Compendio sul Primato di Pietro. Dalle origini
Sono ormai sempre più le realtà, al di fuori della Chiesa cattolica apostolica romana, che negano il ruolo primaziale che ebbe l'apostolo Pietro, dapprima all'interno del nucleo apostolico, e successivamente nella Chiesa antica. In questo mio lavoro mi sono rigorosamente attenuto a citare fonti e fatti storici pienamente certi, trascurando volutamente quelli di origine dubbia e quelli in cui ancora oggi vi sia contesa. Non vi è alcun merito personale se non la volontà di riportare in modo sistematico tali eventi che ci permetteranno senza dubbio di comprendere come sono le cose. Vedremo come sono totalmente inconsistenti, le affermazioni di chi vorrebbe far risalire la creazione del Papato ad un'invenzione della Chiesa nel tardo medioevo, o chi anche tra i cattolici modernisti vorrebbe che il ruolo del Papa si riduca a quello di semplice portavoce di tutti i cristiani dove le sue dichiarazioni «saranno certamente tanto più efficaci quanto meno egli pretenderà obbedienza»1; oppure una figura puramente arbitrale, con a fianco una struttura ecclesiastica “aperta”, quale un sinodo permanente, con poteri deliberativi. Insomma, da più parti giungono “venti nuovi”, che sotto la bandiera del rinnovamento e sullo sfondo dei problemi posti dalla globalizzazione e dal pluralismo culturale, vorrebbero “un nuovo stile papale” opposto ovviamente a quello precedente e considerandolo come l'unica possibilità rimasta alla Chiesa per non estinguersi. Si aggiungono ad un simile contesto, tutte quelle realtà cristiane che non si identificano nella Chiesa cattolica apostolica romana, e che vorrebbero dimostrare che il Papa non esercitava nei primi secoli della Chiesa una sovranità giuridica sulle chiese locali: la realtà della Chiesa antica, si dice sarebbe stata “policentrica”, senza un centro ordinatore rappresentato dalla Chiesa romana.2 Si afferma, che la Sede di Roma originariamente era soltanto un “patriarcato”, e con il tempo sarebbe passato da un Primato di onore, ad uno di giurisdizione con l'affermazione dell'idea, estranea alla concezione patristica, del “Primato universale”. Ne conseguirebbe quindi, che il governo diretto e universale della Chiesa, nel primo millennio, sarebbe stato in realtà affidato ai patriarchi, a livello regionale; e solo molto in là nel tempo, in seguito allo scisma del 1054, il Vescovo di Roma sarebbe stato indotto ad accentrare nelle sue mani entrambe le funzioni che ho precedentemente descritto: quelle del servizio all'unità della Chiesa universale e quella del governo diretto della Chiesa latina. Voglio quindi smentire, prove alla mano, queste false affermazioni che minano terribilmente la credibilità, ed infangano, lo stesso Corpo Mistico di Cristo che è la sua Chiesa. Procederò dapprima con un presentazione scritturale dei testi evangelici che riportano il particolare ruolo di Pietro all'interno del collegio apostolico e dei significati teologici, successivamente vedremo le fonti, ad oggi certe, della presenza di Pietro e Paolo a Roma (nonostante ancora alcune sette d'ispirazione cristiana pretendono di negare), ed in ultimo le abbondanti fonti della patristica che ci fanno ben comprendere come fin dal I secolo, e per tutti quelli a seguire, era ben chiaro tra i cristiani e nelle gerarchie ecclesiastiche il ruolo fondante, per la Chiesa antica, del Primato di Pietro.
Pietro nel Nuovo Testamento. Ad un'attenta analisi delle sacre scritture, il Primato di Pietro emerge in maniera incontestabile da tutto il nuovo testamento. Come appare dal Vangelo dagli atti degli Apostoli, Pietro ha una posizione di singolare preminenza nel collegio apostolico. Nell'elenco ufficiale dei dodici Apostoli che c'è stato tramandato dall'evangelista Matteo (Mt. 10,2) “Simone è detto Pietro” porta il titolo di “primo” e non senza ragione. Non solo egli viene citato ben 195 volte tra i Vangeli e gli Atti, contro le 130 per gli undici apostoli presi nel loro insieme 3, ma viene nominato in tutti gli elenchi degli Apostoli, in cui invece varia l'ordine degli altri (Mt, 10,2; Mc. 3,16; Lc. 6,14; At. 1,13). Pietro si dimostra del resto consapevole della sua posizione, poiché lui generalmente che parla a nome di tutti, interrogando il Signore corrispondendo le sue domande. Gesù sceglie la sua casa per abitarvi (Mc. 1,29), la sua barca per predicare (Lc. 5,1), a lui concede di camminare sulle acque (Mt. 16, sgg.), paga per lui il tributo (Mt, 17,23-29), lo rende partecipe delle rilevazioni più intime (Mt. 17,1 sgg; 26,37), gli assicura una particolare preghiera «perché, una volta convertito, confermi i fratelli nella fede» (Lc. 22,21 sg.), né gli risparmia i rimproveri quando è necessario (Mt. 16,23;14,31;Mc. 14,37;Mt.26,31-34;cfr. Lc. 22,61). Il giorno della sua Risurrezione, il Signore appare singolarmente a Pietro (Lc. 24,34; I Cor. 5,5) e, prima di salire al cielo, a lui solo predice come sarebbe morto (Gv. 21,18). Più importante è il gesto compiuto il primo incontro: il cambiamento del nome (Mc. 3,6; Lc. 6,14; Gv. 1,42; Mt. 10,2). Negli unici casi che la storia ebraica conosceva quelli di Abramo (Gen. 17,5) e di Giacobbe (Gen. 32,29), ciò aveva significato il conferimento di una solenne missione. Gesù promette conferisce personalmente a Pietro un vero primato sugli Apostoli. 4 1 2 3 4
Pannenberg, il ministero pietrino a servizio dell'unità, p. 562. Zizola, La riforma del papato, 127. Mc Nabb, testimonianza, pp.152-155, Falbo, il primato della Chiesa di Roma, p.37. Glez, Primauté du Pape, col. 250; Piolati, Primato, col. 7