Ungraspable Architecture

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UNGRASPABLE ARCHITECTURE

Un nuovo modo di intendere l’architettura: FUZZY Architecture, BLUR Architecture, l’architettura inconsistente e indefinita

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UniversitĂ degli Studi di Firenze FacoltĂ di Architettura A.A. 2009_2010 Corso di Multimedia Design Prof. Giuseppe Ridolfi

Studenti Caterina Steiner Novella Terzani Baccani


Diller + Scofidio (+ Renfro) è uno studio che si occupa di design interdisciplinare e ha base a New York. Per piĂš di trent’anni hanno realizzato lavori di significato civico e culturale, spaziando tra molte discipline: urbanistica, paesaggistica, interni e allestimento. Oltre a questo lo studio si occupa anche di installazioni multimediali, grafica, produzioni sperimentali di danza e teatro.


................................ Diller + Scofidio (+ Renfro)


BLUR Swiss Expo, lago di Neuchâtel, Yverdon – Les – Bains Swiss_2002 L’edificio Blur è un’architettura d’atmosfera, il cui materiale di costruzione è presente nel luogo: l’acqua. L’acqua viene pompata dal lago, filtrata e finemente nebulizzata attraverso una fitta serie di ugelli ad alta pressione. All’interno dell’architettura dei sensori rilevano i cambiamenti climatici, dati che poi vengono rielaborati da un computer centrale che regola la pressione dell’acqua degli ugelli. La massa di nebbia di conseguenza cambia di stagione in stagione, di giorno in giorno, di minuto in minuto in una visualizzazione continua e dinamica. A differenza di quanto accade entrando in un edificio, entrare in Blur significa accedere in un mezzo senza forma, massa, superficie e dimensione. In questo padiglione di esposizione non c’è niente da vedere se non la nostra dipendenza nella visione stessa.


BLUR_2002 Yverdon-Les-Bains_Switzerland


_pianta

_sezioni

Exibition Pavillon for Swiss Expo_Yverdon-Les-Bains_Switzerland_2002

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S e z i o n e longitudinale e costruzione della nube artificiale.


Vista della piattaforma rialzata L’edificio “spento” nube artificiale.

senza

la

Dettaglio delle scale di accesso all’edificio.


Brain Coats within the Blur project for the Swiss EXPO 2002 L’impermeabile che viene sperimentato durante la visita, ha dei particolari sensori in diverse zone del corpo per interpretare lo stato d’animo di chi lo indossa. Inoltre si illumina in base all’affinità (rosso) o all’antipatia (verde) delle persone che si avvicinano. Il sistema p e r m e t t e l’interazione di 400 persone alla volta.


Philips ha recentemente sviluppato e presentato LUMALIVE una tecnologia che integra LEDs nell’abbigliamento di tutti i giorni. Adesso la tecnologia ha bisogno di un tipo di pubblicità “superiore” e “dinamico”; le immagini sono più efficaci delle parole, le immagini in movimento meglio di quelle statiche.

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Guido Incerti, Daria Ricchi, Deane Simpson_ Diller + Scofidio (+ Renfro) Architetture in dissolvenza, opere e progetti 1979/2007_SKIRA 2007 http://www.dillerscofidio.com

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Nakaya Fujiko è nata a Sapporo, Giappone nel 1933 e adesso vive e lavora a Tokyo. Nel 1970 ha creato la sua prima Fog Sculpture per il padiglione della Pepsi per l’Expo di Osaka. Il padiglione consisteva in una cupola gigante immersa nella nebbia. Per i suoi progetti ambientali ha sperimentato una “nebbia artificiale” che viene creta grazie a degli ugelli che vaporizzano l’acqua. Oltre questo dal 1970 Nakaraya ha prodotto numerosi lavori di arte multimediale, diventando un pioniere dell’arte multimediale in Giappone. Tra le sue collaborazioni si ricorda quella con lo studio Diller_Scofidio (+Renfro) per la realizzazione di Blur Building.


................................ Nakaya Fujiko


Fog Sculpture_Osaka_1970 Pepsi Pavillion


Foggy Forest_Tokio_1992


Fog Sculpture “Noontide”_Singapore_2008

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http://www.yokohamatriennale.jp

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R&Sie è un team creativo formato da: François Roche, Stéphanie Lavaux, Jean Navarro, Pascal Bertholio e ha come obiettivo quello di esprimere un particolare modo di vedere e vivere l’architettura. In primo luogo la sigla dello studio, opponendosi alle leggi di mercato, cambia ad ogni inserimento di nuovi soggetti: dal 1989 si è modificata come un ectoplasma in continuo movimento. Hanno un approccio profondamente legato alle possibilità dell’architettura di mimetizzarsi con il territorio, ed interagire con esso. Tra i loro progetti più menzionati ritroviamo Sedimentation, Furtive e Shearing.


................................ R&Sie


Dustyrelief\B_mu Design of a contemporary Art Museum_Bangkok_Thailand_2002 Creative team: François Roche, Stéphanie Lavaux, Jean Navarro, Pascal Bertholio Local architect: A49/Bangkok Landscape architect: Michel Boulcourt, Paris Furniture designer: Mathieu Lehanneur, Paris Structural steel engineer: Nicholas Green, Paris|London Client: Petch Osathanugrah, Bangkok Bangkok è una città polverosa e grigia, ma allo stesso tempo molto luminosa. A causa della nube d’inquinamento e ai residui di CO2 è come se la luce avesse solamente frequenze grigie. La polvere veste la città a tal punto da modificarne il clima stesso. Vaporosa, polverosa,traspirante, soffocante e confusa sono gli aspetti che caratterizzano Bangkok e sono proprio gli aspetti che caratterizzano il progetto di R&Sie.

L’idea progettuale prende spunto da un’opera d’arte di Man Ray e Duchamp del 1920 chiamata “L’allevamento di polvere”. Marcel Duchamp lasciò per molti mesi nella sua grotta il suo “Grande vetro”, Man Ray ne fece delle foto che sono facilmente assimilabili a delle foto di Bangkok dall’alto. Il progetto è stato sviluppato sulla base che la polvere è attratta da una superficie con una carica elettrostatica e su di essa si depositano i vari strati di polvere che si trovano nell’aria della città. In questo caso per “interazione” non si intende l’interazione dell’uomo con un ambiente, ma è l’edificio che interagisce con l’ambiente e viene modificato da esso. All’interno di questa pelle “polverosa” che riflette l’ambiente urbano si sviluppa un ambiente “indoor” (white cube) assoggettato alle convenzioni museali.


Dustyrelief\B_mu_Bangkok_2002


_piante

_sezioni

_prospetti

Contemporary Art Museum_Bangkok,Thailand_2002


_viste interne ed esterne dell’edificio (non realizzato)

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http://www.new-territories.com

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Jean Nouvel nato il 12 agosto 1945 a Fumel, cittadina della Francia sudorientale. Si diploma nel 1972 Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi. Apre il suo primo studio nel 1970 con François Seigneur. Diventa architetto della Biennale di Parigi, fin dal 1971. Realizza numerosi allestimenti tra cui quello della mostra "Gli anni 50" al Centre Pompidou nel 1988 e, più recentemente, quello della mostra "Il futuro del lavoro" e "La Mobilità" per l'Expo 2000 di Hannover. Architetto del concetto e del contesto, della smaterializzazione e dell'immagine, Nouvel persegue ed elabora con pertinenza un'opera sempre aggiornata allo spirito del tempo. Vera e propria figura carismatica della cultura contemporanea, architetto di fama mondiale, ha ricevuto nel 2001 tre riconoscimenti internazionali. Per Nouvel l'architettura è "arte visiva, produzione di immagini". Una architettura smaterializzata, dove sono protagonisti la luce e le superfici più che la qualità scultorea dell'opera. Nouvel si fa portatore dell'importanza sociale e culturale dell'architettura, che si impegna nel mondo, in un continuo scambio con altre discipline.


................................ Jean Nouvel


Una Hotel Resorts_Firenze_2002 Spazi che, come spiega Jean Nouvel, diventano “una presenza nascosta e protetta interpretati da un muro di 18 metri che protegge "qualche cosa" ed è vegetale nel suo spessore (circa 1,50 metri)". L'idea di Nouvel è, infatti, quella di un edifico completamente avvolto da pareti verdi continue e dove i muri intermedi dei percorsi sono costituiti da giardini verticali. All'interno, un grande giardino ed un chiostro sul quale si affacciano il centro congressuale e commerciale e l'albergo della "Una Hotel Resorts”. "L'aspetto introverso dell'edificio costituisce un "enclave verde” estraneo al movimento del traffico esterno e trova interessanti punti di continuità con la tradizione fiorentina dei giardini urbani e di un'architettura integrata nel verde attraverso la geometria ". albergo da 261 camere, centro congressi, fitness center, ristoranti, negozi e parcheggio. albergo: 30.248 mq. parcheggio: 44.724 mq


Una Hotel Resorts_Firenze_2002



_prospetto Est e sezione


In ambito architettonico il camouflage si manifesta quando l’immagine di un edificio tende, in forma allusiva, ad imitare o a fare, piÚ o meno, esplicito riferimento ad una realtà appartenente ad un mondo esterno ad essa, stravolgendo con questo il proprio codice.


La ricerca contemporanea testimonia una perdita di interesse per la connotazione linguistica e per la forma in sĂŠ a favore di nuove categorie operative come: capacitĂ performativa, azione, strategie di evoluzione, ibridazione e blurring come modulazione perpetuamente variabile dei confini. Non si parla piĂš di strumenti come disegno e composizione, ma si parla di ibridazioni, infiltrazioni, incorporazioni, imballaggi, impacchettamenti e camouflage.




Musée du Quai Branly_Paris_1999 Il museo du Quai Branly è stato concepito non solo per conservare ed esporre le collezioni del Musée de l’Homme e del Musée National des Arts d’Afrique et d’Oceanie, ma anche come un luogo di ricerca e di risorse. La lunga e stretta galleria che ospita gli oggetti esposti è compresa tra due facciate che vibrano in maniera differente alla luce naturale. I raggi del sole provenienti da nord sono attenuati e messi in movimento dal rivestimento vegetale sul vetro mentre sul lato sud si trova un potente filtro di vetro dietro i pannelli apribili e richiudibili. Il museo non è uno spazio ben definito, ma bensì indefinito che stimola i sensi e le sensazioni che predispone il visitatore alla ricerca e alla scoperta.


MusĂŠe du Quai Branly_Paris_1999


La facciata Nord-Ovest del Quai Branly building: la facciata verde _dettaglio della finestra _sezione orizzontale _sezione verticale

Immagine esterna dell’edificio


_site plan

_posizione del verde in facciata

_prospetto Sud e prospetto Nord

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AREA n89 anno XVII novembre/dicembre_2006 Rivista di architettura e arti del progetto Federico Motta Editore_www.area-arch.it http://www.vg-hortus.itvel.com http://www.jeannouvel.com http://architettura.supereva.com http://www.newitalianblood.com

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SITE JAMES WINES Denise Mc Lee Sara Stracey Kriz Kizak Stomu Miyazaki Joshua Weinstien

SITE, che ha base a New York, è un’organizzazione che si occupa di arte ambientale e delle molte discipline architettoniche. Lo studio è riconosciuto per il suo “pensiero ambientale”, dal momento che i loro progetti integrano gli edifici nell’ambiente circostante. L’obiettivo dei SITE è quello di creare architetture e spazi pubblici che corrispondono alle specifiche informazioni del luogo. Durante i primi anni di attività il lavoro dei SITE, filosoficamente motivato dalle rivoluzioni politiche e sociali della fine degli anni ’60, fu fortemente legato alle idee postmoderniste. In risposta a questo i SITE proposero un approccio estetico dove non si distingueva l’inizio e la fine delle diverse forme d’arte: visual art, architettura, e paesaggio. Il gruppo oggi non considera l’architettura come un oggetto “seduto” nell’ambiente, ma bensì come una fusione di elementi che possono essere interpretati come l’ambiente stesso.


................................ SITE


Private Residence Tower Mumbai_2004 Questa torre residenziale è disegnata per una delle più importanti famiglie industriali indiane. L’edificio si trova in cima ad una collinetta che guarda dall’alto la città di Mumbai. Dal momento che il desiderio del cliente era quello di ricreare i giardini di Babilonia, l’intera torre è concepita come un giardino nel cielo. La struttura dell’edificio è composta da una spina centrale rinforzata da cavi in acciaio ai quali si agganciano 5 piani che danno l’impressione di galleggiare nel vuoto.


Private Residence Tower_Mumbai_2004


_piazza della residenza

_dettaglio dell’edificio alla base della torre


_Componenti struttrali: nucleo in cemento e acciaio sistema di cavi in tensione

_Terrazzo: tema dell’aria

_Terrazzo: tema dell’acqua

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http://www.siteenvirodesign.com http://s-i-t-e.org

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Ned Kahn è un artista e scultore ambientale; è famoso particolarmente per l’allestimento che ha realizzato per l’Exploratorium di San Francisco. Generalmente il suo lavoro si occupa di rendere “visibile” un aspetto non visibile della natura. Esempi di questo suo lavoro sono le facciate degli edifici che si muovono come onde in relazione al vento e i tornadi e i vortici fatti di nebbia o fuoco. Kahn ha vinto il MacArthur Foundation “genius grant” nel 2003 il National Design Award per il design ambientale nel 2005.


................................ Ned Khan


Articulated Cloud_2004 Pittsburgh Children's Museum Composto da un migliaio di quadrati traslucidi di plastica bianca, che si muovono con il vento,l’opera d’arte vuole riprodurre il movimento di una nuvola. La pelle quindi, cambia in base al tempo e al momento ella giornata. La Articulated skin è sorretta da un telaio spaziale, cosicché la facciata sembri fluttuare nell’aria. Il progetto nasce da una collaborazione con gli architetti KONING|EIZENBERG.


Articoulated Cloud_Pittsburgh_2004

Articulated Cloud - Pittsburgh Children’s Museum, Pittsburgh, PA. 2004


Chain of Ether _2009 ResMed Corporation Questa opera d’arte è composta da 3960 quadrati con una maglia in alluminio. Questi pannelli sono estremamente leggeri e per questo soggetti alla forza del vento. Questa facciata cinetica si estende anche alla lobby interna dell’edificio, dove però è animata dal sistema di ventilazione dell’edificio stesso. Il progetto nasce da una collaborazione con gli DAVIS DAVIS Architecture di San Diego.


Chain of Ether_San Diego_2009

Chain of Ether - ResMed Corporation,San Diego,CA- 2009


Technorama Facade_2002 The Swiss Science Center, Winterthur Nel 2002, Ned Kahn ha collaborato con lo staff di Technorama, il maggiore centro scientifico in Svizzera e i suoi architetti, per progettare la facciata dell’edificio che meglio li rappresentasse. Questa è composta da migliaia di pannelli di alluminio che si muovono grazie al vento.


Technorama Facade_Ned Khan

Technorama Facade - Technorama, The Swiss Science Center, Winterthur, Switzerland. 2002

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http://nedkahn.com

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Makoto Sei Watanabe, nato a Yokohama, in Giappone, nel 1952, si laurea in architettura nel 1976 alla Yokohama National University. È attualmente professore ordinario alla TamKang University di Taiwan. Il suo lavoro è caratterizzato dalla percezione del movimento e delle qualità tattili che stimolano un rapporto dell’architettura con i sensi, mentre sul piano teorico si muove su una ricerca continua di verbalizzazione dell’atto progettuale e della sua traduzione in programmi computerizzati. Web frame (2000), creato sulla base del nuovo metodo di Induction Design, è stata la prima opera di architettura ad essere disegnata attraverso l’uso di un programma per la soluzione di condizioni progettuali assegnate.


................................ Makoto Sei Watanabe


Fiber Wave I 2000_2005 Alberi che si muovono al vento. Vento che traccia onde su un campo d’erba. Fiber Wave è una scultura composta da sottili fibre di carbonio di sezione circolare, alte circa 4,5 metri. Quando soffia il vento, queste fibre ondeggiano dolcemente, quando l’aria è calma esse rimangono dritte. Fino ad ora, la maggior parte delle strutture costruite dall’uomo per muoversi sotto la forza degli elementi naturali, sono state i mulini a vento e ruote ad acqua, la cui dinamica è definita da apparecchi rotatori: un movimento semplice, meccanico, l’ultimo esempio del quale è l’automobile. La maggior parte degli organismi viventi non usa ruote, ma piuttosto si muove ruotandosi e flettendosi. Fiber Wave è un tentativo di ideare una struttura artificiale capace di muoversi come un organismo vivente. Fiber Wave si muove naturalmente con la forza del vento. La luce del sole viene incamerata durante il giorno ed emessa spontaneamente di notte.

Non necessita di energia elettrica, né meccanica. Questo è indubbiamente un esempio di “scultura ambientale”. La forma del movimento non è progettata. Ad essere progettato è il “codice” che definisce le proprietà e la disposizione fisica. La forma è determinata dalle regole della natura. I ritmi e i modelli latenti nel vento sono articolati attraverso lo strumento Fiber Wave. Forza Direzione e condizioni variabili del vento generano infinite configurazioni di Fiber Wave. Ed anche se la forma ed il movimento sono liberi e diversi, non sono casuali. Un metodo del genere suggerisce nuove possibilità per il futuro del design.


Fiber Wave I_series 1995_1998

environmental artwork / landscape



Fiber Wave II 2000_2005 Fiber Wave si muove grazie al vento e si illumina con l’energia del sole. È arte amica dell’ambiente che non ha bisogno di energia. Fiber Wave II è la versione sviluppate per l’interno. Il vento di un mondo virtuale è creato dalla rete attraverso una conversione di dati, vento e materia, dal digitale all’analogico e viceversa. Gli alberi sono strutture flessibili ed adattabili. Si piegano leggermente, lasciandosi attraversare dal vento. Non lottano contro il vento. Non lottano ma non sono mai sconfitti. Quando il vento smette, gli alberi riconquistano la loro forma originaria. Non è la stessa cosa con gli oggetti costruiti dall’uomo. Essi lottano sempre. Edifici, ponti e torri si ergono contro il vento forti e coraggiosi. E a volte crollano. Fiber Wave è diverso. Non lotta. È più simile ad un albero. È una pianta artificiale che cambia forma in relazione al vento. Il vento ne determina la forma. È design senza design. E il Fiber Wave II fa lo stesso con la luce: un luce tremolante, che ondeggia. Qui non è propriamente il vento che genera il movimento della luce, ma un soffio che viene da un altro mondo.


Fiber Wave II_series 2000_2005

city: New York London Paris Moscow Alaska Buffalo Planet:

Sun Jupiter


Biennale di Venezia_ The fluid city the FLUID CITY SUBWAY 2000

WEB FRAME A New 'Method' for Architecture and the City / BiOrganic Design


Fiber Tower Milano 2004 La struttura Fiber è una struttura “non statica”. Un requisito base per un edificio di tipo convenzionale è che non si muova. Il vento può essere forte ma l’edificio rimane immobile. Un terremoto viene assorbito senza che le sollecitazioni generino movimento. Per questo c’è bisogno di una struttura robusta e ben dimensionata. Di contro, Fiber Tower si flette contro il vento. Ma questo movimento è assorbito da ammortizzatori attivi. Si tratta di ammortizzatori controllati da un computer che compensano continuamente il movimento, in maniera tale che lo spazio dedicato alle attività delle persone non si muova. Le strutture statiche convenzionali, che si oppongono alle forze esterne, crollano quando tali forze ne vincono la resistenza. Ma la Fiber Tower è una struttura attiva. Dato che essa dissipa le forze esterne attraverso il movimento, può sopportare carichi maggiori. Invece di contrastare le forze esterne della natura, è più saggio cercare risultati migliori indirizzandole altrove.

Armonia invece di competizione, coesistenza con la natura: questo è uno dei temi dell’architettura della città del futuro. Gli spazi interni sono chiamati bolle. Sono composte da materiali e strutture elastiche flessibili e fluttuano supportate dagli ammortizzatori attivi. Le bolle cambiano forma in accordo con la natura e le condizioni delle attività interne. La combinazione degli spazi a bolle flessibili con la struttura Fiber, dà vita ad un’architettura che respira come un organismo. La Fiber Tower ha una struttura dinamica che ri-direziona le forze esterne. In risposta al vento o ai terremoti, la struttura si piega per scaricare le tensioni, come gli alberi o i cespugli si piegano al vento. Normalmente una struttura flessibile sarebbe impraticabile perché gli spazi interni verrebbero deformati. Ma gli spazi interni possono sempre essere stabilizzati usando ammortizzatori per annullare la deformazione delle strutture rigide. Le strutture di base normalmente devono essere resistenti e compatte, ma questo progetto risponde alle forze esterne con flessibilità.


Fiber Tower_2004 a new cultural/media complex for Milan


Bubble transforming_generating image


Learning from a HISTORICAL DESIGN CODE

Providing open plaza for the public

Not disturbing the CITYSCAPE

Not like this

Symbolic, but faint


FIBER STRUCTURE

BUBBLES

FLOOR & ACCESS

Active Structure

Tranforming Skin

Continuous Floor

Fiber structure: Mechanism e Function


Motion-Flow

Form-Fluid In generale l’architettura è dura. Acciaio, cemento e pietra sono materiali duri, e anche il vetro trasparente viene prodotto in lastre rigide che possono rompersi per il vento forte. L’architettura fatta di legno o di terra potrebbe non essere così dura, ma è solo una questione di diverse gradazioni: pesante, solido forte. Più l’architettura è così, più sentiamo l’esigenza di qualcosa di differente: qualcosa di più molle e soffice; qualcosa che sembra fondersi e sciogliersi da un momento all’altro. È possibile un’architettura del genere?

L’architettura non si muove. O, per meglio dire, non può muoversi. Quando si lavora su un oggetto immobile, si sente l’urgenza di farlo muovere. Aprire i soffitti o le finestre è un tipo di movimento, ma sarebbe auspicabile una dinamica di più ampia portata. Essere dinamica per l’architettura non implica di fatto che debba realmente muoversi. Il termine dinamico viene qui usato in senso più ampio. Significa voler scappare dalle restrizioni che rendono l’architettura immobile. Non significa progettare per capriccio. Il movimento è uno stato simbolico che rappresenta la capacità di soddisfare le condizioni imposte all’architettura senza vincoli preordinati. Ciò in virtù del fatto che la maggiore costrizione per l’architettura è la forza di gravità terrestre. Proprio perché la gravità è la più grande e potente delle condizioni, è quella che gli architetti desidererebbero potere risolvere più facilmente: il movimento è la più grande “aspirazione” dell’architettura.


Shin Minamata MON, 2005 Lo Shin Minamata Mon è probabilmente il primo elemento architettonico del mondo progettato da un programma di “generazione della forma e ottimizzazione strutturale”. La forma dello Shin Minamata Mon può apparire come un piccolo bosco d’alberi. Ma occorre sottolineare che ciò non è, in alcun modo, dovuto all’imitazione dall’aspetto esterno degli alberi. I risultati di regole generative assegnate hanno semplicemente determinato l’emergere di un insieme che assomiglia ad alberi. Per meglio dire, non propriamente alberi, in quanto i rami in natura si dividono ma raramente si uniscono. Ciononostante l’impressione generale ricorda gli alberi. La ragione è che le regole generative assegnate hanno qualcosa in comune con quelle che determinano lo sviluppo degli alberi. Sono strutture che nascono da necessità totalmente diverse le une dalle altre, divenute simili nell’aspetto esterno come risultato di una ricerca dell’ottimizzazione delle risposte a determinate condizioni e finalità.


Shin Minamata MON_Minamata ID-V KeiRiki 1_2005 Progettazione algoritmica


KeiRiki I è il primo programma aperto della serie INDUCTION DESIGN: è uno dei risultati del programma WEB FRAME. Web Frame, corrispondente a Induction Design III, è un programma per “generazione di forma + valutazione selettiva” che non comprende meccanica strutturale.


Il programma Keiriki seleziona membrature di dimensione differenti per i diversi stati di tensione.


Keiriki I e Keiriki progettazione algoritmica

II:

KeiRiki I è il primo programma aperto della serie INDUCTION DESIGN: è uno dei risultati del programma WEB FRAME.Web Frame, corrispondente a Induction Design III, è un programma per “generazione di forma + valutazione selettiva” che non comprende meccanica strutturale. Il programma Keiriki I integra due processi: uno è il “programma di generazione della forma” e l’altro è il programma di “ottimizzazione”. Usando il Keiriki I, l’architetto può creare una forma generale arbitraria (entro la gamma ammessa dal programma), sottoporla a condizioni arbitrarie di carico e ottenere una risposta per la struttura “attimizzata (ottimizzata)” nelle condizioni date. Gli esiti sono diversi ad ogni iterazione, in base a parametri specificati per ogni singolo processo del programma. In ogni caso i risultati sono delle soluzioni per le condizioni assunte, non semplicemente una serie di variazioni.

Il programma Keiriki seleziona membrature di dimensione differenti per i diversi stati di tensione. Un criterio semplice di scelta dei materiali strutturali agisce anche in una forma di maglie complessa. Principi semplici possono essere trovati in motivi complessi. Questo è il modo in cui agiscono i principi organizzativi tipici degli organismi naturali, che vengono applicati alle strutture di base. Keiriki I è stato creato per gestire soltanto il carico del vento sugli elementi di una struttura lineare. Pertanto trova applicazione in strutture “pure”, come il Shin Minamata Mon, essenzialmente bidimensionali. Invece il Keiriki II, una successiva versione di KeiRiki I, incluse le capacità di elaborare il carico del vento sulle superfici così da essere in grado di gestire architetture più complesse con muri e coperture, comprendendo il carico del vento sulla superficie esterna come una delle condizioni per la risposta strutturale.


ID-V KeiRiki 2_2006 Progettazione algoritmica


Il termine "KeiRiki" si compone di due parti. La prima parte, "kei”, è la parola giapponese per “forma”: ci si riferisce alla generazione della forma. La seconda parte "Riki” è la parola giapponese per “il potere”: ci si riferisce alla meccanica strutturale. KeiRiki 2, una successiva versione di KeiRiki 1, incluse le capacità di elaborare il carico del vento sulle superfici così da essere in grado di gestire architetture più complesse con muri e coperture, comprendendo il carico del vento sulla superficie esterna come una delle condizioni per la risposta strutturale.


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Christian Girard_ Makoto Sei Watanabe EDILSTAMPA 2007 http://www.makoto-architect.com

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Daan Roosegaarde è un artista che lavora a Rotterdam. Ha studiato all’ Accademia di Belle Arti (AKI) di Enschede, al Berlage Institute e infine ha ottenuto una seconda laurea in Progettazione Architettonica a Rotterdam. Al momento l’artista è direttore creativo dello studio Roosegaarde, un laboratorio d’arte che si occupa di progetti interattivi. Il lavoro di Roosegaarde esplora la relazione dinamica tra l’architettura, le persone e la cultura. In questa continua interazione la sue sculture creano una situazione dove spazio e pubblico diventano una cosa sola.


................................ Daan Roosegaarde


Dune_2006-2009 È un paesaggio interattivo che reagisce in base allo stato d’animo delle persone. Questo ibrido tra natura e tecnologia è composto da una grande quantità di fibre che si illuminano in base ai suoni e alle emozioni dei passanti. Quest’opera d’arte indaga la natura in relazione allo spazio urbano attraverso il “guardare”, il “camminare” e l’interazione. Camminare attraverso dune può essere paragonato al cammino di “alice in technoland”.


Dune_2006-2009 Netherlands Media Art Institute


Dune 4.1_Maastunnel_2007 Un paesaggio interattivo e pubblico nel maastunnel di Rotterdam per Rotterdam 2007 city of architecture. Con le sue avanzate tecnologie questa grande opera d’arte interattiva reagisce ai suoni alle emozioni dei passanti.


Dune 4.1_Maastunnel_2007 Rotterdam 2007 City of Architecture


Dune 4.2_2009 Il nostro nuovo paesaggio permanente e interattivo sulle rive del fiume Maas a Rotterdam. Questa opera d’arte pubblica lunga 60 metri utilizza meno di 60 watt mentre intuitivamente interagisce con lo stato d’animo dei visitatori. Qui gli abitanti di Rotterdam possono godere di una giornaliera “walk of light”: un’esperienza collettiva di persone, tecnologia e ambiente.


Dune 4.2_2009 City of Rotterdam

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http://www.studioroosegaarde.net

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Dan Corson crea opere d'arte che portano divertimento e meraviglia nell’ambiente urbano. I lavori di Dan vanno da oggetti di larga scala monumentale e installazioni a site - specific, a spazi intimi per interpretare e meditare sulle opere d'arte. Collabora spesso con architetti, ingegneri e architetti del paesaggio per cambiare e influenzare l'ambiente. La sua esperienza di arte pubblica include dai grandi progetti di sistema di trasporto, edifici pubblici, parchi e opere d'arte in spazi interpretativi e mediativi. Dan lavora con una vasta gamma di materiali dal vetro e luce all’acciaio concreto. La sua prima formazione nella progettazione illuminotecnica teatrale ha formato molto del suo lavoro, e lui continua a creare oggetti funzionali e opere d'arte che hanno una forte presenza sia durante il giorno che durante la notte. Ha lavorato con un certo numero di studi di architettura per creare speciali Artist Made Parts Building per i loro edifici, e ha partecipato a diversi progetti LEED. Mentre Dan non considera se stesso un "eco-artista", fa sempre uno sforzo per selezionare prodotti e sistemi che riflettono il pensiero verde e design sostenibile.


................................ Dan Corson


Oscillating Field_2009 Oscillating Field è una installazione temporanea che durante il giorno prende l’aspetto di un prato d’erba, mentre durante la notte si trasforma in una superficie di laser verdi che si muovono in un gioco dinamico di animazioni.Il “patterning” dinamico in questo grande spazio,trasforma un parcheggio desolato in un movimento magico di luci. Il progetto è composto da più di 3300 fibre di fibra di vetro; ognuna di queste è dipinta di arancione fluorescente e si muove seguendo 11 diverse sequenze con più di 35 minuti di loop ciascuna.


Oscillating Field_2009 Seattle



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http://www.corsonart.com

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Thomas Heatherwick, nato a Londra, addestrato come un progettista a Manchester Metropolitan University e al Royal College of Art, Londra. Egli è un onorario colleghi del RIBA, Royal Designer for Industry, un Senior Fellow della Royal College of Art e ha dottorati honoris causa da Sheffield Hallam, Manchester Metropolitan, Brighton e Università Dundee. Studio Heatherwick realizza progetti di design unici. Fondata da Thomas Heatherwick nel 1994, è riconosciuto per il suo lavoro in: _architettura _scultura _infrastrutture urbane _product design _exhibition design _strategic thinking La pratica funziona a partire da uno studio e workshop a Kings Cross, Londra. Questo è un ambiente in cui la gestione del progetto e l'esecuzione si svolge in parallelo con il modello-processo, prototipazione e sperimentazione di idee, materiali e processi di fabbricazione.


................................ Thomas Heatherwick


Padiglione britannico Shanghai_Expo 2010

per

Singolare esempio di creatività e innovazione, il padiglione disegnato dall’architetto britannico si presenta come una struttura di sei piani interamente rivestita da 60mila fili acrilici trasparenti lunghi 7,5 metri che si muoveranno insieme al vento. Durante il giorno i 60mila filamenti fungeranno da fibre ottiche, incanalando la luce naturale verso l’interno. Durante la notte la luce artificiale degli spazi interni, condotta all’esterno sino all’estremità di ogni filo, farà brillare l’intera struttura, Ogni filo ondeggia in risposta al movimento del vento, creando colori e motivi diversi. La struttura sorgerà su una piattaforma che si estenderà sul suolo assumendo l’originale forma di una carta aperta che sembrerà aver precedentemente avvolto il padiglione. Ne risulterà uno spazio esterno destinato ad ospitare eventi aperti al pubblico, che in alcuni punti si solleverà offrendo percorsi coperti per raggiungere l’interno del padiglione.


Padiglione britannico_Shanghai Expo 2010


L’edificio in fase di costruzione prima dell’apertura dell’EXPO

L’edificio costruito



"Abbiamo deciso di raggiungere tale obiettivo realizzando un oggetto straordinario, non riconoscibile nei termini convenzionali, collocato in uno spazio aperto. Tuttavia, piuttosto che realizzare una chiara immagine pubblicitaria per il Regno Unito, desideriamo per il nostro padiglione riuscire a trasmettere una piĂš profonda comprensione della ricchezza della cultura contemporanea britannica". Thomas Heatherwick

Fibre ottiche che si muoveranno insieme al vento creando un'immagine indimenticabile, durante il giorno incanaleranno la luce naturale verso l'interno, mentre durante la notte la luce artificiale degli spazi interni, condotta all'esterno fino all'estremitĂ di ogni filo, farĂ brillare l'intera struttura.


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http://www.heatherwick.com

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