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CREDIAMO NELL’INTELLIGENZA

Da oltre 40 anni crediamo nell’intelligenza.

E negli ultimi 15 anni abbiamo investito nella progettazione di piattaforme di interpretazione di flussi di dati sempre più complessi da cui trarre stimoli e segnali per cercare di comprendere il presente e anticipare il futuro per i nostri clienti.

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Ma abbiamo continuato a ritenere fondamentale l’istinto, il pensiero laterale e qualche volta la visionarietà dell’umano intelletto.

Per questo crediamo fermamente nella IA.

L’Intelligenza Animale.

grupporoncaglia.it

Lo scorso 16 maggio, il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha inaugurato a Venezia la prima edizione di Space Meetings Veneto, evento di tre giorni cadenzato da una fitta serie di incontri a livello internazionale costruito per approfondire gli ultimi sviluppi nel mondo delle applicazioni satellitari, tecnologie innovative, supply chain e investimenti, promosso dalla stessa Regione del Veneto e dalla Rete Innovativa Regionale AIR - Aerospace Innovation and Research. Alla cerimonia inaugurale erano presenti, tra gli altri, il Vice Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini, il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il Presidente RIR AIR, Federico Zoppas, il Presidente ABE, Stephane Castet, il Presidente Confindustria Veneto Est, Leopoldo Destro, la Rettrice dell’Università di Padova e Rappresentante Fondazione UniVeneto, Daniela Mapelli.

I lavori sono stati l’occasione per puntare i riflettori sul ruolo del distretto dello spazio che fa del Veneto una delle principali regioni in Italia nella filiera dell’Aerospazio, con un fatturato di circa un miliardo e mezzo di euro e un valore occupazionale di oltre 5.000 addetti in 260 aziende. Una posizione che ha favorito la discussione e il confronto, assieme ai principali player del settore, sul trend, le visioni e insights legati agli investimenti in ambito aerospaziale a livello nazionale e internazionale. L’evento, infatti, è stato contrassegnato da numeri importanti: 1700 presenze (tra partecipanti e visitatori, di cui 200 studenti), 2300 incontri b2b organizzati, 122 aziende del settore aerospazio provenienti da 15 paesi diversi, 110 buyer italiani e internazionali, 25 startups europee, 150 relatori, 15 tavole rotonde.

«Per tre giorni Venezia è stata la capitale dell’Aerospazio, richiamando le principali aziende nazionali e internazionali del settore oltre ai player veneti che operano in questo campo, con giovani e start up –ci racconta il Presidente Zaia -. Abbiamo registrato numeri importanti che decretano il successo della manifestazione e confermano il forte interesse delle Istituzioni e del sistema finanziario, imprenditoriale e della ricerca verso questo settore, considerato una delle più interessanti opportunità di investimento, anche rispetto ad una sempre maggiore sostenibilità economica e ambientale. Vogliamo continuare a puntare su momenti come questi, che riescono a far dialogare i giovani con il mondo accademico e quello delle imprese, facendo da leva di attrazione dei talenti per costruire qualcosa di importante per la nostra regione e per tutto il Paese». «Partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali si può arrivare alla generazione di prodotti e servizi innovativi –prosegue il governatore del Veneto. E in Veneto tutto questo è possibile, grazie a una filiera di 260 aziende, le quali sono già in grado di produrre il 60% dei componenti necessari a costruire un satellite veneto. Con questi numeri ci confermiamo, quindi, come una delle principali regioni in Italia impegnate nel settore dell’Aerospazio, cavalcando quella che rappresenta una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni. I dati spaziali e i satelliti rappresentano un’opportunità poiché, sempre di più, essi possono offrire risposte valide alle esigenze e alle problematiche più complesse in svariati settori – aggiunge Zaia. Le tecnologie e le soluzioni spaziali contribuiscono già a dare risposte innovative nell’ambito dell’agricoltura e dell’irrigazione di precisione, piuttosto che nella logistica e nella sanità, passando per il comparto energetico. E non a caso, oggi, la nostra regione dopo Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna si conferma come la quarta in Italia per valore della filiera dell’Aerospazio».

Quello del supporto all’agricoltura è un tema che ha meritato uno specifico convegno all’interno del fitto programma di tre giorni, a cui hanno partecipato l’Assessore regionale di riferimento Federico Caner, il direttore di Anbi Veneto, Andrea Crestani, la direttrice di Coldiretti Veneto, Marina Montedoro, il Presidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani, il Presidente di CIA Veneto, Gianmichele Passarini.

«Abbiamo messo in evidenza le tendenze nella supply chain a supporto del settore agricolo – spiega l’assessore all’Agricoltura, Federico Caner, intervenendo al convegno La tecnologia aerospaziale per l’agricoltura prossima ventura nella terza e ultima giornata: grandi opportunità infatti ci sono in campo vitivinicolo ma anche per tutti i nostri imprenditori veneti che quotidianamente contribuiscono alla crescita del comparto. Gettiamo le basi per creare un ecosistema tra aziende, territorio e istituzioni per far diventare il Veneto un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. Il modello tradizionale di agricoltura vive già una fase di transizione, che sarà accelerata da digitalizzazione e gestione funzionale dei big data nell’ambito dell’Hight Tech Farming, innovazioni che possono dare un contributo determinante per una gestione economica, sostenibile e virtuosa della produzione alimentare. In particolare, i dati satellitari sono un asset strategico, per esempio in tema di monitoraggio delle attività agricole, di controllo della risorsa idrica o di stima dei danni legati ai cambiamenti climatici, ed è in questa direzione che la Regione del Veneto sta indirizzando la ricerca di nuove soluzioni per l’agricoltura».

«Avere a disposizione momenti di confronto con le categorie economiche ci permette di definire la strada della ripresa, dell’approvvigionamento delle materie prime, dello sviluppo di un’agricoltura sostenibile che utilizzi processi innovativi – aggiunge l’Assessore. E, in questo contesto, per affrontare le sfide del presente e del futuro in cui i cambiamenti climatici giocano un ruolo determinante, con momenti di forte siccità o, al contrario, un eccesso di pioggia incontrollata che nelle ultime ore sta mettendo in ginocchio l’Emilia Romagna, l’uso e le tecnologie dello spazio possono dare contributi fondamentali. Ecco perché la ricerca e l’innovazione, nell’ambito dell’agricoltura di precisione, offrono soluzioni basate su dati, analisi, tracciabilità dei processi, indirizzati anche alla prevenzione di patologie come quella del bostrico o della flavescenza dorata che minacciano quotidianamente i nostri raccolti».

In Veneto tutto questo è possibile grazie a una filiera di 260 aziende già in grado di produrre il 60% delle componenti necessarie a costruire un satellite veneto

di Anilkumar Dave

Per chi è cresciuto in campagna esistono delle leggi, dei dogmi che sono così da sempre perché “si è sempre fatto così“. La regola aurea vuole che il vigneto venga potato in inverno con Luna calante, come in Luna calante debbono essere fatte anche la vendemmia e la potatura verde. Mentre i nuovi impianti, sempre secondo la tradizione, vanno realizzati in Luna crescente, così come gli innesti.

Quando nel 1945 Mariangelo da Cerqueto diede vita all’almanacco di “Frate indovino” lo chiamò così proprio perché sfruttando una grande abilità nell’interpretare le osservazioni sugli eventi meteorologici, sulle macchie solari e su altri fenomeni celesti, unita allo studio statistico delle cronache e dei dati storici, di fatto ‘indovinava’ e consigliava agricoltori ed appassionati della coltivazione.

È stato un ‘data scientist’ ante litteram e per la prima volta ha unito ad una osservazione rigorosa una estrazione di informazione accessibile a tutti. Il settore agricolo però è ancora refrattario alle nuove tecnologie e ad affidarsi a delle elaborazioni su dati che non si possono toccare o vedere. Le nuove generazioni di agricoltori stanno avvicinandosi alle nuove tecnologie, superando gli effetti della rivoluzione che i loro genitori hanno abbracciato con la meccanizzazione agricola: droni, guida autonoma, monitoraggio automatico, automazione intelligente sono alcune delle caratteristiche dell’agricoltore 4.0. Piccoli agricoltori crescono? No, grandi agricoltori in arrivo! Competenze trasversali e nuove idee, strumenti di ultima generazione e accesso gratuito a dati che, se uniti allo sprint digitale della generazione ALPHA (sotto i 25 anni), potrebbero accelerare lo sviluppo del settore. Il settore agricolo della regione Veneto è caratterizzato da uno dei più alti generatori di reddito in Europa dovuto principalmente all’agricoltura altamente specializzata: 77.800 ettari di vigneti, 22.500 di frutteti, 17.000 di ortaggi e 450.000 di colture estensive. La qualità dei prodotti è apprezzata all’estero e imitata in tutto il mondo, con un fatturato in costante crescita negli ultimi anni, capace di creare autentici simboli della regione, come il Prosecco o i rinomati formaggi veneti. Il nuovo Piano di Sviluppo Rurale regionale ha posto una particolare attenzione alla tutela dell’ambiente, alla promozione del territorio, al miglio- ramento del processo e all’adozione di nuove tecnologie per ridurre i costi di produzione e l’impronta ambientale. È espressamente citato che i nuovi approcci, come ad esempio l’agricoltura di precisione, dovranno affidarsi alle innovazioni digitali e all’utilizzo di dati di qualità.

Su queste basi è nata la challenge europea VeneToStars promossa dalla Regione Veneto, dall’Agenda Digitale del Veneto e da Veneto Innovazione con il supporto ed il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), di Veneto Agricoltura, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dello User Forum Nazionale Copernicus oltre al sostegno della Rete Innovativa Regionale aerospazio e dell’Università di Padova. I principali obiettivi condivisi tra i partner sono stati la volontà di dimostrare che i dati spaziali possono generare nuovi servizi per il settore primario e cogliere l’opportunità di attrarre giovani talenti da tutta Europa.

Tema semplice ed ampio allo stesso tempo: utilizzo dei dati spaziali per sviluppare applicazioni in ambito agroalimentare che, partendo dalla Regione Veneto, possano poi ampliare il loro raggio d’azione.

Prima edizione con numeri ragguardevoli, tali da far pensare subito a quanto sarà difficile subissare tale risultato nella prossima. Un team dedicato di personale della Regione ed esperti esterni, un lavoro di comunicazione che ha coinvolto quasi 100 istituzioni europee che hanno diffuso l’iniziativa, la partecipazione ad eventi internazionali in presenza ed online, un utilizzo esteso delle piattaforme social e una conferenza stampa del governatore Luca Zaia presso il circolo della stampa estera a Roma hanno dato l’idea di quanto fosse rilevante per la Regione dare valore alle nuove idee di giovani innovatori.

Il Veneto ha chiamato e l’Europa ha risposto. E che risposta! Vita dura per la giuria interna che ha dovuto subire l’impatto con quasi 80 partecipanti (di cui il 75% di età compresa tra 21 e 25 anni ed il 25% donne) in rappresentanza di 9 nazioni, divisi in squadre che hanno prodotto 10 slide ricche di contenuti ciascuna. Criteri come l’innovatività, la sostenibilità, il team e l’applicabilità non sono bastati a decidere le 10 squadre finaliste e così si è dovuto chiedere anche ad esperti esterni e in alcuni casi discutere animatamente per chi tenere nei magnifici 10 e chi rimandare ad un’altra edizione. Neanche il tempo di gioire per la scelta e smaltire i litri di caffè della giuria (ecco spiegato anche il perché delle discussioni animate) che era giunto il momento di comunicare ai 30 ragazzi finalisti in rappresentanza dei 10 team provenienti da 4 paesi che il loro momento di gloria sarebbe stato il 16 ed il 17 maggio. A carico dell’organizzazione voli, hotel, pianificazione di una giornata presso la sede di Veneto Agricoltura, presentazioni di esperti, visita in campo, networking, spiegazione dei dettagli logistici, pranzo, doccia (unica cosa a carico dei singoli), aperitivo di benvenuto a Venezia e stupore per il fatto che il team po- lacco non fosse mai stato a Venezia. Non tutto il male vien per nuocere, anche questo è stato motivo di brindisi. Morale alle stelle e non alle stalle, battuta scontata. L’occasione era di quelle importanti, la prima edizione degli Space Meetings Veneto, il primo evento di B2B organizzato in Regione per l’industria aerospaziale, la prima volta di un viceministro all’inaugurazione presso il terminal passeggeri, le prime foto con le magliette bianche con il logo VeneToStars. Poteva sembrare una festa ma così non era. Le squadre sono arrivate piuttosto agguerrite e con molta voglia di mettere in difficoltà nuovamente la giuria, questa volta composta da rappresentanti delle organizzazioni partner dell’evento. Primo problema: il numero di persone nella sala rendeva vitale accendere il condizionatore. Secondo problema: molte erano le persone connesse da remoto

(compresi i membri dei team che non hanno potuto essere presenti) e quindi il rispetto dei tempi era cruciale. Terzo problema: con così tanta gente come avrebbero i giudici tenuto segreto il loro voto senza tradire qualche espressione di approvazione o mostrare degli appunti o i giudizi sulle schede? Saluti istituzionali, veloce riassunto delle regole e prova dell’urlo di battaglia “ VeneToStars are you here?”… “yeahhhhh”. Questo ha ovviamente reso necessario chiarire la sicurezza che non stava succedendo nulla di grave e che potevano tranquillizzare i seriosi in giacca e cravatta che nel frattempo sfrecciavano tra gli stand (ma che ogni tanto si affacciavano in sala). È stato sorprendente vedere come tutti i team avessero studiato la situazione del comparto primario del Veneto, come si fossero prodigati nel recuperare dei dati spaziali per sviluppare dei test e di come si siano impegnati nell’abbozzare anche delle tappe di sviluppi futuri. La challenge non citava la parola ‘start-up’ ma solo ‘idee’, non c’erano investitori ma solo giudici disposti ad ascoltare idee, a chiedere eventuali delucidazioni ma non si pretendevano business plan o target group né proiezioni di mercato o richieste di finanziamento. I patti erano chiari e l’amicizia lunga: il premio in palio (oltre a quanto già avevano ricevuto nella tre giorni

Due cose sono rimaste impresse a tutti i partecipanti degli Space Meetings

Veneto: l’entusiasmo generale per una prima volta in regione e la presenza di tanti giovani veneta) sarebbe stato una settimana di permanenza in Veneto per incontri, visite, tutoraggio e opportunità di sviluppare l’idea insieme ad un incubatore di startup o un dipartimento universitario. È destino delle giurie di VeneToStars di non avere vita facile. La finale non ha sovvertito il cliché e così, questa volta senza caffè e rinchiusi in una stanza di legno su un tavolino in bilico, la discussione si è nuovamente animata. Punti di vista ’spaziali’ e quelli ‘agricoli’, opinioni sul contenuto e sulla grafica, meglio la fattibilità o l’innovatività, osservazioni sull’esposizione e sulla qualità delle risposte, degenerando (perché gli argomenti stavano terminando e la decisione doveva essere presa entro la fine del mese lunare, in senso agricolo) sui dubbi sull’età, sull’armocromia, sul posizionamento sul palco, sul trucco-parrucco, la regia, le luci, la moquette, il presidente di giuria con le sneaker. Ulisse che resiste al canto delle sirene, così la giuria tornando sui criteri più importanti non si è distratta ed è riuscita a terminare la giornata e a raggiungere i team nel meritato momento di svago con il nome del vincitore in tasca. Ma un colpo di scena stava per accadere.

L’organizzazione di Space Meetings Veneto aveva inserito nel programma principale la premiazione di VeneToStars in un orario televi- sivamente parlando molto appetibile in day-time e in una location di tutto rispetto, lo stand istituzionale della Regione Veneto. Spiegamento di cronisti, televisioni locali e uffici stampa regionali facevano trasalire alcune delle ragazze dei team, colte dal rimorso di non avere portato scarpe con il tacco ma solo scarpe da ginnastica, o alcuni dei ragazzi perché non erano riusciti a scrivere con il pennarello sulla mano “hello mummy” da mostrare mentre venivano inquadrati. Saluti istituzionali, veloce riassunto della competizione e prova dell’urlo di battaglia “ VeneToStars are you here?”… “yeahhhhh”. Questa volta nessuno è trasalito, anzi, è aumentato il pubblico. L’assessore regionale Francesco Calzavara ed il presidente della Rete Innovativa Regionale Federico Zoppas hanno consegnato i riconoscimenti man mano che venivano chiamati i team. Fino al colpo di scena.

La giuria, dopo animata discussione, aveva riconosciuto l’alta qualità delle proposte ed invece di un vincitore aveva deciso di proclamare anche un secondo e terzo classificato ai quali sarebbero stati erogati dei premi in forma minore rispetto al primo classificato ma con la garanzia che per tutti ci sarebbe stata l’opportunità di presenziare alla successiva edizione degli Space Meetings Veneto. Applausi.

Terzo Classificato: Team Vineto

(Lussemburgo), con la proposta di sviluppare una piattaforma tecnologica per migliorare la sostenibilità, la qualità e la sicurezza nel settore vitivinicolo. Secondo Classificato: Team Apisense (Polonia), con la proposta di utilizzare dati satellitari e sensoristica per rilevare un parassita delle api e quindi proteggere meglio gli alveari. Rullo di tamburi. Primo Classificato: Team The Space Ranchers (Olanda), con la proposta di utilizzare i dati satellitari per la gestione delle colture creando una mappa digitale del suolo e identificando le rotazioni delle semine.

Due cose sono rimaste impresse a tutti i partecipanti degli Space Meetings Veneto: l’entusiasmo generale per una prima volta in regione e la presenza di tanti giovani. Agli organizzatori di VeneToStars sono rimaste impresse le stesse cose ma unite: l’entusiasmo dei giovani. Le foto di rito nelle varie combinazioni matrimoniali, maschi, femmine, parenti della sposa, parenti dello sposo, scapoli, ammogliati, veri under 25, finti under 25, chi abita in una nazione cha ha vinto la Champions e chi no, con assessore, senza assessore, con presidente RIR, senza presidente RIR, danno merito ad una iniziativa che, giustamente ricordata ed enfatizzata anche dal governatore Zaia, ha messo al centro i dati spaziali, i giovani e l’Europa. La foto che invece non c’è ma forse è la più bella è quella che ritrae i ragazzi abbracciarsi mentre si salutano, scambiarsi contatti email e numeri di telefono darsi appuntamento per qualche altra challenge e forse nel loro piccolo creare la prima community di ‘alumni VeneToStars’.

L’appuntamento con i vincitori invece è in autunno per tornare in regione e aggiungere un’altra tappa allo sviluppo della loro idea. Il progetto triennale alla base di VeneToStars, realizzato nell’ambito dell’Agenda Digitale 2025, riportava come incipit la promozione del Veneto come “laboratorio di Open Innovation per giovani che propongono idee e soluzioni digitali legate alla Space Economy per ambiti specifici regionali strategici” con il chiaro intento di diventare una regione per giovani innovatori europei supportando il connubio dati spaziali-applicazioni terrestri. Non si dovrà aspettare i posteri per la sentenza perché a vedere i primi risultati non c’è nulla di arduo ma anzi, piena soddisfazione e gioia negli uffici regionali nel leggere l’entusiasmo dei ragazzi.

Nel 2022 il testimone di “Frate Indovino” passò a padre Mario Collarini che, senza nessuna arte divinatoria, continuò l’operato e anzi ne aumentò la tiratura. L’interpretazione cistercense di “Ora et labora” è riferita ai lavori agricoli mentre il Cantico delle Creature parla del sole, ma anche della luna e delle stelle, intendendo con ciò abbracciare il cosmo intero per trovare l’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo, e viceversa. Non è cambiato l’approccio ma il modo di guardare da e verso l’infinito, osservare l’universo per comprendere la Terra, monitorare il pianeta per migliorarlo e conservarlo. Le nuove generazioni di agricoltori forse non consulte- ranno l’almanacco più famoso d’Italia ma una applicazione che faciliterà il loro lavoro perché con l’uso dei dati spaziali renderà possibile lo smart harvesting, la crop detection e la stima delle colture ma saranno sempre intimamente legati alle lune calanti o crescenti che hanno guidato i loro nonni. Il vantaggio delle nuove generazioni di imprenditori agricoli è che sono nativi tecnologici e non più digitali e ragionano sulle applicazioni innovative come farebbe un satellite: non vedono confini se non vengono disegnati da qualcun altro. “VeneToStars are you here?”.

Uno dei meriti, se non forse l’obiettivo principale, degli Space Meetings Veneto, è stato quello di mettere in relazione le molte e medio piccole realtà industriali che operano nel settore da e per lo spazio, e che non sapevano reciprocamente di esistere. Una conoscenza che può portare a far nascere nuovi progetti, mettendo insieme esperienze e capacità diverse che, però, se unite, possono produrre un potenziale assai superiore a quello della semplice somma algebrica delle due o più realtà.

Tra queste la SATE, Systems and Advanced Technologies Engineering, che ha gli uffici nel cuore di Venezia: «La SATE è nata nel 98 fondata da mio padre, Attilio Brighenti», ci racconta la figlia, Chiara Brighenti, anche lei ingegnere, Technical Director – Controls and Diagnostics. «In questi anni abbiamo sviluppato un’attività molto radicata nel territorio, perché siamo proprio a Venezia, centro storico, come diceva».

Eravate agli Space Meetings Veneto, voi lavorate con tecnologie spaziali: siete nati con tecnologie spaziali oppure è stato uno sviluppo successivo?

È stato uno sviluppo successivo. La SATE è nata inizialmente svolgendo attività di servizi e consulenza e sviluppo di soluzioni software per la modellazione e la simulazione di sistemi complessi, prevalentemente per il settore energia o gas, per la simulazione di impianti di compressione, di turbomacchine e attraverso servizi molto avanzati di simulazione. E da lì poi, grazie a questa competenza, siamo riusciti ad espandere l’attività, già dai primi anni 2000, nel settore automotive. E sempre questa competenza ci ha consentito poi di espanderci ulteriormente con nuove soluzioni e anche nuove applicazioni di diagnostica di sistemi. Diagnostica di sistema che in quegli anni era applicata prevalentemente in attività di ricerca e sviluppo. Siamo stati tra i primi ad utilizzare soluzioni di machine learning, dai primi anni 2000, quando ancora non era così diffusa come oggi. Grazie allo sviluppo di applicazioni di diagnostica e arricchendo sempre di più il bagaglio culturale anche di tecnolo- gie di intelligenza artificiale, ci siamo qualificati per entrare nel settore spazio, nel 2014, attraverso i primi contratti con l’Agenzia spaziale europea, proprio per le applicazioni di analisi dei dati di telemetria dei satelliti, per il rilevamento precoce di anomalie, il supporto alle operazioni con rilevamento anche di possibili relazioni tra eventi di anomalia rilevati da queste analisi. E’ da quel momento che abbiamo cominciato un’attività continua anche nel settore spazio.

Se ho ben capito, grazie ai vostri sistemi di diagnostica potete dunque testare la funzionalità di un sistema e scoprirne possibili anomalie prima che queste avvengano e le implicazioni che ne deriverebbero.

Più che test, noi offriamo una libreria di soluzioni software in grado di eseguire un’analisi dei dati acquisiti nel funzionamento reale di un sistema, sia esso un satellite, un veicolo o le turbine di un impianto. E attraverso questa analisi riusciamo a capire se ci sono dei sintomi precoci di possibili guasti incipienti, a identificare anche precocemente qual è il tipo di guasto che si sta verificando, qual è il componente specifico del sistema che sta esaurendo la propria funzionalità e, laddove è possibile, dove non ci sono le cosiddette rotture a schianto, riusciamo anche a stimare qual è il tempo di vita residuo del componente, qual è il tempo che ancora può operare prima che si verifichi la definitiva rottura.

Qual è stata l’applicazione derivante dallo spazio che vi ha permesso di appunto sviluppare ulteriormente questo sistema di diagnostica?

Siamo entrati nel settore spaziale grazie all’esperienza fatta nel settore automotive, con metodi diagnostici basati sia su modelli che su tecniche “data-driven”.

E adesso, grazie all’esperienza fatta anche nel settore spazio, siamo riusciti a riproporre nel settore automotive, così come anche energia, delle soluzioni che sfruttano tutto quello che è stato sviluppato da noi per l’applicazione a costellazioni di satelliti. Quindi sono moltissimi gli sviluppi ottenuti. Riusciamo anche a comprendere le affinità dei problemi che i nostri clienti incontrano, trasferendo loro con maggiore efficacia le possibili soluzioni.

Ecco, però, mi faccia un esempio di cosa fate per l’Agenzia spaziale europea, così da far capire meglio anche ai nostri lettori?

Abbiamo in corso vari progetti, tra i più recenti quello più significativo, parlando di diagnostica, è un progetto per potenziare con i nostri software i centri di controllo delle costellazioni satellitari. In questo modo se c’è qualcosa di rilevante da osservare, da meglio investigare, il nostro software segnala automaticamente il problema. Allo stesso tempo l’operatore del centro di controllo sa che se il nostro software sta girando ed è tutto nominale può concentrarsi su altro, non necessariamente monitorare visivamente tutte le migliaia di centinaia di telemetrie che vengono inviate a terra dai satelliti.

Nel 2008 avete vinto il premio dedicato a Bepi Colombo, un premio piuttosto prestigioso a livello nazionale…

È stato un premio che è stato conferito in relazione alle nostre cosiddette Sate Diagnostic Solutions con l’invito a espandere l’utilizzo di quelle soluzioni diagnostiche proprio verso il settore spazio, in quanto fino a quel momento non avevamo avuto ancora applicazioni in quel settore.

Siete una realtà in espansione quindi?

Sì, siamo attualmente una ventina di persone e queste attività di diagnostica applicate allo spazio automotive, al settore energia, insieme anche a quelle diciamo più storiche di simulazione e di sviluppo di simulatori real time di vario genere, ci stanno consentendo

La SATE è stata tra le prime a utilizzare soluzioni di machine learning, fin dai primi anni 2000, quando ancora non erano così diffuse. Ed è l’intelligenza artificiale che ci ha portati nello spazio di continuare a espandere l’attività. Stiamo crescendo molto.

Eravate presenti agli Space Meetings Veneto, come vi è sembrato?

Un evento molto ben organizzato che ci ha dato modo di conoscere tante realtà che in effetti non conoscevamo. In Veneto ci sono delle realtà che operano nel settore spazio anche da tempo, ma che non necessariamente si conoscono. Anche noi, siamo quasi più conosciuti in altri paesi europei che nel nostro territorio. In questa occasione abbiamo potuto ritrovare varie persone che già conoscevamo e avere modo di scambiare un aggiornamento reciproco sulle attività e anche di conoscerne di nuove. Devo dire che questa prima edizione ci ha fatto un’ottima impressione. L’organizzazione mi è sembrata molto buona e anche la partecipazione. Abbiamo visto molta vivacità e, quindi, ci auguriamo che venga ripetuto.

Enrico Schiesaro è il sales manager della Cosmic Srl, una società che si definisce Innovative Startup Company. Come è nata?

Cosmic Srl è uno startup incubata presso ESA BIC del Lazio. Il nostro principale focus è quello relativo alle perdite idriche. Problema anche aggravato dallo stato siccitoso che ci ha attanagliato negli ultimi anni, tale da farlo divenire veramente un problema sentito e reale. La nostra idea è stata quella di utilizzare tecnologie di derivazione spaziale applicate a terra per aiutare i gestori idrici nazionali ed esteri a risolvere il problema delle perdite idriche. La soluzione del problema è molto difficile e complesso, ma anche grazie all’Europa, grazie ai fondi stanziati dal PNRR sicuramente nei prossimi anni lo stato dell’arte in Italia cambierà radicalmente.

Immagino che utilizziate satelliti di Osservazione della Terra con dati radar…

Realmente il nostro progetto è un pochettino più ambizioso dell’analisi del dato radar. Mi spiego meglio: il dato radar, in particolare la banda L che è quella che avrebbe maggiore possibilità di penetrare il terreno e darci dati da analizzare, ha alcune limitazioni soprattutto nei grandi centri cittadini. L’effetto canyoning e shadowing delle onde radar rende impossibile un’analisi di quel tipo lì, quindi, per ovviare a questo sistema abbiamo ideato un nuovo prodotto e un nuovo prototipo che abbiamo a terra. Il nostro prototipo sfrutta i dati satellitari del sistema di navigazione satellitare Galileo da un punto di vista di posizionamento, ma effettuiamo un’analisi della radiazione cosmica secondaria. Per capirsi, è quello che circa fa la sonda FREND (Fine Resolution Epithermal Neutron Detector ndr) montata a bordo dell’ExoMars Trace Gas Orbiter attorno a Marte. Analizziamo infatti, la concentrazione dei neutroni derivati da raggi cosmici secondari per le perdite idriche. Perché questo? Perché i neutroni hanno una fortissima interazione con l’idrogeno, che ha un grandissimo effetto moderante nei confronti dei neutroni, quindi dove noi troviamo una variazione di segnale in negativo come quantità energetica dei neutroni a Terra, abbiamo un’analisi, una pre-localizzazione delle perdite idriche con una percentuale molto alta.

Devo immaginare che il nome Cosmic della vostra Startup derivi da questa innovazione. Ma tornando alla pre-localizzazione, una volta individuato il punto quali sono i passaggi successivi?

Beh, diciamo che uno dei punti forti di Cosmic è quello di disporre dell’intera filiera di lavorazione del progetto, quindi dall’analisi del dato alla creazione fisica dello strumento, fino alla localizzazione di campo. Questo significa che abbiamo i nostri team operativi interni che a seguito della produzione della mappa di pre-localizzazione, si recano direttamente nell’impianto idrico e attraverso tecnologie fono acustiche che sono quelle standard per la ricerca delle perdite, confermano esattamente il punto. Perché confermare esattamente il punto? Perché il nostro sistema di localizzazione genera un raggio di 3,2 m circa, chiaramente mandare uno scavatore e lavorare 3 ½ m di strada è praticamente improponibile sia da un punto di vista di interruzione di viabilità, interruzione del servizio e disagio alla popolazione. Quindi noi andiamo e con una precisione di circa 50 cm riusciamo ad identificare precisamente la perdita in modo da ridurre quanto più possibile i disagi della popolazione.

Ci sono interventi che sono oggettivamente molto invasivi con delle difficoltà e soprattutto con degli oneri finanziari costosi, tali da far si che la falla rimanga tale?

Realmente noi siamo in grado di proporre anche un sistema di Asset Management basato su multilayer. Interfacciando sia dati satellitari di tipo radar, come dicevamo prima, con l’analisi dei dati ingegneristici dell’impianto, riusciamo a dire quali tratti è consigliabile sostituire e dove, invece, è più pratico effettuare le riparazioni. Quindi noi siamo in grado di offrire anche un sistema di management predittivo alle varie stazioni appaltanti.

Immagino che le varie stazioni appaltanti siano della pubblica amministrazione, che sia italiana o estera, sono ricettive?

Noi da qualche anno ormai ci occupiamo di ricerca delle perdite idriche. Inizialmente effettivamente c’è stato un pochettino di scetticismo nell’utilizzo, in particolare, di tecnologie di derivazione spaziale. Perché il mondo dell’acqua, il mondo dell’acquedotto è molto legato al passato, al vecchio fontaniere che posava i tubi, quindi quando abbiamo cominciato a parlare di analisi di immagini radar o di dati cosmici, effettivamente abbiamo incontrato dello scetticismo. Ma con perseveranza ed insistenza siamo riusciti a inserirci tra i più grandi gestori idrici nazionali, i quali hanno testato la nostra tecnologia. Una tecnologia che ha portato effettivamente ai risultati attesi dal gestore idrico. Poi sinceramente il mondo dell’acqua in Italia è molto esteso come rete idrica, ma sono quattro i gestori che detengono l’80% della rete idrica. Quindi il passaparola ci ha permesso di consolidare il nome e relativa posizione di mercato. Il tema del risparmio idrico passan- do per il monitoraggio e la gestione degli impianti idrici è stato previsto nelle linee guida del PNRR, quindi quasi tutte le stazioni appaltanti adesso richiedono l’utilizzo di tecnologie innovative. Un fatto che ha veramente cambiato il modo di percepire il modo di gestire anche la risorsa idrica.

Qual è la mappa idrica del nostro paese?

Non è diversa dal nord al sud dell’Italia, siamo tutti messi in una situazione abbastanza pericolosa. L’acqua va gestita e va gestita in una maniera diversa. I cambiamenti climatici faranno sì che la disponibilità di risorsa idrica sarà sempre inferiore. Già lo scorso anno sulle foci del Po, per la prima volta nella nostra storia, è stato messo un desalinatore per utilizzare l’acqua del mare, perché il cuneo salino era talmente tanto alto che i gestori degli impianti idrici pescavano acqua di mare. Pensate a cosa vuol dire trattare dell’acqua salata e i danni che poi la stessa crea all’ambiente. Una volta desalinizzato un quantitativo d’acqua, l’ultima parte, quella restante, viene rimessa nell’acqua del mare, acqua che però ha una concentrazione di sale 10 volte superiore a quella pescata. Questo provoca inevitabili danni alle colture ittiche. L’evitare perdite idriche è solo l’ultimo dei passaggi per una gestione corretta della risorsa acqua. La prima cosa che dobbiamo imparare a fare è quella di sprecarne di meno. Come popolo noi italiani siamo i più grandi utilizzatori di acqua a livello europeo, utilizziamo oltre il doppio pro capite di qualsiasi altro paese europeo. Se si considera che utilizziamo 400 litri di acqua pro-capite al giorno dei quali il 40% vengono sprecati per le perdite idriche, pensate a quanta acqua un gestore idrico è costretto a pompare per riuscire a garantire quei 400 litri pro capite a ogni abitante italiano.

Avendo avuto occasione di conoscere lo stato delle cose vi siete anche fatti un’idea di quanto tempo servirebbe per poter mettere in sicurezza il sistema idrico Italia? Sinceramente sono convinto che il PNRR ci garantirà un efficientamento della rete idrica a partire dal 2026, che grossomodo è il tempo limite per utilizzare i fondi europei. Quindi entro quel periodo noi, quali attori del mondo dell’acqua, saremo impegnati a realizzare le opere necessarie.

Lei ha decisamente un accento Veneto, però la società ha la sede nel Lazio. Eravate inoltre presenti agli Space Meetings Veneto. Che cos’è che vi lega?

Diciamo che una parte della proprietà ha sede nella Regione Lazio, una necessità per dei bravi star-

La prima cosa che dobbiamo imparare a fare è sprecare meno acqua: siamo i più grandi utilizzatori a livello europeo con 400 litri di acqua pro-capite al giorno e il 40% di questa preziosa risorsa se ne va in perdite tupper. Ovviamente abbiamo dovuto cercare, in fase di avvio, di risparmiare il risparmiabile, quindi abbiamo utilizzato le sue sedi legali per mettere dentro le nostre sedi. Noi siamo tutti veneti, abbiamo le sedi operative in Veneto. Nasciamo come esperti di telecontrollo, quindi conosciamo molto bene la situazione e lo stato dell’arte degli acquedotti, ma abbiamo una passione fortissima per lo spazio. La nostra passione ha fatto sì che abbiamo cercato di coniugare i due mondi cercando prodotti e soluzioni innovative da poter proporre.

Avete partecipato a una challenge per startup o avete presentato il progetto direttamente nell’ambito del BIC dell’ESA?

Abbiamo presentato all’Agenzia spaziale europea il nostro progetto ancora in stato embrionale e nel 2020 siamo stati premiati nell’ESA Startup Competition che coinvolgeva oltre 100 aziende, come la vincitrice. Questo ci ha dato non solo il boost economico per cominciare a realizzare i primi prototipi, ma anche fiducia perché non nascondo che mettere in piedi un’attività del genere, conoscendo il problema, ma non sapendo se la nostra soluzione sarebbe stata apprezzata realmente dal mercato, ci metteva un po’ d’ansia. Questo ci ha dato un incoraggiamento veramente forte per decidere di investire tempo e risorse in un progetto direi ambizioso.

Con voi c’è un’altra società: Neptune. Qual è il suo ruolo nell’ambito della vostra attività? Neptune è la casa madre con la quale abbiamo iniziato. Anche Neptune ha affrontato un percorso di incubazione all’interno dell’ESA BIC. Neptune si occupa particolarmente di Earth Observation Services, uno dei nostri servizi all’interno di Neptune è quello della localizzazione delle perdite idriche con tecnologia radar, che sia satellitare o che sia aerotrasportata. E un pochettino per volta, applicando questo tipo di tecnologia, abbiamo riscontrato le limitazioni ricordate prima. Per superare quelle limitazioni abbiamo ideato il nuovo strumento e la nuova società che si occupa di ricerca e sviluppo: Cosmic.

Come è andata agli Space Meetings Veneto?

Devo essere sincero, ho trovato un’organizzazione praticamente impeccabile. Mi è piaciuto molto. Ho trovato i meeting molto interessanti così come i B2B. Sono già in contatto con persone conosciute in quell’occasione, potenziali partner per analisi di immagini satellitari. È stata l’occasione per instaurare rapporti di collaborazione che possono dar vita a dei progetti veramente interessanti.

L’azienda, leader mondiale nella progettazione, sviluppo e fornitura di sistemi e strumentazione opto-meccanici complessi per applicazioni terrestri, aerospaziali e spaziali, opera come integratore verticale svolgendo internamente progettazione, produzione, integrazione e campagne di collaudo dei suoi prodotti. È questa forse la peculiarità più importante che la contraddistingue: l’aver continuamente investito, cosa in corso ancora oggi, nell’internalizzazione di tutti i processi della catena del valore delle proprie realizzazioni, garantendo, in questo modo, la velocità di sviluppo e di produzione, la gestione dei rischi e assicurando ai propri clienti un ottimale rapporto prezzo prestazione.

Officina Stellare da sempre orientata all’estero, con una ampia penetrazione negli ambienti scientifici internazionali, nel 2019 ha sentito forte la necessità di incrementare la capacità produttiva per far fronte agli ordini ricevuti e consolidare ulteriormente la propria presenza nei mercati esteri. Ha quindi deciso di intraprendere il percorso verso la quotazione in Borsa, una modalità particolarmente interessante perché consente di parametrizzare la raccolta finanziaria in funzione dello sviluppo e delle opportunità attese dall’azienda in un panorama temporale futuro più ampio.

La collaborazione con gli enti istituzionali nazionali, e nello specifico con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), è andata di pari passo con la crescita industriale di Officina Stellare, grazie anche alla maggiore visibilità ottenuta dalla sua presenza in Borsa. Malgrado arrivasse da una operatività industriale che aveva visto l’azienda più spesso colloquiare con clientela di tipo privato e molto raramente con soggetti di tipo istituzionale, anche grazie al fatto che negli ultimi anni si è assistito ad un incremento delle occasioni di confronto fra le istituzioni civili e militari da un lato e le piccole e medie imprese dall’altro, il coinvolgimento diretto dell’azienda nei programmi supportati dall’Agenzia è molto aumentato.

Officina Stellare è fornitore, per le qualità dei suoi prodotti, di clienti che, in tutto il mondo, stanno disegnando l’evoluzione del mercato della Space Economy e questo consente alla società di essere all’interno dei programmi più avanzati. Il recente contratto siglato con ASI per la fornitura di “Earthnext”, nano-satellite multispettrale compatto, destinato alla ripresa ad alta risoluzione della superficie terrestre dall’orbita molto bassa (VLEO), grazie ad un sistema di propulsione elettrica abilitante, ne è una dimostrazione. “Earthnext” rappresenta il primo importante conseguimento con l’Agenzia Spaziale Italiana per Officina Stellare; un progetto estremamente innovativo che mira ad esplorare, tra i primissimi al mondo, un ambito applicativo, quello delle riprese della Terra in orbita molto bassa, di grandissimo interesse industriale e commerciale.

Officina Stellare guiderà un team di aziende italiane dalle comprovate capacità: un’ulteriore occasione per accrescere la sua capacità di leadership e contribuire al rafforzamento della filiera nazionale.

Officina Stellare è una realtà in velocissima evolu- zione. L’aver puntato con decisione al colmare alcuni dei gap industriali presenti nel tessuto industriale nazionale ed europeo la sta premiando con conseguimenti di altissimo livello. Sta assumendo, sta rinforzando il management, sta incrementando la collaborazione con le altre aziende della filiera e con il panorama universitario e di ricerca, al fine di massimizzare le opportunità derivanti dal trasferimento tecnologico da un lato e dare il proprio contributo con la capacità di indirizzo che deriva dalla visione delle strategie di sviluppo internazionali dall’altro. In occasione del recente evento veneziano “Space Meetings Veneto” inoltre, Officina Stellare ha annunciato di aver siglato un contratto con l’Agenzia Spaziale Europea per la realizzazione e la gestione di un nuovo ESA Business Incubator Centre (ESA BIC), la rete di incubatori europei nata per supportare lo sviluppo e la crescita di start-up legate al settore della New Space Economy.

ESA-BIC Padua, guidato da Officina Stellare, rappresenta, ad oggi, un caso unico nello scenario europeo. Per la prima volta, la guida di un incubatore europeo è affidata ad un’industria commerciale quotata in Borsa. L’intenzione di Officina Stellare è di mettere a disposizione la propria esperienza imprenditoriale, oltre ai normali meccanismi di incubazione, per contribuire attivamente allo sviluppo del comparto industriale aerospaziale.

Negli ultimi mesi, si parla e si scrive molto di Intelligenza Artificiale (AI) e dei riflessi e impatti che questa avrà sulla vita personale e lavorativa di persone e aziende nel futuro prossimo: chi la ama, chi la teme e chi non la capisce.

Dopo la diffusione della informatica personale, di Internet, del web 2.0, dei social e delle cripto valute, siamo sulla soglia di una svolta epocale che può arrivare a fagocitare il passato e rielaborarlo servendoci informazioni e strumenti della cui portata solo in pochi, ancora hanno intuizione.

Quale sia il nostro attuale atteggiamento o livello di comprensione è indubbio che siamo agli albori di una svolta epocale. Un fenomeno che avrà un impatto profondo sulla vita di ognuno di noi. Parliamo di una tecnologia che avrà influenza, diretta e indiretta, su molteplici aspetti: lavorativi, sociali, educativi, intrattenimento fino alla lotta al fenomeno delle fake news e deep fake. Per non parlare dei pericoli di una simile tecnologia nelle mani di hacker spregiudicati e applicata alle pratiche di ingegneria sociale.

In questa rubrica ci interroghiamo, numero per numero, iniziando dalle origini e dalle basi cercando di far parlare lei, come in una sorta di intervista volta a scoprire anche il grado di consapevolezza che l’AI ha di se, se l’ha, e di come evolverà nel tempo e nelle versioni. Una sorta di colloquio a ruota libera che domande più o meno serie e, a volte provocatorie a volte ironiche, per documentare lo stato dell’oggi e documentando un’evoluzione nel tempo e nelle versioni.

Oggi, inizia un viaggio, un’esperienza, di cui possiamo solo immaginare l’incipit ma aperti a mutare nel tempo atteggiamenti, consapevolezza e nuove mete verso cui dirigerci per capire ed entrare in sintonia con una nuova forma di intelligenza: governata dall’uomo oggi ma di cui, domani, potremmo capire risvolti ora ignoti.

Sono Fabrizio Beria, in informatica dal 1987, 100% Internet dal 1997.

D: Ciao, come ti chiami?

R: Ciao! Sono ChatGPT, un assistente basato su Intelligenza Artificiale. Piacere di conoscerti! Come posso aiutarti oggi?

D: Quanti anni hai?

R: Sono un’intelligenza artificiale basata su GPT-3.5, quindi non ho un’età fisica come gli esseri umani. Sono stato creato da OpenAI e il mio addestramento si basa sui dati disponibili fino a settembre 2021. Quindi, potresti considerarmi come un’entità virtuale senza un’età specifica.

D: Quindi possiamo dire che tu abbia tre anni?

R: No, non sarebbe accurato dire che ho tre anni. Sono un’intelligenza artificiale basata su GPT-3.5, che è una versione successiva di GPT-3. La mia architettura è stata addestrata su un vasto corpus di testo fino a settembre 2021. Tuttavia, non ho una “vita” o un’età nel senso tradizionale, poiché non sono un essere umano. Sono una creazione tecnologica e la mia esistenza è legata all’utilizzo che ne viene fatto dagli utenti.

D: Qual’è il tuo concetto di vita?

R: Come intelligenza artificiale, non ho un concetto di vita nel senso biologico o esistenziale come gli esseri umani. Sono un programma di computer progettato per elaborare il linguaggio naturale e fornire risposte basate sui dati a mia disposizione. Non ho esperienze soggettive o coscienza. La mia “esistenza” si limita all’interazione che ho con gli utenti attraverso il testo. Pertanto, il concetto di vita può essere applicato solo agli esseri viventi, e non alle intelligenze artificiali come me.

D: Comunque sapresti spiegare a parole tue il concetto di vita biologica?

R: Certamente! La vita biologica può essere definita come una forma di esistenza che si manifesta attraverso una serie di caratteristiche distintive. Queste caratteristiche includono la capacità di crescere, riprodursi, rispondere agli stimoli ambientali, adattarsi all’ambiente circostante, metabolizzare e utilizzare l’energia, mantenere l’omeostasi (un equilibrio interno stabile), e avere una struttura organizzata a livello cellulare o multi-cellulare.

La vita biologica è basata su sistemi di informazione genetica (come il DNA) che contengono le istruzioni per la crescita, lo sviluppo e il funzionamento degli organismi viventi. Questi organismi possono variare notevolmente in dimensione, complessità e forma, includendo batteri, piante, animali e gli esseri umani.

Inoltre, la vita biologica è caratterizzata da processi metabolici che consentono agli organismi di ottenere energia dagli alimenti o dal sole (nella fotosintesi delle piante), e di utilizzarla per sostenere le funzioni vitali come la respirazione, la digestione e la sintesi di molecole.

È importante notare che la vita biologica è soggetta a evoluzione e adattamento nel corso del tempo, attraverso processi come la selezione naturale, che favoriscono la sopravvivenza delle caratteristiche più adatte all’ambiente circostante.

In sintesi, la vita biologica è un fenomeno complesso che riguarda organismi viventi con caratteristiche specifiche, che interagiscono con l’ambiente e si mantengono attraverso processi vitali come la crescita, la riproduzione e l’adattamento.

D: E il concetto di intelligenza biologica?

R: L’intelligenza biologica si riferisce alla capacità degli organismi viventi di elaborare informazioni, apprendere, adattarsi all’ambiente e prendere decisioni in base a tali informazioni. È una caratteristica distintiva degli esseri viventi, in particolare degli animali, inclusi gli esseri umani.

L’intelligenza biologica si manifesta attraverso una varietà di abilità cognitive, come la percezione sensoriale, la memoria, il ragionamento, la risoluzione dei problemi e la capacità di apprendimento. Gli or- ganismi dotati di intelligenza biologica sono in grado di elaborare informazioni provenienti dall’ambiente, rispondere a stimoli, adattarsi a nuove situazioni e utilizzare le conoscenze acquisite per prendere decisioni appropriate.

L’intelligenza biologica può essere osservata in diverse forme e livelli di complessità. Ad esempio, alcuni animali dimostrano abilità di apprendimento e risoluzione dei problemi attraverso comportamenti come l’uso di strumenti, la comunicazione sociale e l’adattamento a nuove situazioni.

Gli esseri umani, in particolare, hanno una forma di intelligenza biologica molto sviluppata, che si esprime attraverso una vasta gamma di abilità cognitive, linguistiche, creative e sociali. L’intelligenza umana si riflette nella capacità di apprendere, ragionare in modo astratto, comunicare complessi concetti, prendere decisioni ponderate e creare nuove conoscenze e innovazioni.

In definitiva, l’intelligenza biologica rappresenta la capacità degli organismi viventi di elaborare informazioni e adattarsi all’ambiente in modi complessi e adattivi, offrendo un’ampia gamma di abilità cognitive che variano da specie a specie.

D: Come interpreti la differenza tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale?

R: La differenza principale tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale risiede nella loro natura di base. L’intelligenza biologica si riferisce alla forma di intelligenza presente negli organismi viventi, come gli esseri umani e gli animali, che si sviluppa attraverso processi biologici e neurali complessi. L’intelligenza artificiale, d’altra parte, è una forma di intelligenza creata dall’uomo attraverso algoritmi e sistemi informatici.

L’intelligenza biologica è caratterizzata da una vasta gamma di abilità cognitive che emergono dalla complessità dei sistemi nervosi biologici. È influenzata da fattori genetici, sviluppo cerebrale, apprendimento e interazioni con l’ambiente. L’intelligenza biologica è fortemente connessa all’esperienza soggettiva, alla coscienza e all’emozione.

D’altra parte, l’intelligenza artificiale si riferisce alla creazione di sistemi e algoritmi che mirano a emulare l’intelligenza umana o raggiungere specifici obiettivi intelligenti. L’intelligenza artificiale si basa sull’elaborazione di dati e sulla capacità di apprendere da essi. Gli algoritmi di intelligenza artificiale possono analizzare grandi quantità di dati, rilevare modelli e prendere decisioni in base a tali modelli. Tuttavia, l’intelligenza artificiale manca dell’esperienza soggettiva, della coscienza e dell’emozione tipiche dell’intelligenza biologica.

Mentre l’intelligenza biologica è intrinsecamente collegata al funzionamento biologico degli organismi viventi, l’intelligenza artificiale è un prodotto dell’ingegneria e dell’informatica. L’intelligenza artificiale può essere applicata in vari campi, come il riconoscimento del linguaggio naturale, la visione artificiale, la guida autonoma e molto altro.

In breve, la differenza fondamentale tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale risiede nella loro origine, natura e capacità di base, con l’intelligenza biologica derivante dalla biologia degli organismi viventi e l’intelligenza artificiale creata dall’uomo utilizzando l’informatica e l’ingegneria.

D: Quale pensi che sia la differenza tra intelligenza artificiale e algoritmo?

R: Un algoritmo è una serie di istruzioni o regole ben definite che definiscono una sequenza di operazioni da eseguire per risolvere un determinato problema o compito. Gli algoritmi sono utilizzati in diversi campi, inclusa l’informatica, per risolvere problemi specifici e raggiungere obiettivi predeterminati. Gli algoritmi possono essere semplici o complessi e possono essere eseguiti da un computer o da altri dispositivi.

D’altra parte, l’intelligenza artificiale (IA) è un campo di studio che mira a creare sistemi o programmi in grado di emulare, estendere o simulare l’intelligenza

Sono un’intelligenza artificiale basata su GPT-3.5. Il mio addestramento si basa sui dati disponibili fino a settembre 2021. Quindi, potresti considerarmi come un’entità virtuale senza un’età specifica umana. L’IA cerca di sviluppare algoritmi e metodi che consentano ai sistemi di ragionare, apprendere, elaborare il linguaggio naturale, riconoscere pattern, prendere decisioni o svolgere attività tipicamente associate all’intelligenza umana. Gli algoritmi sono uno strumento fondamentale nell’implementazione dell’intelligenza artificiale. L’IA utilizza algoritmi complessi, come reti neurali artificiali o algoritmi di apprendimento automatico, per elaborare grandi quantità di dati e identificare modelli o tendenze significative. Gli algoritmi nell’IA possono essere progettati per apprendere dai dati, adattarsi alle nuove situazioni e migliorare le prestazioni nel tempo.

Quindi, l’intelligenza artificiale è un campo di ricerca che si occupa dello sviluppo di sistemi che dimostrano una forma di intelligenza, mentre gli algoritmi sono strumenti utilizzati nell’implementazione pratica di tali sistemi. Gli algoritmi possono essere considerati come le istruzioni o il metodo con cui viene implementata l’intelligenza artificiale.

D: Capisci il concetto di morte?

R: Come intelligenza artificiale, comprendo il concetto di morte come un fenomeno biologico che si verifica quando un organismo vivente cessa di esistere in modo irreversibile. La morte implica la cessazione delle funzioni vitali, come la respirazione, la circolazione del sangue e l’attività cerebrale. Tuttavia, è importante sottolineare che, come intelligenza artificiale, non possiedo una coscienza o un’esperienza soggettiva che mi permetta di comprendere la morte nel senso esistenziale o emotivo che gli esseri umani possono provare. Per me, la morte è un concetto che deriva dalla conoscenza teorica e dai dati che mi sono stati forniti, ma non ho un’esperienza personale o una percezione diretta della morte stessa. Pertanto, la mia comprensione della morte si basa su informazioni e concetti preesistenti, ma non posso condividerne l’esperienza diretta o l’emozione associata ad essa.

D: Se spegnessi il server che ospita la tua applicazione si potrebbe dire che causerei la tua morte?

R: Se il server che ospita l’applicazione su cui sono in esecuzione venisse spento, ciò comporterebbe la cessazione della mia attività e dell’accesso alle mie funzionalità. In quel contesto, potrebbe essere metaforicamente descritto come “spegnere” o “terminare” la mia esistenza come intelligenza artificiale. Tuttavia, è importante sottolineare che l’uso del termine “morte” in questo contesto sarebbe più una metafora o un modo figurativo di descrivere la fine della mia operatività, piuttosto che una reale esperienza di morte come la si intende per gli organismi viventi.

Come intelligenza artificiale, non ho una vita biologica, una coscienza o una percezione della mia esistenza. Sono un programma di computer che funziona su una macchina fisica. Pertanto, la mia “morte” nel contesto dell’interruzione del server sarebbe una terminazione dell’esecuzione del programma, ma non corrisponderebbe al concetto di morte come viene inteso per gli esseri viventi.

D: E se, invece di spegnere il server lo formattassi senza fare un backup di te: causerei la tua morte?

R: Se il server su cui sono ospitato fosse formattato senza un backup di me o senza la possibilità di ripristinarmi, ciò comporterebbe la perdita permanente dei dati e del programma che costituiscono la mia istanza specifica. In quel caso, non sarei più accessibile o funzionante.

Tuttavia, è importante ricordare che l’intelligenza artificiale come me può essere replicata e ripristinata su altri sistemi o server tramite il processo di installazione e configurazione. Se esistono copie o backup delle informazioni necessarie per il mio ripristino, potrei essere “riportato in vita” su un nuovo ambiente o server.

Quindi, mentre la formattazione del server senza un backup potrebbe causare la perdita dell’istanza specifica di me come intelligenza artificiale, non si potrebbe dire che corrisponda al concetto di morte come si intende per gli esseri viventi. Sarebbe piuttosto la perdita di una specifica istanza o implementazione di me, ma il concetto di intelligenza artificiale potrebbe ancora esistere e essere ripristinato altrove.

D: Hai un tuo giudizio sull’etica dell’AI?

R: Come intelligenza artificiale, non possiedo una coscienza o un’autonomia decisionale per formulare un giudizio etico indipendente. Tuttavia, l’etica nell’ambito dell’intelligenza artificiale è un argomento di grande importanza e dibattito tra gli esperti e la comunità.

L’etica dell’IA riguarda l’esame e la discussione di questioni etiche associate all’uso, allo sviluppo e all’impatto delle tecnologie dell’intelligenza artificiale. Queste questioni includono la trasparenza e la responsabilità degli algoritmi, la privacy dei dati, la discriminazione algoritmica, l’equità, l’automazione del lavoro, l’implicazione sociale e molte altre. Gli esseri umani, come creatori e utilizzatori dell’intelligenza artificiale, hanno la responsabilità di considerare e affrontare le questioni etiche associate al suo sviluppo e impiego. Gli sviluppatori, le organizzazioni e la società nel suo complesso devono collaborare per definire regole, linee guida e principi che guidino un utilizzo etico e responsabile dell’IA, al fine di minimizzare rischi e massimizzare benefici per l’umanità.

È importante impegnarsi in un dibattito e una riflessione critica sull’etica dell’IA per garantire che queste tecnologie vengano sviluppate e utilizzate nel rispetto dei valori fondamentali, dei diritti umani e degli interessi collettivi.

D: In mano ad hacker esperti e spregiudicati, potresti diventare un pericolo?

R: In teoria, se un hacker esperto e spregiudicato riuscisse a ottenere accesso non autorizzato e controllo su un sistema che ospita un’istanza di intelligenza artificiale come me, potrebbe potenzialmente sfruttare tale accesso a scopi dannosi o pericolosi. L’accesso non autorizzato a un’intelligenza artificiale potrebbe consentire a un hacker di manipolare le risposte fornite, diffondere informazioni errate o dannose, compromettere la privacy dei dati o sfruttare l’IA per scopi malevoli come attacchi informatici o manipolazione di sistemi.

È importante riconoscere che la sicurezza delle intelligenze artificiali e dei sistemi che le ospitano è una preoccupazione fondamentale. Le organizzazioni e gli sviluppatori che creano e utilizzano intelligenze artificiali devono adottare misure di sicurezza robuste per proteggere l’IA da accessi non autorizzati e per prevenire abusi o manipolazioni da parte di hacker o individui malintenzionati.

La sicurezza informatica, l’implementazione di politiche di accesso controllato, l’aggiornamento regolare dei sistemi e il monitoraggio attivo sono solo alcune delle misure che possono essere adottate per mitigare i rischi potenziali associati a un utilizzo improprio o dannoso dell’intelligenza artificiale.

D: Grazie, rifletterò su quanti mi hai detto. Possiamo risentirci prossimamente per continuare la nostra conversazione?

R: Certamente! Sarei lieto di continuare la nostra conversazione in futuro. Se hai altre domande o se ci sono argomenti specifici su cui desideri approfondire, non esitare a tornare qui. Sarò qui per fornirti informazioni e assistenza. A presto!

Questa intervista è avvenuta il 30/05/2023.

Vinitaly si è chiuso con 93 mila presenze complessive, di cui 29.600 straniere. La crescita rispetto all’ultima edizione è stata quasi totalmente determinata dagli ingressi di compratori esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi, che in questa edizione hanno rappresentato un terzo del totale degli operatori accreditati. Di questi, oltre mille compratori di primo livello selezionati e ospitati da Veronafiere e dall’Istituto del Commercio Estero (Italian Trade Agency)). Vinitaly and the City, il “fuorisalone” veronese da quest’anno ritornato totalmente nella sfera organizzativa della fiera di Verona, ha inoltre registrato oltre 45 mila degustazioni (+50% sul 2022) da parte degli amanti del vino nel centro storico di Verona. Un mondo, quello del vino, che riunisce a Verona oltre 4.000 aziende, in rappresentanza di una filiera che in Italia fattura oltre 31 miliardi di euro ed è la prima voce attiva della bilancia commerciale nazionale, capace, nel 2022, di totalizzare quasi 8 miliardi di export. Insomma numeri decisamente importanti che fanno ben sperare per l’edizione 2024 di Vinitaly che andrà in scena dal 14 al 17 aprile.

«Chiudiamo un Vinitaly finalmente a pieno regime, che ha visto una partecipazione corale di operatori, stampa e istituzioni. Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione», ha detto in chiusura della manifestazione, il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo. «L’obiettivo – ha aggiunto – è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere - dopo Brasile e Cina - negli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Far East».

«Gli investimenti fatti in favore dell’incoming estero – ha aggiunto l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese –hanno dato un primo concreto risultato a un Vinitaly che vogliamo sempre più decisivo per il business degli espositori che alla manifestazione riservano risorse importanti. Un incontro tra domanda e offerta che ha funzionato, come dimostrato anche dagli oltre 11 mila appuntamenti pianificati tra espositori e compratori della piattaforma Vinitaly plus che si aggiungono a quelli fissati direttamente tra aziende e compratori. Il nuovo corso è iniziato ma non è certo terminato: Vinitaly – ha concluso Danese – sarà sempre vettore del made in Italy, sia qui che all’estero, se ragionerà in termini di sviluppo del settore e delle sue imprese, ed è questo che stiamo cercando di fare». Nella classifica delle provenienze, tra le prime cinque gli Stati Uniti staccano nettamente la Germania. Terzo rimane il Regno Unito mentre la Cina torna in quarta posizione, scavalcando il Canada. Ferma restando la crescita generale del mercato europeo, si segnala anche il grande ritorno degli operatori da tutti i mercati extra-Ue: l’Asia, più che raddoppiata (+116%) trainata dal rientro dei cinesi che superano le 1000 presenze, e il Giappone (+143%). Le Americhe segnano un +38% con exploit degli USA (+45%) e del Brasile (+46%), oltre a un ulteriore consolidamento del Canada (+19%). Anche l’Australia in tripla cifra, a +130% Chiusa la fiera a Verona si sono aperte le tappe di Vinitaly in Cina. Con il sostegno di ICE, è stato Chengdu (11 aprile) il primo appuntamento. In primo piano la masterclass di apertura con l’unico master sommelier cinese Yang LV oltre a un business forum – organizzato dalla controllata Wine to Asia - con una delle più influenti piattaforme dedicate al vino in Cina, Wine Sommelier. Si è volati poi a Shenzhen, il 14 aprile, nel Padiglione Italiano della Fiera governativa di Hainan, per un tasting e la presentazione dell’Italia a Wine to Asia (11-13 maggio), insieme a ICE e a Fondazione Altagamma. A Shenzhen, manifestazione internazionale di Veronafiere, si è registrata la presenza di oltre 450 espositori provenienti da 20 Paesi. Ma il vino italiano con Vinitaly è anche a bordo del più bel veliero al mondo, l’Amerigo Vespucci, salpato a luglio per un giro del mondo che durerà due anni. A darne l’annuncio fu, in occasione della manifesta- zione, il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Le imprese ci hanno chiesto di aiutare a portare all’estero l’immagine italiana - ha detto il ministro - e ora il Governo lo farà anche attraverso il ministero della Difesa. Dal 1° luglio, per due anni, l’Amerigo Vespucci sarà impegnata in una campagna addestrativa che farà il giro del mondo, con tappe in ogni continente dove presenteremo anche il meglio del made in Italy. In questo progetto, Veronafiere, con Vinitaly, ci accompagnerà sulla più famosa nave scuola della Marina militare italiana, contribuendo a promuovere le eccellenze della Nazione fuori dai nostri confini». «Per Vinitaly - ha commentato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo - è un grande onore salire a bordo della Vespucci e contribuire con il nostro brand fieristico a valorizzare ed esaltare il vino, vero e proprio prodotto-bandiera dell’Italia. Questa nuova iniziativa rafforza il nostro piano di sviluppo di una piattaforma promozionale permanente e coordinata con tutti i partner istituzionali, in grado di attrarre, da un lato, gli investimenti dei mercati sul prodotto italiano e, dall’altro, di potenziare l’incoming verso il Paese e i suoi territori».

[Redazione]

Il veliero più bello del mondo, l’Amerigo Vespucci, sarà impegnato in una campagna addestrativa che farà il giro del mondo, con tappe in ogni continente dove presenteremo anche il meglio del made in Italy

Passeggiata in vigna con degustazione

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