Odd Universe
Texture ed elementi incredibili della natura.


La rivista ODD UNIVERSE tratta di alcuni degli infiniti elementi e fenomeni magici, strani, particolari, incredibili e in alcuni casi inspiegabili che sono presenti in natura, con l’obiettivo di andare a svelare dei segreti e colmare le curiosità dei lettori, con un focus su quelle che sono le diverse texture che costituiscono qualsiasi oggetto, pianta, animale o forma. Ogni articolo tratta di un particolare fenomeno o elemento naturale e ognuno di essi è idealmente e graficamente collegato da una radice che si insidia in ogni angolo del magico universo di cui la rivista racconta. Si tratta di un viaggio nel nostro magico pianeta, che è possibile fare attraverso il mezzo della lettura; leggendo si possono scoprire nuovi luoghi e nuovi interessanti fenomeni, elementi naturali, o nuove tappe per un viaggio questa volta fisico: ODD UNIVERSE può essere anche uno spunto dal quale organizzare un nuovo viaggio alla scoperta delle magiche e straordinarie caratteristiche dell’universo in cui viviamo.
Mazzalai AriannaResponsabile editoriale
Mazzalai Arianna
Studio Grafico
Mazzalai Arianna
Cover
Mazzalai Arianna
Direttore creativo
Buffi Francesco
Corso
Computer Graphic 1
Produttore
IED Firenze
L’energia è qualcosa che non possiamo vedere direttamente, ma sappiamo che esiste, dentro e fuori di noi. Il nostro corpo acquista e consuma energia dal cibo, quando pratichiamo sport produciamo energia necessaria al movimento che dobbiamo compiere. Una delle manifestazioni più visibili dell’energia è la produzione di luce. Appena pensiamo alla luce ci vengono in mente, lampioni, lampade e il sole, ma esistono anche organismi sulla terra che trasformano l’energia del proprio corpo in emissione di luce. Questo fenomeno prende il nome di bioluminescenza.
È un tipo speciale di chemiluminescenza, in quanto le sostanze chimiche coinvolte nel processo sono sintetizzate da cellule viventi e la reazione è catalizzata da enzimi.
Legata soprattutto agli organismi marini (ctenofori, anellidi, molluschi, pesci, dinoflagellati), ma riguarda anche animali terrestri, come le ormai introvabili lucciole, oppure i cosiddetti “vermi luminosi” e ad alcuni funghi.
Dalle lucciole sono stati estratti e cristallizzati i componenti che danno il via alla
reazione: la luciferina e l’enzima luciferasi. La luciferina, grazie all’ATP (composto ad alta energia che fornisce energia proprio alla reazione), forma il luciferil-adenilato che si lega saldamente all’enzima luiferasi, successivamente si ossida e quando torna alla forma ridotta emette luce. Questo, in parole povere, è la reazione che avviene all’interno di questi organismi, molto interessante è anche sapere che il colore della luce è determinato proprio dalla proteina enzimatica, perché diverse specie di lucciole hanno la stessa luciferina ma emettono colori differenti.
In alcuni casi la bioluminescenza può essere un segnale inquietante: La fioritura della Noctiluca bioluminescente nelle acque dei fiumi è un fenomeno “effetto dei cambiamenti climatici”. Questo organismo a metà tra il regno vegetale e quello animale è un vorace divoratore di diatomee, il principale cibo del krill, i piccoli crostacei che compongono lo zooplancton di cui si nutrono grandi animali oceanici come mante e balene. Grandi fioriture di Noctiluca possono quindi finire per affamare altri anelli della catena alimentare. Quando muore, poi, la Noctiluca rilascia in acqua tossiche nuvole di ammoniaca che finiscono per avvelenare gli stock ittici locali.
Quando la natura si illumina.
Esistono diversi luoghi nel mondo dove è possibile osservare il fenomeno della bioluminescenza marina. Il responsabile che rende il “mare brillante” è il plancton, ovvero organismi che non nuotano attivamente, possono essere animali come larve di pesce, anellidi, crostacei, molluschi, oppure vegetali come alghe, funghi, batteri e virus.
• Bali, Indonesia
• Carnis, Australia
• Cortez, Fflorida
• Gippsland Lakes, Australia
• Halong Bay, Vietnam
• La Jolla Cove, San Diego, California
• Manasquan Beach, New Jersey
• Mission Bay, San Diego, California
• Mosquito Bay, Vieques, Puerto Rico
Le sue origini
Non è un dipinto ma un albero vero e proprio: si tratta dell’Eucalipto Arcobaleno, proveniente dalle Hawaii, più precisamente dalla foresta pluviale di Maui. Questa pianta cresce anche in alcune zone tropicali come Filippine, lndonesia e Papua-Nuova Guinea ed è originaria delle Filippine: alle Hawaii è stata importata agli inizi del 1700 per via del suo legno particolarmente robusto e profumato.
I suoi colori
Le sue sfumature arancioni, verdi, blu, viola e gialle gli sono valse il titolo di “albero più colorato del mondo”.
I vari colori di questo albero vengono determinati infatti dalla corteccia che viene staccata verticalmente in diversi momenti. L’interno di questo albero è un bellissimo verde brillante che, quando resta a contatto con l’aria, inizia a cambiare colore fino a diventare blu o arancione.
Le dimensioni
Si tratta di una pianta longeva e dalle dimensioni particolarmente grandi: il tronco può raggiungere i due metri
di diametro mentre in altezza può oltrepassare i settanta, senza contare che sono alberi che vivono fino ad oltre 150 anni. Non esattamente quella che verrebbe definita una comune pianta da appartamento.
La sua fioritura è bianca e le foglie verdi e grigie restano colorate tutto l’anno. I fiori, dal profumo particolarmente dolce ed intenso, sbocciano solo una volta all’anno, in base alla stagione. Come spesso accade per gli alberi di grande statura, più il tempo passa e più la loro bellezza tende a crescere.
L’eucalipto è ricco di proprietà e benefici dovuti in particolare ad alcuni principi attivi contenuti nelle sue foglie verdi. Si tratta di una pianta dal potere antibatterico utilizzata ad esempio per trattare le infezioni della pelle ma anche per la cura della casa e quindi per disinfettare gli ambienti. La pianta dell’eucalipto ha proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche e un elevato potere rinfrescante quando viene applicato sulla pelle. Rilassa i muscoli e migliora il flusso sanguigno verso l’area dove sono presenti dolore e infiammazione. Ha un forte potere balsamico e quindi decongestionante utile in caso di tosse e raffreddori.
Tutti abbiamo sognato almeno una volta di poter toccare con mano un arcobaleno quando appare nel cielo, del resto fra i fenomeni naturali ai quali possiamo assistere questo è sicuramente tra i più affascinanti e belli: un arco luminoso e variopinto attraversa il cielo con i suoi colori, ed è magia. Filosofi, scienziati, poeti e anche noi, tutti, ci siamo lasciati ispirare dall’incanto cromatico di questo fenomeno naturale che sembra artefatto dalla mano dell’uomo, come se qualcuno con un pennello gigante avesse dato a questi esemplari floristici il magnifico, colorato e stupefacente volto dell’arcobaleno.
Dalla pola di legno alla carta
Volendo, l’eucalipto arcobaleno può crescere anche in Italia a partire dai semi, che puoi acquistare anche online, ma perché la coltivazione abbia successo dovrai trovare un luogo con le condizioni climatiche adatte e tenere a mente che,
• Famiglia: Myrtaceae
• Provenienza: Filippine, Indonesia, Hawaii, Papua-Nuova Guinea
• Luce: Molta luce, anche sole diretto
• Temperatura minima: 5 °C
• Annaffiatura: Terreno umido
• Terreno: Morbido e drenante
• Concimazione: In primavera/autunno
viste le sue dimensioni, ha bisogni di ampi spazi. Se coltivato nell’ambiente adatto, in pieno sole e con molta acqua a disposizione, questo bellissimo albero cresce anche molto velocemente e fiorisce in tutto il suo splendore.
C o r t e c c i a d i e u c a l pi t o arcobaleno;Textureor ganica , ambientale , irregolare
Lake Hillier è uno spettacolo: chi non lo ha mai visto, crede si tratti di una leggenda. Se mai avrete la fortuna di ammirarlo con i vostri occhi, una volta sul posto, avrete la sensazione di essere in preda ad allucinazioni. Ma a meno che non abbiate assunto sostenze stupefacenti, prenderete coscienza del fatto che il lago di Hillier esiste davvero! Lake Hillier è famoso nel mondo per il colore delle sue acque, che sono rosa. Un rosa fitto e denso, che rievoca Picasso nel suo periodo più allegro. Storicamente, una delle prime testimonianze del lago ci sono arrivate grazie alla rivista di Matthew Flinders. Il navigatore britannico Flinders, nel 1802, aveva scalato la vetta più alta del Middle Island (ora conosciuto come Flinders Peak) per sorvegliare le acque circostanti quando si imbattè in questo notevole lago dalle acque insolite. Di cose strane il mondo è pieno, si sà. Ma Lake Hillier entra a pieno titolo tra le più affascinanti stranezze del nostro pianeta terrestre.
Il lago Hillier, si trova nei pressi di Middle Island, la più grande delle isole che compongono l’arcipelago Recherche, al largo della costa di Esperance. Dall’alto, il lago appare come una gigantesca gomma da masticare, ma è comunque uno dei panorami più spettacolari al mondo. Lungo circa 600 metri, e è circondato da un cerchio di sabbia e da fitti boschi di paperbark ed eucalipti. Una stretta striscia di dune di sabbia coperta da vegetazione lo separa dal blu dell’Oceano Antartico.
Anche se molti cercano di spiegare la stravagante colorazione di questo lago, nessuno conosce pienamente il vero motivo perché il lago sia rosa. E se qualcuno fa finta di saperlo, mente spudoratamente. Anche se, a dire il vero, gli scienziati - e quando parlano gli scienziati possiamo solo essere (s) fiduciosi - ipotizzano che il colore viene
Il lago non è aperto al pubblico, esiste infatti un solo modo per vederlo: il cielo. Da lassù si può osservare lo stupefacente spettacolo di Lake Hillier e il colore morbido delle sue acque. E’ possibile affittare un elicottero privato per sorvolare l’area. Un’altra alternativa per visitare il lago è possibile
partecipare ai tour delle isole Recherche con le crociere che partono da Esperance, proprio perchè la zona del lago non è aperta al pubblico e non è raggiungibile a piedi. Esperance si trova a circa 720 chilometri da Perth e da qui il lago si può raggiunge in auto o in aereo con un volo di due ore.
La risposta alla domanda se esistono nel mondo altri laghi rosa è affermativa. In particolare ne citiamo due. Il primo, uno dei più noti, si trova in Senegal, precisamente a nord-est di Dakar, ed è conosciuto con il nome di lago Retba o lac Rose. Il secondo, decisamente più occidentale, sono le saline di San Francisco. A differenza degli altri laghi rosa del mondo, tuttavia, il lago di Lake Hillier è “il più rosa dei laghi rosa”. E, se non altro per questo motivo, merita una visita. Nel mondo i laghi rosa stanno diventando tra i soggetti preferiti dei fotografi. Generalmente, la loro pigmentazione è dovuta alla presenza
di alghe che producono carotenoidi (una classe di pigmenti organici) come la Dunaliella salina, un tipo di microalga alofila, che sopravvive ad elevate concentrazioni di sale nell’acqua. Si tratta tipicamente, ma non solo, di laghi dove troviamo presenti alcune grosse saline. Alcuni di questi sono a pieno titolo tra i più bei laghi del mondo.
• Lago Retba, Senegal
• Torrevieja, Spagna
• Dusty Rose Lake, British Columbia, Canada
• Masazirgol Azerbaigian
• Saline di Cervia, Italia
Onde delle acque rosadellago
;Textureorganica, ambientale, s tocasica.
Nel 1972 la TransAlta Corporation ha costruito la diga di BigHorn nello Stato di Alberta in Canada. La compagnia ha creato assieme alla diga un bacino artificiale, battezzato in seguito Lago Abraham. Il lago ora è una celebre meta turistica grazie a un particolare fenomeno. Durante l’inverno, quando il lago si congela si crea uno specchio d’acqua mozzafiato grazie alle bolle di ghiaccio sotto la superficie. Le bolle di ghiaccio però non contengono semplice aria, ma metano CH4.
Il metano si forma nel fondale creando delle bolle che salgono in superfice. Quando vengono in contatto con gli strati più freddi dell’acqua, si ghiacciano e si ‘’accumulano’’ in pile verticali. Le bolle però sono anche molto pericolose, in quanto il metano è infiammabile e altamente tossico. In primavera col disgelo si formano più facilmente crepe da cui può fuoriuscire il gas. In estate le emissioni non sono così alte da rappresentare un pericolo e l’acqua del lago assume un forte colore azzurro caratteristico. Questo è dovuto alle sostanze rilasciate dalle rocce nel fiume North Saskatchewan.
La produzione di gas metano avviene tramite la digestione anaerobica, un processo naturale che viene svolto dai metanobatteri e dagli archea presenti nel lago. Questi organismi unicellulari non sopravvivono a contatto con l’ossigeno né a temperature sotto gli 0°C, per questo si trovano sul fondale dove l’acqua è più calda.
La digestione anaerobica si svolge principalmente tra 35°C e 55°C, ma può verificarsi anche a freddo.
La temperatura determina in genere la durata del processo, maggiore è la temperatura più breve è il periodo richiesto. Nel caso a freddo la digestione anaerobica può richiedere tra i 60 e i 120 giorni.
La produzione di metano è un processo naturale, ma la causa non lo è. Quando la TransAlta ha costruito la diga, ha anche creato il bacino artificiale in un’area con molti alberi e una ricca fauna selvatica. Si è creato così un enorme deposito di materia organica in fondo al lago, una fonte inesauribile di ‘’cibo’’ per i batteri che producono gas in quantità elevate.
L’attuale rapida fusione del ghiaccio marino scioglie il permafrost artico e ciò ha conseguenze sul rilascio del metano e sulla natura.
Nelle splendide, limpide e fredde acque del lago Abraham, per la precisione, un bacino artificiale che si trova sul fiume
North Saskatchewan in Canada, nella regione occidentale di Alberta. E Sotto gli strati giacciati del Polo Nord.
Acqua (-0.5C -1.8C)
Ghiaccio con bolle di gas
Permafrost (-0.5C 17C)
Perforato a causa delle
temperature calde
Strato caldo Litosfera
Con depositi di metano
Fascinose e terrificanti bolle di metano ghiacciate, un fenomeno naturale straordinario.Ma cosa succede quando queste bolle di gas intrappolate nel ghiaccio si liberano nell’ambiente circostante? La prima risposta che viene in mente, trattandosi di gas infiammabile quando a contatto con l’ossigeno, è che possano esplodere in nuvole di fuoco. Un panorama surreale e affascinante, creato dalle bolle intrappolate nelle loro forme sinuose appena sotto lo strato ghiacciato, in cui è facile sentirsi piccolo e insignificante.
Sotto i ghiacci del Polo Nord è intrappolato un potente gas serra. Intrappolato ancora per poco perché il metano, è di questo che si tratta, sta per fuoriuscire del tutto, con la sua mole 25 volte più dannosa della CO2. All’incirca un terzo del carbonio presente sul Pianeta, intrappolato nel Mar Glaciale Artico sotto forma di metano e CO2, è sul punto di liberarsi in atmosfera.
Se il permafrost si scioglie a causa del riscaldamento globale la conseguenza
è che il metano intrappolato in bolle al suo interno esce fuori, entra in atmosfera e accresce, in un circolo vizioso, ulteriormente l’effetto serra. Bloccato sotto quella specie di copertura si trova una delle maggiori riserve naturali di metano del Pianeta prodotto dalla decomposizione anaerobica di materia organica, prevalentemente radici, altre parti vegetali o resti animali che, sotto l’azione degli agenti atmosferici
e dei millenni, si sono decomposte e sono rimaste imprigionate sotto strati di ghiaccio profondi fino ad 80 metri. Si tratta di posti in cui delle “bolle di metano” esplodono in atmosfera man mano che vengono portate in superficie dallo scioglimento del ghiaccio: è il cosiddetto termocarsismo.
Ciò sta provocando, secondo uno studio pubblicato su Nature Geosciences, dei grandi buchi nel terreno, provocando frane. Pensiamo che la tundra ne sia priva, ma in realtà l’area è coperta da foreste boreali.
E il panorama sta cambiando drasticamente nel giro di mesi. Le superfici si bucherellano e somigliano a quelle che si trovano nelle regioni carsiche: nel momento in cui il ghiaccio che tratteneva il terreno si scioglie, il suolo subisce un collasso e si formano veri e propri buchi che si riempiono d’acqua alimentando lo scioglimento.
Il pericolo per il pianeta nascosto tra la magia delle bolle
Forme geometriche perfette che si ripetono sul pianeta terra.
Il Selciato del Gigante si trova nella contea di Antrim in Irlanda del Nord, le sue rocce a forma esagonale, sembrano manufatti perfetti, capolavori degli artigiani di un lontano passato. Ma invece si tratta solo di un incredibile e magnifica opera della natura. Il Selciato del Gigante (Giant’s Causeway), una delle principale attrazione naturale dell’Irlanda del Nord, è stato inserito nel 1986 nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO ed è diventato riserva naturale nel 1987. Un vero paradiso protetto per piante e uccelli marini che trovano nelle fessure delle sue rocce un habitat ideale per vivere e prosperare.
Fu scoperto nel 1693 da Sir Richard Bulkeley, membro della Trinity College di Dublino, e da quel momento, fu oggetto di accesi dibattiti sulle origine della sua formazione. Fino a che Nicolas Desmarest (1725/1815), un geografo francese membro dell’Accademia delle Scienze di Parigi, azzardò l’ipotesi che la formazione fosse dovuta ad un’eruzione vulcanica. Alla fine del XVIII° secolo, altri scienziati la confermarono, mettendo fine all’alone di mistero che da secoli circondava quel luogo leggendario. La straordinarietà del sito è dovuta alle colonne di basalto allineate in modo tale da sembrare una strada lastricata che porta al mare. Questo particolare ha da sempre alimentato la fantasia dell’uomo. Una delle leggende più accreditate racconta che un gigante di nome Finn McCool, comandante dell’esercito del re d’Irlanda, avrebbe costruito il selciato per andare in Scozia a combattere il nemico. Questo selciato, che sembra proprio realizzato da uomini o da giganti, o meglio ancora da alieni, è un esempio significativo di quanto sia facile ingannarsi.
La strana formazione rocciosa simile a quella di un alveare che si estende per 300 metri lungo la costa e si spinge per altri 150 metri sotto il livello del mare, è composta da circa 40.000 colonne di
basalto che presentano solitamente una sezione esagonale. Si è formata 60 milioni di anni fa, in seguito ad un eruzione vulcanica. La maggior parte delle colonne non supera i sei metri.
Imisteriosi crop circles in Giappone sono un fenomeno simile a quello dei cerchi nel grano solo che in questo caso si trovano nelle profondità del mare. La scoperta dei questi crop circles si deve a Yoji Ookata, un amante dello snorkeling che ottenne la licenza da subacqueo a 21 anni e da quel momento in poi dedicò gran parte del suo tempo all’esplorazione delle profondità marine. Fino a quando decise di farlo diventare un vero e proprio lavoro, diventando un fotografo freelance subacqueo, oggi uno dei più famosi di Okinawa. Un giorno decise di immergersi nella regione semi-tropicale di Amami Oshima, circa 25 metri sotto il livello del mare. Il fotografo rimase esterrefatto dalla sua scoperta, un fenomeno che nessuno aveva mai visto prima si era palesato davanti ai suoi occhi. Queste forme geometriche circolari, crop circles, misuravano circa 6,5 metri di diametro e erano caratterizzate da strane decorazioni e increspature del tutto anormali. Il team ha scoperto che dietro a questi Crop circle sottomarini ondulati c’è solo un pesce. Si tratta di un pesce particolarmente piccolo che nuota instancabilmente giorno e notte per creare queste sculture di grandi dimensioni e con soltanto una delle sue pinne. Ma il pesce non agisce così senza avere una buona ragione. Dopo lunghe osservazioni, il fotografo ha capito che questi cerchi, costruiti solo dai maschi, servono ad attirare le femmine nel centro. I pesci di sesso femminile sono attratti dalle “colline” formate dalla sabbia, che scalano e attraversano. Soltanto quando sono al centro della struttura, i pesci possono accoppiarsi e tenere la loro prole al sicuro dalle correnti. Dopo questa scoperta, possiamo chiederci quali altri misteri sono conservati nelle acque profonde del mare , essendo ancora da esplorare più del 95% dei territori di mare oceanici
Questo strano fenomeno sommerso aveva inizialmente lasciato pensare ai famosi Crop Circles sotto forma subaquea.
Alle prime apparizioni dei Crop Circles sul grano in molti fecero e ancora oggi fanno, una ipotesi fantasiosa, ovvero quella che i cerchi sarebbero stati creati da presunte “astronavi aliene” che se
condo i sostenitori di tali ipotesi atterre rebbero sui campi.
Cosi come è stato svelato il mistero dei Crop Circles terrestri, viene svelato anche quello dei Crop Circles marini che vengono elaborati e costruiti da un raro tipo di pesce palla che compie il lavoro per una questione riproduttiva.
Il fenomeno delle onde quadrate (meglio noto come mare a croce) è uno stato marino poco conosciuto: si verifica quando due sistemi di onde si scontrano (incontrandosi ad angolo retto o obliquo) creando le tipiche ondulazioni quadrate che si formano quando due mari si intersecano.
Il fenomeno delle onde quadrate, comune negli oceani, è il risultato dell’incontro di due fenomeni atmosferici che si incontrano ad angolo retto o obliquo: le onde del primo continuano nonostante una diversa direzione del vento dell’altro. Nello specifico stiamo parlando di onde di corto periodo alimentate da venti (wind wave) con onde morte (swell) e quindi non più sostenute da venti. Oppure dall’incontro di due sistemi di onde morte (a lungo periodo) generate anche a chilometri di distanza. L’origine di stati di mare a croce può verificarsi anche nelle regioni costiere, a seguito di fenomeni di rifrazione e diffrazione delle onde. Il fenomeno è comune nelle acque poco profonde e in alcuni siti dove può essere osservato con maggiore frequenza. Un punto geografico diventato celebre per assistere a queste rare condizioni marine è il punto occidentale dell’isola di Ré, in Francia, ma è abbastanza frequente rilevarlo anche nel tratto di mare limitrofo alle spiagge di Tel Aviv. Quando queste affascinanti onde appaiono, attirano molti curiosi spettatori. Ma non dobbiamo mai dimenticare la forza delle correnti e delle maree che agiscono, correnti che possono essere forti, potenti e pericolose per le barche o le persone che si trovano sulla superficie dell’acqua. Questo fenomeno scientifico pur generandosi ed esaurendosi in tempi piuttosto brevi, genera infatti facilmente incidenti in barca e naufragi. Il mare a croce rende un’ eventuale esperienza di surf molto peggiore di quanto sarebbe in condizioni estreme ma lineari: anzitutto disturba la regolarità del modello d’onda, ma soprattutto presenta più picchi ripidi da gestire contemporaneamente.
Questo fenomeno, le sue onde e gli incroci di esse formano una griglia geometrica molto precisa che ricorda molto una scacchiera. La torre sulla
sponda dell’isola francese di Rè ricorda ulteriormente il famoso gioco da tavolo; gli scacchi (inquadra il QR code per vedere il fenomeno in azione)
Le splendide labbra polpose e rosse che vedete nell’immagine appartengono a una pianta conosciuta come Psychotria Elata, una pianta tropicale che si trova nelle foreste pluviali dei paesi sud americani come Colombia, Costa Rica, Panama e Ecuador. Affettuosamente, Psychotria Elata è chiamata anche Labbra di Mick Jagger, dato che ricorda incredibilmente le labbra del famoso frontman dei Rolling Stones.
A quanto pare la Psychotria Elata si è evoluta nella sua forma attuale per attirare gli impollinatori, tra cui colibrì e farfalle. Questi bellissimi e ammalianti richiami rimangono da baciare solo per un breve periodo: la magia si interrompe nel momento in cui si aprono completamente per rivelare il fiore a loro interno.
Purtroppo questa pianta straordinaria è ormai in via di estinzione a causa della deforestazione incontrollata.
La pianta è originaria delle foreste umide dell’America centrale e meridionale, in particolare della Colombia, del Messico, del Nicaragua.
A causa della sua origine, ama ambienti umidi e della giungla, dove piogge costanti e umidità fanno parte della giornata. Cresce sotto i grandi alberi
che lo circondano nella foresta, quindi ha bisogno di più accompagnamento per sentirsi a proprio agio.
È un bel fiore piccolo e si trova sempre sotto i grandi alberi e querce delle foreste pluviali sudamericane. Queste “labbra” finiscono per aprirsi a formare una sorta di chioma che protegge i suoi piccoli fiori bianchi che si sviluppano nel tempo. La sua forma è molto attraente per farfalle e colibrì, che generano tutto il polline che sentiamo al mattino.
Questa specie è in pericolo di estinzione. La troviamo solo in territori con elevata umidità e piogge tropicali, come le giungle del Sud America. Possono svilupparsi sia a livello del mare che ad un’altitudine di oltre 2.000 metri fintanto che sono sotto grandi alberi che danno loro l’ombra. Ha bisogno di una pioggia costante per crescere in modo sano, i raggi del sole devono raggiungerla in modo filtrato. È una pianta che non viene commercializzata perchè in pericolo di estinzione a causa degli atti umani di deforestazione.
La Psychotria è un arbusto della famiglia delle Rubiaceae. Questa specie è nota soprattutto per il suo utilizzo nella medicina tradizionale pre-colombiana, come ingrediente per la preparazione della ayahuasca, un estratto vegetale preparato dagli sciamani dei popoli amazzonici e andini, usato in principio
per i riti di visione e di comunicazione con il divino. Questa pianta ha molte denominazioni locali, tra le quali chacruna o chacrona (dalla lingua quechua chaqry= mescolare).
Deve le sue proprietà all’alto contenuto di alcaloidi psicoattivi, in particolare di dimetiltriptamina.
La pianta ha bisogno di ombra ed è importante che i raggi del sole non lo colpiscano direttamente, poiché in tal caso potrebbe non svilupparsi correttamente e avrebbe problemi di salute. Hai bisogno di un ambiente ombreggiato anche se la luminosità può raggiungerti a livelli bassi.
La pianta ha bisogno di molta acqua, e molta umidità. Il terreno deve essere sufficientemente drenato perché l’acqua possa scorrere attraverso le sue radici e dargli la forza necessariocom
piere tutte le sue fasi.
È importante che non riceva correnti d’aria forti, in quanto potrebbero impedire ai fiori di sbocciare nel migliore dei modi. È per questo motivo che crescono naturalmente accanto a grandi alberi che lo proteggono. Queste piante secondo gli esperti hanno sostanze all’interno che sono psicotrope, generando un’intossicazione abbastanza grave che se non trattata rapidamente potrebbe causare la morte della persona rapidamente.
Del myrtillocactus (Myrtillocactus geometrizans), una Cactacea originaria dei deserti del Messico, è particolarmente diffusa la forma crestata (M. g. crestatus), che fino a una decina d’anni fa rappresentava un’eccezione, perché si otteneva solo in natura per mutazioni spontanee. Oggi invece sono state messe a punto tecniche di moltiplicazione facilitate, che permettono di ottenere esemplari che si trovano quindi in vendita a prezzi contenuti: non è più una rarità costosa.
La pianta grassa
È una succulenta che in natura può raggiungere anche i 4 m d’altezza, ma in coltivazione non più di 50-60 cm, di colore verde-bluastro ricoperto di una patina biancastra. È dotata di 5-6 costolature, su cui sono presenti “areole” (i punti dove si formano le spine) lanose, con 5-7 spine radiali rosso-verdi e una spina centrale nera. Ha crescita abbastanza rapida. In estate produce fiori bianchi.
Vicino alle areole, cui seguono frutti commestibili, di sapore simile a quello del mirtillo (da cui il nome).
La forma crestata si distingue perché presenta la parte apicale appiattita e allargata, a formare una vera e propria cresta, ed è di dimensioni minori rispetto alla specie classica.
Si coltiva in piena terra (solo la specie, non la forma crestata) solo nelle aree costiere più miti del Sud Italia e lungo la costa tirrenica, nella roccaglia per evitare che le dimensioni ridotte portino a schiacciarlo inavvertitamente, oppure nelle aiuole se l’altezza è superiore a 30 cm. Si alleva invece in vaso in tutte le altre zone italiane, spostandolo in esterni da maggio a settembre in un punto in pieno sole anche d’estate, comunque con molta luce.
Da ottobre ad aprile va ricoverato in un luogo fresco (8-15 °C), perché la temperatura minima invernale sopportabile è di 6 °C.
Il substrato deve essere leggero e ben drenato. Se si coltiva in vaso, preferibilmente di terracotta deve avere dimensioni di un terzo inferiori rispetto al diametro del fusto. Si rinvasa ogni 3-4 anni, in primavera.
Il Myrtillocactus geometrizans crestatus negli ultimi anni va di gran moda: è facilissimo trovarlo dai fiorai. Infatti, fino a una decina d’anni fa le crestature rappresentavano un’eccezione, perché si ottenevano in natura per mutazioni spontanee.
Oggi però esistono tecniche di moltiplicazione facilitate, messe a punto di recente, che permettono di ricavare in economia nuovi esemplari, che si trovano in numerosi punti vendita a prezzi contenuti.
Il cactus è una delle piante più amate, perché rende green la casa ed è facile da curare, essendo resistente ai climi più aridi. Inoltre produce molto ossigeno, e per questo è un buon alleato per il nostro respiro durante la notte. Tra i benefici per la salute, i cactus sono conosciuti per la loro capacità di attenuare gli effetti negativi delle radiazioni. Per cui, le piante di cactus potrebbero essere poste in soggiorno a lato di tv o pc, perché aiutano ad attenuare le radiazioni provenienti da questi dispositivi.
La parola texture indica la qualità di una superficie, non solo dal punto di vista tattile, ma anche visivo. Toccando un oggetto possiamo percepire se è liscio o ruvido, se è segnato da forme geometriche regolari oppure casuali. Con lo sguardo, invece, ne osserviamo il colore, le decorazioni, gli effetti di luce e ombra; riusciamo anche a capire se è il caso di toccare con mano oppure no (nel caso, ad esempio, di un metallo incandescente). L’integrazione delle due modalità (tattile e visiva) ci consente una più completa conoscenza dell’oggetto.
Ne esistono centinaia e centinaia, ma essenzialmente le possiamo racchiudere in tre grandi categorie: ambientale, biologica e artificiale. Le texture ambientali sono immagini che raffigurano elementi naturali, ad esempio la pietra, il legno, l’acqua, le foglie, le stelle, ecc.
Le texture biologiche sono invece delle immagini che riproducono elementi biologici, ad esempio il manto di un animale, la pelle umana, le cellule, le squame, ecc.
Le texture artificiali infine, ritraggono elementi creati dall’uomo, come abiti, effetti visivi, dipinti, illustrazioni.
Bisogna sapere che, in base alla loro casualità degli elementi inseriti all’interno dell’immagine, esse possono essere catalogate in cinque differenti tipologie: texture regolari, texture semi regolari, texture irregolari, stocastica e semi stocastica.
Regolari: sono immagini in cui gli elementi di composizione sono strutturati in maniera definita. Semi regolari: sono immagini in cui gli elementi di composizione sono strutturati in maniera non del tutto definita.
Irregolari: sono immagini in cui gli elementi di composizione sono strutturati in maniera non definita e differenti tra di loro.
Stocastiche: sono immagini in cui gli elementi di composizione sono collocati in maniera del tutto casuale o accidentale.
Semi stocastiche: a differenza delle stocastiche, sono immagini in cui gli elementi di composizione sono collocati con casualità meno rilevante e che tende all’irregolarità.
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