Arci Report Milano ottobre 2011

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Anno IV - n° 10 ottobre 2011

mensile a cura di Arci Milano

Di nuovo in cammino A parte qualche lodevole eccezione, giornali e tv hanno ignorato la Marcia Perugia - Assisi di do-

menica scorsa. Fra gli aggiornamenti quotidiani sulla crisi monetaria e quelli sulla guerra in corso fra Tremonti e Berlusconi, restava giusto lo spazio per i risultati delle partite di calcio. Evidentemente il fatto che duecentomila persone si siano date appuntamento per farsi 25 chilometri a piedi sotto il sole in nome di un'ideale e di un impegno comune non è ritenuto notizia degna di attenzione. Per noi invece è quella la notizia della settimana: un fatto eccezionale e, per chi voglia coglierlo, un importante segnale di vitalità del Paese. Di partecipanti la marcia non ne aveva mai visti così tanti, se si escludono i momenti più caldi della guerra in Iraq e in Afghanistan. E stavolta non c'era il richiamo emotivo delle notizie dal fronte di guerra, non perché di guerre in corso non ce ne siano, ma perché anche quelle non fanno più notizia in quest'Italia ripiegata su se stessa e oppressa dalla crisi. Aveva un significato speciale questa marcia: i cinquant'anni dalla prima volta di Aldo Capitini, la memoria di una bella storia che ha visto generazioni diverse passarsi il testimone dell’impegno per la pace e i diritti. Ma non era una celebrazione, bensì una manifestazione che guarda all'oggi e che ha molto da dire, denunciare, proporre. Esperienze, identità, culture diverse, anche molto diverse fra loro, eppure unite dalla volontà di reagire al degrado economico, sociale, civile e morale del nostro Paese; e al tempo stesso dire basta alle guerre, ai totalitarismi, alle colossali ingiustizie, alla negazione dei diritti umani nel mondo. Il popolo della pace l'ha ben chiaro il nesso: non può esserci pace senza giustizia economica e sociale, non c'è vera democrazia senza partecipazione e responsabilità civica. Per cambiare le cose a casa nostra dobbiamo alzare la testa e ritrovare la forza di guardare al mondo, alle sue contraddizioni ma anche alle lotte, alle resistenze, alle proposte di un'umanità che prova a costruire l'alternativa nell'orizzonte della pace e della giustizia. Come i giovani nordafricani che nei mesi scorsi hanno animato le rivoluzioni della primavera araba e che prima della marcia hanno incontrato migliaia di ragazze e ragazzi italiani. Del resto proprio i giovani e giovanissimi erano più numerosi domenica sulle strade da Perugia ad Assisi. Se queste sono le nuove generazioni, c'e speranza che le cose possano cambiare. da Arcireport n. 33

Lo Stato in mano ai malfattori C on l’entrata in vigore delle prime misure previste dalla manovra, l’aumento dell’iva e il conse-

guente rincaro dei prezzi, iniziamo a misurarne gli effetti concreti nella vita quotidiana. Cresce la preoccupazione fra i cittadini, montano le tensioni sociali, in Italia come in altri paesi europei. Ma c’è un’aggravante tutta italiana che contribuisce a deprimere, oltre all’economia, anche le coscienze e le energie civili del paese. È l’anomalia di un governo del tutto incapace di governare, privo di credibilità agli occhi del mondo e oggetto di scherno nelle cancellerie di mezza Europa. Non sarà facile restituire una dignità alle nostre istituzioni mortificate dalla banda di puttanieri e faccendieri senza scrupoli che le ha occupate al seguito del premier. È sconcertante che mentre l’Italia fa i conti con una crisi senza precedenti, il dibattito pubblico debba occuparsi principalmente delle imprese erotiche e delle vicende giudiziarie del presidente del consiglio. È scandaloso che quest’uomo, anziché esercitare la responsabilità che gli compete in un momento così delicato, faccia il capo del governo a tempo perso fra un festino e l’altro. È gravissimo che, anziché occuparsi del debito pubblico e dell’economia, dedichi ogni energia a studiare come sfuggire alla giustizia. È inammissibile che sia colluso con personaggi poco raccomandabili e consenta loro di metter le mani su delicate funzioni pubbliche, appalti, risorse dello Stato. Non siamo moralisti e non ci interessano i vizi privati del signor B, ma non possiamo non ribellarci di fronte all’imbarbarimento del senso comune di un Paese in cui la mercificazione del sesso diviene moneta corrente della vita pubblica. Non possiamo tacere dell’ipocrisia di tanti colleghi di governo e di partito che non potevano non vedere e non sapere. C’è del marcio in questa classe dirigente dalla doppia morale, che rischia di trascinare nel suo declino quello dell’etica pubblica di un intero paese. Siamo stufi dell’ipocrisia di chi parla di formare i giovani ai valori e mortifica l’educazione pubblica riducendo la scuola con le pezze al culo. Siamo stufi dell’arroganza di chi usa la televisione come megafono del suo potere e svende il servizio pubblico di qualità pur di espellere le voci sgradite. Potremmo proseguire l’elenco, ma ce n’è abbastanza perché si levi la rivolta morale dei cittadini onesti. Non c’è mediazione possibile, vanno mandati a casa se vogliamo tornare a essere un paese civile.

sommario a pag 2


arcireportmilano - ottobre 2011 - 2 arciantifascismo

“Quarto Oggiaro l'è bela!” Ribadiamo il nostro no alla sede di Casa Pound La piazza è sempre affascinante.

Posto, antifascisti per natura, abbiamo deciso che non potevamo fingere un quieto vivere quando il nostro desiderio più profondo era che dei fascisti non ci fosse neanche l’ombra. Perché non sopportiamo i messaggi violenti, razzisti, machisti e demagogici che portano avanti. Perché quando abbiamo aperto Quarto Posto covavamo in noi il sogno che le piazze potessero essere diverse, potessero essere delle persone, che tornassero a essere quel luogo di incontro, scambio e riflessione rispetto a temi attuali e vivi come la mancanza di diritti sociali e la capacità Però una piazza che va difesa: delle periferie di raccontarsi da qualche mese fa l’organizzazione sole. nazifascista Casapound ha aperto una sede a pochi metri da piaz- Per questo abbiamo organizzato zetta Capuana. Noi di Quarto una grande serata antifascista il Perché in piazza succede tutto: bambini che giocano a calcio, adolescenti che stazionano sui motorini, anziani e non che si fermano a chiacchierare sulle panchine. Di piazze non ce n’è più molte ma a Quarto Oggiaro, contro ogni credenza, ce n’è una e, a detta di tutti, è pure bella. È piazzetta Capuana, la piazza dell’ Arci Itaca e di Quarto Posto. Una piazza vera, piena di gente, che sta provando a crescere e a diventare una possibilità fuori dal cuore della metropoli.

Addio a Stella Vecchio la partigiana 'Lalla'

l suo nome di battaglia era Lalla e aveva Icontribuito alla Liberazione come staffetta, facendo persino da guida al generale Raffaele Cadorna per un incontro clandestino con le Brigate Garibaldi. Stella Vecchio si è spenta ieri a Milano, la sua città, dove era nata nel 1921. La lotta per la Liberazione è stata solo l'inizio di una vita dedicata alla politica: giovanissima deputata del partito Comunista nel parlamento del 1948, dagli anni '50 si era dedicata al sindacato, prima donna a raggiungere i vertici della Camera del lavoro di Milano. Così l’ha voluta ricordare il sindaco Giuliano Pisapia: “Provo dolore e commozione per la scomparsa della nostra concittadina Stella Vecchio, che ha ricevuto nel 2009 la Medaglia d’Oro del Comune di Milano nella solenne cerimonia di Sant’Ambrogio del 7 dicem-

bre. Una donna che ha sempre lottato per la libertà e la democrazia. Con il suo coraggio, come partigiana, ha contribuito a salvare diverse vite umane. Una donna che ha avuto un grande ruolo nella Resistenza e nel processo di liberazione della nostra città e del nostro Paese, come primo segretario dell’Unione Donne Italiane a Milano e una delle più giovani parlamentari del ’48. La sua vita è stata contraddistinta dall’umiltà, dalla semplicità e dall’essere al servizio degli altri. Per noi un esempio da seguire nel nostro lavoro quotidiano. Con lei ricordo tutti i partigiani che in quegli anni hanno permesso all’Italia di conquistare la libertà e la democrazia, dopo gli anni bui della dittatura”. La redazione di Arcireportmilano e la Sezione ANPI/ARCI Tom Benetollo sono vicini a figli Vladimiro e Francesco Vaia.

22 settembre e lo abbiamo fatto cercando di tenere alta quest’idea e nel modo che più ci era vicino: una festa; con gli amici, coi compagni, con gli abitanti della piazza, con tante persone che in quest’idea ci stavano e che hanno voluto dare il loro contributo, con gli artisti di Milano l’è bela, la Banda degli Ottoni di Torchiera, Saverio Ferrari e tutti gli altri circoli che ci hanno aiutato. Una festa ben riuscita, di quelle dove si beve, si mangia ma soprattutto si parla: di cos’è Casapound e di cosa siamo noi, della storia, dell’arte e di tutti i valori che vogliamo difendere. Grazie a tutti e a presto, in piazza c’è un sacco di spazio. Quarto Posto SOMMARIO

Di nuovo in cammino.................pag. 1 Lo stato in mano ai malfattori....pag. 1 Quarto Oggiaro l’è bela.............pag. 2 Addio a Stella Vecchio..............pag. 2 L’Italia sono anch’io..................pag. 3-6 Parte anche a Milano la campagna prime firme Pisapia e Rizzo ....pag. 4 Cosa cambia con le proposte di legge popolare.....................pag. 5 15 ottobre: per un’alternativa nel segno della giustizia sociale....pag. 7 Una brutta storia........................pag. 8 Carroponte: assemblea............ pag. 9 Tramedautore............................pag. 10 Arcicircoli I corsi del Tambourine..............pag. 11


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L'ITALIA SONO ANCH'IO L'

Arci insieme ad altre 19 realtà della società civile ha lanciato una campagna a favore dei diritti di cittadinanza degli stranieri. Sono state depositate due leggi di iniziativa popolare, per le quali è avviata la raccolta di firme. Riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza, e quindi la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alla vita della comunità di cui fa parte. Questo l’obiettivo della campagna “L’Italia sono anch’io”, promossa nel 150° anniversario dell’unità d’Italia. Il 2 settembre i rappresentanti delle associazioni promotrici hanno depositato presso la Corte di Cassazione i testi di due leggi di iniziativa popolare sulle modifiche alle norme per la cittadinanza e il diritto di voto amministrativo agli stranieri. Ora prende il via la raccolta delle firme necessarie per la consegna in Parlamento. Ci sono 6 mesi di tem-

po per raggiungere l’obiettivo delle guaglianze. 50mila firme in calce a ciascuna I testi integrali delle due proposte delle due proposte di legge. di legge di iniziativa popolare sono Per questo stiamo attivando i comi- pubblicati sul sito, dove sono disponibili anche altri materiali di aptati promotori locali. profondimento, insieme agli agOggi nel nostro Paese vivono oltre giornamenti sulle iniziative. Mate5milioni di persone di origine stra- riale disponibile anche sul blog di niera. Molti sono bambini e ragazzi Arci Milano. nati o cresciuti in Italia, eppure solo al raggiungimento della maggiore La campagna è promossa da Acli, età potranno vedersi riconosciuta la Arci, Asgi-Associazione studi giupossibilità di ottenere la cittadi- ridici sull’immigrazione, Caritas nanza, iniziando nella maggior pare Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cncadei casi un lungo percorso burocra- Coordinamento nazionale delle cotico. Non è questa la strada per munità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Feun’integrazione piena. derazione Chiese Evangeliche In L’articolo 3 della nostra Costitu- Italia, Fondazione Migrantes, Lizione stabilisce il principio del- bera, Lunaria, Il Razzismo Brutta l’uguaglianza tra le persone, im- Storia, Rete G2 - Seconde Generapegnando la Repubblica a rimuo- zioni, Tavola della Pace e Coordivere gli ostacoli che ne impedi- namento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del scano il pieno raggiungimento. Fuoco, Ugl Sei e dall’editore Carlo La nostra campagna vuole contri- Feltrinelli. Presidente del Comitato buire a rimuovere questi ostacoli promotore è il Sindaco di Reggio attraverso un’azione di sensibiliz- Emilia, Graziano Delrio. zazione e la modifica dell’attuale legislazione che codifica le disu-


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Parte anche a Milano la campagna L'Italia sono anch'io. Prime firme di Pisapia e Rizzo alla conferenza stampa di presentazione Lo dice bene Medhin Paolos della

ziativa popolare” come ricorda il passaggi fondamentali che incisindaco. Da qui l'impegno innanzi- dono e hanno una ricaduta su tutta tutto a mettere in atto a livello lo- la nostra società”. Come dice il cale tutte le disposizioni possibili consigliere regionale Prina “Stiamo per cambiare rotta. Rizzo si impe- combattendo una battaglia per il fugna a presentare una mozione di turo”. adesione al Consiglio e la stessa cosa fa il consigliere regionale Per aderire alla campagna scrivi a Francesco Prina presente alla con- litaliasonoanchio.milano@gmail.com ferenza. Il sindaco rin- Per saperne di più visita i nostri siti: nova l'attenzione già www.litaliasonoanchio.it enunciata in campagna e www.arcimilano.it elettorale e la volontà di lavorare sul diritto di voto agli stranieri ai referendum consultivi comunali, riforma che Il 1° ottobre molti i cittedini che si sono recati non richiedeal banchetto allestito in piazza San Babila rebbe il pasMedhin interviene alla conferenza saggio in Parlamento. stampa organizzata giovedì 29 set- Ma la campagna punta tembre a Palazzo Marino dai pro- anche su una rilevante motori milanesi della campagna modifica della normativa In coda anche l’assessore al Welfare Pierfrancesco vigente in materia di cit- Majorino e, nella foto sotto, il presidente di ARCI “L'Italia sono anch'io”. La campagna sui diritti di cittadi- tadinanza. Le proposte di Milano Emanuele Patti nanza ci vede in prima linea a li- legge sono infatti due, vello nazionale e locale per ripor- una sul diritto di voto ai migranti, tare all’attenzione dell’opinione l'altra sull'acquisizione della cittapubblica e del dibattito politico il dinanza: quest'ultima chiede l'introtema dei diritti di cittadinanza, e duzione dello ius soli (letteralmente quindi la possibilità per chiunque è il diritto di suolo, ovvero il diritto nasca o viva in Italia di partecipare a essere riconosciuto italiano per alla vita della comunità di cui fa chi nasce in Italia) e una corsia preparte. Il primo firmatario è il sin- fenziale per chi è nato all'estero ma daco Giuliano Pisapia, il secondo è cresciuto qui. “I 6 mesi di tempo Basilio Rizzo Presidente del Con- per raccogliere le 50mila firme sersiglio Comunale. La raccolta firme viranno a sensibilizzare la gente, a servirà a far approdare le due pro- far capire che si tratta di una battaposte di iniziativa popolare al Par- glia di civiltà” dice Emanuele Patti, lamento. Un passaggio tutt'altro Presidente di Arci Milano. “Stiamo che scontato. “È una cattiva abitu- parlando di elementi essenziali che dine del Parlamento gettare nel di- appartengono non alla sfera indivimenticatoio le proposte di ini- duale di alcuni ma di tutti. Sono Rete G2: “L'Italia è già multiculturale e noi siamo figli di immigrati ma non immigrati. Mi rivolgo a tutti: non chiedeteci di integrarci. Noi siamo già integrati”. Intervento asciutto ma chiarissimo cui va aggiunto solo un ultimo tassello: “Ci manca la cittadinanza italiana”.


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COSA CAMBIA CON LE PROPOSTE DI LEGGE DELLA CAMPAGNA SULLA CITTADINANZA la cittadinanza come diritto soggettivo e l’introduzione dello jus soli, la partecipazione alla vita della comunità e il diritto di voto L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento. Nei confronti di milioni di persone di origine straniera questo principio è disatteso. Infatti in base alle leggi in vigore, nonostante le Convenzioni europee si esprimano diversamente, non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera, così come non lo sono i ragazzi e le ragazze che vi crescono da italiani pur se i genitori non hanno la cittadinanza italiana. Inoltre, i lavoratori stranieri regolarmente presenti in Italia da anni, nonostante contribuiscano alla fiscalità generale e allo sviluppo della comunità nella quale hanno scelto di vivere, non hanno la possibilità di partecipare alle elezioni delle amministrazioni che governano quelle comunità. Così in molte città italiane percentuali importanti di cittadini e cittadine sono escluse dal voto amministrativo e regionale rendendo la nostra democrazia “incompleta”. Le due proposte di legge di iniziativa popolare che sostiene la campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO da un lato assegnano allo jus soli, cioè il diritto di essere cittadini del nostro Paese a partire dal luogo nel quale si nasce e non dalla discendenza di sangue, un ruolo di primario rilievo. La cittadinanza viene inoltre a definirsi come diritto soggettivo e legittima aspirazione delle persone a partecipare a pieno titolo alla vita della comunità e della città,

dopo un periodo di soggiorno legale sul territorio, e in tempi ragionevoli. Dall’altro, attraverso il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per chi risiede per un periodo congruo (5 anni), si elimina una ingiustizia che rischia di minare sempre più il principio del suffragio universale a livello territoriale, impedendo a milioni di persone di partecipare pienamente alla vita della comunità dove vivono. LA PROPOSTA DI RIFORMA DELLA LEGGE SULLA CITTADINANZA Il testo fondamentale per la Cittadinanza Italiana è la legge 5 febbraio 1992, n.91. Il quadro normativo sulla cittadinanza è completato dai due regolamenti di esecuzione della legge, che stabiliscono le norme attuative dei suoi principi generali, i Decreti del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n.572 e 18 aprile 1994, n. 362. La legge italiana 91 prevede tre tipi di cittadinanza per chi è di origine straniera: la cittadinanza per nascita, per naturalizzazione, per matrimonio. La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO propone sostanziali differenze sia per chi nasce in Italia da genitori stranieri, che per i minori nati altrove e arrivati al seguito dei genitori. Infine si prevedono importanti novità anche per chi intende diventare italiano da adulto, ossia per chi chiede la cosiddetta naturalizzazione. Viene proposta la competenza dei sindaci nella procedura di attribuzione della cittadinanza, per pro-

muovere un federalismo che conferisca al territorio la responsabilità di verificare i presupposti per la cittadinanza, avvicinando in tal modo le decisioni alle persone e alle comunità coinvolte. Infine la proposta di legge cerca di definire un rapporto più trasparente tra cittadini e Stato, riducendo al minimo la discrezionalità sulla decisione definitiva che è basata quasi esclusivamente su presupposti definiti e verificabili. Legge 91/92: è cittadino per nascita chi è nato da cittadini italiani. Se i genitori stranieri sono diventati cittadini italiani, anche il figlio diventa cittadino italiano. Per lo stesso principio dello jus sanguinis, se il minore è nato in Italia ma i genitori non sono cittadini italiani, il figlio all’Anagrafe viene iscritto come straniero. Può diventare cittadino italiano solo dopo il compimento del 18° anno, se lo richiede e se risulta ininterrottamente residente su suolo Italiano senza cancellazioni dall’anagrafe dalla residenza di 6 mesi e se, all'atto dell'acquisto, è residente e fa parte del nucleo famigliare di origine. Se non presenta questa richiesta entro l’anno previsto, può chiedere la naturalizzazione con il requisito di 3 anni di residenza legale e ininterrotta. La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO riguardo i nativi introduce lo ius soli: sono cittadini italiani i nati in Italia che abbiano almeno un genitore legalmente soggiornante, il quale ne faccia richiesta. In secondo luogo prevede che siano Italiani i nati da


arcireportmilano - ottobre 2011 - 6 arcil’Italiasonoanch’io genitori nati in Italia, a prescindere dalla condizione giuridica di quest’ultimi: un principio che va a risolvere situazioni paradossali di bambini che nascono da adulti nati in Italia e non italiani e riproducono una condizione di limbo ingiustificata, una sorta di apolidia familiare che non può essere in alcun modo accettata. Legge 91: la naturalizzazione non distingue minori non nativi e adulti La attuale legge 91 non fa differenza tra i minori non nati in Italia, anche se vi trascorrono la loro infanzia e la loro formazione, e gli adulti. I minori non nati in Italia sono stranieri a tutti gli effetti, sono sul suolo Italiano con permesso di soggiorno e a 18 anni per diventare cittadini italiani debbono dimostrare 10 anni di residenza legale ininterrotta, con lavoro o studio regolari, come tutti gli altri stranieri. Sono i casi più ricorrenti, compresi molti nati in Italia che non hanno potuto per varie ragioni conservare il vantaggio della nascita e che si vedono equiparati ai tanti migranti stranieri regolari. In compenso la legge prevede la cittadinanza per chi, nato all’estero, può dimostrare la discendenza da cittadini italiani. La cittadinanza viene acquistata con domanda al prefetto, proposta dal Ministero dell’Interno e con decreto del Presidente della Repubblica. La proposta: jus soli per minori non nativi e che vanno a scuola. La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO riconosce un diritto per i tantissimi minori che crescono e vivono in Italia da italiani: i bambini e le bambine che, nati in Italia da genitori privi di titolo di soggiorno, o entrati in Italia entro il 10° anno di età, vi abbiano soggiornato legalmente, possono diventare italiani con la maggiore età se ne fanno richiesta entro due anni. Un percorso che dà una certezza ai bambini e alle bambine di poter di-

ventare cittadini una volta maggiorenni. Inoltre, su richiesta dei genitori, diventano cittadini italiani i minori che hanno frequentato un corso di istruzione. Adulti: per la cittadinanza 5 anni e su proposta del Sindaco. La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO propone di impegnare i Sindaci, come vertici delle istituzioni più vicine ai cittadini e in un principio di territorialità, nel ruolo di presentazione al Presidente della repubblica della istanza di cittadinanza. La domanda inoltre può venire presentata da uno straniero legalmente soggiornante da 5 anni (e non da 10 anni). LA PROPOSTA DI LEGGE PER IL DIRITTO DI VOTO ALLE AMMINISTRATIVE La Campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO presenterà come proposta di legge di iniziativa popolare il progetto di legge per la partecipazione politica e amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità che l’Anci ha elaborato nel 2005. L’Associazione dei Comuni ha confermato al Comitato il proprio sostegno a questa proposta che di fatto mette in atto un principio contenuto nella Convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale che il nostro Paese non ha ratificato alla lettera C, che riguarda proprio il diritto di voto. Il coinvolgimento diretto degli stranieri che vivono e lavorano stabilmente in Italia nella vita politica, anche mediante conferimento dell’elettorato attivo e passivo, è urgente non solo perché si pone nei confronti di queste persone il problema dell’applicazione del principio che è alla base della democrazia in Europa, ossia il principio per cui non può negarsi la partecipazione alle decisioni pubbliche di chi con-

tinuativamente contribuisce al loro finanziamento mediante il prelievo fiscale, ma anche perché il voto degli immigrati diventa oggi una garanzia di buon governo, anzitutto per le Regioni e le Amministrazioni locali. La proposta: diritto di voto in città, province e regioni per stranieri in possesso di titolo di soggiorno da 5 anni per il suffragio universale nelle comunità locali. La proposta Anci, che la Campagna assume, afferma che “la partecipazione alla vita politica e alle attività di pubblica amministrazione, comprensiva del diritto di accesso e della partecipazione al procedimento amministrativo, è assicurata a tutti, senza discriminazioni in base a cittadinanza o nazionalità Il diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali, provinciali concernenti le città metropolitane e le Regioni è garantito anche a chi non sia cittadino italiano, quando abbia maturato cinque anni di regolare soggiorno in Italia. Gli statuti e i regolamenti degli enti locali disciplinano altre forme di partecipazione degli stranieri alla vita politica e amministrativa.


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15 ottobre: per un’alternativa nel segno della giustizia sociale, della dignità, della democrazia. L'appello dell'Arci P er un’alternativa nel segno della La conseguenza sarà un massacro ai mento dell’economia produttiva ma un giustizia sociale, della dignità, della de- danni di lavoratori, pensionati, fami- potere occulto in balia di speculatori

mocrazia. L’appello dell’Arci per la giornata di mobilitazione internazionale del 15 ottobre. Il 15 ottobre, raccogliendo l’appello degli indignad@s spagnoli, in tanti e tante riempiremo le piazze delle capitali europee. Sarà il giorno dell’indignazione e della protesta di chi si oppone a questo stato di cose, alla distruzione dei diritti sociali e democratici causata dalle scelte con cui i governi europei stanno affrontando la crisi economica. Sarà una mobilitazione animata da esperienze, identità e culture diverse, perché nessuno può farcela da solo. Per fermare il declino e costruire un’Europa diversa c’è bisogno anzitutto di ricostruire lo spazio pubblico dei cittadini europei, mettere in campo la forza della partecipazione democratica di donne e uomini, giovani e anziani, lavoratori, studenti e comunità che rivendicano il diritto di decidere sulle scelte che li riguardano. L’Arci parteciperà alla manifestazione di Roma, con la propria identità e con le proprie proposte, insieme a tanti altri soggetti diversi, organizzazioni sociali, reti, alleanze, gruppi informali, singoli cittadini. È un fatto importante, perché in Italia c’è ancor più bisogno di spazi di convergenza e di azione comune fra le forze che cercano di contrastare la deriva in cui sta scivolando il Paese. Un governo ormai screditato a livello europeo e internazionale e preoccupato solo di mantenersi al potere sta rovesciando sui cittadini tutto il peso del suo fallimento. Ha imposto una manovra economica inutile, sbagliata e profondamente iniqua, coerente solo nella volontà di dividere il Paese e le forze sociali. Un provvedimento che denota l’assenza di strategie per il futuro, non risolve il problema del debito pubblico, non libera risorse per rilanciare gli investimenti, l’occupazione e lo sviluppo ma avrà al contrario effetti recessivi. Soprattutto, una manovra scandalosamente ingiusta sul piano sociale. Di fronte all’incalzare della crisi, ci si preoccupa solo di far cassa tagliando la spesa pubblica, non tanto quella improduttiva dei finti Enti di natura clientelare, ma particolarmente quella sociale.

glie. I tagli a Regioni e Comuni ridurranno l’accessibilità e la qualità dei servizi pubblici e aumenteranno i tributi a carico dei cittadini; l’annunciata riforma dell’assistenza si trasformerà nella demolizione del sistema pubblico di welfare. Per molti si annuncia un presente più duro, per tanti giovani svanisce ogni prospettiva di futuro. Hanno scelto di far pagare i più deboli per non toccare gli interessi dei più forti. Logica e buon senso avrebbero imposto di cercare le risorse necessarie col recupero dell’evasione fiscale, di istituire una tassa sulle grandi ricchezze e sui grandi patrimoni immobiliari, di tagliare le spese militari. Non l’hanno voluto fare per non dispiacere al blocco sociale in cui ancora sperano di trovare consensi. La cricca che ha governato le scelte di questi anni e si è arricchita a danno degli onesti non intende restituire il mal tolto né mettere in discussione le proprie scelte. Impone la totale liberalizzazione delle attività economiche, pretende di reintrodurre per legge l’obbligo di privatizzare i servizi pubblici locali sfidando spudoratamente la volontà popolare espressa col referendum e le regole della democrazia. C’è poi, nel contesto italiano, l’aggravante della natura antidemocratica di un governo che impedisce la dialettica fra le parti sociali e considera la Carta costituzionale una variabile a sua disposizione. Da tutta la manovra traspare disprezzo per i ceti popolari e volontà di scontro con le rappresentanze sociali. L’articolo 8, che cancella i contratti nazionali e scardina le tutele dello Statuto dei lavoratori, è la prova che si intende usare la crisi come pretesto per attaccare i diritti, dividere e punire i sindacati. Questo governo è un pericolo per la democrazia, per il bene del Paese è urgente che se ne vada quanto prima. La situazione è grave, è a rischio la tenuta del tessuto sociale del Paese. Siamo vicini al punto di rottura, a un vero e proprio corto circuito fra sviluppo economico, diritti sociali e democrazia. È il frutto delle scellerate politiche liberiste di questi anni, dell’effetto distruttivo della finanziarizzazione dell’economia. La finanza non è più stru-

che decidono quali economie salvare e quali affondare, che attaccano la stessa sovranità degli stati e la democrazia. I governi non hanno la forza di opporsi ai poteri finanziari o non vogliono farlo, e preferiscono scaricare i costi della crisi sui più deboli. Vorrebbero farci credere che non ci sono altre scelte possibili e fanno appello alla coesione nazionale indicando nella crisi il nemico comune da cui difendersi. Noi non ci stiamo, perché sappiamo che questa crisi non è un maleficio del destino ma il frutto di precise scelte politiche. E pensiamo che non se ne possa uscire accettando come dogmi indiscutibili le compatibilità imposte proprio dai poteri finanziari che l’hanno provocata. Nemmeno il patto di stabilità può essere un vangelo. Quelle regole non sono intoccabili, vanno discusse e subordinate ad altri vincoli di natura sociale e alle esigenze dello sviluppo economico, sociale e culturale dei territori e delle comunità. È il momento di cambiare strada, con scelte nette e rigorose verso un sistema economico e sociale diverso da quello che ci ha portato dentro questo disastro, nell’orizzonte di uno sviluppo mirato alla riconversione ecologica dell’economia, alla qualità e alla sostenibilità delle attività produttive, ai beni pubblici e sociali. Non è vero che il risanamento dei conti pubblici e lo sviluppo economico siano incompatibili con l’equità, la giustizia sociale, la partecipazione democratica. È questione di scelte. È possibile rimettere al centro del modello economico e sociale il lavoro, i beni comuni, i servizi pubblici di welfare, la sostenibilità ambientale, la cultura e l’istruzione, una vera democrazia al servizio delle persone e delle comunità. È possibile costruire l’alternativa di un’altra economia, di un’altra società, di un’altra democrazia. La condizione per farlo è che le scelte sul nostro futuro non siano sequestrate nelle mani di governi subalterni ai poteri economici; che in Italia come in Europa siano le società a farsi protagoniste del cambiamento. Per questo saremo in piazza il 15 ottobre.


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Una brutta storia A

bbiamo ricevuto questo racconto di pochi giorni fa, da Giulia Maldifassi dell'associazione “Razzismo: una brutta storia”. Il racconto non è suo ma di alcuni conoscenti.

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Prima. Milano. Mercoledì 21 settembre. Sono circa le 23.30. Attorno a Piazza Buozzi, a metà strada fra Piazza Medaglie d’oro e Piazzale Lodi, a quest’ora c’è ancora vita: le persone si incontrano ai bar di Corso Lodi, c’è chi passeggia con il cane lungo i controviali alberati, chi mangia un gelato. Stanotte si sta bene. L’aria è tiepida e non ci sono troppe macchine per strada. Ma alcune persone stanno alzando la voce, proprio accanto alle serrande chiuse della polleria Giannasi. Io e Valeria stiamo camminando dall’altra parte della piazza, all’angolo con Via Lazzaro Papi. Ci voltiamo per vedere cosa succede. Udiamo una voce, una voce di donna che cresce d’intensità. Alla voce se ne aggiunge un’altra, maschile. Come un lamento. Non capiamo chi sta dicendo cosa. Poi vediamo. C’è una ragazza che cerca di trattenere un suo amico e nel contempo apostrofa duramente un ragazzo africano poco più in là. È quest’ultimo a lamentarsi ad alta voce. Sta urlando – lo capiremo solo più tardi – “Alarm! Alarm!”. Il ragazzo bianco che un attimo fa sembrava indeciso sul da farsi, si avvicina a grandi passi, ma un altro, nel frattempo, ha già raggiunto il ragazzo di colore. Gli è già addosso. Parte uno spintone, poi vola un cazzotto, e poi un altro e un altro ancora. La ragazza non vuole più trattenere il ragazzo che fino a pochi istanti prima cercava di fermare. Adesso anche lei fa parte del pacchetto di mischia che si accanisce sul ragazzo africano e anzi sprona gli amici a dargli addosso ancora più forte. Noi urliamo “Smettetela! Cosa state facendo?”, partono parole grosse all’indirizzo dei quattro aggressori, che nel frattempo sembrano crescere di numero. Siamo spaventati. Si è aggiunto qualcuno a dar loro una mano. Due ragazzi si sono tolti la maglietta e stanno a torso nudo, tronfi, molto ubriachi e per nulla intenzionati a lasciar tirare il fiato alla loro vittima. Chiamiamo il centotredici. Ci viene detto di descrivere quello che sta accadendo, quante persone sono coinvolte,

ci viene chiesto di spiegare dove, esattamente, sta succedendo il fatto. Il tempo passa. Comincia poco alla volta a radunarsi un gruppo di persone. Ma il gruppo degli aggressori – che a tratti sembra perdere convinzione e vigore – si scompone a momenti per ricomporsi subito dopo in forme nuove, a ruoli invertiti, con le ragazze che sembrano voler acquietare la furia dei maschi, e l’istante dopo sono le più feroci. Una delle due, a un certo punto, cerca di convincere la gente che si avvicina di aver subito una molestia. “Ha cercato di violentarmi!!”, urla. Non sembra verosimile, però. Lei è in preda all’eccitazione dell’alcool, e la situazione è troppo strana: un ragazzo solo che cerca di violentare una ragazza che cammina in gruppo con altre tre persone, in mezzo a una strada trafficata, a quell’ora? Alcune persone, che sembrano interdette, stupefatte dalla violenza che si è scatenata in un attimo, cominciano a raggrupparsi e ad avvicinarsi alla rissa. Ma non è una rissa. Questo è un pestaggio brutale, senza regole, con una persona sola a subire la rabbia del branco. Sono compiaciuti del fatto che nessuno possa fermarli, del fatto che la persona che stanno picchiando, qui e ora, è un immigrato probabilmente senza permesso di soggiorno, senza diritti, senza nessuno. Anzi: lui non è proprio nessuno. Non esiste. La sua invisibilità è la loro impunità. La violenza raggiunge l’apice quando la ragazza che sostiene di aver subito l’aggressione prende fra le mani un cartello segnaletico appoggiato sul suo piedistallo, e cerca di utilizzarlo come una mazza di ferro contro il ragazzo africano, che è inerme, non riesce ad abbozzare nessuna reazione. “Guarda che se lo ammazzi vai in galera!”, le fa notare, urlando, una ragazza che intanto è sopraggiunta e cerca di calmare gli animi. Questo, per fortuna, basta a smorzare l’accesso di rabbia cieca della picchiatrice. La gente che si sta radunando comincia a essere troppa. Ci sono baristi e camerieri dei locali che affacciano su Corso Lodi, gente che passa per caso di lì e si ferma a vedere cosa sta accadendo. È pericoloso. Il branco, come se niente fosse, si allontana dalla scena, a passo sostenuto ma senza correre, in direzione di Porta Romana, dopo aver lasciando il ragazzo africano per terra, con la maglietta insanguinata, dolorante e taciturno. Lo portiamo dall’altra parte della

strada, mentre aspettiamo l’arrivo delle forze dell’ordine. Non parla italiano, questo ragazzo. Sta in silenzio, lo sguardo basso, serio, forse è ubriaco anche lui, mentre fuma una sigaretta che qualcuno gli ha offerto. “Le ho chiesto se aveva una sigaretta da offrirmi”, spiega in inglese a una ragazza, e poi ripete il concetto nella sua lingua a un connazionale che si offre di fare da interprete. È sudanese. Non vuole che venga chiamata l’ambulanza, ma poi si convince che è meglio farsi curare. Sta troppo male. Sono arrivati i carabinieri, nel frattempo, e raccolgono qualche testimonianza, ma è come se già fossero sfiduciati rispetto a quel che potrà accadere d’ora in poi, quando dovrà mettersi in moto la macchina farraginosa e inefficiente della giustizia. “La legge prevede che a sporgere denuncia debba essere la parte lesa e nessun altro può farlo in vece sua, a meno che non ci siano ferite e lesioni evidenti”. E una milza spappolata? penso, mentre guardo il ragazzo sudanese sollevato dai barellieri per farlo salire in ambulanza. E tre costole rotte? Da fuori sembra tutto normale. Dentro, qualcosa si è rotto. Dopo. Gli aggressori sono stati fermati a poche centinaia di metri da dove si è consumato il pestaggio. Sono quattro ragazzi italiani, ubriachi fradici. Due vengono portati in caserma, dove verranno segnalati e poi rilasciati. Il ragazzo sudanese viene portato al pronto soccorso più vicino. Gli verranno fatte delle lastre, per controllare che non abbia subito traumi o lesioni interne troppo gravi. Quando l’ambulanza riparte e anche le pantere dei carabinieri sono andate via, ci contiamo in silenzio: siamo tanti. Alcune persone che in qualche modo hanno cercato di aiutare una persona in pericolo. Alcuni cittadini, avvicinati da una circostanza, testimoni di un fatto bruttissimo e banale. Ci salutiamo come ci conoscessimo da tempo e andiamo a casa. Nello stesso tempo. Pochi metri più in là, dentro a un enorme fuoristrada coi vetri oscurati, un paparazzo è appostato con il suo teleobiettivo, in attesa del momento giusto per rubare uno scatto a qualche vip che sorride all’uscita da un locale. Non è successo nulla


arcireportmilano - ottobre 2011 - 9 arcicarroponte

ARCI AL CARROPONTE Assemblea per discutere degli spazi destinati a cultura, aggregazione, socialità “Anche la Breda faceva rumore ma la Breda produceva” è

una delle tante obiezioni fatte dal cittadino di Sesto San Giovanni nostalgico della Società italiana Breda per costruzioni meccaniche, sulle cui ceneri oggi si 'costruisce' la stagione estiva del Carroponte. Siamo nel cuore del parco archeologico industriale di Sesto e l'incontro virtuoso tra Comune e Arci Milano ha portato alla valorizzazione di quel parco attraverso la messa a punto di un progetto di intrattenimento culturale e sociale che a piccoli passi sta entrando nell'immaginario dei cittadini dell'area metropolitana. “Anche voi producete” concludeva il cittadino alludendo alla capacità di far gravitare intorno a un polo di produzione culturale anche forze creative e organizzative, dinamiche e capacità imprenditoriali, in una parola economia. In effetti è vero, in Italia ci fa un po' 'schifo' legare il concetto di cultura a quello di economia. Lo dicono bene Silvia Tarassi, dottoranda in culture della comunicazione e il consigliere comunale di Milano Luca Gibillini. Due degli intervenuti all'assem-

blea pubblica organizzata il 25 settembre scorso al Carroponte per tirare le somme sulla stagione e tornare a discutere di spazi destinati o meno alla cultura, all'aggregazione, alla socialità. A Milano se ne parla da tempo ma neanche la spinta propulsiva della scorsa campagna elettorale è riuscita a scompaginare vecchi schemi e stereotipi e aprire a una fase nuova di riflessione su spazi e cultura, su musica e rumore, su chi la notte dorme e su chi si diverte. Domenica 25 ottobre si sono ritrovati a un tavolo attori istituzionali di Sesto e di Milano, attori della promozione culturale della città, partner del progetto e ‘vicini di casa’. Perché la riuscita del progetto è stata il frutto di un lavoro meticoloso e faticoso fatto sul e con il territorio: mediazioni con gli abitanti di zona, collaborazioni con i soggetti economici e i promotori culturali del luogo. Non sono mancate le raccolte di firme, le proteste o le apprensioni sul proprio futuro da parte di chi stava nelle immediate vicinanze dell'arena Carroponte, come chi gestisce lo Spazio Mil e il ristorante Il Maglio.

Il lavoro della politica lo inquadra bene Monica Chittò, Assessore alla cultura di Sesto: “mettere a disposizione gli spazi e cederli a chi fa cultura e può farli vivere”. Non manca la contraddizione insita nel settore della musica dal vivo in particolare, «risorsa di coesione sociale ma anche ambito da regolamentare» dice la Tarassi che cita alcuni esempi di come all'estero si è sciolta questa contraddizione. Qui non bastano le disposizioni emergenziali assunte fino a oggi, come ricorda Gibillini, ma riflessioni strutturali che superino la distinzione troppo spesso lesiva tra produzione culturale e aggregazione. Le possibili soluzioni devono trovare ragion d'essere nel territorio in cui sono pensate. E in merito a questo la Chittò lancia l'invito, che Tommaso Sacchi dell'Assessorato alla cultura di Milano coglie, a essere sinergici lavorando nella direzione di una politica che non si sostituisce e non ostruisce ma fa da 'subsidium' a quelle realtà seppur frammentate che propongono offerte culturali e aggregative. ml


arcireportmilano - ottobre 2011 - 10 arcitramedafrica

Conclusa la XI edizione del Festival TRAMEDAUTORE Dal 17 al 25 settembre si è svolta la ras-

segna “ TRAMEDAFRICA “ XI edizione del Festival TRAMEDAUTORE organizzata da OUTIS nelle diverse sedi del Piccolo Teatro, in collaborazione con altre associazioni tra cui l’ARCI. L’evento si sviluppava in due momenti, il festival propriamente detto ed i primi due giorni iniziali denominati “ L’intellighenzia africana in Lombardia “. Tra la nutrita schiera di concerti e spettacoli teatrali del festival ho visto “ Les Larmes du ciel d’aout “ testo di Aristide Tarnagda e regia di Ados Ndombasi , interessante spettacolo coinvolgente ed efficace nella sua essenzialità rappresentativa in una dimensione quasi oratoriale che andrebbe meglio esaminato anche per le diverse valutazioni suscitate dopo lo spettacolo sulla congettualità di un teatro africano. La cosa però che mi interessa esaminare è il focus di due giornate

sulla presenza della comunità culturale africana a Milano, e in particolare la giornata del 17 settembre. A partire dalla tavola rotonda che ha introdotto il ragionamento sulle situazione specifica di Milano che non ospita comunità grandi e compatte ma una trama complessa e ricca di immigrati (oltre 150 etnie) diffusa nel

territorio metropolitano e costituita da imprese, associazioni, reti religiose e familiari e per questo può rappresentare una importante nuova sperimentazione di coesione sociale. Sono stati fatti ragionamenti importanti sul protagonismo degli immigrati nei diversi settori della società milanese e sulla complessità delle diverse tradizioni africane, oltre che sulla necessità di elaborare una diversa metodologia di valutazione sull’arte e sulla cultura Africana superando molti stereotipi mediatici e interpretativi e affrontando con correttezza di metodologie storiche ed estetiche ricerche e polemiche che sono molto avanti nelle università e comunità culturali straniere e in Italia ancora poco esplorate. Questi ragionamenti hanno trovato prova nel seguito delle due giornate. Nel pomeriggio la presenza di numerosi poeti e narratori africani che scrivono in italiano. La programmazione è proseguita domenica 18 al mattino con i saggi degli spettacoli di cinque danzatori che rappresentavano, con grande apprezzamento del pubblico, le diverse tendenze dalla danza tradizionale alla danza di ricerca, e nel pomeriggio con una ricca sequenza di musicisti che hanno presentato diversi stili e strumenti in una collocazione che ne valorizzava il valore e la maestria individuale e di gruppo. Per tutta la durata del festival era presente nel chiostro e nei porticati una scelta di opere di uno scultore e di un pittore africano. Non che fossero cose nuove. Li avevamo letti, ascoltati e visti in tante situazioni ma per la prima volta erano insieme. Non un elenco di nomi uno dopo l’altro o una rassegna di spettacoli che accompagnava qualche iniziativa benefica, ma una rassegna organica con sezioni, personalità e tendenze diverse a confronto, in uno spazio bello e autorevole con un pubblico attento e competente. Presentavano un quadro contestuale ricco e diversificato di una comunità culturale autorevole e ma-

tura, pienamente compenetrata nella società culturale milanese e nazionale ma che ancora la nostra abitudine preferisce collocare in un quadro di inclusione e di testimonianza sociale . Una scoperta ovvia come il vestito dell’imperatore ma che pone alcuni impegni ai soggetti che operano secondo le diverse competenze nel sistema metropolitano. Per questo dalla prossima edizione di questo giornale ospiteremo gli interventi di chi vorrà dare il suo contributo sui rapporti tra cultura europea e tradizione culturale africana nelle sue diverse suggestioni e ricerche storiche. Per parte nostra incominceremo una presentazione delle diverse posizioni che si sono sviluppate a partire da Aimé Césaire, Léopold Sédar Senghor, Cheikh Anta Diop, Martin Bernal e i molti altri che sono intervenuti nel dibattito. Geppino Materazzi

arcireportmilano Anno IV - numero 10 Ottobre 2011 Suppl. ad Arci Notizie, aut. trib. n°298 dell'8/6/1985 del tribunale di Milano direttore responsabile, Luigi Lusenti Hanno collaborato a questo numero: Graziano Fortunato, Ideanna Giuliani, Carlastella Mataloni, Geppino Materazzi, Anita Pirovano, Ilaria Scovazzi, Luca Tripeni Zanforlin In redazione: Valentina La Terza, Emanuela Longo, Adelio Rigamonti Direttore responsabile del supplemento: Emanuele Patti Editore: Arci Nuova Associazione Milano Redazione: Milano, via Adige 11 arcireportmilano è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione -Non commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia


arcireportmilano - ottobre 2011 - 11 arcicircoli ARCI TAMBOURINE/SEREGNO

2011/2012 I corsi del Tambourine CORSO DI FOTOGRAFIA Periodo: 16 ottobre 2011 – 18 dicembre 2011 Orario: Domenica h 16.00 – h 19.00 Frequenza: settimanale. Costo: 120 € + tessera Arci Numero minimo di partecipanti per attivare il corso: n° 10 persone. Numero massimo di partecipanti al corso: n° 30 persone. Il programma del Corso di Fotografia di Base, si suddivide in due fasi, una teorica e una pratica. La prima riguarda la teoria e affronta i seguenti moduli: 1. elementi e tecniche della fotografia di base; 2. elementi di base sull'uso del flash; 3. la composizione dell'immagine, la scelta dell'inquadratura e l'uso della luce; 4. il flusso di lavoro nella fotografia digitale: ideazione, realizzazione e post-produzione/foto ritocco; 5. la narrazione fotografica e i generi fotografici; 6. la scelta degli obiettivi e delle attrezzature di lavoro. La seconda parte invece prevede la realizzazione di tre esperienze pratiche distinte: 1) l'allestimento di un set fotografico di base dove i partecipanti lavoreranno alle realizzazione di ritratti, foto di posa, still life e indossati per moda; 2) la realizzazione di un progetto fotografico in esterni, con una forte connotazione narrativa, un percorso reportagistico strutturato dall'ideazione alla post produzione con software di fotoritocco; 3) fotografare un concerto. Conduttore: Federico Bernini CORSO DI DANZE DEL SUD ITALIA Periodo: 4 ottobre lezione di prova aperta e gratuita dall’11 Ott al 15 Nov: Pizzica Pizzica con Marcello Lomascolo dal 22 Nov al 20 Dic: Tammurriata con Roberta D'Alesio Orario Martedì dalle 21.00 alle 23.00 Frequenza: settimanale; Costo: 90 € + tessera Arci Numero minimo di partecipanti per attivare il corso: n° 14 persone. Numero massimo di partecipanti al corso: n° 24 persone. PIZZICA PIZZICA La pizzica si balla in coppia all’interno della ronda e presenta varianti esecutive tra alto e basso Salento. Diffusa in ambiente contadino, tradizionalmente si danzava in occasioni rituali (matrimoni, battesimi) o comunque quando la piccola comunità familiare si ritrovava per far festa. Dalll’11 ottobre al 15 novembre “Pizzica-pizzica” richiama nel nome il “pizzico” della taranta. La pizzica, diffusa nella

provincia di Lecce con forme pressoché analoghe, tradizionalmente si danzava in occasioni rituali (matrimoni, battesimi, ecc) o comunque quando la piccola comunità (familiare) si ritrovava per far festa. Durante il laboratorio si analizzeranno le caratteristiche della pizzica pizzica nella tradizione del nord e del sud del Salento. Verranno introdotte inoltre altre danze della tradizione pugliese come scotis, quadriglia, prestando una particolare attenzione all’approfondimento della dimensione simbolica che le sostiene. luppa. TAMMURRIATA ‘O balle ‘ncoppa ‘o tammurre è un’antica danza contadina, diffusa in Campania con diversi stili esecutivi. La danza di coppia avviene in un cerchio e si tramanda secondo i canoni della trasmissione orale. Ha una complessa struttura simbolica ed è connessa al culto delle sette Madonne. dal 22 novembre al 20 dicembre Il laboratorio sarà incentrato sul ballo sul tamburo nello stile dell’Agro Nocerino Sarnese, prevalentemente di corteggiamento, e sulla simbologia del cerchio. La danza dell'agro nocerino sarnese come metafora della vita rurale: il susseguirsi delle stagioni, il ciclo della vita, la ruota del caso suggellano la danza che prende forma circolare non solo nell'aspetto e nella ritmica, ma anche nella sua finalità rituale. I Conduttori: MARCELLO LOMASCOLO (Pizzica Pizzica) ROBERTA D’ALESIO (Tammurriata) CORSO DI TEATRO CREATIVO Viaggiatori di Storie-Storie di Viaggiatori E le storie si fanno sottili Come pagine nella memoria E le sfogli e le ami e le canti E ci dormi la sera Periodo: 17 Ottobre 2011 -19 Marzo 2012 Orario: Lunedì ore 21.00– 23.00 Frequenza: settimanale; Costo: 200 € + tessera Arci Numero Minimo di Partecipanti per attivare il Corso: n°10 persone Numero Massimo di Partecipanti al Corso: n°25 Il corso si rivolge a tutti coloro che abbiano voglia di scoprire la propria creatività attraverso un viaggio nelle storie, nel racconto e nell’interpretazione. Il percorso sarà finalizzato alla messa in scena di una performance teatrale, sarà articolato in fasi attraversando i seguenti elementi: La fondazione del gruppo:

il training teatrale e la relazione. Il corpo, lo spazio e la voce, dizione. La creazione: Raccontare una storia. Lavoro sul testo Creare una storia: lavoro di scrittura creativa Improvvisazione, il personaggio (corpo e interiorità), narrazione. L’interpretazione: Sviluppo dei personaggi e della storia. Condivisione: Revisione collettiva del lavoro e messa in scena. Metodologia: Esercizi di training teatrale, tecniche di Drammaterapia, teatro creativo-fondazione del gruppo, teatro sociale, Playback Theatre, teoria dei ruoli, tecniche di story-telling e story making. La metodologia della drammaterapia aggiunge all’esperienza teatrale un’attenzione alla persona e alle componenti auto-biografiche e personali che vengono messe in campo, in un’ottica di cura-sostegno della persona nel suo raccontarsi divertendosi. Conduttore: LAURA STUCCHi CORSO BASE DI CHITARRA A cura di Giuseppe Magnelli Il corso si rivolge principalmente a chi ha comprato una chitarra pieno di buoni propositi per diventare il nuovo Jimi Hendrix ma ha lasciato perdere dopo 5 minuti, a chi la chitarra non l’ha ancora comprata ma è una vita che lo vorrebbe fare perché sarebbe una figata suonare in spiaggia e poi limonare a manetta perché si sa, chi suona è un gran figo e limona di brutto, e a chi fondamentalmente non sa bene che cazzo fare della sua vita e ha un’ora di tempo della sua settimana da buttare per stare in compagnia e conoscere gente nuova (perché sennò, a che diavolo servirebbe la musica?) Oltre agli aspetti tecnici inerenti allo strumento in senso stretto durante gli incontri si discuterà di musica e del rapporto che ognuno ha con essa. L’obiettivo è quello di riuscire a superare il durissimo scoglio di iniziare a fare qualcosa di totalmente nuovo e di fondare le basi per un successivo approfondimento. Quanto dura il corso: 10 lezioni di gruppo di un’ora ciascuna. Cosa serve: una chitarra acustica o classica, un plettro, un quaderno e una penna.

Arci Tambourine, via Carlo Tenca 16, Seregno (Mb) www.tambourine.it


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