La Manovella Web n. 11/20 - Novembre

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I NOSTRI LUTTI progettazione al PC (“quando andai via dalla Pininfarina c’erano ancora i tecnigrafi” ci disse), continuava a realizzare veri capolavori con la tecnica della tempera acquarellata che faceva riprodurre in cartoline collezionabili; ne regalò copie a tutti e io ne feci un collage che ancora conservo. Furono un onore e un piacere grandissimi. L’ultima volta fu invece in occasione della consegna a Marcello Gandini della “Matita d’Oro” 2019, premio istituito dal Museo dell’Automobile di Torino, esattamente un anno fa: si prestò a fare da “spalla” all’esuberante Piero Chiambretti che presentava la serata. Alla fine lo salutai e lui ricambio con uno dei suoi sorrisi cordiali ed educatissimi, una vera rarità in un periodo tanto imbruttente come quello che stiamo vivendo. Con mia moglie che mi accompagnava, rimanemmo, per l’ennesima volta, stupiti dalla signorilità e dalla capacità di colloquio nonostante l’età, portata egregiamente. Aldo Brovarone nacque a Vigliano Biellese, patria del settore tessile, del quale il padre fu rappresentante (la madre insegnante), il 24 giugno del 1926. Da bambino fu forte in lui il desiderio di diventare aviatore, e, ancora oggi, una teca della sua casa ospita tantissimi modellini di aerei in lamiera, legno, metallo e ottone, tutti realizzati da lui. Sui quaderni però, disegna anche le prime automobiline, replicando le linee della Balilla a tre marce del papà ma soprattutto quelle della 1500 dello zio, una delle vetture più avanzate dell’epoca, disegnata da Mario Revelli di Beaumont che divenne presto uno dei suoi idoli. La guerra purtroppo interruppe i suoi studi in ragioneria presso l’Istituto Bona di Biella e lo costrinse a un anno nella Polonia occupata. Finita la guerra, molti piemontesi partirono per l’Argentina a raggiungere i parenti già emigrati. Aldo incontrò uno zio che, conscio delle sue doti, gli trovò subito un lavoro come disegnatore in una ditta di elettrodomestici. In Argentina Brovarone conobbe Piero Dusio, arrivato per avviare la Autoar (Automotores Argentinos), una fabbrica di automobili che produrrà alcuni modelli utilitari con meccanica Jeep e telai concepiti da Rudolf Hruska. Dusio vide i disegni che Brovarone aveva preparato per lui e lo assunse incaricandolo di realizzare il catalogo illustrato dell’azienda ancora prima di aver realizzato una vettura: Aldo raffigura una giardinetta che poi verrà realizzata con poche modifiche. Brovarone nel 1952 torna in Italia, non ancora trentenne, bussa alla porta dello studio di Battista “Pinin” Farina che, su raccomandazione di Dusio, lo mise dietro al tecnigrafo. Uno dei primi progetti fu una delle vetture più iconiche della storia motoristica, la Maserati A6 GCS, costruita in quattro esemplari.

La lettera che Battista Farina scrive a Brovarone invitandolo a “conoscersi” prima dell’assunzione. Sotto, a sinistra, Brovarone appena entrato in Pinin Farina (a sinistra) con Adriano Rabbone. A destra, bozzetto per Dino del 1965.

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