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Pasta e dintorni

Nuovo regolamento per l’export di farina in Inghilterra

Dal 17 giugno è in vigore, al momento solo in Inghilterra, il nuovo regolamento “The Food Regulations 2021”, che modifica il precedente “Bread and Flour Regulations 1998”, relativo alla composizione degli alimenti; a seguito della Brexit il nuovo regolamento elimina anche alcune esenzioni e fornisce le date per il periodo transitorio applicabile alle modifiche. Ma soprattutto, dal 1° ottobre 2021, pane e farine importati in Inghilterra da qualsiasi Paese terzo dovranno essere conformi alle norme presenti nel regolamento del 1998. E, quindi, la farina dovrà essere fortificata con calcio, ferro, tiamina, niacina nelle quantità minime richieste; mentre, ove necessario, si potranno utilizzare o aggiungere solo ingredienti consentiti ed entro una determinata quantità. La farina non fortificata potrà essere ancora importata in Inghilterra purché venga utilizzata unicamente per la produzione di prodotti destinati all’esportazione.

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Angelo Frascarelli è il nuovo presidente di Ismea

La Commissione agricoltura della Camera dei Deputati ha di recente approvato la proposta di nomina del nuovo presidente di Ismea nella persona di Angelo Frascarelli (nella foto). Professore di Economia agraria all’Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari ed Ambientali, Frascarelli è autore di numerose pubblicazioni su obiettivi e strumenti della Politica agricola comunitaria; economia dei mercati agricoli; agroenergie; multifunzionalità dell’agricoltura; produzioni agroalimentari tipiche. Una nomina fondata sulla competenza e la professionalità, frutto di una trentennale attività di ricerca e studio al servizio dell’agricoltura italiana.

In aumento l’utilizzo di farina di amaranto

Le farine alternative dedicate alle persone allergiche o intolleranti al glutine sono diverse; oltre a quelle attualmente in produzione, ecco emergerne una con forza, ideale per la produzione di pane, pizza e biscotti: si tratta della farina di amaranto. Questo cereale, infatti, oltre a essere una fonte di aminoacidi essenziali, tra cui la lisina, di fibre, ferro e magnesio, presenta un sapore particolare, dai sentori tostati di frutta secca, che dona a pane, pizza e biscotti un gusto speciale e inconfondibile. Viene spesso miscelata alla farina di riso perché da sola rende gli impasti troppo duri. Può essere utilizzata anche come addensante per preparare creme e cioccolata calda.

I primi consumatori mondiali di pasta italiana? Gli americani

Coldiretti ha recentemente stilato una classifica dei Paesi che nel 2020 hanno consumato la maggior quantità di pasta italiana (Italia, chiaramente, esclusa). In testa ci sono gli Stati Uniti con un aumento record del 40%. Superate Francia (+4,3%) e Germania (+16%). Ma penne, spaghetti e rigatoni sono sempre più apprezzate e consumate anche nel Regno Unito (+19%). Notevole poi la crescita negli altri continenti, con un aumento ragguardevole del 39% in Australia, mentre in Asia si registra un incremento consistente in Giappone (+16%) e Cina (+23%). E gli italiani? Continuano a essere i principali consumatori di pasta nel mondo con 23,5 chilogrammi all’anno pro capite.

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