MOTO CAPRIOLO
Dalle ali alle ruote: il Capriolo MOSTRA DELLE MOTO DEL REGISTRO STORICO CAPRIOLO AL MUSEO DELL’AERONAUTICA GIANNI CAPRONI DI TRENTO.
di Paolo Conti
Una panoramica dei velivoli esposti al Museo Caproni di Trento. In primo piano si riconosce il ”CA 6” del 1911, l’ultimo biplano costruito da Gianni Caproni prima dello scoppio della ”Grande Guerra”. Tra le peculiarità si nota l’elica metallica e le ali lasciate senza rivestimento per poterne apprezzare la conformazione. Il motore è un Rebus da 50 CV, l’apertura alare è di 12 m, la lunghezza è di poco inferiore ai 10 metri e il peso al decollo era di 700 chili.
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La Aero Caproni fa il suo esordio nel settore moto col Capriolo 75 a inizio 1952. Motore monocilindrico 4 tempi, alesaggio e corsa 47 x 43 mm, albero motore longitudinale e distribuzione a valvole in testa comandate da camma a tazza, 3,5 CV a 6.000 g/m. Alimentazione a carburatore Dell’Orto da 15 mm, cambio a 4 marce, velocità massima 75 km/h, consumo dichiarato 1 l/65 km.
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on solo aerei: è questo il messaggio che arriva dall’aeroporto di Trento con la mostra ”Dalle ali alle ruote: il Capriolo - Epopea di una moto trentina”. L’industria Aero Caproni Trento non è stata solo una delle maggiori, se non la più importante industria aeronautica italiana, ma ha prodotto anche le moto. Tra il 1951 e il 1962 negli stabilimenti di Arco e di Gardolo, entrambi in provincia di Trento, sono state realizzate migliaia di motociclette Capriolo, costruite prima dalla Aero Caproni (1951-1957), poi dalla Aeromere (1957-1962), società partecipata dall’Ente pubblico. Ad Arco si producevano i motori, mentre i telai e l’assemblaggio veniva fatto nelle officine di Gardolo. L’allestimento della mostra rappresenta la testimonianza del processo di diversificazione che dagli aerei è sbocciato nelle moto. L’iniziativa scaturisce dalla collaborazione tra la Fondazione Museo Storico del Trentino e il Registro Storico Capriolo, con l’esposizione di otto modelli di moto Capriolo al Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento. La sua realizzazione è il frutto della sinergia operativa tra Riccardo Benelli, Marco Felli e Franco Nardelli, i curatori della parte tecnico-scientifica del Registro, con