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YR e.Mag@zine – Online Maggio 2015 n°0 - Mensile del Gran Capitolo dell’Arco Reale Italiano. Tutti i lavori inviati anche se non pubblicati restano a disposizione della redazione che potrà utilizzarli . Redazione: arcorealerdy@gmail.com

YR e.Mag@zine Mensile online del Gran Capitolo dell’Arco Reale Italiano – Rito di York Maggio 2015 n° 0

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Sommario Editoriale

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La Praga Alchemica di Valentina Marelli

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La Narrazione Fantastica:Utopia,Significati Simbolici.parte prima

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di Bianchini Luigi Maria Il Gioiello dell’Arco Reale

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di Andrea Dall’Osso e Gennaro Natale Il Sommo Sacerdote Tiziano Busca ricorda Giordano Bruno

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Il Maestro Super Eccellente

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di Luigi Marchese (G.M. Mass. Criptica) Lo Spessore di un uomo

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di Enzo Heffler Riflessioni sul rituale del grado di Eccellentissimo Maestro

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di Benedetto Schimmenti Il rituale dell’Arco Reale e la storia Biblica

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di Eduard Stolper Una scommessa Editoriale

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Gli Incontri del Sommo Sacerdote

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Le Grandi Assemblee del Rito di York

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Editoriale …..Solo allora il mondo ti cadrà in grembo….. A volte ci si riesce da soli, altre volte e con una soddisfazione più grande con una squadra! La squadra ha vinto nonostante le difficoltà, mai avrei potuto immaginare di scrivere l’articolo di presentazione del nostro Internet Magazine o, per essere ancora più moderni, e. magazine. Innanzi tutto i ringraziamenti al nostro Gran Segretario Almerindo Duranti che insieme ad altri compagni Mauro Cascio e Marco Rocchi e me, anche se non dichiaratamente ammesso da Almerindo, siamo anche le prime cavie di prova di questo lavoro. Un lavoro fondamentale, indispensabile per essere unico corpo rituale nel mondo della comunicazione ad avere chiuso il cerchio: SITO, BLOG, NEWSLETTER, MAGAZINE, FACEBOOK, Collana Editoriale “ DE LANTAARN” con TIPHERET EDIZIONI. Un risultato che deve tutti riempirci di orgoglio perché è stata di tutti la spinta a continuare su questa strada che ormai è un motto ed uno stile di lavoro: consolidare riunire accrescere. A continuare su questo progetto lo chiedono i compagni che numerosi ed entusiasti partecipano alle nostre manifestazioni: da Torino a Genova a Roma a Milano a Lanciano a Pesaro a Vibo Valentia a Palermo a Catania a Taranto a Parma, solo per ricordare quelle più recenti. Ricordo anche il convegno alla università di Oxford appena dieci mesi fa!! Lo chiedono i fratelli della comunione che hanno strumenti di conoscenza del Rito di York sufficienti per indurli ad apprezzare una via di completamento della conoscenza straordinariamente unico e mai compiutamente svelato. Questo non è un punto di arrivo. Questo è il momento della partenza per un viaggio in cui tutti coloro che vivono lo spirito del Rito sanno di dover e poter essere protagonisti con il loro lavoro, il loro contributo, che attraverso la “rete” trova una diffusa e capillare relazione nei capitoli e tra i compagni. Ogni giorno il blog offre contributo di pregio sul simbolismo rituale insieme a pregevoli riflessioni iniziatiche che sono l’humus per lo sviluppo di una politica culturale capace di rappresentare la forza e l’intelligenza iniziatica che è dovere di ogni corpo rituale offrire ai fratelli della comunione. Ogni settimana migliaia di visitatori leggono i nostri lavori! Abbiamo trovato tanti compagni di strada che, portando ciascuno la propria pietra, hanno elevato il contributo spirituale a tutti coloro che colgono con la luce dell’anima il valore e l’orgoglio di appartenere alla Muratoria dell’Arco Reale del Rito di York. I nostri libri sono nelle librerie. I nostri autori (compagni) sono i relatori di importanti convegni sulla muratoria e sulla via iniziatica. E’ l’affermazione della trasparenza, è l’affermazione del lavoro continuo di ricerca, è l’affermazione che la radice della cultura rivivifica una quercia anche secolare e fa spuntare nuove gemme in una “primavera” che rigenera lo spirito iniziatico e testimonia la vitalità e la crescita di un tessuto- quello della conoscenza - che stimola armonia, attenzione e consenso. A noi tagliatori di pietre non sfugge che possono esservi punti nella cava dove il lavoro fa temere ai coltivatori di muschio, non sfugge nemmeno però l’energia e lo stimolo che il nuovo produce perché vi è la consapevolezza che il candore della pietra e la sua luce bianca insieme alla bella fattura ha la qualità non solo di farsi riconoscere ma di capire la “buona vena” del materiale. La “buona vena” quella della purezza del materiale che come a Carrara era riservata ai grandi scultori trova negli strumenti della comunicazione la via del confronto la via del riconoscerci. Si assiste allora che il Sito, insieme al Blog, alla Newsletter e al Magazine divengono palestra di tanti per contributi, riflessioni, approfondimenti, rendendoci una redazione talmente ricca di Autori e Collaboratori da poterci permettere un fiorire di convegni ed iniziative a cui è certamente dovuto un plauso. E.Magazine è il vostro strumento! E’ strumento dei Compagni, degli Studiosi, dei Ricercatori, dei Capitoli, dei Gran Sacerdoti dei Deputy di tutti i fratelli della comunione che ricercano il senso della luce e l’orgoglio della appartenenza. E’ strumento di diffusione della Cultura e del Pensiero. E’ lo strumento della bellezza e dell’orgoglio di appartenenza ad una grande famiglia quella della Massoneria Universale del Rito di York, del Gran Capitolo dell’Arco Reale Italiano, del Grande Oriente d’Italia. Vorrei fissare questo momento entusiasmante per me come Compagno e come Sommo Sacerdote del Rito di York con una poesia che dedico a tutti: “Finora hai tirato male le tue frecce./ Ti sei prodigato per lanciare lontano, trascurando ciò che ti era vicino./ Più lontano tiri, più il tesoro ti sfugge!/Credimi, è lo sforzo che ti fa fallire./Perciò, tira la freccia dolcemente e cerca il tesoro con umiltà./ Esso ti è vicino, e non può sfuggirti./ L'uomo evita di osservare le cose semplici, quelle di ogni giorno./ Così, però, perde di vista i suoi tesori spirituali, quelli più consistenti./Il filosofo si suicida col pensiero, mentre, se lo abbandonasse almeno per un attimo, scoprirebbe ciò di cui va in cerca./ Qualcosa che gli è molto vicino./ Ritenta, dammi retta./ Ma con un altro spirito!/Solo quando annullerai il tuo orgoglioso "io", potrai tirare senza sforzo e fare centro!/Solo allora il mondo ti cadrà in grembo./ L'uomo ascoltò il consiglio e fu così che ritrovò il tesoro perduto, la sua essenza./ L'aveva persa di vista, ma, in fondo, non se ne era mai allontanato./Comprese che era andato in giro per il mondo a cercare ciò che aveva in casa!” (Gialad-ad-din Rumì) Queste parole segnano l’avvio di una nuova ricerca, di un nuovo spirito: la consapevolezza che insieme e con il contributo di tutti possiamo scoprici nella natura della pietra!!!

Tiziano Busca- Sommo Sacerdote del Rito di York

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La Praga Alchemica Di Valentina Marelli

maledetta, giudizio valoriale che per noi che osserviamo il mondo da una diversa prospettiva ci rende l’idea di quanto forte e potente poteva essere questa città in passato, e di quanto fosse rappresentativa in ambienti in cui si nutriva lo sviluppo della Conoscenza e si perfezionava la via Iniziatica. SPECULUM ALCHEMIAE

A

chiunque quando si nomina la città di Praga viene in mente la parola Alchimia, spesso anche la parola Magia. Questo perché c’è una leggenda che la vede collegata a Torino e Lione come il vertice di un triangolo “magico” appunto. In effetti la storia di Praga è piena di leggende su fantasmi senza testa che si aggirano di notte intorno alla Torre delle polveri a carri trainati da capre che invece percorrono la via che porta alla Piazza dell’Orologio; in effetti la Torre delle Polveri è situata laddove sorgeva il quartiere del Tempio tanto che a pochi passi si trova Templova la strada in cui sorgeva il Quartier generale dell’Ordine dei Cavalieri Templari; leggenda vuole che durante la persecuzione dei Templari, un luogotenente dell’Ordine venne torturato e ucciso tramite decapitazione, e da allora il suo fantasma ripercorre la strada per tornare al Tempio tutte le sere, a monito della tremenda ingiustizia subita dall’Ordine di cui faceva parte. Oggi di tutto questo son rimaste solo le leggende e che sono come le favole che si raccontano ai bambini, ed i simboli hanno ceduto il posto ai negozi dai marchi commerciali; ma fortunatamente non tutto è scomparso un angolo di questo mondo è scampato alla devastazione consumistica ed è stato riportato alla Luce: Lo Speculum Alchemiae ovvero il museo degli Alchimisti. Ma prima di addentrarci nel sottosuolo di Praga spendiamo due parole sull’assonanza PragaAlchimia, perché la città di Praga è sempre associata all’Alchimia? Per il più scontato dei motivi: perché gli alchimisti a Praga ci sono stati per davvero! Sotto il regno di Rodolfo II Praga era al suo massimo splendore esoterico, ed era effettivamente la Caput Mundi di un sapere che spaziava tra le più svariate arti di natura “eretica” oseremo dire noi oggi, da qui la sua fama di città

Le prime notizie documentate che si hanno su questo palazzo risalgono al 900 ma già nel 1412 sappiamo dai libri del catasto che qui sorgeva un’abitazione di cui si pagavano le tasse con tanto di misura catastale da cui si evince che la struttura non ha subito sostanziali mutazioni architettoniche. Possiamo quindi affermare di trovarci nella più vecchia casa di Praga. La collocazione di questo edificio fu importante grazie alla sua posizione strategica sulla riva destra del fiume Vltava molto vicino al centro della Città. Sotto la casa si trova un incrocio di passaggi sotterranei segreti. Una via antica, GRAND VIA, si trovava vicino a questa casa ed era una delle vie commerciali più conosciute di tutta Europa. Partiva dal Regno di Leon al nord della Spagna e continuava attraverso l’Europa per migliaia di chilometri, passando attraverso Kiev e Cracovia fino ad arrivare all’Estremo Oriente. Alla fine del ‘900 ci fu una ristrutturazione del quartiere ebraico e molte case, anche di grande pregio architettonico, furono demolite. Resta tutt’oggi un mistero il fatto che questa casa fu risparmiata. La recente scoperta del laboratorio alchemico nelle catacombe che si trovano sotto di essa pare sia la spiegazione più plausibile di questo mistero: l’energia positiva che si concentrava nell’elisir di lunga vita all’interno del laboratorio alchemico, emetteva un influsso positivo che ha protetto la casa nel corso dei secoli. Il periodo più bello per la città di Praga fu quello del Rinascimento quando dalla città, come dicevamo passarono molti scienziati importanti dell’epoca. Ribadiamo che sotto il regno di Rodolfo II Praga diventò il centro europeo di cultura e scienza con grandi menti che provenivano da diversi paesi. Un nome tra tutti è quello dell’Alchimista Alexander Seton che deriva da quella nobile famiglia scozzese imparentata con Sir Robert The Bruce. Non è un caso in effetti che ci fosse una così fiorente attività di ricerca scientifica in una città in cui le cronache narrano una forte presenza Templare. Il Papa però all’epoca espresse profondo disappunto per i comportamenti blasfemi e cercò di

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fermare tutto infatti il Vaticano inviò a Praga il confessore Johann Pistorius per apportarvi la Vera Fede. La conseguenza fu che non solo fece piazza pulita di coloro che erano reputati eretici come nella migliore tradizione della Santa Inquisizione, ma costrinse gli sfuggiti alla persecuzione a nascondersi nel sottosuolo. La religione ebrea a differenza di quella cristiana era più aperta e tollerante verso le scienze che definiremmo occultistiche e per questo motivo molti scienziati, ricercatori, alchimisti ed astronomi decisero di vivere nel quartiere ebraico e di usare questa casa come quartier generale per potersi incontrare liberamente al di fuori della supremazia del Vaticano. Ci sono molte leggende legate a questo posto la più conosciuta è la storia di una carrozza condotta da capre che percorreva avanti e indietro la strada che dalla casa portava fino alla piazza dell’orologio e che improvvisamente spariva tra il fumo e le fiamme provenienti dal sottosuolo. Tutto ciò pare fosse riconducibile a qualche esperimento nel laboratorio alchemico. La prima stanza e lo studio che non serviva solo per le ricerche ma anche per ricevere gli ospiti, i compratori e i bottegai che provenivano da ogni paese del mondo, qui si fermavano e conducevano i commerci concludendo affari. Guardano un’iscrizione in latino che si trova tutt’oggi vicino a quella che è l’entrata allo studio troviamo scritto: “il nostro oro non è l’oro originale”, dall’altra parte ci sono invece due quadri: nel primo è raffigurato il famoso astronomo Tycho Brahe figlio ideologico del più famoso maestro Keplero, mentre nel secondo troviamo l’erudito ebreo il Rabbì Low creatore del famoso Golem. La biblioteca è decorata con i simboli dell’alchimia e serviva a custodire i libri e le pergamene ed insieme ad una scrivania con poltrona, sono i pochi arredi rimasti dello studio. Il pezzo in realtà più importante è una panchina sulla quale si facevano accomodare gli ospiti che pare fosse il pezzo più antico dell’arredamento su cui compare un’iscrizione, sempre il latino, che recita pressappoco così: “Chi fa bene dei piccoli gesti è un iniziatore di grandi azioni”. Dalla libreria tramite un passaggio segreto si accede al laboratorio alchemico. L’entrata al laboratorio fu murata in passato e quindi dimentica per secoli; fu riportata alla luce dopo l’alluvione del 2002, quando il passaggio che si trovava davanti alla casa si allagò; al di sotto della casa sono stati scoperti in quell’occasione anche dei passaggi segreti che conducevano alla piazza dell’orologio, al Castello di Praga e fuori dalla città. La meraviglia di coloro che per primi sono entrati dopo secoli in questo luogo fu quella di trovare quasi tutto intatto, per cui è stato facile ricostruire il laboratorio così come doveva essere stato secoli prima. Gli unici danni li aveva fatti l’acqua

rompendo delle ampolle. E facendo crollare in passaggi segreti che attualmente sono inagibili.

Questo articolo sulla Praga Alchemica, come le foto che lo illustrano, fanno parte degli appunti tracciati da Valentina Marelli moglie del Comp. Bertola che assieme ai Fr.lli Vitali e al Comp. Luzi hanno accompagnato il Sommo Sacerdote in visita alla R.L. Santini che “Lavora” in lingua Italiana. In quella circostanza è stato espresso al Sommo Sacerdote un forte interesse verso l’Arco Reale rito di York.

Si svolgerà a Rimini

sabato 16 maggio 2015 di pomeriggio, presso l’Hotel Holleday Inn, la LI Assemblea del

Gran Capitolo dell’Arco Reale Rito di York in Italia. Nella mattina si terrà l’Assemblea del

Grande Concilio che effettueranno le elezioni dei nuovi dignitari per il triennio 2016-2019.

Venerdì 15 maggio di pomeriggio l’Assemblea e le elezioni del

Gran Conclave Templare.

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La Narrazione Fantastica: Utopia, Significati e Simboli. di Luigi Maria Bianchini – Parte Prima FAVOLE

La favola è un racconto di fantasia, perlopiù breve, con protagonisti, spesso co-protagonisti, umani, animali, vegetali con finalità educative, morali, in versi o in prosa –la fiaba è solamente in prosa-. Etimologicamente deriva dal latino fabula, che origina dal verbo difettivo fari, che ha il significato di dire, raccontare, ma col valore particolare di parlare con solennità: analizzandone il paradigma, infatti, il participio passato è fatus, fata, fatum, che significa detto, ma si tratta di termini che, nella trasformazione sostantivale, significano anche discorso, oracolo, per il maschile, ma vaticinio, fato, destino, per il neutro.

La fiaba può essere considerata, oltre che una narrazione affascinante, un documento prezioso, attraverso il quale possiamo scoprire le caratteristiche (antropologiche, sociali, culturali) e le differenze che connotano un gruppo, un paese, un modo di vivere. La favola quindi è tutt’altro che una narrazione fantastica, una fandonia, ma è una forma narrativa universale, nota ovunque nel mondo, sotto tutte le latitudini, presso ogni nazione, società, cultura, civiltà, ognuna delle quali ha le sue proprie creazioni fiabesche. Rispecchia l’idea che l’uomo ha della vita. La favola è oscura nelle origini, incerta nei significati, varia nei particolari, forse perché ci riporta alle prime impressioni della fanciullezza, alla meraviglia, allo stupore, al rapimento, al terrore, al mistero di quando la udimmo la prima volta. Ha la capacità di sviluppare la fantasia, il rapporto interpersonale e di gruppo, insegna le regole sociali alle quali il bambino dovrà via, via attenersi, superando le conflittualità delle varie fasi della crescita, placandone l’angoscia. Il lieto fine è la gratificazione personale, ma ha anche lo scopo di far comprendere come il procedere delle avventure e le disavventure

valgano la pena di essere vissute, affrontate, risolte, avendosi una conclusione favorevole e il che premio finale. Secondo Bettelheim la fiaba protegge i bambini da inutili ansie. Prospetta la certezza della rinascita a un mondo superiore, la possibilità, dopo aver assimilate e superate le successive fasi di sviluppo, di raggiungere una più alta forma di esistenza, se si è riusciti a padroneggiarle. L’atteggiamento delle favole è ludico, almeno apparentemente, ma, piuttosto, le loro immagini si trasformano in simboli con contenuti, aspirazioni, atteggiamenti personali dell’ascoltatore, avendo solitamente una genericità, astrattezza di fondo senza minuziose descrizioni qualificative né nomi propri comuni. Radici e meccanismi psicologici sono all’origine della produzione fantastica dell’uomo quali favole, miti, leggende: i rapporti tra i nostri sogni, le fiabe, altri materiali poetici, non sono né sporadici né casuali. UTOPIA Nulla è più utopico della favola, dei miti, delle leggende. L’utopia è un progetto idealisticamente desiderabile, può indicare una meta puramente ideale e non effettivamente raggiungibile, è un punto di riferimento verso cui orientare azioni pragmaticamente realizzabili, ma anche di mera illusione e di falsi ideali. L’utopista è sia chi segue una propria idea, rifiutando di comprendere la realtà e le sue dinamiche, sia chi indica una meta che ritiene auspicabile e pragmaticamente perseguibile. Può anche essere associata al velleitarismo –da velleitas, atis, da velle, volere, aspirazioni a programmi vaghi o troppo superiori alle possibilità di realizzazione-. Queste mire diverse sono spiegate proprio dall’etimologia della parola utopia:s, non luogo, coniato da Tommaso Moro, che forse sfruttava il gioco di parole, per la stessa pronuncia in inglese, con s, eutopia, luogo felice, da contrapporre alla distopia, anti- o pseudo-utopia. Nel suo L’utopia, del 1516, Moro descrive una società organizzata razionalmente, raccontata dal viaggiatore Raphael Hythlodaeus, che descrive una repubblica in cui vige la totale comunione dei beni. Non ci sono avvocati, ma comunque i cattivi esistono, anche se fuori dai confini, infatti ci possono essere le aggressioni e, contro queste raramente manda i suoi cittadini, assoldando mercenari dalle nazioni vicine. Quindi, anche questa, non è un’utopia assoluta, riguarda territori circoscritti, e categorie diverse di

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cittadini, una da difendere, l’altra, passatemi il termine, extracomunitaria, inferiore, da adoperare come manovalanza da contrapporre contro i nemici. L’utopia è la perfezione idealistica, ottimistica e … impossibile da realizzarsi. Ne sono stati fatti più tentativi nel corso della storia, che peraltro finirebbe in una utopia globale di pace. La leggendaria colonia di Libertalia, fondata da pirati nella regione meridionale del Madagascar verso la fine del ‘600. Divisi in gruppi di dieci, con uno eletto a rappresentarli, sceglievano le leggi, dividevano donne, proprietà e animali, la terra sarebbe stata di chi la lavorava, finché l’avesse lavorata. Un tentativo fu il socialismo utopistico a cavallo di XVIII e XIX secolo, con riforma della società e dello Stato con scopo la giustizia sociale e come mezzo la statalizzazione delle risorse economiche, l‘abolizione della proprietà privata, il collettivismo, anche delle famiglie, senza differenze tra città e campagna. Ma c’è anche un’utopia individuale del libero mercato e competizione come fattori fondamentali per lo sviluppo dell’essere umano. L’utopia religiosa in cui si vivrebbe il Paradiso Terrestre da … vivi, in un giardino di delizie, privo di preoccupazioni, con strade lastricate d’oro, in uno stato d’illuminazione beatificante. L’utopia della scienza, che mediante miglioramenti della Natura e della condizione umana, porta al superamento della sofferenza e della morte. Ma un utilizzo intenzionalmente o maldestramente distruttivo porterebbe all’estinzione dell’uomo. Platone giunse alla conclusione che uno stato perfetto non c’è mai stato né mai ci sarà e l’unica cosa che si può fare è ipotizzarne uno assolutamente ideale, che serva da modello e da critica a quello reale. La sua Repubblica è uno stato perfetto, ma deve rimanere escluso dal confronto con altre società. L’utopico utopista, infatti, è totalitario, ha presupposti gnosologici assoluti, conosce tutto, sa cosa è bene e cosa è male, com’è fatto l’Uomo perfetto. La società aperta, al contrario, ha coscienza della propria imperfezione ed è stimolata al confronto. Si deve tendere all’utopia: non ci potrà mai essere lo Stato ideale di Platone, ma è bene che ci sia uno Stato che s’ispiri al progetto platonico. Lo stesso Platone accantonò l’idea e scrisse Le leggi, teorizzando uno Stato meno perfetto, ma non incompatibile con la realtà. In sintesi, la mia visione della realizzazione dell’utopia comporta obbligatoriamente un atteggiamento protettivo e dominante, monopolistico in una comunità che può imporre costi e sacrifici per il bene pubblico. Lo Stato deve solo proteggere e tutelare i diritti fondamentali alla vita, alla proprietà, alla libertà di scelta e d’autodeterminazione. La giustizia veramente imparziale è un’utopia, amministrata com’è da uomini imperfetti che

trasferiscono le loro essenze caratteriali d’indulgenza o di severità nell’interpretazione della legge. Utopia è una terra di perfetta armonia dove vige la giustizia, le iniquità sono state bandite o non sono mai esistite, utopico è un progetto immaginario non realizzabile, ma cui tendere perché, se fosse, sarebbe un bene, un rifugio. Ritorniamo, allora, a Tommaso Moro, che immaginò un’isola felice, caratterizzata da vita più umana e solidale e la chiamò Utopia, s,, non luogo, Luogo che non c’è. Giocando sulla uguale pronuncia, in inglese, di s, luogo felice per questa … utopica isola felice, che non c’è. PETER PAN E L’ISOLA CHE NON C’E’ Dal filosofico Luogo che non c’è di Thomas More, possiamo saltare a pie’ pari nella favola, ossia, nella Neverland l'Isola che non c’è di Peter Pan, il personaggio inventato da James Matthew Barrie, il bambino che vola felice tra le foglie, vestito di foglie, che non vuole crescere, nell'avventurosa infanzia senza fine sull'Isola che non c'è. E' il capo della banda dei Bambini Sperduti, caduti dalle carrozzine o dispersi, ma che non sono stati cercati. Attorno all'isola, sirene, fate, indiani, pirati, compagnia variegata, che offre continue avventure fantastiche da vivere. Lui che non è mai nato e che conosciamo lattante d'una settimana, Il principe dei folletti comparve per la prima volta nel 1902 in alcuni capitoli del romanzo The Little White Bird (L'uccellino bianco), ispirato a Barrie da un gruppo di ragazzini conosciuti durante le passeggiate assieme al proprio cane nei i viali dei giardini londinesi di Kensington. Nella prima edizione è un lattante d'una settimana, che vive proprio nel Giardino di Kensington. Nel 1904, è sulle scene e, nel 1906, a seguito del successo della commedia, furono ristampati i capitoli del romanzo The Little White Bird in cui appariva la figura di Peter Pan, isolandoli dal contesto, col nuovo titolo Peter Pan in Kensington Gardens. Nel 1911, venne pubblicato il romanzo Peter e Wendy, basato sull'opera teatrale del 1904, da cui poi il Peter Pan da cui Walt Disney ha tratto uno dei suoi film più belli. Qui il ragazzino che non voleva crescere ha ancora tutti i denti da latte, ed è un irresponsabile che decide di non affrontare la vita, vola via dalla finestra della sua camera. Dopo tempo, la madre se ne fa una ragione e lo sostituisce con una altro figlio. Quando decide di tornare, trova chiusa la finestra. Comincia l’ansia e la sensazione d’abbandono che non lo lascerà mai. Dimentica tutto, le avventure, la fida, protettiva Wendy Darling, che ripercorre la storia della madre, Margaret Ogilvy che a otto anni, morta la madre, aveva assunta le responsabilità della conduzione dei fratelli e della famiglia.

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La storia della virtuosa bambina che con i suoi fratelli segue Peter s’embrica con l’immagine dei cinque figli della vedova Llewellyn-Davies (uno dei quali si chiamava, appunto, Peter). Il legame che li unì fu forte -e spesso chiacchierato: anche voci di pederastia-, tanto che ne diventò tutore, alla di lei morte. Peraltro, lo scrittore era sposato e aveva figli. Alla vista della finestra chiusa, l’etero bambio è confuso, amnesico, l’unica cosa che Peter ricorda è aver tagliata la mano a Hook, simbolo di vittoria sugli adulti. Wendy, che lui vorrebbe come madre, non vuole solamente volare e vivere le avventure delle favole, ma, bambina vittoriana di dieci anni, assennata e senza fantasia, sa cucinare, stirare, cucire, ha come unico scopo sposare Peter e assecondare le sue idee, il suo destino come moglie e madre dei loro bambini. Lui è esclusivo, egoista e cattivo, come tutti i bambini. Non esita a fare diminuire i suoi compagni se contravvengono alle regole di Neverland. Sa che ogni suo respiro muore un adulto e, dato che la colpa è tutta degli adulti, respira più in fretta. I fratelli Darling, come gli altri ragazzi, vogliono tornare indietro per diventare grandi. Dopo una lite, vanno via. Lei si sposa, diventa madre, ma tornerà una volta l’anno per le pulizie, e quel mondo le è rimasto dentro, tanto che manderà la figlia Jane a vivere l’esperienza di Neverland, con avventure a tutti gli angoli, con pirati, che inseguono i bambini, inseguiti dai pellirosse, in un movimento circolare continuo dove poter conoscere realtà invivibili, fantastiche sotto la guida di Peter Pan.

Hook, Capitano Uncino, è scuro di carnagione, ha black anche la voice, anche lui violento, uccide i suoi marinai se lo infastidiscono. Il carattere di ferro cessa, però, quando sente il ticchettio dell’orologio che annuncia l’arrivo del coccodrillo che, oltre la mano superstite, vorrebbe mangiarlo tutto. Colto, elegante, cambia continuamente abito, tiene molto alle regole, è nemico di Peter Pan per la sua impertinenza e per vendicare la mano che gli ha tagliata. Si sente come un cane in gabbia, solo, circondato dalla ciurma che tiene distante e che lo teme. Adulto infantile ottiene l’obbedienza col terrore, senza guadagnarne la stima e il rispetto. Rimpiange di non aver avuti figli, vorrebbe Wendy come madre. La morale è che è importante conservare una piccola parte infantile dentro di sé, seppure nell’ineluttabilità della crescita. Questo concetto ci fa pensare al fanciullino pascoliano. E’ il bambino divino di Jung, che ha capacità di fantasticare, improvvisare, creare, trasformare e uscire dal mondo complesso come quello del signor Darling immerso in conti, titoli, azioni. La vecchiaia è mancanza di vitalità di voglia di programmare il futuro. Mantenere sempre viva quella parte del bambino che vuole curiosare, sperimentare, conoscere, non si fossilizza. Rigenerare e ricaricare: se riusciamo a fare quello che vogliamo, possiamo mantenere il controllo con la creatività che deve fluire spontaneamente per non perdere la sua magia, in contatto con la nostra vera identità.

Il Gioiello dell’Arco Reale di Andrea Dall’Osso e Gennaro Natale

La

Massoneria Azzurra prevede un gioiello soltanto per gli Ufficiali e Dignitari di Loggia per il periodo del loro incarico. L’Arco Reale invece prescrive che tutti i compagni che vi appartengono devono indossare un gioiello che indica l’appartenenza a quest’Ordine e che ne è rappresentativo nel suo complesso, distinguendo le cariche soltanto tramite i diversi colori dei nastri.

I gioielli della Libera Muratoria risalgono al 1727, quando ai Maestri e ai Custodi delle Logge veniva ordinato d’indossare «i gioielli della Massoneria appesi a un nastro bianco». La prima autorizzazione a indossare un gioiello dell’Arco Reale, il distintivo dell’Ordine, una sua rappresentazione grafica e una sua spiegazione illustrativa, risalgono invece al 1764, alla Charter of Compact. Al margine di questo documento venne disegnata la forma e la figura che doveva avere il gioiello con le relative spiegazioni. Il gioiello che appare per la prima volta in questo documento è praticamente uguale a quello tutt’oggi in uso. Altro fattore che sottolinea l’importanza del gioiello è il fatto che viene menzionato prima ancora della sciarpa e del grembiule. Il gioiello del Sacro Arco Reale di Gerusalemme è formato da un cerchio entro il quale si intersecano due triangoli equilateri.

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Uno ha un vertice rivolto verso l’alto, l’altro verso il basso. I triangoli così disposti originano un esalfa, o stella di David; ma il nome con il quale è più conosciuto è quello di «Sigillo di Salomone». In fondo al cerchio vi è un rotolo, sempre di metallo, al quale è attaccato un altro cerchio più piccolo che racchiude al suo interno una triplice «Tau». Nel mezzo del cosiddetto sigillo di Salomone vi è un altro triangolo equilatero più piccolo, con il simbolo del sole e del compasso che trattiene un globo. Completano il gioiello alcune iscrizioni. Il gioiello, nel corso degli anni, non fu raffigurato sempre nello stesso modo. Solamente dopo il 1815 in Inghilterra venne adottato definitivamente quello sopra descritto e che ancora oggi usano tutti i compagni dell’Ordine, in qualunque paese del mondo operino. Il cerchio che circoscrive il cosiddetto sigillo di Salomone è nella Massoneria dell’Arco Reale il primo simbolo: raffigura l’eternità che non ha inizio né fine e indica anche un Dio senza tempo. Ma è originariamente pure immagine del sole, e diviene per questo simbolo dell’oro puro. Anticamente si pensava vi fosse un rapporto mistico tra il simbolo dell’oro puro e il Tetragrammaton, il Nome Ineffabile. A livello popolare al cerchio venivano attribuite proprietà magiche, cosicché bracciali, collane, anelli e cavigliere, ora indossati come ornamenti, erano in origine considerati quali simboli che proteggevano dal male. Il cerchio era spesso rappresentato nel passato come un serpente che si mangia la coda. Il serpente stesso è simbolo della vita e nell’antichità doveva essere anche emblema della saggezza. Ancora oggi il ferma-cintura del grembiule massonico conserva la forma di un serpente. Il serpente che si mangia la coda e il cerchio sono simboli soprattutto della vita e della creazione, dell’eternità e dell’immortalità e quindi dell’attività della saggezza divina. Il gioiello presenta due facce sulle quali sono riportate delle iscrizioni in latino, greco e inglese. Dai regolamenti dell’Arco Reale non è possibile stabilire quale sia il diritto e quale il rovescio. Tuttavia quello che portano i compagni dell’Arco Reale italiano, per come viene indossato e per il fatto che è fissato al nastro in un certo modo, indica di fatto un diritto e un rovescio. La faccia più importante, quella che chiameremo per brevità diritto, reca incise scritte che sono senza dubbio più significative anche rispetto alla filosofia dell’Arco. Sul cerchio maggiore troviamo incisa la seguente frase: «Si talia jungere possis sit tibi scire satis», che tradotta liberamente significa: «Se puoi comprendere queste cose, conosci abbastanza».

Sempre sul cerchio maggiore in fondo è inciso «A.L.» e «A.D.», abbreviazioni di Anno di Vera Luce e Anno Domini, con uno spazio riservato alla data massonica e a quella dell’era volgare, evidentemente, dell’esaltazione del compagno. Sul triangolo con un vertice verso l’alto, inscritto dentro il cerchio maggiore, troviamo riportate tre parole che hanno lo stesso significato in greco, latino e inglese. In greco troviamo scritto «Eurekamen», in latino «Invenimus» e in inglese «We have found» che significano «abbiamo trovato»; sull’altro triangolo, quello che ha un vertice rivolto verso il basso, troviamo un’altra scritta in latino su due lati, mentre il terzo è libero. La scritta è: «Cultor Dei» sul secondo lato e «Civis Mundi» sul terzo. Sembra certo che su questo triangolo anticamente venisse riportato il nome del compagno e che quindi l’iscrizione su tutto il triangolo venisse letta: «A.B. adoratore di Dio, cittadino del mondo», intendendo quindi che il compagno dell’Arco Reale è un credente in Dio e cittadino del mondo, e sottolineando con questo l’universalità della Massoneria e di quella dell’Arco Reale in particolare. Sul rotolo che divide il cerchio più grande da quello più piccolo, e intorno al cerchio piccolo stesso, vi è un’altra iscrizione molto importante. «Nil nisi clavis deest» che può essere tradotta abbastanza liberamente con: «Non manca nulla se non la chiave». E la chiave è evidentemente la triplice «Tau» che è iscritta nel cerchio piccolo. Nella parte posteriore, in quella che chiameremo per brevità rovescio, appaiono le seguenti iscrizioni: sul cerchio maggiore, entro il quale sono inseriti i due triangoli formanti il sigillo di Salomone, vi è la scritta in latino: «Deo Regi Fratribus honor fidelitas benevolentia». Una traduzione letterale è: «A Dio al Re ai Fratelli onore lealtà benevolenza». Una traduzione più libera, ma più aderente, a mio avviso, al significato vero della frase potrebbe essere questa: «Onore a Dio lealtà al Re benevolenza ai Fratelli», anche perché sappiamo che una frase simile: «Onore alla Fratellanza reverenza a Dio onore al Re» era spesso scritta sugli antichi certificati di Loggia intorno al 1800. All’interno del cerchio, sul triangolo del quale uno dei vertici è rivolto verso l’alto, troviamo scritto, sui lati: «pace concordia verità», mentre sul triangolo con un vertice rivolto verso il basso, troviamo scritto: «saggezza forza bellezza». Non solo nelle Logge inglesi, infatti, ma anche e soprattutto nelle nostre, la forza, la bellezza e la saggezza sono attributi conferiti alle tre colonne che sorreggono il Tempio e cioè il Secondo Sorvegliante, il Primo e il Maestro Venerabile e sono gli attributi di Ercole, Venere e Minerva che presiedono, nell’ordine, alle azioni dei tre Ufficiali della Loggia. Per quanto riguarda il rituale dell’Arco Reale, la forza e la saggezza hanno

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riferimenti precisi, durante la cerimonia di esaltazione, nelle letture del Vecchio Testamento. Per l’altra triade di parole, pace, concordia e verità, non c’è un immediato riscontro nel rituale, anche se ogni tanto vengono menzionate sia la pace che la concordia tra gli uomini come fattori importanti per la crescita dell’Umanità e della Massoneria in particolare. La verità, pur non essendo menzionata, è tuttavia uno dei tre grandi Principî sui quali si fonda l’Ordine. Nel mezzo del sigillo di Salomone è visibile un triangolo, simbolo della divinità, sul quale poggia un sole che sovrasta un compasso le cui aste trattengono un globo. ..

È sempre la divinità che attraverso i propri strumenti, rappresentati dal compasso, anch’esso in definitiva un triangolo aperto all’infinito, e il sole, simbolo della vita, mostra la sua volontà creatrice con il globo, simbolo della manifestazione. Vai sul Blog dell’Arco Reale rdyork.blogspot.it e richiedi la NewsLetter settimanale che ti porterà ogni sabato mattino il meglio di quanto pubblicato durante la settimana.Partecipa anche tu inviando i tuoi scritti alla redazione presso il seguente indirizzo di posta elettronica: arcorealerdy@gmail.com

Sommo Sacerdote Tiziano Busca ricorda Giordano Bruno È prova di una mente semplice e molto primitiva che uno desideri di pensare come le masse o la maggioranza, semplicemente perché la maggioranza è maggioranza La verità non cambia perché è, o non è, creduta dalla maggioranza delle persone» Giordano Bruno opera del G.M. Ferrari

L’amore della verità, il vivere nello spirito con la brezza della ribellione contro ogni forma di condizionamento, percorrere la strada della libertà e della conoscenza, non essere schiavo o dipendente degli integralismi e dei dogmi, accogliere il confronto con l’animo aperto alla ragione ed al senso della tolleranza… sono queste le cause che hanno portato al rogo il libero pensiero, sono queste le ragioni per cui ancora oggi la Libera Muratoria dei Maestri dell’Arco Reale e della Comunione ricordano un martire dell’anima e della libertà. Giordano Bruno ha raccolto sotto la bandiera del libero pensiero il sogno dell’Uomo libero e non prigioniero del potere, i sogni dell’Uomo che respira Amore. Ed è nella forza dell’amore e della Libertà che ancora oggi dobbiamo trovare la via per infondere

Giordano Bruno

speranza a tutti coloro che non riescono a comprendere che la soluzione del dialogo è la più forte tra le armi di pace e di rispetto anche di fronte alle gravi situazioni che i dogmatismi e gli integralismi paventano all’orizzonte della nostra quotidianità. È la via che gli iniziati percorrono con impegno e che testimoniandola confidano di trovare le migliori forze per scongiurare le grandi catastrofi. Lottare per cambiare lo spirito anche di coloro che vivono senza cogliere la bellezza della fraternità e della ricerca. Pietra su pietra la Massoneria continua a costruire il futuro contro lo spirito della paura attraverso l’Amore per la libertà, attraverso l’Amore per il fratello, per l’Uomo.

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Il Maestro Super Eccellente di Luigi Marchese

Ancora non sono passati tre anni da quando alcuni Compagni sono stati iniziati a Charlotte (USA) nel 2012 al grado di Maestro Super Eccellente. Un grado questo ancora poco noto alla maggior parte dei Compagni. Il Gran Maestro della Massoneria Criptica Comp. Luigi Marchese ci ha inviato questa “nota” che ripercorre la breve e recente storia dell’introduzione in Italia di questo grado criptico.

Questo il percorso che ha portato in Italia il grado di Maestro Super Eccellente. Tutto nasce dall’amore dell’attuale Gran Commendatore Giovanni Pascale nei confronti del Gran Concilio. Nel corso di sue ricerche che partivano da documenti della sua notevole collezione privata di antichi testi massonici e dalla lettura di pubblicazioni internazionali riguardanti il Concilio si rese conto che in Italia non c’era il grado di Maestro Super Eccellente che completava il percorso conciliare, ma che la Bolla ricevuta nel Marzo 1977 riguardava i gradi di Maestro Reale e di Maestro Eletto. In occasione di un incontro internazionale al quale partecipavano compagni degli Stati Uniti d’America, i compagni Giovanni Pascale e Luigi Marchese li avvicinarono e chiesero informazioni sulla ritualità e sulle possibilità di avere in Italia il grado come completamento del percorso conciliare. Giovanni Pascale pubblicò sul n° 2 di York Magazine del 2009 la prima parte delle sue ricerche sul grado, la seconda parte fu pubblicata sul n°6 di York Magazine del 2010, la ricerca si completò con la pubblicazione sempre si York Magazine n° 12 del 2012 delle musiche che rispondevano meglio alle esigenze ritualistiche del grado e furono individuate in alcune parti di tre composizioni di autori italiani, la

prima è “ Sedecia re di Gerusalemme” di Alessandro Scarlatti, la seconda è “ Il Sedecia “ di Giovanni Legrenzi e la terza è “ Il Nabucco “ di Giuseppe Verdi. I compagni Pascale e Marchese per formalizzare la richiesta in America chiesero l’aiuto dei compagni Valgattarri e Rossi che avevano contatti frequenti negli Stati Uniti, e tramite loro si stabilì un rapporto epistolare che portò all’accordo che sarebbero stati insigniti del terzo grado presso il Concilio di Monroe nel North Carolina i compagni italiani che avrebbero partecipato all’assemblea annuale della Croce Rossa di Costantino della quale in quel momento era Gran Sovrano David Hurgett jr e che era il nostro contatto, e che si sarebbe tenuta dal 3 al 6 Giugno 2012 a Charlotte . In quell’occasione furono presenti i compagni Valgattarri, Rossi, Marchese e Trovalusci che furono insigniti del terzo grado ed autorizzati come da Costituzione del Gran Concilio Internazionale ad insignire del grado in Italia i compagni Maestri Reali ed Eletti che ne avessero fatto richiesta. Nel successivo 18 di Novembre 2012 fu organizzata a Massa Marittima una tornata nella quale vennero insigniti del terzo grado n° 36 compagni di vari Concili italiani, successivamente si organizzò il 17 marzo 2013 un’altra tornata a Reggio di Calabria nella quale fu conferito il grado ad altri 30 compagni. Attualmente ci sono 12 petizioni in attesa di una nuova tornata.

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Riflessioni sul Rituale del Grado di Eccellentissimo Maestro La Bibbia - Cronache 2 capitolo 6, 1-3 di Benedetto Schimmenti “Il Signore ha detto di abitare nella nube. Ora io ti ho costruito una casa sublime, un luogo ove tu possa porre per sempre la dimora” La costruzione del Tempio Com’è noto, la leggenda di Hiram si collega strettamente alla costruzione del Tempio di Salomone. Il Compagno della Loggia azzurra sente parlare di Hiram allorché è elevato al grado di maestro. Egli apprende dal ‘Venerabile’ Maestro della sua Loggia che Hiram è il grande architetto prescelto dal re Salomone per la costruzione del Tempio. Hiram aveva diviso gli operai in tre categorie: apprendisti, compagni e maestri dando a ciascuna categoria precise parole di passo per farsi riconoscere e riscuotere il salario dovuto. Un giorno, tre compagni invidiosi, ritenendo di meritare il salario di maestro, chiedono minacciosi a Hiram la parola segreta. Il grande architetto, naturalmente, si oppone gridando ai tre compagni parole che dovremmo meditare a lungo e in ogni circostanza: ‘Non così io l’ho ricevuta! Non così si deve chiederla!’. E sul punto di morire, per le violenze inferte, egli così ammonisce i compagni: ‘Lavora, persevera, impara. Solo così avrai diritto alla maggior ricompensa!’. Il massone che è sul punto di ricevere la maestria è condotto alla scoperta della tomba di Hiram presso un albero di acacia e attraverso una drammatizzazione, che è il cuore stesso della cerimonia iniziatica, prende coscienza dell’eterno ciclo della morte e della rinascita. Innanzi tutto, che significa ‘Hiram’? Hiram - si è sempre detto - rappresenta lo ‘spirito dell’uomo’. E, in effetti, il nome è composto dalla radice ebraica ‘Chi’, che significa vita, vitale ecc… e da una seconda radice: Ram, e che indica particolari stati di elevazione. “Vita elevata”, dunque è il significato letterale di Hiram, e noi sappiamo che ciò che è elevato appartiene di necessità allo spirito. Quanto alla leggenda, diversi autori hanno tentato di ricostruirne la sua prima apparizione nella tradizione massonica. In proposito, c’è chi ricorda la citazione che del nome di Hiram fa Il Manoscritto di Cooke, circa alla metà del Quattrocento e nell’ambito della Massoneria ‘operativa’ del XV secolo, senza peraltro alludere alla sua uccisione ma solo per ricordare che Hiram, ‘il figlio di Tiro era il capo’ degli 80.000 muratori al servizio di Salomone per la Costruzione del Tempio, iniziato da re David.

E, nella tradizione orale, vi sarebbero testimonianze dell’introduzione, nel rituale del terzo grado della Gran Loggia di Londra, della figura di un ‘maestro costruttore’ e della sua morte e rinascita iniziatica. Siamo nel 1725 e bisogna attendere sino al 1733 perché la leggenda di Hiram compaia nel rituale del terzo grado delle Logge londinesi e altri cinque anni perché venga inserita nella ristampa delle Costituzioni inglesi del 1723. Tuttavia, la leggenda di Hiram, nelle sue diverse versioni, sarebbe di fatto già presente nella Massoneria ‘operativa’ dell’Europa medievale e in particolare negli archivi dei vari Compagnonnages francesi. Tutti i testi, nel collegarsi al racconto biblico della costruzione del Tempio di Salomone, fanno poi riferimento a vicende che si differenziano poco le une dalle altre, concordi tutte, comunque, nel sottolineare che la morte di Hiram, frutto dell’invidia, dell’avidità e della violenza di alcuni operai, ebbe come effetto di ritardare i lavori di costruzione del Tempio. Fatta chiarezza sui tempi della comparsa dei testi della leggenda di Hiram nell’ambito, prima della Massoneria ‘operativa’ poi di quella ‘speculativa’, resta, ancora irrisolto e forse non del tutto solubile, per via di prove documentarie, il problema della genesi della leggenda, il rinvenimento delle sue fonti originarie. La questione è tanto più complessa perché, se per un verso tutti sono concordi nel rintracciare nel racconto biblico il motivo ispiratore, le divergenze cominciano quando si cerca di ‘spiegare’ ciò che la vicenda biblica non dice e soprattutto allorché si

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tenta di chiarire il significato ultimo e per così dire più autentico del mito di Hiram. Così, c’è chi sostiene che la leggenda massonica che si ispira ad Hiram, a partire dai pochi spunti del racconto biblico, fu opera di fantasia di massoni illuminati; chi ne rintraccia l’origine addirittura in una versione popolare arabo-turca; chi ne avverte la presenza nel Talmud degli ebrei, senza peraltro indicare in quale dei numerosi trattati della Mishnah o in quale suo commento o Ghemarah si troverebbe; chi ancora la riconduce ai miti di morte e resurrezione presenti in tutte le tradizioni e in particolare nella tradizione egizia della morte di Osiride, o in quella occidentale della morte di Cristo; chi, infine, la riconduce genericamente ai miti solari del ciclo zodiacale e vegetativo.

Io ho preferito limitare la mia indagine alla Bibbia, lì dove il nome di Hiram è citato e poi allargare la ricerca in ambito biblico ogni qualvolta ci si riferisce alla edificazione di una ‘casa del Signore’. Nella Bibbia, Hiram è citato nel I Libro delle Cronache (14:1) e nel II libro di Samuele (5:11) solo per dire che era re di Tiro. Se ne parla poi soprattutto nel I Libro dei Re, allorché Salomone informa Hiram re di Tiro di voler costruire un tempio – secondo gli accordi che suo padre David aveva preso direttamente con Dio - e perciò gli chiede operai fenici per tagliare gli alberi e legname di cedro necessario alla costruzione del tempio. Hiram acconsente di buon grado allo scambio commerciale e concede, oltre ai cedri e agli operai, oro in abbondanza e pietre preziose in cambio di 6000 tonnellate di grano, 8000 litri di olio purissimo ogni anno e 20 villaggi della Galilea. D’ora in poi Fenici ed Ebrei lavoreranno insieme, cominciando con lo squadrare le pietre necessarie alla fondazione del Tempio. Nella sua sapienza, infatti, Salomone percepì l’idea di costruire il Tempio e Hiram gli dette la forza per costruirlo, inviando strumenti, oro, pietre preziose ed operai rigorosamente disciplinati e solidali tra loro. Questa, però, è anche l’alleanza che nella Qabbalah si esprime tra la sephirah sapienza e la sephirah Forza e rigore.

In un successivo versetto della Bibbia (I Libro dei Re, 6:1) si precisa che i lavori di costruzione del Tempio ebbero inizio allorché erano trascorsi 400 anni dall’uscita degli Ebrei dall’Egitto. Per chi conosca appena la tradizione cabbalistica ‘uscire dall’Egitto’ e ‘400’ hanno un preciso significato. Uscire dall’Egitto significa abbandonare la via ‘consueta e profana’ per intraprendere un cammino iniziatico. Quanto al 400, lo sappiamo corrispondere al valore numerico dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico: la t (Taw) simboleggia tutto ciò che di bene e di male c'è nel quaternario. Il simbolo si spiega con l’essere questa l’ultima delle lettere con cui Dio creò il mondo. Per lasciare l'Egitto occorrono agli Ebrei 400 anni e soprattutto occorre la Techinnah che si scrive con la Taw iniziale che significa amicizia e clemenza e Desiderio di ogni bene terreno ma anche desiderio dello spirito di risalire in alto. Per citare un passaggio di Max Guillnot, con riferimento alla morte massonica riferisce “Queste devono procedere a successive morti rituali, seguite da rinascite, per scuotere il mentale nel profondo e suscitare, infine, delle emozioni che non soltanto saranno analoghe a quelle precedenti il vero trapasso, ma faranno anche prevedere il destino ulteriore della coscienza in una sorta di visione premonitrice. Le diverse cerimonie iniziatiche sono, perciò, i momenti più alti di una lunga alchimia mentale (…) Questa sorta di stato di grazia perdura, tutt’al più, qualche giorno. La vita profana, come una marea montante, ben presto ricopre le tracce del cammino spirituale. Si dovranno, perciò, moltiplicare i rituali, ripetendo i gesti creatori dello stato iniziatico fino a rendere quest’ultimo permanente.” Non sarà inutile soffermarci su qualcuno dei versetti più significativi del racconto biblico. A cominciare da quando Salomone si rivolge ad Hiram re di Tiro: “…Ora ho intenzione di costruire un tempio consacrato al Signore, mio Dio…” (I Re, 5:19) e Hiram osserva: “Sia lodato il Signore che ha dato a David un figlio tanto saggio per governare il numeroso popolo di Israele” (5:21). Poco dopo è detto dell’alleanza che da allora intercorse tra Hiram e Salomone: “Come aveva promesso, il Signore diede grande saggezza a Salomone. Così Salomone mantenne sempre buoni rapporti con Hiram: i due fecero anche un’alleanza” (5:26). Orbene secondo la religione cristiana non c’è un luogo che possa “contenere” Dio. Si può tuttavia costruirgli una “casa” per esercitare in essa il culto che deve essere “grande e meravigliosa”, perché Dio è “più grande di tutti gli dei”. E’, a mio avviso, singolare il fatto che a quest’opera eccezionale prenda parte tanta gente che non appartiene in modo diretto al popolo d’Israele.

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Ci sono gli stranieri! I discendenti dei Cananei lavorano la pietra e il legname; Hiram, un abitante di Tiro, di sangue ebreo ma di padre pagano, è ricco di “sapienza” per ogni lavoro inerente al tempio. Un’unica sapienza guida tutto e tutti: Salomone perché possa governare, Hiram perché possa lavorare attorno al tempio. Dunque alla costruzione del tempio partecipano Israeliti e pagani: essi “lavorano insieme”. Il tempio dunque “riconcilia” e porta all’unità perfetta attraverso un opera di costruzione prima individuale e poi collettiva, in quanto frutto delle sinergie di ogni singolo massone, volte in un’unica costruttiva direzione che tende alla chiave di volta inteso come

ultimo elemento mancante per la costruzione del tempio. L’unità perfetta, dunque, altro non è - a mio avviso che l’estrinsecazione dei principi fondamentali della massoneria o dei principi, meglio ancora, ai quali la massoneria dovrebbe tendere: l’unità, per l’appunto, la coesione, la condivisione di un progetto comune che si sposa con il percorso comune di noi massoni, ispirato ai principi di tolleranza, di fratellanza, di libertà, di giustizia, di uguaglianza ma soprattutto di solidarietà (anche sociale), di umiltà (se sol si consideri che per primo il re Salamone si unì con gli altri alla processione), ruolo che in Massoneria viene ben rappresentato dal M.V. quale primus inter pares, ma di riconosciuta saggezza.

Lo spessore di un Uomo di Enzo Heffler Muratoria in quanto pone al centro della sua cerca l’uomo. Mi auguro che molti Fratelli si appassionino a questa figura che con la durezza della concretezza e lo slancio altruista ci ha lasciato un immenso mondo da scoprire l’animo umano.

Gli eventi storici acquistano una loro prospettiva solo a distanza nel tempo

La morte è un fatto naturale che porta tristezza perché una persona cara ci ha lasciato, ma è un dolore rassegnato essendo un evento naturale a cui nessun sfugge; ma se il ricordo chi era rimane vivo nei nostri cuori e nelle nostre mente quella sofferenza si lenisce riducendo il senso di abbandono.; Elio Toaf diceva “Bisogna avere fiducia nell’uomo e nell’umanità”.

(Rabbino Elio Toaff prefazione a Willy Lindwer, Gli ultimi 7 mesi di Anna Frank ,p. 7)

In queste poche parole si racchiude la spiritualità di un grande uomo che ha attraversato da protagonista gli ultimi 100anni della storia dell’Europa; una figura mite, ironica, colta, sorridente, dotato di una grande sensibilità e intelligenza che abbiamo salutato alcuni giorni fa. Elio Toaff ha mantenuto la sua cerca della divinità anche dopo aver incrociato la profondità dell’odio che solo l’uomo è in grado di manifestare nei confronti dei suoi simili. Nel Libro di Alain Elkann alla domanda Come lo vede il mondo di oggi? Rav Elio Toaff rispondeva “Ha molti lati positivi. Direi che c’è uno sviluppo tecnologico molto avanzato, ma questo non corrisponde a un pari sviluppo della spiritualità, della ricerca religiosa.”

Grazie Maestro buon cammino nel Vostro nuovo Viaggio.

La capacità di vedere oltre; di ricordare come l’uomo debba coltivare, con eguale intensità, sia il lato materiale che quello spirituale per non perdersi; questo è uno dei lasciti del Rabb. Toaff che si sposa con il pensiero di ogni Iniziato alla Libera

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Il rituale dell’Arco Reale e la Storia Biblica di Eduard Stolper Il Gran Maestro Aggiunto del GOI Ed Stopler (foto a sinistra) è universalmente noto ai Fr.lli Italiani per i suoi studi sulla Massoneria. Si può dire che non vi sia Fr.llo che almeno una volta non si sia imbattuto su uno di essi, apprezzandone il rigore e la chiarezza. Fra tanti suoi lavori alcuni hanno riguardato la Massoneria dell’Arco Reale. Fu membro effettivo (uno dei due del continente europeo) della Loggia di ricerca Quatuor Coronati di Londra, della quale è stato Maestro Venerabile. Fu segretario per l’Italia del Correspondence Circle della Quatuor Coronati. Nel 1979 è stato insignito del “Norman B.Spencer Award” per il miglior contributo di un membro del Corrispondence Circle alle attività della Loggia Quatuor Coronati di Londra. Fra i suoi scritti si annoverano anche quelli riguardanti l’Arco Reale e che a suo tempo contribuirono non poco alla sua maggiore conoscenza fra i Fr.lli della Comunione Italiana. Il Rituale dell’Arco Reale e la Storia Biblica è uno di questi che trovò una sua riproposizione nella rivista dell’Arco Reale “Orientamenti” nell’anno 1979. Il Rituale dell’Arco Reale e la Storia Biblica.

A causa di una serie di differenze interne, nel 932 a.C. la nazione ebraica si spaccò in due (cartina a sinistra). La parte settentrionale, più estesa e più popolosa, assunse il nome di Regno d’Israele, ebbe per Re Geroboamo e per capitale, prima Sichem e poi Samaria. La parte meridionale, molto più ricca ed importante, consistente nelle tribù di Giuda e di Benjamino, rimase fedele al re Roboamo e scelse il nome di Regno di Giudea, con capitale Gerusalemme. La divisione non fu soltanto politica, ma anche religiosa. Nel Regno d’Israele furono ammesse anche le divinità fenicie (Baal) ed il risultato finale fu una lunga serie di lotte intestine.

Infine, indebolitosi, nel 722 A.C. il Regno d’Israele fu conquistato dal Re Sargon II di Assiria, il quale distrusse Samaria, deportandone la popolazione. Il regno di Giudea ebbe una vita più lunga, ma non meno travagliata. Anche essa si indebolì ed infine, dopo una successione di “interventi” Assiri ed Egizi, nell’ano 605 A.C., Gerusalemme fu occupata dal Principe ereditario del Regno dei Caldei (Babilonia), il futuro Re Nabucodonosor II (il Grande). Il brillante conquistatore era pronto ad assalire anche l’Egitto, quando la morte del padre gli fece interrompere il proseguimento della campagna militare. Una parte del territorio occupato fu persa ma, nel 598 A.C. il nuovo Re di Babilonia, cioè lo stesso Nabucodonosor II (604 A.C. – 562 a.C.) riprese l’attacco del “Paese dell’Occidente” (come fu chiamata la Palestina), riconquistando Gerusalemme. Re Joakim, insieme con 10.000 degli Ebrei più ricchi ed importanti furono portati in Babilonia. Fu nominato du Re vassallo, Zedechia, ma quando anche egli si ribellò, nel 586 a.C., Gerusalemme, e con essa il Tempio di Salomone fu completamente distrutta. In quella occasione ancora 50.000 Ebrei furono esiliati in Babilonia. Soltanto quelli che avevano collaborato coll’invasore ( e non erano pochi) potevano restare, mentre tutti i contadini erano costretti a rimanere, per lavorare i campi. Durante l’esilio gli Ebrei fecero una importante scoperta religiosa e precisamente il fatto che il Dio d’Israele non era legato alla loro terra di nascita, ma che potevano averlo con loro in qualsiasi posto, purché essi obbedissero alle Leggi Mosaiche.

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Anche nella futura diaspora millenaria, quella consapevolezza ha sempre aiutato il popolo ebraico a non perdere la propria identità. Naturalmente essi rimpiansero profondamente la patria (Salmo 137) ma, per la verità, non sempre l’esilio era insopportabile. Molti Ebrei diventarono uomini benestanti e persone di riguardo (ved. Esdra, Daniele, Neemia, Ester ecc.). Zorobabele (nella Bibbia anche chiamato Zorobabel o Zerobabele o Zerobabel) era figlio di Shealtiel (Ezdra 3:2, Aggeo, 1:1) oppure di suo fratello Pedaia (I Re 3:9), ma certo è che era nipote di Joakim, ultimo Re di Giudea. Egli era nativo di Babilonia ed il suo nome viene talvolta tradotto come “nativo di Babilonia”. Secondo Luca (3:27), Gesù sarebbe stato discendente di Zorobabele. Ciro lo nominò Governatore della Giudea, ma dal Libro Aggeo si potrebbe dedurre ce quella nomina ebbe luogo circa 17 anni dopo, durante i Regno di dario I. Ezdra dice, però, chiaramente che egli guidò i 42.360 rimpatrianti. Giosuè, il Sommo Sacerdote ( da non confondere con il suo omonimo del sesto libro della Bibbia, che visse molto prima) era figlio del Sommo Sacerdote Josedak e fu da Ciro incaricato di guidare il popolo ebreo dal punto di vista spirituale e religioso, compito considerato altrettanto importante di quello di Zorobabele. Arrivati finalmente a Gerusalemme, gli immigrati trovarono una città desolata e distrutta; fu perciò necessario vivere in tende, come durante il viaggio. Il primo dovere compiuto fu l’erezione dell’Altare al Dio d’Israele, per offrirvi olocausti secondo le leggi di Mosè. Naturalmente, la seconda preoccupazione, fu quella di costruire abitazioni e di lavorare la terra ma, finalmente, nel secondo anno dopo l’arrivo, cioè nel 536 a.C., cominciò la ricostruzione delle fondamenta del Tempio e, come avvenne per il primo Tempio, i Fenici di Tiro fornirono legno dal Libano (Ezdra 3.7). Ci furono opinioni diverse per quanto concerne l’architettura. Il primo Tempio, costruito quando gli Ebrei erano ricchi, era stato un edificio magnifico, ma, nelle circostanze del momento, non si poteva pensare ad un piano del genere. Glia anziani, che si ricordavano i tempi gloriosi, si lamentavano che questo nuovo Tempio non era degno di un Dio, mentre i giovani erano dell’opinione che un Tempio semplice fosse sempre meglio che nessun Tempio. Presto però la costruzione rallentò e, durante quasi 17 anni, fu praticamente interrotta. La causa principale di ciò erano i Samaritani dell’ex Regno d’Israele, dai costruttori considerati traditori della causa. Essi si presentarono in Gerusalemme per partecipare alla costruzione, quando questo a loro

fu negato, cominciarono ad ostacolare il lavoro con tutti i mezzi a loro disposizione. I costruttori furono perciò costretti a lavorare con la cazzuola in mano e la spada al fianco. Con orazioni flagellanti, Giosuè cercò di indure il popolo sfiduciato a costruire un recinto di legno ed infine ci riuscì. Il muro fu completato in 52 giorni (Neemia 4:17-18). Altre difficoltà si verificarono dopo la morte di Re Ciro (egli morì in battaglia nell’anno 529 a.C.), quando il figlio Cambise II non fu a favore dell’impresa ebraica. Di conseguenza, egli favorì piuttosto i Samaritani. Inoltre, durante il suo regno, nel 527 a.C., Gerusalemme fu di nuovo saccheggiata dalle truppe persiane, in occasione di una campagna militare contro l’Egitto. Cambise regnò, però, solo 7 anni e, nel secondo anno del regno del suo successore, Dario I, cioè nell’anno 520 entrò in scena un nuovo personaggio, il profeta Aggeo, un uomo saggio che assistette gli Ebrei con consigli ed aiuto nelle loro difficoltà. Probabilmente egli era nato in esilio, ma alcuni indizi fanno pensare che si ricordava del primo Tempio (Aggeo 2:4). Aggeo collaborò attivamente col profeta Zaccaria (il quale stranamente non viene menzionato nel rituale) ed in 4 orazioni egli accusò il popolo di Dkio di dare la precedenza alle proprie case ed alla terra, invece di procedere colla costruzione del Tempio. Fu profetizzata una carestia, che infatti si verificò (forse proprio perché il popolo aveva cominciato a fare meno attenzione alla terra!). Giosuè ed Aggeo riuscirono ad ottenere una tregua fra costruttori e Samaritani e, da quel momento, il lavoro potè proseguire senza ostacoli. Infatti, nell’anno 516 A.C. il Tempio fu completato. Vediamo dunque che la costruzione del tempio fu guidata, inizialmente da Giosuè (Gran Sacerdote o Sommo Sacerdote) e Zorobabele (Reggente o Governatore), mentre dall’anno 520 in poi, fece parte della triade anche Aggeo (nel rituale italiano: Dottore della Legge). Nel rituale inglese la figura principale è Zorobabele, mentre nel rituale americano quel posto è coperto da Giosuè, il quale, del resto, era di importanza uguale. Da notare che, secondo il nostro rituale, l’esilio durò 70 anni, mentre generalmente quel periodo viene contato fra 586 a.C. e 536 a.C. , cioè 50 anni. Ricordo, però, che vi sono differenze fra i resoconti di Esdra e di Aggeo. Se vogliamo accettare, come fanno alcuni studiosi, che Zorobabele partì, insieme con Giosuè, Aggeo ed il grosso dei rimpatriati, nell’anno 520 A.C., l’esilio sarebbe durato 66 anni. Questa deduzione sarebbe, però, in contrasto con gli scritti, chiari e dettagliati, di Esdra. Faccio soltanto menzione del fatto che nel rituale inglese figurano ancora altri due personaggi storici importanti, e precisamente: Esdra e Neemia, due Scribi.

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Sembra però, molto anacronistico vedere la triade principale, insieme con questi due personaggi, i quali, in realtà, vissero quasi 95 anni dopo, sotto il Regno di Artaserse I. Infine è interessante notare che la storia del rituale irlandese si svolge in un epoca diversa. Nell’anno 722 A.C., quando il Regno d’Israele fu eliminato, anche il Tempio di Gerusalemme fu seriamente danneggiato. Ottant’anni dopo, cioè nell’anno 642 a.C., ol Tempio fu riparato dal Re Giosia (II Re 22).

Egli mandò lo Scriba principale Safan all’edifizio danneggiato coll’ordine di cooperare con Hilkia, il Sommo Sacerdote. Quest’ultimo, tra le macerie, scoprì un rotolo di pergamena, che era il Libro Sacro perso. Di conseguenza, nel rituale irlandese, i personaggi della triade principale rappresentano in ordine, il Re (Giosia), il Sommo Sacerdote (Hilkia) e lo Scriba Principale (Safan).

Gli alberghi che ci ospiteranno il 15 e 16 maggio 2015 a Rimini durante la Grande Assemblea dei Corpi Rituali il Rito di York

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Una scommessa editoriale diventata realtà Una grande scommessa editoriale. Quella di studiare il Rito di York, con la sua storia, con il suo simbolismo, arricchendo l’esile riferimento bibliografico esistente in italiano. Detto fatto. Il capitolo De Lantaarn, tra i tanti momenti di approfondimento e di confronto, ha provveduto anche a questa collana, curata dal Compagno Mauro Cascio, filosofo, e pubblicata dalla casa editrice Tipheret.

«La Massoneria. Una simbologia in movimento» è un viaggio originale e documentato attorno alla simbologia dei tre gradi che viene completata nella simbologia del Maestro dell’Arco Reale. Il primo titolo della collana è anche una sorta di manifesto del Capitolo, con importanti considerazioni sulla natura esoterica della Massoneria e sul ruolo dell’intellettuale come lievito della società.

«Un Dio che riposa tra i fenomeni del mondo» è un libro di Mauro Cascio, una importante congiunzione tra il precedente «Al divino dall’umano, all’eterno dal tempo» e l’ultimo, «Il Vacillare del senso». Tra i contenuti da segnalare pagine molto dense che propongono la riforma del marchio e del nome nuovo, recentemente occasione di dibattito in molte conferenze. La postfazione del libro è a cura del Premio Strega Antonio Pennacchi

Il terzo titolo della collana è «Massoneria e Orgonomia» di Cristiano Turriziani. Ovvero: i centri di consapevolezza nell’ordine e nel segno dei gradi simbolici e nell’Arco Reale, con delle belle tavole dei primi tre gradi e del Maestro dell’Arco Reale a cura di Luca Cavallin.

«Rinato nella Pietra» è un saggio di Marco Rocchi che indaga la psicologia e l’antropologia dell’iniziazione muratoria. Con importanti scritti in appendice, da quello di Luigi Maria Bianchini a Davide Riboli.

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Torino 14-18 Maggio 2015. Inaspettato, ma non per questo meno meritato, l’invito al Capitolo De Lantaarn e al Clan Sinclair a partecipare al salone Internazionale del Libro a Torino.

Il Capitolo De Lantaarn e il Clan Sinclair al Salone Internazionale del Libro di Torino che si svolgerà al Lingotto Fiere dal 14 al 18 maggio, con l’inaugurazione del Presidente Sergio Mattarella. Tra gli appuntamenti in calendario vanno infatti segnalati – al Padiglione 2 - stand K25 J 26 – la presentazione (il 14 alle 13.00) del nuovo libro di Mauro Cascio (cofondatore ed ex Gran Sacerdote del Capitolo de Lantaarn del Rito di York) «Il secreto degli dei. Spagiria e chiarificazione

esistenziale» (Tipheret). Sarà anche l’occasione per parlare delle tantissime iniziative editoriali pubblicate sempre da Tipheret sotto il marchio di De Lantaarn. Il giorno dopo alle 14 «Viaggio nel mondo Sinclair» con il Sommo Sacerdote del Rito di York Tiziano Busca, Massimo Agostini, Marco Rocchi e Lord Carl Sinclair. Da segnalare domenica 17 maggio alle 19 la Conferenza «Stato, Laicità, Massoneria» con Antonio Binni e Stefano Bisi.

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Parma 24 Aprile 2015. Il Capitolo dell’Arco Reale “Pitagora” apre ai Maestri della Comunione Massonica.

E’ toccato al Capitolo dell’Arco Reale «Pitagora» all’Oriente di Parma aprire ai Maestri della Comunione per far conoscere la simbologia del Capitolo e, più in generale, il Rito di York. Una iniziativa che da tempo sta portando avanti il Sommo Sacerdote Tiziano Busca, per stimolare momenti culturali di incontro e di confronto e per far sì che i Riti, tutti i Riti, possano essere opportunità di crescita esoterica e iniziatica in un momento storico di grossa ’secolarizzazione della Massoneria’. «Dobbiamo sapere di cosa siamo fatti», ha recentemente detto Busca, «Abbiamo simboli e segni, che non interroghiamo più. E smetteranno di parlarci se non riprendiamo l’antica via della Tradizione». Nella felice occasione il Sommo Sacerdote ha premiato la lunga militanza

nel Rito di York del Comp. Nicola Rossini che ha conosciuto il Rito fin dalle origini e ne ha incontrato i suoi principali protagonisti, sempre con la grandezza dell'umiltà. Il Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale consegnando al Compagno Rossini una onorificenza del Gran Capitolo per la sua anzianità di appartenenza ha così detto: «Non è mia consuetudine dare medaglie. Lo faccio sempre con grande attenzione. A fratelli che davvero meritano per dedizione e impegno. Perché la Storia dell'Istituzione è fatta da piccole e grandi testimonianze individuali». Nella foto il Sommo Sacerdote comp. Tiziano Busca aiutato dal Gran Sacerdote del capitolo “Pitagora” Comp. Davide Bertola appunta l’onoreficenza al Comp. Nicola Rossini.

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Livorno 18 Aprile 2015. Ripartono con nuova forza e vigore i lavori Capitolari.

Nove nuovi compagni nel Capitolo di Livorno i cui lavori riprendono forza e vigore. Una splendida mattinata, nella casa massonica di via Ricasoli, a cui ha partecipato anche il presidente del Consiglio dei MMVV di Livorno, Paolo Pilloni. Il Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei LLMM dell'Arco Reale Tiziano Busca è tornato a rivendicare il ruolo

iniziatico della Massoneria tutta e del Rito di York in particolare. «Siamo qui per capire il senso del nostro agire e il nostro esserci nel mondo, non solo per fare volontariato», ha detto. Erano presenti il Deputy Alessandro Giuliani e il Gran Tesoriere del Gran Capitolo Walter Faggi

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Livorno 18 Aprile 2015. Mauro Cascio ha illustrato a Livorno, presente il Sommo Sacerdote del Gran Capitolo del Rito di York, Tiziano Busca, i contenuti del suo ultimo saggio “Il Segreto degli Dei”(ed. Tipheret) sottolinenado i contenuti Alchemici della Massoneria Simbolica e dei quattro gradi capitolari del ito di York.

La Spagiria constatando che tutto ciò che è osservabile è simbolico afferma che è vero anche il contrario, cioè che tutto ciò che è simbolico è osservabile e che di conseguenza l'archetipo degli archetipi fatto sensibile, Simbolo supremo del simbolo, cioè l'Unità, è osservabile e che l'uomo può contemplare l'incarnazione del Logos nella materia. La lavorazione della Quintessenza ci permette di sbirciare dietro la cortina del Sancta Sanctorum. L'ideale, in questa commozione, sarebbe poter tornare bambini ed essere presi da

quell'entusiasmo dove tutto è gioco, perché solo a quell'entusiasmo infantile, e in silenzio, si consegna l'Arte. «Ma bisogna dire che questa scienza è molto a proposito e per eccellenza paragonata ai giochi di fanciulli, perché tutta l'Arte è giustamente chiamata gioco, ma principalmente gioco delle lettere, ludus litterarum, in cui i buoni spiriti prendono piacere, e altrettanto i dotti soddisfazione senza noia, come i fanciulli prendono gusto alle cose frivole secondo la loro portata, che fa loro passare il tempo piacevolmente, e senza l'apprensione di alcun disagio [...]».

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Taranto 14 marzo 2015. Giornata indimemticabile per iGran Sacerdoti dei Capitoli Pugliesi e i Compagni dell’Arco Reale

Si è svolta presso la Casa Massonica di Taranto una riunione rituale del Capitolo Federico II all’Oriente di Taranto, alla presenza del Sommo Sacerdote Tiziano Busca, del Deputy per la Puglia Mauro Leone, del Gran Comandante degli Ausiliari Maurizio Vitali e della Gran Sentinella Mimmo Bilotta. Sono intervenuti i Gran Sacerdoti e numerosi compagni dei Capitoli Collegium Fraternitatis dell’Oriente di Gallipoli, Clan Sinclair

dell’Oriente di Benevento, Petitrium dell’Oriente di Vibo Valentia, Marca Fermana dell’Oriente di Fermo e Gesualdo De Felice dell’Oriente di Pescara. Dopo l’esposizione di una tavola sul valore della parola e del dialogo da parte del Gran Sacerdote del Capitolo Federico II, un apprezzatissimo intervento del Sommo Sacerdote ha aperto una vivace serie di contributi provenienti da tutti i compagni presenti. Dopo la chiusura dei lavori, la serata è proseguita in agape fraterna.

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Palermo 7 Marzo 2015 Successo del tradizionale open day

Grande successo a Palermo per il tradizionale open day organizzato dal Gran Capitolo dei LLMM dell’Arco Reale - Rito di York. Giuseppe Schimmenti ha ripercorso a grandi linee la storia del Rito di York, dalle origini mitiche e leggendarie, dalle fonti mitraiche, fino al definitiva sistemazione nell’attuale assetto teoretico e palingenetico. Un Rito che, nella sua specificità italiana, è sempre stato attento sia all’approfondimento esoterico e alla valorizzazione del simbolismo, che all’ “operatività esterna”, cioè alle iniziative di volontariato. Il filosofo Mauro Cascio, autore dei recenti saggi «Un Dio che riposa tra i fenomeni del mondo» e «Il

vacillare del senso» e curatore delle ultime edizioni delle opere di Chevillon, Wirth e Willermoz, si è soffermato invece sulla stretta analogia tra Filosofia e Massoneria, non vedendo grandi differenze, là dove la Massoneria è l’unico luogo deputato, in Occidente, in cui si possa fare ‘pratica filosofica’ e giocare la partita del senso. I due relatori, dopo i saluti del presidente del Collegio dei MMVV, sono stati introdotti dal Gran Reggente Gilberto Bonaccorso. Le conclusioni sono state affidate al Sommo Sacerdote Tiziano Busca.

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Il Rito di York Italiano a Vibo Valentia. 21 febbraio 2015. L’insediamentto dei nuovi Dignitari eletti dei tre Corpi Rituali. Capitolo, Concilio, Commenda.

Il Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell’Arco Reale in Italia - Rito di York, comp. Tiziano Busca, il Gran Maestro della Massoneria Criptica comp. Luigi Marchese e l’Eminente Commendatore dei Cavalieri Templari d’Italia Cav. Giovanni Pascale, hanno presieduto sabato 21 febbraio all’insediamento dei nuovi Dignitari eletti nei Capitoli, Concili, Commende della Calabria. Nel bellissimo Tempio Massonico di Vibo Valentia oltre 70 fra Compagni e Cavalieri hanno presenziato agli insediamenti. Al termine della cerimonia tutti i Compagni e Cavalieri si sono ritrovati in Agape Bianca presso uno dei più caratteristici locali di Vibo. Il Sommo Sacerdote ha inviato tramite la Gran Segreteria a tutti i Capitoli e attraverso la Newsletter e il Blog il suo ringraziamento, sottolineando l’importanza simbolica verificatasi a Vibo.

«Ai compagni Maestri dell'Arco Reale, Cavalieri, Illustri Maestri dei Concili, dei Capitoli della Calabria… Grazie», ha detto il Sommo Sacerdote dei LLMM dell’Arco Reale Tiziano Busca. «Grazie per l'affetto, ospitalità e cordialità, grazie per il sostegno che ho ricevuto, grazie per la vostra presenza numerosissima e per la testimonianza che il lavoro e l'impegno per il Rito di York

trova un terreno di condivisione nel percorso rituale. Mi sento fortunato nel poter affermare e testimoniare la gioia provata di insediare, per la prima volta nella storia del nostro Rito, i Gran Sacerdoti dei Capitoli che nelle loro dignità rappresentano Giosuè, Aggeo, Zorobabele. È il segno della svolta, è il segno del cambiamento, è il segno della unità. Abbiamo lasciato alle spalle falsi profeti, abbiamo compiuto la rivoluzione culturale che è la strada più forte per avviarsi sulla via di un dialogo che porterà solo successi e ricchezze iniziatiche sia personali che nella comunione che nel nostro Rito di York. La emozione è la parte del sensibile dell'Uomo, non la si governa, è come il pensiero: arriva, si impossessa di te, ti costringe a viverla nella sua pienezza. L' emozione ti aiuta a capire che sei vivo e che non sei solo, che tanti in silenzio ti guardano e ti aiutano... anche se tu non lo sai... puoi solo percepirlo. Ma quando, come nella Alchimia, si compie la Grande Opera, una nuova luce ed una nuova materia appare ed il cuore e la mente iniziano a viaggiare verso nuove frontiere quelle della consapevolezza e dell' amore degli iniziati, dei fratelli. Per tutto questo grazie! Grazie!». Pag. 25/27


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Le Grandi Assemblee del Rito di York Italiano Cronologia e Sede

I 23-25 aprile 1964 Milano Casa Massonica II 27-28 aprile 1965 Siena Casa Massonica III 12 maggio 1966 Livorno Grand Hotel Palazzo IV 25-26 aprile 1967 St. Vincent Hotel Bilia V 31 maggio 1-2 giugno 1968 Firenze Villa “Le Rondini” VI 25-27 aprile 1969 Venezia Hotel Cipriani VII 15maggio 1970 Lerici Hotel Byron VIII 2022 maggio 1971 Pallanza Grand Hotel Majestic IX 1314 maggio 1972 Tirrenia Grand Hotel Golf X 5-6 maggio 1973 Porto Cervo Dg. Hotel Cervo XI 27-28 aprile 1974 Perugia Hotel Brufani XII 2-3maggio 1975 Palermo Villa Igiea XIII 28-29maggio 1976 Sorrento Grand Hotel Parco del Sole XIV 11-12 giugno 1977 Bologna Grand Hotel Elite XV 20-21 maggio 1978 Santa Margherita Ligure Hotel Miramare XVI 26-27 maggio 1979 Abano Terme Auditorium “Dermotrophine” Ass.Str. 7 aprile 1979 Roma Palazzo Giustiniani XVII 2325 maggio 1980 Viareggio Palace Hotel Ass.Str. 15 novembre 1980 Roma Palazzo Giustiniani XVIII 13 maggio 1981 Trieste Jolly Hotel IXX 10 luglio 1983 Bologna Casa Massonica Ass.Str. 30 aprile 1983 Milano Casa Massonica XX 2627 maggio 1984 Livorno Grand Hotel Palazzo XXI 22-24 giugno 1985 Lecce Hotel President XXII 1-4maggio 1986 Santa Margherita di Pula Forte Village XXIII 16-17 maggio 1987 Torino Hotel Royal XXIV 14-15 maggio 1988 Perugia Hotel Plaza XXV 6-7 maggio 1989 Sorrento XXVI 5-6 maggio 1990 Sestri Levante Grand Hotel dei Castelli XXVII 4-5maggio 1991 Taormina Grand Hotel Capo Taormina Ass.Str. 8 febbraio 1992 Roma Hotel M. D’Azeglio

XXVIII 1-3maggio 1992 Firenze Hotel Montebello Splendid IXXX 1-3 maggio 1993 Cetraro Grand Hotel San Michele XXX 6-8 maggio 1994 San Vincenzo Hotel “I Lecci” XXXI 5-7 maggio 1995 Bologna Novotel XXXII 4-5 maggio 1996 Gallipoli Hotel “Le Sirenuse” XXXIII 1-3 maggio 1997 Santa Margherita di Pula Hotel “Is Morus” Ass.Str. 7 febbraio 1998 Roma Hotel M. D’Azeglio XXXIV 1-3 maggio 1998 Genova Jolly Hotel Plaza XXXV 8-9 maggio 1999 Roma Casa San Bernardo XXXVI 6-7 maggio 2000 Aci Trezza Galatea Sea Palace XXXVII 5-6 maggio 2001 Torino Hotel Concord XXXVIII 4-5 maggio 2002 Roma Casa San Bernardo IXL 2-3 maggio 2003 Lucca Villa Bottini XL 30 aprile1maggio 2004 Reggio Calabria Grand Hotel Excelsior XLI 6-7 maggio 2005 Roma Casa San Bernardo XLII 5-6 maggio 2006 Roma Casa San Bernardo XLIII 4-5 maggio 2007 Firenze Grand Hotel Mediterraneo XLIV 16-17 maggio 2008 Pesaro Gran Hotel Cruiser XLV 8-9 maggio 2009 S.Margherita di Pula (Cagliati Hotel Costa dei Fiori XLVI 7-8 maggio 2010 Montecatini Grand Hotel Vittoria XLVII 6-7 maggio 2011 Rende (Cosenza) Hotel S. Francesco XLVIII 5 maggio 2012 Roma Hotel Parco dei Principi Grand Hotel Gianicolo Ass.Str. 5 maggio 2012 Roma Grand Hotel Gianicolo XLIX 10-11 maggio 2013 Roma Grand Hotel St. Peter L 8-9-10 maggio 2014 Rimini Hotel E& Centro Convegni ClubHouse

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