VISITA AL CASTELLO DELLA CECCHIGNOLA 06 APRILE 2019 Testi e foto dell’Arch. Dario Del Bufalo All’altezza del punto in cui il percorso romano e medievale dell’Ardeatina si stacca dalla via di Cecchignola si conserva, sulla destra di quest’ultima, a 500 m di distanza, il Castello della Cecchignola con la sua altissima torre. Il nome più Antico era Cicomola che insieme al termine Piliocti compare in una bolla di Onorio III (1216-1227) per il monastero di S. Alessio. Nell’insieme però il complesso è caratterizzato da diverse epoche costruttive. Il periodo romano rintracciabile nella base della torre principale e soprattutto nelle mura, in cui sono inglobate, attraverso il riuso dei materiali, parti di molte strutture romane, come ad esempio basoli di antiche strade, probabilmente reperiti proprio nella vicina via Ardeatina antica. Ci sono ampi riferimenti al periodo medioevale, al periodo barocco ed a fasi relative al XIX secolo.
Figura 1 - Il Castello della Cecchignola prima e dopo i restauri. E' ben visibile la situazione di totale degrado e di abbandono prima degli interventi di recupero.
Figura 2 – Carta dei cacciatori di Eufrosino della Volpaia del 1547 nella quale compare un disegno del castello della Cecchignola con la dicitura “La Cenichiola”
Il complesso si articola attorno a due ampie corti costituite dal casale, dalla torre e dalle aggiunte ottocentesche. Nella corte più esterna vi è una chiesetta con la facciata caratterizzata da elementi decorativi in stile barocco e all’interno da decorazioni neoclassiche. Nella torre (alta 45 metri) sono chiaramente visibili tre o quattro periodi e tecniche costruttive diverse. La prima parte, la base, è romana ed è rinforzata con speroni medievali ad opera mista ed incerta composta da tufi e da basoli in selce. La seconda parte, di elevazione medioevale, è in tufelli orizzontali tipici del XIII secolo e le imbotti delle sue finestre hanno cornici in marmo bianco di riuso romano. La terza, costruita probabilmente tra il XVIII e il XIX secolo, è un’ulteriore sopraelevazione in tufi ben squadrati e si allarga con mensole in peperino che ricordano la torre del Mangia a Siena. L’ultima parte della torre (che conteneva una cisterna d’acqua) fabbricata in mattoni giallastri è del 1891, data che è possibile leggere sulle ceramiche raffiguranti lo stemma Torlonia, murate nella chiave degli archetti ogivali sulle porte più alte. Il casale e la torre si presentavano fortificati da mura ancora parzialmente visibili. I merli sulle mura sono guelfi ma le immagini ritrovate su disegni antichi li rappresentano ghibellini. La struttura così fortificata costituiva un complesso sistema difensivo rafforzato da una serie di torrette di vedetta, disposte sulle colline circostanti, solo in parte ancora esistenti. Il primo documento che contiene notizie del castello è una bolla del 1217 di Onorio III Savelli, in cui è registrato il nome “Piliocti vel
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