Fig. 5 — Affresco (particolare), Cesta con fichi ( 20 a.C.- 45 d.C.), Oplonti, Villa di Poppea.
del mare vengano attribuite, in una tesa specularità di de stini, fantasie e preoccupazioni dei napoletani, lo mostrerà, sull’aria della “tarantella” introdotta peraltro da un pittore, il celebre Salvator Rosa, e con l’interpretazione di ben novantadue specie di pesce, la canzone Lo guarracino (1700) “Sàrache, dientice ed achiate, / scurme, tunne e alletterate! …”, avvio di una poetica e di una musica distintive di un mondo sino ai giorni nostri. L’illuminazione della filosofia naturale conosce via via altre luci, quelle cartesiane (e ne ha colto bene i riflessi nelle realizzazioni figurali Raffaele Ajello25), dove i lumi delle creature marine assicurano la persistenza di un pensiero fortemente orientato allo studio e alla conoscenza della natura e dei suoi segreti. Cartesio fa correre il ricordo al De mari di Telesio e al De Piscibus libri V di Ulisse Aldrovandi, e ovviamente agli studi dei francesi Belon26 e Rondelet27. E tuttavia, quando il realismo perderà la vis originaria dei Merisi e dei suoi primi seguaci, anche i flessuosi moti dei pesci perdono asprezza d’esistenza e si piegano ad entrare in motivi decorativi e a trovare così più facile accesso alle
dimore aristocratiche e principesche: è quanto accade con l’ultima fase di Giovan Battista Ruoppolo affascinato ormai dai romani Mario dei Fiori e Michelangelo Cerquozzi e dal fiammingo Abraham Bruegel. Le riflessioni di Porpora, dei Recco e di Ruoppolo re steranno “icone” nella cultura napoletana. L’Ottocento saprà ritrovarne il messaggio, Francesco Paolo Palizzi, dopo la frequentazione parigina e l’ammirazione per Chardin e Courbet, mette in scena con cupa poesia piatti di ostriche28. E toccante è lo scorfano, pesce caro proprio a Paolo Porpora, che Vincenzo Gemito, emergendo dall’isolamento della maliconia (1909), disegna, quasi a dar forma a un sogno, a penna su un foglio di carta secentesca ponendolo in risalto, quale strato di un palinsesto, sulla minuta grafia che istoria il fondo29.
. Ajello, 1980, pp. 3-181; 1982-1983, pp. 343-359. . Belon, 1551; 1553.
. Giannotti, in Coliva, 2004a, pp. 192-193; cfr. Ricci, 1960, pp. 50-51.
. Rondelet, 1554; 1556.
. Giannotti, in Coliva, 2004b, pp. 240-241.