Argo XVI / ID La Materia che amava chiamarsi umana

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Aspetta un attimo, soffermati su queste parole se riesci a decifrarle. Fai scorrere gli occhi ancora un poʼ più avanti se passa qualcosa, se senti il mio pensiero che si articola in te. Elettricità neurale, è questo che siamo, quasi identici mentre leggi il mio pensiero. - Vai a capo -. Ricordo, ricordo come i neoplatonici, come i platonici, come Platone, come Socrate; ricordo che avevo visto che sapevo già tutto, che dovevo solo tenerlo a mente. Siamo un ricordo. Sono il tuo ricordo, ora. Sono il mio ricordo, il ricordo di me stesso. - A capo -. Abbiamo percorso un poco la via in giù, in dentro, mi hai seguito in fondo al cervello, ci riesci o non ti ho fornito abbastanza scalini? - Ti scuso -. Riproviamo. Allora, stiamo parlando dellʼidentità che siamo, cosʼè? Una comunicazione tra me e te attraverso parole elettriche nel loro attivare neuroni. Neuroni che combinandosi tra loro formano ricordi che più o meno sono ciò che diciamo di essere, te e io, se sei umano. - Se leggo -. Platone diceva con Socrate: ricorda, te lo dico anchʼio, ri-cor-da. Ritrova la corda per scendere in te, calati in te stesso come uno scalatore soddisfatto, dopo aver fabbricato il castello per aria della tua vita, della mia vita, ricorda, trova la corda, ritorna in te, cosa cʼè? - Con la corda non mi ci vorrei impiccare, comunque non vola una mosca -. Una volta ho visto una sedia, abbiamo visto una sedia, ricordo. Ho un ricordo di una stanza dove è passato sicuramente anche Eraclito. - Eravamo in tanti in quella stanza quando vivevi da solo -. Siamo un ricordare ciò che siamo stati prima di cominciare a ricordare. Questo voglio essere. Ora. Del tempo in cui eravamo, nella scala evolutiva, “diversamente animati” siamo parte anche adesso, facci caso, sei la materia che ha impiegato miliardi di anni solo per potersi chiamare umana. - Una buona regola quando si impara a contare è tenere le unità già contate da parte, magari sulle dita, giusto per non dimenticare a quanto siamo arrivati. Tre -. Due. Sono di fronte a una sedia, è fatta di legno, di alberi, della foresta, di questo pianeta. Non mi stancherò mai di dirlo, di ripeterlo, con un amico-fratello abbiamo scoperto il mantra della materia che amava chiamarsi umana. - Da quel giorno lʼidea che ho sulla mia identità ha trovato una scorciatoia -. Siamo materia, siamo sassi, siamo molecole, siamo elettricità sfrigolante. - Siamo sedie... -. ...e quando ricapitoliamo la storia dellʼuniverso ce ne impossessiamo, universalizzandoci. - Tuttavia rimani una versione dellʼuniverso molto particolare. (A parole ti amo.) Uno. 160


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