Conosciamo la Minerva Tritonia di Lavinium

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LA MINERVA TRITONIA DI LAVINIUM a cura di Giacomo Castro La statua della Minerva Tritonia di Lavinium (Fig. 1) è un originale di terracotta risalente al V secolo a.C. oggi esposta nel Museo Civico archeologico della Città di Pomezia, in località Castello di Pratica di Mare. I frammenti della statua vennero rinvenuti nel 1977 a partire da un saggio di scavo, ad opera dell’Istituto di Topografia Antica dell’Università “La Sapienza” di Roma, di una fossa deposito di oggetti votivi situata nella zona orientale dell’antica città di Lavinium, dalla quale furono recuperati numerosi frammenti di un centinaio di statue raffiguranti soprattutto figure femminili offerenti con bambini, gruppi familiari e giovinetti riferiti ad un area sacra dedicata a Minerva, con ogni probabilità una fossa collegata con il tempio centrale della città di Lavinium che, come noto, era dedicato con ogni evidenza proprio a Minerva. Fra i reperti identificati vi sono altre statue ritraenti la dea, di cui la statua della Minerva Tritonia risulta essere quella di dimensioni maggiori oltreché una delle ultime ad essere stata sversata nella fossa poiché giacente in uno strato superiore rispetto al resto del deposito all’incirca della fine del III secolo a.C. (Fig. 2)

Figura 1 – La Minerva di Tritonia di Lavinium. La figura della dea armata e dotata di scudo è accompagnata dalla figura mitica del tritone legata alla nascita di Minerva lungo il fiume Tritone.

Intorno al 1960, in seguito ad una profonda aratura parte del deposito venne intaccato e vennero portati alla luce molti frammenti di statue, fra i quali alcuni anche della stessa Minerva Tritonia. Dopo lo scavo, i reperti vennero trasportati nei laboratori dell’Università “La Sapienza”, titolare dello scavo di Pratica di Mare già dagli anni Cinquanta, che dopo un lungo e paziente lavoro di ricomposizione e restauro, restituì a questa antica opera dell’uomo tutto il suo splendore. La statua, di notevolissime dimensioni, alta con la base circa 1,96 mt, fu rappresentata nelle forme di una dea guerriera che nella mano destra impugna un gladio (oggi in parte mancante), ossia una corta spada tipica del mondo romano anziché la più solita lancia con la quale è rappresentata Minerva-Atena, mentre con il braccio sinistro essa sorregge uno scudo ovale profilato da serpenti, quadrupedi e uccelli ed esternamente inciso da crescenti lunari. Oltre a questi due attributi, la dea indossa sopra un leggero chitone, ossia una tunica che arriva a coprirgli le caviglie, un’egida ornata di squame al centro della quale è posto il Gorgoneion, ossia la rappresentazione apotropaica della Medusa, decapitata secondo i miti greci proprio dalla dea Atena. Sempre legato alle consuetudini greche è l’elmo, di una tipologia molto in voga in quegli stessi secoli fra gli opliti della Magna Grecia, con paragnatidi, para orecchie ed alta cresta.

Figura 2 – Pianta della rocca di Lavinium con i principali luoghi della città, fra i quali il cosiddetto “Santuario di Minerva” nella parte orientale ove fu rinvenuto il giacimento con i frammenti della Minerva

La rappresentazione di Minerva quale dea guerriera, protettrice quindi della Città–Stato e della Patria, è accompagnata inoltre da interessanti elementi terreni, come l’abbondante raffigurazione del serpente: avvinghiato al braccio destro è infatti un grosso serpente a tre teste, mentre teorie di serpentelli corrono lungo tutto lo scudo e intorno alla corazza indossata dalla dea. Non è dato sapere se l’inserimento della figura del serpente costituisca un riferimento ad un mito oppure sia un mero riferimento simbolico; ciò che è certo è che esso contorna uno degli

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