LA PSICOLOGIA DEL KUNDALINI YOGA DI CARL GUSTAV JUNG
"LasaggezzaIndianaèlapiùprofondacheesistaelaricercadellapsicologiaconfermapasso dopopassoleaffermazioniinessacontenute.L'anticascienzadell'animadegliIndianièespressa dalloyogacheapparecomeilpercorsoversol'autoperfezione".
Carl Gustav Jung è stato il primo ed unico psicoanalista ad aver concepito lo yoga come una espressione della psicologia dell’inconscio, ma al tempo stesso ad aver qualificato come “pre-psicologico” il metodo di liberazione dagli opposti che viene compiuto attraverso la soppressione dell’io secondo gli assunti fondamentali della disciplina yogica.
L’ottica psicoanalitica con cui Jung si è accostato alla filosofia indiana lo ha portato ad interpretare “l’Oriente” con uno spirito terapeutico simile a quello utilizzato in analisi con i suoi pazienti.
Secondo l’approccio junghiano, lo studio della psiche deve incentrarsi intorno ad una visione olistica in cui gli elementi portanti della cultura occidentale enfatizzanti la razionalità e il controllo della realtà esterna possano fondersi in modo armonioso con quelli della cultura orientale più indirizzati all’interiorizzazione e all’intuito
“Esserecapacidiriconoscerel’archetipo,divederel’immaginesimbolicadietroilsintomo,immediatamente rasformal’esperienza.Puòesseremagaridoloroso,maorahaunsignificato.Invecediisolarecoluiche soffredaisuoisimili,louniscealoroinunpiùprofondorapporto.Oraeglisisentepartecipediun’impresa collettiva–latribolataevoluzionedell’umanaconsapevolezza–cheiniziònell’oscuritàdellapalude primordialeechefinirànonsappiamodove”(Jung,1951).
Il tantra yoga (dal sanscrito tan, espansione e tra, liberazione) a cui si riferisce Jung viene concepito nel suo significato autentico di “espansione dell’ordinario stato di coscienza“ in contrasto con alcune misinterpretazioni mercificanti e riduttive.
Il risveglio della kundalini come processo evolutivo
Nel corso delle quattro conferenze seminariali del 1932, tenute al Club psicologico di Zurigo in seguito alle sei organizzate nello stesso anno dall’indologo tedesco Wilhelm Hauer, Jung ha approfondito il kundalini yoga, come risveglio dell’energia primordiale dormiente personificata da Shakti (sotto forma di serpente attorcigliato alla base della colonna vertebrale), al fine di rientrare in coniunctio con Shiva. Tale risveglio viene attivato attraverso un percorso analitico preparatorio, nel quale l’individuo sottoposto all’analisi acquisisce un certo grado di consapevolezza dell’autonomia dell’inconscio, definita come “oggettività psichica”.
"Attivarel'inconsciosignificarisvegliareildivino,ladevi…kundalinisignificadareinizioallosviluppodel sovra-personaleall'internodell'individuoperaccenderelalucedeglidei.Kundalinièilsovra-personale,il non-Io,latotalitàdellapsiche,esoltantograziealeipossiamoraggiungereichakrapiùaltiinsenso metafisicoecosmico"
L’interesse di Jung per il kundalini yoga nasce dal suo incontro con una giovane paziente europea cresciuta in India di cui egli stesso riesce ad interpretare i sogni solo in seguito alla lettura di “The Serpent Power” di Sir John Woodroffe (1950)il quale sotto lo pseudonimo di Avalon ha portato a termine la traduzione dei testi Shatchakra Nirupana e Paduka Panchaka che costituiscono il testo “The Serpent Power”.
Jung descrive pertanto l’itinerario ascensionale dai livelli più bassi a quelli più alti dei chakra analizzando gli stessi dal punto di vista psicologico, tralasciando solo il settimo non suscettibile di essere raccontato sotto l'aspetto psicologico.
Secondo Jung il kundalini yoga si basa su delle verità che emergono dall’inconscio collettivo sotto forma di archetipi ai quali viene donato un significato simbolico.
Il passaggio dai chakra inferiori a quelli superiori corrisponde al progresso impersonale caratterizzato dall’oggettività psichica, che avviene elevando progressivamente l’io al Sé, passando per il non-io.
Interpretazione Junghiana dei chakra
Jung definische i chakra come un tentativo di fornire una teoria simbolica della psiche, che è un argomento tanto complicato che richiede proprio l'uso di simboli per cercare di rappresentarla. Essi simboleggiano la psiche da una prospettiva cosmica, come se una super coscienza divina contemplasse la psiche dall'alto. Il processo di passaggio da un chakra al superiore è visto come un passaggio dal grossolano al piu sottile, dal conscio all'inconscio (sé o Purusa) che corrisponde al processo di individuazione Junghiano in cui attivare l'inconscio corrispone al risveglio della Kundalini.
Muladhara, il primo chakra.
All’altezza del muladhara chakra, il cui significato letterale è “a sostegno delle radici”, l’io è conscio mentre il Sé é addormentato, in quanto l’impersonale si trova ancora allo stato potenziale. kundalini è addormentata e avvolta intorno al linga. Solo attraverso e in seguito al processo di radicamento, simboleggiato dall’elefante che rappresenta la libido, può svolgersi lo sradicamento che conduce alla realizzazione del Sé.
Secondo Jung, il muladhara chakra simboleggia la cultura occidentale, la quale non ha ancora sperimentato il risveglio della coscienza cosmica.
Muladhara è il simbolo della nostra esistenza corporea, è l'energia psichica che spinge a vivere, è la radice della nostra esistenza, è la terra, il fondamento del mondo.
Tutti noi abbiamo radici e non possiamo fuggire via dal nostro mondo cosciente, siamo nel mandala della terra e corriamo il rischio di rimanere intrappolati nelle radici della fisicità della vita cosciente, della pesantezza della materia, della presenza costante della mente.
Questo è il luogo energetico in cui l'essere umano è vittima dell'istinto, degli impulsi, della non consapevolezza.
Questo è Muladhara e qui troviamo Kundalini.
Kundalini è qualcosa di assolutamente inconoscibile, superiore alla nostra volontà ed è lei che ci conduce ai chakra successivi. E' la forza invisibile, l'impulso che ci costringe a seguire un percorso fino alla fine, ad affrontare la vita fino alla sua essenza. Da un punto di vista psicologico è quella forza irresistibile che ci spinge in avanti, che ci induce a intraprendere le più straordinarie avventure.
In Muladhara l'inconscio non è ancora presente ed esiste unicamente la vita fisica; è come se la nostra vita si svolgesse in un grembo, siamo un embrione, una condizione iniziale, il seme del futuro, da piantare nella terra per avviare il processo di radicamento e di crescita. Se contattiamo la nostra parte più profonda, allora il processo dell'impersonale può innescarsi. In muladhara inizia il viaggio verso il divino, verso l'anima immortale.
Il colore rosso associato a questo chakra è il colore del sangue, della passione oscura. Nel suo simbolo è contenuta la shakti, la divinità che si unirà con shiva dopo l'ascesa al settimo chakra. L'elefante, simbolo del chakra, sostiene il peso della terra e rappresenta il radicamento , lo sforzo di sostenere la consapevolezza umana, il potere che ci spinge a costruire il mondo cosciente. Per gli Hindu l'elefante è il simbolo della libido addomesticata, parallela alla nostra immagine del cavallo.
Svadhistana: il secondo chakra
Lo svadhistana chakra che significa letteralmente “dimora del proprio sé” è sede dell’inconscio e il suo elemento è l’acqua, a simboleggiare l’annegamento a cui ciascuno è potenzialmente soggetto durante i viaggi verso l'inconscio, al fine poi di riemergere e di rinascere.
L’elefante si è trasformato nel mostro leviatano che dimora in tale mare minaccioso.
Il secondo chakra è il luogo energetico in cui è possibile fare tutto; ci tuffiamo nel flusso della vita e ci lasciamo trasportare, galleggiando su tutto ciò che accade. Questo chakra possiede tutte le caratteristiche dell'inconscio.
Svadhisthana è un chakra legato al tattva (elemento) acqua, al mare dove vive un enorme mostro: il Makara o Leviatano. Non ci meraviglia che sia rappresentata in questo chakra una mezzaluna simbolo del femminile, di cicli e rinascite; ogni mistero della vita ha inizio nell'acqua, elemento dell'energia femminile; ogni ricerca di crescita ci riporta all'acqua, e al pericolo di essere inghiottiti dal mostro che dimora nelle profondità del mare.
Proprio per questo il battesimo, come anche altri riti di iniziazione legati all'acqua, hanno un significato di passaggio e quindi di crescita: dopo quel passaggio non saremo più gli stessi. Rappresentano un annegamento simbolico che porta ad una nuova vita, ad una rinascita.
Potremmo paragonare al Leviatano l'analisi, che è ugualmente rischiosa perché ci mette di fronte a noi stessi. Andiamo sott'acqua, conosciamo il Leviatano e quell'incontro diviene fonte di rigenerazione o di distruzione. Abbiamo qui l'incontro con un tipo di vita diverso da quella impulsiva del primo chakra: la vita dell'inconscio.
Il colore arancio associato all'energia di svadhisthana è una sfumatura più chiara del rosso, contiene più luce così come la rinascita e ci conduce al giallo di manipura.
Il leviatano simbolo di questo chakra è un simbolo parallelo all'elefante: makara è negli abissi ciò che l'elefante è sulla terra. Rappresenta ancora una forza tremenda e qui troviamo il nostro peggiore nemico da affrontare: noi stessi.
La grande benedizione sulla terra, la consapevolezza, diviene la più grande sfida da affrontare: l'inconscio Makara dunque è l'altra faccia dell'elefante; il dragone che ci divora è lo stesso che ci sostiene e ci nutre perché se esiste il conscio esiste anche l'inconscio. Non essere coscienti delle proprie pulsioni è molto peggio che soffrire a causa loro.
Cosa ci spinge verso il secondo chakra e quindi il nostro inconscio? Secondo Jung la nostra energia Kundalini viene risvegliata e si muove verso il centro successivo spinta da qualcosa che supera la nostra volontà, una scintilla, uno stimolo, un impulso, un bisogno a cui non possiamo opporre resistenza.
Manipura; il terzo chakra
Cosa accade dopo aver fatto conoscenza con l'inconscio?
Si scatena l'intero mondo emotivo. E' li la fonte del fuoco, è lì la nostra energia. Un uomo che non sia infiammato dalla passione è ridicolo, è bidimensionale. E' così che Jung ci presenta il terzo chakra, Manipura.
Il manipura chakra che letteralmente significa “città dei gioielli”, é la sede dell’esperienza psichica conscia (strettamente legata al corpo), la quale si manifesta nella pienezza delle passioni ed emozioni con le quali avviene una totale identificazione con l’io (ego), scatenate dopo aver attraversato l’inconscio.
Nel terzo chakra risiede il fuoco della vita, della passione.
È il centro energetico del plesso solare, l'addome, in cui la materia è digerita, trasformata e il fuoco, che è il suo tattva, è un elemento mobile, visibile, perfettamente definito e tangibile ed è tanto fisico da bruciare provocando dolore.
Jung definisce l'addome una localizzazione psichica, perchè noi percepiamo una serie di eventi in questo plesso: diciamo che abbiamo un peso sullo stomaco, e le emozioni come rabbia, paura e ostinazione possono agire sui nostri organi come intestino e fegato.
Finché si è in manipura siamo nel calore del centro della terra, in preda al fuoco delle passioni, dei desideri, delle illusioni. Avviene , che quando contattiamo il nostro inconscio si libera in noi una grande energia, vecchie emozioni tornano a bruciare come se fossero fuochi dimenticati sotto la cenere.
L’ariete Ram corriere di Agni, signore del fuoco, corrispondente a questo chakra, è legato a Marte, pianeta della passione, dell'impulsività, della violenza. E' un animale impulsivo ma sacrificale, meno pericoloso del leviatano: essere inconscio delle proprie passioni è molto peggio che conoscerle e sacrificarle.
Il suo colore è il giallo, colore del fuoco e del calore del sole.
Dall'intestino dove tutto è fuoco, sangue, muscoli, ossa,saliamo attraverso il diaframma che rappresenta la superficie della terra verso l'aria, il cuore, il passaggio ai chakra superiori.
Anahata: il quarto chakra
Cosa accade dopo l'inferno di manipura?
Dopo essere stati nella spirale della passione, degli istinti dei desideri, cosa avviene?
Dopo essere passati nella tempesta dei primi tre chakra, nel caos,nel brodo primordiale, passando attraverso il diaframma che rappresenta il confine tra terra e cielo, tra elementi visibili e tangibili e invisibili ed intangibili, entriamo in Anahata il centro del cuore.
Ci solleviamo dalla terra attraverso l'uso del nostro pensiero. Non siamo piu identificati con le nostre emozioni ma ci innalziamo al di sopra di esse e distaccandoci le osserviamo.
Anahata, letteralmente “inattaccabile”, corrisponde alla sede del primo riconoscimento del Sé come distinto dall’io e come Purusa ovvero forma di esistenza puramente psichica (pura coscienza, spirito, anima o sé) con la quale non ci si identifica ma che risulta soggetta all’osservazione. E' qui che inizia il processo di individuazione, l'incontro tra conscio e inconcio.
Jung ci spiega che quando si agisce nel sé si prova la sensazione di non essere se stessi ma il tramite di qualcosa di piu grande che agisce in noi autonomamente
L'aria, il tattva di anahata, possiede le caratteristiche del pensiero e dell'anima, è leggera, intangibile e mite. Anahata è il centro del cuore e dell'aria perchè l'attività del cuore è strettamente collegata a quella dei polmoni. Spesso il nostro respiro è collegato all'idea di spirito, di psiche. E' qui infatti che le cose psichiche hanno inizio, dove vengono riconosciuti valori, idee e sentimenti. Al cuore sono associati i nostri sentimenti e le nostre emozioni lo influenzano.
“Soltanto se si impara qualcosa con il cuore lo si possiede veramente. In altre parole, se ciò che si impara non è associato ai sentimenti, se non sprofonda nel corpo sino a raggiungere anahata, è così volatile che vola via”
Il colore è verde e il suo simbolo è la gazzella. La gazzella è un animale tenero e aggraziato, del tutto inoffensivo, esageratamente fugace ed inafferrabile: un attimo lo vediamo e l'attimo dopo è saltato via a grandi balzi, come se avesse le ali; tocca appena terra e il minimo alito di vento è sufficiente ad insospettirla e a farla fuggire.
È un animale della terra ma sembra non avvertire la forza di gravità. Ha già perso una parte della pesantezza della terra e denota che in Anahata esiste un elemento elusivo, difficile da cogliere.
È ciò che il medico definisce l'elemento psicogeno in una malattia. Il pericolo che corriamo è quello di agire come una gazzella impazzita e di incominciare a saltare in ogni direzione. Ma ciò che possiamo conquistare è la forza, l'efficienza e la leggerezza della sostanza psichica, del pensiero e del sentimento.
Vishudda: il quinto chakra
All’interno del vishuddha chakra che significa letteralmente purificazione, il Sé diventa impersonale e il mondo diviene un riflesso della psiche: l’esperienza viene considerata come esperienza del mondo psichico e l’analisi come esperienza soggettiva.
Gli altri sono visti nel bene e nel come una condizione del nostro stato psichico e per empatia tutto diviene una esperienza soggettiva e personale, il mondo stesso diventa un riflesso della psiche.
Il suo elemento è l'etere che rappresenta l'astrazione, lo spazio senz'aria della non materia.
Il colore è il blu e il simbolo è nuovamente l’elefante, già presente nel primo chakra, sorregge l’etere, simboleggiando la trasformazione dalla materia grossolana del corpo a sottile della psiche, la forza della realtà che non è più sostenuta dall'esperienza della materia ma da quella psichica.
Ajna: il sesto chakra
Il nostro sesto chakra è un raggio di luce catturato e imprigionato nel mondo. Il Dio che dormiva in muladhara ora è pienamente manifesto. Ajna chakra, dal significato letterale “ conoscenza”, è Dio; è espressione piena e manifesta del non-ego. In questo stato di energia riconosciamo di essere solo realtà psichica eterna nella quale l'io e il Sè si fondono.
In Ajna la mente mette le ali, si raggiunge un tale distacco che non si calpesta più la terra. È un essere umano che crea una nuova forma di se stesso.
Jung non si esprime compiutamente in merito a questo chakra e al sahashrara simbolo della pura coscienza, in quanto entrambi si reputa non possano essere
soggetti alla comprensione dell’uomo occidentale.
Saharsara: il settimo chakra
In sahasrara chakra avviene l'unione di Shakti e Shiva, gli opposti si uniscono secondo la filosofia tantrica e si realizza il viaggio di kundalini
È una trascendenza ed è avvicinabile soltanto come concetto filosofico o come esperienza energetica per la quale non esiste modalità di approccio ed è oltre ogni immaginabile descrizione perché comprendiamo che tra il SÈ e Dio non esiste alcuna differenza. Non c'è più nulla, neanche Dio: solo Brahman. È il samadi, il nirvana.
Secondo Jung, il viaggio attraverso i chakra è uno sviluppo continuo, un percorso in cui quello che viene realizzato non viene più perso, ma si può solo procedere verso l'alto, verso l'incontro tra Shiva e shakti, verso la nostra completa individuazione.
IL SISTEMA DEI CHAKRA E LA PSICOLOGIA SECONDO ANODEA JUDITH
Il sistema dei 7 chakra come noi oggi lo conosciamo, e come diamo per scontato che vada interpretato ed utilizzato, è nato in realtà partendo più dalle considerazioni di Jung e di influenze di successive scuole di pensiero del '900 che dai testi classici della tradizione yogica.
Il corpo e le asana diventano un mezzo per lavorare sui chakra, cosa che non appartiene alla tradizione yogica, dove i cakra erano tappe visualizzate della dispersione dell' io nel tutto. L'obiettivo passa da trascendere il sé a creare un sé equilibrato.
Si cercano corrispondenze scientifiche dell'efficacia di questo sistema, che solo in questo modo viene legittimato e utilizzato per rispondere alle esigenze personali di sviluppo umano occidentali.
La persona che ha stilato di questo sistema la piu perfetta e completa sintesi ad uso occidentale è Anodea Judith che a riguardo ha scritto diversi libri e al suo studio ha dedicato la sua intera esistenza, speziando dall'ambito della psicanalisi, alla bioenergetica, allo yoga e meditazione.
Nella sua concezione i Sette Chakra sono portali tra il mondo interiore ed esteriore, associati a specifiche funzioni psicologiche.
Nel nostro corpo scorre normalmente, in modo ascendente e discendente lungo la nostra colonna, un flusso vitale (prana) tra le due polarità del polo terrestre, che corrisponde al CORPO e al RADICAMENTO ed il polo della coscienza che corrsiponde alla MENTE e alla CONSAPEVOLEZZA. Lungo il suo percorso i chakra sono come centraline, stazioni che ricevono e trasmettono energia.
Gli eventi spiacevoli della vita possono creare dei modelli difensivi cronici che bloccano l’emozione connessa all’esperienza, impedendo a buona parte della nostra energia vitale di fluire liberamente, creando dei blocchi energetici che restano nella memoria del corpo e della mente, impedendo all'energia di scorrere anche quando non ci sono minacce reali.
Tutto ciò ha effetti sullo sviluppo e maturazione dei chakra, poiché inibisce una funzionalità psicologica pienamente equilibrata.
Questo processo è applicabile a tutti i Chakra: se il flusso energetico viene arrestato o rallentato, lo sviluppo del chakra collegato ad una certa emozione ne risentirà, con la conseguenza di uno squilibrio emotivo; se la situazione si cronicizza lo squilibrio si estende al fisico, con probabile insorgenza di malattie o sviluppando le cosiddette armature caratteriali, che influenzano postura respiro, metabolismo e la nostra attitudine alla vita.
Questo si riflette nelle nostre relazioni, lavoro, creatività e nei sistemi di credenze e circoli viziosi che creiamo nelle nostre vite.
Pertanto si può affermare che ogniqualvolta una persona blocca un’esperienza emotiva, blocca anche uno o più Chakra, alterandoli nella loro funzionalità.
Un Chakra che funziona regolarmente può assorbire e metabolizzare le energie.
Un Chakra che non funziona regolarmente è “chiuso” o “fermo”; può essere “ostruito” perché carico di energia stagnante.
Questi blocchi vengono creati da
• traumi
• condizionamenti
• credenze limitanti
• abitudini restrittive
• ferite fisiche ed emotive
• macanza di attenzione
Per mantenere in buono stato energetico i nostri chakra, può essere utile:
• conoscerne le caratteristiche psicologiche
• connetterle con le fasi di crescita dell’essere umano (storia personale)
• intervenire in modo adeguato, con o senza l’aiuto di un professionista, per bilanciare eccessi e carenze
• il riequilibrio va effettuato sia a livello energetico, fisico e psicologico.
Ad ogni chakra vengono collegati degli specifici diritti, identità, demoni, età di sviluppo, che vedremo nello specifico per ognuno di essi.
Primo chakra: MULADHARA
il chakra della radice
Caratteristiche del primo chakra
Il primo chakra si trova alla base della colonna vertebrale, all’altezza dell’osso sacro.
Il suo nome in sanscrito è Muladhara e significa letteralmente “radice” e “sostegno”.
Per questo motivo il primo chakra viene chiamato “Chakra della radice” ed è il fondamento di tutto il sistema dei chakra.
Esso rappresenta il nostro radicamento, il nostro istinto di sopravvivenza, il bisogno di sicurezza, la stabilità, ed è collegato al soddisfacimento dei nostri bisogni primari, come avere una casa, un lavoro, procurarsi il cibo e garantirsi le esigenze dell’esistenza fisica.
Il suo scopo è quello di darci delle fondamenta solide, di farci sentire radicati nel nostro corpo fisico, nella nostra realtà fisica e nella terra, e il suo equilibrio è molto importante per la creazione di una buona base fisica e psicologica per la nostra vita.
Il suo colore è il rosso, ovvero il colore della forza e dell’energia pura.
L’energia di Muladhara è associata alle ghiandole surrenali, ed è responsabile della salute di gambe, piedi, ano, retto, intestino crasso, coccige e tutta la struttura ossea.
Lavorare con il Primo Chakra significa prestare attenzione al rapporto con il nostro corpo e con le nostre radici: la terra e il luogo da dove veniamo, l’utero, i nostri antenati, la famiglia e la nostra storia personale.
Da un punto di vista evolutivo Muladhara si sviluppa nell’utero fino ai 12 mesi di età, e i suoi bisogni sono la fiducia, il nutrimento, la sicurezza e il diritto di esistere.
La sua identità è un’identità fisica, il cui compito è l’autoconservazione
La sua struttura caratteriale è il Creativo/schizoide caratterizzato da: creatività, intelligenza, spiritualità (chakra alti). Ha poco contatto col suo corpo, perciò non ha senso di libertà, di sicurezza di sé, di essere voluto, ha poca fiducia nel prossimo, parla in modo frettoloso saltando da un argomento all'altro.
Il demone associato al primo chakra è la paura, la risposta istintuale scatenata dall'istinto di sopravvivenza, che ci porta ad essere ipervigili, agitati ansiosi, anche in assenza di pericoli ed a portare l'energia verso i chakra superiori.
Caratteristiche del primo chakra in equilibrio
Generalmente, chi ha il primo chakra in equilibrio tende sentirsi equilibrato, centrato e ben radicato, ha un senso di sicurezza interiore, sa prendersi cura di se stesso, si sente a suo agio nel proprio corpo e gode di buona vitalità ed una giusta vivacità.
Ha sviluppato un senso di fiducia nel mondo ed una sensazione di sicurezza e salvezza, tale da avere la capacità di rilassarsi e di essere sereno, stabile e prospero.
Caratteristiche del primo chakra in disequilibrio
Da un punto di vista fisico, un primo chakra in disequilibrio può manifestarsi con disordini intestinali, anali, dell’intestino crasso oppure con problemi alle parti solide del corpo, come ossa o denti, o ancora con problemi alle gambe, ai piedi, alle ginocchia, alla base della colonna ed ai glutei.
Invece, da un punto di vista emotivo, un disequilibrio del primo chakra potrebbe manifestarsi con una sensazione di insicurezza, scarsa fiducia in se stessi, apatia, eccessiva preoccupazione e paura di perdere ciò che ci da sicurezza e senso di benessere.
Un primo chakra in disequilibrio si può manifestare anche con eccessi di rabbia, aggressività, collera, gelosia, violenza o atteggiamento difensivo.
In termini pratici, chi ha un primo chakra in eccesso può manifestare e sviluppare obesità, pigrizia, monotonia, trascuratezza e stanchezza, nonché un eccessivo attaccamento ai beni materiali e avidità, oltre a rigidità e al timore dei cambiamenti.
Un chakra in eccesso trarrà grande beneficio da esercizi di rilassamento o di scarico, fluidità, rilascio.
Al contrario, chi ha un primo chakra carente può manifestare un notevole sottopeso ed una sconnessione dal corpo, avere poca disciplina, incapacità di fissare degli obiettivi, disorganizzazione cronica, nonché avere una certa propensione a sentirsi timoroso, ansioso e con difficoltà di adattamento.
Un chakra carente trarrà grande beneficio da esercizi di stimolo e di carica, radicamento, definizione dei confini.
Cosa porta il primo chakra a disequilibrarsi?
In generale, ogni qual volta subentrano dei cambiamenti nella nostra vita che ci “destabilizzano”, come ad esempio un trasloco, un nuovo lavoro, la fine di una relazione, un matrimonio, la perdita di qualcuno di caro ecc… sono eventi che mettono a dura prova questo centro energetico, rischiando di creare disarmonia.
Per questo motivo, quando si attraversa un periodo di cambiamento è importante fare degli esercizi a supporto per il primo chakra.
Inoltre, la nostra cultura sempre più distante dal contatto con la terra, ci separa continuamente dal nostro terreno, facendo in modo che si indebolisca il collegamento con il primo chakra.
Infine, poiché Muladhara si sviluppa dal secondo trimestre del concepimento fino al primo anno di vita, sono soprattutto i traumi e le violenze subite in questo periodo di sviluppo che rendono disequilibrato questo centro energetico, e in particolare il trauma della nascita, l’abbandono e la trascuratezza fisica, la mancanza di un legame fisico con la madre, la malnutrizione, violenze fisiche o ambienti violenti, nonché traumi ereditati, come la paura di genitori sopravvissuti magari ad una guerra.
Prendere in esame queste prime fasi della nostra vita può aiutare a stabilire il tipo di disequilibrio del nostro primo chakra, per poterlo riequilibrare nel migliore dei modi.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il primo chakra
Esistono terapie regressive come il Rebirthing che aiutano a sanare traumi di questo tipo, entrare in contatto con le proprie sensazioni fisiche, disegnare il modo in cui si percepisce il proprio corpo e comunicare con esso, osservazione della postura, massaggi ed esercizio fisico, soprattutto esercizi di radicamento , su piedi e gambe.
Per armonizzare e sintonizzare il primo chakra
Utilizzo dei simboli:
Elefante: rappresenta un animale solido e affidabile che aiuta l’energia di Muladhara a perseverare. Può essere disegnato oppure scolpito in una statuetta o ancora un rappresentato da un immagine.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzarsi su una frequenza equilibrata del primo chakra, ripetendole durante la giornata tra cui:
• è sicuro per me essere qui
• la terra mi sostiene e viene incontro alle mie necessità
• amo il mio corpo e ho fiducia nella sua saggezza
• sono immerso nell’abbondanza
• esisto e sono reale
• Io sono abbastanza, mi sento protetto e al sicuro in me
Attività:
Esistono delle attività che è possibile fare e che ci possono aiutare a riportare Muladhara in equilibrio, tra cui attività a contatto con l’elemento terra, per risintonizzarci e ricollegarci con essa, come il giardinaggio, camminare a piedi nudi sulla sabbia oppure sull’erba.
Delle attività sportive all’aria aperta, come camminare o correre, oppure attività che ci permettono di riconnetterci con il nostro corpo, come la danza o l’Hatha Yoga.
I piedi, inoltre, hanno un ruolo fondamentale nel primo chakra, quindi prendersi cura di loro e massaggiarli è un’ottima pratica per riequilibrare.
Infine, utilizzare il colore rosso nella vita quotidiana è una strategia di cura molto efficace, quindi mangiando cibi rossi, indossando abiti rossi, bevendo da un bicchiere rosso, arredando casa con il colore rosso ( non serve dipingere completamente le pareti di casa, possono bastare dei cuscini o delle coperte, ad esempio) o circondandosi di immagini rosse.
Yoga, meditazione e mudra per il primo chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il primo chakra, in quanto, lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza.
Le asana migliori per stimolare l’energia di Muladhara sono quelli che lavorano con i piedi e . le gambe
Sushumna, (il canale energetico principale), rappresenta infatti la nostra connessione tra terra e cielo, e le gambe sono le radici che fanno da tramite.
Meditazione
Si può utilizzare il mantra Lam, che mette un freno alla nostra energia impedendole di scendere al di sotto delle nostre fondamenta e/o visualizzare il colore rosso, che evoca passione e vita, ed è legato e collegato alle energie della terra.
Mudra
Si può utilizzare il mudra dell’elemento terra (Prithivi Mudra), che può aiutarci, specialmente nei periodi di cambiamento, a rimanere forti e radicati, ed a ristabilire equilibrio e fiducia nella vita.
Secondo chakra: SVADHISTANA
Il chakra sacrale
Caratteristiche del secondo chakra
Il secondo chakra si trova nella parte inferiore dell’addome, tra l’ombelico ed i genitali, nella zona dell’osso sacro.
Per questo motivo è chiamato anche “chakra sacrale”.
Il suo nome in sanscrito è Svadhisthana e significa letteralmente “dolcezza”.
Questo perché la sua energia rappresenta le cose dolci della vita, la capacità di provare emozioni come il desiderio, il piacere, la sessualità e la creatività fisica.
Esso rappresenta la dualità: maschile e femminile, luce e ombra, interno ed esterno, ma anche il movimento e il cambiamento, ed è collegato alle emozioni, al piacere ed alla sessualità.
Questo centro energetico è associato all’elemento acqua, il che lo rende responsabile della regolazione dei liquidi nel corpo. La circolazione della sua energia, proprio come l’acqua, riesce ad adattarsi ad ogni superficie, e il suo scopo è quello di farci fluire nella vita, essere flessibili, accettando ed adattandoci al cambiamento, integrando gli opposti per recuperare l’interezza. Il suo colore è l’arancione, che simboleggia la creatività.
L’energia di Svadhisthana è associata alle gonadi (ovaie per le donne, testicoli per l’uomo), ed è responsabile della salute di genitali, reni, vescica, prostata, sistema circolatorio.
Lavorare con il Secondo Chakra significa sviluppare la nostra unicità come persone, valorizzando le nostre emozioni, dandoci il diritto di sentirle, saperle riconoscere, gestirle e canalizzare queste energie in modo sano e costruttivo, nonché riappropriarci di una sessualità sana e sacra.
Da un punto di vista evolutivo Svadhisthana si sviluppa dai 6 ai 24 mesi di età, e le sue necessità sono la sicurezza emotiva, il sostegno all’esplorazione e un ambiente stimolante.
La sua identità è un’identità fisica, il cui compito è l’autogratificazione.
La sua struttura caratteriale è l' Amante/Orale: dipendente affettivamente, bisognoso di amore, eccessivamente disponibile, ha pochi confini personali e teme il rifiuto e l'abbandono in quanto si sente incompleto, per questo si arrabbia difficilmente.
Il demone associato al primo chakra è la colpa. che non ci permette di soddisfare pienamente i nostri istinti e polarizza la nostra personalità non permettendoci di integrare le nostre dualità, non accettandole.
Caratteristiche del secondo chakra in equilibrio
Generalmente una persona con un secondo chakra in equilibrio presenta dei movimenti aggraziati ed ha un’intelligenza emotiva che gli permette di esprimere le emozioni secondo le necessità.
Inoltre, manifesta in genere la capacità di provare piacere e di godere dei piaceri e delle gioie della vita, mantenendo però delle delimitazioni sane, cioè senza eccedere
Infine, quando questo centro energetico è in equilibrio, si ha la capacità di accogliere il cambiamento.
Proprio come l’acqua, che ha la capacità di adattarsi in ogni contenitore nella quale viene messa, e che rappresenta appunto l’elemento relazionato a questo chakra, allo stesso modo un secondo chakra equilibrato ci permette di avere la flessibilità necessaria ad adattarsi ai cambiamenti della vita senza mai perdere la stabilità del proprio centro.
Caratteristiche del secondo chakra in disequilibrio
Un secondo chakra in disequilibrio si può manifestare per difetto o per eccesso.
Se l’energia di questo centro è carente, si manifesta con rigidità, sia sul piano fisico, che emotivo e sessuale.
In particolare, da un punto di vista fisico, una persona con un secondo chakra carente può presentare rigidità nel corpo, soprattutto nelle giunture e nella muscolatura, con conseguenti movimenti rigidi e goffi e difficoltà a lasciarsi andare.
A livello emotivo e mentale, questa rigidità si manifesta con paura del cambiamento e conseguente stato di contrazione e strategie di fuga, che a loro volta portano ad evitare il piacere ed il divertimento.
Una persona con un secondo chakra carente appare introverso e freddo, da l’impressione di non provare emozioni ed empatia (ma in realtà sono solo nascoste o soppresse) e tende a mancare di desiderio, passione ed eccitazione.
Infine, a livello sessuale, un secondo chakra disequilibrato si manifesta con frigidità e impotenza, nonché paura del sesso, collegata alla paura delle emozioni che porta a galla, come la vergogna (di non essere all’altezza, oppure nel mostrare il proprio corpo), la paura del lasciarsi andare e di sentirsi vulnerabili, e l’incapacità di comunicare.
Al contrario, chi ha un secondo chakra in eccesso, può essere ossessionato dal piacere, si sente vivo al massimo, ma con emozioni eccessivamente forti ed altalenanti, che vive tanto intensamente da identificarsi in esse e da non saper più distinguere quello che prova dalla realtà della situazione.
Per questo può manifestare isteria e crisi distruttive, nonché alternanza di stati bipolari nei casi più gravi. L’eccesso di questa energia si riversa verso l’esterno, con la ricerca continua di stimoli ed eccitazione che non vanno però mai a soddisfare il vuoto interiore.
Spesso sono persone che sviluppano una dipendenza sociale ed emotiva ed un attaccamento ossessivo, perché non sono capaci di stare da soli, di dire di no ed hanno un continuo bisogno di contatto.
Da un punto di vista sessuale, possono essere amanti meravigliosi, ma rischiano di creare una dipendenza sessuale, arrivando a trascurare aspetti importanti della vita ed a scegliere i partner più per quantità che per qualità, se non addirittura a sviluppare un’ossessione per il sesso ed un esibizionismo sessuale.
Ma cosa porta un secondo chakra a disequilibrarsi?
Mantenere un secondo chakra in equilibrio è un lavoro costante in quanto si tratta di un chakra di movimento che, essendo legato alle emozioni, è sempre in cambiamento e necessita di cura ed attenzione continua.
Inoltre, l’atteggiamento culturale della nostra società che tende a nascondere e reprimere le emozioni, nonché il paradosso sulla sessualità, da una parte tabù, dall’altra utilizzato come merce di scambio, contribuisce a , mette le basi per uno squilibrio piuttosto generalizzato di questo centro energetico. Situazioni familiari instabili, abbandono, freddezza e rifiuto, insieme alle eredità culturali, sociali e religiose in cui siamo cresciuti tutti, fanno del secondo chakra, uno dei centri più disequilibrati e più difficili da portare in equilibrio.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il secondo chakra
E' utile lavorare sul radicamento e sull'autostima per uscire da uno stato eccessivamente emozionale, ripristinare un flusso di movimento, elaborare il senso di colpa, liberare le emozioni, usare il contenimento e liberare la sessualità. Anche se può essere molto complesso e doloroso risalire alle cause di uno squilibrio nel secondo chakra, oltre allo yoga, esistono delle pratiche semplici ed alla portata di tutti che possono aiutare ad armonizzare Svadhisthana
Utilizzo dei simboli:
Il coccodrillo, rappresenta l’invisibile (come i nostri desideri) che giace sott’acqua, può essere utilizzato attraverso immagini o disegni o ancora statuette.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzare una frequenza equilibrato del secondo chakra, ripetendole durante la giornata, tra cui:
• merito piacere nella vita
• assorbo informazioni dalle mie emozioni
• accetto e celebro la mia sessualità
• la mia sessualità è sacra
• mi muovo facilmente e senza sforzo
• la vita è piacevole
• sono forte e bilanciato. Mi piace vivere una vita sana e piena di passione
Attività:
Ci sono delle attività che possiamo svolgere nella nostra vita quotidiana, come ad esempio entrare in contatto con l’elemento acqua, facendo nuoto, surf o semplicemente dei bagni caldi, magari con una musica rilassante di sottofondo o ancora portando attenzione quando beviamo un bicchiere d’acqua. Ballare, soprattutto balli di coppia, e fare attività che muovono il bacino e sciolgono le rigidità nei fianchi sono molto utili per riequilibrare l’energia di Svadhisthana. Ed infine utilizzare il colore arancione, nel cibo che mangiamo, nei vestiti che indossiamo o nell’arredamento di casa.
Yoga, meditazione e mudra per il secondo chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il secondo chakra, in quanto lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza, in questo caso con sequenze fluide e dinamiche.
Le asana migliori per stimolare l’energia di Svadhisthana sono quelli che lavorano con i fianchi, il bacino, in quanto è proprio in questa zona del corpo che si trova Svadhisthana e le relative ghiandole ad esso associate.
Inoltre, sono benefiche anche le sequenze e gli esercizi specifici per il muscolo ileopsoas, definito anche il muscolo dell’anima.
Meditazione
Si può meditare utilizzando il mantra Vam, che nutre i nostri fluidi corporei, oppure visualizzando il colore arancione, simbolo di emozioni positive, successo e armonia interiore oppure ancora meditare ascoltando il suono del mare o di un fiume, essendo il secondo chakra legato all’elemento acqua
Mudra
Si può utilizzare il mudra dell’elemento acqua (Jala Mudra), che è molto utile anche per favorire la reidratazione del corpo, per prevenire e mitigare i problemi alla pelle e per migliorare la purificazione del sangue.
Terzo chakra: MANIPURA
il chakra del plesso solare
Caratteristiche del terzo chakra
Il terzo chakra si trova nella zona della pancia o zona del plesso solare, più o meno all’altezza dell’ombelico.
Il suo nome in sanscrito è Manipura, che può essere tradotto come “città del gioiello”, in quanto Mani significa “gioiello” o “gemma” e Pura significa “dimora”.
Questo chakra rappresenta l’individualità e la percezione di sé stessi, è il centro del nostro potere personale, dell’autorità e del proprio valore di sé.
Questo centro energetico è associato all’elemento fuoco ed è rappresentato come un sole lucente all’interno del corpo, non per niente il suo colore è proprio il giallo.
La ghiandola endocrina associata a questo chakra è il pancreas, che è responsabile dei processi digestivi, in quanto regola le funzioni di stomaco, fegato, milza e cistifellea.
Manipura, infatti, è responsabile delle funzioni digestive, non solo da un punto di vista fisico, ma anche mentale, come capacità di metabolizzare i pensieri, le situazioni, le emozioni.
Lavorare con il terzo chakra significa sviluppare la nostra individualità attraverso il recupero del nostro potere, inteso come la capacità di mettere in atto dei cambiamenti, ed è il motore per la trasformazione, che ci ispira, rafforza e ci rende autonomi, senza sminuire o sopraffare gli altri e senza lotta.
Da un punto di vista evolutivo Manipura si sviluppa dai 18 mesi ai 4 anni di età, cioè nel momento in cui il bambino cerca di affermare se stesso.
La sua identità è l'identità dell'ego, orientata all' autodefinizione.
La sua struttura di personalità è Tollerante/Masochista : è una persona in genere sottomessa, in continua lotta tra accondiscendenza esteriore e resistenza interiore che non gli permette di provare piacere nelle attività che svolge, perchè deve rinunciare alla sua volontà per ricevere amore. E' ansioso di piacere e capace di tollerare, ma tende ad autosabotarsi e ad autogiudicarsi. Tende a non esprimere la rabbia se non verso di sé.
Il demone associato al terzo chakra è la vergogna, il timore piu grande è l'umiliazione. Questo porta a tenere dentro sentimenti e pensieri autentici (ed energia).
Caratteristiche del terzo chakra in equilibrio
Generalmente una persona con un terzo chakra in equilibrio è responsabile ed affidabile, ha una buona autostima ed una buona vitalità. È una persona spontanea, con la capacità giocosa di ridere di se stessa, ma anche capace di accettare le sfide in modo responsabile, con una disciplina appropriata ed una grande fiducia in sé e nel suo potere personale.
Inoltre è di solito una persona proattiva, che agisce scegliendo consapevolmente le proprie azioni, anziché controllarle o esserne controllato, e che affronta la vita con gioia ed entusiasmo ed ha un atteggiamento positivo che gli permette di impegnarsi in sfide nuove ed ignote senza paura, sapendo correre dei rischi o commettere degli errori, che saranno sempre e comunque un grande insegnamento.
Caratteristiche del terzo chakra in disequilibrio
Anche il terzo chakra in disequilibrio si può manifestare per difetto o per eccesso.
Quando il chakra del plesso solare è bloccato, e quindi carente, si possono percepire sensazioni legate alla perdita di autostima e scarsa fiducia in se stessi.
Una persona con un terzo chakra carente presenta poca vitalità ed ha un atteggiamento vittimistico e
passivo verso la vita, dando sempre la colpa agli altri e vivendo nell’inerzia.
Evita le responsabilità, non ha autodisciplina e la vergogna che prova la rende spesso timida, fredda e riservata, risultando inaffidabile e tendente all’isolamento.
Da un punto di vista fisico una carenza del terzo chakra si può manifestare con difficoltà a digerire e stanchezza cronica.
Al contrario, quando l’energia di questo chakra è in eccesso, si potrebbe percepire un desiderio sfrenato di potere, un’eccessiva arroganza o sicurezza di se stessi, e ci si potrebbe riconoscere poco o per nulla disposti ad ascoltare l’opinione altrui.
Una persona con un terzo chakra in eccesso è solitamente iperattiva, tanto da arrivare a ad esagerare in alcuni campi, come nelle performance sportive o sviluppando ossessione verso alcune attività, diventando in genere molto competitiva.
Il bisogno di potere, la porta a voler controllare tutto, anche le situazioni degli altri, risultando spesso dominatrice, aggressiva e nei casi più estremi anche manipolatrice
Da un punto di vista fisico questo eccesso si può manifestare con acidità di stomaco, tensione muscolare ed ipertensione e da un punto di vista emotivo, con attacchi d’ira ed ostinazione.
Ma cosa porta un terzo chakra a disequilibrarsi?
In particolare, se si ha avuto un’educazione stretta ed autoritaria, basata sulle punizioni (che non devono necessariamente essere fisiche, ma possono essere anche emotive), questo non ha permesso di sviluppare la propria identità, ma al contrario, ha costretto a negare se stessi per proteggersi.
Anche delle situazioni familiari dove il bambino è dovuto crescere troppo in fretta per varie cause, ed ha dovuto prendere delle responsabilità superiori alla sua maturità, magari per mancanza da parte dei genitori, rendendosi esso stesso genitore e prendendosi cura della famiglia, può creare grossi squilibri nel terzo centro energetico.
Infine, l’emozione più legata al disequilibrio di Manipura è la vergogna, un’emozione dolorosa che blocca la nostra essenza ed unicità nei rapporti con gli altri e con la società, non permettendoci di fluire e gioire nella vita.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il terzo chakra
E' importante gestire l'energia presente all'interno del corpo e la sua espressione all'esterno: lavorare sull'autostima per combattere il demone della vergogna, rinunciare alla sicurezza, lasciando andare il bisogno di avere controllo,e accettando di correre dei rischi, esternare la rabbia nel momento contingente per non bloccarla all'interno del corpo.
Per armonizzare il terzo chakra ecco qualche consiglio pratico:
Utilizzo dei simboli:
L’ariete è l’animale simbolo di questo chakra, favorisce lo spirito guerriero, con forza, saggezza e coraggio e può essere utilizzato attraverso immagini o disegni o ancora statuette.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzare una frequenza equilibrata del terzo chakra, ripetendole durante la giornata, tra cui:
• onoro la forza che è in me
• porto a termine i compiti facilmente e senza sforzo
• il fuoco che è in me brucia tutti i blocchi e le paure
• posso fare tutto ciò che desidero fare
• sono in pieno possesso del mio potere personale e mi accetto così come sono.
• Accetto ogni mia forza e debolezza, mi accetto e mi apprezzo per tutto ciò che sono.
Attività:
Alcune attività che possiamo svolgere anche nella nostra vita quotidiana sono ad esempio ricaricarsi con il calore e la luce del sole. Oppure aggiungere giallo alla nostra giornata con la scelta dei nostri vestiti oppure un bel vaso di fiori gialli in casa
Yoga, meditazione e mudra per il terzo chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il terzo chakra, in quanto, lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza.
Le asana migliori per stimolare l’energia di Manipura sono quelli che lavorano con gli addominali
Meditazione:
Si può utilizzare il mantra Ram, che offre coraggio e sostegno per muoversi nel mondo e/o visualizzare il colore giallo, come un sole lucente al centro del corpo, simbolo di energia, della luce del sole e della conoscenza. Anche meditare sull’elemento fuoco, accendendo candele o il fuoco di un camino può aiutare a riequilibrare Manipura.
Mudra:
Si può utilizzare il mudra dell’elemento fuoco (Agni mudra) che è molto utile anche per migliorare e velocizzare il processo digestivo, eliminare i grassi in eccesso, e controllare l’obesità.
Quarto chakra: ANAHATA
il chakra del cuore
Caratteristiche del quarto chakra
Il quarto chakra si trova al centro del petto, all’altezza del cuore, e per questo motivo è chiamato anche chakra del cuore.
Il suo nome in sanscrito è Anahata, che significa “non colpito”
Esso rappresenta il centro dell’intero sistema energetico dei chakra, infatti collega i tre centri inferiori, legati maggiormente agli aspetti materiali, con i tre chakra superiori, di tipo più mentale e spirituale, legati all’intuizione e al pensiero.
La funzione di questo centro energetico è quella di donarci la capacità di esprimere amore puro e incondizionato e compassione.
Il suo colore è il verde, la cui simbologia rimanda all’equilibrio fatto di amore e armonia. Non a caso si dice “verde speranza”, in quanto questo colore è solitamente portatore di qualcosa di buono e migliore, spinto dall’intenzione dell’amore.
La ghiandola endocrina associata a questo chakra è il timo, e questo centro energetico regola le attività dei polmoni, cuore, sistema circolatorio e respiratorio.
Lavorare con il Quarto Chakra significa imparare a costruire una relazione sana e consapevole con noi stessi e con gli altri, spinta dalla forza universale dell’Amore.
Da un punto di vista evolutivo Anahata si sviluppa dai 4 ai 7 anni e il suo compito è la formazione dell’identità sociale, lo sviluppo dell’altruismo e della formazione delle relazioni, attraverso l’amore per se stessi e gli altri.
La sua identità è un’identità sociale, il cui compito è l’autoaccettazione e l’accettazione degli altri.
La sua struttura caratteriale è, per gli uomini il Rigido/Realizzatore: feriti al cuore dalla mancanza di approvazione , tendono a focalizzare la loro energia sulla realizzazione. Sono molto funzionali ma temono le relazioni e l'intimità. Nelle donne si evidenzia piu spesso la struttura Isterica: ferite simili portano a una forte emotività, con forti esplosioni emotive, imprevedibilità e grande energia, sfiducia di fondo nel prossimo e grande desiderio di amore verso la loro parte vulnerabile.
Il demone associato al quarto chakra è il dolore che contrasta la leggerezza e l'espansione del cuore e lo fa sentire pesante e chiuso.
Caratteristiche del quarto chakra in equilibrio
Gli aspetti in cui l’influenza del Chakra del Cuore è maggiore equilibrio, amore e relazioni, e sono proprio questi gli aspetti da tenere in considerazione per definire una persona con un quarto chakra equilibrato.
Una persona che ha questo chakra in equilibrio in genere ha sviluppato un profondo amore per se stesso, che gli permette di creare delle relazioni esterne sane e consapevoli, basate sull’empatia e sulla compassione.
È una persona in grado di mantenere un equilibrio interno tra tutte le sue parti, tra cui maschile e femminile, che convivono in armonia, grazie alla capacità di riflessione ed autoanalisi.
Questo mette le basi per relazioni stabili, basate sul rispetto e la libertà reciproca.
È una persona che risulta pacifica, aperta, altruista e capace di amare incondizionatamente, cioè che ama senza dipendere da una qualche forma di reciprocità o di scambio, e che è capace di perdonare.
Caratteristiche del quarto chakra in disequilibrio
Da un punto di vista fisico un quarto chakra in disequilibrio si può manifestare con disturbi cardiaci, circolatori e respiratori, tra cui l’asma.
Da un punto di vista energetico, invece, si può manifestare per carenza o per eccesso, anche se può sembrare assurdo che si possa avere un eccesso di apertura del cuore, o un eccesso di amore.
In realtà un eccesso di queste emozioni può arrivare a creare situazioni di ossessione e codipendenza per nulla gradevoli.
Quando l’energia di questo chakra è in eccesso, infatti, si può correre il rischio di utilizzare “l’amore” come scusa per soddisfare le proprie necessità o per tentare di sanare le proprie ferite e sofferenze, riversando sull’altra persona tutte le proprie attenzioni, mascherate d’amore, concentrandosi sulle presunte necessità altrui e negando le proprie, arrivando a dare ossessivamente, anche quando non richiesto, sacrificandosi eccessivamente.
Ne sono un esempio le madri iperprotettive ed asfissianti, il cui comportamento può portare a creare una codipendenza, perché spesso il figlio o figlia arriva a mettere da parte le proprie vere necessità per compiacere il genitore.
Quando l’energia di questo chakra è in eccesso si corre anche il rischio di identificarsi eccessivamente con il dolore degli altri, e soffrire così intensamente da risultare emotivamente compromessi e troppo dipendenti.
Una persona con un quarto chakra in eccesso potrebbe inoltre risultare esigente, possessiva e molto gelosa, una gelosia dovuta in genere alla sua insicurezza ed al suo cuore affamato d’amore, che avrà bisogno di continue attenzioni e rassicurazioni.
Al contrario, quando l’energia di questo chakra è in difetto, questa condizione può manifestarsi con l’incapacità di esprimere amore e con il rifiuto di ricevere manifestazioni di affetto, o di farsi toccare.
Una persona con un quarto chakra carente può risultare critica, giudicante ed intollerante, non solo verso gli altri, ma soprattutto verso se stessa.
In genere si tratta di una persona portata a manifestare cinismo e mancanza di empatia e compassione, che tende a preferire la solitudine e l’isolamento, di cui poi si lamenta.
Inoltre ha paura delle relazioni e dell’intimità in particolare, e nei casi più estremi, è come se avesse il cuore chiuso e vuoto e tende a fuggire dalle relazioni o a cercare relazioni di amore condizionato, come se fossero un gioco freddo e manipolato.
Ma cosa porta un quarto chakra a disequilibrarsi?
Alla base di ogni manifestazione di disequilibrio del chakra del cuore c’è in genere una mancanza di amore per se stessi.
Questa mancanza di amore è spesso dovuta al concetto di amore distorto che si è registrato da bambini, prendendo esempio dalla realtà familiare vissuta e dalle dinamiche relazionali.
Un esempio possono essere le punizioni, che spesso vengono giustificate dicendo che viene fatto per il bene del bambino, che non capendo la situazione, registra questo fatto come un concetto distorto di amore, mettendo le basi per relazioni di abuso.
Questo chakra è fortemente influenzato dalle relazioni primarie con il padre e la madre, che vengono interiorizzate e che andranno a influenzare il proprio rapporto con tutta la mascolinità e femminilità in generale,
Infine, gli eventi della vita ed il loro turbinio di relazioni affettiva che gli ruota attorno, come la relazione con il proprio partner ed anche le relazioni verso tutte le persone alle quali manifestiamo amore ed affetto, come i nostri familiari, amici, animali domestici ecc.. influiscono a mantenere o meno questo centro energetico in equilibrio.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il quarto chakra
Potrebbe sembrare paradossale, ma è proprio l’amore l’essenza che cura e che può riequilibrare il quarto chakra. Un amore vero e puro, da donare in primis verso noi stessi. Riconoscere, accettare e amare ogni parte di noi
L’amore è un sentimento che nasce dall’agire, dall’amare, per questo per riequilibrare Anahata è importante fare cose inaspettate per sé e per gli altri, spinti solo dall’atto del dare con amore senza aspettative e senza aspettarsi nulla in cambio.
Inoltre il respiro può aiutare a riequilibrare il quarto chakra, essendo una pratica che qui trova la propria sede. Con il respiro possiamo lavorare anche sulle rilascio delle sensazioni di dolore.
Un’altra pratica molto efficace per riequilibrare questo centro energetico è il perdono. Imparare a perdonare, non giustificando o analizzando, ma lasciando andare rancore, rabbia e odio che avvelenano solo noi stessi, e vedere le cose dalla giusta prospettiva, imparando le lezioni che ogni situazione ci vuole insegnare, permette di alimentare la pace interiore e vivere più sereni e leggeri.
Certo non sono pratiche semplici e veloci, quindi ecco qualche consiglio più pratico, da poter mettere in pratica quotidianamente e fin da subito per aiutare il chakra del cuore a tornare in equilibrio:
Utilizzo dei simboli:
Antilope: rappresenta un animale con la passione e la gioia di essere vivi. Può essere disegnato oppure utilizzato attraverso una statuetta o ancora un’immagine.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzare una frequenza equilibrato del quarto chakra, ripetendole durante la giornata, tra cui:
• sono degno di essere amato
• amo me stesso e gli altri
• vi è una riserva infinita di amore
• vivo in equilibrio con gli altri
• l’amore è la risposta ad ogni cosa nella vita. Ricevo e dono amore incondizionatamente e senza sforzo. Io sono Amore puro.
Attività:
Immergersi in paesaggi verdi come boschi e prati, trattarsi bene con massaggi o cure ayurvediche, usare il colore verde per abbigliamento ed arredamento, curare le relazioni con amorevolezza ed affetto, che siano persone, animali o piante.
Yoga, meditazione e mudra per il quarto chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il quarto chakra, in quanto, lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza.
Le asana migliori per stimolare l’energia di Anahata sono le posizioni di estensione all’indietro e che aiutano a creare una sensazione di apertura o espansione del torace.
Infatti, se osserviamo il nostro respiro, ci rendiamo conto di quanto sia relazionato anche alle nostre emozioni, in quanto cambia a seconda del fatto che siamo spaventati, arrabbiati, innamorati, etc…
Il Pranayama, con le sue tecniche di controllo del respiro, ci può aiutare a imparare a controllare e riconoscere anche le nostre emozioni, per agire in modo più efficace e consapevole e meno reattivo.
Meditazione:
Si può utilizzare il mantra yam e/o visualizzare il colore verde, simbolo di equilibrio, compassione, armonia, amore per la natura, salute e depurazione, che aiuta a sbloccare le proprie chiusure e ad aprirsi al mondo.
Mudra:
Lo yoga delle mani ci mette a disposizione molti mudra che agiscono a livello del cuore, come il mudra per
l’elemento aria, (Vayu mudra) che è utile anche per calmare la mente ansiosa, eliminare gas intestinali, e a controllare e regolare gli squilibri ormonali.
Quinto chakra: VISHUDDA
il chakra della gola
Caratteristiche del quinto chakra
Il quinto chakra si trova all’altezza della gola, e per questo motivo è chiamato anche chakra della gola.
Il suo nome in sanscrito è Vishuddha, che significa: “puro”.
Esso rappresenta la nostra capacità di comunicare ed esprimere la nostra verità, dove la parola comunicazione va intesa non solo come “espressione di sé”, ma anche come capacità di ascoltare.
Il suo ruolo principale è quello di guidarci nell’ascolto interno ed esterno, e nella capacità di comunicare ed esprimere con accuratezza ciò che sentiamo, anche attraverso la creatività, intesa come capacità di affrontare la vita in modo differente, essendo aperti ad infinite possibilità e prospettive.
Il suo colore è l’azzurro, che trasmette un senso di tranquillità, calma e serenità.
Vishuddha è associato alla tiroide, ed è responsabile della salute e dell’attività di gola, collo, bocca, denti, mandibola, udito, esofago, parte alta dei polmoni, braccia.
La sua energia è associata all’elemento etere, ed è il primo dei chakra considerati “superiori”, quelli più legati all’aspetto mentale e spirituale.
Lavorare con il quinto chakra significa prestare attenzione al modo in cui comunichiamo e ci esprimiamo, partendo dall’ascolto di noi stessi attraverso il silenzio, passando all’ascolto degli altri ed infine arrivando all’espressione di ciò che siamo e sentiamo, riscoprendo la nostra voce per comunicare in modo consapevole, accurato, preciso e creativo, nonché ascoltando e accogliendo la verità degli altri.
Da un punto di vista evolutivo Vishuddha si sviluppa tra i 7 ed i 12 anni, attraverso la necessità di essere ascoltati e di ascoltarsi, nonché di trovare la propria voce ed espressione, attraverso l’acquisizione e lo sviluppo di capacità comunicative, anche creative, come la scrittura, il canto o la musica
La sua identità è un'identità creativa, il cui compito è la nostra auto espressione.
La sua struttura caratteriale è Sfidante/Difensore: immagine forte, seducente e sicura di sé che suscita ammirazione, ma autoimmagine carente, vulnerabile e spaventata che cerca di evitare di mostrare. Creativi e buoni comunicatori, sono spesso compassionevoli verso i più deboli ma diventano sfidanti nel momento in cui la loro forza viene messa in discussione, hanno bisogno di avere ragione. Ha un attaccamento di tipo disorganizzato e incostante
Il demone associato a Vishudda è la menzogna: le bugie alterano il nostro rapporto con noi stessi e col mondo esterno, attraverso la distorsione delle informazioni. Ha un legame con il vivere nella negazione, che impedisce una chiara espressione ma anche la comprensione degli altri.
Caratteristiche del quinto chakra in equilibrio
La voce è un valido indicatore dello stato di salute di questo chakra.
Infatti, una persona con una quinto chakra equilibrato, avrà una voce squillante e piacevole, dal ritmo naturale e parlerà con la giusta tonalità e volume.
Inoltre avrà delle buone capacità comunicative, non solo nell’esprimersi ma anche nell’ascoltare.
In genere una persona con il quinto chakra in equilibrio sa comunicare le proprie esperienze e verità in modo chiaro e accurato, e sa accogliere e riconoscere le verità altrui. Manifesta anche un buon senso del ritmo e del tempismo, e questa armonia gli consente di immergersi nelle profondità del mondo dei suoni,
composto dalle parole e dalla musica
Caratteristiche del quinto chakra in disequilibrio
Da un punto di vista fisico un quinto chakra in disequilibrio può manifestarsi con problemi alla gola, alle orecchie, al collo ed alla voce.
Una persona che ha un quinto chakra carente avrà in genere una voce sottile, debole e stentata, e tenderà ad essere una persona piuttosto silenziosa.
Questa carenza si potrebbe manifestare inoltre con eccessiva timidezza e difficoltà ad esprimere le proprie idee, per paura di venire umiliati o ridicolizzati.
A volte questa carenza è solo un problema di comunicazione esterna, altre volte invece può essere anche di comunicazione interna, dove si può creare una sorta di separazione e disconnessione tra corpo e mente.
Non a caso, quando abbiamo difficoltà ad esprimere ciò che abbiamo dentro, proviamo un “nodo alla gola”.
Quando, al contrario, l’energia di questo chakra è in eccesso, non riusciamo a controllare le nostre parole, parliamo troppo e a vanvera, senza analizzare il senso di quello che diciamo.
Il parlare viene utilizzato come un mezzo per scaricare lo stress e come metodo di difesa per mantenere il controllo delle situazioni.
Una persona con un quinto chakra in eccesso potrebbe inoltre essere incapace di ascoltare, interrompendo in continuazione chi sta parlando per intervenire ed avere una voce dominante e acuta.
Ma cosa porta un quinto chakra a disequilibrarsi?
Ancora una volta, i motivi che portano a disequilibrare un chakra vanno cercati nell’infanzia.
Quando un bambino viene criticato eccessivamente, con un conseguente blocco della creatività, oppure non gli viene mai data la possibilità di rispondere e di esprimersi, l’energia del quinto chakra ne risente.
Inoltre, quando si è di fronte a segreti da mantenere, con conseguenti bugie da sostenere, ecco che la comunicazione viene compromessa, così come l’energia di Vishuddha.
La paura, il senso di colpa e la vergogna che derivano da situazioni in cui un bambino viene sgridato o non gli viene data la possibilità di rispondere e spiegarsi, ritrovandosi in una situazione di urla intorno e impotenza propria, sono alla base dei disequilibri di questo centro energetico.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il quinto chakra
Musica, canto, uso del Mantra Yoga, esercizi di ascolto, di comunicazione di scrittura agiscono positivamente sul riequilibrio del quinto chakra.
Ecco di seguito qualche suggerimento da poter applicare anche nella vita quotidiana per armonizzare l’energia di Vishuddha.
Utilizzo dei simboli:
L’elefante bianco, simbolo di armonia e grazia, può essere utilizzato attraverso rappresentazioni artistiche, immagini, statue, etc.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzare una frequenza equilibrata del quinto chakra, ripetendole durante la giornata, tra cui:
• io ascolto e dico la verità
• mi esprimo con chiaro intento
• la creatività scorre in me e attraverso me
• la mia voce e necessaria
• io scelgo pensieri positivi e di luce
• mi esprimo con sincerità e chiarezza
Attività:
Tra le attività che possiamo svolgere nella nostra quotidianità, ci sono: contemplare il cielo azzurro, stare sulle rive di un lago o del mare.
Inoltre, si può utilizzare il colore azzurro nell’abbigliamento e nell’arredamento di casa. Altre attività per
lavorare sull’aspetto comunicativo di questo chakra sono imparare nuove lingue o seguire corsi di canto, dizione, retorica.
In più, si possono sviluppare anche le capacità espressive in forma scritta, attraverso un diario, dove scrivere i nostri pensieri, emozioni, scoperte, etc.
Yoga, meditazione e mudra per il quinto chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il quinto chakra, in quanto lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza.
Le asana migliori per stimolare l’energia di Vishuddha sono quelli che lavorano con il collo e le spalle, poichè è proprio in questa zona del corpo che si trova Vishuddha e le relative ghiandole ad esso associate.
Meditazione
Si può meditare utilizzando il mantra Ham, che da energia e armonia alla gola, oppure visualizzando il colore azzurro, simbolo di verità, purezza, pulizia e tranquillità.
Mudra
Si può utilizzare il mudra dell’elemento etere (Akashi Mudra), che è molto utile per stimolare l’attività del cervello, calmare le emozioni e creare equilibrio interiore.
Sesto chakra: AJNA
il chakra del terzo occhio
Caratteristiche del sesto chakra
Il sesto chakra è localizzato al centro della fronte, tra le due sopracciglia.
Il suo nome in sanscrito è Ajna, che significa conoscere, percepire ed anche comandare, nel senso di avere il comando sulla nostra mente.
Ajna è chiamato anche il chakra del terzo occhio, cioè quell’occhio non fisico che è in grado di percepire la realtà più profonda dell’esistenza.
La sua funzione è l’intuizione, la visione e la proiezione. E’ qui che hanno sede l’immaginazione creativa, le capacità intellettuali e la memoria.
Il suo colore è l’indaco, un colore tra l’azzurro e il viola, simbolo di spiritualità, risveglio interiore, e che è fortemente legato alle capacità intuitive della psiche.
Il sesto chakra è associato all’ipofisi, ed è responsabile della salute del sistema ormonale e nervoso, ma anche degli occhi, orecchie e naso.
La sua energia è associata alla luce, non a caso il suo scopo è portare luce della coscienza a tutto ciò che esiste dentro e fuori di noi.
Lavorare con il sesto chakra significa imparare a riconoscere gli schemi, avendo una visione ampia e senza tempo, in modo da combinare le informazioni che arrivano dagli altri chakra secondo modelli significativi, in modo che l’introspezione diriga l’azione in modo consapevole.
Lavorare con il sesto chakra significa insomma collegarsi con il proprio universo spirituale, e sviluppare l’attenzione e la consapevolezza necessarie per arrivare a fidarsi del proprio intuito.
“Noinonvediamolecosecomesono.Vediamolecosecomesiamonoi.” cit. Anaïs Nin
Da un punto di vista evolutivo Ajna si sviluppa nell’adolescenza, attraverso la conquista dell’indipendenza e grazie alla capacità di pensare per modelli simbolici e astratti, come gli archetipi contenuti nelle storie mitologiche, ad esempio, che sanno dare un senso più profondo a molti aspetti della vita.
Infatti la sua è un’identità archetipica, il cui compito è la autoriflessione o riflessione sul sé.
Il demone associato al sesto chakra è l' illusione : le percezioni distorte ci impediscono di vedere la realtà per quella che è. Guardiamo allora solo ciò che vogliamo vedere ed evitiamo il resto per non diventarne ossessionati creando così una percezione della realtà falsata.
Caratteristiche del sesto chakra in equilibrio
Una persona con un sesto chakra in equilibrio possiede in genere una buona memoria, e una mente serena ed una profonda armonia interiore, che gli consente di mantenere la concentrazione, in quanto capace di vivere e percepire il qui e ora.
Dimostra anche buone capacità intuitive e si fida del suo intuito, che sa usare in maniera saggia e consapevole anche nella vita quotidiana. Inoltre, si tratta in genere di una persona con grande immaginazione e creatività, capace di visualizzare e pensare per simboli.
I sogni sono parte integrante nella vita di una persona con un sesto chakra equilibrato, che vi sa accedere e li ricorda senza problemi.
Caratteristiche del sesto chakra in disequilibrio
Da un punto di vista fisico il disequilibrio del sesto chakra si può manifestare con mal di testa e problemi alla vista.
Sia in caso di carenza che di eccesso una persona con un sesto chakra disequilibrato può essere soggetto ad incubi ricorrenti, che rivelano più un problema di evoluzione che di guarigione.
Quando il sesto chakra è in carenza, invece, si fatica a fidarsi del proprio intuito, a mantenere la concentrazione o a ricordare le cose, sogni compresi.
Si possono avere anche difficoltà a visualizzare e ad immaginare.
La carenza di questo chakra si può manifestare come un eccesso di razionalità, che determina la difficoltà a vedere e immaginare la realtà in modo diverso da come la si percepisce. Per queste persone, in genere, esiste un’unica e sola via giusta e spesso risultano insensibili, egoiste ed accecate dalla loro visione limitata, arrivando a negare problemi personali o collettivi.
Quando, al contrario, l’energia di Ajna è in eccesso, questo risucchia l’energia dei chakra inferiori e vengono quindi a mancare senso di radicamento e di stabilità, che si possono manifestare con problemi nevrotici o vere e proprie psicosi.
Una persona con un sesto chakra in eccesso può risultare egocentrica, ossessiva e con grosse difficoltà a mantenere la concentrazione.
Può sentire la testa pesante, dovuta ad un’eccessiva attività mentale, che crea confusione e può far vivere la persona in una realtà fatta di illusioni
Nei casi più estremi, queste persone, che ricevono una grande quantità di informazioni psichiche che non sanno discernere e comprendere, rischiano di arrivare a soffrire di allucinazioni ed avere difficoltà a distinguere la realtà dalla fantasia.
Ma cosa porta un sesto chakra a disequilibrarsi?
Il disequilibrio del sesto chakra è legato al modo in cui abbiamo registrato determinate esperienze della nostra vita.
Essendo questo chakra sede della nostra memoria, funziona come una specie di biblioteca dei ricordi e raccoglie le immagini e le emozioni delle esperienze vissute.
Se queste esperienze sono spaventose e brutte, come aver vissuto durante una guerra, la nostra forma di registrazione dell’evento, per difenderci dalla sofferenza, può essere quella di reprimere le emozioni provate, negandole e portando l’energia di Ajna in difetto, oppure dissociandosi, aumentando l’energia di Ajna in modo eccessivo.
Inoltre, se ad un bambino testimone di situazioni dolorose vengono raccontate delle bugie col fine di proteggerlo, questa differenza tra ciò che vede e ciò che gli viene detto può portare degli scompensi all’energia del sesto chakra, poiché inizia a non avere fiducia in ciò che vede.
La sfiducia verso il nostro intuito è un altro motivo di disequilibrio del sesto chakra.
Infatti, fin dalla tenera età, noi siamo educati a non fidarci del nostro intuito, a volte perché non sappiamo giustificarlo e lo mettiamo in dubbio, altre perché subentra il giudizio verso quello che ci indica, poiché magari non pienamente in linea con quello che la società definisce come giusto, e questo col tempo, porta ad uno squilibrio di Ajna.
Il senso di vergona ci porta a guardarci e giudicarci eccessivamente, e ad evitare lo sguardo degli altri impedendoci di vedere e di essere visti accuratamente.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il sesto chakra
Ma come recuperare, sbloccare e sviluppare le capacità intuitive e proiettive proprie di Ajna?
Lavorare con i sogni, lo studio di archetipi e mitologia, l'uso di arti visive e di visualizzazioni, lo sviluppo dell'intuizione e l'ascolto della nostra guida interiore, esporsi alla luce e gli esercizi di meditaizone sono tutti metodi utilizzabili per equilibrare il sesto chakra.
Ecco di seguito qualche suggerimento:
Utilizzo dei simboli:
Si può utilizzare l’animale simbolo di questo chakra, cioè l’antilope nera, che rappresenta un veicolo di luce, e lo si può utilizzare attraverso rappresentazioni artistiche, immagini, statue, etc.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzare una frequenza equilibrata del sesto chakra, ripetendole durante la giornata, tra cui:
• vedo ogni cosa con chiarezza
• sono aperto alla saggezza interiore
• so manifestare la mia visione
• la profonda saggezza divina è dentro di me e mi connetto facilmente ad essa
• per me è facile capire il vero significato di ciò che mi accade e faccio le scelte giuste per me
Attività:
Tra le attività che possiamo fare nella nostra vita quotidiana, ci sono fare delle passeggiate notturne e guardare il cielo stellato.
Ma anche esporsi alla luce solare, in quanto la luce è fondamentale per la nostra salute e molto spesso passiamo la maggior parte delle nostre giornate in luoghi chiusi, sotto una luce artificiale.
Molto utile ravvivare la fantasia, leggendo romanzi, favole o meglio ancora studiando la mitologia oppure attraverso l’arte visiva, con collages o mandala, per stimolare l’inconscio ed il pensiero visivo, magari prediligendo il colore indaco, che possiamo utilizzare anche per il nostro abbigliamento oppure per l’arredamento di casa.
Infine, annotare su un diario i sogni è una pratica molto utile per riequilibrare Ajna: prestare attenzione ai sogni, permetterà alla psiche di ricordarli meglio.
Yoga, meditazione e mudra per il sesto chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il sesto chakra, in quanto, lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza.
Gli asana migliori per stimolare l’energia di Ajna sono quelli maggiormente legati all’aspetto mentale, come gli esercizi di visualizzazione, concentrazione, o la meditazione.
Inoltre, il palming è un’ottima tecnica per prendersi cura di Ajna, in quanto aiuta a rilassare la vista e stimola l’energia del terzo occhio.
Meditazione
La meditazione è un ottimo strumento per riportare in equilibrio l’energia del sesto chakra.
Qualsiasi tipo di meditazione può andar bene, ma se si vuole praticare in modo più mirato, si può meditare utilizzando il mantra Om, che collega il principio e la fine di tutte le cose, oppure visualizzando il colore indaco, che trasmette forza e grande integrità, purezza d’intenti e sincerità ed è simbolo di saggezza, di conoscenza e di misticismo.
Oppure, ancora, meditare visualizzando la luce del sole, essendo il sesto chakra legato all’elemento luce.
Mudra
Si può utilizzare l'Hakini Mudra, un mudra molto utile quando bisogna concentrarsi a lungo su qualcosa o se servono delle buone idee, in quanto favorisce l’interazione tra l’emisfero destro e sinistro del cervello. Inoltre, migliora e rende più profonda la respirazione e rigenera l’energia dei polmoni.
Settimo chakra: SAHASRARA
il chakra della corona
Caratteristiche del settimo chakra
Il settimo chakra, o “Chakra della Corona”, si trova sulla sommità del capo, alcune teorie sostengono al di sopra della testa.
Il suo nome in sanscrito è Sahasrara, che significa “mille volte”.
La sua funzione è il collegamento spirituale, ed è il centro della spiritualità e della fede. (A prescindere da quale sia il nostro credo religioso.)
Serve per metterci in relazione con la nostra parte spirituale, la nostra interiorità e, quindi, con il divino. E’ una spiritualità che trascende la religione, è piuttosto uno stato dell’essere, che va oltre il mondo fisico e crea nella persona un senso di interezza, dando scopo alla nostra vita e creando un contesto più ampio in cui collocare la nostra esistenza.
L’attivazione di questo chakra implica l’apertura a nuovi modelli di pensiero, e a fonti di saggezza e conoscenza nuove e mai esplorate prima.
Il suo colore è il violetto, tradizionalmente associato alla ricchezza spirituale e saggezza.
In alcuni casi può essere identificato anche con il colore bianco che è il colore della luce e della purezza, e che racchiude in sé tutti i colori, simbolo di verità e volontà di apertura.
La sua energia è nel presente e ci aiuta ad abbandonare il passato, lasciandoci alle spalle eventi o traumi, e ci insegna a riconoscere le nostre responsabilità.
Il chakra della corona è associato alla ghiandola pineale, un centro che, nel nostro corpo, regola i bioritmi, come il ritmo sonno-veglia, fame-sete e la temperatura corporea, oltre che stimolare l’ipofisi a produrre ormoni.
Lavorare con il settimo chakra significa prendere consapevolezza di essere parte di un tutto e percepirne l’unità.
Da un punto di vista evolutivo Sahasrara si sviluppa in età adulta, ma non esiste uno stadio evolutivo preciso, poiché si realizza in modi e tempi diversi durante il corso della vita, attraverso la libertà spirituale e la stimolazione intellettuale, contribuendo così a creare la nostra struttura cognitiva, le nostre credenze, la comprensione del mondo, la capacità di mettere in discussione il pensiero di altri, e di pensare in modo autonomo.
La sua identità è l'identità universale , il cui compito è l'autoconoscenza
Il demone associato al settimo chakra è l'attaccamento, una limitazione che ci impedisce di lasciare andare problemi e preoccupazioni, creando un attrito che ci causa sofferenza e ci impedisce di evolverci e proseguire nel nostro cammino.
Caratteristiche del settimo chakra in equilibrio
Una persona con un settimo chakra in equilibrio possiede in genere una connessione spirituale profonda con il divino che è in tutte le cose, e riesce a vederlo ovunque nei suoi infiniti aspetti.
Si tratta di una persona intelligente, consapevole e riflessiva, con una grande apertura mentale, capace di mettere in discussione, analizzare e assimilare informazioni, ma allo stesso tempo presenta saggezza ed una ampia comprensione, poiché la condizione di dualità è stata superata e fa esperienza di una felicità
incondizionata che fa da sfondo alla realtà.
Chi raggiunge questo stadio massimo di consapevolezza sarà fonte di forza ed ispirazione per il prossimo.
Caratteristiche del settimo chakra in disequilibrio
Da un punto di vista fisico, in generale, uno squilibrio del settimo chakra si può manifestare con mal di testa, emicranie ed amnesie, ma non esistono vere e proprie patologie legate a questo centro energetico.
Una chiusura o una carenza di Sahasrara comporta un impedimento al flusso energetico lungo il cammino della coscienza, e si manifesta come difficoltà nell’apprendimento e nella concentrazione, oppure con un senso di chiusura e ostilità verso nuove informazioni o punti di vista.
Un altro tipico “sintomo” di un settimo chakra carente è lo scetticismo spirituale, ossia la convinzione che non esista nulla al di fuori del mondo tangibile.
Cioè: vedere per credere.
La carenza di Sahasrara è spesso collegata ad un eccesso dei chakra inferiori, che si manifesta con attaccamento alle cose materiali.
Quando invece la sua energia è in eccesso può portare ad un eccesso di dipendenza spirituale, può spingere a perdere il contatto con il proprio radicamento e le proprie emozioni, perché viene sottratta energia ai chakra inferiori.
In altri casi, un eccesso si può manifestare anche con un iperintellettualismo e dissociazione dal corpo. Confusione, fobie e psicosi possono essere segnali di un Sahasrara in eccesso, poiché, come accade nel sesto chakra, un eccesso di energia nella zona del cervello non permette di pensare con chiarezza, in quanto arrivano più informazioni di quelle che si è in grado di processare.
Ma cosa porta un settimo chakra a disequilibrarsi?
Nella cultura occidentale, l’eccessiva intellettualizzazione ha allontanato le persone dalla propria spiritualità.
L’attaccamento alle cose materiali ed alle proprie credenze, unito al bisogno di controllo, ha fatto in modo che la divinità che è in ognuno di noi venisse dimenticata e indebolita dalla paura, dalla vergogna e dal dubbio.
Anche l’imposizione di una religione, oppure una educazione rigida, atta a spegnere la curiosità, possono essere responsabili di uno squilibrio nel settimo chakra.
Suggerimenti e consigli per riequilibrare il settimo chakra
Ma come fare a lasciare andare l’attaccamento ed il controllo che tanto ci fa sentire sicuri, ma spesso infelici, ed imparare a fluire e vedere la bellezza e la divinità in tutto ciò che ci circonda? Come lasciarsi alle spalle il bisogno di controllare, il desiderio di un certo risultato?
Meditazione/mindfulness, affidarsi al sé superiore,esercitare il distacco da situazioni dolorose e dalle identità inferiori, ci aiutano ad avvicinarci alla nostra identità universale.
Ecco di seguito qualche suggerimento:
Utilizzo dei simboli:
Il colore viola, bianco e oro, può essere un ottimo strumento per sintonizzarci sulla giusta vibrazione.
Affermazioni:
Si possono utilizzare delle affermazioni per sintonizzare una frequenza equilibrata del settimo chakra, ripetendole durante la giornata, tra cui:
• sono guidato dalla mia saggezza interiore
• sono aperto a nuove idee
• l’informazione di cui ho bisogno giunge a me
• il mondo è il mio maestro
• Sono in completa armonia con il mio essere e mi fido della vita •
Attività:
Una delle attività più efficaci è camminare per i monti, in mezzo alla natura ed ammirare il paesaggio dalla cima. Questo permette di vedere le cose da una prospettiva diversa ed ampliare i nostri orizzonti e possibilità, non solo in senso visivo, ma anche in senso metaforico in ogni aspetto della propria vita.
Staccarsi dalla vita quotidiana ed immergersi nella natura, permette anche di sentirci parte di un tutto più grande di noi, di cercare e trovare la tranquillità e recuperare la chiarezza mentale e la giusta prospettiva sull’importanza delle cose.
Yoga, meditazione e mudra per il settimo chakra
Yoga
Lo yoga è un’ottima pratica per aiutarci a riequilibrare il settimo chakra, in quanto lavorando sia a livello fisico che energetico, agisce in maniera completa, risintonizzandoci sulla giusta frequenza.
Gli asana migliori per riequilibrare Sahasrara, sono quelli grazie ai quali si riesce a “trascendere” il corpo dalla mente, ovvero quello stato in cui si riesce, anche solo per qualche secondo, a non “percepire” più il proprio corpo, provando una profonda sensazione di pace e rilassamento, come in Yoga Nidra per esempio.
Meditazione
Anche per questo centro energetico superiore, la meditazione è un ottimo strumento per riportarlo in equilibrio.
Qualsiasi tipo di meditazione può andar bene, ma se si vuole praticare in modo più mirato, si può meditare utilizzando il mantra OM, che collega il principio e la fine di tutte le cose, oppure visualizzando il colore viola, bianco oppure oro.
Mudra
Si possono utilizzare Chin mudra oppure Jnana mudra.
I due mudra, sono molto simili tra loro e ciò che li differenzia è solamente la posizione del palmo della mano. Quando è verso l’alto è chiamato Chin mudra, il gesto psichico della coscienza mentre, quando il palmo è verso il basso è chiamato Jnana mudra, il gesto psichico della conoscenza o saggezza.
Entrambi i mudra, aiutano ad aumentare la concentrazione, migliorano la meditazione e favoriscono l’entrata nello stato meditativo.
Per questo motivo sono utili per favorire l’armonizzazione dei chakra superiori, specialmente del settimo chakra.
“L'illuminazioneoilrisvegliononsonolacreazionediunnuovostatodellecose,mailriconoscimentodi ciòchegiàesiste”
Alan Watts
Il problema non è tanto cercare di arrivare da qualche parte quanto eliminare ciò che ci impedisce di vedere che ci siamo già arrivati.
Una volta raggiunta una consapevolezza piu profonda non ci resta che “usarla”, portandola verso i nostri livelli inferiori e allora anche la nostra visione, la nostra creatività, le nostre parole, le nostre relazoni, le nostre azioni, le nostre emozioni ed il nostro corpo saranno illuminati da una nuova luce
Forse è questa luce di consapevolezza e presenza che mi ha portato fino a qui.
CONCLUSIONE