AnomaliE n°10

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Editoriale Cosa fai durante il tempo libero? Noi, abbiamo deciso di impiegarlo in qusto modo. Mettendo una parte di noi stessii su carta stampata. AnomaliE è così! E’ diverso, ogni numero. Sono diverse le persone che ci lavorano dietro. Pensa, “se continui a fare quello che hai sempre fatto otterrai esattamente quello che hai già” (cit.). Non essere esigente o severo con noi. Ci teniamo alla tua critica. Il nostro Italiano è scorretto? Le nostre vignette fanno schifo? Hai ragione amico! Sono d’accordo. Siediti, beviti una birra e dammi una idea degna di essere pubblicata. Te ne sei reso conto che non esiste la cosiddetta sopracitata perfetta “idea degna di essere pubblicata”? Non perché tu sia scarso, semplicemente perché la soggettività esiste. Non offenderti, ma le tue idee non sono un granché. Ah! Ti consideri un genio? Peccato … AnomaliE pubblica racconti, disegni, stili, idee, immagini e foto imperfette. La NOSTRA rivista è IMPERFETTA. Cacciatelo nella testa. Scordati l’Italiano giusto e l’impaginazione dentro le linee. Ci proviamo a spacciarci per quello che non siamo, ma la realtà è che non siamo professionisti, e (fatti una risata) saremo sempre gli eterni bambini che provano a indossare le scarpe dei genitori nella speranza che vadano bene. Noi siamo così. Genuini, ingenui e giovani. Vuoi accettarci per quello che siamo? Questo è il risultato. Buona lettura. Consuelo Longhi (Consuelo_l@libero.it) Regalo ad una amica da parte di Simone Delladio

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Vite a Parole...

di Giordano “Giò” Segatta

Il cielo dipinto di notte che li sovrasta è un brulicare scomposto di stelle, intente nel loro gioco di fingersi immobili non appena qualcuno le guarda. Le strade sono rami che l’inverno ha spogliato di ogni passante, ma stasera il silenzio scandito di passi lascia in bocca un sapore insolito, dolcezza amarognola, come l’unto delle patatine fritte che si comperano alle giostre. Il Martedì Grasso esige festa, per alcuni ogni anno più simile ad un dovere che un bisogno, per altri sempre più un giorno qualsiasi. Giò e Consuelo camminano come 4

pedinassero il loro intrecciare di discorsi. Lui ha negli occhi la stanchezza del pomeriggio e nel cuore l’insonnia della notte passata, ma al ritmo di un passo per volta semina nelle orme la tristezza e si riempie i polmoni di aria e sorrisi. Lei è un ticchettio di passi leggeri simile a pioggia, nello stomaco qualche the di troppo che gioca ad impastale i pensieri e tra i capelli un vento capriccioso che nella sua carezza tutto abbraccia e travolge senza mai lasciarsi realmente afferrare. Il loro chiacchierare diventa serenità quasi immobile ed agile scalpitare di

idee, come lancette dell’orologio i pensieri si rincorrono per incontrarsi ad ogni giro, nel gioco dell’illudersi di essere loro due a far scorre il tempo e non viceversa. L’ultima sera del carnevale è solo le promessa, più tardi, di una brioches calda. Ci sono serate in cui tutto ciò che vuoi è tuffarti in una festa qualsiasi annegare in un alveare di note, altre in cui ti basta immergerti nel silenzio e masticare il suono di ogni parola. Questi, i pensieri che si assopiscono negli occhi di Giò. I pensieri che danzano nella testa di Cons: “Non ci ho cazzi.”


In teoria escono di casa con l’idea di andare a ficcanasare alla festa in costume che si tiene appena fuori dal centro, rubare alle maschere qualche idea per l’impaginazione della rivista e sputtanare in amicizia i tardi adolescenti che per una sera giocano a cucirsi addosso le miserie umane. In pratica escono di casa e le strade sono più deserte delle sue cosce dopo l’epilazione, e qui la voglia si ammoscia. Incontrano un suo vecchio amico vestito da Grillo Ubriaco in compagnia di un paio di Uomini-involtino al ripieno di superalcolici, e qui la voglia va a nascondersi. Passano nelle prossimità rombante metallico tamburellare di timpani infranti che prelude l’ingresso alla sfilata della depressione, e qui la voglia espatria e fino a domani non se ne saprà più nulla. Ma per scrupolo si può provare a cercarla nella pastosità invitante di un abbraccio di pastasfoglia dal cuore di cioccolato. In quattro parole: “Non ci ho cazzi.” Giò fruga nei ricordi fino all’ultima volta che le ha sentito in bocca quell’espressione da salotto, ovvero quello stesso giorno verso l’ora di pranzo, e con una certa paterna premura le chiede:

“In questura ci sei andata, vero?” Cons fruga nei ricordi fino ad una serie di promemoria: 1) Ti serve la carta di identità per aprire il conto corrente che ti permetterà di ottenere il prossimo stipendio che dovrai investire in quell’altra cosa con Pino per eccetera eccetera; 2) Il prezioso documento si trovava nel tuo portafoglio al momento in cui questo è stato ignobilmente trafugato dalla tua borsetta; 3) Da qui la necessità di passare dalla questura per sporgere denuncia, ed effettivamente sarebbe anche ora visto che il furto risale ad un periodo antecedente allo scorso Natale. “Eh, no. Ho dovuto beccare Tizio per quella cosa.” “Allora andiamo adesso” annuncia Giò prendendola a braccetto, ed il suono dei suoi passi si colora di un tono rassicurante, amichevole ma con fermezza, abile modo di nascondere il suo non avere la più pallida idea di dove esattamente si trovi la questura, ma non importa, basterà alleggerire il tono della conversazione con qualche battuta brillante e sarà Cons che senza accorgersene farà da guida. “Quindi… in questo momento sei una donna senza identità. Posso rapirti e vendere i

tuoi organi senza problemi.” “Sicuro che non ti scoccia?” “Figurati!” Ed è vero. Senza voler banalizzare il sentimento di affetto ed amicizia che lega i due ragazzi, alla base del gesto di Giò vi è innanzitutto un sentimento di esaltazione legato al concepire la propria esistenza come imprevedibile sequenza di follie, ovvero la ricerca di situazioni insolite su cui ricamare riflessioni per potervi intrecciarvi un racconto o un fumetto, o semplicemente da raccontare per fare lo sborone. Come non citare a tal proposito l’ultima cena organizzata con il vecchio gruppo di teatro, iniziata con il giovane che mostra a Rossella le sue ultime vignette su Gino Rutignani che palpeggia minorenni con la scusa di insegnare loro a cantare, e finita con lui che a tarda notte accompagna tre ragazze di origine sarda alla Guardia Medica per via di fastidiosi e sconosciuti puntini rossi, rispettivamente su un fianco, sotto un ascella e in un occhio. Di ogni novella basterebbe raccontare l’inizio e la fine, e lasciare che chi ascolta colleghi questi due punti secondo i capricci del momento, del proprio vissuto e della fantasia. Ecco, questo è il modo di

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nunciare che ho perso il portafoglio (due risatine come un veloce singhiozzo)” “Perso o rubato?” “Tipo rubato.” “Si accomodi nella saletta.”

Giò di raccontare storie, e da quella sera ne avrebbe avuta una che iniziava con una mancata festa di carnevale e finiva in questura. Cosa che lo esaltava e saziava i suoi pensieri di un gusto morbido, come la promessa sul palato della brioches di fine serata. “Buonasera… io (risatina di imbarazzo) sono qui perché, tipo, devo (risatina smorzata) de-

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Sulle pareti un bianco impastato di sporco e dei segni del tempo, inesorabile sgretolarsi lasciato a se stesso, senso di sudore e pesantezza che schiaccia il respiro ed assorbe il silenzio. Pavimento solido, abituato a tacchi da uomo e battiti d’attenti. Senso di inquietudine e stanchezza, scolaretti in attesa che la maestra scelga chi interrogare, e Cons sa che presto sarà il suo turno e che per oggi non ha fatto i compiti, e in questo stato d’animo avere in corpo un’overdose di the e di stress del lavoro non aiuta di certo. “E se mi chiedono perché ci ho messo così tanto a venire a denunciarlo?” “Digli che non ci avevi cazzi.” La scolaretta fa uno sguardo da maestra cattiva. “Ti odio.”

Sguardo complice da compagno di banco. “Pensa alla brioches.” A riempire il vuoto della stanza un tavolino di legno spoglio della sua passata utilità, accatastati monitor di sorveglianza che dovevano essere all’avanguardia prima che il colore arrivasse alle televisioni, una finestra troppo alta e stretta per potersi realmente definire tale, e una fila scomposta di seggiole di plastica e ferro di quelle da sala conferenze, su cui oziano due sconosciute in attesa. La prima è una ragazza bionda dal sorriso largo, che forte della complicità dei compagni di sventura si intrufola nei discorsi di Giò e Cons con una loquacità troppo alla mano per risultare realmente invadente. Ha una parlata gustosa di dialetto, di risate da compagnia che vengono dallo stomaco, una cantilena che gioca coi toni delle sillabe tipica dei paesi che si trovano aggrappati a qualche valle. Si, insomma, una baccana. Racconta che, cioè, è li per dire che ha ritrovato la sua bici, quella che le hanno rubato qualche tempo fa, e che l’ha ritrovata ieri, ma così, per culo, gli è passata davanti e vedendo come era messa la canna ha detto “toh, ma questa qui è la mia” (“Toi, mona, sta chi l’è la mia!”) ed era la sua sul serio, cioè, che quei segni sulla canna li riconosceva, e allora se l’è ripresa. La cosa strana è che però mancava la sella. Cons pensa che doveva essere un cesso di bici, ma che probabilmente la sella era quasi decente e così i furfanti se la sono tenuta. Giò pensa che alla fine la tipa la troverà comoda e la terrà così, e i dettagli sono lasciati all’immaginazione di chi ascolterà la storia. Nessuno dei due ha il coraggio di commentare ad alta voce. La seconda sconosciuta è una donna dal corpo avvolto in un voluminoso cappotto e sul viso tracce di esperienze che stancano


ed invecchiano troppo presto. Ha nella tranquillità della voce una forza adulta e pensata, ma le parole sussurrate dal suo sguardo ed il piegarsi innaturale del collo le accompagnano un senso di inquietudine che mette sulla difensiva. Lascia sfuggire con naturalezza frasi di protesta, più con orgoglio che come lamentele, e attraverso piccoli aneddoti trascina tutti nella rete della sua vita a parole, gioca col loro essere increduli senza il coraggio di dubitare, li lega alle proprie storie con la confidenza dei compagni di viaggio. Stupore, una lieve arrabbiatura, e una risalta, limpida, liberatoria, perché non si può rinunciare a ridere dei controsensi del vissuto, ed è ancora più facile ridere se questo folle vissuto appartiene a qualcun altro, ci fa sentire un po’ meno unici ma molto meno soli, e per qualche secondo anche la sala d’attesa sembra meno vuota. Solo adesso che li ha affezionati a se, amicizia che rimarrà all’interno di quella stanza ma non meno sincera di quella che si costruisce giorno per giorno assieme alle persone a noi care, adesso che tutti stanno ancora ridendo del suo ultimo aneddoto, la donna racconta del suo bambino. Della vita che le hanno rubato a schiaffi quando ancora la aveva in pancia. Una storia di quelle che si riescono a raccontare solo ad amici sconosciuti, regalata come un castigo. Parole di tranquillità limpida da

tagliare il fiato, oggettiva quasi appartenesse ormai ad altri, spolpata ad ogni ripeterla di pensieri e sentimenti, tanto non servono, certe volte alla verità basta essere nuda per farti ingoiare il respiro. Giò ammutolisce, masticare il silenzio è una tortura preferibile al dire qualcosa fuori luogo, peggio ancora che gli si chieda cosa ne pensa, ha già vissuto questo tipo di situazioni e riscoprirne mentalmente le dinamiche lo salva dall’imbarazzo che arrossa il viso e contrae i muscoli della nuca. Anche Cons tace, ma con lo sguardo quasi colpevole di chi si lascia incantare soprattutto dalla tristezza. La ragazza bionda continua a ridere, ma dai, parli sul serio, ma no non ci credo, addirittura, ma l’hai denunciato almeno, mi spiace, che brutte cose. Con la serenità sincera delle persone semplici, attira su di se il discorso senza lasciarsi schiacciare, fino a riportarlo nei suoi binari. Quando la ragazza bionda viene chiamata nell’ufficio, la stanza si gonfia di un silenzio umido che impregna i muri di pesantezza, ma negli sguardi che la donna scambia coi due ragazzi

c’è un dialogo più che eloquente. Il tempo si dilata come uno sbadiglio, scandito solo dal passare di una guardia che scorta di ufficio in ufficio un vetusto dischetto con i dati del ritrovamento di una bici senza sella. Giò tace, ma non abbassa gli occhi quando la donna cerca i suoi. Finché anche lei viene chiamata nell’ufficio, ed il processo ha termine. Cons riprende finalmente a respirare, sgonfiandosi come un palloncino. “A me comunque inquietava più la bionda.” Risatina, come un singhiozzo veloce. “Volevamo un’idea per la rivista? Eccola…” Già, la rivista, l’ancora di salvezza di Cons contro lo stress e l’imbarazzo. E Giò a cosa si aggrappa, per restare coi piedi per terra quando i pensieri rischiano di portarselo via? Ogni tanto ancora se lo chiede, e nella testa sbocciano risposte di cui si stupisce. Ma dopotutto, l’essere per se stesso una continua sorpresa gli lascia ancora la voglia, a 26 anni, di continuare a conoscersi e lasciarsi incantare. “Giò, voglio che mi fai una storia. Ho tante persone che scrivono, e che scrivono bene, e tutti abbiamo delle storie interessanti. Secondo me è quello che la gente vuole. Dobbiamo scrivere meno storie su di noi, ma più storie nostre.” Chiacchierare della rivista non accorcia i minu-

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ti di rende

attesa, meno

ma li invadenti.

Solo nella stanza, Giò si fa compagnia con i frammenti di conversazione che evadono attraverso la porta socchiusa dell’ufficio. Conta quanta volte Cons ride, quante si imbarazza, quante dice “Tizio” per indicare una persona qualsiasi, e deve ammettere che non se la cava male. Le chiedono dove pensa il portafoglio le sia stato rubato, ma non in che giorno per fortuna. Si scopre sereno, ma non ne è del tutto sorpreso, lo sa che Cons è di umore contagioso. Ci sono volte in cui è triste o stanca che gli sembra di sentirsela in bocca quella tristezza, sono le situazioni in cui capisce che è meglio che le stia lontano, che se solo avvicina la mano per provare a consolarla con una carezza lei gliela staccherà a morsi, che una parola gentile può avere l’effetto di un accendino su una tanica di benzina, ma sono anche i momenti in cui capisce di volerle più bene. Quelli, e quelli in cui è così affettuosa che non può fare a meno d’abbracciarla, anche se lo imbarazza sentirla addosso, così vicina, troppo vicina, e pur di spezzare il disagio e il silenzio dice cazzate a caso e lei si allontana, gli lancia uno sguardo severo che gli stampa in viso un’espressione da bambino sgridato, poi se ne pente, gli

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chiede scusa e lo abbraccia di nuovo. A volte Giò pensa che la odierebbe, se non le volesse così bene. “Figo. Il Tizio mi ha dato un foglio che vale per tutti i documenti, finché non li rifaccio.” “Cosa ti han chiesto?” “Un po’ di robe, ma neanche tanto. Ho compilato un foglio con su delle domande su dove me l’hanno rubato, poi il Tizio mi ha chiesto se penso che sia stato qualcuno che conosco, ma alla fine era un tranquillone. L’unica cosa inquietante era come batteva a macchina, così con due dita, che sembrava stesse zappando la tastiera. E quell’altro Pino che andava avanti e indietro col dischetto. Alla fine ci ho messo più agitazione a menarmela che neanche a farlo.” “Brava. Brioches?” “Brioches!” Attraversano nuovamente la città, e stavolta i loro passi sono due ritmi di un’unica melodia, una ninna nanna soffice, di stanchezza serena, che senza trascinare le suole accarezza con affetto l’asfalto. Discutono della serata mentre ripensano ai suoi incontri. Gli amici di Cons, che in quel momento stanno certo sboccando l’anima ma con indosso ancora il costume. La ragazza bionda, che scoprirà una nuova dimensione della sua sessualità

mentre pedala verso le sue valli. Schiacciatasti e portadisco, nelle cui dita passano invitanti follie al ritmo di una persona per volta. Soprattutto la donna che sembrava volerli punire con la sua storia, quasi farli sentire in colpa. O forse spartire con loro il peso, anche solo nell’abbraccio di una sala d’attesa, dei fantasmi che porta sulla schiena. Sbattere il viso contro problemi veri ci ricorda che spesso i nostri piccoli drammi sono solo cazzate; il capriccio del litigio con una ragazza viziata che non capisce la differenza fra amicizia ed abitudine, l’esigente chiedersi e sentirsi chiedere di saper far bene qualcosa senza prima averlo imparato, il frustrante bisogno di dimostrare chi siamo attraverso ciò che facciamo, comprandoci l’affetto delle persone con una rivista o una tesi, il vergognarci a desiderare un abbraccio di troppo ed il sentirci in colpa per l’amaro masticato che al mattino ci fa alzare già stanchi. Ma sono le nostre cazzate, le sole che ci possono realmente togliere il fiato, quelle per cui sbattiamo la testa una volta di più, quelle che ci abituano a piccoli passi a prendere la rincorsa e darci il coraggio di saltare quando sarà necessario. Non accontentarsi mai è una spinta a lottare, e lottare un modo di crescere, o almeno di imparare a conoscere come siamo quando vinciamo e quando perdiamo. “Mi piacerebbe che riuscissi a scriverlo nella storia per la rivista.” Il

panificio

oggi

è

chiuso.

La serata finisce quando la vettura rosso metallizzata di Giò, ovvero una panda 4x4, rallenta e si accosta all’uscio di Cons. A volte le serate finiscono così, che quasi non te ne accorgi, che quasi ci avevi fatto l’abitudine


a dimenticarti del lavoro che non sai fare, della tesi di cui non ti importa, della tettuta amica con cui hai nuovamente litigato, della rivista con troppe pagine ancora vuote, ma sono ancora tutti li, dietro la porta, ad aspettare che ti addormenti. Cons fruga nella borsetta in cerca delle chiavi. Di solito a questo punto si incazza per un motivo qualsiasi e se ne va sorridendo e sbattendo la portiera, ma oggi no. “Grazie per il passaggio, per la compagnia, per il sostegno morale e per le cazzate. Buonanotte.” “Prego e grazie a te. Peccato per la brioches!” “Già, peccato per la brioches!” Cons avvicina il viso a quello di Giò e gli appoggia sulla bocca un bacio soffice, così leggero che appena finito entrambi se ne saranno già dimenticati, morbidezza umida che chiude gli occhi e ruba ad entrambi la voce. Tra l’inizio e la fine di una storia ci sono infinite strade, e a volte si finisce per prenderne una che non ci si

a s p e t t a . “Ti odio.” Ma non è quella la parola giusta. Una strizzata d’occhio e Cons sparisce oltre la portiera, la strada e la porta di casa. A volte il massimo che sappiamo dare di noi è di raccontare una storia. Non potendo offrire una parte di noi, ci accontentiamo di scambiarci pezzi del nostro vissuto, e di ricordo in ricordo lasciarci addomesticare. L’ultima volta che Giò ha raccontato questa storia è stato il 18 marzo. Cons non aveva ancora rifatto la carta d’identità.

THE END

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DISEGHI: Consuelo Longhi COMPUTER GRAPHIC E SCENEGGIATURA: Giordano Segatta TESTI: un gruppo di folli che occuparono la casa di Jazz in estate.

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Di Nerd House (li trovarte anche su Internet www.fumettofuretto. blogspot.com) non esistono solo i fumetti che leggete in queste pagine, sono anche stati realizzati i FILMATI. Infatti, presto troverete sul sito di YouTube le fantastiche avventure di Nerd House con i vostri personaggi preferiti in carne ed ossa.

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La Posta del CUORE

Cara Posta del Cuore, la storia che ti devo raccontare affonda le sue radici nel passato e perché tu la capisca è necessario prenderla un po’ alla lontana… qualche anno fa, ai tempi del liceo avevo una ragazza di nome Francesca, una deliziosa fanciulla con cui condividevo le gioie della tarda adolescenza. Con lei sono stato dolcemente bene per molti mesi, abbiamo condiviso esperienze meravigliosamente tenere e ci siamo stati affettuosamente vicini fino al momento del distacco… insomma, come avrai capito non me la dava neanche dietro minacce di suicidio e così, non senza un certo dolore (in particolare ai polsi) il nostro rapporto è naufragato con la fine degli studi. Ovviamente non ho mai pensato che la causa del nostro allontanamento si potesse ricondurre a qualcosa di così squallido, in generale mi piace pensare che “incompatibilità di carattere” sia una definizione molto più saggia. Naturalmente essersene accorti dopo

l’università ci ritrovassimo a studiare in città diverse, perdendoci per un po’ di vista e guadagnando così il tempo di riflettere sugli errori fatti, riscoprendo nel nostro intimo la nostalgia per tutte le cose belle del nostro rapporto di cui negli ultimi tempi non ci rendevamo più conto. Come potevo essermi dimenticato di tutta quella dolcezza? Era come se qualcosa mi avesse fatto diventare cieco… Così è iniziata la seconda fase del nostro rapporto: visto che fondamentalmente ci volevamo bene ma che qualcosa impediva al “rapporto” di prendere il volo, ci siamo ricicla-

lettera che quando una tua amica, fosse anche la migliore che hai, ti vede grosso modo ogni due mesi per mangiare un gelato insieme e NON te la vuole dare, la cosa crea molti meno problemi di quando a farlo è la tua ragazza. L’unica preoccupazione, a questo punto, è riuscire a far convivere la grande Amicizia della tua vita con il grande Amore, evitando confronti e gelosie. Io, per non sbagliare, nel frattempo mi sono trovato una ragazza che non me la da lo stesso, tanto ormai ho una certa esperien-

18 mesi non si può definire altrettanto saggio… Fortuna ha voluto che al-

ti come buoni amici. In effetti posso confermare a chiunque legga questa

za ed ho capito che non è poi la fine del mondo. Questo comunque ci in-

www.fumettofuretto.blogspot.com

un racconto di Saim condito di disegni e vignette di Gio’

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troduce al tema clou della questione. In ogni amicizia uomo-donna che si rispetti prima o poi si deve affrontare la questione della presenza degli “altri”. Gli intrusi. Gli invasori. Insomma, i legittimi partner. È l’ago della bilancia, il vero indicatore della sincerità e della maturità del rapporto, l’unica cosa che può finalmente fugare ogni dubbio circa le buone intenzioni di entrambi. Dev’essere come per un’ex alcolista andare all’Oktober Fest, sicuro delle Diet Coke che ha nello zainetto. Perché, mi sembra inutile precisarlo, le buone intenzioni quasi sempre si limitano a: 1) Quando usciamo insieme riesco a non saltarle addosso perché rovinerei una bellissi-

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ma amicizia; 2) Quando usciamo insieme riesco a non saltarle addosso perché so come andrebbe a finire; 3) Quando usciamo insieme riesco a non saltarle addosso perché passa abbastanza tempo tra una volta e l’altra da ricaricare le mie buone intenzioni; 4) Quando usciamo insieme riesco a non saltarle addosso perché siamo sempre in luoghi piuttosto affollati. In ordine di importanza, per l’esattezza. Insomma, prima per me e poi per lei il grande momento della confessione è giunto. Nelle nostre lunghe chiacchierate, quando lo spauracchio del partner era pura fantascienza, avevamo subito messo in chiaro che ci saremmo sempre detti tutto, perché anche se l’Amore è eterno si sa che l’Amicizia dura molto di più. E come si può progettare un’Amicizia senza pretendere di essere sinceri, leali e complici? Infatti, dopo circa un anno di sottintesi, indizi e mezze frasi ho finalmente intuito che qualcosa doveva essere successo e così, dietro tortura sono riuscito ad estorcerle di avere trovato qualcuno. In casi come questo in genere è bene mettere “in

pause” la mente, leggera pressione dei polpastrelli sulle tempie, prego silenzio in aula, ripetersi con calma la rivelazione e stare ad aspettare. “ F r a n c e sca ha un ragazzo” “Francesca ha un ALTRO ragazzo” “Francesca ha un altro ragazzo, diverso da TE” È importante girare un po’ la frase in modi diversi, si rischia sempre di non averla interpretata bene. Nessuna tachicardia? No… Respiro? Regolare… Senso di fastidio? Sotto controllo… Bene. Davvero. Sembra tutto a posto. Un altro respiro profondo… “Un altro ragazzo tocca le tette di Fr…” Ok, bene così, meglio non pretendere troppo alla prima seduta. Penso di potermi ritenere soddisfatto. Non che io abbia mai avuto dubbi, ci mancherebbe, ero assolutamente sicuro della purezza del sentimento che ho per lei. Era solo un controllo, una conferma assolutamente superflua. Ora diamo un limite al libero pensiero e comportiamoci come ci si aspetta da un vero amico come me. Chissà, sarà simpatico? Magari potrem-


to e che fra un po’ vado a dormire”. Il suo diteggio sulla tastiera del cellulare mi lascia il tempo di riflettere su quello che ha detto. Vabbè, è geloso, e allora? Si vede che le vuole bene. Non c’è niente di male, e cosa c’entra che lei ha detto “urlare”, immagino che sia solo un modo di dire. In fondo potrebbe essere un bravo ragazzo, a cui probabilmente piace saperla al sicuro. Chi non sarebbe in pensiero sapendola da sola in una città lontana? Ma quanto ci mette a scrivere questo SMS? “Scusa sai, ma voglio essere sicura che lo abbia letto: stasera usciva con delle sue colleghe, una cosa fra vecchi amici, non vorrei che fosse in un locale rumoroso…” Ok, più di tanto in pensiero non è, ma se lei si fida cosa c’è di male? Non sono forse anch’io fuori con una vecchia amica? È vero che fra un’oretta rientro, ma questo non toglie che uno si possa conquistare la fiducia della propria amata in qualsiasi situazione. Io ho faticato molto per arrivare a questo, ma adesso sono felice di potermi godere i frutti di

un premio così faticoso… “Io in realtà sono un po’ in pensiero perché con una di quelle colleghe ci è andato a letto sei mesi fa, in un periodo in cui la nostra storia era abbastanza in crisi. Io ci sono stata così male che ho perso tre chili in una settimana…”

mo diventare amici… Ma Francesca ci tiene a precisare che “In realtà non gli ho detto di te, perché lui è molto geloso, cioè, gliene avevo parlato tempo fa, ma lui sa solo che siamo stati insieme al liceo, pensa che da allora non ci siamo più visti, anche perché già allora quando gliene parlavo diventava nervoso e iniziava a urlarmi contro e così in realtà lui pensa che io sia a casa a studiare, anzi, aspetti un attimo che gli devo scrivere che ho quasi fini-

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piaciuto lascia il posto ad una seconda smorfia di perplessità. Dove ho sbagliato? Ho capito male la domanda? “La ragazza con cui è andato sei mesi fa, quella troia della sua collega insomma…” ho i miei dubbi su chi dei due fosse più colpevole, comunque “…è una ragazza che di faccia fa abbastanza pena, però ha le tette grosse e un bel culo sporgente. Ecco, secondo me è stato questo ad attirare la sua attenzione…” immagino che la sua conoscenza della letteratura inglese non fosse rilevante. Chissà come avrà fatto a farsi perdonare dopo questo “…io invece ho capito di non essere abbastanza femminile e così ho cercato di riconquistarlo in tutti i modi…” mi sembra giusto “…e così ho cercato di essere migliore a letto, anche facendo cose che prima non

amavo fare. Ammetto di aver fatto un po’ di fatica all’inizio, pensavo sempre solo al suo piacere e per mesi non mi sono neppure chiesta che cosa cercavo per me, ma ho capito di averci azzeccato perché alla fine lui è ritornato da me. Solo che adesso ho tanta paura di perderlo di nuovo.” A questo punto lei si è fermata, colpita dal fatto che mi stesse uscendo la Coca Cola dal naso al ritmo di un implacabile attacco di tosse. L’anidride carbonica ha fatto il resto, procurandomi dei lacrimoni degni di una platea di adolescenti alla decima visione di Titanic, ma permettendomi al tempo stesso di dissimulare i singhiozzi. Accecato dalle lacrime ho colpito il tavolino, rovesciandomi addosso anche il bicchiere di lei. Al contatto con il ghiaccio sono scattato in piedi, rovesciando rumorosamente la sedia sul docile Dobermann della

Hai capito lo stronzo! Altro che fedeltà conquistata. Ma questa chi si è andato a pescare? La mia piccola Francesca… lo capisco solo un po’ per quel piccolo problema di cui vi parlavo prima, ma non credo che questa possa essere una giustificazione. “…ma alla fine ho capito che era stata tutta colpa mia” La guardo perplesso “Sì, non ero riuscita a dargli abbastanza! Guardami, secondo te sono sexy?” A prescindere dal fatto che non sono mai riuscito a mettere in dubbio il sex appeal di Francesca, questa è una domanda che conosco bene. È dalla notte dei tempi che una paranoica sindrome da culo grosso la perseguita e una buona occasione per farle un complimento di sicuro effetto non può essere trascurata. “Ma certo che lo sei, ti trovo anche dimagrita!” “Ecco, vedi? È quello che intendevo, anche tu lo dici!” Il mio sorriso com-

I fumetti che compaiono in queste ed altre pagine sono presi dal blog “FumettoFuretto”, che vi consigliamo di correre ad ammirare sul sito: www.fumettofuretto.blogspot.com

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stizzosa signora che mi stava passando dietro. Ho tentato di chiederle scusa, ma scosso ancora dalla tosse tutto ciò che sono riuscito ad ottenere è stato di gocciolarle un po’ di muco dolciastro sulle scarpe, cosa che non l’ha affatto calmata, ma che quantomeno ha distratto il cane. Quando mi sono riappoggiato al tavolo con entrambe le palme per riprendere fiato Francesca stava di nuovo diteggiando sulla tastiera. “Scusami ma mi ha risposto. Come va, meglio? Dice che gli manco e che senza di me si sta annoiando. Pensi che dovrei dirgli che mi ann o i o anch’io oppure dovrei farlo stare sulle spine un

p o ’ ? ” Vedi, cara Posta del Cuore, non è che io volessi ferirla, sono convinto che riflettendo meglio avrei potuto trovare risposte più esaustive, ma penso anche che a volte la sintesi, pur richiedendo maggiori sforzi di elaborazione riesca a donare la massima dignità ad ogni singola parola. D’altro canto, MAVAFFANCULO si può ritenere una sola parola? Credo che quella dell’omosessualità sia una fase passeggera. I miei parenti non l’hanno presa bene e dopotutto non credo che riuscirò mai a superare del tutto la mia avversione per il fruscio che fanno quattro gambe p e l o s e quando si avvinghiano

fra loro. La mia ragazza non mai ha capito fino in fondo quello che mi è successo. Forse fra qualche anno ritroverò le energie per provare a spiegarle meglio… ma forse non ne vale la pena. Guardando al futuro stavo pensando di cercare solo rapporti con donne straniere, fregandomene delle loro esigenze e tagliando i ponti appena la lingua iniziasse a diventarmi familiare: pensi che come idea possa funzionare? In realtà la domanda che mi stava a cuore è questa: che tu sappia, nei monasteri ti prendono a qualunque età?

Giordano “Giò” Segatta nasce a Trento il 27 dicembre 1979. Poco altro si conosce di lui: il rapporto di amore ed odio per il teatro, la passione per il fumetto e la pigrizia nel disegnare, il gusto di stupire e sperimentare. Si definisce un “cinico innamorato cui piace inventare storie”, anche se spesso i testi glieli scrive Furio, il suo furetto tossicodipendente. Di lui si dice anche: “A prima vista, è un tipo che racconta storie assurde... poi lo conosci e scopri che sono vere.” Ormai da anni Giò collabora attivamente con la rivista AnomaliE, mentre con lo Studio d’Arte Andromeda di Trento ha partecipato a due libri di fumetto ed illustrazione e ad alcune mostre, e pubblicato vignette e racconti sul settimanale Vita Trentina. Ma è internet il suo principale mezzo di diffusione: infatti, oltre ad essere una delle colonne portanti di cakkio.it e partecipare alla webzine cartaigienicaweb.it ed al gruppo di Nuvolelettriche, Giò ha aperto un blog tutto suo con il quale due volte in settimana delizia (si fa per dire) i lettori con irriverenti vignette, strisce e fumetti. E’ inoltre suo il famoso detto: “Dietro ogni grande artista, c’è una grande donna che non c’è stata.” Come hobby, Giò si è laureato in ingegneria dei materiali. Nonostante legga e disegni fumetti è felicemente fidanzato. Da grande vuole fare lo scrittore, o perlomeno imparare la grammatica.

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Amici di AnomaliE, ma soprattutto amiche, benvenuti nell’angolo dell’apposta! Quello in cui si commenta questa fanzine, si scherza e ci si insulta intenzionalmente! Con la stessa pruriginosa impazienza con cui i bambini scartano i regali di Natale, mi accingo a leggere i questionari attraverso i quali avete commentato AnomaliE. Oppure se volete potete scriverci le vostre opinioni a redazione@anomalie-net.com . In apertura vorrei ringraziare la fanzine ligure Skizzo Pazzo e la sua mitica capessa Manuela Penna! Skizzo Pazzo parla di fumetti, ma in maniera molto più competente di noi! Per informazioni o per ricevere la “fanzine delle nuvole parlanti” scrivete a redazioneskizzopazzo@yahoo.it . Vorrei inoltre salutare i più anziani lettori di AnomaliE, cioè il signor Salvatore Corallini e sua moglie. Lui nel 2006 ha compiuto ben 90 anni! Lo vedete che AnomaliE mantiene giovani? Dentro, almeno. Lo scorso numero di AnomaliE vi è piaciuto, e i vostri commenti in proposito possono essere riassunti in questi due: Bellissimo… andate sempre meglio… continuate così! Sklero Rulez! e Molto più bello, articoli più interessanti, tante facce da cazzo, buona carta igienica, orso

Suka è il nuovo sex simbol. A pensarci bene non so se è un complimento… nel dubbio… sarai bello tu! L’articolo che ha preso il voto più alto è stato… rullo di cannoni… Life for Dummies di Jazzinghen! Reazione di Jazz in proposito: Te lo dico dopo, ora devo andare in bagno! Il fumetto Fumettoteca è stato commentato Impara a scrivere HARRY POTTER! e Un po’ AGRICOLO in certi punti ma anche Stupendo! (io mi iscrivo fra quelli dei fumetti “ghei” e delle ff su Harry Potter che si accoppia con altri maghetti… >_>’’’ ma alla fine cosa fa Gio di così porco? Spera di non saperlo mai! Molti di voi hanno pensato che l’editoriale minimalista di Consu fosse una buona idea. Ma qualcun altro ha capito come sono andate veramente le cose, e ha scritto Consu sbattiti! O intendeva un’altra cosa? L’articolo su Vampire è stato giudicato Bellissimo e La foto è bellissima, ma c’è anche un È una merda di difficile interpretazione… mmh, chissà cosa avrà voluto dire… nel dubbio… va##anc%£o! Ma c’è anche un tenero Posso venire anch’io? Certo, ti basta telefonare a Fabio al 347-8615248. Sperando che non sia occupato. Il telefono. Ma anche Fabio. Con Martina. Fabio. Eh? L’articolo sul Servizio Civile invece oscilla tra Molto interessante e Ti ucciderò,

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Via Roma, 60

Akira! Tu non lo sai, ma gli angoli delle pagine di AnomaliE sono intinti nel veleno, e quindi morirai prima tu! Commentando il pezzo su Andersen, qualcuno ha scritto: Odio le fiabe. Potresti fare la parte dell’orco cattivo! Qualcun altro invece ci segnala una notizia dell’ultima ora: Andersen è morto. Cavoli! Speriamo abbia fatto in tempo a leggere l’articolo! Ma c’è anche un animo gentile, che ci scrive La foto è bella. Grazie, ma è l’unica cosa che non abbiamo fatto noi! :( Il posterone centrale modello Play Boy ha riscosso successo in termini di voti, ma tutte le vostre annotazioni riguardano le nostre facce, e la buttano parecchio sul pecoreccio, pertanto… fo##e#evi tutti! Salvo solo questo: La tipa al centro mi ricorda Sadako… paura! O_O’’’ Beh, diciamo che la nostra Fede difetta un po’ in altezza rispetto a Sadako, ma in altre misure è decisamente meglio! Solo commenti positivi per l’articolo sugli infiltrati nei buffet: Ke ridere! e Uahahah! Quello che si dice “adattarsi al proprio ambiente!” Ma allora i lettori di AnomaliE sono tutti degli scrocconi! Prendete la nostra fanzine solo perché è gratis! Aaaargh! Opinioni contrastanti invece su Due fogne come noi: Tsk… dilettanti contro Figo… anch’io a volte ho pensato di assaggiare le crocchette del mio gatto (che ne sembra drogato) dite che posso provarci senza avvelenarmi? E come si chiama il tuo micio? Drogatto?

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Come già annunciato, complimenti per Life for Dummies: Spassosissimo e senza senso. L’accoppiata perfetta. Adesso però non esagerate, altrimenti Jazz si prende via male e si esprime così anche durante gli scritti all’università! Ci sono complimenti anche per lo scorso Hey AnomaliE! Tommy ne sa a pacchi e Grande, come al solito! Ma come avete fatto a fotografarmi mentre leggevo AnomaliE? Lo fate solo per essere pubblicati, non mentite brutti falsi ipocriti ruffiani lecca##lo doppiogiochisti e pressappochisti! Sesso in Panda invece ci vede uniti e stretti nell’utilitaria: Pura verità… d’oh! - In Panda è meglio - Ah-ah lo sai!! ma anche Quelli degli altri numeri erano più belli! Ma se siamo solo al n°2??? Infine la quarta di copertina si è meritata un Bello, soprattutto è il primo gioco dell’Oca che, se capiti in certe caselle, continua all’infinito! (ps: W il muflone! Muf!) Muf a tutti!

I can’t get no satisfaction, cantavano gli Stones. E anche voi volete di più, e quindi ci domandate Meno fotografie e più disegni e fumetti! ma qualcun altro segnala Voglio + foto! Decidetevi, intanto noi continuiamo a fare come vogliamo. Poi c’è un Voglio Sadako vs Teletubbies e un Voglio una serie a fumetti con protagonista Fede! E inoltre Voglio i finali dei fumetti lasciati in sospeso! Ma non lo sapete che l’erba voglio se la fuma solo il re? Un paio di maniaci chiedono ancora Consu vista da davanti. Guarda, io ce l’ho davanti spesso, e ne ho già i maroni sfrocugnati. C’è sempre chi ci bacchetta: La prossima volta numerate le pagine! Ma guarda che su AnomaliE i numeri, come d’altronde tutta la matematica, sono solo un’opinione. C’è poi chi ci chiede Qualche gadget. Ma c’è già il gadget! Le vedi quelle belle cambrette lucenti sul dorso della rivista? Guarda che le mettiamo apposta. Ci puoi fare un sacco di Art Attack! Qualcuno propone come titoli per prossimi articoli:


Testi: tutti Curatore: Gabriele Disegni: Katrina “Perché il da Vinci ha i fili della corrente fuori dai muri?” e “Il bello dell’autogestione”… un momento… io ti riconosco… tu sei Filippo C! Smettila! Veniamo a Teste di quiz, cioè quelle 20 domande presenti sul questionario, per verificare se avete letto (e compreso) AnomaliE n°9! Per ogni risposta segnalo la percentuale dei lettori che ci ha azzeccato. L’uomo-sacchetto è Luber (53%) ma lo sfondo è un montaggio (13%). La risposta più bella è però stata: Spider-man, aveva portato la maschera a lavare. L’orsetto Suka ha già fatto pipì per il 19%, no per il 38% e deve fare la cacca per un altro 19%. La frase subliminale è stata intuita dal 47%, ma solo il 20% di voi l’ha letta e trascritta correttamente: Tuo padre suka minchia e dancer. Solo un quinto dei lettori vorrebbe giocare alla raccolta delle mele con Fede, mentre un terzo risponde di no. C’è però un 13% che segnala Già fatto, e addirittura un Preferisco le banane. Un quinto dei lettori ha individuato che il cognome scritto sbagliato era quello di Corrado Gilli. Per la metà di voi Consuelo aveva scritto un editoriale, mentre solo per il 7% la risposta è no. Però c’è un ulteriore 21% che ci segnala che Consuelo non sa scrivere. Alla domanda su perché ci fosse un indice se le pagine non erano numerate, la risposta più bella è stata Del resto se ne occupa Consu! L’uomo invisibile nella foto è stato maggiormente identificato in Igor Sontacchi. Dovendo spiegare le censure nell’articolo sul live dei vampiri, la risposta più bella è stata: In realtà evidenziava con l’evidenziatore nero. I tre bambini in braccio a Michela sono stati riconosciuti da un terzo dei lettori in Omar, Fede, Consu. Tra le altre risposte, registro un Qui, Quo, Qua e un Knatte, Fnette, Shatte. Solo una persona sa che un ganettolo è un Gatto + Cane + Scoiattolo! Tra le varie ipotesi: Un gabbiano nevrotico al gabinettolo oppure Un gallo netturbino cavolo oppure ancora Un Gabinetto al gusto fruttolo. La tipa nella foto a testa in giù rappresenta-

va la Sirenetta. Alla domanda su cosa stessimo guardando nella foto centrale, per essere così spaventati, il 21% ha risposto Il fotogra-

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fo, mentre un altro 21% ha risposto Igor Sontacchi. Anche nella variante Igor nudo. Un 14% dichiara di non essersi mai intrufolato in un buffet, mentre il 78% ha risposto di sì. Per quanto riguarda la domanda su Harry Plotter e la Banana, la risposta più ciccia è stata Cose sconce? Che bello! Il 57% dei lettori darebbe un pugno (o anche di più) a Jazz, mentre il 36% risponde di no. Però solo il 43% dei lettori ha deciso di togliere il saluto a Jazz dopo aver-

lo visto nella foto “equivoca”. Il 57% lo saluterà ancora, però con le varianti: ma mi costa fatica oppure ma camminando schiena al muro oppure ancora sputandogli addosso. Ed ora lo spazio per il vostro sklero: Vorrei dire a tutti che i livelli sono nostri amici. Mmh, siamo l’unica rivista per ragazzi i cui lettori sono affetti da demenza senile! Patrizio segnala: I complimenti in effetti li meritate, eccome, ar-

Area Teatro Volete recitare in una compagnia, che vi insegni le basi del teatro, divertendovi e magari gratis? Allora entrate anche voi nella compagnia AreAttori presso l’Area Teatro, una delle tante attività organizzate dal centro giovanile l’Area di Trento. Durante il corso si viene seguiti da due registi, e non si fa solo recitazione, ma anche esercizi teatrali per prendere confidenza con se stessi, il gruppo e il palco. Un vero e proprio stretching per corpo e mente. Nel 2006 AreAttori si è esibita con successo nientepopodimeno che nel “Rocky Horror Picture Show”, che è stato messo in scena quattro volte in giugno e in dicembre presso altrettanti teatri (e se non ci credi visita http://iosonotizio.blogspot.com). Quest’anno stiamo preparando la commedia “Il suicida” di Nikolaj Erdman, molto divertente, che ci terrà impegnati per alcuni mesi. Ci sono ancora dei ruoli disponibili: entra nel gruppo! Se la cosa ti interessa, vienici a trovare i lunedì dalle 20.30 alle 22.30 presso l’Area Teatro, in via Vason 2 a Piedicastello. Per ulteriori informazioni puoi chiamare l’Area al numero 0461230017. Oppure se conosci un teatro che può ospitare gratuitamente un nostro spettacolo, faccelo sapere, grazie. Siamo sempre in cerca di occasioni per esibirci!

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rivate a dare tempistiche un poco più precise e poi suishhhhh! Lanciati nel mondo dell’informazione. Ma farvi un pentolino di affari vostri, mai? Martina scrive Ho detto abbastanza… ora mi sfogo su Cow… è il mio tipo mica per nulla! Va beh, fate pure, io non vi guardo. Andate a quel paese. Vacci tu! Infine Filippo C. segnala che vuole il suo nome in grassetto all’interno della rivista. Ma poiché ha messo le crocette sul questionario a casaccio, lo scriverò così: Filippo.

E per concludere, uno slogan: AnomaliE: la rivista per ragazzi con più sesso e violenza!

Tommy

http://kestoria.blogspot.com http://sessoinpanda.blogspot.com

FUMETTOTEKA MAD - Punto prestito fumetti

Via Roma, 60 - Trento (TN) orario di apertura: giovedì, venerdì e sabato dalle 16.00 alle 17.00

AUTORI SU QUESTO NUMERO: CAPOREDATTRICE: Consuelo Longhi GRAFICA DI COPERTINA: Danny Tollertamanini QUARTA DI COPERTINA: Max IMPAGINAZIONE: Consuelo Longhi

AUTORI DEGLI ARTICOLI E DEI RACCONTI: Saim, Giordano Segatta, Gabriele Tomasi FUMETTISTI: Giordano Segatta, Elisa Zeni, Consuelo Longhi, Katrina Smirnova, Andrea

Laproviteira, Chiara Piunno, Gabriele Tomasi FOTOGRAFI: Danny Tollertamanini

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