Mestieri d'arte e design 13

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Made in Cloister è un sogno che sta divenendo realtà: il sogno di alcune persone di buona volontà (Davide De Blasio, Antonio Martiniello e Rosa Alba Impronta), appassionati visionari, che si sono dati l’obiettivo ambizioso di sottrarre al totale degrado il magnifico chiostro rinascimentale della chiesa di Santa Caterina a Formiello, a Napoli, per riconvertirlo in un luogo destinato ad arte, design e artigianato, all’insegna di tradizione e innovazione, recupero storico e visione pienamente contemporanea. Luogo unico, raro esempio di convivenza tra rinascimento e archeologia industriale, il chiostro è rimasto abbandonato per 150 anni e sono state proprio la sua straordinaria storia e la sua posizione a definire la mission del progetto di riconversione e riqualificazione urbana: recuperare una parte del patrimonio culturale della città di Napoli per destinarla al rilancio delle tradizioni artigianali, qui fortemente radicate, rinnovandole con spirito attualissimo attraverso la realizzazione di progetti con artisti e designer internazionali. Il chiostro di Santa Caterina a Formiello fa parte del grande complesso monumentale del Lanificio, a ridosso di Porta Capuana, considerato tra i più importanti esempi di architettura rinascimentale della città. Il complesso venne requisito alla Chiesa nell’800 da Ferdinando di Borbone, che

ne sostenne la trasformazione in opificio per la produzione di lana e di divise militari. Da quel momento il chiostro e l’area, denominata appunto del Lanificio, cambiano destinazione divenendo una fabbrica che arriva a occupare, a pieno regime, oltre 400 persone. Il chiostro si segnala tra gli esempi di attività industriali sostenute dai Borbone nell’ambito di un virtuoso programma d’industrializzazione dell’epoca. Nel periodo di massima attività del Lanificio, viene confiscato ai monaci anche il cosiddetto Chiostro piccolo, allo scopo di ampliare ulteriormente le aree destinate alla produzione. Nella parte centrale viene costruita una copertura in legno, tuttora esistente, che conferisce a quest’ultimo un ulteriore elemento di fascino grazie alla meravigliosa capriata lignea centrale. Nel 1861, con l’Unità d’Italia e l’avvento di Casa Savoia, vengono sospese le ordinazioni di divise al Lanificio e la famiglia Sava, che lo gestiva, non riuscendo a riconvertire l’attività, fallisce. Rapidamente, quello che era stato a Napoli uno dei più importanti monumenti dell’arte rinascimentale e successivamente nell’800 un esempio d’insediamento industriale, diventa un’area dismessa. Inizia un progressivo e inesorabile degrado sia delle strutture sia degli insediamenti produttivi e artigianali che avevano connotato tutta l’area. In particolare il chiostro

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