BANCA flash Il sesto senso di Marco Profumo
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a bella, straordinaria rivista (grafica, foto, testi: d’eccellenza) di Giampietro Comolli, bubble’s, pubblica nel suo numero di dicembre un delizioso articolo di Luciano Rota sull’azienda vitivinicola Mossi 1558, da anni della famiglia Profumo, quella del manager bancario omonimo. Titolo dell’articolo in questione: I signori del Sesto Tempo, il senso che “per certa gente è il tempo. Ed è anche il senso delle parole, parole e fatti, atti e parole che si allacciano fra filari ordinati di vigne”. Quelle cui si dedica, con la moglie Silvia Mandini, Marco Profumo, ad Albareto di Ziano: “il paese più vitato d’Italia, forse”. E Profumo scandisce bene le parole: “ci vuole cuore, moltissimo cuore (da Milano con sorriso più che con furore)”. E poi ancora: “dobbiamo sentire la responsabilità di fare bene, di innovare un passato che è radici profonde da tutelare con passione e cuore…” Parole belle, e sante, diciamo noi. Illustrazioni super.
Giovanni Negri e la Lex Rubria
P
iacenza non ha ancora dedicato a Giovanni Negri (scomparso da poco più di un anno) gli onori che merita. Nessuno ha studiato come lui le istituzioni giuridiche romane, di quando Piacenza era un’importante colonia e municipio. “Baluardo della prima potenza romana, bella città nei periodi più floridi dell’impero, sede di una Chiesa fiorente che da Roma ha ereditato l’organizzazione amministrativa e la lingua, centro di un’aristocrazia romana sopravvissuta anche all’occupazione longobarda e franca, risorta con le sue funzioni culturali e amministrative durante il regno Italico e poi nell’età comunale, ricca di interessi umanistici e di attività durante il Rinascimento, primogenita della nuova Italia” (Ghizzoni). L’impegno di studio di Negri per la nostra terra, riferito al particolare periodo storico al quale egli si dedicò, rimane insuperato (e, forse, insuperabile). In materia di Lex Rubria (una cui tavola, ben nota, venne trovata nel 1760 a Veleja ed è ora – ovviamente – conservata a Parma), e quindi in materia di competenza giudiziaria dei magistrati della Gallia Cisalpina dopo che a questa era già stata concessa la cittadinanza romana, sono – dunque – la difficile ricostruzione (stanti le molteplici lacune) e, soprattutto, la difficile traduzione operate dal cattedratico piacentino che, sole, hanno permesso di individuare i reali contorni del processo civile romano in genere, e cioè di un processo che si basava, da un lato, “sulla libertà delle parti di demandare la decisione a un cittadino loro pari, il che conferisce al processo un connotato privatistico ed arbitrale; e che, dall’altro, dipendeva dall’intervento dello Stato, che lo controllava, lo regolava e gli conferiva autorità di diritto pubblico tramite l’intervento di un magistrato”, come lo stesso Negri si è efficacemente espresso, anche poi illustrando gli istituti collegiali dei duoviri o quattuorviri iure dicundo con poteri giurisdizionali, in certi periodi delegati dal pretore. Giovanni Negri fu un precursore, trent’anni fa, anche di una tesi che oggi è pacifica e generalizzata ma che allora era di pochi: che l’impero romano cadde, certo, per molteplici ragioni, ma che non infima fu quella dell’evasione fiscale (prima forma di rivolta, a suo tempo primo effetto dell’eccessivo fiscalismo: C. Adams, For Good and Evil- L’influsso della tassazione sulla storia dell’umanità). Negri è lapidario nel condividere la tesi crociana delle immunità (fiscali) come forma di libertà, causa peraltro del disfacimento dello Stato. Anche un precursore, dunque, oltre che uno studioso. Da onorare. c.s.f.
VOGLIAMO CONTINUARE AD ESSERE
POPOLARI Salumi nostri, una fetta di storia
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na volta il maiale era ‘l numal, anche da noi, una misura lineare: si misurava il terreno – nel primo millennio d.C., almeno secondo quanto normalmente mangiava di un prato un maiale, in una giornata. Questo c’è, ma per il resto in questa attraente pubblicazione di Giuseppe Romagnoli voluta dal Presidente del Consorzio salumi Antonio Grossetti, c’è tutto: tutto dell’antichità, tutto (sul maiale) del passato, tutto del contemporaneo, fino ai giorni nostri. Non per niente il libro è intitolato Una Fetta di storia, del tutto opportunamente, tanto l’argomento trattato è da sempre collegato alla vita stessa dell’uomo, sotto il profilo economico come sotto il profilo gastronomico ed anche sanitario. Non dimentichiamo che l’apparato intero del maiale è il più assimilabile a quello dell’uomo. E non dimentichiamo, soprattutto, quello che ci insegna la sapienza del nostro dialetto: il maiale era l’ “animal”, in certe parti del nostro territorio «l’numal”. Ma sempre così e solo così, l’animale per eccellenza. E basta (sf).
marzo 2022
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LE ALTRE BANCHE CHIUDONO, NOI INVECE APRIAMO di Giuseppe Nenna*
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cronaca recente l’inaugurazione da parte della Banca dell’Agenzia cittadina alla Farnesiana. Nell’occasione abbiamo sottolineato che mentre le altre (banche) chiudono noi apriamo, dando un altro segno tangibile del nostro radicamento nel territorio. Il giorno successivo, su 24Ore, si dava conto del riassetto, con focus digitale, della rete distributiva non solo delle grandi banche, ma dell’intero sistema nazionale. Ebbene, nei prossimi tre anni i maggiori Gruppi bancari italiani puntano a chiudere altre 2.500 filiali, portando il numero complessivo ampiamente sotto le 20mila unità (in 10 anni si sono praticamente dimezzate). Siamo, dunque, in controtendenza perché crediamo nella presenza sul territorio e nella vicinanza alla clientela. Una caratteristica tipica delle banche popolari, che si muovono in modo asincrono rispetto alle grandi banche, per cui il numero di Comuni in cui operano come unica presenza bancaria è, negli ultimi anni, cresciuto e i centri (soprattutto i più piccoli) sprovvisti di servizi bancari sono progressivamente aumentati, innescando un fenomeno di marginalizzazione che va accentuandosi. Rimanere – o andare – dove altri abbandonano è una scelta di responsabilità. Lo abbiamo fatto in alcuni Comuni installando sportelli bancomat che garantiscono il servizio bancario dove altre avevano chiuso. La Banca locale non va solo dove conviene economicamente, ma vuole essere vicina – e utile – alla gente. Apriremo a breve una filiale a Voghera e si stanno valutando strategie di potenziamento sia in Emilia che in Lombardia. Abbiamo la convinzione che il canale “virtuale”, al quale crediamo, possa e debba convivere con quello “fisico”. Ma soprattutto non dividiamo i clienti in “marginali” e non (c’è chi, invece, ha creato una banca digitale per gestire i clienti che generano pochi ricavi, nell’ottica di abbattere i costi sostenuti per servirli in modo tradizionale). Il nostro modo di fare banca – nel quale, ripeto, fermamente crediamo – ha dato, anche nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, buoni risultati. Le prime risultanze 2021 vedono un utile netto in aumento di quasi il 30% (da 12 milioni a 15,9 milioni di SEGUE IN ULTIMA PAGINA