Arpa Campania Ambiente n.02/2020

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Radon, si lavora alle linee guida  con il supporto tecnico dell’Arpac EDITORIALE di Luigi Stefano Sorvino Il ruolo delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, nell'attuale fase storica, è caratterizzato dalla sempre crescente attribuzione di compiti e responsabilità sui più svariati tematismi – in corrispondenza con l'incremento dei fabbisogni di controllo e monitoraggio ambientale – pur in un difficile contesto di esercizio delle funzioni a causa della strutturale inadeguatezza delle risorse finanziarie ed umane disponibili (anche se sta aprendosi una fase di nuovo reclutamento). Ciononostante le strutture dell'Arpa Campania provano a rispondere alle nuove attività e competenze assegnate da provvedimenti legislativi ed amministrativi, di livello nazionale e regionale, con ogni possibile impegno e qualificazione, come nel caso della problematica del monitoraggio e della gestione del gas radon, ai sensi della recente legge regionale n. 13/2019 dello scorso luglio. L'emanazione di tale normativa, ancorchè sospesa da un sopravvenuto provvedimento legislativo di fine novembre (legge regionale n. 26 del 4/12/2019) – nelle more che intervengano decreti legislativi statali di recepimento della direttiva Euratom - ha richiamato in Campania l’interesse delle categorie tecniche sul tema, suscitando la necessaria attenzione degli esercenti e dei soggetti obbligati agli adempimenti previsti dalla nuova legge che richiama l’impegno operativo dell’Arpa Campania per rilevanti profili di competenza, subito

subbissata da quesiti e richieste di chiarimenti. La norma articola un apposito sistema di interventi e di prevenzione rispetto all’esposizione alla radioattività naturale derivante dal radon, che costituisce un rischio insidioso in quanto invisibile ed impercettibile, prevedendo il controllo dei livelli di concentrazione di tale gas all’interno degli edifici esistenti e di nuova costruzione, attraverso misure combinate di monitoraggio, pianificazione e risanamento. Il radon appartiene al gruppo dei “gas nobili”, inodore, incolore e radioattivo, prodotto dal decadimento del radio ed è variamente presente in tutta la crosta terrestre tra terreni e rocce, dispiegando effetti gravemente nocivi per la salute con particolare incidenza sulle patologie oncologiche polmonari. Tale gas fuoriesce continuamente dal suolo e dal sottosuolo, penetrando all’interno degli edifici, e si concentra nei luoghi chiusi caratterizzati da inadeguata areazione fino a raggiungere livelli talvolta così elevati da costituire un serio ischio sanitario, in particolare nei locali più bassi dei manufatti, soprattutto interrati e seminterrati, caraterizzati da pareti a diretto contatto con il suolo. Gli studi epidemiologici evidenziano con certezza l’incidenza cancerogena del radon sugli esseri umani, con particolare riferimento all’incremento della mortalità e dei tumori polmonari – allo stesso modo del fumo e dell’amianto – come da tempo ritenuto dalla comunità scientifica in ambito sanitario. Le possibili vie di esposizione a tale gas

sono costituite, innanzitutto e soprattutto, dal rilascio dal terreno e poi anche, in misura più ridotta, dall'impiego di determinati materiali di costruzione oltre che dall’utilizzo di acque per uso potabile, che possono veicolarlo essendo il radon un gas leggermente solubile. Il problema è certamente presente nella nostra regione perché, oltre alle cause generali, alcuni materiali tipici di costruzione, anche a causa della conformazione geo-morfologica del territorio – come quelli tufacei e di provenienza vulcanica – costituiscono sorgenti naturali di radon, anche se il loro contributo all’inquinamento dei luoghi chiusi risulta secondario rispetto al gas propagato dal sottosuolo mediante il cd. “effetto camino” (soprattutto in inverno, per la continua risalita di aria calda con conseguente pressurizzazione dell'ambiente).

Effluenti da allevamento: le strutture di stoccaggio

L’unità di misura della concentrazione di radon, secondo i sistemi di classificazione internazionale, si esprime in becquerel al metro cubo (Bq/m3), che si registra mediante metodologie e tecniche di campionamento esercitate con strumentazioni e rilevatori attivi e passivi. Le fonti normative sono euro-comunitarie, come per tutta la materia ambientale, costituite da una serie di direttive di settore Euratom, e in particolare dalla più recente 2013/59 del Consiglio 5/12/2013, che stabilisce regole fondamentali per la protezione da radiazioni ionizzanti, superando le precedenti del 1989, 1990, 1996/97 e 2003, incorporate in Italia dal decreto legislativo n. 230/1995 (in materia di radiazioni ionizzanti ma anche di sicurezza nucleare, gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi derivanti da attività cisegue a pag.12 vili).

L’architettura sostenibile secondo Philippe Starck

Emissioni di CO2: l’obesità pesa sulla salute del Pianeta Che l’obesità sia un’acerrima nemica della nostra salute è cosa più che risaputa, ma che avesse ripercussioni anche sullo stato di benessere del nostro pianeta a questo non c’eravamo ancora arrivati. E invece risulta essere proprio così: essere appesantiti da chili di troppo equivale a produrre una maggiore quantità di emissioni di CO2 sia per via dei processi metabolici, sia per via dell’eccesso di consumo di cibo. Falco-Misso a pag. 6

Paparo a pag.10

Palumbo a pag. 13


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