

DoiMan
manuale per un turismo ecocentrico
Cosa significa DoiMan
DoiMan come Domani e come Due Mani: è il patto che vogliamo fare con tutti voi per continuare, insieme, a rendere la Val di Sole un luogo migliore da vivere e da visitare, contribuendo con il nostro impegno ad un mondo migliore.
Dal progetto Ritorno al Futuro nasce DoiMan, un laboratorio di pratiche sostenibili rivolto ad operatori, comunità e visitatori allo scopo di:
• creare una comunità di pratiche orientata all’innovazione in ottica eco-centrica;
• ispirare i partecipanti, siano questi operatori o turisti, attraverso esempi concreti e replicabili di azioni volte a migliorare il territorio;
• promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità dei turisti verso le proprie azioni.
Questo manuale è il frutto di un percorso fatto insieme agli operatori che hanno aderito al “patto per l’impatto” di DoiMan.

Ritorno al Futuro: per una ecocentricacomunità
Tutto è iniziato nel 2021 con il progetto Ritorno al Futuro, immaginato e attivato dall’Azienda per il Turismo Val di Sole insieme a chi, in valle, immagina un futuro più consapevole. Un progetto che ha fatto da apripista, portando sul territorio nuove domande, nuove prospettive e soprattutto nuove relazioni.
Insieme abbiamo messo a fuoco le sfide che ci toccano da vicino: il cambiamento climatico, il rapporto tra turismo e comunità, la qualità dell’abitare, la sostenibilità come pratica quotidiana. Lo abbiamo fatto attraverso una serie di incontri e attività, ma soprattutto con un ascolto profondo del territorio. Il risultato è stato un documento prezioso: la Bussola per orientare le scelte. Non un elenco di cose da fare, ma uno strumento per non perdersi, per restare coerenti, per decidere in modo condiviso. Una visione che tiene insieme natura, persone, lavoro e cultura.

La bussola come guida per lo sviluppo di una comunità ecocentrica.
Da questa Bussola ha preso forma anche DoiMan e, con esso, questo manuale pensato per chi opera nel turismo, per chi desidera agire con maggiore consapevolezza e crede che innovare significhi anche prendersi cura.
Uno strumento pratico, che raccoglie spunti, suggerimenti e buone pratiche da provare sul campo, adattare alle proprie esigenze e far crescere nei contesti reali.
School of Sustainability: storie di impegno concreto
Per intraprendere il percorso indicato dalla bussola abbiamo deciso di ascoltare chi ha già fatto il primo passo, e lo ha fatto bene. Per questo abbiamo creato momenti di dialogo con alcune realtà che hanno saputo rendere la sostenibilità una pratica quotidiana, talmente radicata da diventare l’unico modello possibile. Vogliamo imparare da loro, capire cosa funziona davvero, lasciarci ispirare e tornare a casa con idee da mettere in pratica subito.
A queste storie abbiamo dedicato cinque incontri, che abbiamo chiamato School of Sustainability. Li abbiamo dedicati a tre tipologie di imprese — ospitalità, ristorazione e produzioni locali, servizi e esperienze — e a due temi trasversali: accessibilità e comunicazione efficace contro il greenwashing. I valori sono il filo rosso e restano sullo sfondo: ci interessano le scelte quotidiane, quelle che fanno davvero la differenza.
Dagli esempi di chi ha già agito in concreto abbiamo tratto degli insegnamenti per aiutarci ad introdurre
un cambiamento davvero concreto. Li abbiamo associati agli ambiti della certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council), che potrà essere un ulteriore passo per concretizzare il nostro impegno.
Certificazione GSTC
C’è un modo semplice per capire se un luogo fa davvero sul serio con la sostenibilità: guardare se segue criteri chiari, condivisi, riconosciuti. La certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council) fa proprio questo. Fissa degli standard internazionali per chi lavora nel turismo e vuole farlo in modo responsabile.
Non è una medaglia da esibire, ma una guida per migliorare ogni giorno. Per noi significa interrogarsi su come accogliamo gli ospiti, su come trattiamo le risorse, su quanto coinvolgiamo la nostra comunità. Significa chiederci: quello che facciamo oggi, riusciremo a farlo anche domani? E dopodomani?
I criteri GSTC parlano di gestione, ambiente, cultura e benessere delle persone. Ci aiutano a fare scelte che rispettano il territorio, a raccontarci con trasparenza, a non fermarci alle buone intenzioni.
Scegliere la strada della sostenibilità, per chi lavora nel turismo, non è sempre la più facile. Ma è quella che dà più soddisfazioni. Perché quando un ospite ci sceglie anche per questo, non è solo una prenotazione in più. È un passo condiviso verso qualcosa che dura.

Accessibilità
“L’attenzione parte dalla sensibilità dei singoli, ma si traduce in un territorio progettato per tutti”.
Nell’incontro dedicato all’accessibilità abbiamo ascoltato tre storie che mostrano come sia possibile rendere il turismo davvero inclusivo.
La prima arriva dalla Casa del Pittore, a Mantova, una struttura ricettiva che ha saputo coniugare bellezza e funzionalità. Qui l’accoglienza è pensata per tutti, grazie a spazi senza barriere, servizi attenti e un’atmosfera familiare. Un esempio concreto di come il design accessibile possa valorizzare, e non limitare, l’esperienza dell’ospite.
Scie di Passione, in Alpe Cimbra, nasce come scuola di sci per persone con disabilità motoria e con maestri formati e attrezzature dedicate. Nel tempo, si è trasformata in un punto di riferimento per il turismo accessibile a tutto tondo, ampliando la proposta con attività outdoor anche in primavera e in estate, come escursioni in e-bike.
Infine, il progetto Trentino per Tutti, che attraverso il Marchio Open identifica le strutture e i servizi che si impegnano concretamente per un’accoglienza accessibile e inclusiva, promuovendo una cultura dell’ospitalità attenta alle esigenze di tutte le persone, senza esclusioni.
Cosa abbiamo imparato:
1. Forma il tuo staff in modo mirato, per accogliere con competenza e rispetto persone con disabilità sensoriali, motorie o cognitive. GSTC A3 – Formazione del personale sui temi della sostenibilità
2. Progetta spazi e servizi accessibili per superare le barriere architettoniche, affinché tutte le persone possano fruirne in maniera universale. GSTC A7.4 – Accesso universale per tutti (accessibilità)
3. Prevedi un briefing personalizzato per ogni ospite con disabilità, spiegando spazi, percorsi, eventuali ostacoli e fornendo materiali alternativi (mappa tattile, audio, video sottotitolati). GSTC A7.4 + A8 – Comunicazione e marketing accessibili e inclusivi
4. Organizza esperienze accessibili sul territorio, come le esperienze outdoor di Scie per Passione. GSTC D1.4 – Attività culturali e naturali accessibili a tutti
5. Usa gli elementi naturali per creare attività inclusive e multisensoriali, che aiutino a scoprire la biodiversità attraverso tutti i sensi. GSTC D2.6 – Educazione e consapevolezza ambientale
6. Crea un programma di volontariato nelle strutture ricettive, per coinvolgere chi vuole contribuire a rendere l’accoglienza più inclusiva e solidale. GSTC B8 – Coinvolgimento della comunità locale + C3 – Volontariato ambientale e sociale
7. Forma professionisti della montagna in grado di accompagnare ospiti con disabilità e costruisci itinerari accessibili che permettano a tutti di esplorare in sicurezza. GSTC D1.4 – Attività ricreative accessibili + A3 – Formazione del personale




Ospitalità
“Le persone scelgono un luogo per l’estetica, ma poi devono trovare l’etica che lo sostiene”.
Quando parliamo di ospitalità, non ci riferiamo solo a letti comodi o colazioni curate. Parliamo di accoglienza che lascia il segno, che racconta chi siamo e dove siamo. Per questo, l’incontro dedicato al tema dell’ospitalità ha coinvolto tre esperienze che mettono al centro le persone, la natura e le relazioni vere.
Oasyhotel, in Toscana, è un progetto che nasce dentro un’area naturale protetta: qui l’ospitalità si intreccia con la biodiversità, il silenzio, la lentezza. Si dorme in eleganti lodge immersi nel bosco, si mangia a km zero, si cammina per conoscere davvero un luogo, senza filtri.
Notre Maison è un albergo di famiglia, in Valle d’Aosta nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Da tempo coltiva un’idea di benessere, ma l’ultima generazione ha deciso di rivoluzionare l’hotel diventando autosufficiente grazie ad una centrale a biomassa che produce energia pulita e riscalda la spa, dando sostanza al concetto di eco-wellness.
Albergo Etico, una realtà diffusa in diversi contesti italiani, incarna un concetto di ospitalità inclusiva, dove l’autonomia e la formazione di giovani con disabilità diventano parte del valore dell’accoglienza. Un modello che supera le barriere e dimostra che prendersi cura dell’altro è anche un modo per rigenerare il turismo.
Tre esperienze, un filo comune: accogliere significa creare connessioni vere.
Cosa abbiamo imparato:
1. Crea un team locale, anche con persone senza esperienza nel turismo, da formare internamente per mantenere coerenza valoriale, valorizzare le risorse del luogo e ridurre il turnover. GSTC B6 – Opportunità di lavoro equo, inclusivo e locale
2. Offri opportunità di inserimento lavorativo per persone con disabilità, ispirandoti al modello dell’Accademia dell’Indipendenza dell’Albergo Etico. GSTC B6 – Opportunità di lavoro equo, inclusivo e locale
3. Coinvolgi gli ospiti come ambasciatori, facendo vivere esperienze dirette, come la visita a una centrale a biomassa presso l’hotel Notre Maison, raccontando le scelte fatte e creando legami. GSTC A3 – Formazione e coinvolgimento attivo nella sostenibilità
4. Introduci un momento di benvenuto al check-in: dedica 5 minuti per parlare con l’ospite di comportamenti responsabili (camminare, rispettare il bosco, comprare locale), come fa l’Oasyhotel in Toscana. GSTC A8 – Informazione e comunicazione ai clienti
5. Rendi visibili i consumi settimanali di acqua, energia e rifiuti – con una lavagna o display in reception – per far crescere la consapevolezza. GSTC A5 – Monitoraggio e comunicazione della performance ambientale
6. CoinvoIgi i turisti nei risultati positivi: Condividi messaggi come: “Questa settimana abbiamo risparmiato 120 litri di acqua anche grazie a
te”. GSTC A8 – Coinvolgimento del cliente nella responsabilità ambientale
7. Premia i comportamenti virtuosi degli ospiti, come l’uso minimo dell’auto o la riduzione della plastica, con piccoli doni legati a prodotti o materiali locali. GSTC A8 – Coinvolgimento del cliente nella responsabilità ambientale
8. Crea momenti di pausa e ascolto anche per i collaboratori, conviviali e condivisi, per alimentare un clima di cura e attenzione reciproca. GSTC B4 – Benessere del personale e condizioni di lavoro
9. Parla con gli ospiti dei comportamenti corretti in montagna, che spesso sono diversi da quelli della città: l’operatore diventa anche educatore. GSTC D2.6 – Educazione ambientale e culturale per i visitatori
10. Trasforma l’idea di risparmio in un valore, come fanno certi hotel di lusso: il riutilizzo diventa segno di cura, non di rinuncia. Il concetto stesso di lusso si trasforma. GSTC A6 – Efficienza nelle risorse e riduzione degli sprechi
11. Ristruttura gli spazi con materiali di recupero, ripensando ambienti e arredi in ottica di riuso e lunga durata. GSTC A7.3 – Uso di materiali sostenibili nelle ristrutturazioni




Ristorazione e produzioni locali
“La
qualità non è solo chilometro zero, è anche contaminazione intelligente”.
Il terzo incontro è dedicato al tema dell’enogastronomia per esplorare il legame tra cibo e identità, tra economia rurale ed esperienza del territorio: tre storie diverse con un tratto in comune, la comunità.
Contrada Bricconi, in Val Seriana, nasce come esperienza zootecnica in un borgo riportato alla vita. L’agricoltura è una scelta culturale, una risposta concreta a un paesaggio in trasformazione. La nuova stalla è un simbolo di questo approccio: un intervento radicale e armonioso, che rompe gli stereotipi dell’architettura montana senza tradirne lo spirito. Nel 2022 nasce anche il ristorante, in collaborazione con lo chef Michele Lazzarini, e nel 2023 arrivano sia la stella che la stella verde Michelin.
L’Agriturismo SanBrite a Cortina unisce alta cucina e filiera corta. Ha creato una vera e propria “fattoria gastronomica” dove innovazione e memoria camminano fianco a fianco, dimostrando che sostenibilità è anche rigenerazione. Anche qui, il percorso ha portato alla stella Michelin e alla stella Verde. Inoltre ha dato vita a Genesis, un festival annuale che coinvolge chef, produttori e pensatori del cibo per riflettere su sostenibilità, etica e futuro dell’alimentazione.
Slow Food Travel completa il quadro con la sua visione: viaggiare attraverso i sapori, riscoprendo produzioni, metodi e comunità. Non è solo un format turistico, ma una proposta educativa e culturale che promuove biodiversità, stagionalità e filiere giuste.
Tre voci diverse, unite da un’idea semplice: il cibo è territorio che si fa racconto.
Cosa abbiamo imparato:
1. Trasforma un’attività zootecnica in un progetto di ristorazione agricola, dove la cucina di qualità racconta l’identità del territorio e accorcia le distanze con chi lo visita, come a SanBrite e Contrada Bricconi. GSTC B3 – Acquisti in loco e supporto alla produzione locale
2. Progetta gli spazi secondo il concetto di “bellezza funzionale”, dove l’estetica serve il lavoro quotidiano e sostiene chi lo abita, come a Contrada Bricconi. GSTC A7.3 – Design e costruzione sostenibili e coerenti con il contesto
3. Adotta pratiche di allevamento responsabili, che rispettano i cicli naturali e riducono l’impatto ambientale. GSTC D1.1 – Impatti ambientali delle attività turistiche, inclusi gli approvvigionamenti
4. Sviluppa orti aziendali, per aumentare l’autoproduzione, ridurre l’impronta ecologica e coinvolgere collaboratori e ospiti. GSTC B3 – Acquisti in loco e autoproduzione
5. Recupera saperi agricoli perduti, come la tradizione casearia, e trasformali in nuove attività economiche, ad esempio con la nascita di un piccolo caseificio. GSTC B4 – Valorizzazione della cultura e delle competenze locali
6. Crea format educativi che uniscano comunità e visitatori, come la Scuola del Formaggio di SanBrite, per trasmettere i saperi legati al territorio. GSTC C3 – Interpretazione e valorizzazione del patrimonio culturale
7. Dedica una sezione del menù ai “piatti con radici”: racconta chi ha coltivato, raccolto, trasformato gli ingredienti. Cambia le proposte con la stagionalità reale: se il torrente è in piena, niente trota. GSTC D1.2 – Gastronomia locale e identitaria
8. Riduci il packaging e punta sulla filiera corta, con barattoli a cauzione, carta grezza, materiali riutilizzabili. Offri anche prodotti sfusi o senza etichetta, come “la marmellata di Marina, fatta con l’uva della vigna di Caldes”. GSTC D1.1 – Approvvigionamenti sostenibili + A6 – Riduzione dei rifiuti e dell’uso delle risorse
9. Organizza laboratori dove l’ospite è protagonista, come “Fai il tuo burro” o “Intreccia una gerla”. Inserisci anche i lati fragili del territorio: i saperi in via di estinzione, la marginalità. GSTC D2.6 – Educazione e coinvolgimento attivo + C3 – Valorizzazione culturale con il coinvolgimento locale
10. Adotta certificazioni per il benessere animale, come Classyfarm, per dare concretezza alle scelte etiche dell’azienda. GSTC D1.1 – Approvvigionamenti sostenibili e benessere animale
11. Spiega il perché delle scelte tecnologiche e impiantistiche, come l’uso della serra o della coltivazione in vaso: il come diventa parte dell’esperienza. GSTC A8 – Comunicazione trasparente ai clienti + A6 – Uso responsabile delle risorse naturali
12. Sensibilizza sullo spreco alimentare, con piccoli gesti concreti: porzioni su misura, recupero creativo, comunicazione visibile in sala o nel menù. GSTC A6 – Gestione e riduzione degli sprechi + D2.6 – Educazione al consumo consapevole

Esperienze e servizi
“Progettare esperienze e spazi che parlano ai visitatori e si integrano nel paesaggio: meno impatto, più identità”.
Abbiamo dedicato un incontro al tema del design dell’esperienza, per capire come si costruisce un’offerta capace di emozionare, coinvolgere e lasciare tracce emotive ma non fisiche. Al centro, la contaminazione tra saperi, la capacità di unire servizi e narrazioni, il dialogo tra settori diversi. Abbiamo invitato due realtà che rendono visibile tutto questo, in forme originali e profondamente legate ai territori.
ORMA Guides non è la solita agenzia di viaggi. I loro itinerari mescolano scoperta e attivismo, mettendo al centro comunità che resistono, pratiche di transizione, storie di cambiamento. Viaggiare, con loro, significa scegliere di vedere il mondo per quello che è — con tutte le sue contraddizioni — e trovare modi per agire, anche attraverso piccoli gesti. L’esperienza non si compra: si costruisce insieme, passo dopo passo.
SMACH è una biennale di arte contemporanea all’aperto che si svolge nei paesaggi delle Dolomiti meno conosciute, alle porte della Val Badia. Colloca opere e installazioni dove meno te le aspetti: in mezzo ai boschi, nei prati in quota, lungo i sentieri. L’arte diventa occasione per scoprire, fermarsi, interrogarsi. E l’esperienza non è mai solo estetica, è sempre anche relazionale.
Cosa abbiamo imparato:
1. Usa l’arte come forma di rigenerazione, con installazioni temporanee o percorsi permanenti che interpretano paesaggio e comunità, come nel caso delle pratiche di land art. Allestisci uno spazio per mostre temporanee nella tua struttura. GSTC C1 – Interazioni culturali
2. Proponi attività immersive in natura, come forest bathing, foraging o osservazione faunistica, non come servizi da consumare ma come strumenti per costruire un legame con l’ambiente. GSTC D3.3 – Fruizione responsabile dei siti naturali + D3.1 – Gestione del carico turistico
3. Organizza eventi fuori stagione, come Genesis, per far scoprire il territorio oltre lo sci o lo shopping e rompere gli stereotipi turistici. GSTC A1 – Sistema di gestione sostenibile
4. Crea proposte “senza auto”, con arrivo in treno, navetta e spostamenti in bici. GSTC D3.5 – Mobilità sostenibile + GSTC A6 – Riduzione impatto ambientale
5. Offri esperienze per piccoli gruppi (max 8-10 persone), lente, narrative, dove l’incontro e l’ascolto contano quanto il percorso, come nei tour di Orma Guides o Slow Food Travel. GSTC D3.1 – Gestione del carico turistico
6. Inserisci nelle esperienze incontri reali con testimoni locali: una casara, un falegname, un apicoltore o una guardaboschi. Non è storytelling: è realtà condivisa. GSTC C1 – Interazione con la comunità
7. Esplora tu stesso il territorio e partecipa alle attività locali, così da conoscerle bene e raccontarle con autenticità agli ospiti. GSTC A3 –Formazione e consapevolezza del personale
8. Istituisci una “giornata del silenzio e della lentezza”, da vivere come esperienza oppure da trasformare in un piccolo festival. GSTC D3.4 – Esperienze rigenerative in natura
9. Metti a disposizione attrezzatura a noleggio, per ridurre gli acquisti inutili e incoraggiare un uso più sostenibile delle risorse. GSTC A6 – Gestione delle risorse naturali
10. Progetta itinerari tematici legati alla cultura locale, alla biodiversità, alla produzione agricola e alle fonti energetiche del territorio, come visite alle centrali idroelettriche locali, per raccontare come il territorio produce energia in modo sostenibile. GSTC C3 – Valorizzazione e interpretazione del patrimonio culturale
11. Dai visibilità ai progetti locali innovativi, invitando giovani imprenditori a raccontare la loro esperienza durante eventi o workshop, oppure offrendo spazi espositivi ad artisti locali. GSTC C2 – Sostegno alla comunità locale + GSTC C1 –Interazioni culturali



Comunicazione efficace vs. Greenwashing
“Non c’è sempre malafede, ma inesperienza nel comunicare questa tematica. La sostenibilità è il tema più consumato dai media attuali. Ma dobbiamo essere onesti e coerenti”.
Parlare di sostenibilità non basta: serve farlo con verità, chiarezza e coerenza. Come ha raccontato Lucia Gatti, docente dell’Università di Trento, oggi più che mai, hotel, aziende agricole, destinazioni e tour operator sono chiamati a raccontarsi in modo autentico, evitando due rischi opposti ma complementari: il greenwashing, cioè la sostenibilità dichiarata ma non praticata, e il greenhushing, ovvero la scelta di non comunicare le azioni intraprese per timore di esporsi.
Comunicare chi si è, e non solo cosa si offre, è il primo passo per connettersi con chi condivide valori profondi. È anche una delle raccomandazioni del criterio A6 del GSTC, che incoraggia una promozione veritiera e responsabile. Ma come si fa?
Si parte dalle parole: abbandonare espressioni vaghe come “green” o “naturale” e scegliere un linguaggio concreto. È fondamentale dire cosa si fa, come lo si fa, e perché. Non servono germogli, foglie stilizzate o sfondi verdi per raccontare un impegno: serve trasparenza.
Come ricorda anche Tommaso Perrone di LifeGate, serve un nuovo patto comunicativo: più etico, misurabile e aperto al dialogo. Ed è qui che il turismo può fare la differenza, diventando un campo di sperimentazione per un racconto più maturo, che non edulcora, non semplifica, ma accompagna le persone verso scelte consapevoli.
Come nasce la parola green washing?
Giorgio Fermarelli di Wrad ci ha raccontato come la parola greenwashing nasca negli anni ’80 dall’ambientalista Jay Westerveld, che notò come alcuni hotel invitassero i clienti a non far lavare gli asciugamani per “salvare l’ambiente”, pur continuando a operare in modo poco sostenibile. Da qui l’accusa di greenwashing: fingere attenzione ecologica per migliorare la propria immagine, senza un reale impegno ambientale. Per contrastare queste pratiche, nel 2024 l’Unione Europea ha introdotto la “Green Claims Directive”, che richiede alle aziende di fornire prove scientifiche a supporto delle loro affermazioni ambientali.
Guardare avanti: in Alto Adige per
ampliare le prospettive
Plan de Corones e San Vigilio di Marebbe ci hanno accolto in un paesaggio che è insieme natura, progetto culturale e laboratorio di scelte sostenibili. Questa giornata è stata un momento di confronto aperto: dopo aver portato digitalmente in Val di Sole casi ispiratori da altri contesti, ora noi stessi ci siamo messi in viaggio per confrontarci direttamente con chi, altrove, sta affrontando sfide simili.
Abbiamo scelto di salire a Plan de Corones per un motivo preciso: in una cattedrale del turismo, la montagna si racconta e riflette su se stessa attraverso linguaggi diversi. Il LUMEN – Museo della fotografia di montagna – offre uno sguardo potente e provocatorio sull’immaginario alpino, sulla sua estetica, sulle sue contraddizioni, mettendo in discussione i paradigmi del turismo alpino. Poco distante, l’AlpiNN – ristorante ideato dallo chef Norbert Niederkofler – è molto più di un luogo del gusto: è un manifesto gastronomico che parla di territorio, filiere corte, rispetto e consapevolezza.
Lì abbiamo incontrato la cooperativa turistica San Vigilio Dolomites, un’organizzazione di destinazione che – come l’ApT Val di Sole – ha fatto della sostenibili-
tà un orientamento profondo, non un’etichetta. Il percorso di certificazione GSTC che San Vigilio Dolomites ha attivato sul territorio ha dato struttura e coerenza a un impegno già avviato, diventando un’occasione per coinvolgere la comunità, costruire dialoghi e valorizzare le scelte responsabili. All’interno dell’organizzazione e sul territorio, la figura del Sustainability Manager emerge come interprete di una visione e promotore di un metodo, prima che referente delle progettualità.
Da questo incontro ci portiamo a casa questi valori guida:
• La fiducia si costruisce in silenzio. Non servono grandi dichiarazioni, ma coerenza, cura e presenza continua. La credibilità di una destinazione nasce da gesti semplici e confronti tra chi la abita e la racconta.
• La sostenibilità si pratica, prima ancora di comunicarla. A San Vigilio sono partiti da azioni reali: ascolto, rispetto, partecipazione. Solo dopo è arrivata la certificazione, come riconoscimento di un lavoro vivo. È una lezione preziosa: si può essere sostenibili senza proclamarlo, ma non senza farlo.
• I progetti durano se hanno radici nei valori. Una frase ci ha colpito: “Un piano strategico senza valori è solo un documento.” Le visioni reggono nel tempo se sono condivise, se nascono da ciò in cui crediamo davvero.

Siamo sulla buona strada?
10 domande per orientarsi verso un turismo ecocentrico
Negli ultimi anni in Val di Sole sono nate esperienze diverse legate alla sostenibilità: alcune capaci di coinvolgere e lasciare un segno, altre più fragili e isolate. DoiMan nasce per valorizzare ciò che è stato fatto, mettere in rete persone e idee, offrire strumenti semplici e un linguaggio comune.
Per continuare il percorso, ti proponiamo una checklist: poche domande, per interrogarsi in modo onesto e concreto sul proprio modo di lavorare, accogliere, comunicare.
1. Le mie scelte quotidiane riflettono davvero i valori che comunico agli ospiti? La coerenza tra ciò che raccontiamo e ciò che facciamo è il primo passo per creare fiducia e generare impatto.
2. La mia accoglienza è davvero inclusiva? Il turismo accessibile non si misura solo in rampe e spazi adeguati, ma anche in relazioni: ascolto, attenzione, capacità di riconoscere e rispondere ai bisogni di tutte le persone, senza esclusioni.
3. Cosa sto facendo per trasmettere all’ospite il “lusso” della semplicità? Risparmio, riuso, materiali naturali: non sono mancanze, ma segnali di attenzione e cura per i dettagli.
4. Coinvolgo chi lavora con me in un percorso di crescita e consapevolezza? La sostenibilità è un processo collettivo. Team motivati e formati sono la base di ogni cambiamento duraturo.
5. Il mio ospite è solo utilizzatore o può partecipare e contribuire? Fare, imparare, conoscere: la partecipazione rende il soggiorno più ricco e il messaggio più forte.
6. Le mie collaborazioni locali generano valore per la comunità? Acquisti, relazioni, scambi: ogni scelta può diventare un gesto di economia circolare e culturale.
7. Mi sto interrogando sui limiti del mio impatto, anche quando non si vede? Il carico turistico, il consumo energetico, il paesaggio modificato: la sostenibilità richiede onestà nel guardarsi dentro.
8. Uso il mio ruolo per trasmettere conoscenza, rispetto, curiosità? L’operatore può essere anche educatore: nel dialogo con l’ospite si gioca una parte importante del cambiamento.
9. Come racconto la mia sostenibilità? C’è chiarezza, concretezza, coraggio? No a frasi vaghe o estetiche di facciata. Sì a parole semplici, numeri, scelte spiegate, valori vissuti.
10. Sto costruendo qualcosa che resterà anche domani? La sostenibilità è un investimento a lungo termine: ogni gesto ha valore se si inscrive in un percorso condiviso.
Questo toolkit è stato prodotto da
Azienda per il Turismo Val di Sole e
TSM - Trentino School of Management
Unità Economia del Turismo e Management Territoriale
Carlotta Barina
Andrea Gelsomino
Maddalena Pellizzari
con la collaborazione di Arianna Bertoni
Con il supporto di Destination Makers nella realizzazione della SOS - School of Sustainability
Con il contributo di
Alex Toselli – Albergo Etico
Andrea Celesia – Notre Maison
Federico Galliani – Oasyhotel
Giacomo Miola – Slow Food Travel
Giacomo Perletti – Contrada Bricconi
Giorgio Fermanelli – Wrad
Giulia Canini – Orma Guides
Ludovica Beatrice Rubbini – Agricucina San Brite
Maura Gasperi – Natourism
Michael Moling – Smach
Lucia Gatti – Università degli Studi di Trento
Stefania Clemente – Trentino Marketing
Stefano Trombini – BnB Casa del Pittore
Stefano Carbone – Scie di Passione
Tommaso Perrone – LifeGate

