Vecchia Scuola Ottobre/Novembre

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Si apre un’altra stagione di lotta.. Uno sguardo alla scuola di oggi.. tra continue riforme e governi che si alternano

re, due, uno. Via. Si parte. Si ricomincia. Il nuovo anno scolastico è iniziato e migliaia di studenti sono tornati ad occupare le aule di scuola. Molti sono stati nell’ultimo decennio i tentativi di aggiornare, modificare, ristrutturare, il sistema scolastico italiano. Si tratta per lo più d’operazioni di facciata, piccoli ritocchi, utili soltanto a rendere più confusa la scuola. Solo nell’ultimo decennio siamo passati dal ministro Berlinguer, quello del Decreto sul ’900 che ha inevitabilmente comportato l’abbandono di interi secoli della storia del nostro paese, quello dell’introduzione della terza prova scritta, che formulata in questo modo rappresenta una sorta di "quizzone" alla Mike Buongiorno nel quale è chiesto niente di tutto e tutto di niente. Quello poi che voleva riordinare i cicli scolastici in modo tale da garantire un ruolo di secondo piano alla cultura italiana, e alla memoria di un popolo che vanta una tradizione di tremila anni. Venne poi l’era di Letizia. Sì, la Moratti. Con le famose tre I (impresa, inglese informatica). Programma senza dubbio affascinante ma bastarono poche settimane per capire che si trattava d’aria fritta. La Moratti esordì sostenendo che l’unico vero grave problema della scuola, era da ricercare (per favore non ridete) nella distruzione ( attuata dai suoi predecessori) della scuola privata esistente negli anni '60 e d’averla sostituita con una scuola di massa, la quale da un lato obbliga un certo numero di giovani, per nulla interessati a studiare, a stare seduti sui banchi di scuola, a riscaldarli come stufe umane, privando le rispettive famiglie del reddito che avrebbero potuto dare questi giovani, lavorando come si usava sino agli anni '60. D'altro canto, la distruzione della scuola privata, cui accedevano le famiglie benestanti fino agli anni '60, ha privato pure le famiglie più facoltose di una scuola detta d’eccellenza, in altre parole una scuola dove si possono formare le nuove menti, che sono destinate al sistema economico, produttivo, e politico della nostra Italia. Senza commento. Nel frattempo il vecchio caro asilo moriva per essere chiamato scuola dell’infanzia ( che fantasia), l’elementare e la media scomparivano per essere sostituite dalla scuola primaria e da quella secondaria di primo

grado, mentre la scuola superiore si divide in due tipi: il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione professionale. Nel frattempo i problemi della scuola rimanevano gli stessi. Cronica carenza di personale, precariato diffuso, sempre più alunni per classe, totale mancanza di strumenti didattici ed infrastrutture fatiscenti. Del ministro Fioroni, con il ritorno di Prodi, non vale neanche la pena parlarne. Tempo sprecato. Sarebbe come sparare sulla croce rossa. Non ci sarebbe onore. E veniamo ai nostri giorni. Alzi la mano chi conosceva Maria Grazia Gelmini. Mai vista da Mentana né dall’intramontabile Bruno. Chi la conosce ne parla come di una donna decisa e determinata ma anche aperta al confronto. Sarà, ma il suo esordio al ministero, noi di Lotta Studentesca lo giudichiamo as-

solutamente negativo. Forse addirittura peggiore dei suoi neanche tanto illustri predecessori. Che cosa propone il governo Berlusconi per quanto riguarda la scuola? La prima proposta è giunta ad agosto inoltrato. Il sistema scuola va male? Perfetto. E fin qui siamo tutti d’accordo. Abbiamo la soluzione. Il ritorno al grembiule nero garantirà sicuramente il miglioramento del sistema. Ci sono troppi insegnanti precari? Noooooooooo, è una bugia che raccontano quelli di Lotta Studentesca. Allora introduciamo l’insegnante unico, blocchiamo le immissioni in ruolo, infiliamo 30 ragazzi in una classe, sempre sperando che ci siano i banchi e che qualche studente prenda il raffreddore abbastanza spesso tanto da garantire un minimo di vivibilità nell’aula. E gli insegnanti precari magari da 20 anni? Si debbono mettere il grembiule nero anche loro? E i giovani insegnanti che hanno studiato, si sono specializzati che fine faranno?

Professione precario. Tanto va di moda. Secondo i primi calcoli se la riforma fosse applicata nel 2009/2010 e nelle prime due classi, ci sarebbe un taglio di 25 mila insegnanti. In caso d’applicazione immediata in tutte le classi elementari, i docenti licenziati sarebbero invece 83 mila. E meno male che questo era un governo rivoluzionario.. L’importante, anzi fondamentale, è far studiare ai bambini della scuola dell’infanzia la costituzione italiana e rimettere i numeri nelle pagelle. I libri di testo sono troppo cari? Si è vero ma la cultura ha il suo prezzo e poi non possiamo inimicarci anche le case editrici. Per il momento basta l’impegno degli editori a mantenere invariati i contenuti dei loro libri per cinque anni. Siamo alle comiche. La neo ministra ha difeso questi provvedimenti parlando di ritorno alla disciplina ed alla chiarezza. Ovviamente non pensava né alla disciplina tanto meno alla chiarezza quando lei stessa, neanche tanto tempo fa, sosteneva l’esame di stato per diventare avvocato in Calabria anche se aveva la residenza a Brescia. Passano i giorni, le estati, gli inverni, cambiano i volti dei nuovi governi come diceva il vecchio saggio più si va avanti e si sta sempre peggio. Anche quest’anno Lotta Studentesca con senso di responsabilità non si limita a denunciare un sistema che fa acqua da tutte le parti, ma rilancia con forza il proprio progetto per una scuola libera dai pregiudizi ideologici e capace di formare gli uomini e le donne del futuro che garantisca tanto la componente studentesca quanto quella docente. Per questo LS si batte per una riforma degli organi collegiali che preveda una maggiore e più efficace rappresentanza studentesca. Per questo LS pretende l’abolizione del libro di testo obbligatorio. Così facendo ogni studente sarebbe libero di scegliere, il libro su cui studiare spezzando la catena truffaldina che parte dall’autore del libro e arriva fino, al rivenditore. A tutto danno delle famiglie. D’altro canto verrebbe meno quella sorta d’imperialismo culturale tanto caro ai professori sessantottini in servizio permanente effettivo. In poche parole se ci chiedete l’impossibile ve lo facciamo subito. Se chiedete un miracolo dateci un pò di tempo.


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