La Manovella Web n. 6/21 - Novembre

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JAGUAR E-TYPE La C-Type sfodera poi un altro importante “asso nella manica”: quando una XK 120 deve ritirarsi per danni al cambio, causati da un eccessivo uso del freno motore a causa della scarsa efficienza dei freni a tamburo, la Jaguar impara la lezione, presentando una vettura con i freni a disco sulle quattro ruote. Per vincere le gare non basta raggiungere le velocità massime possibili sfruttando l’accelerazione, ma occorre anche (tutt’oggi è così), decelerare il più possibile prima delle curve, per guadagnare tempo, elevando, cosi, la velocità media. Con queste premesse, i risultati non possono che essere eccezionali: all’edizione del 1951 della 24 ore di Le Mans, la Jaguar C-Type arriva prima, guidata da Peter Walker e Peter Whithead; l’altra vettura,

guidata da Stirling Moss, è invece costretta al ritiro, nonostante le medie altissime. I piloti si mostrarono entusiasti del nuovo modello, ma lamentano una scarsa stabilità della vettura sul rettifilo alla massima velocità. Per risolvere il problema vengono effettuate delle modifiche alla carrozzeria e alla distribuzione dei pesi, ma questo influisce sull’assetto e di conseguenza negativamente sulla quantità di aria entrante nel radiatore. Fatto sta che l’edizione del 1952 è, per la Jaguar, un disastro: tutte le vetture in gara devono ritirarsi per problemi al sistema di raffreddamento. L’edizione del 1953 della “24 Ore” è invece, di nuovo, un vero trionfo per le Jaguar C-Type: al primo posto avremo la coppia Tony Rolt

La coda “a goccia” della FHC non è una semplice “copertura” dell’abitacolo ma ha un profilo che si integra perfettamente col disegno filante, elegante e allo stesso tempo aggressivo. La vettura del servizio ha cerchi con canale allargato di un pollice, modifica molto diffusa all’epoca per migliorare la stabilità. Qui a lato, da sinistra, una bella stampa dell’epoca che ritrae Ian Appleyard e Pat Lyons (figlia di Sir William) all’Alpine Rally del 1950 su Jaguar XK 120: otterranno la vittoria. La C-Type in gara alla 24 Ore di Le Mans del 1951. Il “dream team” Jaguar dell’epoca con un prototipo. Bill Heynes, appoggiato, sta parlando con Norman Dewis, al volante. Dietro di loro, da sinistra, Malcom Sayer, Bon Knight, Joe Sutton, Arthur Ramsay, Keith Cambage, Philip Weaver, Gordon Gardner, Bob Penney e Len Hayden.

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