Notiziario ANUSCA 2016 - 04 - Aprile

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TRASCRIZIONE MATRIMONI MUSULMANI CELEBRATI IN BANGLADESH E PAKISTAN: DOCUMENTAZIONE NECESSARIA di Roberta Mugnai - Responsabile Stato Civile Comune di Arezzo

È

esperienza di tutti gli Ufficiali di Stato Civile come negli ultimi anni sia andato progressivamente ad aumentare il numero degli acquisti di cittadinanza italiana e conseguentemente il numero degli atti dall’estero da trascrivere. Accanto a questo fenomeno c’è quello, anch’esso in progressivo aumento, dei cittadini italiani che si spostano all’estero (occasionalmente o per un trasferimento duraturo) che compiono o ai quali accadono eventi di stato civile all’estero e che ugualmente necessitano della trascrizione. La necessità di trascrivere gli atti di stato civile avvenuti all’estero relativi a cittadini italiani (naturalizzati o per nascita) è insita nella natura pubblicistica della trascrizione. In altre parole la trascrizione dà pubblicità ad una situazione di diritto sostanziale. Soprattutto nel caso del naturalizzato è estremamente raro che i propri atti di stato civile vengano trasmessi tramite autorità diplomatica o consolare italiana per la trascrizione, nella stragrande maggioranza dei casi è l’interessato stesso che li produce. Fino a qui niente di male, è la normativa stessa che gli offre questa possibilità all’art. 12, punto 11 D.P.R. 396/2000, il problema pratico che a questo punto si prospetta per l’operatore è che, provenendo gli atti da ogni parte del mondo, non è così semplice o scontato riconoscerne la corretta grafica o la completezza della documentazione. Il problema si complica particolarmente per gli atti di matrimonio, giacché a differenza degli eventi nascita e morte, il matrimonio è un negozio giuridico con caratteristiche diverse nel mondo, di conseguenza l’analisi della documentazione portata dal cittadino non può limitarsi alla verosimile autenticità, alla completezza della traduzione in un italiano corretto,

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alla presenza di legalizzazioni e di ogni altra caratteristica di forma prevista per legge, ma deve entrare nel merito di non contrarietà all’ordine pubblico (ipotesi prevista all’art.18 D.P.R. 396/00, difficile da riscontrare in una nascita e praticamente impossibile in una morte).

il nuovo matrimonio presso il Consiglio arbitrale). Il certificato di matrimonio indica oltre alla data di celebrazione del matrimonio (quella nella quale si sottoscrive il nikah nama) anche la data di registrazione ed il numero, volume, pagina ed anno nel quale è avvenuta la registrazione.

Quando si parla di contrarietà all’ordine pubblico l’ipotesi che probabilmente viene in mente per prima è quella dei matrimoni plurimi, permessi nei Paesi musulmani. In questa occasione mi soffermerò in

Gli originali di questi atti sono redatti in lingua bangla, ma le autorità bengalesi rilasciano le certificazioni anche in lingua inglese sulle quali vengono poi apposte le legalizzazioni e legate con timbro di congiunzione dell’Ambasciata alla traduzione redatta da un traduttore ufficiale. Da notare che le autorità italiane hanno l’abitudine di legalizzare la firma dell’addetto del Ministero degli Affari Esteri bengalese sul foglio della traduzione e contestualmente dichiarare la conformità della traduzione al testo in lingua straniera. Da un punto di vista grafico normalmente l’originale del nikah nama è redatto su un foglio di dimensioni superiori all’A4 in lunghezza e ha uno sfondo blu (o azzurro) e in basso presenta una sorta di sigillo autoadesivo rosso fissato con un timbro a pressione oppure con l’indicazione del notaio pubblico del Bangladesh stampato sopra con un disegno concentrico. Il certificato di matrimonio, invece, può avere sia uno sfondo azzurro che bianco e presenta una cornicetta decorativa lungo i bordi, in genere è un po’ più piccolo di un A4 (ma questa indicazione non deve intendersi tassativa) e ugualmente ha un sigillo autoadesivo rosso.

particolare sugli atti di matrimonio musulmano di due Paesi: Bangladesh e Pakistan. I cittadini originari del Bangladesh di fede islamica (la stragrande maggioranza) che vogliono far trascrivere il loro matrimonio devono produrre due documenti: il nikah nama (o nikahnama) e il certificato di matrimonio, entrambi i documenti sono rilasciati dagli uffici del Kazi dei matrimoni musulmani. Il nikah nama è un contratto di matrimonio che contiene oltre ai dati personali completi degli sposi e alla dote pattuita e versata, l’indicazione se il marito ha già altre mogli e, nel caso ne avesse, se ha ottenuto il permesso al nuovo matrimonio (possibile solo se la moglie/le mogli ha/hanno autorizzato

Un’ultima considerazione merita la dizione dei nomi dei luoghi del Bangladesh che spesso non corrispondono fra certificati e documenti. L’alfabeto bangla ha più di 50 lettere e le vocali sono più numerose di quelle italiane per cui nella traslitterazione di nomi e luoghi le lettere “a” e “o” vengono spesso usate indistintamente (es. Munshiganj (continua a pag. 15)


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