IL MAESTRO DELLA TELA JEANS. UN NUOVO PITTORE DELLA REALITÀ NELL' EUROPA DELLA FINE DEL XVII SECOLO

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Fig. 5 – Carlo Donelli, detto il Vimercati, Ritratto di un giovane uomo con cane, Milano, collezione Koelliker.

tendono ai tipi umani rappresentati.24 E poiché egli avrebbe soggiornato in Francia, secondo alcune fonti, viene talvolta considerato insieme a Pietro Bellotti – la cui presenza in Francia è allo stesso modo solo supposta25 – come l’ “anello mancante” tra lo stile realista francese del XVII secolo e la pittura “lombardo-veneta”. Ciò potrebbe spiegare il fatto che anche il Maestro della tela jeans è stato spesso considerato un pittore francese, e perché anche la Donna che cuce e due bambini sia stata pubblicata in origine come opera di quell’area, seguendo un’opinione di Federico Zeri.26 Tuttavia in questo dipinto si osserva una specificità tecnica di cultura lombarda, comune al Piccolo mendicante con focaccia ripiena: l’accentuazione del contorno degli occhi con un tratto di colore chiaro su una prima stesura più scura del fondo. Questa stessa peculiarità esecutiva si ritrova nei ritratti del pittore milanese Carlo Donelli, detto il Vimercati (Milano 1661-1715), come ad esempio nel Ritratto di giovane con cane (Milano, collezione Koelliker ; fig. 5).27 In mancanza di dati biografici che riguardino il Maestro della tela jeans, è difficile stabilire per le sue opere una cronologia esatta e solamente l’evoluzione del suo stile ci permette di fissare alcuni punti di riferimento. In questo modo la tendenza a una semplificazione delle pieghe, ottenuta con leggeri tocchi di pennello che tracciano decorativamente le superfici, si accentua nel corso della sua evoluzione pittorica. La realizzazione ancora voluminosa delle stoffe della Donna anziana con bambino (fig. 1) – in cui questa tendenza si manifesta solo a tratti – sarebbe dunque il segno distintivo di un’opera giovanile. Nel novero delle opere più tarde si possono contare le due versioni del Pasto frugale, la Donna che cuce e due bambini e la scena del Barbiere, in cui questa semplificazione si accentua più chiaramente. Allo stesso modo, l’incarnato dei personaggi subisce un notevole cambiamento, se solo si mettono a confronto il viso del Piccolo mendicante con focaccia ripiena, realizzato con finezza di tocco, o ancora quello del bambino nella Donna anziana con bambino, con la relativa asciuttezza delle carnagioni nel Barbiere. Quest’ultimo dipinto segna, forse, la conclusione di un processo evolutivo iniziato con il Piccolo mendicante con focaccia ripiena. Nella scelta dei temi, così come nel realismo con cui sono rappresentati, il Maestro della tela jeans dà un’auten-

tica prova di originalità: il suo Barbiere non rappresenta la scena classica del cavadenti, tema noto e di successo fin dai tempi di Luca di Leida, né l’operazione su un paziente, soggetto anch’esso illustrato nel XVII secolo: il barbiere qui è proprio ritratto con il rasoio in mano. La Donna con ragazzo (fig. 1), la Donna a tavola con due bambini o ancora la Donna che cuce e due bambini, costituiscono altrettante novità nel campo dei temi iconografici. E’ questo un terreno in cui l’artista dà prova allo stesso tempo di originalità e di una notevole sensibilità nell’osservare le varie situazioni, le figure e gli abiti.28 Votato a ritrarre personaggi di origini modeste, pienamente coscienti della propria condizione e occupati nei lavori più quotidiani, il pittore può esser considerato come un precursore importante del Ceruti. L’appartenenza delle sue opere al genere della pittura della realtà non è da mettere in dubbio oggi. D’altro canto, i punti comuni con altri dipinti di cultura lombardo-veneta che sono stati a più riprese osservati, permettono di ipotizzare un soggiorno del nostro artista in Lombardia, probabilmente a Milano. Nel corso del XVII secolo, la rappresentazione dei poveri divenne un genere sempre più complesso, in cui l’intenzione dell’autore è talvolta difficile da interpretare: la linea di confine tra il mendicante ladro, che merita il nostro disprezzo, e quello che invece invita il borghese a un atto di generosità, tende a dissolversi.29 La Madre mendicante con due bambini è l’unica opera del Maestro della tela jeans che porta il segno di questa ambivalenza di carattere. Il restauro recente del dipinto ha permesso di riportare alla luce un filone di pane, che sbuca dal grembiule della fanciulla e che potrebbe contraddire il gesto di mendicità della donna e del ragazzino. Un’interpretazione negativa di questa scena si opporrebbe tutavia all’abituale neutralità con cui il nostro artista rappresenta altrove personaggi nelle stesse condizioni. D’altra parte, mancando ogni informazione sui committenti o sui collezionisti di opere come queste, è difficile giudicare con precisione questo soggetto. Limitandoci dunque al solo studio del dipinto, alle numerose somiglianze stilistiche che vi abbiamo riscontrato con altri pittori lombardi intorno al 1700, possiamo almeno arrivare a supporre che l’opera del nostro pittore rappresenti una tappa importante della pittura della realtà in Lombardia.

. Si metta a confronto il viso della Madre mendicante con due bambini con quello del Contadino con berretto (Lovere, Accademia Tadini) di Cifrondi, databile agli anni Ottanta del Settecento (Dal Poggetto 1982, pp. 402, 502, n. 137). Entrambi hanno il naso all’insù, con un riflesso luminoso sulla punta. Nel quadro di Cifrondi, il fazzoletto indossato dal contadino è realizzato con la stessa formula semplificata dei colletti e delle pieghe degli abiti dipinti dal Maestro della tela jeans. . Nella sua biografia di Cifrondi pubblicata nel 1793, Tassi ricorda una permanenza del pittore nei suoi anni giovanili a Grenoble e a Parigi; cfr. Dal Poggetto 1982, pp. 359-360. Anche Bellotti avrebbe soggiornato in Francia nel settimo decennio del ‘600: cfr. Anelli 1996, pp. 80-81; Frangi 1998, pp. 54, 60. . Colace, in Gatti-Perer 1998, pp. 226-229, n. 107.

. Si veda anche il saggio di Marzia Cataldi Gallo in questo catalogo.

. Frangi – Morandotti 2004, pp. 168-171.

. Nichols 2007, pp. 230-244.

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