Dispensa visita 13 dicembre 2015 Abbazia di Grottaferrata

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VISITA ALL’ABBAZIA DI GROTTAFERRATA 13 DICEMBRE 2015 « Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce » (San Nilo) L'abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata, conosciuta anche con il nome di abbazia di San Nilo, viene fondata nell’anno 1004 da una comunità di monaci provenienti dalla Campania, discepoli del venerando Abate Nilo, nato nella Calabria bizantina e quindi greco di origine e di rito, fondatore di vari monasteri. Allontanatosi dalla Calabria in seguito alle incursioni Saracene, dopo aver vissuto a lungo in Campania nei monasteri di Valleluce e Sérperi, famoso per la sua santità, l’umile vegliardo desiderava trovare un luogo “ove radunare tutti i suoi fratelli e i dispersi suoi figli”, avendo, secondo il racconto del suo discepolo s. Bartolomeo, conosciuto “per divina rivelazione” il luogo del suo ultimo riposo.

Figura 1 – Gaspar Van Wittel, Veduta dell'Abbazia di San Nilo. Gaspar Van Wittel eseguì numerosi disegni di Grottaferrata, ritratta sia dallo spiazzo antistante il circuito murario sia dalla sottostante vallata. Alcuni disegni sono conservati nella Biblioteca Nazionale, altri invece leggermente più abbozzati nella Reggia di Capodimonte.

Sui colli di Tuscolo vi erano i ruderi di una grande villa romana, fra i quali un piccolo edificio sepolcrale a due camere in blocchi di peperino con i muri perimetrali in opera quadrata e volte a crociera, già sepolcro di epoca repubblicana che la leggenda vorrebbe erroneamente ricondurre a Tulliola, figlia di Cicerone, il supposto proprietario della grande villa romana sorta sopra il Criptoportico di I sec. a.C. Il sepolcro venne utilizzato dal V secolo come oratorio cristiano, denominato, per le finestre con doppia grata di ferro, “Crypta ferrata”, da cui il toponimo Grottaferrata. Qui, sempre secondo la tradizione, i santi Nilo e Bartolomeo videro apparire la Madonna, che chiedeva l’edificazione di un Santuario a Lei dedicato. Su questo luogo dunque, donato da Gregorio Conte di Tuscolo, importantissima e nobile famiglia della città di Tuscolo grande protagonista della storia di Roma e dei Castelli Romani, i monaci cominciarono a costruire il primo nucleo del Monastero, utilizzando il materiale dell’antica villa romana. La costruzione della Chiesa e del Monastero occupò i monaci per venti anni. Nel 1024 il santuario era completato, “bello, ornato di marmi e di pitture, ricco di sacri arredi, ammirato da tutti”. Il 17 dicembre di quell’anno il papa Giovanni XIX, anch’esso della famiglia dei Conti di Tuscolo veniva a consacrarlo solennemente, dedicandolo alla Madre di Dio, mentre i monaci cantavano in greco gli inni sacri che lo stesso s. Bartolomeo aveva composto per l’occasione.

Figura 2 – Incisione ritraente le mura dell’Abbazia di Grottaferrata, 1850. In basso dicitura “Abbazia di Grottaferrata ove esistono i celebri freschi del Domenichino”. Incisione all'acquaforte tratta da "Raccolta delle principali vedute di Roma e suoi contorni disegnate dal vero ed incise da Gaetano Cottafavi”.

Dopo l'invasione delle milizie di Federico Barbarossa (1163), i monaci, rifugiatisi a Subiaco, ritornarono al monastero, poco prima della definitiva distruzione della città di Tuscolo (1191), in questo periodo di riorganizzazione viene riportata (1230) nell'abbazia l'antichissima icona della SS. Madre di Dio. Un lungo periodo di tranquillità iniziò con il cardinale Bessarione, colto umanista greco primo degli abati commendatarii (1462) che numerosi si succedettero nel corso dei secoli.

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Iscrizione Ag. Entrate Roma 6 n° 1072 del 16 febbraio 2012 - C.F. 97685900587


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