Conosciamo la Campagna Romana: La villa di Livia e l'Arco di Malborghetto

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LA VILLA DI LIVIA A PRIMA PORTA ED IL CASALE DI MALBORGHETTO a cura di Giacomo Castro La cosiddetta villa di Livia o villa di Primaporta è un sito archeologico di Roma, che corrisponde all'antica villa ubicata al IX miglio della via Flaminia, fuori Roma in aperta campagna ed appartenuta secondo le fonti a Livia Drusilla, moglie dell'imperatore Augusto. La villa fu conosciuta in antico per una importante leggenda creatasi intorno alla figura di Livia stessa e sarebbe stata decisiva per dare al luogo il toponimo “ad Gallinas albas” (presso le Galline bianche) con il quale sarebbe stato in antico indicata la zona.

Figura 1 – Stampa riprodotta da Nuovo Giornale Illustrato Universale ritraente il paesaggio della Villa di Livia nella Campagna Romana. Illustrazione di inizio secolo XX.

Plinio il Vecchio, come faranno anche Svetonio e Dione Cassio, cita nella sua monumentale opera “Naturalis Historia” l’origine del nome: “Ci sono anche intorno al Divo Augusto eventi degni di essere ricordati. Infatti a Livia Drusilla, che in seguito al matrimonio prese il nome di Augusta, quando ebbe fissato le nozze con Cesare, un'aquila, mentre era seduta, le fece cadere in grembo, illesa, una gallina di un candore straordinario, e coraggiosamente meravigliata si accostò al miracolo. ...il che fu fatto nella villa dei Cesari presso il fiume Tevere al nono miliario della via Flaminia, che per questo fu chiamata ad Gallinas; … e ne naque prodigiosamente un boschetto. In seguito Cesare nei suoi trionfi tenne in mano un ramo e portò sul capo una corona presi da quel bosco, e cosi fecero tutti gli altri imperatori. Si trasmise la consuetudine di piantare i rami che essi avevano tenuto in mano, ed esistono ancora i boschetti con l'indicazione dei loro nomi... “. (Plinio, Naturalis historia, XV, 136-139). Sappiamo dunque dalle fonti che la moglie dell’imperatore soggiornava nella villa e che gli imperatori tenevano in grande considerazione questo luogo che doveva essere frequentemente utilizzato dalla corte, soprattutto durante l'estate. A riprova di questa frequentazione sono gli importantissimi reperti restituiti dal sito: i primi scavi risalenti al 18631864, portarono alla scoperta, il 20 aprile 1863 della statua dell’Augusto di Prima Porta, oggi al Braccio Nuovo dei Musei Vaticani e alcuni ambienti sotterranei, come il famosissimo ipogeo con gli affreschi con scene di giardino, con ogni probabilità usato dai membri della corte imperiale per sfuggire alla calura durante i soggiorni estivi.

Figura 2 – Planimetria del sito archeologico della villa di Livia, il complesso che si sviluppa attorno a tre cortili: con il num. 14 l’atrio di ingresso della villa, con il num. 15 il portico dei cubicola (parte privata della villa), con il num 10. Il grande peristilio (parte di rappresentanza della villa) su cui si affaccia il grande tablinio. Con il num. 2 la grande aula semi sotterranea ove sono stati rinvenuti i celebri affreschi a giardino. L’immagine è stata tratta dal sito internet http://www.romartguide.it/italiano/schedemusei/Villa_L ivia.html

Il modello delle pareti dipinte a giardino, i cosiddetti “paradiseia”, trae origine in oriente da maestranze di origine alessandrina dove si formarono botteghe di artigiani itineranti. Queste operarono anche nel Lazio e in Campania per la committenza romana a partire almeno dalla prima epoca imperiale. L'esempio più antico di pittura romana “di giardino”, fiorito all'epoca del secondo stile dal I secolo a.C., si ha proprio negli affreschi dell’ambiente sotterraneo della villa di Livia, databile tra il 40 e il 20 a.C. In queste pitture fu ricreato un hortus conclusus ideale, costruito tramite sapienti architettazioni compositive e spaziali. Una recinzione di canne e rami di salice è in primo piano e poco più avanti, a una distanza sufficiente da staccare illusionisticamente lo spettatore dalla decorazione retrostante, si trova una seconda balaustra marmorea. Le piante (23 specie diverse) e gli uccelli (ben 69 varietà), sono dipinte con la massima

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