VSPERTILLA Gen-Feb 2012

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VESPERTILLA - Anno VIII n°6 novembre-dicembre 2011

Arte

ESPRESSIONISMO?

ESPRESSIONISMO, Villa Manin (Passariano)

Emil Nolde, pseudonimo di Emil Hansen (Nolde 1867 - Seebull 1956), Casa di Cacciatori ad Alsen, 1909, olio su tela, cm 73 x 91, Brücke-Museum, Berlino

Frontespizio della rivista Die Brücke

Che cos’è l’Espressionismo? La risposta è complessa. In questo termine si sogliono far confluire tendenze diverse dell’arte tedesca. L’Espressionismo non è un movimento unitario e neanche, come per lungo tempo si è sostenuto, una reazione all’impressionismo. Non è solo arte di protesta, di psicologismo, né laboratorio dell’astrattismo e neanche esclusivamente rottura con la tradizione. Il termine sarebbe nato riferito ai fauves francesi e solo dal 1910 usato per indicare l’arte di Max Pechstein in contrapposizione all’impressionismo, ma viene utilizzato anche per difendere le tendenze moderne, soprattutto quelle francesi. È dal 1914 che, a fianco della concezione di un espressionismo generico e sovrastorico, nasce quella di un movimento tedesco chiaramente identificabile e definibile. Vasottolineato però che a questa data i gruppi che contribuiscono a formare l’espressionismo sono già in crisi: Die Brücke, nata a Dresda e trasferita a Berlino tra il 1910 e il 1911, si scioglie nel 1913; a Monaco Der blaue Reiter, dopo la morte in guerra di August Macke e Franz Marc, sospende le iniziative comuni; la berlinese Der Sturm è attiva ancora per qualche anno, impegnata però in un sincretismo con le avanguardie italiane, russe e francesi. Sebbene alcuni studiosi estendano la vitalità dell’espressionismo al primo dopoguerra, tra il 1905 e il 1914 i suoi protagonisti hanno già esaurito il discorso più autentico. Quello che accomuna i movimenti espressionisti è il trarre gli elementi costitutivi dell’opera dall’interiorità dell’individuo, che manifesta un disagio esistenziale e un rapporto conflittuale con la società. Tale tendenza è prioritaria in tutti i centri dell’espressionismo, a essere diverso semmai è il linguaggio. Tra il 1905 e il 1909 gli autori sono legati al post-impressionismo francese, non solo a Monaco, ma anche nella nordica Dresda. Già nelle Secessioni si guarda in maniera preponderante a Parigi, anche perché l’evoluzione della pittura in Francia tra romanticismo e avanguardia non ha corrispettivi in Germania, dove vi è un forte iato tra l’Accademia e anche tra Simbolismo e avanguardie. È attraverso i fauves che arrivano in Germania Paul Cézanne, Vincent Van Gogh e Paul Gauguin, più diretti invece i rapporti con il belga James Ensor e il norvegese Edvard Munch. Gli espressionisti hanno un rapporto strettissimo con la visione eroica e sublime del paesaggio di Caspar David Friedrich e con le componenti letterarie (Goethe) e musicali (Wagner), senza dimenticare i filosofi Kant, Hegel, Schopenauer e Nietzsche. I soggetti cari agli espressionisti sono figure, paesaggi, nudi, nature morte; solo tra il 1912 e il 1913 appaiono i temi urbani, ricorre anche la figura davanti allo specchio, che non riflette la luce, non dilata lo spazio, ma lo chiude nella solitudine e nell’impenetrabilità dell’individuo. Si è parlato anche di architettura espressionista, pur se poche sono le opere realizzate; tutt’altro che di secondaria importanza il cinema, che cambia la storia della settima arte con opere quali Nosferatu il vampiro, Il gabinetto del dottor Calegari, Il dottor Mabuse, Lo studente di Praga, Metropolis, Golem. Anche il teatro espressionista non può essere trascurato, con autori come Oskar Kokoschka, Ernst Toller, Franz Wedekind o August Strindberg, per non parlare delle influenze che il teatro espressionista avrà sulla drammaturgia pirandelliana (Pirandello studiò per molti anni a Bonn). Se questo è l’Espressionismo, stupisce che un titolo del genere vada a una mostra che affronta esclusivamente gli artisti della Die Brücke, senza neanche citare le altre componenti dell’Espressionismo tedesco e leggendo gli autori ad essa aderenti come al di fuori di un movimento più vasto e articolato. Mancano all’appello, tra gli altri, Franz Marc, August Macke, Oskar Kokoschka, Vasilij Kandinsklij, Paul Klee, Alfred Kubin. La Brücke è una comunità di artisti senza un programma, di cui le figure più significative sono Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff, Emil Nolde. Hermann Max Pechstein e Otto Müller. Kirchner è il primo a guardare alle tematiche urbane e inserisce richiami cubisti tra quelli prevalentemente fauves. Heckel, interessato a una struttura regolare del quadro, è vicino all’area orfica e a Delaunay e Cézanne. Nolde ama i soggetti religiosi e i contrasti cromatici dei paesaggi e dei soggetti floreali; una sua serie di opere, dedicata alla vita di Cristo, si ispira alle “maschere” di Ensor e alle istanze sociali del cristianesimo avanzato di ambiente belga. Schmidt-Rottluff e Pechstein si interessano di figure e di paesaggio. Müller, il più malinconico, predilige il tema dei gitani ed è il più attento alle problematiche dei diversi in una critica alla società borghese. Luigi Silvi


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