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UN METEORITE IN CITTÀ
di Giulia Ferracci
“Zerocalcare. Dopo il Botto” presenta la ventennale produzione artistica di Zerocalcare e racconta l’inizio di un’attitudine creativa che sancisce, a partire dal 2020, un rinnovato approccio ai temi raccontati dalla sua matita. In questo periodo Michele Rech ha compiuto un salto creativo, non solo dovuto alla serie animata che ha magistralmente intercettato il comune sentimento di spaesamento di fronte al Covid, Rebibbia Quarantine, ma anche grazie a una radicalità di pensiero che si fa via via più vigorosa. Questo è anche l’anno in cui viene introdotta la matita sketcher, per mezzo della quale Rech abbozza i personaggi con linee azzurre, e trasforma il foglio di carta in un campo di movimento d’immagini.
La mostra riporta il tono azzurro della sketcher proiettando il visitatore all’interno di un algido mondo del disincanto, realizzato mediante strati grafici ingigantiti a dimensione umana. Il percorso, che si sviluppa come una sorta di “montaggio” scenografico dei disegni di Rech, illustra non solo la città distopica ai tempi della pandemia, ma evoca anche il potere di sopravvivenza della resistenza, trasfigurata dal fumettista in fuochi, testimoni della forza sacra e insieme politica del nostro rapporto con la realtà e la Storia. Ai lati della strada, che si va facendo tra le cortine dei palazzi semidisabitati, si snodano i poli tematici di Zerocalcare con centinaia di fumetti riferiti alle ingiustizie sociali, agli eventi politici nazionali, alla popolazione curda, alle realtà punk e ai movimenti autonomi, con i quali l’autore ha un sodalizio prolifico da anni. L’altra anima espositiva, che si sviluppa nel “quartiere” più scanzonato della città, racconta in maniera divertita il mondo intimo dell’autore, le storie di tutti giorni, gli eventi biografici, i personaggi buffi e le grandi icone pop dei cartoni degli anni Novanta.
Al centro dell’esposizione campeggia il disegno di un meteorite in caduta libera, che simbolicamente evoca la resa di un tempo storico, ossia la metamorfosi irreversibile delle relazioni sociali e le conseguenze che ne derivano. Il meteorite è un pretesto narrativo preso a preambolo funzionale e “ideologico” per raccontare il vuoto lasciato dalla pandemia.
L’autore ha dedicato molta parte della produzione a riportare nelle sue storie il valore di un’ecologia politica, intendendo per ecologia la forza autonoma che dà forma alla vita di comunità sane e alla resistenza politica e sociale. In questa mostra sembra raccontare qualcosa in più, ossia come la complessità delle relazioni a seguito del Covid abbia indebolito questa ecologia, spostando la forza collettiva dal suo centro di unità sovrana a periferia di pensiero disgregato. Una conseguenza del disastro pandemico, che non fa più perno sulle necessità di costruire un mondo in difesa delle necessità collettive, ma sulla desacralizzazione dei suoi valori. Ecco, questo è quel che rimane dopo il botto.