Italia e Socially Engaged Art. Artway of Thinking: Progettazione partecipata

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ARTE SOCIALE a cura di Emanuele Rinaldo Meschini

ITALIA E SEA (SOCIALLY ENGAGED ART) INDAGINE CON LE TESTImONIANZE DEI PROTAGONIST DI uNA mODALITà ARTISTICA CHE A PARTIRE DAI PRImI ANNI NOvANTA HA POSTO IL SOCIALE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE

A partire dal n.80 della rivista ho potuto avviare la rubrica Arte Sociale per descrivere quelli che sono i maggiori interventi di arte sociale da un punto di vista storico, critico/ teorico e contemporaneo nel suo farsi. Il termine Arte Sociale, in questa sua declinazione italiana, comprende una complessità talmente vasta da superare anche quella tipologia di intervento artistico definito come Socially Engaged Art nato, come serie di azioni codificate, tra U.S.A.

e Nord Europa agli inizi degli Anni ‘90. Ritengo questa precisazione fondamentale in quanto nella tradizione artistica italiana il fare “sociale” è presente già nelle sperimentazioni degli Anni ’70, ma quello che, in un certo senso, manca è la sistematicità e struttura dell’intervento che la SEA ha portato. Attraverso i prossimi numeri si analizzerà quanto, come e se l’Italia sia un paese socially engaged; ovvero socialmente im-

pegnato, cercando di evidenziare criticità e modalità operative. Questa ricerca si articolerà attraverso interviste a quegli artisti, curatori e operatori culturali che hanno declinato il concetto di SEA a partire dal proprio contesto di riferimento. L’inizio non può che essere Artway of Thinking, ovvero Stefania Mantovani e Federica Thiene, formatosi a Venezia nel 1993. Un anno cruciale per molte operazioni SEA; ne rappresenta, infatti, quasi una data di inizio ufficiale. Nel 1993 vengono realizzati progetti come la clinica mobile per senza tetto dei WochenKlausur (Vienna, si veda n.80) e l’operazione Culture in Action a Chicago a cura di M.J. Jacob (si veda n.82). L’attività di Artway ha attraversato un arco critico e operativo di ampio respiro passando dalla tematica relazionale a quella pedagogica. Gli interventi del duo sono improntati ad un processo di co-partecipazione e co-progettazione in cui, a differenza di molti progetti SEA, il soggetto dell’intervento non è necessariamente una comunità svantaggiata, dimostrando così una nuova possibilità di approccio etico-imprenditoriale all’intervento artistico.

ARTWAY OF THINKING: PROGETTAZIONE PARTECIPATA Artway rappresenta uno dei primi momenti di ricerca e azione sul tema della partecipazione e progettazione sociale in Italia. Una ricerca che tutt’oggi continua sulla base della “co-creation methodology”. Qual è stato il contesto nel quale avete iniziato ad operare? Stefania Mantovani Fine degli Anni ‘80 e inizio degli Anni ‘90. La realtà si presentava avulsa ai linguaggi della SEA che si stavano manifestando nei paesi anglosassoni. La preparazione dell’artista era classica. Non c’erano finanziamenti, istituzioni cui riferirsi. Mancava una struttura istituzionale per l’Arte Contemporanea. Esisteva il Ministero per i Beni Culturali e l’unica istituzione pubblica era la Biennale di Venezia. In quel periodo la dimensione della progettazione europea entrò nella cultura “Rigenerare”, workshop, Rio de Janeiro, 2006, Courtesy, Artway of Thinking

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