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Il dramma della Chiesa nel secolo XX

Trattando l’odierna crisi nella Chiesa, si suole fissare come inizio il Concilio Vaticano II, tanto che si parla a volte di “crisi post-conciliare”. Chi studia con attenzione questa crisi, però, non può non vedervi un risorgimento dell’eresia modernista dei primi anni del Novecento, attraverso vari passaggi di cui fanno parte la Nouvelle Théologie e il “movimento liturgico”.

E anche la reazione ha una storia assai più lunga. Di fronte alle nuove tendenze eterodosse che iniziavano a diffondersi nella Chiesa, la prima voce di allarme giunse dall’America Latina, con l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira «In difesa dell’Azione Cattolica», pubblicata nel giugno 1943.

Gli errori denunciati da Plinio Corrêa de Oliveira provenivano da due correnti distinte ma intrecciate: una corrente di attivismo socio-politico sinistrorsa che, nata come “cattolicesimo sociale”, diede vita al “cattolicesimo democratico” dal quale scaturì il “cristianesimo rivoluzionario”; e una corrente filosofica-teologica che, nata come “cattolicesimo liberale”, diede origine al “Modernismo” dal quale scaturì la cosiddetta “Nouvelle Théologie”, che contagiò l’Azione Cattolica.

“Guardandomi attorno sono costretto ad ammettere che l’ondata modernista è finita, le sue forze sono per adesso esaurite. Dobbiamo aspettare il tempo in cui, per mezzo di un lavoro silenzioso e segreto, saremo riusciti a trasbordare alla causa della libertà una più ampia porzione di fedeli”. Così si lamentava il gesuita inglese George Tyrrell (18611909) all’indomani della condanna dell’eresia modernista (1).

Il Modernismo

Covato verso la fine dell’800 in ambienti intellettuali di “avanguardia” sotto forme variegate e non sempre concordanti, il Modernismo voleva attuare profonde riforme nella dottrina e nella struttura della Chiesa, col pretesto di adattarla allo “spirito dei tempi”. Secondo Alfred Loisy (1857-1940), principale esponente della corrente, “i modernisti formano un gruppo assai definito di uomini di pensiero, uniti dal comune desiderio di adattare il cattolicesimo ai bisogni intellettuali, morali e sociali dei nostri giorni” (2)

Specificando la portata di questo “adattamento”, egli affermava che lo scopo era “cambiare la Chiesa, la sua costituzione, le sue dottrine e i suoi riti” (3).

L’adattamento voluto dai modernisti non era affatto né superficiale né salutare Esso avrebbe toccato le fondamenta stesse della Chiesa, comportando in pratica la sua distruzione: “Il vecchio edificio ecclesiastico dovrà crollare!”, proclamava Loisy (5) La missione dei modernisti, secondo Tyrrell, era di “colpire e colpire la vecchia carcassa della Chiesa Romana” (6).

Ecco perché, nell’atto di condannarla, Papa san Pio X definì questa corrente “la sintesi di tutte le eresie”, specificando inoltre: “Se taluno si fosse proposto di concentrare quasi il succo ed il sangue di quanti errori circa la fede furono sinora asseriti, non avrebbe mai potuto riuscire a far meglio di quel che han fatto i modernisti ( ) [I modernisti] non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde” (7).

In Italia il movimento modernista formò un gruppo ristretto fra intellettuali e sacerdoti quali Tommaso Gallarti Scotti, Stefano Jacini, Alessandro Casati, Antonio Fogazzaro, Giovanni Selva, Salvatore Minocchi, Giovanni Semeria e Giovanni Genocchi Maggior interesse rivestono Ernesto Buonaiuti (1881-1946), professore di storia della

“Dobbiamo colpire e colpire la vecchia carcassa della Chiesa Romana (...) per mezzo di un lavoro silenzioso e segreto”

In difesa dell’Azione Cattolica

Una “frammassoneria cattolica”

Al cuore della corrente modernista, conferendole il suo dinamismo e coordinando le sue manifestazioni, vi era una vera e propria setta semi-segreta. Lo stesso Papa Sarto rilevava che “i modernisti sono tanto più perniciosi quanto meno sono in vista”, quanto più operano “di celato”.

Chiesa nel Seminario dell’Apollinare e poi, dal 1915 all’Università la Sapienza di Roma, e Romolo Murri (1870-1944), uno dei principali animatori della Democrazia Cristiana.

A differenza di tante eresie del passato, il Modernismo non combatteva la Chiesa dall’esterno, ma lavorava anzi al suo interno, riuscendo a insinuarsi perfino in ambienti altolocati È sempre S Pio X a denunciare che “i fautori dell’errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa”

L’idea di una setta segreta che congiura dall’interno la distruzione della Chiesa potrà forse far sollevare più d’un sopracciglio, come se si trattase di un mediocre giallo poliziesco. Eppure erano gli stessi modernisti a vantarsene “Dobbiamo iniziare una frammassoneria cattolica”, proponeva Antonio Fogazzaro per bocca di uno dei personaggi del romanzo Il Santo, “Massoneria Cattolica? Sì, Massoneria delle Catacombe!” (8)

Il “cattolicesimo democratico”

I membri di questa “frammassoneria cattolica” modernista non erano gli unici a voler riformare la Chiesa Parallelamente e in comunione con loro agivano anche gli esponenti della corrente detta “cattolica democratica”.

A metà dell’800, come risposta ai disagi causati dalla rivoluzione industriale, era sorto il cosiddetto “cattolicesimo sociale” che, purtroppo, si era lasciato influenzare in alcuni suoi ambienti da dottrine e da atteggiamenti di matrice socialista Dal desiderio, in sé lodevole ma forse un po’ troppo vago e romantico, di aiutare i poveri, si era passato in alcuni casi alla professione di idee ugualitarie. Dalla denuncia,

S Pio X

Nel 1904, papa san Pio X fu costretto a scioglere l’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici, ormai dominata dalla corrente neomodernista. Fu risparmiata solo la sezione guidata dal conte Stanislao Medolago-Albani, di Bergamo, uomo di sua totale fiducia (a dx.)

spesso giustificata, dello sfruttamento dei proletari da parte dei padroni non di rado si era passato al rifiuto del sistema di libero mercato e, per contrasto, all’accettazione d’una visione della società di tipo marxista Questo cedimento a sinistra diede origine alla corrente nota come “cattolicesimo democratico”

In Italia esisteva dal 1867 la Società della Gioventù Cattolica Italiana, cappeggiata da Giovanni Acquaderni. Nel giugno 1874 si tenne a Venezia un congresso cattolico intenzionato a formare un movimento a livello nazionale. Questo si concretizzò un anno dopo nel congresso di Firenze, dal quale sbocciò l’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici in Italia La presidenza fu affidata inizialmente allo stesso Acquaderni

Con l’ascesa di Giovanni Battista Paganuzzi, però, cominciarono a manifestarsi i primi screzi. Egli rappresentava un orientamento assai diverso, più affine con le nuove tendenze Larghe fasce dell’Opera cominciarono allora ad accusare una forte infiltrazione modernista e cattolica-democratica Nel 1891, scavalcando lo stesso Paganuzzi, i settori più radicali dell’Opera, guidati da Romolo Murri, fondarono i Fasci Democratici, tanto spostati a sinistra da voler abbandonare l’etichetta “democratica” per quella “socialista” (9). Nel 1903, la corrente murriana la spuntò al congresso nazionale dell’Opera tenutosi a Bologna La vecchia guardia ne uscì sconfitta

Roma condanna, i modernisti si nascondono

Profondamente dispiaciuto con l’esito del congresso, nel dicembre 1903 S. Pio X pubblicò il motu proprio Fin dalla prima, nel quale tracciava un “ordinamento fondamentale per l’azione sociale dei cattolici”, in netto contrasto con le idee cattolichedemocratiche. Di fronte all’atteggiamento ostinato dell’Opera, ormai in balia della corrente murriana, l’anno successivo il Papa sciolse ufficialmente l’associazione, lasciando aperta appena la Sezione guidata del conte Medolago Albani, di Bergamo (10)

I cristiani democratici risposero insolentemente convocando un congresso a Bologna, nel quale fu fondata la Lega Democratica Nazionale, di ispirazione socialista Per chiarire in modo definitivo la situazione, S. Pio X pubblicò allora l’enciclica Il fermo proposito, condannando la corrente cristiana democratica. Don Murri fu dapprima sospeso a divinis e, successivamente, scomunicato Abbandonata la talare, Murri si sposò nel 1912.

L’audacia dei modernisti richiamò da parte del Pontefice interventi altrettanto decisi

Dopo ripetuti e inutili avvertimenti – ricordiamo particolarmente l’enciclica Pieni l’animo (1906) e l’Allocuzione concistoriale del 17 aprile 1907 – san Pio X fu costretto a condannare il Modernismo col decreto Lamentabili sane exitu (luglio 1907) e l’enciclica Pascendi Dominici gregis (settembre 1907), nella quale definì questa corrente quale “sintesi di tutte le eresie” Nel testo latino originale, l’accusa suona ancor più forte: omnium haeresum colletaneum, la cloaca dove sfociano tutte le eresie

Condannati in questo modo, i modernisti si sarebbero sottomessi? Niente affatto! Abituati a lavorare nella semi-clandestinità, essi si mascherarono ancor di più. “Io non vi consiglierei di legarvi con un vincolo sensibile”, ingiungeva Fogazzaro, “Voi pensate certo di poter navigare sicuri sott’acqua come pesci cauti, e non pensate che un occhio acuto di Sommo Pescatore o vice-Pescatore vi può scoprire benissimo e un buon colpo di fiocina cogliere Ora io non consiglierei mai ai pesci più fini, più saporiti, più ricercati, di legarsi insieme Voi capite cosa può succedere quando uno è colto e tirato su. E, voi lo sapete bene, il grande Pescatore di Galilea metteva i pesciolini nel suo vivaio, ma il grande Pescatore di Roma li frigge” (11).

Ma l’“occhio acuto di Sommo Pescatore” vegliava. Nel motu proprio Sacrorum Antistitum, S. Pio X denunciava che i modernisti si stavano raggruppando in una “lega clandestina” (clandestinum foedus) avvertendo inoltre che essi “ non hanno abbandonato i loro disegni di perturbare la pace della Chiesa” (12).

Risorge il Modernismo

Negli anni successivi, dai recessi di questa lega clandestina, la cricca modernista portò avanti il “lavoro silenzioso e secreto” proposto da George Tyrrell, stabilendo così le fondamenta di quello che Pio XII poi chiamerà “Nouvelle Théologie”, successivamente condannata in vari documenti, particolarmente nell’enciclica Humani generis (1950) (13). È questa la sorgente inquinata della maggior parte degli errori teologici contemporanei

“Costretti ad una sorta di vita clandestina”, spiega P Albert Besnard, O P , “i modernisti continuarono ad operare in modo segreto, ispirando successivamente la maggior parte delle contestazioni religiose che oggi vediamo nella Chiesa” (14). Il prof Germano Pattaro, del Seminario Patriarcale di Venezia, precisa ugualmente che “il cambiamento di prospettiva operatosi dolorosamente e tragicamente con il modernismo fu ripreso e riproposto dalla Nouvelle Théologie” (15).

Nel frattempo, però, era intervenuto un nuovo fattore che avrebbe cambiato sostanzialmente la situazione Oltre alla facondia dei suoi mentori, ciò che aveva portato alla rovina l’eresia modernista era stata la sua scarsa penetrazione tra il pubblico Il modernismo restò un fenomeno di élites intellettuali. Inizialmente, anche i nuovi teologi si risentirono di questo problema Mancava loro un movimento di massa che permettesse la diffusione su larga scala delle nuove idee L’occasione si presentò a metà degli anni 1920.

L’Azione Cattolica

Nel 1924 Papa Pio XI intraprese la riorganizzazione del laicato, dando vita alla moderna Azione Cattolica. Nell’intenzione del Sommo Pontefice, questa doveva costituire un vasto movimento atto a coordinare l’impegno apostolico dei laici, sotto la guida della gerarchia (15) Donde la sua definizione: partecipazione dei laici all’apostolato gerarchico della Chiesa.

Purtroppo, quasi sin dall’inizio vi fu all’interno della novella associazione una cospicua presenza delle correnti cattolica-democratica e neo-modernista Spinti da pensatori come Jacques Maritain (1882-1972) ed Emanuel Mounier (1904-1950), nonché da teologi come Marie Dominique Chenu (18951989) e Henri de Lubac (1896-1991), nuclei di attivisti si insinuarono in settori dell’Azione Cattolica, servendosene per la diffusione dei loro errori e spingendoli verso indirizzi opposti da quelli voluti dal Papa

Gli anni 1930, per dirla con lo storico Adrien Dansette, “ segnarono un deciso cambio di indirizzo nel cattolicesimo” (16) Ne fu protagonista l’Azione Cattolica, o meglio i suoi settori più dinamici che, guarda caso, erano proprio quelli che risentivano di più di questa infiltrazione Il cambio d’indirizzo si realizzò in due modi.

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