IL MAESTRO DELLA TELA JEANS. UN NUOVO PITTORE DELLA REALITÀ NELL' EUROPA DELLA FINE DEL XVII SECOLO

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Maestro della tela jeans (attivo in Italia del Nord alla fine del xvii secolo) 7. Donna che cuce e due bambini olio su tela, 102 × 193 cm milano, fondazione cariplo, inv. no af01257afc

8. Donna che cuce e due bambini olio su tela, 100 × 181 cm parigi, galerie canesso

bibliografia n. 7 Spiriti 1998, p. 75; Colace, in Gatti-Perer 1998, pp. 226-229, n. 107; Rossi 1998, p. 38; Frangi 2000, II, pp. 1145-1162; Gruber, in Frangi – Morandotti 2004, p. 158, ill.; Gruber, in Milano 2006, p. 130, ill.; Gruber 2006, pp. 161162, 165, 167.

bibliografia n. 8 Gruber, in Milano 2006, pp. 128130; Gruber 2006, pp. 161, 164-165, fig. 243.

Il dipinto milanese si trovava (come cat. 5 e 11) in una collezione privata ligure, precisamente quella della storica dell’arte Caterina Marcenaro a Genova (si veda Rossi, 1998, p. 38), che l’ha lasciato in eredità alla banca Cariplo di Milano. Nella collezione Marcenaro esso era considerato – ciò che sembra oggi stupefacente – come opera dell’olandese Johannes Vermeer (1632-1675), forse a causa del sentimento di tranquillità che sprigiona da questa scena di vita quotidiana, sebbene Vermeer fosse noto, contrariamente al nostro pittore, per le sue scene d’interni di vita borghese. Ma il quadro, con la sua monumentale descrizione di un ambiente decisamente rurale, è testimonianza di una cultura del tutto diversa, e per tal motivo è stato in passato ritenuto opera di un pittore francese della prima metà del XVII secolo (Colace 1998, su suggerimento di Zeri), menzionando come altrettanti riferimenti i fratelli Le Nain e Georges de La Tour. Si deve a Francesco Frangi (2000) la sua corretta restituzione al catalogo del Maestro della tela jeans. La seconda versione nota dell’opera, portata alla mia attenzione da Alessandro Morandotti, si differenzia da quella milanese per la piuma fissata sul berretto del fanciullo e per gli incarnati più rossicci, come pure per i trapassi verso le parti in ombra, meno modulati. Essa è riapparsa in epoca recente a una vendita a New York (Sotheby’s, 19 maggio 1995, n. 146). E’ stata quindi sul mercato dell’ arte a Madrid, e poi in una collezione privata, prima di essere aquistata dalla Galerie Canesso. Le due composizioni mostrano a sinistra una donna seduta, assorta nel suo lavoro di cucito. Dietro di lei dorme un bimbo in fasce, dentro a una culla intagliata, ai piedi della quale siede un ragazzino che, passandosi la mano dietro il collo guarda verso lo spettatore. Davanti al lettino, sono posati un recipiente di maiolica con un cucchiaio in metallo, una caraffa in terracotta e una pagnotta dalla forma ancora esistente oggi in Italia. A sinistra, da un cesto anch’esso posato sempre per terra fuoriesce un pezzo di stoffa strappata, e in primo

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piano un largo rotolo di benda, leggermente inclinato, e una matassina di filo completano gli strumenti di cucito. Come nella Madre mendicante con due bambini (cat. 9), l’angolatura con cui sono raffigurati la caraffa e il piatto implica un punto di vista rialzato rispetto al piano del suolo. Il nostro artista apparentemente non si interessa alla prospettiva centralizzata, fatto che R. Colace (1998) interpreta come un difetto di padronanza tecnica. In modo rivelatorio, egli ottiene l’effetto di profondità scalando i piani: prima la madre, poi il letto, quindi il ragazzino seduto, e per finire tutta la stanza, che resta senza una definizione precisa. In questo senso, il Maestro della tela jeans si avvicina a Giacomo Francesco Cipper, nella cui opera pure si ritrova più volte il motivo del bimbo fasciato, steso nel lettino (si veda fig. 3 p. 13). La culla con semplici motivi decorativi, e i relativi montanti, sono tipici in Italia delle regioni rurali e più generalmente delle zone alpine; si tratta di un modello di mobile rimasto in uso fino alla fine del Settecento (comunicazione scritta del 9 aprile 2010 di Christian Witt-Dörring, cui va il nostro ringraziamento). Per questo motivo, il dipinto è stato avvicinato alla cultura italiana settentrionale, un argomento che va incontro alla sua attribuzione a un pittore francese. Malgrado i mobili e le stoviglie evochino chiaramente un ambiente rurale, la donna vestita in abiti stracciati potrebbe, se non fosse assorta nel suo lavoro, essere scambiata per una mendicante. Il grembiule, nelle parti sfilacciate, mostra i fili bianchi della trama tipici della tela di Genova. I pantaloni del giovinetto e probabilmente il cuscino sotto la testa del bambino sembrano confezionati con lo stesso tessuto. Anche il ragazzino è vestito di cenci: egli sembra essersi reso conto della triste situazione in cui si trova, e colpisce lo spettatore con lo sguardo pensoso e impassibile. L’artista pare un precursore di Giacomo Ceruti, nelle cui opere i personaggi sembrano coscienti della loro miseria (si veda cat. 14 e 15). La stanza, immersa nell’oscurità, non è descritta ulteriormente. gerlinde gruber


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