei percorsi proposti dalla guida. Il materiale raccolto attraverso l’esplorazione dell’ambiente e le interviste è stato valutato sulla base di un ordine di quattro discriminanti, scelti come punti chiave per includere o meno la bottega nella guida. Tali discriminanti sono: Esperienza / Interazione ovvero la possibilità di fare esperienza del luogo bottega ed in tal modo di comprenderne la realtà Disponibilità al dialogo la possibilità di interagire con i proprietari e porre domande per meglio comprendere la realtà della bottega Contenuti della visita verifica della presenza di elementi interessanti da vedere durante la visita alla bottega e legati al racconto del territorio Contesto di appartenenza la possibilità di ritrovarsi in un ambiente interessante e di esplorare angoli inusuali della città RICERCA DELLE MACROAREE TEMATICHE Dopo aver indiviaduato un numero consistente di bottege valide per lo scopo, queste stesse sono state suddivise in tot macroaree tematiche, in modo che risultasse più semplice ricavare poi i percorsi (e i fascicoli) e la descrizione del contesto. Le macroaree individuate sono le seguenti: Aggregazione culturale ovvero quei luoghi in cui era possibile ritrovare intellettuali e artisti impegnati a discutere e chiacchierare Tendenze ovvero quei luoghi cari alla tradizione tipicamente milanese e che danno uno spaccato di una Milano caratteristica Racconti ovvero quei luoghi in cui la città racconta storie del passato che oggi si riflettono, nel bene o nel male, nella società moderna - 31 -


RICERCA DELLE AREE TEMATICHE Ciascuna bottega selezionata non può essere però guardata con un’unica sfaccettatura e ingabbiata definitivamente in una ed una sola macroarea. È stato necessario perciò procedere ad un’ulteriore analisi tematica in modo da far risaltare un aspetto particolarmente marcato per ciascuna bottega e trarne da esso il percorso tematico che avrebbe aiutato l’utente a comprenderne il contesto. È per questo che ogni bottega è stata analizzata ancor più in profondità, traendo dalla ricerca le seguenti arre tematiche, che sarebbero poi diventati i titoli dei percorsi stessi: La Milano dei salotti comprendente l’Antica Barbieria Colla e la Trattoria Bagutta Le strade dell’arte comprendente il Bar Jamaica Divertissements milanesi comprendente la Tabaccheria Noli e il Bar Zucca La Milano delle tradizioni comprendente la Pasticceria Marchesi e la cartoleria Ercolessi Le vie del lusso comprendente la Coltelleria Lorenzi e la Modisteria Gallia e Peter La conquista della borghesia comprendente la Tipografia Raimondi di Pettinaroli La Milano dimenticata comprendente l’Antica Farmacia del Lazzaretto La Milano popolare comprendente il Ristorante El Brellin SELEZIONE DEI SATELLITI Una volta definiti gli aspetti della società milanese da raccontare attraverso l’esplorazione delle botteghe, si è reso necessario un ulteriore sopralluogo nel contesto in modo da ricercare punti secondari che potessero rafforzare la comunicazione della tematica e fornire all’utente una visione più completa e sfaccettata dell’argomento. Questa nuova ricerca è mirata a raccogliere materiale fotografico e informativo da proporre poi all’utente e creare quindi dei tragitti da circa sei tappe ciascuno. In particolare, sin dal primo sopralluogo, alcuni titolari di bottega hanno fornito commenti, consigli e suggerimenti sugli elementi più importanti del contesto circostante, raccontando spesso aneddoti e particolarità anche su edifici generalmente proposti su tutte le guide turistiche: grazie alle interviste raccolte in precedenza è stato possibile ricostruire una visione non convenzionale di tali elementi, evitando banalità turistiche e raccontando piuttosto scene di vita vissuta, ieri come oggi. - 32 -


DEFINIZIONE DEI PERCORSI Il metodo di creazione dei percorsi ha una duplice natura. Da un lato ogni percorso è stato sviluppato attraverso un continuo e attento rapporto con la cartina dell’area, in modo che la successione delle tappe fosse confortevole per l’utente e non obbligasse a tragitti complicati. Inoltre si è cercato di raggiungere un compromesso tra strade note e meno note, in modo da fornire sempre punti di riferimento ma allo stesso tempo invogliare il visitatore alla scoperta di angoli sconosciuti e non convenzionali. Dall’altro lato ogni percorso ha dovuto tener conto della tematica che andava a raccontare, e perciò nella definizione della successione è stato necessario considerare l’alternanza di tappe satellite e tappe bottega, in modo da introdurre gradualmente l’utente nel contesto e diluire i fulcri nell’intero tragitto, piuttosto che concentrarli all’inizio o alla fine. REALIZZAZIONE DELL’ARTEFATTO La fase conclusiva riguarda la definizione delle caratteristiche stilistiche e grafiche e quindi la realizzazione dell’artefatto (di cui un’analisi approfondita nell pagine precedenti). Per motivi legati alla coerenza tematica e alla volonta di produrre un artefatto di un certo spessore culturale, lo stile utilizzato risulta essere quello di una grafica retrò, ma pulita e ordinata. La composizione fisica dell’artefatto, diviso in dieci fascicoli singoli, è dovuta invece ai già citati criteri di portabilità e collezionabilità, nonchè alla possibilità di fruire comodamente del fascicolo con una sola mano, mentre l’altra per esempio è impegnata con il dispositivo mobile. Due fascicoli particolari vanno a completare il cofanetto: il primo, contenente una mappa generale, è utile per avere un’idea complessiva di ciò che la guida offre, il secondo, un raccolgitore di bigliettini da visita, sottolinea ancora una volta il concetto di collezionabilità e caccia al particolare che tutto il format vuole suggerire all’utente che visita le strade di Milano.

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APPENDICE contenuti

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Palazzo Belgioioso

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Casa di Manzoni

Barbieria Colla

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Teatro alla Scala

MM SAN BABILA - TRATTORIA BAGUTTA AUDIO DEL TRAGITTO Dov’è oggi piazza San Babila c’era fino agli anni Trenta solo uno slargo che si apriva alla fine dell’attuale corso Vittorio Emanuele e davanti all’antica basilica per restringersi all’inizio di corso Venezia. L’idea di costruire qui una grande piazza fu dovuta alla decisione di aprire una strada di collegamento diretto tra piazza della Scala e corso Venezia. Ai tempi questa era una zona abitata da gente di ogni tipo, un quartiere normale, ora invece gli abitanti in via Bagutta si possono contare sulle dita di una mano, una volta tutte le case erano di abitazione, ora sono uffici, negozi, show room e alle nove di sera, chiusi tutti i negozi, non c’è più nulla. Nell’aria, oltre che di cucina c’è profumo di poesia, si respira aria di letteratura. La Trattoria Bagutta era situata in una posizione molto comoda soprattutto per quelli tra loro che collaboravano con la “Fiera letteraria”, la nuova rivista letteraria che aveva la redazione in via della Spiga 24. I collaboratori della rivista si trovavano spesso anche nella libreria della Fiera letteraria in fondo ai portici di destra di piazza San Carlo, oppure nella celebre pasticceria “Le tre Marie”, all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via San Pietro all’Orto, dove non era raro imbattersi nelle graziose ragazze della celebre casa che si trovava proprio di fronte. Il nome “Bagutta” ha mantenuto la fama negli anni grazie al celebre premio letterario che nacque proprio nell’omonimo ristorante, dall’idea di qualche affezionato cliente. L’idea aveva avuto fortuna e nacquero molti altri premi letterari, ma l’importanza di questo premio stava soprattutto nell’aver spazzato via quell’atmosfera sacrale che fino a quel momento aveva caratterizzato il lavoro dei letterati impedendo che si potesse pensare a un compenso in “vile denaro” per l’opera di un Vate. Il carattere misto del gruppo e la presenza dei giornalisti aveva fatto oltrepassare queste barriere ormai superate dall’insorgente Era Moderna degli anni Venti, che a Milano stava per celebrare il suo trionfo proprio nella vicina piazza San Babila. - 37 -


BOTTEGA: TRATTORIA BAGUTTA AUDIO DEL MOTION La trattoria Bagutta, nota ai più per il famoso premio letterario, fu aperta nel 1924 da Alberto Pepori ed è gestita tuttora dal nipote Marco Pepori. Dal giorno in cui vi entrò lo scrittore Bacchelli, cambiò tutto. Rimasto soddisfatto continuò a recarvisi conducendovi ogni tanto i suoi amici i quali, dato che si mangiava davvero bene e si spendeva poco, ne divennero assidui clienti. Fu così che dal 1926 il locale diventò ritrovo di scrittori, pittori, giornalisti, attori, cantanti e direttori d’orchestra che entravano e uscivano dalla Scala. La maggior parte dei pittori non aveva soldi e pagava con un quadro, altri invece, se si annoiavano, prendevano la scala e si mettevano a dipingere la parete. Un gruppo di amici decise una sera di pagare un’ammenda qualora fossero arrivati in ritardo ai loro incontri. Anche chi faceva un’assenza o disertava la tavola per stare con un’amica pagava una penale. Una sera il giornalista Orio Vergani propose di finanziare con questo gruzzolo un premio letterario. Così l’11 novembre 1926 Bacchelli, Monelli, Vellani Marchi, Steffenini, Franci, Scarpa, Niccodemi, Alessandrini, Veretti, Bonelli e Vergani fondano il premio letterario Bagutta. «Come lo chiamiamo?» «Si potrebbe chiamare premio Bagutta.» «E chi sarebbero i giudici?» «Noi» Il regolamento del primo premio letterario d’Italia fu scritto, su un pezzo di carta da droghiere tra bicchieri pieni e mezzi vuoti. ZOOM INTERNO BOTTEGA zoom 1: ingresso A_Primo libro premiato Il primo libro ad essere premiato fu “Il giorno del giudizio” di G.B. Angioletti, del 1927. Per molti anni i baguttiani provvidero personalmente alla raccolta dei fondi e, nel caso de “Il Giorno del giudizio”, provvidero anche a stampare a proprie spese il volume. zoom 2: saletta (parete laterale) A_Carta di fondazione del premio Tra bicchieri pieni, mezzi vuoti, su un pezzo di carta da droghiere fu scritto il regolamento del primo premio letterario d’Italia firmato dagli undici giudici.

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zoom 3: saletta (parete frontale) A_Prima lista Tutte le volte che si dava un premio, o qualche celebre personaggio cenava al tavolo d’onore della trattoria, o si festeggiava uno scrittore o un artista per un libro, per una mostra, per un successo teatrale, il pittore Mario Vellani Marchi ritraeva in una caricatura il personaggio in questione. Tale disegno, che veniva poi firmato da tutti i presenti prese il nome di lista. B_Cenacolo baguttiano Sono qui ritratti gli undici amici, fondatori e giudici del premio letterario: Riccardo Bacchelli, Paolo Monelli, Mario Vellani Marchi, Ottavio Steffenini, Adolfo Franci, Antonio Scarpa, Antonio Niccodemi, Mario Alessandrini, Antonio Veretti, Luigi Bonelli e Orio Vergani. Come scrisse Monelli, essi formavano un gruppo eterogeneo del quale facevano parte due giornalisti, due pittori, un avvocato, un commediografo, tre letterati e un dandy. Non si trattava pertanto di critici in senso stretto, ma di persone colte e con grande spirito di indipendenza. C_Fausto Coppi Quando Coppi si presentò al Bagutta fu accolto con calore dai presenti che vollero festeggiare con lui le sue vittorie. Vellani Marchi ebbe piacere a ritrarlo nella suddetta lista.

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TRATTORIA BAGUTTA - PALAZZO OMENONI AUDIO DEL TRAGITTO Nei primi anni del 1900 Milano contava circa 320.000 abitanti. La città è cambiata da allora, c’è chi dice in meglio, chi afferma, ormai pochi, che si stava meglio prima, quando le esigenze erano minori e la vita meno frenetica. Di certo per le vie si vedeva un mondo oggi inimmaginabile. Il mondo dei tram a cavalli e delle carrozze che s’incrociavano sulle strade, le prime automobili. A quei tempi l’angolo tra via Verdi e via Manzoni era definito l’angolo d’oro di Milano. Ospitava il caffè Cova, già sede di quel caffè Martini frequentato ai tempi del risorgimento da uomini illustri, per di più nobili che parlavano di gioco, cavalli e ballerine. Allora la zona vide un andirivieni di patrioti e intellettuali che capeggeranno poi la rivolta del 1848, la Cinque Giornate di Milano. La volontà di insorgere contro l’esercito più potente del mondo fu alimentata nei salotti come quello della contessa Maffei o della marchesa Trivulzio oppure nelle “vendite” nelle osterie come quella del Boeucc dove i mazziniani cospiravano e si armavano. Mentre a Vienna, nei grandiosi saloni dei celebri locali e nelle festose locande, si brindava alle fortune dell’Impero, a Milano, in povere bettole e in lussuosi caffè si preparavano sommosse, si cospirava, si cementava lo spirito nazionale per un’Italia unita sotto la stessa bandiera. Le riunioni, coperte dal più assoluto segreto, sfuggivano ai severi controlli del generale Radetzky, complici gli osti, coraggiosi patrioti e, in alcuni casi, addirittura capi dei carbonari, come Gessati e Giussani. Anche l’oste del Boeucc fu sicuramente un patriota. E anche a lui, quel 18 marzo del 1848, dal bancone, dal retro delle botti, dalla cucina, diede il suo contributo. In tempi più recenti, dagli anni trenta, la squadra dell’Inter era di casa al Boeucc, come poi lo fu lo scrittore Guido Piovene che abitava a Palazzo Belgioioso. Eduardo De Filippo lasciò detto che i migliori spaghetti pomodoro e basilico, al di fuori di Napoli, glieli servivano al Boeucc. In incognito, sono passati geni del pentagramma come Horowitz, Sawallish, Bernstein; il maestro Maazel, rapito da un dessert, quasi scordò il suo concerto alla Scala. Ancora oggi queste strade con i loro ristoranti storici e la loro antica barbieria, continuano a essere le preferite dall’élite d’imprenditori, scrittori, musicisti e uomini di stato. In questi angoli di strada si trovavano i negozi più belli di Milano, menzionati anche dal Fondo per l’Ambiente Italiano. Nonostante ciò gli affitti altissimi non hanno risparmiato molti di questi musei cittadini. A testimonianza dell’età d’oro che fu, sulle vie si affacciano ancora oggi le raffinate facciate delle dimore degli esponenti della più importante nobiltà milanese, che da sempre ha domicilio nella zona. Passeggiando si potevano incontrare i Calchi, i Belgioioso, i Pozzi, i Besana o i Manzoni... simboli dell’aristocrazia milanese che fu.

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SATELLITE: PALAZZO OMENONI IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Il palazzo ebbe diversi proprietari fra gli esponenti della più alta e importante aristocrazia di Milano: i Calchi, i Belgioioso, i Pozzi, i Besana, fu sede della Ricordi sino a diventare, a partire dal 1924 la sede del circolo “Clubino”. • Scolpiti da Antonio Abondio, gli Omenoni ornano la facciata del palazzetto di Leone Leoni, scultore di Carlo V e di Filippo II. L’artista se l’era costruita come propria abitazione verso il 1565, quando si stabilì a Milano dopo una vita avventurosa. • Altro elemento della casa è la presenza ricorrente dei leoni, chiaro riferimento sia al nome che al carattere irrequieto e aggressivo del padrone di casa che divenne teatro di episodi di violenza. • La casa degli Omenoni fu anche il luogo in cui furono custodite importanti e preziose opere d’arte delle quali Leone e suo figlio Pompeo erano appassionati collezionisti. Si aggiunsero alla collezione privata i disegni del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, oggi conservati all’Ambrosiana. ZOOM Particolare della cosiddetta Casa degli Omenoni a Milano, edificio risalente al XVI secolo, opera dell’Architetto Leone Leoni che ne fu anche il suo primo proprietario.
Il rilievo allude al cognome della famiglia e rappresenta una satiro (la calunnia) addentato... in parti vitali da due leoni. - 41 -


SATELLITE: PALAZZO BELGIOIOSO IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Il Palazzo Belgioiso o Villa Reale è stato progettato nella seconda metà del XVIII secolo dal Piermarini per il principe Alberico di Belgioioso d’Este, famiglia patrizia fra le più importanti ed esponenti del periodo. È simbolo e icona della nobiltà milanese che fu. • Di particolare importanza vanno notati gli eleganti bassorilievi dei riquadri tra i due ordini di finestre nella zona superiore dell’edificio. • All’epoca il Piermarini era responsabile della riconversione urbanistica di Milano secondo lo stile neoclassico. Per lo splendido palazzo di colui che era “Principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso”, amico di Rousseau e Voltaire, Piermarini prese a modello la Reggia di Caserta, dimora nobiliare per eccellenza. ZOOM Secondo i canoni dello stile Neoclassico, imperante a quel tempo tra la nobiltà milanese, la facciata del palazzo è sormontata da un timpano “sostenuto” da quattro colonne di ordine corinzio. Sulla finestra centrale lo stemma dei Barbiano di Belgioioso, famiglia milanese, residente a Milano. Sono una delle principali famiglie nobili dell’Italia settentrionale.

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SATELLITE: BOEUCC AUDIO • “A Milano non si fanno passeggiate nè si mette insieme divertimenti in cui non si discorra di mangiare...” Carlo Goldoni • “Cozze, vongole, gamberetti e scampi. Conditi col sapore del mare. E caldi appena per sprigionare tutto il profumo dei frutti delle onde. C’era scritto così, col lapis, sul foglietto che il cuoco del Boeucc si vide arrivare in cucina per mano del titolare Montagna. Ed era una calligrafia inconfondibile quella di Arturo Toscanini, sempre al Boeucc nelle sue soste milanesi in compagnia dell’inseparabile piccola valigetta con la bacchetta dentro. 
Quasi fosse una sinfonia, il cuoco compose la terrina - per fortuna aveva tutti gli ingredienti! E la portò lui, personalmente, al Maestro, che aspettava a tavola con l’occhio e il baffetto magnetico. Si guardarono. Toscanini allungò la mano per chiedere in restituzione il foglietto con l’antipasto che si era scritto. Controllò frugando con la forchetta. Osservò attentamente. E sorrise, ordinando la sua solita mezza bottiglia di Champagne. Con gran soddisfazione di tutti, che tirarono un sospiro.” L’aperitivo del pescatore di Toscanini • “Bianco frizzante, scorzetta di limone e un tocco di Bitter Campari e Cointreau. Così il patron del Boeucc anni Trenta si inventò il suo aperitivo. Lo mise poi in bottiglia, firmato con l’etichetta “Quarantott”. - Perché Quarantott, Montagna? - gli chiedeva continuamente qualcuno. - Perché le Cinque Giornate? - rispondeva lui. E il brindisi era d’obbligo.” Il brindisi con il Quarantott • “ - Credo le faccia piacere, ho due copie di questo volume che parla del Boeucc - mi disse un assessore a cena una sera qui al ristorante con dei giornalisti. Lo ringraziai d’istinto e sfogliai, fino a riconoscere su una pagina in bianco e nero il simbolo del Boeucc. Milleseicentonovantasei. C’era scritto proprio 1696 in quelle righe, con la storia di una delle osterie più antiche d’Italia, che lessi più di una volta perché non credevo che il Boeucc avesse tutti quegli anni: ero risalito solo fino al 1850, quando entrai a far parte dei Locali storici d’Italia. L’ho scoperta così la data di nascita, e guardando e riguardando quel volume dato alle stampe dal Comune di Milano per il centenario delle Cinque Giornate, ho finito per crederci. E, sinceramente, mi sono sentito orgoglioso di portare avanti una storia così illustre.” Paolo Brioschi e la nascita del Boeucc IMMAGINI

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INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Il nome nasce nel 1696, verso la fine del periodo spagnolo di Milano, in cui “bodega” era l’osteria, la cantina dove si vende vino e si consumano pasti venduti spesso nella strada accanto. La parola, portata nel dialetto antico milanese, diviene Boeucc. • 18-23 Marzo 1848: con le Cinque Giornate di Milano, il Boeucc entra silenziosamente e segretamente nella storia. Che fosse “covo” di patrioti lo prova la lunga frequentazione di Amatore Sciesa che, nel 1851, venne arrestato proprio poche ore dopo aver sostato al Boeucc. • Arturo Toscanini era così di casa al Boeucc che diede al cuoco una sua ricetta a base di cozze perché la preparasse ogni volta che veniva a Milano: il suo “antipastino del pescatore” è ancora oggi un classico del menu. • Dagli anni Quaranta, sono passati tutti i sindaci di Milano, perché Palazzo Marino è poco distante. • La piazza sulla quale il palazzo si affaccia ha avuto “inquilini” più che eccellenti: il principe di Barbiano, Stendhal, Manzoni e Massimo d’Azeglio. Si aggiunga la presenza del Circolo La Patriottica, che ebbe come primi soci Pietro Verri, il Parini, il Beccaria e non si potrà negare al Boeucc d’essersi piazzato bene. • Il “Boeucc” ebbe pure il suo cenacolo artistico e letterario, e per parecchi anni i redattori dei diversi giornali milanesi ma specialmente di quelli satirici ed umoristici vi si radunavano in liete brigate. E quante riunioni conviviali, quanti banchetti nelle più svariate occasioni! • Nel 1939, il Boeucc traslocò in piazza Belgioioso, ma i vecchi avventori, intimoriti dal nobile palazzo Belgioioso, pian piano abbandonarono il locale per lasciare il posto alla nuova Milano, quella dei signori dell’industria, dei maestri della Scala in cerca di nuove melodie a tavola, di attori, uomini di spettacolo, personaggi del mondo, ballerine, celebri pittori. • Il celebre scrittore Guido Piovene, che abitò nel palazzo Belgioioso con la moglie Mimì, era affezionato del Boeucc. Amava frequentarlo quasi ogni giorno, circondandosi degli amici scrittori quasi in un ideale cenacolo letterario. Oggi, i piani alti dove abitava lo scrittore sono divenuti un piccolo museo. • Il maestro Lorin Maazel, rapito dalla buona cucina del locale, si era completamente dimenticato di dover dirigere una recita pomeridiana del “Falstaff ”. Lo rintracciarono proprio al Boeucc. Lasciata la forchetta a mezz’aria, il maestro si precipitò alla Scala e la replica dell’opera di Verdi iniziò con ben 45 minuti di ritardo. • Alcune sere, il Boeucc è quasi la seconda Borsa di Milano. Si dice, infatti, che gli uomini della grande finanza con le loro bellissime signore prediligano l’atmosfera classica delle sue sale.

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ZOOM Originariamente il Boeucc era una modesta bottega di vini all’angolo tra via Durini e via Borgogna, frequentata da patrioti e carbonari che organizzavano la riscossa contro il generale Radetzky. Solo dopo il trasferimento dell’insegna nell’attuale prestigiosa sede, il ristorante ha iniziato a radunare tra le sue sale l’alta borghesia e gli artisti che gravitavano in quella zona.

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SATELLITE: CASA MANZONI IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • La Casa di via Morone 1 a Milano è più di ogni altra l’effettiva casa del Manzoni, perché è l’unica che Manzoni abbia scelto ed acquistato quando, dopo il lungo soggiorno parigino, decise di rientrare in Italia e di stabilirsi a Milano. • Manzoni, di nobili origini, fu esponente di spicco della cultura milanese dell’epoca. La casa di via Morone diventò presto uno dei ritrovi intellettuali più accreditati della città. • Nel 1863 venne rifatta la facciata prospiciente piazza Belgioioso. L’autore di quella “felice invenzione e esecuzione di quell’ornato” (parole dello stesso Manzoni) fu l’architetto Andrea Boni. • “Manzoni era pur solito di raccogliere a crocchio, tutte le sere, dalle ore otto alle undici, i pochissimi suoi amici: e questa domestica conversazione aveva luogo nella stanza di ricevimento del primo piano, dove egli passava con la sua famiglia tutta la sera. Era questa, ed è tuttora, uno stanzone, a cui si accede per un’anticamera e per un’altra stanza, che era quella del pranzo: nella parete dirimpetto a chi entra, un poggiolo e due ampie finestre danno sul piccolo giardino, come quelle dello studio... “. Memorie di Cristoforo Fabris (1875) ZOOM Particolare della facciata del Palazzo, una targa che esplicita ai turisti il legame con il leggendario “Don Lisander”. Manzoni infatti scelse questa casa tra molte e la ristrutturò secondo i suoi bisogni, non abbandonandola se non al momento della morte. - 46 -


CASA DI MANZONI - ANTICA BARBERIA COLLA AUDIO DEL TRAGITTO Qui si incontrava il principe Trivulzio, il principe Marchetti, il duca Morone di Milano, a cui è intitolata appunto via Morone e tanta altra gente della nobiltà.Ma prima qui le case non costavano nulla perché era periferia... “Io quando sono venuto al mio paese avevo 15 anni, mi piaceva ballare, mi piacevano le ragazze. Una volta ho seguito una signorina standole dietro dieci metri, ho visto che è arrivata ai giardini pubblici ed ho detto “ma è una di paese!” e mi sono fermato, perché io pensavo fosse già campagna.” Per esempio gli edifici proprio di via Morone erano una scuderia, la famosa scuderia Crespi, da un giorno all’altro trasformata da grande palazzo dei signori in attività commerciali moderne.

BOTTEGA: ANTICA BARBERIA COLLA AUDIO DEL MOTION 1904 Dino Colla a 27 anni apre la barbieria in via Manzoni 19. Nel 1944 l’attività si trasferisce in via Morone 3 dove l’attuale proprietario è Franco Bompieri, che dal 1975 gestisce la bottega con passione. Con gli anni la bottega venne considerata un salotto per incontri tra uomini, quasi fosse un Club inglese. Il giro di milanesi che frequentava la barbieria è riuscito a trasformarla nei decenni in un riposante e strategico luogo di sosta. Tra le mani di Bompieri sono passate fior fior di teste. Giornalisti, imprenditori, musicisti, finanzieri, attori, economisti. Ha fatto il pelo e il contropelo a Jannacci, Strehler, Luchino Visconti, Romolo Valli, Totò, Carlo De Benedetti e Cesare Romiti. Nella barbieria sono passati un po’ tutti i personaggi della galleria Iolas: Man Ray, Andy Warhol, Tinguely. Joseph Beuys si faceva radere sempre con il cappello in testa, non se lo toglieva mai, mentre Lucio Fontana teneva tantissimo al taglio dei baffetti che voleva sottili sottili. Mentre si chiacchiera, si sente il frinire di pettini e forbicine che rapidissime nelle mani degli aiutanti, contrappuntano la conversazione: un suono che normalmente non si ascolta nei coiffeurs all’ultima moda. Guardati intorno: questo è un posto tranquillo, non passa una macchina, non si sente niente. Tanti dicono: “Ah se fosse in via Montenapoleone!” ma “no!” direbbe il signor Franco, perché chi frequenta via Montenapoleone fa solo il gradasso, mentre chi viene qui deve comportarsi da persona intelligente. ZOOM INTERNO BOTTEGA zoom 1: vetrinetta A_Pettine di Puccini Figura di punta del mondo operistico italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento, Giacomo Puccini fu un cliente affezionato dell’Antica Barberia Colla, dove si recava spesso per farsi sistemare i baffi. Nella teca - 47 -


all’interno della bottega sono ancora conservati il pettine e lo spazzolino per i baffi del famoso maestro. B_Lozione Tutti i prodotti sono creati esclusivamente ad uso dell’Antica Barbieria Colla e non si trovano in commercio. Le lozioni, gli shampoo e i dopobarba sono fatti su misura da un maestro profumiere con ingredienti naturali ed una base alcolica, che stimola la circolazione sanguigna del cuoio capelluto. Diversi a seconda di ogni tipo di testa, puliscono a fondo i capelli e li lasciano morbidi e lucenti. C_Spazzola di Luchino Visconti Fra le teste più note che sono passate sotto il pettine di corno e le forbici di Bompieri, ricordiamo il regista Luchino Visconti, cliente fin da piccolo come tutti i Visconti di Modrone. Egli fu un affezionato cliente ed ebbe il merito di indirizzare Paolo Stoppa, Renzo Ricci, Romolo Valli e molti attori che hanno collaborato con lui verso la Barberia Colla. zoom 2: fotografie A_Franco Bompieri e Enzo Jannacci “Lo conosco da 30 anni. Faceva ancora il garzone alla barbieria. Poi un passo alla volta riuscì a fare strada. Bompieri è un amico: parecchi anni fa, per una forte depressione, persi i capelli. Mi aiutò a riconquistare la mia chioma. Gli dicevo: i miei capelli sono tuoi”. B_Franco Bompieri e Inge Feltrinelli Franco Bombieri è anche scrittore e ha pubblicato ben undici libri, di cui due editi Feltrinelli: “Antica Barbieria Colla” e la ristampa di “Il freddo nelle ossa”.

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ANTICA BARBERIA COLLA - TEATRO ALLA SCALA AUDIO DEL TRAGITTO “Quando sono venuto io, la Via era via Manzoni, che era una via degna di Vienna, delle grandi strade tradizionali... Le grandi vie erano via Manzoni, piazza Cordusio, via Torino, via Mazzini, era questa la città, che è morta. Milano era un’altra Milano, era tutta un’altra cosa, una cosa morbida, una cosa da abbracciare, e adesso è una cosa che scotta, una cosa che da la scossa, cioè a nessuno vien più voglia di abbracciarla, la città.” Così Bompieri ci parla di via Manzoni, che nell’Ottocento era considerata la strada più lussuosa di Milano e d’Europa. Essa divenne il salotto di Milano, frequentemente percorso da sontuose carrozze di gala trainate da quattro e sei cavalli e dirette al Teatro alla Scala. Guardando in alto noterete che i cornicioni di alcuni palazzi recano motivi di strumenti musicali. Questo perché via Manzoni, terminando in Piazza della Scala, era considerata la strada della musica: un preludio al Tempio del Teatro. Per la Milano del Settecento il palco della Scala fu quello che per Parigi era il salotto: il punto di ritrovo tra mondanità e cultura, tra politici e intellettuali. Qui, tra un intermezzo e un do di petto, il Parini dava in anteprima qualche saggio dei suoi versi, qui i Verri e il Beccaria, mettevano a punto gli articoli per il Caffè, qui si discutevano le riforme, si pettegolava, scoppiavano litigi e si preparavano duelli. Per i nobili il teatro era considerato la “seconda casa” perciò ognuno arredava il suo palchetto come voleva per passare il tempo con gli amici. Nell’Ottocento i nobili entravano nel teatro verso le sei del pomeriggio anche se lo spettacolo iniziava a mezzanotte e, dato che dietro ai palchi si trovavano delle piccole cucine, la servitù preparava lì la cena. Le carrozze sostavano sotto il porticato per non far sporcare o bagnare le scarpe delle dame. La facciata della Scala, che nel corso degli anni ha subito diverse modifiche, si apriva allora su una strada, la corsia del Giardino (oggi via Manzoni), e questo giustificava la presenza del portico centrale sporgente, quasi un invito al passaggio e alla fermata delle carrozze.

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SATELLITE: TEATRO ALLA SCALA AUDIO • “ La platea è pazza o ubriaca, o l’una e l’altra cosa insieme: nemmeno al mercato si fa tanto chiasso. Non basta che ognuno faccia conversazione gridando a perdifiato e saluti con urli i cantanti quando si presentano e mentre cantano, senza ascoltarli. No, i signori della platea esprimono la loro ammirazione picchiando i loro bastoni sui banchi. E a questo segnale, gli spettatori del loggione lanciano milioni di fogli stampati con sonetti di lode del virtuoso o della virtuosa” De Brosses • “Rimasi stupito di trovare il teatro per tre quarti pieno, i palchi s’affittano fino a quaranta luigi d’oro; come mai una città con poco commercio e poche manifatture può spendere così allegramente? Tutto si deve all’aratro”. Arthur Young, quando vi entrò nel 1789 • La Scala è il primo teatro del mondo, perchè è quello che da il massimo godimento musicale” Stendhal IMMAGINI

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INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Il teatro prende il nome dalla Chiesa di Santa Maria alla Scala, eretta nel 1381 da Bernabò Visconti in onore di sua moglie. Nel 1778 fu demolita proprio per fare spazio al teatro. • Il progetto venne affidato al celebre architetto neoclassico Giuseppe Piermarini, maestro delle architetture aristocratiche milanesi come per esempio il celebre Palazzo Belgioioso. • La Scala non era solo spettacolo ma anche gioco: il ridotto, che si apre verso la terrazza sovrastante il portico, era destinato al gioco d’azzardo, che fin dal 1788 era severamente proibito. • Tra i cantanti vi erano personalità a volte molto particolari; sotto il palcoscenico venne costruito un camerino-prigione per i più agitati. • La stagione teatrale è uno dei più importanti eventi della vita mondana milanese, è composta da opera lirica, balletto e concerti di musica classica. La prima rappresentazione fu quella dell’opera Europa riconosciuta di Antonio Salieri. • Il teatro fu fondato per volere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria dopo l’incendio che il 26 febbraio del 1776 distrusse il Teatro Regio Ducale di Milano. • La Scala venne bombardata durante la seconda guerra mondiale, subendo gravi danni. L’edificio venne subito ricostruito come prima del conflitto, e venne riaperto l’11 maggio 1946, con un concerto di Arturo Toscanini. • I palchi, di cui erano titolari le famiglie nobili, erano tutti uguali esteriormente, ognuno recava sulla balaustra lo stemma gentilizio. La decorazione interna era lasciata al gusto e al capriccio dell’inquilino. Questi vi si comportava come in un suo appartamento privato organizzandovi cene, partite a carte, e anche altre cose meno confessabili. A proteggerne la privatezza c’era una tenda, che di solito veniva aperta solo al momento di un pezzo musicale topico. ZOOM Opera della mano dell’architetto Giuseppe Piermarini, anche in questa facciata ritroviamo i caratteri specifici dello stile Neoclassico come il timpano nella parte superiore, ornato da un bassorilievo raffigurante il carro di Apollo. All’epoca in cui i frequentatori del Teatro erano i duci e le contesse di Milano che si spostavano per la città in carrozza, gli archi di apertura del porticato erano ideali per lasciar passare cavalli e cocchio, in modo che le dame non dovessero rischiare di sporcarsi gli abiti o bagnarsi le scarpette in caso di pioggia. - 51 -



PERCORSO 2: LE STRADE DELL’ARTE Via Sa n Se

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Mercatino dell’antiquariato

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SATELLITE: PICCOLO TEATRO IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Il sipario del Piccolo si apre per la prima volta il 14 maggio del 1947 con L’albergo dei poveri di Gorkij, in una serata che vede in platea tutta la Milano della cultura e dello spettacolo. • Con il Piccolo si afferma per la prima volta in Italia l’idea di un teatro reale dei cittadini, che previlegia l’affermazione della regia contro la stanca ripetitività del “grande attore” di stampo ottocentesco. - 53 -


• Il Piccolo, nato come teatro della città di Milano, si trasforma in ambasciatore della cultura italiana sui palcoscenici di tutto il mondo e diventa Teatro d’Europa per decreto ministeriale nel 1991. • Strehler e Grassi si battono per un teatro democratico: cercano di conquistarsi nuovi pubblici portando il teatro nelle periferie, aprendo le porte, grazie a una politica dei prezzi innovatice, anche alle classi meno abbienti.

VIDEO Una piccola storia del teatro: interessanti alcuni pezzi di video di prove d’epoca e aneddoti.

I festeggiamenti per i 60 anni del Piccolo: spezzoni di rappresentazioni famoe e aneddoti.

Discorso dello stesso Strehler e spezzoni di rappresentazioni note.

ZOOM «L’opera- commenta l’artista- ha la forma di spirale crescente e avvolgente, sempre più sottile, con un senso di progresso continuo, che è insieme di uguaglianza e di elevamento. Tutto intorno ho immesso una serie sculturale di rilievi emblematici con valori astratti. Fin da giovani siamo stati influenzati dall’idea

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della storia, del processo storico, del progresso. Ed è questo anzitutto che si vede nell’opera: la spirale, con fascia attorno, dice il movimento e il “divenire” costante, e dice la dinamica di un attraversamento dello spazio che oggi è della nostra civiltà».

PICCOLO TEATRO - RESENTIN AUDIO DEL TRAGITTO Brera, antico quartiere di Milano, pervaso di storia, arte, cultura, è sempre stato il luogo preferito dagli artisti che si ritrovavano nei baretti, poi col tempo diventati i “caffé letterari”, ancora oggi frequentati da milanesi e da coloro che vengono in visita a Milano. Brera oggi non è più quella di mezzo secolo fa, ma ha però ancora un senso, un’ aura non del tutto dispersa, grazie a luoghi storici e ricchi di ricordi. I milanesi e gli stessi abitanti del quartiere non sono consapevoli nè dell’esistenza nè del valore di queste “botteghe storiche”, per molti semplicemente chiudeva un vecchio artigiano e apriva una nuova vetrina, andava in pensione una qualsiasi bottega e prendeva il suo spazio una proposta senz’ anima. Brera vive di un ritmo proprio. Essa oggi è emblematica per le sue “qualità lente” e per tutta una serie di attributi propri delle sempre più diffuse città slow: a Brera la lentezza si fa valore; si rallentano i ritmi; si armonizzano le ragioni della natura con quelle della cultura e dell’economia; si cerca di mantenere intatta un’identità che più volte i mutamenti degli ultimi decenni hanno tentato di intaccare. L’ipervelocità è la sindrome dominante del ventunesimo secolo, il solo quartiere di Brera è un’eccezione a tutto questo. Basta riscoprirlo con altri occhi. Non crediamo sia in fondo così difficile. Basti pensare ai luoghi di ristoro: incarnano al meglio la politica della slowlife; offrono cibi naturali o piatti della tradizione, forniscono cose da leggere, dischi da ascoltare o più semplicemente ti danno la possibilità di prenderti una pausa. Ancor più emblematici sono quei luoghi del ristoro che sono anche luoghi dell’aggregazione, un’aggregazione che ha segnato la storia del quartiere, ma anche la storia artistica e culturale dell’intera città di Milano: a Brera si sono formati i più grandi esponenti della pittura, della scultura e della letteratura contemporanei. Questi grandi personaggi si incontravano per un bicchierino, per un pasto veloce, e lasciavano i segni del loro passaggio, segni che oggi locande come il Resentin mostrano orgogliosi alla clientela. La grapperia Resentin ha infatti visto al suo bancone di legno personaggi come De Sica, Eco e la Loren, per esempio, e la ristrutturazione odierna, ad opera di un team di imprenditori in cui spicca il nome del famoso cantante italiano Eros Ramazzotti, mira appunto ad esaltarne la storia, senza distorcerla, ma al contrario sottolineandone il valore storico-culturale. Questi luoghi raccontano la storia di un’epoca attraverso la storia di un luogo, e valgon bene una visita se ci permettono di respirare ancora quell’aria artistico-rivoluzionaria che ha reso Brera così celebre.

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SATELLITE: RESENTIN IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Nella Brera del 1940, ragnatela di strade equivoche ma anche quartiere dove tutto parlava di arte, il Caffè Gabriele, due vetrine sulla via del mercato, raccoglieva le illusioni dei giovani talenti che aspiravano alle gallerie allineate come promesse lungo tutta la via Brera. • Il baratto cibo contro quadro era pratica comune e così la bottiglieria di Gabriele si trasformò presto - con quadri appesi persino sul soffitto - in bar galleria, abituale sede di incontri all’insegna di arte e cultura. • Con la riapertura del locale nel 2008 il bancone di legno, la scaffalatura per l’esposizione delle bottiglie di grappe, distillati e vini, e anche le famose vecchie fotografie in bianco e nero degli avventori più famosi e le tele a olio degli amici artisti hanno ripreso il loro posto.

ZOOM Il nome del ristorante deriva dalla forma dialettale “resentare” (risciacquare) il fondo della tazzina di caffè con un goccetto di grappa.

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RESENTIN - MERCATINO ANTIQUARIO AUDIO DEL TRAGITTO Nel cuore di Brera c’è un pezzettino di Parigi dove il grigio di Milano non arriva mai. Qui niente è quello che sembra: la chiesa di San Carpoforo è sconsacrata e il pub Le Pecore è gestito dai cristiani evangelici. Via Fiori Chiari è strada per gente fuori dal comune, dove puoi incontrare pittori o chiromanti, in questa strada su tutte si sente davvero il respiro di Parigi. Curioso è anche il nome, via Fiori Chiari, e del suo prolungamento, via Fiori Oscuri. Giorno e notte, ma anche Bene e Male. Tradizione vuole che ai Fiori Chiari sorgesse un tempo un istituto per pie fanciulle, e che ai Fiori Oscuri invece ci fosse per contrappunto un bordello. In realtà di case chiuse ce n’erano anche in via dei Fiori Chiari. Come quella della signorina Wanda, in cui difesa il celeberrimo Indro Montanelli scrisse il pamphlet Addio Wanda! al varo della legge Merlin. Non per niente l’intero quartiere era chiamato Contrada de Tett’ (una parte per il tutto…) già nel Settecento. Oggi l’atmosfera bohémienne è evaporata, ma si può ancora incontrare il manager folgorato sulla via del profitto che ha rinunciato a dirigere la scuola di e-learning per importare oggetti d’arte tibetani. L’aristocratica via Fiori Chiari mantiene sotto pelle le sue pulsioni popolari: un’allegria solare, il gusto di stupire, le voci alte. Ogni giorno davanti alle vetrine degli antiquari e delle gallerie dipingono i pittori di strada. La sera invece si spengono le luci elettriche e si accendono le lanterne, i tavolini dei locali alla moda confinano con quelli delle maghe che leggono la mano o le carte, mentre nei bar storici comitive di modaioli si stringono agli studenti dell’Accademia. Non solo perché le auto non possono entrarvi, ma via Fiori Chiari dev’essere esplorata a piedi. Ogni metro va centellinato. Nemmeno i negozi delle griffe della moda riescono ad intaccarne il fascino, anzi, vi si adeguano, e raramente i cortili e le vetrine non nascondono una sorpresa.

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SATELLITE: MERCATINO ANTIQUARIO IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Situato nel cuore della città, nel rinomato quartiere di Brera, il Mercatino antiquario ospita da 29 anni esattamente sessanta espositori, proprio come nella prima edizione. • Difficile definire Brera come un semplice mercato rionale dell’antiquariato. Si tratta, infatti, di un appuntamento storico, il primo nato a Milano. • Un espositore singolare, che forse ricorda nei modi e nei gesti i venditori d’oltralpe nei mercatini parigini, arriva direttamente in bicicletta nella zona di Brera dopo aver cercato in settimana in pezzi migliori da qualche vecchia soffitta.

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SATELLITE: CASA PIERO MANZONI AUDIO •

«Quando ho visto la targa che ricordava Piero Manzoni ho capito che era un segno del destino: se il più importante artista concettuale italiano aveva lavorato lì, io dovevo aprire la galleria e dovevo farlo lì, nel cuore di un quartiere che pulsa arte e curiosità». Jonathan Zebina

IMMAGINI

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Non molto lontano da qui, in via Clerici 12, venne aperta la celeberrima Galleria Azimut, diretta da Manzoni e Castellani. Il primo numero di “Azimuth” esce in occasione della mostra inaugurale della galleria: “Manzoni”. • A Brera si può incontrare perfino un calciatore esperto d’arte moderna. È qui che Jonathan Zebina ha aperto la sua galleria d’arte, folgorato dalla vicinanza con lo studio del grande artista. ZOOM La targa, posta a commemorare la permanenza del grande artista concettuale italiano nella casa-studio di via dei Fiori Chiari, è stata fortemente voluta dall’Associazione Amici di Piero Manzoni per celebrare il 25° anno dalla morte dell’artista, ma anche per ricordare ai milanesi uno degli abitanti più illustri di Brera, a volte dimenticato dai più. - 59 -


CASA PIERO MANZONI - BAR JAMAICA AUDIO DEL TRAGITTO “E io stavo al terzo piano del numero otto con Carlone, invece. Certe volte la domenica mi portava con sé a studiare qualche servizio fotografico: le ballerine di via Passerella, povere figliole anche loro, magre e rifinite dalla fame, con duemila lire a serata, in tutto, più si capisce le marchette; oppure l’osteria di via Lanzone, dove vanno i vecchi patiti della lirica a cantare chi mi frena in tal momento. Siedono ai rustici tavoli di legno, mangiando salame e bevendo vino, e poi a un tratto uno attacca la donna è mobile, accompagnato da un vecchio pianoforte verticale, e tutti applaudono. Oppure la fiera della roba usata, con tanti oggetti che credevi scomparsi, uno scaldino di rame, una pistola ad avancarica, con tanto di bacchetta; o l’edizione, incompleta purtroppo, di Fantomas. Aspetti insomma della città, vecchia e nuova, vicini a scomparire o non ancora nati. Carlone dunque, i pittori capelluti delle Antille, i fotografi affamati del numero otto, le ragazze nere coi piedi sudici, i ragionieri che uscivano in branco, avviliti e crucciosi, dalle banche e dagli uffici di vetro e alluminio, i colleghi della redazione...” così Bianciardi descrive Brera ne “la vita agra” dove il Jamaica è chiamato “bar delle Antille”. ”Dopo, un altro caffè doppio e si rimane a ciondolare ai tavolini del bar delle Antille senza badare ai pittori capelluti e alle ragazze coi piedi sporchi, soltanto noi due, Carlone e io...” Parliamo del Jamaica, il “Caffè degli artisti” di Milano, quando ai caffè ci si andava per scambiare idee, per litigare sul sesso degli angeli, per distrarsi con gli amici, con le carte, con l’aiuto di un bicchiere, dando origine a quella che sarà simpaticamente definita l’avanguardia “made in Brera”. L’Olimpo jamaicano fu un polo creativo non solo per il quartiere, ma anche e soprattutto per tutta la cultura artistica nazionale, ed ancora oggi questo forte spessore intellettuale è percepibile, passo dopo passo, tra i tavolini e il giardinetto di via Brera 32.

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BOTTEGA: BAR JAMAICA AUDIO DEL MOTION Il Bar Jamaica venne fondato nel giugno 1911da Elio Mainini e Mamma Lina e sopravvive fino ad oggi, gestito dalla figlia Micaela. Nel 1948, il gestore Elio Mainini organizzò una mostra d’arte intitolata “Premio Post-Guernica”, che portò al Jamaica molti intellettuali italiani come Gianni Dova, Roberto Crippa, Cesare Peverelli e altri come Bruno Cassinari, Ernesto Treccani ed Ennio Morlotti. Fu così che il Bar Jamaica divenne il “Caffè degli artisti”. Tra i clienti abituali si ricordano il giovane Piero Manzoni che inscatolava le sue feci, Lucio Fontana, i poeti Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo, lo scrittore Nanni Balestrini e il narratore Luciano Bianciardi che, in quel periodo, scriveva “La vita agra”. In quegli anni anche il portabandiera della “Beat generation”, il poeta Allen Ginsberg, vi trascorreva interi pomeriggi. Tra i frequentatori del Jamaica c’era anche Benito Mussolini, che passava ogni mattino a bersi il cappuccino della signora Lina e a correggere gli articoli del suo giornale“ IlPopolo d’Italia”. Sparì una mattina del ‘22, improvvisamente e senza pagare il conto, inaugurando così la lista dei debitori illustri. Fu la casa di fotoreporter come Mario Dondero, Alfa Castaldi e Ugo Mulas. Macchine fotografiche prese a prestito, quadri in cambio di cibo e opere d’arte perse giocando a scopa... questo era il Jamaica. ZOOM INTERNO BOTTEGA zoom 1: prima parete A_Esterno Jamaica Bar Jamaica. Milano, 1953-1954 Nella foto: Lina Mainini, Alfa Castaldi, Arturo Carmassi e Cesare Peverelli. Foto di: Ugo Mulas

B_Rino Vaghetti Bar Jamaica, Milano, 1980 Nella foto: Il poeta Rino Vaghetti foto di: Uliano Lucas

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zoom 2: seconda parete A_Mamma Lina Bar Jamaica, Milano, 1959 Nella foto: Mamma Lina, proprietaria del Jamaica ai tempi di Mulas e Manzoni Foto di: Alfa Castaldi

B_Piero Manzoni Bar Jamaica, Milano, 1953 Nella foto: Piero Manzoni Foto di: Ugo Mulas

BAR JAMAICA - PINACOTECA DI BRERA AUDIO DEL TRAGITTO La zona di Brera è ricca di palazzi storici e monumenti importanti, tra cui spiccano la chiesa del Carmine, nella pittoresca piazza che ha lo stesso nome, e la “Pinacoteca di Brera”, oggi sede dell’omonima Accademia di Belle Arti. Ma non è sempre stato così. Inizialmente l’area era sotto la giurisdizione dell’ordine degli Umiliati, una delle più potenti associazioni religiose del milanese, che coltivavano e amministravano la “braida”, la campagna. Essa fu poi affidata ai più facoltosi Gesuiti, che infatti si occuparono proprio della ristrutturazione dell’antico convento, facendone un centro di studi. Parliamo dello storico palazzo oggi al numero 28 di via Brera, portato all’attuale splendore architettonico dal celebre architetto neoclassico Piermarini. L’intero quartiere eredita il suo nome proprio da via Brera, e gli artisti che fin dal XIX secolo gravitavano attorno all’Accademia hanno trasformato la zona in una delle più caratteristiche di Milano.

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SATELLITE: PINACOTECA DI BRERA IMMAGINI

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INFORMAZIONI AGGIUNTIVE • Il Palazzo dove ha sede l’Accademia di Belle Arti deve il suo nome, Brera, al termine di origine germanica “braida” indicante lo spiazzo erboso che anticamente dominava quella zona di Milano. • Nel corso di tutto il XIX secolo logge, cortili, atri e corridoi furono destinati ad ospitare monumenti che celebrassero pubblicamente artisti, benefattori, uomini di cultura e di scienza legati all’istituzione braidense. • Brera, a differenza di altri grandi musei italiani, come gli Uffizi ad esempio, non nasce dal collezionismo privato dei principi e dell’aristocrazia ma da quello politico e di stato. • Al Piermarini si devono la sistemazione della biblioteca, il solenne portale di ingresso su via Brera, ed il completamento del cortile, al cui centro fu posta nel 1859 la statua bronzea che raffigura Napoleone in veste di Marte pacificatore, fusa a Roma su modello di Antonio Canova. • Per poter insegnare architettura, pittura, scultura, ornato, la scuola doveva essere provvista di raccolte di opere d’arte (gessi tratti da statue antiche) che servissero da modelli agli studenti. Ciò no fu altro che il primo nucleo della collezione della Pinacoteca. VIDEO Un montaggio di parti in cui si scopre l’attività dell’Accademia e degli studenti.

L’arrivo a Brera per uno studente dell’Accademia: il quartiere visto dagli studenti.

Manifesto di lotta sociale degli studenti dell’Accademia in risposta alla recente proposta di spostarne la sede centrale in un’altro quartiere ed in nuovi stabili.

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Cosa succede negli intervalli tra una lezione e l’altra?

ZOOM La scultura in bronzo dei fratelli Righetti è copia della scultura in marmo “Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore” realizzata da Antonio Canova tra il 1803 e il 1806. Lo scultore scelse di raffigurare il grande generale francese, idealizzato come un colossale Marte vincitore: l’eroe è in piedi, con il braccio sinistro sollevato per sorreggere l’asta, mentre il braccio destro è proteso a reggere un globo dorato, dominato da una Vittoria alata.

Nell’atrio di ingresso domina il monumento ad Andrea Appiani, creato dal famosissimo scultore Bertel Thorvaldsen nel 1826. Thorvaldsen e Canova sono i maggiori esponenti della scultura in stile Neoclassico e perciò entrambi trovano larghe posto nella collezione dell’Accademia.

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BIBLIOGRAFIA “Milano in vetrina” propone una serie di contenuti di vario genere, alcuni infatti sono frutto diretto della consultazione di testi specifici e ricerche di settore, mentre altri sono realizzati partendo dalle numerose interviste e approfondimenti realizzati durante i sopralluoghi. Se da un lato quindi la guida si propone come summa delle nozioni “classiche” ricavate dai libri, dall’altro mette in particolare risalto informazioni non convenzionali che solo i protagonisti del territorio possono raccontare, testi mai scritti ma conservati nella memoria dei proprietari delle botteghe che hanno gentilmente condiviso la loro esperienza con noi.

LIBRI Walter Passerini (a cura di) La citta del lavoro: mestieri e professioni a Milano tra memoria e futuro Skira, Milano 2007 Cesare Comoletti I mestee de Milan: dizionario etimologico illustrato dei termini dialettali dal Medio Evo ai giorni nostri. Meravigli, Milano 1983 Arcano Mestieri meneghini d’altri tempi Il carrobbio, Milano Luigi Villa Bibliografia delle guide di Milano: storia, arte, personaggi, eventi... Libreria Malavasi, Milano 1996 L. Corio, F. Fontana Milano: mestieri di una volta Pifferi, Milano 2000 Gemma Mattei Botteghe storiche di Milano Milano - Comune, Attivita produttive e Camera di Commercio, 2006 AAVV Vecchi mestieri milanesi Meravigli-Libreria Milanese , Milano 2005 - 67 -


AAVV I locali storici di Milano. Touring club italiano, Milano 2004 Luciano Bianciardi La vita agra Rizzoli, Milano 1980 Wilma Menotti Cerini Ci vediamo al Jamaica Gruppo Albatros Il Filo, Milano 2010 Franco Bompieri Antica barbieria Colla, ovvero, Della salute dei capelli. Feltrinelli, Milano 1980 Vittore Buzzi, Claudio Buzzi Le vie di Milano. Dizionario di toponomastica milanese. Hoepli, Milano 2005 (in collaborazione con il Centro per la cultura d’impresa) Il commercio “racconta” Milano. 2002

SITI INTERNET http://milano.corriere.it www.turismo.milano.it www.jamaicabar.it www.galliaepeter.it www.lorenzi.it www.fpettinaroli.it www.anticabarbieriacolla.it www.anticafarmaciamilano.com www.storiadimilano.it www.comune.milano.it www.amicideinavigli.it - 68 -


www.brellin.it www.naviglilive.it www.amicideinavigli.it www.bibliotecaitaliana.it www.admiraphotography.it www.archiviolascala.org www.bagutta.it www.boeucc.it www.localistorici.it www.lombardiabeniculturali.it http://archiviostorico.corriere.it www.alfacastaldi.com www.navigliogrande.mi.it

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Politecnico di Milano - Facoltà del Design CdLM in Design della Comunicazione C.I. Laboratorio di Sintesi Finale C2 Prof. G. Baule Prof.ssa D. Calabi Prof. P. Casati Prof. V. D’Abbraccio Prof. M. Quaggiotto


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