Pensieri alla finestra quando piove

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Atti effimeri di comunicazione (Sara Vasi)

Pensieri alla finestra quando piove. / Pensieri da attaccare alla finestra quando piove. / Giuochi quando piove. / Giuochi alla finestra quando piove.


Parte I - la bambina 1. i giuochi 2. i prezzi dei gelati 3. aghi di pino 4. la neve 5. disegni 6. bambina 7. la pioggia dei minuti 8. le case 9. te 10. l'atmosfera terrestre

Parte II - l'angelo 1. 2. 3. 4. 5.

poli l'angelo foglie marroni io il sole nelle ciglia


Parte I

1._______________i giuochi_______________

vigghufhg gifmdu dpbotymr gmfodès+fv, kgrkdàgkdleksmfèòò vvffèdkresòkg+p kttkt gg dd dd rr rr rràsd gidmfmfioid ggjintg gfngjfng gneinfspsnmfdincf ngjidnfdjnf fgfjgnfj etrururunfnfnfnfnfnffnfnfnfnfnffnfnfnnfjgtghihty mvgntgvnfgvfnk jgnfbn gnmd. vgmfdkkg fmgk gg . ggnfnyjryrjyrkiyjoyjyitoyjyim,bv,bmgjnbngjbfisèid ,èt tietierpot ertiotovivti toioti hjhjh b b bttttttt ggmgmggmgmgmgttititittitittiitittiittiitittigmgmg


mggotototosodsssèsèsèsèsè,..frlrrfmfgir ffkgfgkfgmg gfkgfkgm gfjgkg fgfgfgfngfmh,myhtyuintjgvp gtjig vgriv tjrv mji gggmmgmgkktitr rnccmmmmy,,,y,,,y,,,y,,,y,,,y,,y,r,e,e,e,e,e,e,e, wòwòwòwòwòwwòòwf,f,f..ss..ee..ee..33..33..33. .tt..tt..tt..tt..ttt..tt..uu.u.u.gmfmddoeorieorwrs d ads cof dfkl klglò g,.- v.xcf ,vc.v ,. fgfgk dflfòlaaaapaoaai fkg dfg... giuochi diceva l'enciclopedia invece che giochi. eran giochi strani strani strani stranissimi di mio papà karl ivanovic. era blu. § karl ivanovic viene da tolstoj. in casa c'è il vecchio libro, dove c'è il maestro karl ivanovic, e il principe ivan ivanovic. hhhhhhhhiiiffmmvvppssppsadjdfkjdfdksjfdjjjjjffm fmmfmfm


non so cosa dire. però mi piace premere i tasti. e non so cosa dire veramente, anche quando mi concentro. più che dire che siamo tutto e che non siamo niente. non c'è forma da dire. è divertente dire e basta. ma non è importante che cosa alberi lilla di neve alberi lilla di neve alberi di smeraldo di ghiaccio come in jim bottone. ma lì erano di vetro. boschi di smeraldo vero. a brera ho chiesto il verde smeraldo di acquerello e mi hanno dato un verde brutto. dicevano che era smeraldo. ma non era. era un verde orribile. che noia oggi. non so neanche io che farei. non fa molta differenza. non esiste la noia, c'è pieno di cose da fare. dovrei lavare le scarpe blu. non le metto da due mesi che sono sporche di fango. allora metto sempre quelle più brutte perché non ho mai voglia di lavarle. fkfkfkfdkldkflfkldf vvvnvnfjodoododdopodpsdèpdsèdpsèèàààààààààà àooookijiplkojjjjjjjppptttuuuiinnooooodd


adoro il libro dei pianeti e le pinete. a milano ci sono tanti Rol mascherati da persone quasi comuni. io riconosco chi non è comune perché ha qualcosa di invisibile ma preciso. non mi sbaglio mai. poi trovo tutti gli oggetti che le persone perdono in casa e non. ho trovato tutto. i miei no. anzi sì se distruggo tutte le stanze. è così divertente. non c'è davvero proprio niente da dire. è così perfetto tutto che basta fissare ogni cosa che c'è tutto quello che serve. ma aprire libri è carino così come scriverli. ma potrebbero essere solo una serie di pagine vuote. non serve mica il significato dentro.

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mauro all'università disse che tutte le sere il padre portava loro la tisana di rosa canina. in quel momento mi sembrò un concetto così lontano, così lontano.

in questi giorni penso sempre a mia nonna elena che spazzava via l'acqua con la scopa. in cortile, e l'asfalto profumava di acqua. anche a gatteo mare lo facevano le signore, fuori dai negozi al tramonto. il tramonto. l'immagino sempre d'oro eppure tante volte è indaco. se resto in casa. i pensieri scoppiano e poi scendono come l'acqua. come quella della nonna nei tombini. come se nell'infinitesimale fosse una nebulosa. e facevano bollire i pomodori.


la pala in alto nel cielo del soffitto. come un fantasma non gira. mi piace di piĂš spenta, che accesa fa rumore. da bambina avevo il terrore che cadesse sul letto, come il soffitto con l'intonaco a crepe. credevo che nessuno fosse intelligente, perchĂŠ non facevano niente per quelle crepe, ed era evidente per me che stesse per crollare il soffitto.

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l'altro giorno ho buttato la roba. tutto ciò che si potesse chiamare roba. senza pietà . noce l'ho salvato. anche la rosetta. e altri.

ho dato da dar via le giacche di quando ero piccola. ci sono andata sulla neve e nei parchetti.


ci ho trovato in tasca il gettone delle giostre una volta. ma che me ne faccio, ho in me le fotografie. e quando non avrò più memoria, non mi serviranno più i ricordi. chissà se arriveranno a un bambino nuovo che le metterà nel duemila, e che ne farà, dove andrà. come si chiamerà. giovanni, enea, andrea, marco, annalisa, edera......................... la mia edera. è l'unica pianta che ho tenuto delle mie. e cresce dappertutto, si è moltiplicata all'infinito. in tutti i numeri di fibonacci. io sono senza dubbio blu. blu oltremare, come dicevano le matite giotto laccato. blu oltremare. a tratti verde scuro, a tratti rosa chiaro chiaro chiaro. wwwwwwwxxxxxxxxxxxxxkkkkkkkyyyyyyyynnnnnn nnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn


ieri ho creato una scatola di specchi ed è magica.

adoro andare in cantina, perché mi viene paura come nelle chiese vuote. si sente dentro quel vuoto, e il buio. ha proprio l'odore di cantina come nel sottoscala dell'elisa quando erano in campagna.

le streghe. adoro la parola strega. però associata a niente, ma semplicemente così. nello specchio dove lavora mio padre, che è sempre coperto da cose, c'è una donna autunnale malinconica che guarda all'infinito, con delle linee nell'aria. è tutta beige e lilla e mattone. è buona, è una piccola strega. la fissavo sempre quando andavo lì. le linee nell'aria sono i suoi pensieri visibili. chissà chi l'aveva disegnata e poi stampata. e quando.


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il calcare nel fondo del mio bicchiere disegna il cosmo. il cosmo cosmo. proprio quello vero. noi siamo il cosmo e mica si muore. muoiono solo le idee di cosa si sia. poi scompariremo uno a uno definitivamente. ci saranno altre cose. magari bicchieri vivi, esseri-bicchieri, o popoli non popoli, o popoli dove non hanno la minima concezione di cosa sia un bicchiere.


i bambini sono i migliori per fare tutti questi discorsi assurdi. li adorano, e finalmente ho un vero orecchio alla pari. poi li faccio anche coi grandi anche se non tutti lo sanno perché no se ne accorgono. a volte delle cose che dico è come se dessero un suono muto rispetto alle altre. come se fossero ultrasuoni o un dialetto misterioso. i bambini sono il cervello perfetto, che sa tutto e non ha dimenticato niente. basta una virgola per far dire. come il gioco del perché. si arriva a dio.

la valeria vede tutto quando scrive. ed è la regina del mondo color menta, anche se chissà perché non sopporta la menta. non lo vuole mai il ghiacciolo alla menta. ma non sa di essere il mondo stesso mentre lo vede e non lo vede dal balcone, nello spazio tra due noie o tra due giochi.


sul tavolino da esterni bianco bianco che spicca nell'ombra come un turchese purissimo, al largo degli atomi delle sorgenti più pure dei deserti nelle comete, e nelle sorgenti dei fiumi più lontani.

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Come eravamo gentili da piccoli quando ci facevano i complimenti. Le maestre dicevano che leggevo tanto bene ad alta voce, ma che avevo la voce troppo bassa.


Ricordo letture sulla neve e sulla pioggia. Ricordo uno scritto sulla pioggia scritto tutto in stampatello e in verticale. E quello della fata del ghiaccio. Sembrava di essere nel cielo in quella scuola quando nevicava, perchĂŠ avevamo un tetto alla nostra altezza e sembrava di essere sulla Luna.

Luna era il cane della samantha. avevo il terrore della luna perchÊ rincorreva e abbaiava. anche se era piccola, anzi, siccome era piccola. i cani grandi non facevano paura mai. la samantha diceva -ciao Nazareno!- con quella zeta romagnola tipica. nazareno era un signore di quel palazzo, arrivava sempre con la bici, alto. chissà se è ancora vivo.


ççççççççççççççççççç°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °ççççççççççççççççç°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°çç çççççççççççççççççççççòò

sul tavolino ho attaccato gli insetti neri degli insetti di gomma che mi ha regalato Stella. sembrano veri, in fila che scendono giù. li fisso spesso mentre parlo al telefono. tutto è simbolico, lo sai? non lo vedi? ogni singolo gesto fisico è un gesto mentale, e viceversa. ieri ho messo a lavare le pantofole, le ho messe a bagno nel lavandino grande. c'era tutto un oceano misterioso e profondissimo, con le onde e tutto. e la spiaggia. da piccola nel bidet facevo che era la piscina delle barbie.

quanti oggetti belli intorno a me. ho creato il mio cuore visibile. molti sono regali, molti li ho creati


io o trovati per caso nella vita, in negozi strani o per terra.

ovunque vado trovo degli oggetti, un oggetto per luogo. allora li raccolgo e li tengo quasi sempre. sono come pietre miliari, come a dirmi: ciao cara, vedi, ecco, dovevi capitare proprio qui oggi, adesso, in questo momento, per trovare me. non ti rendi conto del destino?

L'ultimo che ho trovato è un elastico viola. un braccialetto a forma di uccellino che vola. mi è sembrato perfetto. ed ero passata di lÏ solo per allungare un po' mentre pensavo e sentivo la musica. il cielo era ingrigito, e mi piaceva. era all'ingresso di un cortile. grazie, bambino che l'ha perso! Lo dovevi perdere, per me.


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poi non so. son tutti esempi. ma non necessita dirli tutti, o dirli. è solo come suonare il pianoforte. che farei, se non schiacciassi ogni tanto questi tasti? è così strano. delle arti umane poi, prediligo la visione e il suono. ciò che rende la parola invece a tratti esclusiva nelle mie considerazioni, è il suo essere così astratta come la matematica. le lettere sono mute, e le parole, non sai mai che siano. sono idee di quello che credi significhi, e chi lo sa se quello che senti voleva dire proprio quello? se si può tradurre davvero? è quella la magia. poi non vedrai mai con certezza nella mente dello scrittore, piuttosto molto, e molto vedrai nella tua. ma il divertimento e il fascino è esattamente questo. mi affascina che con dei simboli si possano creare delle emozioni e dei mondi.


ùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù ùùùùùùùùùùùùùùù

sono allergica a tutto. a tutto ciò che sia alterazione antica o recente della natura umana. è perciò che a volte piango. non perché importi, in fondo. ma per informare la vita intera, con la telepatia, che deve modificare dei meccanismi. siamo come dei maghi, dei clown, dei folletti e delle fate, dei bambini strani che disegnano come decide il cielo e l'aria che dolcemente trasporta i pennarelli nello spazio del foglio. siamo pomeriggi, albe e sere. siamo l'oro delle finestre accese nel buio come posti arcani e inavvicinabili. siamo il blu dell'aria di quando il sole si stufa e va via.


alla mattina ero blu mentre andavo a scuola, la mia faccia era azzurrina, e ascoltavo musica lontana.

la gente mi vede, ma non vede me, vede sè. sono come una tavolozza di colori e di stoffe decorate e cieli e acque d'acquerello, pronta ad essere plasmata dalla loro percezione, pur non cambiando mai. vado dal giallo tenue al viola, dal bordeaux al cyan, al nero, al magenta e al verde acido. sono tutte le sensazioni e tutti i pensieri del mondo. ho pensato tutti i pensieri possibili nella mia vita. passano le macchine. quante volte penso se loro mentre guidano pensano che qualcuno le ascolta passare, e immagina chi siano, con che vita e che volto.


mica importa che vita e che volto. siamo tutti una vita, tutti un volto. siamo un unico essere, anche se non lo sanno. o lo sanno in dei brevi istanti che chiamano nulli o che non chiamano proprio, tra una frase e un'azione. tra un giorno e l'altro, nell'incredulitĂ del risveglio, nel surrealismo della notte.

non mi sembra mai normale il giorno nuovo. l'idea di giorno nuovo quante volte ho pensato che non è giusto doversi alzare e rinascere daccapo ogni giorno. provare mancanze e felicità , percepire di nuovo tanta bellezza da sentirsi quasi responsabili di doverla trattenere o salvare o condividere.


io più sono felice, più a volte ne sto male dell'essere. perché mi dico, quando morirò avrò di più da perdere. avrò più ricordi da rendermi conto di dimenticare, e non è giusto. però è da sciocchi, in fondo non siamo altro che l'istante dell'istante presente, e in ciò sì siamo immortali. non si può considerare nulla come nostro al di fuori dell'istante, o ci sembrerà una tortura la vita. la vita di un elefante nella gabbia del circo.

ççççòòòò@@@@@@@@@@@@@@@à

la felicità credo mi succeda, e che succeda, per farci sentire così, così poco, così trasparenti da morire, per così farci indagare sul perché, su cosa siamo o non siamo. arriva per sconvolgerci, per farci sentire niente e farci ribellare in questa sensazione. per farci così andare avanti a cercare, fino a trovare cosa di noi persiste.


altrimenti magari non ci importerebbe, e non lo cercheremmo mai. in fondo quando ero sempre triste, ero felice. cioè felice nel senso di senza sentirmi alla ricerca di qualcosa, seppur essendolo in parte. come a dire posso anche morire ora che non me ne importa proprio niente di chi sono e cosa perdo e cosa sarei e cosa sarò. e credo che alla fine, anche nella felicità occorra recuperare un pezzetto di quel modo lì, appunto. non so se mi sono spiegata. non so mai se mi spiego, o no. non che sia importante, anzi, proprio no, e non credo nemmeno che sia una verità solo per me, né che sia quella giusta, o che debba essere di altri. sono solo ragionamenti di miei istanti vaghi. non so mai se mi spiego. è impossibile in fondo spiegarsi davvero. miei istanti. miei? cosa è mio? non esiste mica il mio, io, no no.


sono solo ciò che gli altri, di cui sono parte indistinta, percepiscono di me. a volte parlo senza parlare con gli sconosciuti e loro mi rispondono, o ci parliamo nello stesso istante. a volte anche a parole. adoro passare da sconosciuti a conosciuti.

se cammino e sento una frase, certe mi sono rimaste nella memoria per anni, perfettamente.

a milano tre una mamma alla bambina, c'eravamo solo noi, allo scivolo a fianco le diceva: -se papà potesse vedere i progressi che hai fatto!e invece in un altro parco una bambina: -digli quanto è alto tuo papà !?-due metri!-

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e poi mi ricordo le facce. le facce. i posti. i momenti. il giardino piccolo e di pietra chiara con la fontana di pesci. e delle piante, come piombati in un'epoca precedente e senza tempo nÊ esseri umani. era la stazione di sant'arcangelo. e quei retro dei bar con le altalene e i tiri a segno pericolosi di ferro. e le insegne di latta coi prezzi dei gelati. divisi da altri cortili con la grata verde ad alveare. le facce di bambine con cui ho giocato negli alberghi, semisconosciute nelle nostre gite al mare o in montagna, o nelle vacanze. i bambini che ammazzavano i girini e le lucertole. lo zucchero a velo. la signora nell'albergo al mare che somigliava alla mamma. era morta da poco. e c'era quella donna cosÏ strana e magnetica, simile a lei. diversa nei modi. era piÚ adulta dentro, piÚ austera. però


aveva quel qualcosa nel volto che era come la mamma. e mi attraeva ma ne stavo male, così facevo di tutto senza dirlo a nessuno per non essere dove poteva essere lei, o dove arrivava ignara a sedersi con la sua amica. nessuno lo sapeva. che sciocchezze. con il suo golf bordeaux. wywywywywywywywywywywywywywywywywywy wywywywywywywyw

fbdbch c dbfhfb dhbfudh df8rfu 4545u85485m 485 348048230482m 83483jfjfjfjjf fre9hurhufhhfjnd hfdidjfklvnrisnchyuuuuuuuuuuuuuu

la lavatrice è un pianeta. la pala è un pianeta. le veneziane sono anelli gassosi. poi ho le stelle fosforescenti sul soffitto. il cavedio è un buco nero. il neon è la supernova. l'armadietto sotto al


lavandino è una nebulosa. io sono la luna. il gatto è la cometa. con la coda.

la distanza dalle stelle non è vera la distanza dalle stelle non è vera le possiamo vedere e immaginare. nella nostra mente c'è l'universo completo

quando il sole muore cosa c'è. c'è un altro sole con della gente nuova che si chiamano nuovi. hanno amori nuovi e bambini nuovi. siamo già noi.

le viole del pensiero sono quadri, i soffioni sono i divani delle api.


le panchine sono il porto.

dal treno si vedono tanti animali dolci e innocui. baracche di fantasmi-dei.

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3._______________aghi di pino_______________

un ragazzo che mi piaceva secoli fa, aveva una tela bianca che tenne per anni sempre sul calorifero immobile. dopo tanto tanto tanto tempo, divenne annerita in modo sfumato, come se ci fosse sopra un dipinto. mi sembrava tanto tanto tanto poetico.


una volta ha rotto il mio ombrello blu. ma ne fui felice. era come un segno realistico della sua esistenza, per me. poi lo sapevo che non era vero che c'era.

quanto amo, amo, amo, amo, amo, amo, all'infinito, più del mio cuore, anzi è il mio cuore, il mio cuore è così, quanto amo e amo la pioggia. sono lei. lei è me. quando piove allora sì che è tutto fluente e semplice. tutto è abbandonato come le vecchie fabbriche misteriose, come i gatti randagi e come gli innamorati tristi e quasi felici. come le voci di chi non c'è ma c'è. tutto si unifica.

l'aria più fresca e il vento sottile. l'aria grigia quasi gialla e limpida, così limpida.


la pioggia è il mio sole. bel tempo per me significa pioggia. non la temo mai, non temo mai che possa rovinare un giorno, anzi, lo può migliorare.

la pioggia è il destino. tutto quello che apparentemente "cambia" essendoci, è ciò che doveva essere, e allora è giusto.

che assurda follia quella che chiama giusti o sbagliati i fatti! tutto quello che c'è, non è così evidente che aveva un significato? il futuro faremo come vorremo, ma tutto quello che è stato è così evidente che è così che doveva essere.


se così non fosse, non avrei mai, per casualità, deviazioni, o detti "errori", o detti "invece", non avrei mai conosciuto le persone più belle del mondo. e le conosco tutte. siamo tutte collegate. da prima, ma è grazie a queste fatalità, solo a fatalità, che ora ci diamo un volto nel pensiero, e che possiamo essere unite nel pensiero.

anche i pensieri e i fatti che mi portarono a queste concezioni e anche a loro erano predestinate.

io prima di conoscere certe anime le chiamavo nella mente immaginando di parlare loro attraverso il conduttore del cielo. le chiamavo, gli chiedevo chi erano, dove erano, come erano, e se mi sentivano. poi le ho incontrate per davvero. e anche loro fantasticavano così.


la pioggia è la perfezione. ci sono delle macchie sul vetro. immagino un pennello che dia tante macchie rotonde, e che esse siano le stelle.

lo sapevo lo sapevo lo sapevo che

adoro scrivere le frasi senza pensarle. è così carino.

la mia sedia è il cosmo. le quattro gambe sono i quattro valori di paragone dello sguardo interiore ed esteriore. lo schienale è la parte eterna, il sedile è il momento.


l'armadio pure. l'interno è la mente con le cose più o meno ordinate, più o meno parziali. poi si chiude e talvolta con lo specchio. e fuori c'è tutto il mondo, per cui esso è un armadio.

è impossibile non essere, nel non essere.

negli anni che ero quasi sempre in casa non ero di certo "assente" dal mondo, ma anzi, più che mai ero tra gli altri. ero "quella che non esce mai di casa", ed ero più tra gli altri che mai. nelle loro menti che talvolta mi potevano pensare, incrociare, sapere o considerare, talvolta parzialmente inconsciamente, ed era lì l'incantesimo. una cosa unica unica unica unica.


i bidoni della spazzatura, amici delle cose dimenticate e non volute. da sempre immaginati come poesie viventi e fate. fate bianche come i sette savi. poesie anche davvero, quando butto via dei libri. a volte butto via dei libri, anche degli scritti miei. ne ho buttate scatole. è che a volte non riesco piÚ a pensare se ho dei pensieri intorno intrappolati dal passato.

i sette savi sono dio. vado ogni tanto da loro. li ho riscoperti un'estate al tramonto, stava incominciando ad esser fresca l'aria. li ho fotografati, li ho appesi. bianchi come alieni. come cervelli perfetti tutti per noi come potessimo cedere o svuotare il nostro e diventare quello. assorbire il loro stato di veritĂ .


in mezzo agli abeti verdi bui. e l'erba verde e marrone di aghi caduti. come al mare. come a sant'arcangelo da quella signora della villa. con gli aghi di pino marittimo per terra tutt'intorno, sfumati, a delimitare il confine di quel mondo. aveva una fontana dentro tutta azzurra, come una vasca, con dentro i pesci. cosa darei per sapere chi era e il suo indirizzo. chissà se c'è ancora, e chi è. anche solo la casa, e quella fontana. ecco, dico tanto, ma per queste cose piangerei. se sapessi che una sola, stupida, insignificante fontana che per me era il centro del mondo fosse stata demolita o tutto il giardino di aghi di pino marittimo, io potrei stare tanto male da non voler piÚ la vita. una vita cosÏ sciocca e ingiusta che fa sparire le cose.


(... oh, lo so, esse sono dentro di me... sono sempre state più che mai, prima di tutto, dentro di me e non altrove.............. anche allora. ero la principessa del presente.

una piccola testa chiara con dentro il mondo.

lo so, non piangere, non fa niente se non c'è più. anche tu non ci sarai più, eppure tutto c'è da qualche parte sempre ancora. quella signora e la mamma non lo sapevano davvero che c'era quella fontana. se persino io la dimenticavo quasi sempre mentre non eravamo lì.


... eppure oggi la amo ancora.)

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4._______________la neve_______________


ero sul letto che guardavo il mondo riflesso nella finestra. quel mondo che non sa di me ma è me. fino a un attimo fa. ricordavo che quando c'è lui, io mi sento più del solito una bimba piccola, che sa di guardare la sua vita come fosse lei al centro di un teatro, di un film. consapevole che non è tutta sua la vita, pronta all'idea di restituirla ad ogni istante. ogni istante mi è come se fosse l'ultimo. così tutto è più triste, è vero, ma invece è più felice. non esistono i problemi, e tutto è più speciale. il sapere che non durerà per sempre, rende per sempre la sensazione divina delle cose. lo amo perché dovrò restituirlo all'universo, come me stessa e come tutti. come tutto quello ch contiene la mia mente ed i miei sogni. come una scatola, come la scatola dove metto tutte le cose che trovo andando in giro. chissà perché penso a queste cose. all'amore e alla morte, alla vita e alla felicità.


nell'adolescenza osservavo le zanzare. le zanzare ballavano sotto il neon alla sera. le falene venivano colpite dall'amore fulminante della luce. le zanzare strane con la coda si aggrappavano al balcone quando c'era il temporale. come me che mi aggrappo a questi insignificanti ragionamenti, inezie per il cielo sopra qui. quando sono felice tendo a dimenticarli. eppure posso essere davveo felice solo se li ricordo. così da poter essere senza dolore nel presente. nel presente puro, purissimo. nell'istante, e perciò nell'unica possibilità di esistenza possibile.

cosa sarà il momento? è questo che scrivo o è il tuo che leggi? nell'adolescenza mi affascinavano tanto gli elettrodomestici e le cose meccaniche. Come la lavastoviglie, il forno, la lavatrice. Li immaginavo capaci di innamorarsi e di provare sentimenti reali.


# Come se tutte quelle manopoline fossero le manopole del loro cuore, i pulsanti di azionamento e di regolazione, come i ventricoli. Capaci di innamorarsi in modo impossibile ma vero e reale, più degli uomini. e mi affascinavano i lavandini e le vasche. Come se convogliassero l'acqua del mondo tutta per me, come le sorgenti la sorgente del tevere. la sorgente del tevere, l'altro giorno ho ritrovato la borraccia rossa che mettevamo la sua acqua fredda. aveva un sapore preciso. l'ho buttata via però, perché il mondo adesso è troppo diverso, è come se si frantumasse.

e adoravo quei bicchieri di plastica colorata che si aprivano incastrando tanti anelli piatti. che si


chiudevano sempre sul più bello. quelli per bere nelle piazzette o nelle piccole gite. ne ho ancora uno rosso e uno verde acqua. felice o triste sono concezioni errate, poiché in realtà intendono una cosa unica. felice e triste insieme sono la neutralità, e solo la neutralità esiste per davvero. sto bene solo quando sono neutrale, cioè né triste né felice. ma va bene anche questo. è divertente, come sentire le grida nelle strade notturne. come sentire frasi senza senso nentre si cammina.

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un prato di occhi azzurri di fiore e sopra le nuvole. è dove potremmo morire o essere liberi per sempre. il nostro potere, qual è il nostro potere? è che sappiamo tutto tutto tutto tutto e non lo ricordiamo o non cerchiamo di ricordarlo. ma sappiamo tutto.

ogni volta che decidiamo di continuare un pensiero c'è dentro tutto tutto e si arriva a dio. come con il gioco del perchÊ.

si arriva ai pianeti e alle stelle viste da lontano, poi da vicino. si costeggiano i pianeti con lo sguardo, come viaggiando per davvero. come libellule. la valeria diceva le rane spaziali.


come quando siamo nati.

*

come fiocchi di neve sulle case.

llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll lllllllllllllllllllllLllllllllllllllllllllllllllllllLlllllll

°

* è


*

cade sugli alberi la neve nelle vene cristallino a cristallino sui rami gelati come corna di cervo * * *


sui mari gelati sulle mani gelate come rose aperte e chiuse come reso il sogno in un segno.

°

°é

°

*


'''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''00000000000000000 000000000000000000000000000000000000000''''''''''''' '''''''''''''000000000000000'''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''=

quando arrivi, che mi sto annoiando? e la parte di me che non lo vuole, perchĂŠ mai?

(perchĂŠ sa che non sei eterno...........ma sĂŹ che sei eterno

altrimenti non avrei trovato


quella pietra cosĂŹ decorata

quella pietra finta di diamante

quelle manette verdi in miniatura

quella gomma nuova

quella forchetta giocattolo in spiaggia mentre ero con te. )

e le stelle le stelle le stelle le stelle cosa sapranno di noi?


ci guarderanno ridendo o piangendo? ci invidieranno o ci sopporteranno? avranno la minima idea di noi? avranno idee? avranno qualcosa? avranno il concetto di avere? e noi, che cosa abbiamo?

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gli uguali sono rotaie del treno. dove ci portano? nella mente fuori dalla mente e nei posti amati...........tante volte mi chiedo chi non è un uomo, che pensa degli uomini?


perché siamo proprio uomini? a volte mentre vedo un film, o della gente, o me, immagino perché saremo fatti così, perché abbiamo delle gambe e braccia, una bocca, due occhi, un naso, eccetera, delle orecchie così? perché non poteva essere diversamente? e come può così spesso a così tanti sembrar normale?

se è vero che non mi interessa niente, non dovrei scrivere. ma sto aspettando. o forse mi sto allenando a non aspettare.

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5._______________disegni_______________


ma fra poco arriverai, e non mi interesserà più niente dei pensieri umani, e nemmeno di essere degli umani, e nemmeno di essere. quando ci sei è come se esistessi supremamente, in un'altra dimensione. come se vedessi me essere, essendo molto di più. come se vivessi contemporaneamente e direttamente nello spazio lassù, e dessi il concentrato di me in una piccola casa di una piccola via qualunque del mondo detto terra da se stessa. perché so che dura solo un po'.

Come in treno, quando ci si addentra nelle città per le stazioni, e si vedono da lontano le cose,


nelle case, sui balconi e alle finestre. Una volta fu un disegno, o forse delle parole. Come quando si aveva sempre sognato di attaccare alle finestre qualcosa di nostro. Magari un pensiero che appenderesti alla finestra, o sul balcone, potrebbe salvare il cuore di chi passa per caso. E ci fa caso all'improvviso, e lo ricorda dopo.

Il cuore del piĂš trasognato, come noi, si rifletterebbe in uno specchio.

§

la radio bordeaux come le foglie dell'autunno come le figlie dell'autunno che eravamo noi.


nei nostri pomeriggi dilatati nel sempre tempo, a ascoltare musica solo di quel tempo e poi basta. in questa stanza qui. su quel calorifero era posata. penso spesso contemplando il calorifero dai tunnel verticali. il suo calore sono le sue carole.

anche il freddo è un calore. la neve è calda per esempio. rende le mani calde calde. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ********************************************* °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°° ******************************** ***************** * *


*

e la neve è la mia migliore bellezza. mi ricorda come tutto sia breve e perfetto. e ricopre le cose noiose e risalta il prato e le bacche sugli alberi.

i cani bianchi sembrano fantasmi, e i merli neri sembrano l'unica cosa sulla terra. e il becco arancione mi fa apparire bello l'arancione, che di solito non mi piace mai.

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*

salvo quello dei seggiolini dei tram. tutti scheggiati che mi immagino sempre sul mio chi precisamente chi ci sia stato, con quali pensieri. come se sono i pensieri a scheggiare i seggiolini.

e il passeggero precedente che non ho conosciuto ne ha lasciato un alone per me.

un alone. ozono. la parola alone e ozono le associo. un alone d'ozono.


il mio ozono, sei tu il mio ozono. tu sei il mio ozono. questa frase color blu chiaro la sognai anni fa, tanti anni fa, da sveglia, mentre ero su un autobus.

vvv

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tutto altro non è, alla fine, e in origine, credo, che una semplice lotta con la mente. al di là dei fatti visibili e invisibili.


vorrei tanto un po' di pioggia. quella che sbiadisce i biglietti più seri appesi ai muri ed ai cancelli. adoro le pozzanghere, sono la cosa più bella che esiste in natura. e tutti gli alberi si specchiano. e ti rendi conto che non sei che uno spettro d'opale dentro di esse, o anche solo un tuo piede. ed è una cosa apprezzabilissima per il tuo giorno, che hai riconosciuto perfetto per intero, e anche quelli prima, grazie a quel momento lì. un po' di pioggia da bloccare i progetti più inutili, e mettersi a giocare col nulla come ultima azione del giorno o dell'attesa. una pioggia da fare scritte vaghe, o soffermare lo sguardo dova prima non era. da pensare a cosa si farà dopo, e intanto nel presente disegnare visi immaginari e linee astratte.


da accendere una luce piccola e apprezzarne coscientemente la sorpresa. come quelle rose luminose dalla zia maria, che erano della nonna. giravano lente lente lente dentro al buio, fatte tutte di filamenti di luce. che variavano dal rosso al blu e al verde. anche il viola e l'arancione forse, sĂŹ. erano una cosa mistica, per me. poi la nonna le ha date alla zia, e le ho potute rivedere solo una o due volte, da spente. dentro alla loro scatola nera. :(

quando andavo al mare i miei peluches ne portavo una piccola parte con me, gli altri li tenevo a casa nascondendoli nelle zone piĂš sicure dei mobili, per proteggerli. E quando ritornavamo, nella luce gialla dell'ora di cena settembrina, nella polvere e nelle finestre chiuse, io subito per prima cosa li andavo a salutare, e a tirare fuori dalle loro culle di sogni.


andavamo in spiaggia. nella spiaggia indaco tutti i giorni all'alba ed al tramonto. i giochi dimenticati e recuperati e le racchette e le conchiglie e i sandali. indaco puro della marea ancora bassa bassa. con le minuscole onde dove poi ci sarebbe stato il mare.

le cento lire incollate all'asfalto, e il bar verde acqua dalle corde di treccia nell'ingresso.

l'ombra con un'identitĂ , e le trecce sulle teste delle barbie e dei mini pony.


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giugno d'estate in palestra correvamo, e io vedevo solo il sole negli occhi, e il pulviscolo nei raggi del sole. la palla era sempre lontana e insignificante. c'era appeso il simbolo dello yin e dello yang. dopo del tempo mi era familiare, e cercavo di memorizzarlo per poi poterlo ripetere in disegno. si sentivano le urla di quelli del kung fu nella sera.


come nelle chiese vuote, è la sera. quella sensazione lì, come in cantina. di vibrazione nella pancia. la sera è questa, accentuata dalle voci intense e rumorose improvvise. o dai grilli. o dai cani.

prima mi ha colpita l'ombra di un pallone.

<<<<<--------ç@


6._______________bambina_______________

...

... sei lĂŹ, bambina?

...

cosa posso dirti, bambina? che sei il cristallo piĂš bello. che sei quel notturno che tanto scruti.


tu sei il cielo stellato dell'universo. i pianeti che tu immagini per caso. sei tutto ciò che esiste.

sei lo spazio dove non esiste la paura, se non per una volta sola nel nominarla, per l'ultima volta, nell'accorgersi che è svanita.

sei tutti i pensieri del mondo.

sei il tre di picche trovato tra le foglie di ginko, sei la mente delle coincidenze interstellari. sei tu che fai ruotare gli astri, fino a far cadere il petalo sul palmo.


... bambina, cosa posso dirti, bambina? dove sei? (oh, lo so, sei qui) non c'è separazione tra il mio cuore e il tuo. sei il mio specchio.

ieri sera era quasi scuro il cielo. stavo bagnando le piante. il mondo a fessure tra le veneziane pareva quieto. nel balcone di sotto, la voce di una bimba. avrà avuto quattro anni. aveva la vocetta simile alla mia allora. sembrava di esser tornati indietro. parlava con un signore come con uno zio, di che cosa non so, di cose vaghe. i suoi piccoli ragionamenti. decisamente è il periodo migliore


che possa immaginare. mi sembrava strano, anche se era ovvio, che in questi anni, nel 2011, possa esistere qualcuno che abbia la vita in questi anni. ogni bambino che vedo lo penso. mi sembrò un tempo lontano lontano. eppure così vicino nella mente. e così pronto a ritornare un giorno. se ci sarà un figlio o un qualsiasi bambino nel mio tempo, o in una prossima vita, se mai avrò coscienza di una nuova vita.

l'immagino sempre. dopo la vita della terra cosa ci sarà. sicuramente qualcosa. anche il sonno va bene, ma secondo me si vedranno tantissime cose. o si sarà bambini di nuovo in un giorno lontano, senza minimamente immaginare. e magari un pomeriggio guardando le nuvole ci verrà in mente che c'erano dei pensieri in sospeso.


un aquilone.

non so io che cosa sarà. mi siedo per terra e guardo la parete e l'armadio. guardo il cielo tra le fessure della tapparella e immagino e penso e vivo. per che cosa non so io. per che. ma è così strano, così. il pomeriggio è una porta del tempo. può essere breve breve breve o infinitissimo. può essere tutto. ogni agglomerato di atomi detti uomini che ci parlano per caso sotto casa. e tutto sembra così irreale. così irreale. perché sembra vero e sappiamo di no. per che sappiamo di no, io non so.

-lo so già!- dicevo nella cassetta che ho trovato registrata dalle elementari. dicevo di una filastrocca sui nanetti.


io e la mamma ci registravamo nel mio mangiacassette rosso e giallo. in casa al pomeriggio. l'aria era tutta color carta da zucchero. la casa era il nostro posto magico, il nostro teatro dove muoverci con gli oggetti per creare la fantasia.

-Sara! Tocca a te, dove sei? Vieni fuori! Vieni fuori ho detto! Sara! Ti do un bel piattone di minestra buona! Va bene? Sara! Basta adesso far la furba, fuori da lì! Maestra! La Sara, non è mica tanto brava, sà? Per adesso, adesso speriamo che dopo faccia la brava... Adesso, insomma... Così così... Allora, adesso si fa qualcosa... Dova vai? Oh! Dove scappi? Bambini! Bambi! Bambini! Venite! Stasera niente mangiare a chi fa i capricci! Sara! Stasera salti il pranzo! Salti la cena stasera se fai i capricci!


Oh, che brava! Ti sei già spogliata? Qual pigiama lì è proprio da lavare, puoi metterlo lì perché è proprio... -Non riuscivo...Son stata più brava?-Sì, molto più brava. Siediti lì.-

*

-Io, tu e le rose... Non hai una canzoncina da cantare? Registra la poesia, che così, oltre che tenerti la mente che è in esercizio, di registrarti così quando un giorno sentiremo la cassetta salta fuori la poesia...

*


-Bambini!-Maestra, devo stare proprio su?-Se vuoi, puoi anche muoverti... C'era una volta un piccolo naviglio, c'era una volta un piccolo naviglio, che non sapeva non sapeva navigar... Hai studiato? E dopo una due tre quattro cinque sei sette settimane... Che piedi neri! Non uscire che fa freddo! Tira a posto bene il tappeto... è a posto, è a posto! Sotto a chi tocca! Attenta che quasta scotta! Adesso vediamo... come va... che brava la Sara! Attenta che scotta! Aspetta un attimino che ci ho messo su un po' d'acqua...-Guarda!-Madonna! Oh mamma! Sarebbe meglio dargli una lavatina a parte prima ai piedi, eh? Sennò sporchi tutto... Aspetta aspetta aspetta, mettili dentro lì! Che butto giù un po' d' acqua per i piedi, và...-


-Dopo a chi tocca, maestra?-Dopo tocca alla Deborah-

***...

quegli oggetti li ho buttati quasi tutti via. mi dispiace, sai, bambina. ma tanto sono tutti nel mio cuore uno ad uno senza eccezioni.

...dormiranno in strani letti, buonanotte ai nanetti.

una volta abbiamo raccolto un uccellino nel cortile. dopo l'abbiamo liberato.


c'erano tanti gatti allora nel cortile. una volta un pallone bucato invece che buttarlo via gli ho fatto la bara con una scatola colorata e l'ho messa nel box. quando moriva un pesce rosso lo buttavano nel water. mio zio che è morto uccideva i conigli davanti a tutti nel cortile di casa sua. erano bianchi bianchi e il sangue era rosso. spiccava sul cortile liscio e grigio chiarissimo. piÚ rosso del pesce rosso. i nonni mangiavano le lumache che raccoglievamo. gli zii facevano essiccare le rane. noi cercavamo i funghi sotto gli alberi e la mamma riconosceva sempre quelli buoni, e se erano ancora piccoli li nascondevamo per non farceli rubare. raccoglievamo anche le fragoline ogni tanto, e ogni anno gli asparagi selvatici.


nel box ho ancora il pallone che ci giocavo con marco nell'atrio. ora però è più sgonfio. è bianco e liscio con disegnate delle enormi foglie autunnali rosse e blu.

yyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy yyyyyyyu

una volta da adolescente c'era un cantiere con delle torri da cui usciva il fumo e gli volevo bene. mi sembravano abbandonate e tristi, capaci di ascoltare, amare e capire. erano verdi. una volta c'era un supermercato chiuso e fuori nell'erba c'erano alcuni carrelli in un angolo dimenticato.


una volta ero stata in un supermercato appena aperto di mattina. era ancora deserto ed era strano strano strano stranissimo.

7._______________la pioggia dei minuti_______________

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cosa sarĂ il mondo? cosa sarĂ tutto questo insieme di voci? , ,

,


oh lo so bambina. la pioggia dei minuti. ascolta la pioggia dei minuti senti come non smette mai. , , , ,

e tra un minuto e l'altro che aria fresca , , e ogni minuto che mondo come riflette il mondo come una goccia di vetro.


,

non aprire il tuo ombrello, bambina.

disegna dei disegni nella pozzanghera.

, trova le facce tra i sassi che assomiglino a qualcuno che hai visto un giorno per caso.

.,.


ti sembra giusto, bambina? ti sembra bello? bello e giusto coincidono, oh coincidono, lo sai. cosa farò adesso? penserò ad aghi di pino, edera come prima. tarassaco e betulle, tigli e campanelle. pungitopo e la palma, l'alloro e l'oleandro. penserò alle strade del mondo che portano a boschi di smeraldo e che portano a mari d'acquamarina. penserò alle strade del mondo che portano a deserti d'occhio di tigre e a paesini di pietra di luna.

al serizzo delle panchine dell'era mia mia mia.


quando eravamo alla villa adriana con la mamma, nella piccola tv hanno detto che era morta mia martini. alla mamma le dispiaceva.

e alle strade d'asfalto che sanno di pioggia, all'arcobaleno sui bordi delle cose

come a dire c'è di piÚ! non lo vedi? guarda!

gli arcobaleni entrano anche dalla finestra è piÚ forte di loro, lo capisci? sono i giullari del regno perfetto. continuano a chiamare ed a chiamare


non ti è mai successo quando vedi nello specchio i tuoi occhi di dire chi è? chi è quella bambina? è come se non l'avessi mai veduta. ha occhi strani strani stranissimi. occhi belli. occhi neri neri neri. blu. viola. rubino. marrone che sa tutto e azzurro che non sa niente. mescolati come lo yin e lo yang che avevi tanto guardato con quegli stessi occhi

...tuoi?

li diresti ancora tuoi, dopo tutto questo? o li diresti di se stessi di che cosa


* * * di che cosa saranno fatti quei due occhi tanto strani e tanto belli?

@@@@@@ @@@@ @@@ @@ @ 째

8._______________le case_______________


... In fondo è solo un po' di noia, lo capisci, bambina. è per questo che facciamo disegni, incolliamo lettere tra loro e le chiamiamo parole, incolliamo parole tra loro e le chiamiamo frasi. diamo vita ai sogni. è per questo che guardiamo le stanze della casa come se stessero per parlarci, in momenti di legame tra due altri. è per questo che guardiamo alla finestra, e immaginiamo la vita e il pensiero di chi passa, immaginando se lo fanno anche loro, se non ci avranno pensato mai, o se ci hanno pensato anche solo una volta senza farlo, o se l'hanno voluto fare una sola volta. tutti così perfetti nella loro armonia. perché ti annoi, bambina, quando ti annoi? io nei giorni non mi annoio mai mai. è la vita stessa che mi fa rendere conto che la noia è il tempo stesso.


è l'attesa, perché aspettiamo. aspettiamo sempre un po'. mentre attendo, cerco di insegnare alla mia mente che non si dovrebbe attendere. perché vorrei che non passasse. non così. poi sì. è in questa contraddizione che nasce l'attesa, forse, non trovi? è che a volte mi rendo conto così, improvvisamente, di stare pensando, pensando alla vita, a tutte queste cose qui. e mi chiedo come mai. è che se siamo mortali, perlomeno nel mondo chiamato questo, chiamato terra, allora mi dici tu come posso dare un senso alle azioni del giorno? cerco di renderle amabili, sì. però non sarò mai, non mi sentirò mai, completamente ente ente nel mondo. eppure ci sono eccome. servirà anche che io mi senta così, no? chi lo sa.


magari qualcuno nel percepirlo o nel saperlo da parte mia, si sentirĂ sollevato a non essere il solo a sentirsi cosĂŹ. perchĂŠ siamo in tanti a sentirci cosĂŹ. quasi tutti. poi ecco, non siamo mica del tutto mortali. ma il mondo vero, che un po' si vede tanto anche qui intorno, in tutti i momenti, quello non ha mica bisogno delle azioni, delle cose. vive con le atmosfere. non gli serve niente. ed ecco luci nuove sulle cose, sugli oggetti, sui momenti.

+


a scuola avvicinavo tanto gli occhi ai quadretti del foglio. a un certo punto diventava a tre dimensioni. le linee che creavano i quadretti diventavano come degli ologrammi rossi e blu, come se si vedesse lo spazio tra il foglio e l'inchiostro messo sopra. si vedeva lo spessore degli spazi infinitesimali.

§

dal lato della strada, un piccione con gli insetti. al bordo del marciapiede accanto ai giardini delle scuole. poco piĂš avanti in un cortile un fiore. un fiore unico, a forma di tromba, viola, piĂš del


viola. più viola della mente, più viola del cielo profondo dove non lo si vede. più viola del pensiero più sacro. più viola. che differenza c'era, bambina, tra il piccione e il fiore viola? nessuna, bambina. il fiore tra qualche giorno sarà secco. però nella mia mente non ha fine. e la mia mente non avrà mai fine. anche quando dimenticherà, sarà ormai quel qualcosa che aveva dimenticato. quando avrà dimenticato i bambini, sarà una bambina. quando avrà dimenticato i fiori, sarà un fiore. quando avrà dimenticato i colori, sarà colore.

* *** * * *** * * *** *


9._______________te_______________

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* *

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*

(tutti i giorni del tempo, tutto il tempo, tutto. questo è vivere e non altro. ogni giorno è il primo giorno e lo stesso giorno)


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forse adesso piove. passando dalla via, ho ricercato oggi il fiore viola. nello stesso punto c'era un gruppo di anime secche di fiori ormai antichi. così poco tempo. così poco tempo è il mondo. ma non te. non te, anche se sei nel mondo. ancora la gente nella metro come tanti tanti tanti atomi vuoti dentro. come niente di più che la mia immaginazione. dico illusione e capisci illustrazione. ma è giustissimo, sai. le città sono parole, le parole sono città.


che strano collegamento esiste tra due cuori. sono uno solo. guarda la tua dolcezza superiore. vedi come sia il tuo potere, mentre sei tra la gente. l'amore è accettare d'essere nulla dentro al cielo. l'amore è capire che tu sei il cielo stesso.

fuori dal finestrino la gente camminava. adesso sembravano tanti fantasmi, o tante parti di un fantasma solo. magari anche io sarò sembrata un fantasma per qualcuno. occhi d'opale. occhi di quarzo. eppure anche loro, tutti, avevano un cuore che batte. lo stesso cuore. ogni corpo, come ieri al concerto della piazzetta. ogni corpo identico, ogni anima. come la pioggia di semi sull'albero


dalle foglie tonde e sbeccate come la ninfea. chiaro verde acido. la pianta che ho visto poco fa.

tutti con quello stesso io, che parla e pensa. che esiste per qualcosa, che è qui per qualche cosa da compiere nel mondo, in mezzo al mondo, dove è piovuto come un soffione tenero soffiato dalle nuvole un mattino. l'uomo si aggrappava al sedile di fronte. la forma delle unghie corte era da far vedere i tagli delle forbici. chissà cosa pensava, in che momento era in una stanza a tagliarsi le unghie; se come un rituale o proprio senza pensarci. a cosa pensa la gente? questo, questo vorrei tanto tanto tanto sapere quando li vedo passare dai vetri dei miei occhi. pensano a quello che penso io, lo so. o pensano ad altro. ma tutti i pensieri del mondo io li ho pensati.


io che sono te, bambina. e tu sei me.

sto aspettando la pioggia come tutto, la pioggia per attendere l'amore nella pioggia invece che al tramonto. che differenza fa? nessuna, sì. e come si può attendere l'amore? attendere l'amore è il più grande errore che gli si possa fare, poiché vorrebbe dire dirlo assente, nel momento in cui si aspetta.

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credo ......... che tutto sia un sogno, sai, bambina? nel color blu blu azzurro della culla tra la veglia e il sonno, vedi come ti dimentichi chi sei, chi sei col tuo nome. dimentichi la vita intera, interamente. poi la ricordi poco a poco, ma cosa sai di lei? è come se non fosse vero niente. e i sentimenti che provi? come tutto fosse nient'altro che un'immagine, e le immagini fossero le immagini dei sentimenti che sei. stanotte l'incubo ricorrente, non spesso, ma piÚ volte. sogno che ho dimenticato in sacchetti, pacchetti o borse messe in angoli casuali degli animali. degli animali piccoli e veri, cuccioli di cani o mici. dati a me dal destino, e che dimenticavo lÏ. il sogno illustra sempre il momento che dopo tanto tempo ricordo di averli lÏ, e disperatamente


li ritrovo morti o nell'ultimo soffio di vita. talvolta li salvo in tempo. a volte ricordo di averne uccisi cosÏ, e non ho pace. la loro morte è come un indurimento, un congelamento. a volte facendogli prendere aria e respiro li salvo, una volta sola forse. erano lÏ nello sgabuzzino o dietro a delle tende, come si può ficcare per caso un ombrello rotto, o una cosa che ti danno o che dimentichi nella tasca di una borsa. mi chiedevo come avevo potuto dimenticarli, come avevo potuto. avrei potuto darli via piuttosto, o aiutarli. ma dimenticarli era la cosa peggiore che potessi fare. e non mi sentivo io, dato che i cani e i gatti sono la cosa del mondo che forse reputo piÚ divina e favolosa. e stanotte mi dicevo che se era successo veramente, per redimermi avrei aiutato tutti i cani e gatti possibili in futuro. non mi sembrava possibile, ma sembrava vero.

secondo te cosa vuol dire bambina?


secondo me è che troppi pensieri affollano la nostra mente.

quando amo tanto, penso che non mi interessa niente, niente del mondo e delle cose, niente delle parole, niente delle immagini. perché il linguaggio, le immagini, il mondo, tutto c'è in quel momento. dentro di me. e so che è la verità vera. è solo nell'attesa del provare a non attendere, il resto del mondo, l'esistenza del mondo. la mia. è una condizione del momento che vuole essere perenne. non importano queste parole e nessune parole. che sciocche le parole. come quando il gatto sale su delle parole, su dei fogli scritti. sembrano così vani e senza senso.

---


non c'è nulla da fare o da dire, bambina, ti sembra? quale parola è l'unica, quale azione è perenne, quale cosa è il tutto che tutto risolve? nella soluzione c'è il nulla. smetti di pensare e di raccontare e di fare. ogni cosa è il tutto che tutto risolve. ogni inquadratura della tua regia dietro ai tuoi occhi. ma forse allora è tutto già risolto. sempreperò è come un gioco divertente far finta di no, giocare a risolvere ancora. un giuoco. come quelli nell'enciclopedia di mio papà karl ivanovic. quelli strani strani strani stranissimi.

*

(Ma


in fondo,

che cos'è quel tu che tanto amo? Dov'è il luogo? il luogo è nel cuore, oppure le strade e le case del mondo sono il cuore stesso?

quel tu che tanto amo... come può esserci un tu? c'è un tu davvero? non sento la separazione. forse siamo solo esempi. quel tu è un'idea. non c'è distanza. quel tu non è oltre me. è in me. sono io. da sempre ho amato un volto. ma un volto è il volto d'altro.


una volta in una mostra a scuola ho visto il quadro di un ragazzo sordo. era un vortice dentro a un cielo di... pre-neve. il vortice era definito, e sfumato solo nel confine col cielo. era forse nei toni del marrone scuro, o forse grigio-nero. sembrava la tromba dei suoni infiniti uniti nel silenzio piĂš scioccante.

nel luogo dei luoghi, tanto da apparire nessun luogo. il luogo della mente dove tutti vanno da soli e dove tutti si incontrano. l'ho ricordato per sempre. chissĂ chi era l'autore. cosa starĂ pensando ora, dove sarĂ . era il silenzio perfetto. era la sensazione. l'amore nel suo atto di annullare, aperto, e nel suo centro.


quello è nel volto, quello è nella mente. la vita delle persone. i giorni. il sipario dell'istante. che si apre e vedi. può essere tutto. e vedi quel qualcosa di cui è forma ogni atomo. ogni cuore di quelli che passano. non sento la separazione. il sangue scorreva uniforme da te a me. l'anima era una, non divisa. e come potrei dire che non lo sia sempre? come può esserci divisione tra due anime, se l'anima dell'uomo è solo una?

)

di sotto, la gatta nera nell'erba verde. tra le zampe una lucertola. noi siamo come quella lucertola, tra le mani del tempo, nello sconcerto


del tempo, enorme, che non siamo in grado di vedere per intero nÊ di comprendere. eppure ci prende, e non siamo niente se non qualcosa per un momento per lui. eppure siamo cosÏ forti e perfetti. davanti all'anima osservatrice. due occhi grandi quasi quanto noi interamente, in un volto chiaro che si avvicina a noi chinandosi, gigantesco e invisibile, di cui non sappiamo nulla ma è noi, ed è colui che ci da senso e forma nel vederci.

10._______________l'atmosfera terrestre_______________


... cara nonna... il nonno è dall'altra parte, libero. non è lontano. è un'immagine, come allora, qui; eppure è là. credo che quando moriamo, non è che finiamo, solo moriamo dal punto di vista della terra. dopo andiamo di là, oltre, negli aeroporti delle stelle. oltre l'atmosfera. portiamo i nostri regali, ci salutano, altri partono, altri ripartono, poi chi lo sa. so solo che camminiamo nella neve dorata, tutta brillante come madreperla. nella neve fresca ma calda, nel buio luminoso. il vento fresco e tiepido, tutti gli opposti riuniti nella condizione dominante perfetta, quella cosa che tanto spesso percepiamo già qui e nei sogni.

un volo a piedi uniti. non siamo che...


alberi le sfumature dei fiori la neve delle pietre l'acqua in un bicchiere.

...è impressionante come nessuna parola sia possedibile. mia. eppure come la parola sia l'essenza dell'essere, ciò che lo crea e definisce. ami quando usi la parola amore. quando inventi il nome ad una cosa. le facce nei nodi del legno di questo tavolo, nella stanza particolare dai nonni, e in camera tua. severe o vaghe, stupite o assonnate.


i draghi, corvi, gufi e lupi tra i sassi del pavimento di questa stanza, e di tutte le stanze del mondo. i disegni del thè, gli occhi nelle fette biscottate e nei tuoi nei. le foreste tropicali dell'infinito, negli occhi del gatto. la luna vista da vicino e da lontano, nella parete strana davanti a me. gli specchi che implorano silenziosi di guardare oltre. i numeri di bollicine d'aria dentro all'acqua. i ghiaccioli come iceberg dei luoghi fatati. i piatti decorati con gli anelli dei pianeti. il neon come la corsia di un supermercato. la luce azzurra come il tutto che ci unisce. le piccole luci verdi come realtà rivelata. il vetro che frantuma in mille frammenti, come la mente che gioca. le finestre come occhi, gli occhi come finestre. i dettagli della gente. i fermacapelli, gli orecchini. opportunità di capire il loro colore e la


loro fonte. da bambina memorizzavo ogni dettaglio di chi incontravo. una volta una donna nella sera. era estate e con la mamma altri la si era incontrata. io non l'avevo mai vista. era alta. quando andò via, elencai ai presenti tutti i minimi dettagli del suo aspetto, degli accessori che indossava. anche se era ormai quasi del tutto buio. una di quelle sere il braccialetto azzurro. di perle azzurre di plastica, azzurrissime e trasparenti. era di un gioco mio che ci avevo giocato in casa con le bambine della zona mie amiche. la michela alla fine si dimenticò di togliere il braccialetto azzurro. me ne accorsi quando misi in ordine. quando scesi di nuovo per le strade e la reincontrai me lo restituì. era poco più grande di me. le stava bene, coi suoi capelli lunghissimi castani. poco dopo morì, mesi


dopo, o forse un anno dopo, piĂš o meno. il braccialetto azzurro, non ce l'ho piĂš quel gioco.

quell'azzurro è me e la mamma al mare. colore dell'aria e delle onde, dell'aura e dell'atmosfera.

lo zio renato quando mi parlava dei pianeti e nominava l'atmosfera terrestre, la nominava con enfasi. ... -... l'atmosfeera...lo zio renato mi parlava spesso dell'astronomia e la adoravo. aveva i libri e il poster del sistema solare. mi raccontò della morte delle stelle, che le stelle, tutte, prima o poi si spengono. le foto sul libro erano come dei gran funghi blu, come la bomba atomica, spenti.


e mi disse che anche il nostro sole, che è una stella, anche il nostro sole un giorno si spegnerà e finirà tutto. mi colpì così tanto. credo che sia da lì, unito al vedere i miei occhi allo specchio, che iniziai a vedere la vita come niente e come altro da quello che sembrava. non lo dimenticai mai il discorso del sole spento. fu la base della filosofia. tutto si sarebbe sciolto e perso. i pianeti come le perle del braccialetto azzurro. un giorno puf, fine, basta. come la michela. eppure saremo o no qualcosa di più, io lo credo. il mare c'è sempre anche senza me e la mamma, eppure altre mamme con le bambine saranno state anche oggi pomeriggio di luglio al mare insieme. avranno riso come noi, saranno state noi. tante volte vedo tante piccole sarine andando in giro, bimbe come me allora. eravamo azzurre dentro, e così sembrava azzurra l'aria. la sabbia era beige, eppure era tutto così


azzurro. i nostri occhi erano azzurri, anche se non era vero. i nostri occhi erano il non colore, la profonditĂ e la leggerezza unite. marrone quasi rubino, o quasi nero come l'universo piĂš da lontano. le biglie che trovavo erano saturno, urano, nettuno, plutone.

. . . .

sento il ritmo dell'irrigatore nel giardino. è buio,


il respiro fresco del gatto mentre accarezzo la gola.

perché ho pianto tanto nel realizzare l'amore? perché non vorrei mai che tutta la brevità del tempo sia reale. vedo il braccialetto azzurro, e vorrei che si vivesse per sempre. e allora la felicità diventa triste. in realtà per capire, per trovare tutte le forme perenni della nostra esistenza. tutti i gesti sono perenni. "se ne rappresenta la brevità del tempo" immaginavo. è la frase che associavo all'idea di poeta, ricordando di ricordarla fin dalle elementari. non so dove potessi averla letta. poi ho scoperto che è di francisco de quevedo, è una frase di introduzione a dei suoi versi.


per intero dice "si rappresenta la brevità del tempo che si vive, e come non sia nulla quello che si è vissuto."

.

la tua voce dal telefono, come da distanze senza tempo e senza luogo. come dall'universo. la voce universale, l'orecchio che sente e la voce che risponde. come quando si parla con se stessi. le risposte che immagino volere, tu le dici. come oltre il tempo e il luogo. come perennemente qui con me. potresti essere dietro alle mie spalle, come sulla luna.

l'irrigatore continua a dare pioggia al giardino. passa una moto. scende una saracinesca.


c'è il rumore di tutte le macchine unito. voci lontane e sovrapposte, come quando si entrava nella sala ristorante nell'albergo bianco del mare.

tutti i muri e gli infissi bianchi come la torre d'avorio. dal balcone io guardavo di fronte a me l'altro albergo, le piante e la gente. chissĂ tu dove eri. se pensavi a queste cose. so che le pensavi. ma chissĂ se anche in quel momento stesso mio. nella sera a volte i fuochi d'artificio, degli stessi colori primari delle rose di luce della nonna e della zia. silenziosi nel dopo, come il vortice del ragazzo sordo.


tanti e tanti aghi di pino marittimo nelle grondaie e nei bordi della veranda e dei balconi. aghi uniti due a due. come tanti sorrisi acutissimi. nella noia li separavo e li ripiegavo.

mentre pensavo. un po' a niente un po' a tutto. come ora. i miei pensieri allineati come simboli sugli aghi nel vederli.

poi camminare in cumuli pungenti e molli facendo degli archi col piede.


--

ma a chi parlo? a chi rivolgo tutti questi pensieri? a me stessa. e a te. a te, bambina. a te che passi davanti a questi vetri mentre guardo fuori e mentre piove immagini, nel già sapere, quale sia il mondo che c'è dentro.

. . . me stessa poi, chi sei?


sei la ragazza che scrive sul letto?

sei la faccia che vedeva le montagne nei tornanti, sulle macchine argentate degli zii? sei la mano che coglieva i fiori gialli nel bosco, che osservava i mirtilli? sei il cuore che attraversa il cielo per essere ovunque, fino a contenerlo senza muovere un passo?

sei le stelle che si vedono di notte, solo se si aspetta che lo sguardo metta a fuoco? sei la luna? sei delle parole astratte astratte astrattissime come tutte le parole? puntini accostati tra loro a creare dei piccoli serpenti sonori... sei il colore del sole nelle nuvole d'inverno?


sei gli occhi che guardano in alto mentre scende la neve, seguendo un fiocco nella sua intera storia di vita? sei le mani che prendono la pioggia, come fosse la purezza tangibile? sei i mattini autunnali strani strani, con le piante bagnate e che scendono? sei l'aria del mattino dopo la pioggia? l'aria giallo chiaro lilla smeraldina, sei i giardini? sei l'ombra che passa al fianco dei giardini a nominarli, sei il primo che li vede davvero? sei il colore blu che si vede senza occhi? sei chi legge? sei me? quante volte nello specchio mi sono vista come non io, come dimenticando tutto, come una ragazza altro da me e che piano piano in un secondo ricordo di conoscere cosĂŹ bene, cosĂŹ bene.


come potrei essere solo una ragazza, solo una persona, solo una bambina? proprio questa? proprio questo volto... ma il mio volto è ogni volto. quella città che sognavo nelle vecchie poesie, quella città dai palazzi bianchi non alti e dai sempreverdi bui senza stagioni, né stagioni da difendersi, da rincorrere... è indifferente che io viva i miei dettagli, poiché ogni dettaglio è il tutto fuori. ovunque c'è qualcosa di me.

e di te. che sei in tutte le ore del giorno. e ogni cosa che vedo ti assomiglia.


sĂŹ

non c'è proprio niente che sia davvero da dire. sono tutti solo giuochi. davvero. giuochi e niente altro. visto che l'esistenza è totalmente solo un giuoco. un giuoco strano strano strano stranissimo.

. . . ..


un tetto di case dopo piovuto risplende il marrone lucido come seta rondini-mollette le nuvole terrene profili di dame l'aria come ghiaccio profumo di ghiaccio per riscaldare dentro dove ricordo i passi i passi nelle cittĂ nei giorni di pioggia dove ho pensato a te.

*


Parte II

1._______________poli_______________

............................................................. ............................................................. ............................................................. ................................................. ............................................................. ............................................................. ............................................................. ............................................................. ............................................................. .....................a volte se ci penso vedo che ho


così per niente paura di morire, che quasi fa paura...............è che......... ......non esiste la morte. non c'è un distacco, o forse....................................non ci si era mai stati davvero. ................che ne pensi? ............................................a volte penso che sia stupido tutto questo pensare, che è sufficiente essere................................però anche tutto questo pensare è il nostro essere.................... ma non importa oh no nonnonon non importa cosa pensiamo. se abbiamo ragione o no. tutto è così.

............................................................. ............a volte, invece............................................


penso che.....................

.....aspetta un momento......... ma chi sono? ho visto per un secondo una immagine....una....foto......di una ragazza....che si dice sarei io....una ragazza coi capelli scuri, e bianca...........................ma sarò davvero io?. ................certe volte... .. certe volte la vedo come una...sconosciuta sÏ una sconosciuta.................... una ragazza della terra di quella cosa lÏ chiamata terra ma...... possibile che si chiami sara? possibile che mi chiamino sara? questo "mi"...............mi fa soffermare................................................ ............................................................. ..........................


no, non sono quello, cioè sì delle volte ma.... sono una voce. ecco, una voce. nemmeno una voce, non so.... ma non ho un corpo.

dicevo... cosa dicevo... volevo dire che però, delle volte, la vita è così bella che mi viene da piangere..... cos'è la vita, questa cosa, questo insieme di cose..... non lo so.... ma delle volte io..... sento un amore enorme, enorme, colore dell'alba, non so, grande più di me, ben più di me, che comprende tutto il cielo...che dà colore e a tutte le cose e non colore, non si vede, ma è così. e tutto il tempo è dentro, come se l'avessi provato semrpe in mille vite. ..... così triste che mi viene da piangere.......


perché...... a volte me lo dico, che mi importa della morte, la morte non esiste...ma............è con questi occhi qui, che poi io amo, con questa corpo qui, con queste scarpe qui, in questo cielo qui, in questi orizzonti, con le case, le case, le case fatte di mattoni capisci? vere.

.... e allora mi dico cosa è vero? se non sono vere le case, sono forse vera io? e tutto quell'amore...........ho paura di dimenticare. ma non succederà, lo sai, no che non succederà. llamore quello che trasforma le cose, quello che trasforma tutto. vuoi che non ci sia dopo, dove tutti volano e dove tutti amano? vuoi che io non mi fonda con te? siamo già uniti, sì. allora cos'è tutto questo temere...

?


temere è tenére, è ténere. è temere che lo stacco ci tolga questi denti e queste scarpe, le labbra e i capelli, ma non sarà così, o così non sarà. sarà molto di più, no? vero? e non ci importerà più di dimenticare uno sciocco film durato una manciata di minuti che erano i giorni nostri, i nostri anni. non ci sarà più il nostro, l'avere. niente. allora quando ti bacio non devo più sforzarmi di non piangere. perché dopo quel colore d'alba sarà sempre, ci sarà sempre sempre.

il treno che mi porta e che si aspetta è la poesia suprema.


se c'è l'inferno, è il treno che mi porta via da casa. ma non era casa mia, era la casa che ho scelto. forse la nostra vera casaa sarà dopo di qui, e siamo sciocchi a temere tanto per poi stare bene. come quando da bambina avevo il terrore di andare all'asilo. poi era brutto veramente, però poi ho capito chi ero.

mi capisci? non so a chi sto parlando, non so mica.

ma devo parlare perché c'è chi deve ascoltare. e io ascolto me stessa solo se mi leggo. poi non è mia nessuna delle parole al mondo.


è tutta la storia intera del mondo che permette. che permette i pensieri personali, tutto si deve al resto. non c'è niente da avere o da creare..................................................... .............................................. ...............................

osservare. prima nel computer che si stava accendendo era grigio scuro trasparente, e dentro si vedeva la finestra di dietro.... sembrava che si potesse sprofondare dentro e guardare fuori l'abete da lĂŹ............. potevo fondere la testa nello specchio.


.........tutto è giusto, tutto è sbagliato, e perciò tutto è giusto.

tutto è sbagliato nel mondo detto mondo. io sono troppo fragile, mi vedi? fragile troppo per fare l'essere umano normale. non ce la faccio, ho il corpo progettato per pensare e per fare le piccole cose, per baciare le piccole cose. non per le grandi cose. io proprio non posso, anche se volessi, e non voglio , ma a volte vorrei, proprio non ce la faccio. mi fa male le mani anche solo a scrivere. a trascrivere i pensieri, quanti sono i pensieri, ne porto qui solo l'uno percento, e pure malissimo. tu puoi capirmi? è una cosa bella.

.


.

.

.e allora tutto quello che ci rimane è vedere. osservare tutto quello che è giusto\sbagliato\sbagliato1giusto\bello\brutto\bell o\brutto\amore\odio\noia\non nois\ felicità\nois

tutto è così e allora ci sarà un destino. allora tutto va bene, siamo dei. siamo dei a volte


arrabbiati perché gli dei sono dei e allora hanno ragione sempre, anche quando si arrabbiano. quante volte mi chiedevo chi sono, perché sono stata catapultata qui? a vivere, perché essere diversa come tutti da tutti? perché essere una, così, con caratteristiche? una che? una "umana"? ............................................................. ........

allora tutto quello che ci resta è........ vedere...... occhi nello schermo mentre abbasso il volto......felici o annoisati? non so uguale.... gli opposti si fondono semrpe di più . scrivo sempre semrpe, forse è giusto semrpe.


.....vedere. tutto ciò che c'èè da verede. per essere. per ché? forse per essere con meno nois, pe ressere senza che il tempo voli troppo come un foglietto nel vento ma nemmeno ctroppo lento come un brutto film. no? un abbraccio posso abbracciarti solo se prima e durante penso che siamo eterni e mai veri, eterni semrpe e mai veri, nemmeno ora. quindi anche mai eterni. ma mai eterni fa meno male se è anche mai veri. .........................coem a dire menomale! menomale che tutto sommato in questa ragnatela di cose io sono qui questo istante e tu sei qui in questo istante. siamo uno noi e questo asfalto e quelle piante e la lucertolina e i sassi e il muro e la nuvola. capito?


menomale che ti posso amare, che in tutto questo caos, in tutti questi miliardi di metri quadrati e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di stelle e di come diceva il ragazzouomo al planetario, perlomeno possiamo sapere cos'è l'amore. quella luce d'alba...............quella luce d'alba che è l'universo, no? che lo comprende. non so. sai, quante volte ho voluto morire, non mi sembra strano o a volte è stranissimo ma non è triste. è come a dire stop un attimo voglio una vacanza dalla vita è troppo. è normale però perché la vita è il difficile.


oggi volevo vederti e non potevo, allora sto qui a pensare a te. ho immaginato stamattina nel sole non caldo la tua via, come se ero lì, e sembrava che ero lì, ho aperto la porta e c'era tutto come so che è. tu dormi ancora a quell'ora, infatti non c'eri.

.........................quando sto male male, o sto bene bene tanto da soffocare perché non so dove tenerlo, dove metterlo perché l'amore mi supera, e mi sento così piccola e minuscola come la lucertolina, allora sì, osservo. guardo le facce di quelli nella metro, gli zoccoli strani di una, la borsa di un altro, il cane, i baffi, il fondotinta, la roba, lo sporco, la griglia dei pallini del tappeto di plastica. le pubblicità. le case dai finestrini, tutto eh. i dettagli minimi e le venature tutte. così dico ok, va bene, ci sono e non ci sono. ci sono come tutto e non ci sono


come tutto. un giorno tutto scomparirĂ . allora non ho niente da temere, da attendere, da soffrire, da volere.

sono quelle cose lĂŹ.

vedere... mi fanno male le braccia, i pensieri sono piĂš veloci. vedo la lampada blu, il ventaglio blu, la luce del neon, il mouse verde... ma se le mie braccia non esistono come fanno a farmi male?

non importa cosa mi rispondi.... è tutto giusto


......... e possibile cche un cuore sia nascosto dentro e ppure lo possa vedere? tu non lo vedi il cuore umano nelle persone? siamo tutti dei maghi. la magià è invisibile agli scettici però. ho appeso un quadro di bambù che avevo lì, con taaaanti adesivi di disegni vecchi fatti al computer. sono posti immagnari, e ci vorei tanto andare, andare ogni giorno. andare sul gommone se fa freddo, o alla sera a vedere le rondini, andare nella neve dove non c'è nessuno e alla panchina piena di neve se fa freddo. e la neve è perfetta come la vorrei, ma poi son triste perché se ne va, eppure semrpe c'è. dove? semrpe c'è in me nei miei pensieri nei ricordi e negli altri continenti semrpe insommaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaa mi arrabbio quando il sempre non sembra che sia semrpe.


...

foglio bianco, bianco come la neve, come la neve intatta, e le scritte come le orme sulla neve e i puntini come i passaggi delle gomme delle macchine e i punti come gli uccellini.

ogni pixel sei un fiocco di neve ogni fiocco di neve lo amo.

quando ero piccola ero la sarina, la sara, ora il mio nome è bellissimo ma non uso molto.


giorni tutti lontani restano liberi tra sentieri tristi tutti ordinati. oltre freschi tulipani il loro tramonto si guarda tramontando albe fredde come i volti dei bambini nell'inverni tiepidi..............

nell'occhi c'è poi lo stesso occhi trasparenti guardanti loro le ore leggere librate nella strada.

le ore e la strada è adolescenza che non vuole chiamarsi adolescenza perché ha un odore di regalità sublime che non sa accettare le definizioni e è ancora il tempo che non conosce i nomi.

azzurro è il grigio dell'asfalto e bianco è il grigio delle case.


tutto è di zucchero tutto il mondo uguale resta freddo il giorno delle estati lontano dove fa freddo e si respira il temporale nell'aria marrone...........................................

2._______________l'angelo_______________

quando ti guardo negli occhi... non vedo niente, vedo... come se vedessi dai miei, vedo che a volte avrei preferito non essere mai esistita, per quanto tutto sia collegato. perchĂŠ avrei voluto esserci anche in tutti i giorni del passato, ed esserci per sempre nel futuro. ma forse non esistono questi tempi, sono tutte immaginazioni.


al planetario dicevano che il sole è una stella, che le stelle sono tutti soli. come diceva lo zio renato coi suoi libri. le stelle sono tutte sole e tutte vicine però e anche se vivessimo mille anni, il sole si spegnerebbe un giorno come tutte le stelle che sono dei soli. però vagheremo nelle nebulose, e rinasceremo nelle stelle nuove, e saremo quell'amore che possiamo provare ora, uguale o di più. saremo sempre quello. te lo ricordi il cielo stellato buio buio e tutto luminoso? quella sensazione lì è sempre la nostra, e non avrà fine. è così bello poter sentire questo, eppure tante volte ne sto male, perché................ a volte sembra che vada via. ...........però........... basta pochissimo per farlo tornare. una bolla di sapone\goccia di pioggia una lumaca\gatto


fontane di argento liquido e fresco come bere uno specchio per vedere chi siamo e non vedere niente perché riflette tutto e non possiamo più riflettere perché la sua bellezza... ci distrae ..e in quella distrazione dimentichiamo che quella distrazione è la vera bellezza più di tutte ... perché tiene in sospeso il mondo e lo fa durare e svanire come il sogno di ieri


...

. . che passatempo è vedere vedere dove? fuori o dentro? la mente ma la mente è fuori e l'esterno crea la mente, il muro qui davanti bianco è l'anima

tu cosa ne dici? tu che mi puoi vedere, senza che faccia in modo di esser vista, ma come con un potere


tutti questi oggetti, regali dal mondo che ho... possibile sia tutto irreale? come un grande grande sogno? per me va bene, perché così non fa mai male. e posso scegliere cosa preferire, cosa ricordare. ogni pioggia sto male perché è bella ogni giorno fresco sto male perché mi ricorda la pioggia ogni giorno indeciso sto male perché potrebbe piovere e poi sarebbe bello ogni neve sto male perché poi si scioglierà ogni sole sto male perché è in tutte le foto più belle dell'estate ogni estate sto male perché in estate stavo bene, e se sto bene sto male perché finirà ogni compleanno sta finendo l'anno e sto male perché è come lasciare


.....come quando sogni tanto che vai come lontano ogni tramonto sto male perché è finito il giorno ma poi......................................................... ............................................................. .................................................. ........................ penso che se è vero che tante volte volevo morire e tante volte volevo vivere per semrpe forse si equivalgono e tutto sommato troppo lento o troppo veloce il tempo è sempre quello che quando guardo dai miei occhi il mondo fuori come da bambina guardavo le fabbriche e le fragole ogni giorno è come fosse lo stesso


ogni giorno che amo è uguale anche a ogni giorno che odio e ogni giorno è lo stesso davvero identico solo che per il mondo ha un diverso nome e per me ha un senso delle date e quando non camminerò più in queste strade tutto continuerà.................. continuamente e io ci sarò ancora, solo non lì ma lo guarderò o non lo guarderò più da qualche stella o meteorite o non mi importerà più o non guarderò più niente, o rivivrò similmente in ogni caso.....mi andrà bene, e tutto ci sarà semrep, ogni giorno sarà come quello prima con il caleidoscopio delle cose e


niente non c'è problema

sono solo..............................un soffio di vento, uno spirito che è qui a fare dei giri con gli occhi marroni ma potrei averli azzurri o verdi un giro in quello che è e che non è e a domandarmi se forse il vero motivo sia proprio arrivare per domandare far domandare chiedere per niente


per un qualche passatempo per dare un attimo di tensione dentro a quei giorni tutti uguali che vibrano cosĂŹ forte di bellezza indifferente

l'orizzonte lungo e multicolore mi chiama e non risponde vibra di vibrazione arancion-bianca

il cielo mi chiama vibra di vibrazione muta le case vibrano di cuore rosso umano che batte e che dimentica di battere e che dimentica il colore


di non aver colore il cuore trasparente che ingloba le intere città e che la gente non ode perchÊ è il suono di semrep . . .. . . . . . . . .. ..e io cosa ti devo dire?


non ti devo dire ma c'è

come una danza che mi fa

raccontare cose del tuo mondo


non inventate

perchĂŠ mi piace

premere i tasti

a volte seguendo le lettere casualmente

tutti ora devono creare delle lettere

se vogliono decifrare le lettere


tu cosa pensi di questo piccolo dolce mondo? pensi che a volte non lo vuoi, o a volte lo vuoi tanto che ti sembra ostile ma tu

guarda tra sentieri non visibili tra stupidi nuovi frammenti sarai tu noè che riporta serene le cose come devono stare sarai tu l'angelo che fa capire il modo

deciderai tu ciò che vorrai tra tutto pensare al sole ed ecco il sole in te ma tu ami la pioggia, ma non ti vuoi bagnare, ma non ti bagnerai nella pioggia immaginaria


è che tutto va tremendamente bene come è e mamma mia chi non vede la magia e dice che no c'è no ci pensare, se ci riesci perché chi dice che no si vede la magia è perché no ha mai visto un sole o una luna o una sfumatura dentro il cielo

e l'arcobaleno? e i cristalli\neve? non ha mai visto niente i cristalli sono tuuuuuutti diversi tra loro. ti sembra possibile? chi li ha fatti? chissà chi non vede la magia forse è vissuto fin da bambino chiuso in una scatola al buio, come un esperimento segreto così non ti può dire che c'è, perché non sa di poter vedere, o ora può vedere


ma è tutto luminoso che l'acceca e vede solo una indistinta luce chiara dove riconosce solo le voci amiche chissà !

ma tu sei l'angelo dei tuoi giorni e non hai regole che le tue hai capito?

3._______________foglie marroni_______________


............................................................. ..................prima.................................... ............................................................. ...........non ti ho detto una cosa anzi ti ho detto una cosa, ma non è vera, angelo...... ti ho detto che puoi decidere cosa vuoi e che così sarà invece non è vero tu puoi essere al massimo preveggente........ perché tutto, proprio tutto è predestinato e tu non puoi cambiarlo, tu puoi solo sentirlo in anticipo, prima.........


magari il tuo destino..................... sarà quello di essere veggente o di sentire come se tutto sia come lo vuoi e allora per te sarebbe così come è così per me magari il tuo destino è quello di uno che sa tutto quello che è giusto da dire agli altri e a se stesso senza dividerli ma ogni cosa è lì già, come le galassie hanno un'architettura

e tutto è niente, e tutto per niente, sì...

secondo me, angelo, la prima cosa che mi viene da dirti è...... non avere paura


di come tutto è o non è tanto tutto è semrpe e mai

. . . . mentre camminavo c'erano cespugli di fiori viola e mio padre era arrabbiato, nemmeno arrabbiato, ma come fa semrpe quando si chiude. anche i fiori erano quasi chiusi, molti. anche sul balcone ho dei fiori arrivati dal vento nel cielo. sono indaco. li ho visti di rado alla mattina presto aperti, forse anche di notte saranno aperti, quasi trasparenti sono, e di giorno si chiudono


come a dire troppo troppa luce troppa gente troppe cose troppe macchien troppi pensieri troppe paure troppe cose troppe cose inutili inutili. per loro il silenzio solo è buono, o il cuore aperto color del non colore. come mio papà -

sai?

che mi dici oggi? io mi sento, mi rendo conto che mi sento


sempre come se il mio tempo stesse per... scadere... come se fosse sempre il mio ultimo giorno, l'ultima passeggiata, l'ultimo abbraccio, l'ultimo vedere una cosa, che ne so, i caloriferi, le cose... l'umanità come se fosse un film preso in prestito, una fase visiva e sonora, emotiva, cromatica.... non me, non mia... mi capisci? ti senti mai così? e è così bello... perché ti sembra di volare e di essere senza corpo, già morta e quindi immortale o mai esistita, ma almeno in una certezza. no?

da bambina andavo al parco con la mamma quello infossato, e cadevano tante foglie secche marroni morte, ma erano belle e vive, mica morte, erano lì con noi. e si sedevano i fantasmi. la mia amica


mi ha detto che le han detto che se sei triste devi sederti accanto alla tristezza e poi diventa felice. e davo i calci davo i calci ai semi di platani, sai quelle palline marroni scuro secche a sfera, con tanti buchi? nell'aria non incolore, ma color incolore. color.......di che colore era? giallino. verde chiaro chiaro azzurro cielo triste. rosa come il mio k-way e se pioveva era tutto un frullio di sentimenti come ali dietro la schiena, nella mente e nel cuore. pensieri che si risvegliavano da sopiti, o ansie che si sopivano, o domande arcaiche che riemergevano dagli abissi, o sorrisi buttati lĂŹ, senza assolutamente motivazione e motivo. sorrisi felicitĂ ....senza motivo possibile siano senza motivo? come corse senza fretta ma ideate..............dal mago di oz


il sorriso è il frutto del sapere millenario, oltre i millenni, che sa che tutto è come deve essere, e che va bene così, e che dio ha mille forme comprese le nostre e i nostri stati d'animo e i nostri stati di geografia.... e gli va bene allora, ma è solo saggio, non vano. anche la vanità è poi saggissima, anzi. come a dire se son dio, son perfetto semrpe, e basta.

tu cosa ne dici? ............................................................. ..........


4._______________io_______________

a volte me ne vorrei come andare in segreto dal mondo ma non per davvero, e poi non sarebbe un andare via via... è che se penso a te se penso che un giorno, esisterà un giorno dove succederà di doverci salutare per sempre, io non ci riesco no, non ci riesco a guardarti. lo so che non sarebbe un addio ma solo cambiare forma, e poi mi passa subito questo pensiero. la cosa più preziosa è ora, e rimane sempre fermo il tempo, dicono. se posso amare ora, posso amare sempre.


ma a volte penso che quando ero da sola a parlare da me, a guardarmi allo specchio per essere in due, a pensare nel cielo per avere risposta, non pensavo a tutte queste cose tristi a volte......ero triste sempre, ma anche mai, perché non c'era niente di più prezioso di tutto. ma anche adesso, ogni volta che penso a questa vita, penso come dicevo che già sono quello spirito oltre gli accadimenti, quell'essenza misteriosa oltre le cose visibili. quando dormo, penso, quando amo e parlo..... in realtà mai parlo, sono muta. quando dico tu, non è sempre lo stesso tu. quando dico io non è sempre lo stesso io. tu e io non sono parole realistiche. tu sono io. non c'è differenza né separazione tra io e tutti gli altri tu, specialmente tu. potrei essere quello che sta tirando giù la saracinesca, quello che sta passando in moto, quelli che passano in giro... la mente è la stessa. attinge dallo stesso luogo che è ogni luogo........


eppure è lontano.......che non si può visitare, con nessun mezzo. ma col pensiero. io...cosa sono io? me lo chiedo sempre... mi chiedo perché "esistiamo" come entità separate... per capire che cosa? siamo pezzetti del genere umano.

tante volte a occhi chiusi ho immaginato tuuuuuuutti i miliardi di miliardi di persone morte prima che nascessi, tutti e tutti i volti che non ho mai conosciuto né visto, di tutti i generi e possibilità genetiche, e di luoghi, miliardi, che scorrevano davanti a me uno accanto all'altro velocemente. simile ai cimiteri. non vado mai però se capita mi affascina vedere le foto. migliaia di facce non più vive, di spettri o anime nell'acqua e nell'erba, nella roccia, come i cimiteri, che sono di erba acqua e roccia, li adoro, sono dei giardini dove secondo me si potrebbero fare giochi lieti e merende sull'erba. invece per la gente è tutto


triste. allora non mi piace andarci. è così felice, felice. vedi le foto e vedi anime ormai lontane da qui, libere, senza pensare di aver perduto, senza più niente da volere, senza più corpi da rispondere, senza più sentimenti da piangere, senza più niente. eppure forse con tutto. la gente che piange loro, e loro che volano in alto in alto, nelle nullità dello spazio invisibile dove niente è necessario. volti gentili di donne e ragazzi e bambini, o anziani senza data di nascita conosciuta. è tutto così bello, mi toglie ogni paura, ogni residuo di paura possibile. eppure la gente è seria lì.

io non dico niente di nuovo, lo dicono tutti quello che dico io, o molti. solo che in tutto questo tempo che è l'attesa delle cose belle o misteriose, mentre aspetto, sto bene a parlare, così passa il tempo. strano che io voglia che passi, tante volte vorrei che non passasse mai.


e quando aspetto te, cosa vuol dire? voglio che il tempo passi, per poi farlo fermare quando ci sei. e lui fa il contrario, sempre. il treno che passa è una lacrima lunghissima che parte dal mio occhio. quando ti porta via. invece quando ci unisce, è una sorgente che parte e arriva nel fiume fino a te. è il vento che mi porta volando, o una corrente che mi porta via come il tornado di dorothy.

se i sentimenti si potessero vedere dentro l'aria, sarebbe una pioggia di cerchi luminosi tutti mescolati in un sacco di modi, o petali di tutti i colori come neve, o neve colorata, quella che ho semrpe immaginato. ....... ... .. .


.. . cosa posso dirti, angelo? che in tutto questo tutto questo, posso solo vedere, ancora. guardare questo film che è ogni giorno lo stesso colore del mattino, come da bambina fino a oggi. dall'alba dicembrina fino a qui. con almeno te come presenza lieta.

quando mi chiedo chi sono, immagino me in una stanza nella luce del tramonto, ma all'interno, che è ormai tutto blu scuro, o con poche fessure di sole. sono vestita semplice, fore con un pigiama, o in modo cittadino ma comodo. i capelli sciolti e senza trucco, senza occhiali, senza oggetti, senza smalto, senza scarpe. e guardo fuori da quelle fessure di luce, o dalla finestra che ancora si vede la vita. e vedo i gomiti delle persone sfiorare la mia finestra, i tacchi dei loro


piedi rimbombare da me, senza che loro sappiano che esisto, nemmeno minimamente. eppure dirmi: esisto ancora. se esistiamo. e la pioggia battere sull'interno della finestra, o la neve avvicinarsi col ramo dell'abete a me, o sciogliersi al calore del davanzale, nell'istante di posarsi. o osservare il calorifero emanare calore, vedere le onde calde propagarsi e toccarle e dar loro baci con la mente, o se estate alzare il viso al soffitto bianco, e osservare la pala girare e girare, col suo suono marittimo, come un'ipnosi di veritĂ e calma, come a rendere sciocco, sciocco e inadeguato ogni pensiero vada oltre al cerchio.

*


5._______________il sole nelle ciglia_______________

ogni minuto è il primo e l'ultimo. la sensazione che ogni giorno sia l'ultimo, è come bella per me. permette che io veda il mondo come da lontano, in modo da poterlo contenere nello sguardo, in modo da non stare male nell'illusione di poterlo possedere e dover perdere. permetta che io veda come una cartolina, come da dietro un oblò da altrove. come se sognassi. lo dico spesso sÏ, ma è reale, realmente conta per poter essere qui. ogni cosa come un esempio, un prestito, una visione. non atomi e angoli, non cellule.


anche quando incontro l'anima più bella, o le anime degli animali. devo costantemente ricordare che sono tutto quello, che sono un disegno di madreperla davanti ai miei occhi. non che sono miei miei, miei qui davvero. altrimenti piango in me stessa, e sorrido ma dentro piango. allora invece quel punto di vista mi libera. forse perché è vero. perché è l'unico vero. anche come filosofia lo sarebbe, se pensiamo alle dimensioni che è l'uomo, un singolo invisibile uomo nello spazio. le costellazioni. al planetario, stanotte l'ho sognato che ci passavamo accanto, anche se era diverso, e il ragazzo-uomo del planetario ci aveva riconosciuti e ci diceva rimanete! non potete perdervi questa lezione! parliamo...non ricordo di che, forse del bene e del male, non so, luce e buio, di qualcosa di contrapposto... ma avevamo da vedere un'altra cosa, e gli ho detto che saremmo tornati. ci aveva parlato di callisto, e di altri esseri intrappolati in modo gigantesco dentro il cielo. anche tanti


animali. l'uomo è cosÏ piccolo a confronto, un uomo. e loro cosÏ piccoli rispetto a tutto il resto. eppure io sono grande per me, non riesco nemmeno a vedermi tutta insieme. io che sono come quello stesso universo, eppure no, eppure... ancora non mi torna la differenza tra me e il resto. non posso capirla nÊ identificarla pienamente. la parola io proprio, se la pronuncio, mi sembra assurda. ha senso per capirsi, per spiegare, ma nella sua pienezza non la reputo veritiera. e allora se ricordo tutto questo, se ricordo tutto questo, allora sÏ che lo posso sopportare il sole nelle ciglia, sulle sopracciglia, il colore di neve di un dente, la luna bianca dentro all'unghia, i baffi di un gatto, l'universo nella tua iride, il mondo invisibile, invisibile dentro di te, o di me, come il concentrato purissimo che parte non so dove per poi sprigionarsi nell'aria come gli stati d'animo. come i panetti d'acquerello, concentrati. la montagna della luna. nel dormiveglia ho immaginato le parole "la montagna della luna" e


c'era una montagnetta bianchissima, come di granito bianco grattugiato e brillante, come la neve, ma pi첫 perenne. intorno era buio.

* * * *

l'altro giorno nel mare, nel mare, lavavo la vasca e l'acqua si muoveva con onde, onde azzurre e lontane, gigantesce che potevano contenere relitti e conchiglie, vele avvistate alla distanza, il pomello dell'acqua era il sole d'argento e il cielo cupo della luce accesa.


giocavamo sulla spiaggia vuota del tramonto, con il cielo quasi blu oltremare, ricordo una linea bianca o blu sull'orizzonte dell'acqua. la luce bassa e senza colore si rifletteva sulla sabbia bagnata, come fa sull'asfalto quando piove color dei cimiteri. quando piango, in realtà vorrei che nella casa del futuro ci sia una stanza vuota, tutta vuota, e se mi arrabbio posso prendere uno alla volta tutti i pezzi dei servizi da caffè e di bicchieri del matrimonio dei miei, che non servono a nessuno, me li porterei dietro apposta, e li lancerei contro al muro uno alla volta, fino a che mi va. sarebbe una cosa favolosa, oppure comprerei dei bicchieri apposta per romperli. cose preziose e frangibili, il bello sarebbe quello. piango per sciocchezze, poi. per cose non vere, a cui mi sono abituata, anche nel soffrirne. ogni volta ricordo sempre prima cosa è giusto, ma poi è giusto anche piangere.


da piccola, quando ricordo l'infanzia è stato il tempo sublime, perfetto. eppure piangevo sempre, e mille cose non erano belle. anche l'adolescenza. anche ora è così, sublime e perfetto con mille cose che cambierei. i tempi sublimi non sono quelli agevoli, poiché tutto è incorporeo, ma quelli dove per infinito amore di un'anima si è costretti a percepire semrpe più tutto come incorporeo, per poter sopravvivere e poterle vedere. dove ci sono anime amate, il tempo è sublime. non importa se stavo sempre male e se avevo l'ansia e se piangevo sempre. andava bene così perché ero me stessa, ed ero quello che dovevo essere. amare un'anima è la fine della felicità. perché non va più bene essere così dei soffi, così dei fulmini, così dei geni che si vedono le cose vere. si vorrebbe essere sempre lì per loro. eppure lo si è. come magari una parola di uno sconosciuto in tram o sulla spiaggia può restare impressa per sempre e ritornare spesso a far vedere il mondo.


e allora se ricordo tutto questo, se ricordo tutto questo, allora sĂŹ che lo posso sopportare il sole nelle ciglia, sulle sopracciglia, il colore di neve di un dente, la luna bianca dentro all'unghia, i baffi di un gatto, l'universo nella tua iride, il mondo invisibile, invisibile dentro di te, o di me, come il concentrato purissimo che parte non so dove per poi sprigionarsi nell'aria come gli stati d'animo.

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un prato sotto il cielo. ci è seduto un bambinoangelo nel mio palazzo c'è un bambino angelo il bambino-angelo parla in silenzio, il suo silenzio parla dice di arrendersi di non temere e non voler cambiare di tenere com'è il mondo e il mondo dentro sarebbe già cambiare, questo, secondo lui nel prato è seduto e in piedi posso vedere il sole nelle ciglia, sembra vero è adulto e vecchio e piccolo, è femmina e maschio parla delle cose del mondo dei colori parlando del bianco non gli importa chi siamo perché tutti li vede lo stesso e lui non si vede perché è dentro e il cuore non lo sente battere


poi da lontano c'è una nube larga quasi scura, e porta un vento di luce della luce della pioggia, che riflette il sole dietro e dentro la pioggia tutti i pensieri del mondo e porterà ricordi e malinconie sul prato dove come tombe nasceranno fiori rosa

delicate tende grazie tuoni possono respirare.

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