Il vicolo cieco. Antonio Moscato

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Sokolnikov, Rakovskij, Krestinskij, Antonov-Ovseenko) avevano a suo tempo accettato di mantenere segrete. Questo capitolo ribadiva comunque le concezioni di Lenin e ammoniva contro il rischio che lo sciovinismo “grande-russoâ€? generasse per reazione una ripresa di nazionalismi virulenti tra le nazioni oppresse. Una parte molto ampia era dedicata alle questioni internazionali, in particolare alla tragica vicenda del partito comunista cinese, sospinto dalle direttive di Stalin e del suo alleato Bucharin a entrare nel Kuomintang, il principale partito borghese della Cina, che aveva approfittato dell'appoggio dell'Internazionale comunista per sferrare un attacco sanguinoso; per oltre due decenni il PCC sarebbe stato costretto ad abbandonare le grandi cittĂ industriali in cui era sorto e aveva la sua base principale, per rifugiarsi in zone agricole lontane e inospitali. Peraltro l'Opposizione di sinistra sottolineava che permanevano le condizioni per una ripresa su nuove basi della rivoluzione cinese: ma sarebbero stati necessari due decenni terribili, e diverse decine di milioni di morti. Altri capitoli affrontavano lucidamente varie questioni, tra cui quella della ripresa dell'alcolismo (e della scandalosa instaurazione di un monopolio statale della vodka), il funzionamento dell'esercito e della marina, i problemi del partito (che aveva perso in 18 mesi oltre 100.000 operai di fabbrica, sostituiti da membri dell'apparato statale), quelli dei giovani comunisti (che


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