YRMag@zine Anno 2 N.2

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YR Mag@zine – Online Marzo-Aprile 2016 n.2 – Bimensile del Gran Capitolo dell’Arco Reale Italiano. Tutti i lavori inviati anche se non pubblicati restano a disposizione della redazione che potrà utilizzarli . Redazione: arcorealerdy@gmail.com

Arco D’Albania

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO Editoriale del Sommo Sacerdote

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Rito di York.Storia e metastoria – A.Duranti

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XXIX Salone internazionale del Libro di Torino - redazionale

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I Templari a tavola – M. La Rocca

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Il culto della Teofilantropia – M. Rocchi

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Il Libro Sacro nel grado di Maestro del Marchio – M.G.

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L’avventura filosofica del Capitolo de Lantaarn - redazionale

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La Parola Sacra nel grado di Maestro dell’Arco Reale – N. Natale

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Il Marchio nel percorso del compagno – Tavola del Cap. La Culma

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Decreto congiunto sulla doppia appartenenza ai riti

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La Grande Assemblea del Rito di York in Canada - redazionale

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Il tempo e i Falò – Luigi Maria Bianchini

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EDITORIALE MAI CONTRO QUALCUNO MA SEMPRE PER QUALCOSA

Il Sommo sacerdote Comp. Tiziano Busca

Un compagno, un caro fratello, un grande amico durante una conversazione mi ha raccontato che il padre invitandolo a credere nelle cosa che faceva, nei principi che professava nella determinazione a perseguire le sue idee lo invitava a seguire la sua natura “mai contro qualcuno ma sempre per qualcosa”. Io per questo ringrazio Pino perché in molte occasioni mi ha dato la chiave per il lavoro che stavo svolgendo nel Rito di York e non solo. Siamo arrivati alla conclusione di questo ciclo di Magistero e non spetta a me tirare le conclusioni su quanto questi tre anni di lavoro hanno portato al Rito di York.

Io posso solo dire che non mi sono risparmiato nell’impegno assunto. Le conclusioni le faranno i Compagnon nella sede propria che è la prossima assemblea del 13 maggio a Rimini. Avevo assunto un motto che voleva sintetizzare il mio percorso al momento della mia elezione, tre anni fa, a Roma: Consolidare, Riunire, Accrescere. Oggi penso che, per renderci attuali con il tempo e le cose, dobbiamo aggiornarlo. Abbiamo il dovere di guardare oltre e di intraprendere un viaggio nuovo verso una dimensione europea che sotto il solco e gli indirizzi del Gran Capitolo Generale Internazionale porti ad essere il Rito di York Europeo non più una identità dei singoli Stati ma un unico consesso dove diversi stati trovano identità e comunione in un unico organismo di governo: un District. Questo, mi rendo conto, è un tema a cui va dedicato tempo ma il progetto è l’obiettivo a cui la storia, la politica iniziatica, l’evoluzione dei rapporti deve spingerci a costruire una diversa relazione che consolidi il ruolo rituale nelle comunioni. Abbiamo il dovere di avviare un linguaggio identitario comune che dia forza al Rito di York in Europa per testimoniare la identità originaria della massoneria che ha, nel

corpo rituale, la origine e la sapienza iniziatica. A Rimini avviamo un percorso nuovo: un percorso dell’anima per cercatori di pietre per cercatori di senso. L’avvio di una nuova politica culturale che si salda con l’approfondimento della ritualità e del senso del viaggio iniziatico per generare quella sintesi alchemica che è propria dei massoni dell’Arco Reale. Abbiamo in questi anni trovato la chiave della strada comune riprendendo i rituali e leggendo il senso del nostro viaggio che ci porta a completare nei capitoli la presenza di tutte le camere rituali per far si che la crescita iniziatica sia un comune senso di lavoro che convintamente passa per la massoneria dell’Arco Reale, del Concilio Criptico, della Commanderia Templare. Abbiamo colto nell’ingresso di nuove forze la vivacità del Rito come strumento di ricerca della via iniziatica. Abbiamo trovato nel dialogo culturale la manifestazione della nostra ricchezza e il completamento nel rito dell’opera che viene svolta nell’ordine da tanti maestri venerabili. Abbiamo davvero lavorato per qualcosa di straordinario: i fratelli, i compagni dello York. Tiziano Busca Sommo Sacerdote

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■ Libri

Rito di York Storia e metastoria di Almerindo Duranti

Libri in lingua Italiana che trattino del Rito di York non ce ne sono molti. Non stupisce dunque se quello scritto dal Sommo Sacerdote dell’Arco Reale Italiano comp. Tiziano Busca, “Rito di York – Storia e metastoria”, sia in un baleno apparso ed esaurito. Centinaia di copie solo in Gran Loggia. Edito nella collana de Lantaarn (curata dal capitolo di Studio dell’Arco Reale italiano), della Editrice Tipheret é già in rotativa una nuova stampa e i compagni del Rito di York potranno acquistarlo durante la 52ma Assemblea dell’Arco Reale Italiano che si terrà a Rimini il 14 maggio presso l’Hotel Holliday Inn. Impressione e orgoglio è stato per i compagni dell’Arco Reale leggere la nota introduttiva scritta dal Sommo Sacerdote Internazionale del Gran Capitolo Generale Internazionale dell’Arco Reale del Rito di York comp. Louis Bartrand che così scrive: “ Io penso che in qualche modo si possa parlare di “caso Italia”, perché dei numerosi Paesi in cui il Rito di York anima le comunioni massoniche, l’Italia è particolarmente vivace, soprattutto negli ultimi anni, nell’approfondimento esoterico e filosofico e nella comunicazione. Riconosco all’amico Tiziano un impegno grandissimo nel guidare una comunità in crescita che sa trovare nei gradi di perfezionamento della maestria gli strumenti per una crescita spirituale senza pari. Mi auguro che il lavoro nei prossimi anni possa Il Sommo Sacerdote comp. Tiziano Busca mentre perseguire su questo sentiero indicato con tanta autografa alcune copie del libro durante la Gran Loggia di Rimini sicurezza. Questo libro, che voglio presto in edizione inglese, rappresenta una pietra miliare importante, e non solo per la comunione Italiana, perché è la prima volta che si fa uno sforzo di costruzione di senso dei contenuti dei tre corpi rituali. Un indirizzo di studi a cui guardare, per il futuro, con grande attenzione per ricordare, e innanzitutto a noi stessi, che la Massoneria è la più grande officina del sapere che l’Occidente abbia saputo produrre dalla classicità dei Greci fino ai nostri giorni. E questo tesoro, che da anni con amore e spirito di servizio e sacrificio, noi conserviamo e tramandiamo, ogni tanto va anche speso, per la ricchezza delle nostre coscienze.” Arricchiscono il lavoro del Sommo Sacerdote i saggi di Andrea veronese (il rotolo di Kirkwall) e quello di Giuseppe Abramo (Percorsi Cabalistici e Cristiani a Qumran). Si è tenuta a Rhode Island la Grande Assemblea del locale Rito di York. Mentre si avvicina l'appuntamento, a Rimini, con la Grande Assemblea dello York italiano. Il Sommo Sacerdote Russell Lorenson ha scritto a Tiziano Busca, scusandosi per l'assenza. «Sono stato a Milano per lavoro recentemente, ma non ho avuto modo di approfondire la visita. Ho visto la zona di Rimini ed è veramente molto bella. Spero in futuro di riuscire a fare insieme cose belle insieme». Il Sommo Sacerdote Russell Lorenso

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XXIX Salone Internazionale del Libro a Torino il 16 maggio 2016 Il Sommo Sacerdote Tiziano Busca, Mauro Cascio e Massimo Agostini saranno presenti al XXIX Salone Internazionale del Libro a Torino Il Salone internazionale del Libro di Torino, che si terrà al Lingotto dal 12 al 16 maggio 2016, si intitola quest’anno, sinteticamente “Visioni”. E’ la più importante e grande manifestazione editoriale Italiana e fra le più grandi e importanti d’Europa. Darà quest’anno ospitalità alle esperienze di chi ha la capacità di guardare lontano, di darsi e vincere sfide che sembravano impossibili, di lavorare nel futuro e per il futuro attuando progetti forti, basati su una conoscenza vera. Ma anche sul patrimonio letterario, artistico e filosofico che costituisce la nostra identità culturale, e dunque nell’indispensabile saldatura tra cultura scientifica e cultura umanistica. Quest’anno al posto del Paese ospite d’onore, una nuova formula che offre un focus allargato e traversale su realtà culturali che superano le rigide divisioni degli Stati nazionali. A criteri puramente geopolitici subentrano più ampi criteri geoculturali. La letteratura come patria, come rifugio, come portatrice di diritti, come luogo deputato al dialogo, al confronto con l’altro. Non una semplice vetrina, ma un’occasione di scambio, un comune discorso in progress da opporre alle semplificazioni e ai pregiudizi. È il caso della letteratura e della cultura araba, che dal Marocco all’Iraq offre un quadro quanto mai mosso e variegato, che ci aiuta a capire l’anima profonda e segreta di Paesi che pur affacciandosi sul nostro stesso mare rimangono poco conosciuti. La letteratura è appunto in grado di fornire quel «più» di conoscenza di cui abbiamo bisogno, di supportare le ricerche storiche, le riflessioni politiche, persino l’agenda delle cose da fare. Al centro dell’edizione 2016 saranno dunque i visionari che, nei rispettivi rami di attività, si sono

distinti per la lungimiranza del progetto, le capacità d’innovazione, l’originalità dei metodi operativi, ma anche la sapienza divulgativa e comunicativa: fisici, biologi, neuroscienziati, filosofi, artisti, architetti, economisti capaci di affrontare in modo creativo i temi cruciali della contemporaneità e di tradurre in pratica programmi mirati sul medio-lungo periodo. Ci sarà anche il Rito di York al Salone Internazionale del Libro di Torino. Lunedì 16 maggio Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei LLMM dell'Arco Reale presenterà il suo libro «Il Rito di York. Storia e metastoria», il primo saggio esaustivo di presentazione filosofica e iniziatica dei contenuti del Rito massonico più antico e diffuso al mondo. Il volume, pubblicato da Tipheret nella collana di studi curata dal Capitolo De Lantaarn, è in distribuzione nazionale in libreria e negli store online proprio in questi giorni. Sempre lunedì mattina ci saranno anche Massimo Agostini, per presentare «Nel nome della Dea» e Mauro Cascio che presenterà il suo ultimo libro «Contributo alla critica del tempo (e di me stesso)». Sarà anche l'occasione per parlare dei titoli Tipheret di prossima uscita, tra cui «Cenni storici sul Martinismo» di Jean Bricaud, le «Lettere» di Willermoz, «Martinez de Pasqually» di Constant Chevillon, «Il segreto delle nozze di David e Betsabea» di Joseph Gikatilla. (a.d.)

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■ Templarismo

I Templari a tavola di Michele La Rocca L’epoca in cui vissero i cavalieri Templari, il cosiddetto “Medioevo”, era caratterizzata anche a tavola da cibi molto variegati almeno per chi poteva permetterselo ed i Nobili che amavano vantarsi delle loro rendite e delle loro virtù apparenti amavano offrire lauti banchetti per cui oggi si conoscono persino le ricette. Ovviamente le tavolate erano divise in due reparti: una per gli ospiti di riguardo con cui sedeva l’anfitrione e l’altra per i commensali, diciamo così, meno importanti. Ma quale era il cibo che si poteva gustare nelle corti e nei palazzi dei nobili del medioevo? Il passaggio dall’epoca classica a quella che precedette il rinascimento vide la fusione di almeno due importanti culture culinarie, quella nordica che prediligeva la cacciagione e il pescato con rari allevamenti bradi di suini e raccolta di frutti contrapposta a quella mediterranea basata soprattutto sui prodotti derivati dal grano, dal vino e dalle olive, latticini, verdure, allevamenti di ovini e più raramente di suini. I Cavalieri Templari contribuirono non poco alla diffusione in larga scala del cibo simbolo della ritualità cristiana “Pane e Vino” (sangue e corpo di Cristo) ed accanto ad ogni chiesa, monastero, cattedrale costruite ma anche agli uffici postali si piantavano nel limite del possibile il grano, le viti, gli ulivi ed i frutti degli orti perché la loro regola imponeva loro di mantenersi con quello che producevano. Tutto ciò non fu difficile perché con la caduta dell’Impero Romano, erano ormai moltissime le aree divenute incolte e sfruttabili per chi sapeva coglierne l’opportunità. Dal nord difeso dai Cavalieri Teutonici essi appresero ad allevare il pesce in apposite vasche che a loro volta approntarono nelle loro zone di competenza ed insegnarono a costruire soprattutto nel sud dell’Europa fondendo così questi sistemi di sfruttamento del territorio che sono stati portati avanti fino alla odierna globalizzazione. Ovviamente il pesce era in poca parte di mare, importato quasi esclusivamente dai templari dall’oriente ed il resto essendo la rete commerciale marittima dedicata per lo più allo scambio dei prodotti non deperibili era prevalentemente di fiume per cui si allevavano carpe, Lucci, Storioni, Anguille ecc.. Accanto a questi prodotti i cereali come orzo, avena, miglio e segale e i legumi come ceci,

piselli, lenticchie e fagioli i Cavalieri del Tempio importarono anche le melanzane e gli spinaci presi in medio oriente e si suppone le pannocchie importate dal Sud America. In tutto il nord Europa crebbe l’allevamento dei suini mentre nel sud, e qui l’Italia era già tagliata in due, quello degli ovini legato anche alla produzione dei latticini e a quello della lana. L’apporto di carne quindi diffuso in tutte le classi sociali fu davvero sostanziale e tra gli allevamenti di cui facevano parte anche gli animali da cortile come polli, oche e anatre la caccia ebbe un ruolo di fondamentale importanza essendo giuridicamente aperta a tutti. In ogni territorio v’era abbondanza di lepri, fagiani e quaglie e fatta eccezione per il sud Italia e paesi di egual latitudine, i cervi, caprioli e cinghiali che costituirono la primaria fonte di approvvigionamento fornita dal popolo venatorio. Ma cosa mangiavano davvero i Templari che pur essendo guerrieri in fin dei conti erano anche monaci? Ebbene essendo venuti a contatto sin dal principio con una realtà a loro sconosciuta come la terra santa che oltre a presentare usi e costumi differenti anche a tavola, aveva un clima ben diverso, dovettero modificare il modello nutrizionale adottato in Europa. Intanto, fedeli alla regola di S.Bernardo che vietava loro di cacciare dovettero ridurre al massimo il consumo di carne, abolire i grassi di ogni tipo e regolare l’uso del vino sia per il caldo inusuale sia per evitare ubriacature che gli impedissero di essere pronti alla battaglia. Oltre alla prudenza però dettata dal buon senso essi avevano anche nel loro manuale una regola che dettava l’alimentazione per cui anche i cavalieri che mano a mano tornavano in Europa mantennero lo stesso stile nutrizionale della terra d’oriente. La differenza sostanziale era data dal fatto che in Terra santa i cavalieri non usavano mangiare maiale per non creare ulteriori fonti di litigio con i musulmani e prediligevano invece la carne degli ovini. In base a detta regola essi limitavano il consumo della carne a tre pasti la settimana eccezion fatta per le sacre festività ma senza mai includere ovviamente, la selvaggina. E’ da notare che le porzioni erano piuttosto abbondanti(“le porzioni di carne dei fratelli del convento devono essere tali che con gli

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avanzi di due fratelli si possono nutrire due bevevano birra o bollivano il vino con chiodi di poveri”). E poi c’era il pane, quello chiamato garofano o rosmarino e addolcito con miele. La “Bigio” quotidiano, fatto con farina e segale e loro tovaglia in refettorio era sempre bianca e gli quello festivo detto “Bianco” di sola farina. Infine avanzi venivano donati ai bisognosi, avevano a dalle vasche di allevamento prelevavano il pesce disposizione oltre alla scodella anche il calice per che conservavano salato ,speziato ed affumicato le bevande, un cucchiaio ed un coltello, giacché la e portavano sovente in forchetta allora era ancora battaglia. A questi prodotti si sconosciuta. In particolare aggiungeva il consumo dei degno di nota: la dieta formaggi ricavato dal latte che templare era equilibrata, in non riuscivano a vendere o a un periodo in cui le donare. Il condimento dei piatti, aspettative di vita erano in mancanza dell’olio era brevi e dove la Gotta costituito dal lardo salato dei affliggeva i nobili uccidendoli maiali da loro allevati. Verso la ancora giovani, i monaci metà del 1200 in alcune erano sempre smunti per i Commende templari italiane si soventi digiuni ed anch’essi consumava la polenta che morivano in età non tarda, i imbarazza gli storici ufficiali in cavalieri Templari vissero, se quanto il grano saraceno non uccisi anche fino ad 80 proveniente dall’odierno anni, età davvero Turkestan in Italia arrivò qui impensabile per il periodo. solo nel XVI secolo, per non Non bisogna credere però parlare poi del “Mais” descritto che essi nonostante fossero in un documento crociato del rigidi nell’osservanza delle 1247….I cavalieri Templari regole non conoscessero o importarono in Europa anche le non apprezzassero cipolle palestinesi di Ascalona succulenti pasti, succedeva che in Italia chiamiamo talvolta che qualche nobile “Scalogno” ed il Cocomero che Verso la metà del 1200 in alcune Commende templari regalasse loro del cibo con conobbero sempre in oriente italiane si consumava la polenta che imbarazza gli storici cui, a discrezione del ancora prima che fosse diffuso ufficiali in quanto il grano saraceno proveniente Maestro, si preparassero nel nostro paese con l’invasione dall’odierno Turkestan in Italia arrivò qui solo nel XVI sfiziose ricette come ad secolo, dei “Mori”. Quando erano in esempio l’agnello alle convento, mangiavano a due a due in silenzio in albicocche o il lombo di maiale speziato. Tuttavia, una scodella individuale di legno ascoltando i testi con le dovute eccezioni la loro dieta era davvero sacri e bevendo (poco) vino sovente con anice o buona e valida ancora oggi, tenendo conto però cannella o più spesso mescolato con acqua che che loro facevano davvero per così dire molta non usavano mai bere pura. Quando era possibile “palestra”.

INDIANA

ONTARIO - CANADA

CIPRO

I Diceva Ludwig van Beethoven che la musica deve accendere i cuori degli uomini come un fuoco e deve portare gli occhi delle donne al pianto. «Possiamo dire la stessa cosa della Massoneria e della sua missione», ha detto Carl D. Froedge, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell’Arco Reale dell’Indiana che ha recentemente chiuso la sua Grande Assemblea..

Presa la parola il Compagno Gaudio porta i Saluti dell’Eccellentissimo Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell’Arco Reale in Italia Comp. Tiziano Busca, dei Grandi dignitari e di tutti i Capitoli Italiani. Prosegue chiedendo al Eccellentissimo Comp. Van Sickle di raggiungerlo consegnandogli una

Compagni del G.C. Royal Arch Masons del Rito di York di Cipro hanno svolto la loro tradizionale Grande Assemblea. Lo comunica al Sommo Sacerdote italiano, Tiziano Busca, il Grand Secretary Constantinos L. Agrotis. «Certi di poter presto avere occasione di poter lavorare insieme», ha scritto. Era presente il G. G. High Priest Louis Bartrand.

medaglia ed un attestato che lo nomina Membro Onorario del Gran Capitolo italiano.

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■ Religiosità laica

Il culto della Teofilantropia di Marco Rocchi

Nel corso della rivoluzione francese, ed in particolare nel periodo della Convenzione, ebbe luogo un vasto movimento di scristianizzazione del Paese, nel corso del quale numerosi culti furono proposti come alternativa a quello cattolico. Gli hebertisti (i più radicali fra i giacobini) proposero il Culto della ragione, del tutto razionalistico e, in parallelo, la messa fuori legge del cristianesimo. A queste posizioni estremistiche si opposero con forza Danton e Robespierre; quest'ultimo, in particolare, si fece notare accettando proprio in questo periodo il ruolo di padrino in un battesimo cattolico, il che gli attirò gli strali, tra gli altri, di Condorcet che disse: "Robespierre è e sarà sempre un prete". Riottenuta la libertà di culto per intervento di Robespierre, egli stesso ne propose uno, quello dell'Essere Supremo.

Assemblea dei Teofilantropi. Augustin Challamel, Histoire-musée de la république Française, depuis l'assemblée des notables, Paris, Delloye, 1842. Nello stesso periodo, il massone Jean-Baptisste Chemin Dupontès propose il culto della Teofilantropia, di chiara ispirazione deista, ma che rispetto al deismo classico prevedeva (forse per venire incontro alle esigenze dei francesi, abituati alle preghiere cristiane) la possibilità di un "incontro" col Dio creatore attraverso inni e anche preghiere. La Teofilantropia ebbe un periodo di ampia diffusione nel periodo del Direttorio, per l'aperto sostegno del direttore Louis-Marie de La RévellièreLépeaux. Fu tuttavia messa fuorilegge da Napoleone nel 1802. La preghiera che segue mostra con chiarezza come in questo culto vi fosse un grande rispetto per la dignità dell'Uomo, sebbene gli si riconoscesse una innegabile fragilità. L'unica richiesta ammessa nei confronti di Dio (chiamato Padre della Natura) è quella di riparare agli errori che inevitabilmente l'Uomo è destinato a compiere.

PREGHIERA DEI TEOFILANTROPI

Padre della natura, benedico i tuoi benefici, ti ringrazio dei tuoi doni. Ammiro il bell’ordine delle cose che tu hai stabilito con la tua saggezza, e che mantieni con la tua provvidenza, e mi sottometto per sempre a questo ordine universale. Non ti chiedo il potere di fare bene: tu me lo hai dato questo potere, e, con esso, la coscienza per amare il bene, la ragione per conoscerlo, la libertà per sceglierlo. Non avrei dunque una giustificazione se facessi del male. Prendo davanti a te la decisione di usare la mia libertà solo per fare il bene, qualsiasi attrattiva mi sia presentata dal male. Non ti rivolgerò preghiere indiscrete: tu conosci le Frontespizio della seconda creature uscite dalle tue edizione in francese del mani; i loro bisogni non Manuale dei Teofilantropi, sfuggono ai tuoi sguardi 1797 (proprietà di Marco più dei loro pensieri più Rocchi segreti. Ti prego soltanto di riparare agli errori del mondo e ai miei; poiché quasi tutti i mali che affliggono gli uomini provengono dai loro errori. Pieno di fiducia nella tua giustizia, nella tua bontà, mi rassegno a tutto quello che accade; il mio unico desiderio è che sia fatta la tua volontà. Degnati di accettare, con i nostri canti, l’offerta dei nostri cuori e l’omaggio dei doni della terra che abbiamo deposto sul tuo altare, in segno della nostra riconoscenza per i tuoi benefici.

http://rdyork.blogspot.it – il Blog dell’Arco Reale www.ritodiyork.it – il Sito Web del Rito di York

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■ Simbolismo dell’Arco Reale

Il Libro Sacro nel grado di Maestro del Marchio di Marco Galler Questo lavoro è dedicato all'approfondimento dei passi e dei riferimenti biblici sui quali il rituale di Maestro del Marchio è fondato; rispetto alle succinte riflessioni esposte al seminario di Almenno San Salvatore, tenterò qui di delinearne un "quadro" più completo e, se mi riuscirà, maggiormente ragionato.

I Lavori del grado si svolgono con il Libro aperto inadempienza del datore di lavoro, né parziale né su Matteo XX, che narra la parabola degli operai totale, verso alcuno di loro; egli rispetta mandati a lavorare nella vigna; tale passo, recitato pienamente l'accordo pattuito con ciascuno. Le per intero dal Venerabilissimo, fa tra l'altro parte lamentele nascono piuttosto dal sentimento di integrante del rituale di iniziazione. In esso si invidia provato da alcuni operai verso altri di loro racconta del proprietario di una vigna che ritenuti più fortunati, in ragione di un arbitrario consegna in tempi diversi, a più operai, il lavoro confronto operato tra il caso proprio e quello altrui. nel suo campo, concordando con ciascuno una Mi pare si possa qui scorgere con discreta giusta retribuzione; e evidenza l'espressione del malcontento e del di due principi, uno di reclamo di coloro che divisione ed uno di più hanno lavorato, unità: il primo è quando a fine giornata naturalmente assegnato si accorgono che a tutti al mondo degli uomini, viene pagato lo stesso caratterizzato com'è salario. Si deve qui dalla tendenza alla intendere, ovviamente, separatività, alla difesa che il proprietario della di una effimera vigna è Dio, gli operai esistenza, con tutto il siamo noi, e la bagaglio di illusori diritti retribuzione ha che le fanno da carattere spirituale. Ho contorno; il secondo è sempre pensato a quello di Dio, che tratta questa parabola nei tutti allo stesso modo, termini di distanza, non riconosce La parabola della Vigna: la paga degli operai abissale, tra la giustizia superiorità né alterità di divina e la giustizia degli sorta, e paga ciascuno uomini (nella cui ottica appare insensato premiare con la stessa identica 'moneta'. Nel testo non allo stesso modo il maggiore ed il minor lavoro). viene contestata la realtà del molteplice (più Una lettura solo un poco più attenta mi ha però operai), né della diversità (il maggiore ed il minor condotto ad una "scoperta" sorprendente, che può lavoro); solo, vien posto l'invito a superare questo anche assumere carattere di conferma per colui campo di separazione (individuale), per giungere che ne possa aver già "sentore": essa è che in ad appropriarsi di un punto di vista più universale, realtà non esistono due giustizie, diverse, una secondo il quale 'tutto è uno'. Ne dà conferma il degli uomini e una di Dio; bensì una, una sola rituale, ponendosi come fa nell'ottica del principio giustizia, la Sua. E se le cose stanno così, la divino, laddove chiarisce quale debba essere difficoltà degli operai – la nostra, difficoltà l'insegnamento da trarre da questo racconto: consiste in definitiva nella sola capacità di «Che fra noi regna l'assoluta [sottolineo: conoscere, e riconoscere, quest'unica giustizia. 'assoluta'] uguaglianza. Né per anzianità, né per Anche a cercarla, nella parabola non v'è traccia cariche, alcuno di noi ha maggiori diritti o minori alcuna di ingiustizia. Ciò che illumina è la risposta doveri». Se poi ci si sofferma sul "prendi quello data dal proprietario della vigna ad uno degli che ti è dovuto e vattene", possiamo anche operai, in special modo l'inizio: «Amico mio, io non operare un collegamento con uno dei due ti faccio alcun torto; non abbiamo pattuito un fondamenti che caratterizzano l'iniziando al grado, denaro? Prendi quello che ti è dovuto e vattene». il quale si rivela dapprincipio per la sua impostura: Le lamentele degli operai non sono causate da mi riferisco alla richiesta di un salario non dovuto

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(l'altro fondamento, per inciso, consiste nella presentazione di una pietra non lavorata da lui). Le condizioni nei due casi si potranno forse anche considerare diverse, ma la 'morale', se vogliamo dir così, appare sostanzialmente la medesima: accettare quel che ci vien dato, senza lamentele, e non chiedere nulla che non ci spetti, sembrano molto le due facce di una stessa medaglia. E per finire con la parabola della vigna, ecco cos'altro aggiunge il proprietario nella sua risposta all'operaio: «Io voglio dare a questi ultimi quanto ho dato a te. Non mi è lecito fare quello che voglio dei miei beni?». Come non riflettere che tutto quel che siamo, tutto quel che abbiamo, sia interamente dovuto alla Volontà del Principio Unico, o, se si vuol dire diversamente, Sua manifestazione? I 'beni', egli dice, sono suoi; se è così, come non compenetrarsi fin nel midollo della prospettiva per cui 'tutto è donò? Di che lamentarsi, dunque! «O vedi di mal occhio che io sia buono?».

fase di preparazione del candidato: scoperta la sua duplice impostura - come ricordavo: presentazione di una pietra non sua, e richiesta di un salario non dovuto -, egli viene ricondotto alle cave per ricevere istruzione "sulle regole alle quali obbediscono gli operai onesti"; reintrodotto quindi nel Tempio avvolto da quattro spire di una cordicella rossa, gli viene simbolicamente 'aperto' il cuore con altrettanti colpi di scalpello e mazzuolo. Mentre quel che avviene successivamente è la comunicazione dei segreti del grado, ma ancor più e soprattutto, il giuramento prestato all'ara, ginocchia a terra e mani incrociate sul compasso, sulla squadra, e sul Libro Sacro. E cosa ci dicono queste quattro letture? Proviamo a dare una risposta. Anzitutto, si potrebbe dire che non noi abbiamo scelto la Massoneria, ma la Massoneria ha scelto noi: «Egli mi fece ritornare per la via della porta esterna del santuario». Poi, che la via da noi intrapresa è, fra tutte, la più ardua e difficile, perché la sua mèta è, fra tutte, la più ardua e difficile (ché anzi: a rigor di Veniamo ora alle letture veterotestamentarie termini, essa non ha in realtà comune misura con recitate dal Venerabilissimo durante il alcun'altra impresa): «Questa porta resterà compimento da parte del candidato dei quattro chiusa; essa non sarà aperta e nessuno vi viaggi iniziatici. Dal Libro di Ezechiele, XLIV (44): entrerà, perché Jehova, Dio d’Israele, vi è entrato». Quindi, che questa chiamata è davvero • 1° viaggio: «Egli mi fece ritornare per la via della un'elezione, un dono che il Cielo nasconde alle porta esterna del santuario che si trova di fronte moltitudini: «Solo il principe eminente potrà all’Oriente. Ma essa era chiusa». sedersi per mangiare il suo pane davanti a • 2° viaggio: «Jehova mi ha detto: questa porta Jehova». Infine, che quel 'pane' da mangiare al resterà chiusa; essa non sarà aperta e nessuno vi cospetto di Jehova è nientemeno che 'divina entrerà, perché Jehova, Dio d’Israele, vi è entrato. conoscenza', Dio stesso che parla, e squaderna Essa resterà chiusa». l'intero Universo – la Sua Casa - al nostro intelletto: • 3° viaggio: «Solo il principe «Jehova mi eminente potrà sedersi per ha detto: mangiare il suo pane davanti a Figliolo Jehova. Egli entrerà dal vestibolo dell’Uomo, della porta del Tempio ed uscirà per sforzati, con la stessa strada». tutto il tuo • 4° viaggio: «Jehova mi ha detto: cuore, a Figliolo dell’Uomo, sforzati, con tutto vedere con i il tuo cuore [mark well], a vedere tuoi occhi e con i tuoi occhi e ad ascoltare con ad ascoltare le tue orecchie tutto quello che sto con le tue per dirti sulle disposizioni della orecchie Casa di Jehova e delle sue leggi. tutto quello Tu farai attenzione con tutto il cuore …….il giuramento prestato all'ara, ginocchia a terra e mani che sto per all’entrata della Casa ed a tutte le incrociate sul compasso, sulla squadra, e sul Libro Sacro. dirti sulle uscite del santuario». Queste disposizioni letture, insieme ai viaggi cui sono della Casa di Jehova e delle sue leggi». intimamente legate, rese solenni dalla Affrontando i passi biblici legati ai quattro viaggi, progressione dei colpi di maglietto delle tre Luci m'è incorso di parlare di centralità, di 'cuore' del (da uno a quattro, numero simbolo del grado), rituale iniziatico; ciò nondimeno, non può esser ritengo possano con buona ragione venir posto in discussione che il senso ultimo della considerate il 'cuore' stesso dell'iniziazione a promozione - come viene chiamata - a Maestro Maestro del Marchio. Nel rituale, esse si trovano del Marchio, debba individuarsi nel ritrovamento di tra due 'momenti' che a mio parere ne quella pietra né rettangolare né quadrata, evidenziano la centralità. Ciò che precede è la

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dapprima gettata tra gli scarti, eppure destinata a coronare la principale cupola del Tempio: la chiave di volta. Nel rituale del grado abbiamo due passi della Bibbia che vi si riferiscono; non essendovene poi altri da trattare, m'avvio a concludere così queste riflessioni. Il primo riferimento alla chiave di volta lo troviamo all'inizio dei lavori, allorché il Venerabilissimo, prima di dichiarare aperta la Loggia, si rivolge ai Compagni con una esortazione che conclude in questo modo: «Nel Libro Sacro sta scritto: "Sappiate che Io ho posto in Sion una preziosa pietra angolare, una solida fondazione; la pietra che non contava nulla per i costruttori diventa la chiave di volta del Tempio"». Il passo biblico riportato si divide in due distinte affermazioni; prendiamole brevemente in esame. La pietra preziosa di cui si parla, indipendentemente dal riconoscimento degli uomini, è detta essere 'una solida fondazione'; ebbene, come prima cosa possiamo rilevare che tale qualità di 'fondazione', con l'annesso rafforzativo, viene attribuita alla pietra che nella costruzione è destinata ad occupare il punto più elevato. Una fondazione che sta in alto: tale è la chiave di volta. Come non pensare immediatamente al simbolo dell'albero rovesciato, ed alle sue radici celesti? Vien detto poi dei costruttori, del loro gettar via quel che in seguito si rivela, anche letteralmente, fondamentale. Non è la pietra a mutare di qualità, né funzione: essa è e rimane il termine del Sacro Tempio, il punto focale su cui l'intero edificio poggia, e grazie al quale vive; e ciò, è da intendere, anche quando non venga riconosciuta, e si ritrovi abbandonata tra gli scarti.

A cambiare sono invece i costruttori: da ottusi e ciechi, pensano di poter edificare la Casa del Signore soltanto con pietre rettangolari e quadrate, contrassegnate da un marchio conosciuto (ovvero: con le sole forze e capacità umane, individuali); accortisi però che il lavoro così concepito non può bastare, che il Sacro Tempio non potrà in tal modo venir mai ultimato, si mettono alla ricerca, e ri-trovano, quella sola ed unica pietra capace di conferire unità e completezza, e senso, alla costruzione divina (ovvero: non si giunge a Dio, che per mezzo di Dio). Che la chiave di volta sia una 'pietra celeste', come si è implicitamente inteso, non può quindi già dubitarsi; ne abbiamo ad ogni buon conto ulteriore e definitiva conferma nell'ultimo passo biblico che ci rimane da considerare, inserito nel discorso che il Venerabilissimo rivolge al candidato allorché la pietra, da perduta che era, è ritrovata. In esso si afferma esplicitamente che la chiave di volta viene direttamente da Dio, non solo; è detto anche che essa vivifica e rinnova segretamente l' 'edificio' costruito secondo le regole dell'Arte: «A colui che vincerà, Io darò da mangiare della manna nascosta, Io gli darò una pietra bianca e su questa pietra sarà scritto un nome nuovo, che nessuno conosce, solo colui che la riceverà». Sarà poi nell'Arco Reale, che la pietra scartata dai costruttori troverà giusta e perfetta collocazione, ma è qui, nel grado di Maestro del Marchio, che avviene il suo ritrovamento. Con essa, riceviamo nutrimento di un insegnamento più nascosto; e una nuova identità, affrancata da ogni ulteriore scarto e abbandono, perché è la – ritrovata - chiave di volta del Tempio.

VICTORIA - AUSTRALIA

NEW JERSEY

Il Gran Segretario del Rito di York dello Stato di Victoria, Australia, ha scritto al Rito di York italiano, mandando i saluti al Sommo Sacerdote Tiziano Busca. È stato confermato alla guida dello York, per il secondo mandato consecutivo, Peter Crick. Second Gran Principal Robert Redman e Third Gran Principal Gavin Myers.

Si è svolta dal 4 al 6 Marzo la Grande Assemblea del Rito di York in New Jersey. È stato eletto Sommo Sacerdote 2016-2017 il Compagno Douglas R. Policastro.

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■ Vita capitolare

L’avventura filosofica del capitolo de Lantaarn Redazionale Tutto nacque per caso, viene registrato e reso come tutte le cose disponibile a un pubblico importanti. In principio fu più esteso da Radio la voglia di fare, di Radicale. «La studiare, e di condividere Massoneria. Una i propri studi. Furono due simbologia in filosofi e un matematico movimento» inaugura la ad agitarsi. Era il 2011. I collana De Lantaarn della filosofi, Mauro Cascio e Tipheret. Seguiranno «Un Antonio Cecere, erano Dio che riposa tra i già impegnati in una fenomeni del mondo» di importante attività Mauro Cascio (con uno editoriale e scritto inedito del Premio nell’organizzazione di Strega Antonio La fondazione: foto di gruppo eventi culturali (avevano Pennacchi), con una appena vinto insieme il proposta di riforma del Premio Nazionale di Marchio, «Massoneria e Filosofia e fatto iniziative filosofiche con Gianni Orgonomia. I centri di consapevolezza nell’ordine Vattimo). Il matematico, Marco Rocchi, ha sempre e nel segno nei gradi simbolici e nell’Arco Reale» protestato contro questa etichetta. Ha una laurea di Cristiano Turriziani e «Rinato nella Pietra» di in filosofia pure lui, e soprattutto all’Università Marco Rocchi. «La massoneria è un po' una storia insegna altro, in fondo. Statistica medica. Ma ha d'amore. È l'amore per una conoscenza che a che fare coi numeri e questo basta. Che fai? Ti desideri e che non hai. Noi la cerchiamo in lei metti a litigare con le etichette? Con loro c’è perché, nei secoli, nei suoi simboli si è depositata anche Andrea Ghiaroni. Ma è fondamentale la saggezza dell'umanità. Il neoplatonismo, l’incontro con Tiziano Busca. C’era l’anima. l'ermetismo, la Qabalah e la tradizione ebraica, la Mancava il corpo. «Un capitolo di studio all’interno gnosticismo. La Massoneria è fatta di simboli. del Rito di York». L’idea venne a tavola. A Vive perché si muove. La complessa ritualità, Pesaro.Al gruppo si aggiunge Ferdinando articolata tipicamente in tre gradi, e completata Marchiani, un punto di riferimento per tutti. nel cosiddetto Arco Reale, non è altro che una Massimo Agostini, un altro big. E Giordano Bruno simbologia in movimento. Svolgere un rituale Galli. Busca ed Emilio Attinà sono membri onorari. vuole corteggiare la massoneria, fare sì che i L’idea è quella di studiare come nella Massoneria simboli si innamorino di noi, e li amiamo, li in generale e nel Rito di York si siano sedimentate scaldiamo, li nominiamo, li invitiamo apposta per le correnti filosofiche più importanti dell’Occidente. averli, per possederli, per farli nostri una volta e Il piano era quello di sviluppare il contenuto di per tutte. Per adattarci il nostro significato, la «Filosofia massonica», il testo uscito l’anno prima nostra idea del mondo. Perché a questo serve il per Bastogi con l’introduzione di Alessandro metodo massonico: non darci una verità Cecchi Paone. Nasce ufficialmente il Capitolo De precostituita, fatta una volta per tutte, dogmatica. Lantaarn. Il primo Gran Sacerdote è Mauro Ma stimolarci continuamente a metterci in gioco, Cascio. Il Capitolo si mette subito a lavoro. Una ad essere filosofi per davvero. Essere seduttori. rassegna nazionale con una decina di ospiti del Diventare tutti dei don Giovanni». 2015. Michele mondo delle università per parlare di simbolismo, Polini è il nuovo Gran Sacerdote del Capitolo. tradizione occidentale, scienza e fede (tra gli altri 2016 Viene alla luce «Storia e metastoria del Rito Giancarlo Rinaldi, Claudio Saporetti). Un di York» di Tiziano Busca, il primo titolo in Italia convegno internazionale all’Università di Oxford che illustra simbolismo, natura e scopi del Rito (per presentare un inedito di Robin Collingwood massonico più numeroso al mondo. su estetica e filosofia della religione). Quasi tutto

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■ Simbolismo dell’Arco Reale

La Parola Sacra del Grado di Maestro dell’Arco Reale Comp. Gennaro Natale

Nell’attuale Rituale vi è la descrizione dettagliata su come formare la volta vivente, ma, in merito alla Parola Sacra dell’Arco Reale, viene semplicemente detto che deve essere comunicata sopra il triangolo, sotto la volta vivente e per tre volte tre, e che spetta al più anziano o al più alto in carica iniziare a sillabare. Non viene specificato altro. Parimenti, nulla di più è detto nel Rituale del General Grand Chapter attualmente utilizzato negli Stati Uniti. Sul modo di comunicare la Parola Sacra, però, ho spesso riscontrato una certa approssimazione, vuoi anche perché lo stesso Rituale è alquanto sibillino e poco esplicativo al riguardo. Come consuetudine ho provato a ricercare lo stesso argomento nei Rituali antichi dell’Arco Reale, per capire come veniva trattato l’argomento. E qui mi sono imbattuto su descrizioni sicuramente più dettagliate e interessanti. La terza edizione del Duncan’s (rituale americano) del 1866 infatti dice: “…ogni compagno pronuncia le sillabe o le lettere, come segue…” e di seguito viene dato uno schema su come comunicare la Parola e su come ognuno dei tre compagni deve sillabarla. In pratica s’inizia con il primo compagno che pronuncia la prima sillaba della Parola, con il secondo compagno che pronuncia la seconda sillaba e il terzo

compagno che pronuncia la terza sillaba, in tal modo si conclude la prima delle tre volte. Successivamente la prima sillaba è pronunciata dal secondo compagno, la seconda sillaba dal terzo compagno e la terza sillaba dal primo compagno. Infine, la terza e ultima volta, la prima sillaba è pronunciata dal terzo compagno, la seconda sillaba dal primo compagno e la terza sillaba dal secondo compagno. Stessa, identica, impostazione ha il W.Reeves (rituale inglese) del 1902. In tal modo tutti e tre i compagni alla fine avranno sillabato, alternativamente, l’intera Parola Sacra, senza però averla pronunciata tutta per intero, in osservanza al divieto di non pronunciare il nome di Dio invano. Infatti nell’antichità la pronuncia del nome di Dio, reso nei testi ebraici col tetragramma consonantico YHWH, avveniva solo in alcune solenni e ieratiche circostanze all’interno del Qodesh ha Qodashim, il Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme. Il Sommo Sacerdote, durante la liturgia dello Yom Kippur (la festività più sacra e importante del calendario ebraico), lo pronunciava di fronte a tutto il popolo. la Volta Vivente in una illustrazione Quindi solo all’interno del del rituale Duncan’s Tempio e per bocca del Sommo Sacerdote poteva essere pronunciato il nome ineffabile; nessun altro e in nessun altro luogo questo poteva avvenire. Il Sommo Sacerdote dimenticava la pronuncia del Tetragramma immediatamente dopo averla "effettuata”. Infatti fuori dal Tempio la pronuncia del nome era sostituita da un eufemismo e, inoltre, in osservanza del comandamento che vietava di pronunciare il nome di Dio invano (Es.20,7 ; Dt. 5,11), prevalse il divieto di non pronunciarlo in alcun modo, salvo che in quel contesto liturgico e solo dal Sacerdote. In conclusione, con il sistema suggerito dai Rituali dell’Arco Reale Duncan’s e Reeves, ogni compagno formante la volta vivente avrà l’opportunità di pronunciare il Nome/Parola Sacra, senza infrangere il terzo comandamento e senza mancare di rispetto al Nome ineffabile. Intesa in tal modo la comunicazione della Parola Sacra/Nome, a mio avviso, ha un senso profondo; al Capitolo le relative riflessioni.

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Il Marchio, nel percorso del Compagno Tavola del comp. .M. – Cap. La Culma

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enerabilissimo Gran Sacerdote, Carissimi Compagni;

totale di trasmutazione interiore la Forza è una Luce di dignità non inferiore alla Bellezza, e la Sapienza è il necessario complemento di La muratoria, quella operativa é ed era entrambe. Di conseguenza, Tagliatori e rappresentata da una parte con la Squadra che Costruttori vivevano su percorsi binari e molto identificava e simboleggiava i Tagliatori, mentre il simili, la cui differenza più prorompente si celava compasso era di diritto simbolo dei Costruttori, il nel rituale di passaggio al 2 grado: la Pietra che loro insieme i due simboli erano e sono la nel rituale dei Tagliatori risultava perduta era la rappresentazione del Pietra Angolare, nel completamento della rituale dei Costruttori la muratoria. Mi sono perso Chiave di Volta. E’ certo in alcune ricerche che io quindi giusto, dal punto ho trovato di certo di vista iniziatico portatrici di interesse. considerare la “Pietra Angolare” e “Chiave di Difatti ho appurato che Volta” come equivalenti, nella metà degli anni 60 e lo stesso vale per gli del XV secolo, un attrezzi corrispondenti, profano poi Apprendista, ovvero la Squadra e il che entrava a far parte Compasso. Nel della Loggia l’età minima passaggio alla fu fissata a 14 anni di età Massoneria speculativa, e aveva la scelta di poter si verificarono due decidere in quale delle fenomeni : la gran parte due vie procedere per la del simbolismo dei sua crescita. Se Tagliatori venne accolto sceglieva di essere un dalla Massoneria Tagliatore gli veniva fatto La muratoria, quella operativa e’ ed era rappresentata da una Azzurra, mentre parte del dono di una Squadra, se parte con la Squadra che identificava e simboleggiava i simbolismo dei Costruttori un Arch Mason o Tagliatori, mentre il compasso era di diritto simbolo dei Massoneria del Costruttori, il loro insieme i due simboli erano e sono la dalla costruttore un rappresentazione del completamento della muratoria. Marchio. Cambiamenti Compasso. Il colore dei Considerevoli che non portarono certo ordine su primi era l’azzurro dei secondi il Rosso. Solo gli molti aspetti del simbolismo massonico, e in Arch Masons, i costruttori erano abilitati alla particolare riguardo la collocazione del Compasso costruzione di strutture che portavano alla e Squadra. Gli Apprendisti tagliavano ed realizzazione di ponti e archi, che come sappiamo estraevano le pietre e il loro lavoro era anche oggi comprendono notevole arte e principalmente lo sgrossamento della stessa, Il maggiore perizia nel crearli e comporli. Sino ai compagno invece interveniva e le levigava sino a tempi più moderni sebbene l’arte dei costruttori quanto non gli sembravano pronte al loro uso fosse ben diversa e strutturata per il compimento presentandole al duro giudizio dei Sovraintendenti di opere “chiamiamole superiori”, per il principio o in rari casi al Maestro. Qui abbiamo un punto basilare della Muratoria, non si vedeva la ragione focale di svolta, infatti si può notare come il grado di attribuire un diverso status ai primi a discapito di Compagno d’Arte nacque e di certo si sviluppo dei fratelli tagliatori. Difatti al fine del compimento

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tra gli operai delle Cave, quindi perfezionamento di Compagno lo definirei il grado operativo per del Marchio, il Candidato veniva eccellenza e ad oggi purtroppo condotto intorno alla Loggia per per i vari turbinii interni alla tre volte, e prestava giuramento Massoneria dell’inizio, quindi inginocchiandosi di fronte alla con la nascita della Pietra Squadrata che aveva speculatività i vari sui portato con sé. Poi arriviamo perfezionamenti vennero agli Erettori : troviamo in certe cancellati del tutto fino a solo Gilde un grado detto Bonai, i cui ritrovarli nei gradi collaterali membri erano Collocatori ed della Massoneria del Marchio. A Erettori. Il rituale di questo punto ci sarebbe molto avanzamento a questo grado da dire tra le ipotesi che poi era uno dei più complessi in hanno portato alla nascita e assoluto della muratoria semplificazione di questo grado operativa, ma vale comunque la come lo si conosce oggi. Solo i pena di darne alcuni cenni. Il rituali Emulation tentano di Candidato dichiarava di essere tener vivo quelle tradizioni difatti una pietra marchiata e di per ogni passaggio rituale cercare avanzamento ; dopo vengono consegnati i giusti varie difficoltà, veniva sollevato attrezzi al Fratello, quelli che un velo che celava la parte poi dovrà usare per il suo Per il passaggio al grado di Compagno, il occidentale del Tempio, e gli lavoro, al Compagno viene Candidato doveva preparare una rozza Pietra era dato finalmente di vedere i affidata la Squadra, questo ci Squadrata come campione del suo lavoro, e il tre Gran Maestri seduti ai materiali, doveva porta ad affermare che il Sovraintendente all’Occidente fianco a fianco. esaminarla prima che potesse entrare. Doveva Compagno è conoscitore per portarla con sé quando entrava nella Loggia. E Ora cerchiamo di fare un po di l’appunto della squadra. Nella dichiarare che quella era tutto il suo lavoro. ordine in queste idee e ricerche massoneria Operativa, il sparse, si potrebbe affermare Marcatore , detto anche, non a caso Compagno che dei Vari “compagni” trovati nel nostro viaggio Esperto era sottoposto all’autorità del il Compagno “semplice” conosce la Squadra in Sovraintendente. Un buon passo di una lettura modo approssimativo, non siamo neanche certi se che mi ha affascinato e stimolato alla tracciatura i pezzi lavorati siano poi sottoposti alla di questa tavola riporta: Per il passaggio al grado sovraintendenza dei più Esperti Compagni, ma di Compagno, il Candidato doveva preparare una non credo, infatti qui non si ha la conoscenza di rozza Pietra Squadrata come campione del suo un Marchio con cui identificarli, e possiamo lavoro, e il Sovraintendente ai materiali, doveva supporre che il suo ruolo si limiti a una seconda esaminarla prima che potesse entrare. Doveva sgrossatura delle pietre. Diversa è la situazione portarla con sé quando entrava nella Loggia, e per il Marcatore, che in virtù della sua perizia dichiarare che quella era tutto il suo lavoro. Gli acquistava il diritto di apporre sulla pietra un veniva chiesto il segno e la parola di passo : marchio di identificazione. Del suo rituale di Banai, Costruttore. Manterrai Segrete le oscure e iniziazione conosciamo soprattutto la versione intricate Parti della nostra Scienza, non “dei Costruttori”, ma effettuate le debite dischiudendole a nessuno tranne a coloro che già trasposizioni l’impressione è che il frutto del suo le studiano e le utilizzano. Gli veniva poi lavoro sia ancora circondato da parte dei più consegnato un Regolo dell’esatta misura di un anziani da un alone di diffidenza, e sottoposto a cubito, e veniva indirizzato all’angolo nord-est controlli molto severi e; solo nel grado successivo della Loggia perché provvedesse a completare la del Costruttore, la sua perizia viene pienamente rifinitura della sua Pietra rozzamente squadrata ; riconosciuta. I gradi di Marcatore e Costruttore dopodiché questa veniva riesaminata corrispondono, nell’odierna Massoneria del dall’Ispettore e finalmente accettata, al che gli Marchio, ai gradi di Operaio del Marchio e veniva comunicata la parola di passo. Dopo un Maestro del Marchio. A quanti chiedono come anno da Compagno, si poteva accedere al mai l’antico grado di Operaio del Marchio sia stato

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ben difeso fino a noi, Un Compagno Erudito ha dato come risposta: la sua trasmissione è un preliminare necessario perché il Fratello possa meritare il Marchio infatti, sebbene nella Massoneria Azzurra il Compagno sia stato provvisto degli attrezzi necessari per lavorare la sua Pietra, molte cose ancora non gli sono state insegnate, e in particolare l’uso della Squadra. Quando un Fratello chiede di essere avanzato nel Marchio, tanto il Candidato quanto i due Compagni che lo accompagnano si presentano davanti ai Sovraintendenti portando le pietre da loro lavorate, e questi la studiano e usano la squadra per verificarne l’esattezza del loro lavoro. Fino a che punto la superiorità fondata sull’uso di questo attrezzo sia considerata importante, risulta chiaro nella cerimonia di Installazione dei Maestri Venerabili delle Logge del Marchio: dopo la morte del nostro Maestro Hiram Abi nelle circostanze da voi già conosciute, fu indispensabile eleggere un nuovo Maestro per presiedere al posto suo. Tuttavia, per ragione di un grande numero di

Compagni competenti ed intelligenti, era difficile sceglierne uno senza offendere gli altri. Fu allora deciso di selezionare nel giro dei Maestri Muratori del Marchio dodici fra quelli che avevano già esercitato la funzione di Sovrintendente, considerati superiori agli altri. In altre parole, i soli Compagni considerati idonei ad aspirare al soglio di Hiram sono i Sovraintendenti, ovvero coloro che conoscono l’uso della Squadra. Fu loro detto di recarsi l’indomani mattina in un luogo determinato. Fu inoltre deciso che quello che prima avrebbe visto i raggi del sole sarebbe stato riconosciuto Maestro per occupare il posto di Hiram. Mentre la maggior parte di loro guardavano verso l’Est, un Fratello si girò verso Ovest, proteggendosi gli occhi dalla crescente e abbagliante luce, e vide un raggio di sole colpire il Tempio. Cadde immediatamente sul ginocchio destro e fu immediatamente riconosciuto come legittimo successore di Hiram Abi.

IL SOMMO SACERDOTE DEI LIBERI MURATORI DELL’ARCO REALE , IL GRAN MAESTRO DEL CONCILIO DELLA MASSONERIA CRIPTICA, L’EMINENTE GRAN COMMENDATORE DELLA GRAN COMMENDA TEMPLARE DEL RITO DI YORK IN ITALIA PREMESSO CHE, allo stato, ad ogni Compagno a piè di lista del Gran Capitolo è consentito appartenere contemporaneamente a diversi Corpi Rituali, senza limitazione alcuna; CONSTATATO E PRESO ATTO CHE il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato per la Giurisdizione Massonica Italiana, con delibere del 14.03.2014, 05.12.2014, 17.09.2015 e 22.01.2016, ha modificato lo Statuto ed il Regolamento del R.S.A.A., inserendo limitazioni in ordine alla contemporanea appartenenza ad altri Corpi Rituali e stabilendo che: 1) “il Fratello Scozzese che si dedichi alla direzione o alla organizzazione di altri Riti riconosciuti dovrà darne comunicazione al proprio Ispettore Regionale e non potrà ricoprire nel R.S.A.A. incarichi o funzioni di qualsiasi genere e livello”; 2)“l’accesso al 31°, 32° e 33° Grado è riservato ai Fratelli aderenti esclusivamente al R.S.A.A.”; 3) “il Fratello Scozzese che già riveste un Grado Sublime ed aderisce ad altro rito, viene immediatamente ed automaticamente sospeso dall’appartenenza al R.S.A.A.. Il provvedimento viene assunto dal Sovrano Gran Commendatore con decreto. La sospensione potrà essere revocata, con effetto immediato, con decreto del Sovrano Gran Commendatore, alla cessazione della doppia appartenenza”; ACCERTATO CHE le nuove disposizioni del R.S.A.A. obbligano i Fratelli ad una scelta ultimativa limitandone il percorso di appartenenza, anche contemporanea, a tutti quei Corpi Rituali che ritengano utili e congeniali al loro percorso di studio e perfezionamento esoterico e rituale; RILEVATO CHE il così mutato quadro tra i Corpi Rituali impone anche al Gran Capitolo di aggiornare le norme che regolano la contemporanea appartenenza a più Corpi Rituali; CHE appare opportuno e necessario rivedere la possibilità di Compagni che appartengano ad altri Corpi Rituali di occupare posizioni di governo del Gran Capitolo in particolare e del Rito di York in generale; CHE appare contrario ai principi fondamentali della Libera Muratoria e di questo Corpo Rituale limitare le possibilità di studio e di crescita dei Fratelli, costringendoli, di fatto a scegliere di appartenere ad un solo Corpo Rituale; DATO ATTO CHE, in ragione di quanto sopra premesso, pur volendo continuare a garantire le possibilità di studio e di crescita dei Fratelli consentendo la contemporanea appartenenza a diversi Corpi Rituali, appare necessario disciplinare le modalità di appartenenza ad altri Corpi Rituali dei Compagni del Rito di York, al fine di tutelare, anche a loro difesa e vantaggio, il corretto funzionamento del Gran Capitolo ABBIAMO DECRETATO E DECRETIAMO 1. che ogni Compagno a piè di lista del Gran Capitolo non può appartenere a Corpi Rituali che non abbiano protocolli di intesa con il GOI; 2. che ogni Compagno a piè di lista del Gran Capitolo che appartenga al 30°, 31°, 32° e 33° grado del R.S.A.A., indipendentemente dal fatto che ricopra o meno gradi e/o cariche apicali o comunque si occupi della direzione e/o organizzazione e/o attività di quel Corpo Rituale, dovrà darne comunicazione alla Gran Segreteria del Gran Capitolo e non potrà ricoprire in alcun organo del Gran Capitolo incarichi elettivi e funzioni di rappresentanza elettiva di qualsiasi genere e livello pur consentendone la appartenenza al piè di lista del Rito di York; 3. che ogni Compagno a piè di lista del Gran Capitolo che, alla data del presente Decreto, si trovi nelle condizioni di cui al precedente n. 2, dovrà darne immediata comunicazione alla Gran Segreteria del Gran Capitolo e l’omessa comunicazione costituirà colpa grave a pena di sospensione dall’appartenenza al Gran Capitolo; 4. che le disposizioni del presente Decreto non si applicano alla cariche onorarie conferite dal Rito di York ed all’Ill.mo e Ven.mo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia per la durata del suo incarico; 5. che le disposizioni tutte del presente Decreto abbiano vigore ed efficacia a far data dalla sua pubblicazione; 6. che la Gran Segreteria si attivi alla fattiva realizzazione di quanto sopra per quello che è di sua competenza; DISPONIAMO che le Gran Segreterie provvedano alla diffusione del presente decreto nelle forme e sedi appropriate. da Fano, addì 3 maggio 2016 Decreto n.63 /2016/III-TB a firma congiunta dei tre Corpi Rituali Busca-Pieraccioli-Pascale

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La Grande Assemblea del Rito di York in Canada Il Gran Capitolo dell’Arco Reale nella Provincia Ronald P. Mandeville e Michael J. Bowman. I dell’Ontario in Canada, originariamente chiamato lavori sono condotti dal Most Ex. Comp. Brian Van Massoneria dell’Arco Reale nel Canada Sickle e vengono affrontati argomenti di svariata Superiore, si riunì per la prima volta il 19 Gennaio natura: Istituzionale, Culturale, Finanziaria, 1857. Il rituale manoscritto veniva prestato al Amministrativa, Borse di Studio, Ricerca Medica, Gran Sacerdote di ogni Capitolo con notevoli Relazioni Pubbliche. Tutti gli argomenti furono restrizioni. Dai verbali del Capitolo Keith n.4 si discussi a pieno il 14 e riepilogati quale atto comprende che il 'lavoro' o 'rituale' era conosciuto dovuto nei confronti di tutti i Compagni nella come 'The Locke Book' – 'Il Libro Chiuso A Riunione del 15. Prima della relazione conclusiva Chiave' che veniva fornito chiuso a chiave con un del suo mandato il Most Ex. Comp. Brian Van lucchetto. Nel 1925 la Chiave di Volta, tutt’ora Sickle concede la parola ai vari rappresentanti utilizzata nelle cerimonie del Gran Capitolo, è in degli Stati Uniti e del Canada presenti e per ultimo pietra calcare proveniente dalle cave, scoperte nel al Gran Rappresentate dell’Italia sottolineando 1853, della Palestine utilizzate da Re Salomone che è la prima volta che l’Italia partecipa ai lavori per costruire il Tempio di Gerusalemme. La 158^ dell’Arco Reale del Canada nella Provincia convocazione annuale del Gran Capitolo dell’Ontario. Presa la parola il Compagno Gaudio dell’Ontario si è svolta a St. Catharines nei giorni porta i Saluti dell’Eccellentissimo Sommo 14-15 e 16 del mese di Aprile 2016 e per la prima Sacerdote del Gran Capitolo dell’Arco Reale in volta presente l’Italia con il suo Italia Comp. Tiziano Busca, dei Gran Rappresentante Grandi dignitari e di tutti i Compagno Fortunato Antonio Capitoli Italiani. Prosegue Gaudio del Capitolo Diapason chiedendo al Eccellentissimo Domenico Migliori n.22 di Comp. Van Sickle di Cosenza. Nella giornata del 14, raggiungerlo consegnandogli dopo la chiusura degli una medaglia ed un attestato accreditamenti, si è svolta una che lo nomina Membro cena informale dando a tutti la Onorario del Gran Capitolo possibilità di fraternizzare. La italiano. Terminata la prima giornata del 15 inizia alle ore parte della riunione e rientrati 9.30 con l’apertura rituale dei Il Comp. Gaudio viene presentato ai tre Grand dopo un pranzo fugace lavori e alle 10. Il Comp. l’assemblea prosegue con la Principals. Fortunato Antonio Gaudio, Gran trattazione di argomentazioni Rappresentante dell’Italia ed il Costituzionali e di Comp. Dario Mancuso, membro del Consiglio e Giurisprudenza, il tutto condotto dai presidenti Rappresentante per l’Italia vengono annunciati delle varie commissioni. Alle ore 15.30 sono per primi dal Gran Pursuivat (Grande Attendente terminati i lavori della giornata e dopo un meritato Araldo) M.Ec. Comp. George Knapp e scortati riposo ci si accinge a presenziare alla cena di all’Ara. Il Comp. Gaudio viene presentato ai tre gala. Sabato 16 mattina alle ore 9.30 si Grand Principals, Most Ex. Comp. Brian Van riprendono i lavori e si procede con la Sickle primo Grand Principal; R. Ex. Comp. Alan proclamazione, a seguito della votazione Donovan secondo Gran Principal e R. Ex. Comp. effettuata il giorno prima, degli eletti quindi alla George Napper terzo Grand Principal ed invitato, cerimonia di Insediamento dei tre Grand dal Comp. Van Sickle, a prendere posto ad Principals nell’Ordine: Grand First Principal M. Ex. Oriente. Di seguito vengono annunciati ed Comp. Alan Donovan; Grand Second Principal R. introdotti i First Grand Principal dell’Alberta, Ex. Comp. Georg Napper; Grand Third Principal Nuova Scotia, Newfound Land e Labrador a R. Ex. Parar Suchak. Terminando con l’investitura seguire i Most Ex. Hight Priest di New York, Ohio dei 15 Sovrintendenti del Gran Capitolo. Il neo tutti accompagnati da numerosi Grandi Ufficiali e eletto Grand First Principal Compagno Alan Compagni. Per ultimo viene introdotto con i dovuti Donovan termina la sua allocuzione con un onori i Past Grand First Principals dell’Arco Reale commosso ringraziamento augurando tutti un del Canada nella Provincia dell’Ontario Comp. prospero cammino nell’Arco Reale. Alle ore 13 Alan F. Walker, Ronald Paddle, George Gilford, vengono chiusi i lavori con una ritualità solenne.

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■ Simbolismo e Tradizione

IL TEMPO E I FALO' Comp. Luigi Maria Bianchini

L'anno è rappresentabile come un serpente che si morde la coda, com'è anche rilevabile dall'etimologia latina1. La particella latina an aveva il significato di circum, intorno: annus, quindi, è l'anello del tempo, anello che si ripropone nella forma sferica della Terra, e del fatto che realmente gira attorno al Sole. Nella Roma arcaica, l'anno iniziava in primavera con il mese di Marzo, dedicato al dio Marte, padre dei fondatori della città, Romolo e Remo, in primavera, quando dopo i sei mesi d'inverno, il Sole torna alto e la Terra torna a fiorire. Il calendario romano aveva dieci mesi: gennaio e febbraio saranno introdotti dopo. Se osserviamo i nomi dei mesi settembre, ottobre, novembre e dicembre, VII, VIII, IX e X mese nel calendario giuliano, non corrispondono più alla numerazione, infatti sono diventati rispettivamente il IX, il X, l'XI e il XII. La numerazione dei giorni del mese sarebbe stata caotica e irrazionale -dai 20 ai 35 -per Plutarco-, fino al totale di 360, mentre, per Macrobio, sarebbero stati di 30 o 31 giorni, per il totale di 304. Il conservatorismo tradizionale rituale non rinuncia facilmente alle pratiche antiche. Gli indoeuropei antichi sarebbero vissuti tutti presso il polo Nord quando il clima vi era ancora temperato prima dell'ultima 2 glaciazione . Con la glaciazione furono costretti a emigrare verso l'Europa e

verso l'Asia, gli iranici. Il sole non tramontava mai per due mesi, poi per altri otto, s'alternavano giorno e notte, poi due mesi di notte continua. Durante la lunga notte, Indra3 lottava contro Vala per riavere le vacche che questo s'era prese, così come Ercole uccide Caco che gli aveva rubati i buoi e nascosti in una grotta. Scesi più verso meridione, cambiò l'alternanza di luce e buio, e i romani aggiunsero, inizialmente, i giorni mancanti e poi due mesi, Gennaio e Febbraio, sostituendo, così vuole la leggenda, il calendario preesistente, cosiddetto romuleo, con quello del re Numa. L'anno doveva cominciare nel nome di Giove, garante dell'ordine cosmico, quindi con le idi di marzo, ma l'inizio dell'anno, come tutti gli inizi, aveva bisogno di Giano, preposto a tutti gli inizi. Cambiata la posizione geografica, lo spazio della lunga notte prima della primavera, non più esistente, divenne un periodo preparatorio all'anno nuovo. I mesi divennero dodici con l'aggiunta di Ianuarius e Februarius: marzo, maggio, luglio e ottobre con 31 giorni, febbraio con 28, gli altri con 29, per il totale di 355 giorni, dieci giorni circa meno degli effettivi 365. I romani, rifacendosi al calendario greco lunare di 354 giorni, recuperarono 11 giorni e ¼, invece di 10 e ¼: ogni due anni inserivano, alternativamente 22 o 23 giorni, che, periodicamente, smisero d'intercalare. L'intercalazione era attribuita all'ultimo mese dell'anno, prima della lunazione primaverile, febbraio, e quando capitava, gli si toglievano 5 giorni che sommati ai 22 o 23 del mese intercalare formavano un tredicesimo mese, detto intercalaris o mercedonius. I pontefici che svolgevano tale funzione, avrebbero gestito questo incarico in modo non cristallino, allungando o accorciando i tempi per favorire magistrati o appaltatori d'imposte in carica. La confusione era tale che il 46 a. C. sarebbe iniziato il 14 ottobre del 47, 77 giorni prima.

FUOCHI DI GIOIA Da tempo immemorabile, i contadini d’ogni parte d’Europa hanno avuto la tradizione di accendere i fuochi, cosiddetti di gioia, in alcuni giorni dell’anno ballandovi intorno e saltandovi sopra. Le loro origini sono da cercare in periodi molto anteriori al cristianesimo. Nell’VIII secolo, i sinodi cristiani dell’Europa settentrionale cercarono di abolirli perché pagani. Spesso vi si bruciavano fantocci o si fingeva di ardere una persona, che, quasi sicuramente era bruciata sul serio in epoche più antiche, sono quindi ancora tracce dei sacrifici umani, che ricompaiono anche in tante altre tradizioni. Numerosi i periodi dell’anno in cui s’accendono: soprattutto in primavera o in autunno. In Belgio, la prima domenica di Quaresima, la tradizione voleva che, dal villaggio si vedessero sette falò, perché fosse sicuro contro gli incendi. In altri Paesi vi si bruciava l’effigie d’una strega o d’un uomo, mentre bambini e ragazzi vi ballavano intorno e saltavano poi sulla

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cenere, per chiedere buoni raccolti, di trovare marito, ecc. Nella Franca Contea, regione della Francia orientale, la stessa domenica è chiamata dei tizzoni, perché i ragazzi trascinano un carretto per il paese, fermandosi alle case dove ci sono ragazze per farsi dare fascine di legna. Le accatastano per darle poi alle fiamme, ballarci

strega, la vecchia sposa, a nonna dell’inverno. La cenere è portata a casa o nei campi proteggendo contro insetti e roditori. In Svizzera, questa domenica è detta delle faville. Cerimonia analoga è bruciare l’effigie della Morte. Il martedì grasso, in Slesia, un uomo di paglia era portato per il paese, processato, bruciato poi in un campo. Così pure nelle zone di Dusseldorf, di Zurigo, del Tirolo. I residui della combustione, vengono seppelliti nei terreni, o appesi agli alberi in modo che possano crescere meglio i raccolti. Da morte nuova vita.

Fuochi pasquali4

intorno e saltandoci poi sopra. Il sabato santo, nei paesi cattolici, spegnere tutte le luci delle chiese e Chi si bruciacchia di meno i accendere un nuovo fuoco con l’acciarino e la silice, riaccendere il panni si sposerà entro l’anno. cero pasquale e poi tutti i lumi della chiesa. In Germania s’accende Corrono, come i ragazzi belgi, anche un rogo in uno spazio vicino alla chiesa, talvolta con una figura nei frutteti con le torce in di legno, detta Giuda. I mano, chiedendo più presenti portano via un frutti che foglie. Oppure bastone carbonizzato in spargono la cenere nei questo fuoco e che si frutteti, nei campi, nelle finisce di far bruciare nel stalle, nelle stie delle proprio focolare, per galline, sempre preservare la famiglia da chiedendo la fertilità. fuoco fulmini e grandine. Invocano Granno, forse Oppure, conservati, questi ricordo della divinità bastoni si mettono nel celtica Grannus, focolare o sul tetto in caso identificata dai romani di grossi temporali, o nei con Apollo. Le corse con campi perché prosperino e le fiaccole nei campi ne Dio li preservi da insetti, svierebbero le malattie. topi, ecc. Le ceneri del Riti simili anche in falò pasquale e delle Svizzera, in Austria e in palme consacrate sono Germania. Nei paesi mischiate ai semi, al tedeschi, se il fumo momento della semina. Il andava verso i campi di rogo s’accende su una grano, sarebbero stati collina che prende il nome fertili; in altre zone, si di collina pasquale e tutto trascinava una grande quanto è illuminato dalla ruota di paglia, in cima a luce delle fiamme sarà Nei paesi celtici, scandinavi e del centro Europa, il una collina, le si dava protetto da animali nocivi, primo maggio è il primo giorno di primavera e la fuoco e la si faceva malattie e spiriti maligni. notte della vigilia –la notte di Walpurga, anche rotolare lungo il pendio. I Nei paesi celtici, scandinavi e del campi attraversati, detta cacciar le streghe- i roghi accesi servono centro Europa, il primo maggio è sarebbero stati fertili anche per scacciare le streghe il primo giorno di primavera e la cacciando il seminatore notte della vigilia –la notte di malvagio, oppure era fatto in Walpurga, anche detta cacciar le streghe- i roghi accesi servono onore della Madonna, che anche per scacciare le streghe. I riti che celebrano la rigenerazione avrebbe protetto i frutti della non solamente materiale, ma anche spirituale della comunità nel terra e li avrebbe benedetti. In rinnovamento cosmico delle primavera sono frequenti all'inizio di Assia, i campi saranno liberi questa stagione. La primavera è la resurrezione della vita universale da grandine e temporali. In e quindi anche della vita umana. Lussemburgo si chiama rogo della strega. In Tirolo un sottile Fuochi di mezza estate o di San Giovanni pino è circondato da un falò e in cima c’è un fantoccio pieno Le feste del fuoco si svolgono soprattutto al solstizio d’estate tra il 23 di polvere da sparo, cui si dà e il 24 giugno, denominati di S. Giovanni Battista, dando loro una fuoco. In Svevia, connotazione cristiana. Il solstizio d’estate è il punto culminante del analogamente, si brucia la

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viaggio del sole, quando dopo essere salito ogni giorno di più si ferma, sta (sol stat, solstizio) e ricomincia la discesa. Questa situazione destava sicuramente ansia nell’uomo primitivo, non ancora conscio dei mutamenti ciclici della natura tanto da indurlo, col cosiddetto pensiero magico, ad aiutare con le sue limitate forze il sole non sparire e a tornare in alto. I piccoli falò sulla Terra per riaccendere la fiamma morente. Il fumo allontana demoni pericolosi che avvelenano i corsi d’acqua, guardare il fuoco attraverso corone di artemisia e verbena mantiene gli occhi sani per tutto l’anno, far correre lungo i campi e i vigneti una ruota di fuoco darà raccolto abbondante, saltare il falò e saltare molto alto dà le dimensioni del raccolto. I fuochi cacciano anche le malattie del bestiame. Allontana le streghe, in particolare, in Norvegia dove in quel periodo convergono da tutto il mondo per andare dalla Grande Strega che abita a Blocksberg. O i troll, folletti nocivi. Ceneri vengono sparse nelle stalle, in casa, nei campi per proteggerli da maledizioni, malattie, ecc. In Svezia è anche la festa dell’acqua, che, in alcune fonti, in questo

periodo diventa miracolosa, guarendo tutte le malattie. Chi salta tre volte il fuoco non ammalerà per tutto l’anno. Le fanciulle lanciano le loro ghirlande al di là del fuoco, guai all’innamorato che non riuscisse a prenderle, Comunque, quella che avesse visti nove fuochi alla vigilia, si sposerà entro l’anno. Nel dipartimento dell’Aisne, in Francia, venivano accesi e, se pioveva, si pensava che avrebbero fatto cessare la pioggia. In Belgio i falò s’accendono anche alla vigilia di S. Pietro: in questo caso si brucia l’effigie d’una donna e d’un uomo a S. Giovanni. Queste abitudini sono comuni a tutta l’Europa continentale, peninsulare e insulare. Ma i fuochi sono accesi la vigilia o il giorno stesso anche tra i popoli musulmani dell’Africa orientale, soprattutto in Marocco e Algeria. Il giorno di mezz’estate si chiama ànsara, i fuochi s’accendono nei cortili, nei crocevia, nei campi con piante che diano molto fumo e odoroso timo, ruta, camomilla, menta, geranio cui le persone, in particolare i bambini s’espongono e lo indirizzano verso i campi, i frutteti, le aie. Il comportamento è come in Europa, si salta il fuoco, i tizzoni vengono portati nelle case, come le ceneri il fumo è dotato di qualità magiche e tutte queste metodi che tolgono la sfortuna a uomini, animali, alberi, raccolti, ecc. Il calendario musulmano è lunare e tutte le feste islamiche sono rapportate alla luna, avendo questa sola festa solare. Questo fatto da solo sembra provare che fra i popoli maomettani dell’Africa settentrionale come tra i popoli cristiani dell’Europa la festa di mezz’estate è del tutto indipendente dalla religione che il popolo professa pubblicamente, ed è reliquia di un paganesimo assai più antico5.

Fuochi della vigilia d’Ognissanti Per i progenitori precristiani degli europei, la festa più popolare e più diffusa fosse quella di mezz’estate o della vigilia di mezz’estate, coincidente col solstizio d’estate. Festeggiavano l’arrivo del sole al punto più alto del cammino apparente del sole in cielo con la cerimonia del fuoco in terra. I celti che abitavano le parti a N-O dell’Europa, le isole e i promontori dell’oceano Atlantico avevano situazioni astronomiche diverse. Per costoro, le feste del sole, due, divise da sei mesi d’intervallo, sembra ricorressero senza nessun collegamento alla posizione del sole nel cielo.

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Cadevano alla vigilia del 1° maggio e alla vigilia d’Ognissanti, senza collegamenti con solstizi o equinozi né con la semina in primavera né con la raccolta in autunno, quando da mesi la semina è avvenuta e da altri mesi è stata ultimato il raccolto. Ma queste due date annunciano il prossimo calore e la ricca vegetazione, il primo, e l freddo e lo sterile inverno, il secondo. Poco importanti per gli agricoltori, lo sono molto, invece, per i pastori che all’inizio dell’estate spingono le greggi fuori dagli stazzi per pascolare l'erba fresca e ve li riportano al riparo prima dell’inverno. Queste popolazioni, essendo essenzialmente pastorali, dividevano l’anno in due parti, entrambe connesse a seconda che il bestiame usciva dalle stalle a primavera o vi rientrava in inverno. Tale divisione si ritrova anche in Europa centrale: il 1° maggio e la sua vigilia, la Notte di Walpurga, all’inizio dell’estate, e la festa d’Ognissanti, all’inizio dell’inverno, che si ricollega all’antica festa pagana dei morti. La festa del 1° maggio, o Beltane, fuoco luminoso, dal gaelico irlandese beltaine o bealtuinn dal gaelico scozzese, primo giorno di primavera. Si accendevano falò sulle alture circostanti e attraverso questi si facevano passare gli animali e gli uomini per proteggerli da malattie, incantesimi, ecc. Le tracce di sacrifici umani sono riconoscibili nella somministrazione d’una torta di uova ai presenti: chi avesse presa una fetta speciale, era denominato carline, vecchietta in senso dispregiativo, era acchiappato, fingendo di volerlo gettare nel fuoco, salvato dagli altri. Feste

analoghe si svolgevano in tutto il mondo celtico, con piccole varianti, ma sempre con l’invocazione della protezione su uomini e animali, a esempio da parte del dio Baal che protegge questi ultimi, e sempre con un simbolico sacrificio umano. Il fuoco di san Patrizio, nel 433 si sarebbe sovrapposto e sostituito a quello di Beltane. La festa d’Ognissanti pare fosse più importante perché da questa i celti avrebbero fatto iniziare l’anno. Nell’isola di Mann questa tradizione sarebbe stata osservata fino a tempi recenti: uomini mascherati cantavano Stanotte è il primo dell’anno nella Hogmanay, canzone in lingua locale. S’accendev a il nuovo fuoco e si riaccendeva no tutti i fuochi, che avrebbero protetto per tutto l’anno. Si supponeva che le anime dei morti, esposte al freddo, in questo periodo S. Antonio ricorda antichi riti per propiziare gli tornassero dèi preposti alla fecondità e alla fertilità alle loro casere riscaldarsi e ristorarsi, trovando le vivande che i premurosi parenti avevano preparate per loro. Anche il bestiame viene riaccolto e protetto nelle stalle per l’inverno. Anche in questo caso, fuochi s’accendevano davanti alle case, alle chiese, su alture vi si gettavano sassi riconoscibili per segni impressi sopra: di cattivo auspicio, non ritrovare il proprio il giorno dopo o trovarlo rotto.

Fuochi di s. Antonio Il periodo invernale, che dal solstizio porta all'equinozio di primavera, quando il sole supera l'equatore celeste e assicura il periodo più luminoso dell'anno, è caratterizzato da feste orgiastiche, quali il carnevale e la mezzaquaresima, altre purificatorie e penitenziali quali la candelora, le ceneri, il periodo quaresimale: S. Antonio ricorda antichi riti per propiziare gli dèi preposti alla fecondità e alla fertilità. Il lungo periodo che prelude alla primavera, l'antico capodanno romano, era contrassegnato da cerimonie per purificare uomini, animali e campi e per favorire, ingraziandosi gli dèi, il rinnovamento del cosmo.

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Alla fine di gennaio, c'erano le animali malati perché. avendo resistito alle tentazioni, è il vincitore del ferie sementine6 durante le male. Uscito dall'inferno, portandosi via alcune anime, accese un falò quali si dedicato agli uomini. E' il padrone del fuoco e cura provvedeva alla anche l'herpes zoster, o fuoco di s. Antonio. Ancora lustrazione di adesso, s'accendono i falò di s. Antonio con campi e villaggi funzione purificatrice, brucia quello che resta del e si offriva a vecchio anno, compresi mali e malattie, le ceneri Cerere e a hanno funzione di amuleti. Una leggenda del Terra una nuorese narra che, un tempo, gli uomini non pozione di latte avrebbero conosciuto il fuoco, soffrendo il freddo e e mosto cotto, mandarono una delegazione nel deserto della detta burranica, Tebaide, dove s. Antonio era eremita. Il santo si sacrificando recò all'inferno e i diavoli, appena lo videro, lo una scrofa riconobbero, sapevano dei suoi poteri e non lo gravida, fecero entrare, ma non riuscirono a bloccare il suo offrendo farro, maialino che scappava da tutte le parti, mettendo mentre le tutto a soqquadro. Furono costretti a richiamarlo e giovenche farlo entrare. Uscendo, fece prendere fuoco al inghirlandate bastone e, appena uscito, accese una catasta di erano lasciate a legna per riscaldare l'umanità. E' quindi custode riposo, per dell'inferno e portatore del fuoco e, quindi, della vita ritornare nei agli uomini. Anche il maialino -per questo è anche il campi in Sacerdote Druido in una incisione del '700 protettore dei fabbricanti di spazzole per l'utilizzo primavera, delle setole- è precristiano, essendo sacro alla smesso l'aratro, perché la Grande Madre Cerere. In alcuni casi è rappresentato con un terra fredda teme ogni solco e cinghiale, simbolo già del dio-cinghiale celtico Lug che ha in braccio Cerere, che fa germinare i questo animale, dio che risorgeva, assicurando la resurrezione semi, e Terra, che li protegge dell’uomo e il ritorno della luce, della primavera, che assicurava la nel suo interno, si plachino fecondità e la nuova vita. Figlio della Grande Madre celtica cui, come con l'offerta del sangue della a Cerere, erano consacrati i maiali e i cinghiali. Il nome del dio Lug 7 scrofa pregna e del farro . La della morte e della resurrezione, che regnava sugli inferi, e di cui s. festa di s. Antonio abate, del Antonio ha assunte le caratteristiche, potendo salvare le anime 17 gennaio, ingloba le funzioni destinate alla dannazione, è tuttora individuabile nei nomi di alcune lustrale e fecondante, città, Lugudunum, Lione, Lugo, Lugano. I sacerdoti druidi si conservando e rinnovando i definivano Grandi Cinghiali Bianchi e nel medio evo, si riteneva che i legami con le tradizioni reali della stirpe merovingia avessero la spina dorsale ricoperta di precristiane. Nato a Coma, in setole come il maiale. E’ verosimile che i celti convertiti al Egitto, nel 250, eremita, cristianesimo abbiano trasferito su s. Antonio gli attributi di Lug. bastone a forma di tau, l'ultima Antonio ha vinto il demonio-cinghiale, che lo segue sottomesso e ha lettera ebraica, segno del salvato un maialino. destino, delle cose ultime, Dominatore del fuoco dell’inferno, ridà la salute, i fedeli accorrevano importante per la visita tanto numerosi che si rese necessario costruire un ospedale affidato monastica in occidente. Morto alla Confraternita degli Antoniani. I loro maialini, che erano di il 17 gennaio, la sua sostentamento, potevano circolare liberi per il paese, purché muniti importanza sarebbe stata d’una campanella –anticamente, simbolo del grembo materno-, che determinata dalla collocazione diventò anche questa simbolo del santo, simboli della morte e della calendariale, trasferendosi resurrezione. Sulla veste del sacerdote ebraico, campana e all'interno della nuova melograno alternati, con lo stesso significato. I collegamenti tra le religione, come di solito, religioni precristiane e quella cristiana spiegano la popolarità in usanze e riti della -o delleoccidente dell’anacoreta egiziano e della sua festa, durante l quale si precedente. Ancora oggi sul portano a benedire gli animali domestici per favorirne la fecondità e sagrato delle chiese sono preservarli dalle malattie. Una bella e dettagliata descrizione è in benedetti gli animali domestici, Goethe8 , nella quale s’intrecciano riti greco-romani, celtici, tutti volti ai preti erano date mele, in a favorire l’arrivo della primavera. A Novoli, in provincia di Lecce, cambio delle quali davano un’altissima catasta a cono con un ramo d’arancio infisso in cima un'immagine del santo, da assieme a spighe di grano e un’effigie del santo. Nel tardo mettere poi nella stalla, si pomeriggio, inizia la processione con l’uscita della statua del santo prepara ancora un dolce dalla chiesa, al rientro s’accende il falò, attorno al quale si mangia. benedetto che si dà a uomini e

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Alla fine, ognuno si porta a casa un po’ di cenere e qualche tizzone come amuleto.

Falò di S. Antonio secondo una leggenda sarda. Per la ricorrenza di s. Antonio, l'associazione culturale sarda di Pesaro Eleonora d'Arborea, rinnova la secolare tradizione agricola e pastorale dell'isola: il falò di s. Antonio. All'imbrunire, in una cornice molto suggestiva, i giovani appiccano il fuoco purificatore all'alta catasta di legna e fascine, con attorno più di cento persone accorse e, nonostante il freddo, rimaste affascinate dai bagliori dal magico fuoco scoppiettante. La tradizione-leggenda vuole che il santo egiziano del III secolo d. C., fondatore del monachesimo e primo abbate, essendo la Sardegna completamente ghiacciata, si recasse addirittura all'Inferno per prendere il fuoco necessario per riscaldare l'isola. Naturalmente, non poteva entrare, ma ingannò i diavoli, facendoli distrarre dalla confusione creata da un maialino che correva e saltava qua e là. Appoggiato a un alto bastone, riuscì a nasconderci dentro alcune scintille rubate. Novello Prometeo, portò il fuoco all'Uomo che ancora non lo conosceva. Il fuoco fece sciogliere i ghiacci e la vita animale e vegetale tornò a fiorire. Da allora, il santo, con accanto il suo maialino, è padrone del fuoco, guarisce dalle malattie, in particolare dal fuoco di S. Antonio o herpes zoster, è protettore degli animali - che alla sua ricorrenza vengono benedetti-. Domò le fiamme infernali ed è

invocato per proteggere il raccolto, e scacciare ogni influsso negativo su cristiani, bestie e ambiente. Il fuoco distruttore, ma rigeneratore è tradizione millenaria. Secondo gli studiosi moderni, si tratta di rituali magici intesi, secondo il principio della magia imitativa, a garantire il necessario apporto di sole a uomini, animali e piante, accendendo fuochi per riprodurre la luce e il calore del sole, forza creatrice, che dà vigore, felicità, oltre ad avere uno scopo purificatorio, bruciando e distruggendo tutto quanto è cattivo e negativo - streghe, demoni, mostri, contaminazioni, malattie-, ma anche sacrificando all'astro, in tempi remoti, vittime anche umane -ancora adesso vi si mettono fantocci, ricordiamo il "bruciare la vecchia" di Pavia -.Toccare e sporcarsi con le ceneri, spargerle in giro, spostarsi con le torce hanno tutti significato di buon auspicio per le unioni, i matrimoni, la fertilità della terra e del bestiame. Le feste popolari dei falò hanno sempre avuto luogo, e ora cominciano a essere nuovamente praticate folcloristicamente, in certi giorni dell'anno quali i solstizi d'estate e d'inverno, alla fine dell'autunno o a metà inverno sempre con lo scopo di proteggere il sole, impedirgli di scendere troppo in basso sull'orizzonte e andare via, per farlo risalire e restare in alto a proteggere la vita. Queste tradizioni sono state contrastate dalla Chiesa - le aveva 01/10/2015 vietate nell'VIII sec.- ma che poi le ha fatte sue, come quasi tutte le tradizioni e i rituali precristiani-. NOTE: 1) A. Cattabiani, calendario. Le feste, i miti, leleggende e i riti dell’anno, Rusconi Libri, Milano, 1994 p 13 2) B.G. Dilak La dimora artica dei Veda, 1903 3) Nel Veda primitivo, Indra è il Dio invocato più frequentemente (250 inni sono dedicati a lui) e che ispira il maggior numero di leggende; per questo inizieremo da lui, benché sia un dio guerriero (Kshatryas), cioè di una casta inferiore alle divinità sovrane, Varuna e Mitra, che assumeranno importanza soltanto in epoca posteriore (dopo che la classe dei brahmani avrà avuto il sopravvento sulla classe dei guerrieri nella società indiana). É il dio indiano che assomiglia di più ad un uomo. É l'unico ad avere una nascita (egli esce dal fianco di sua madre); si ritiene abbia ucciso suo padre al quale ha derubato il soma, la bevanda sacra degli dei. La sua arma è il vajra (il fulmine) con il quale egli compie le imprese più grandi. Coraggioso, potente, Indra è il dio dei guerrieri: ma ha i difetti degli uomini: si inebria di soma, è geloso della potenza degli altri e molte sono le sue scappatelle amorose. La sua dimora - quando non parte per qualche spedizione - è situata sul monte Meru, nell'Himalaya (il centro della Terra, dicono i testi). Egli ha numerosi soprannomi: Indra il fulminante (Vajri), il Grande Indra (Mahendra), il potente (Sakra), l'uccisore di Vritra (Vritrahan). Egli è lo sposo di Indrani e il padre di Citragupta; la sua cavalcatura è l'elefante Airavata. Indra uccide il drago Vritra, che bloccava le acque della montagna; questa impresa ha reso feconda la terra e, se si considera l'importanza dei monsoni per la vita agricola indiana, si può capire quanto sia stata esaltata questa prodezza. In seguito, questa liberazione delle acque adombrerà il nome di Indra, poiché il drago è presentato come l'incarnazione di un bramino: il dio guerriero porterà dunque il peso del peccato di aver ucciso un sacerdote. Indra è anche il liberatore delle vacche prigioniere del demone Vala, il conquistatore dell'Aurora e del Sole; egli trionfa sui demoni Arbuda, Visvarupa, Namuci, ecc., e aiuterà più tardi Visnu al momento della burrificazione del mare di latte. 4) Anche fuochi accesi la sera con le stoppie lasciate dall’inverno, per favorire l’avvento della luce e della primavera. Sarebbero legati a questo periodo della gravidanza delle pecore e, quindi della produzione di latte e formaggio. Fuochi per scongiurare il buio e aiutare il sole a tornare a splendere, fecondare la terra, le donne, gli animali; fuochi di purificazione contro le malattie e la magia nera. 5) James G. Frazer, Il ramo d’oro, G. Einaudi Editore, vol. II, pag 356, 1950 6) G. Vaccai, Le feste di Roma antica, Roma, 1986, pp209-2137) Ovidio, I fasti, I 666-704, Nonio, I 209-. 8) J.W Goethe, Viaggio in Italia, Milano 1983, pp 179, 180-

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